Pronto?
Inviato: martedì 19 novembre 2024, 0:59
–Pronto?
–Ciao Federico
–Scusa, parlo con...
–Luca. Luca Manfredi. Ti ricordi di me?
–Mio dio, bro, non ci sentiamo da... dieci anni? Neanche avevo più il tuo numero!
–Questo un po' mi offende
–No bro, fidati, sei tu che sei inquietante ad avere ancora il mio dopo così tanto tempo.
–Okay Fede, va bene. Non è per questo che ti ho chiamato.
–Dimmi allora, che succede?
–Ho fatto un casino Fede... non so neanche da che parte cominciare
–Prova dall'inizio, bro.
–Piantala di chiamarmi bro, non abbiamo più quindici anni.
–Senti, ti fai vivo dopo una vita, non dirmi come devo chiamarti o ti riattacco in faccia. Bro.
–Satana, dammi la forza.
–Senti, tra un po' devo andare, quindi o mi dici il motivo della chiamata o ti riattacco.
–Sto per diventare padre.
–Ma... congratulazioni!
–No cazzo! Congratulazioni mettitele in culo Fede, non c'è proprio niente da congratulare! Che cazzo fo ora?
–Be', se vuoi ti aiuto col gender reveal party, mi diverto a farli per gli amici. Possiamo ancora chiamarci così noi due?
–Che cazzo è un... no. No, no, no. Non posso diventare padre. Cazzo, ho solo venticinque anni. Non siamo più nel millenovecentonovanta quando potevi diventare padre e comprare casa e andare in vacanza in america e sposarti tutto nello stesso anno con uno stipendio mensile che
–Bro, respira.
–...
–Bravo, così. Calmati ora. E spiega meglio.
–È tutta colpa sua Fede. C'ha due occhi azzurri che ti ci perdi dentro, quando mi guarda io non capisco più un cazzo. Lei lo sa. Lo sa che non capisco un cazzo quando mi guarda così. E mi guarda così proprio in quel mom
–Bro, non volevo sapere della posizione in cui l'avete concepito. Cioè, interessante, non fraintendere, ma penso ci siano cose più urgenti.
–Sì, scusa. Ho conosciuto Maria due anni fa. In una discoteca in centro.
–Centro? Stai ancora a Firenze?
–No, mi sono trasferito a Milano.
–Ma che figo! Io sto qua vicino ora, dai che ci vediamo per una birra e mi racconti faccia a faccia!
–No Fede non hai capito. Io scappo. Me ne vado in Messico, sai che ho offerte di lavoro ovunque nel mondo? Se voglio posso sparire e non mi ritrova più neanche Sherlock Holmes.
–Okay, okay, sei un po' agitato, è comprensibile. Finisci di raccontare.
–Dicevo, l'ho conosciuta un paio d'anni fa. Stiamo insieme, ma abbiamo sempre messo in chiaro che non era una cosa seria. Cioè, non vedevo altre, ma non avevo pensato a... firmare un contratto, non so come trasmettere il concetto ho il cervello in corto.
–Non avevi mai pensato di sposarti, chiaro.
–Esatto. Insomma, finora è sempre andato tutto bene, ma l'altro giorno... non lo so che cazzo è andato storto. E ora arriva questa cosa.
–Bambino.
–Non dire quella parola. Lo fa sembrare reale.
–Bro, lo è. È reale.
–No cazzo, non lo è. Si possono disconoscere i figli, vero? Devo farlo in comune o basta che vado all'ospedale?
–Cioè, tu mi chiami dopo dieci fottuti anni che non ci sentiamo, e sottolineo che sei tu ad aver tagliato i ponti per andartene con quel gruppo di quattro sfigati che chiamavi "il clan", e ora mi chiami per sapere come disconoscere i figli? I quattro sfigati che fine hanno fatto?
–Quelli ancora vivi sono in galera.
–Serio, bro?
–Cristo, vorrei non esserlo.
–Ci credo che pensi a certe puttanate allora, sei stato con gentaglia fin troppo a lungo.
–Ma io non posso. Non so come si fa, e non so neanche se voglio.
–Ricordi che i nostri genitori si conoscevano?
–Sì, che centra ora?
–Mio padre mi raccontava storie. Del tuo, intendo. Ha fatto una marea di cazzate, bro. Ma veramente tante, alcune forse il tuo neanche te le ha raccontate.
–Sì, mio padre era un coglione, lo so anch'io. E quindi?
–E tu sei venuto su... decente. Insomma, sei stato amico di quattro idioti, e mi pare di capire che sei ancora a piede libero, no?
–Sì. Li ho mandati a cagare quando ho capito che stavano pisciando fuori dal vaso.
–Ecco. Se persino un coglione come tuo padre ha tirato su una persona decente come te, vedrai che anche tu riuscirai a essere un padre... decente. E magari tuo figlio sarà persino capace di scegliersi gli amici. Se glielo insegnerai. È sangue del tuo sangue, e da questo non puoi scappare. Puoi solo sperare che sia... buon sangue.
–Perché? Perché sei così dannatamente ragionevole? Dieci anni schivavi le responsabilità come fossero proiettili, speravo che mi avresti dato una scappatoia!
–Bro, hai presente quando ti ho detto che devo andare?
–Ah. Cazzo, di già? Dio, ho davvero bisogno di qualcuno con cui parlare adesso...
–No vabbè, possiamo parlare mentre sto in macchina. Quello che volevo dire è che sto andando a prendere mio figlio all'asilo. Quindi so cosa stai passando, e fidati: ne vale la pena.
–Dio.
–Andrà tutto bene, Luca. Fidati. Vediamoci per una birra, okay? Stasera?
–Okay... Okay. grazie Fede. Ah, posso chiederti un'ultima cosa?
–Dimmi.
–Che cazzo è un gender reveal party?
–Ciao Federico
–Scusa, parlo con...
–Luca. Luca Manfredi. Ti ricordi di me?
–Mio dio, bro, non ci sentiamo da... dieci anni? Neanche avevo più il tuo numero!
–Questo un po' mi offende
–No bro, fidati, sei tu che sei inquietante ad avere ancora il mio dopo così tanto tempo.
–Okay Fede, va bene. Non è per questo che ti ho chiamato.
–Dimmi allora, che succede?
–Ho fatto un casino Fede... non so neanche da che parte cominciare
–Prova dall'inizio, bro.
–Piantala di chiamarmi bro, non abbiamo più quindici anni.
–Senti, ti fai vivo dopo una vita, non dirmi come devo chiamarti o ti riattacco in faccia. Bro.
–Satana, dammi la forza.
–Senti, tra un po' devo andare, quindi o mi dici il motivo della chiamata o ti riattacco.
–Sto per diventare padre.
–Ma... congratulazioni!
–No cazzo! Congratulazioni mettitele in culo Fede, non c'è proprio niente da congratulare! Che cazzo fo ora?
–Be', se vuoi ti aiuto col gender reveal party, mi diverto a farli per gli amici. Possiamo ancora chiamarci così noi due?
–Che cazzo è un... no. No, no, no. Non posso diventare padre. Cazzo, ho solo venticinque anni. Non siamo più nel millenovecentonovanta quando potevi diventare padre e comprare casa e andare in vacanza in america e sposarti tutto nello stesso anno con uno stipendio mensile che
–Bro, respira.
–...
–Bravo, così. Calmati ora. E spiega meglio.
–È tutta colpa sua Fede. C'ha due occhi azzurri che ti ci perdi dentro, quando mi guarda io non capisco più un cazzo. Lei lo sa. Lo sa che non capisco un cazzo quando mi guarda così. E mi guarda così proprio in quel mom
–Bro, non volevo sapere della posizione in cui l'avete concepito. Cioè, interessante, non fraintendere, ma penso ci siano cose più urgenti.
–Sì, scusa. Ho conosciuto Maria due anni fa. In una discoteca in centro.
–Centro? Stai ancora a Firenze?
–No, mi sono trasferito a Milano.
–Ma che figo! Io sto qua vicino ora, dai che ci vediamo per una birra e mi racconti faccia a faccia!
–No Fede non hai capito. Io scappo. Me ne vado in Messico, sai che ho offerte di lavoro ovunque nel mondo? Se voglio posso sparire e non mi ritrova più neanche Sherlock Holmes.
–Okay, okay, sei un po' agitato, è comprensibile. Finisci di raccontare.
–Dicevo, l'ho conosciuta un paio d'anni fa. Stiamo insieme, ma abbiamo sempre messo in chiaro che non era una cosa seria. Cioè, non vedevo altre, ma non avevo pensato a... firmare un contratto, non so come trasmettere il concetto ho il cervello in corto.
–Non avevi mai pensato di sposarti, chiaro.
–Esatto. Insomma, finora è sempre andato tutto bene, ma l'altro giorno... non lo so che cazzo è andato storto. E ora arriva questa cosa.
–Bambino.
–Non dire quella parola. Lo fa sembrare reale.
–Bro, lo è. È reale.
–No cazzo, non lo è. Si possono disconoscere i figli, vero? Devo farlo in comune o basta che vado all'ospedale?
–Cioè, tu mi chiami dopo dieci fottuti anni che non ci sentiamo, e sottolineo che sei tu ad aver tagliato i ponti per andartene con quel gruppo di quattro sfigati che chiamavi "il clan", e ora mi chiami per sapere come disconoscere i figli? I quattro sfigati che fine hanno fatto?
–Quelli ancora vivi sono in galera.
–Serio, bro?
–Cristo, vorrei non esserlo.
–Ci credo che pensi a certe puttanate allora, sei stato con gentaglia fin troppo a lungo.
–Ma io non posso. Non so come si fa, e non so neanche se voglio.
–Ricordi che i nostri genitori si conoscevano?
–Sì, che centra ora?
–Mio padre mi raccontava storie. Del tuo, intendo. Ha fatto una marea di cazzate, bro. Ma veramente tante, alcune forse il tuo neanche te le ha raccontate.
–Sì, mio padre era un coglione, lo so anch'io. E quindi?
–E tu sei venuto su... decente. Insomma, sei stato amico di quattro idioti, e mi pare di capire che sei ancora a piede libero, no?
–Sì. Li ho mandati a cagare quando ho capito che stavano pisciando fuori dal vaso.
–Ecco. Se persino un coglione come tuo padre ha tirato su una persona decente come te, vedrai che anche tu riuscirai a essere un padre... decente. E magari tuo figlio sarà persino capace di scegliersi gli amici. Se glielo insegnerai. È sangue del tuo sangue, e da questo non puoi scappare. Puoi solo sperare che sia... buon sangue.
–Perché? Perché sei così dannatamente ragionevole? Dieci anni schivavi le responsabilità come fossero proiettili, speravo che mi avresti dato una scappatoia!
–Bro, hai presente quando ti ho detto che devo andare?
–Ah. Cazzo, di già? Dio, ho davvero bisogno di qualcuno con cui parlare adesso...
–No vabbè, possiamo parlare mentre sto in macchina. Quello che volevo dire è che sto andando a prendere mio figlio all'asilo. Quindi so cosa stai passando, e fidati: ne vale la pena.
–Dio.
–Andrà tutto bene, Luca. Fidati. Vediamoci per una birra, okay? Stasera?
–Okay... Okay. grazie Fede. Ah, posso chiederti un'ultima cosa?
–Dimmi.
–Che cazzo è un gender reveal party?