LEI, LUI E L'ALTRO
Inviato: martedì 22 ottobre 2024, 0:23
Sto scoppiando dal caldo!
Tutta colpa di questa maledetta pelliccia.
Meno male che Lei ha lasciato uno spicchio di finestra aperto, che una boccata d'aria fresca ci sta proprio tutta.
Mio fratello Rufus, che ogni tanto si arrampica sul nostro terrazzo, dice che in giro ne vede parecchie di padrone e che la mia, in fondo, non è poi così malaccio.
In effetti, devo riconoscerlo, qui la ciotola è sempre piena.
A Rufus le cose sono girate diversamente: vive dove capita, magari sparisce per settimane, però quando si fa rivedere ne racconta sempre di incredibili.
Un po' lo invidio.
«Certo di imprevisti ce ne sono» mi mostra una cicatrice nuova di zecca «ma vuoi mettere la vita in strada con la tua?»
«Guarda che pure da me non è che vada sempre tutto liscio»
In effetti a Rufus non ho mai raccontato di Lui.
Qui a casa c'era questo Lui che, spesso, faceva la sua comparsa, e ogni volta Lei si agitava come non la vedevo mai fare.
Io lo odiavo.
Mi cacciava dalla poltrona e cominciava a dare ordini, e Lei sembrava che l'unico scopo della sua vita fosse esaudire i suoi desideri, ma mica ci riusciva.
Tutt'altro.
Lui, ci potevi regolare l'orologio, a un certo punto iniziava a urlare così tanto che la faccia gli diventava rossa come il fuoco.
Poi prendeva Lei, la strattonava e, ogni volta, la spingeva a forza verso la camera.
Sbarrava la porta e da fuori sentivo di tutto; strilli e colpi.
Per fortuna riuscivo ad addormentarmi, ma quando aprivo gli occhi Lui se n'era andato e Lei la trovavo sdraiata sul letto, a piangere come una fontana rotta.
Pure un cieco si sarebbe accorto che aveva la faccia piena di graffi e che c'erano strisce di sangue rosso su tutto il corpo.
Lei i giorni dopo non usciva, non mangiava (e quindi nemmeno io) e non faceva che singhiozzare.
Ma poi, cascasse il mondo se ho mai capito perché, lo faceva ritornare. Di nuovo lo accoglieva sorridente e premurosa, e di nuovo finiva a botte e pianti.
Rufus ascolta tutta la storia, poi scuote il muso:
«Vedi che succede a mettersi con gli umani? Io me ne sarei andato» poi ci ripensa «Anche se non era giusto dargliela vinta, in fondo era il tuo territorio»
«Chi ti ha detto che gliel'ho data vinta?»
Darei sei delle mie vite per rivivere quella serata.
Non ne potevo più di quel tizio, e di vedere Lei ridotta a quel modo, e una sera ho deciso che non me ne sarei rimasto con la coda tra le zampe.
Quando è partito il solito circo, e si sono chiusi in camera, sono scattato come i nostri cugini giaguari.
Mi sono lanciato nella mia cassetta, ho radunato quanto più merda ho trovato, e un pezzo alla volta, facendo una fatica boia, sono riuscito a infilarla, bene che non si vedeva, tutta dentro le scarpe di Lui.
A un certo punto la porta della camera si è spalancata.
Lui è uscito di gran carriera, Lei era sul letto, messa peggio del solito e già in lacrime, io mi sono acciambellato, facendo finta di russare.
Lui ha raggiunto le scarpe ed è successo il finimondo.
Come ha sentito la merda sul piede ha cominciato a saltare su una gamba sola, e intanto urlava come una sirena:
«Questo gatto di m...»
Neanche ha finito di parlare che è scivolato e BAM, dritto con la testa sullo stipite della porta.
«E poi che è successo?» Rufus pende letteralmente dai miei baffi.
Era successo che Lui, dopo la tranvata, era franato a terra svenuto; allora Lei mi sa che ha chiamato aiuto perché poco dopo sono arrivati un sacco di tizi vestisti d'arancione.
Prima sono stati super premurosi con Lui, l'hanno aiutato a riprendersi, ma poi si sono accorti di Lei, hanno visto le ferite, e si sono infuriati.
C'è stato un parapiglia, sono arrivati altri tizi vestiti di nero e Lui, quando li ha visti, è svenuto un'altra volta.
Alla fine l'hanno preso e portato via.
Poi tutti sono stati gentilissimi con Lei, che non faceva che ridere e dire grazie.
«E a te? nessuno si è accorto che era tutto merito tuo?»
Ci penso un istante «Non lo so, però il giorno dopo Lei mi ha dato un pezzo grande di salmone»
Con un bel vaffanculo a Lui e a tutti i croccantini di merda del mondo.
Tutta colpa di questa maledetta pelliccia.
Meno male che Lei ha lasciato uno spicchio di finestra aperto, che una boccata d'aria fresca ci sta proprio tutta.
Mio fratello Rufus, che ogni tanto si arrampica sul nostro terrazzo, dice che in giro ne vede parecchie di padrone e che la mia, in fondo, non è poi così malaccio.
In effetti, devo riconoscerlo, qui la ciotola è sempre piena.
A Rufus le cose sono girate diversamente: vive dove capita, magari sparisce per settimane, però quando si fa rivedere ne racconta sempre di incredibili.
Un po' lo invidio.
«Certo di imprevisti ce ne sono» mi mostra una cicatrice nuova di zecca «ma vuoi mettere la vita in strada con la tua?»
«Guarda che pure da me non è che vada sempre tutto liscio»
In effetti a Rufus non ho mai raccontato di Lui.
Qui a casa c'era questo Lui che, spesso, faceva la sua comparsa, e ogni volta Lei si agitava come non la vedevo mai fare.
Io lo odiavo.
Mi cacciava dalla poltrona e cominciava a dare ordini, e Lei sembrava che l'unico scopo della sua vita fosse esaudire i suoi desideri, ma mica ci riusciva.
Tutt'altro.
Lui, ci potevi regolare l'orologio, a un certo punto iniziava a urlare così tanto che la faccia gli diventava rossa come il fuoco.
Poi prendeva Lei, la strattonava e, ogni volta, la spingeva a forza verso la camera.
Sbarrava la porta e da fuori sentivo di tutto; strilli e colpi.
Per fortuna riuscivo ad addormentarmi, ma quando aprivo gli occhi Lui se n'era andato e Lei la trovavo sdraiata sul letto, a piangere come una fontana rotta.
Pure un cieco si sarebbe accorto che aveva la faccia piena di graffi e che c'erano strisce di sangue rosso su tutto il corpo.
Lei i giorni dopo non usciva, non mangiava (e quindi nemmeno io) e non faceva che singhiozzare.
Ma poi, cascasse il mondo se ho mai capito perché, lo faceva ritornare. Di nuovo lo accoglieva sorridente e premurosa, e di nuovo finiva a botte e pianti.
Rufus ascolta tutta la storia, poi scuote il muso:
«Vedi che succede a mettersi con gli umani? Io me ne sarei andato» poi ci ripensa «Anche se non era giusto dargliela vinta, in fondo era il tuo territorio»
«Chi ti ha detto che gliel'ho data vinta?»
Darei sei delle mie vite per rivivere quella serata.
Non ne potevo più di quel tizio, e di vedere Lei ridotta a quel modo, e una sera ho deciso che non me ne sarei rimasto con la coda tra le zampe.
Quando è partito il solito circo, e si sono chiusi in camera, sono scattato come i nostri cugini giaguari.
Mi sono lanciato nella mia cassetta, ho radunato quanto più merda ho trovato, e un pezzo alla volta, facendo una fatica boia, sono riuscito a infilarla, bene che non si vedeva, tutta dentro le scarpe di Lui.
A un certo punto la porta della camera si è spalancata.
Lui è uscito di gran carriera, Lei era sul letto, messa peggio del solito e già in lacrime, io mi sono acciambellato, facendo finta di russare.
Lui ha raggiunto le scarpe ed è successo il finimondo.
Come ha sentito la merda sul piede ha cominciato a saltare su una gamba sola, e intanto urlava come una sirena:
«Questo gatto di m...»
Neanche ha finito di parlare che è scivolato e BAM, dritto con la testa sullo stipite della porta.
«E poi che è successo?» Rufus pende letteralmente dai miei baffi.
Era successo che Lui, dopo la tranvata, era franato a terra svenuto; allora Lei mi sa che ha chiamato aiuto perché poco dopo sono arrivati un sacco di tizi vestisti d'arancione.
Prima sono stati super premurosi con Lui, l'hanno aiutato a riprendersi, ma poi si sono accorti di Lei, hanno visto le ferite, e si sono infuriati.
C'è stato un parapiglia, sono arrivati altri tizi vestiti di nero e Lui, quando li ha visti, è svenuto un'altra volta.
Alla fine l'hanno preso e portato via.
Poi tutti sono stati gentilissimi con Lei, che non faceva che ridere e dire grazie.
«E a te? nessuno si è accorto che era tutto merito tuo?»
Ci penso un istante «Non lo so, però il giorno dopo Lei mi ha dato un pezzo grande di salmone»
Con un bel vaffanculo a Lui e a tutti i croccantini di merda del mondo.