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Non riempire oltre la valvola di sfogo
Inviato: lunedì 20 gennaio 2025, 23:54
da Signor_Darcy
Non riempire oltre la valvola di sfogo
di Stefano Floccari
Nella cucina c’è il profumo che più di ogni altro per me sa di casa. Usare una moka è facile, se conosci quelle due regole in croce: perfino quando sono a Dublino riesco a tirarci fuori una brodaglia passabile; eppure in mano a mia mamma quel blocco di metallo fa miracoli.
Mio padre è già seduto al tavolo, la gazzetta aperta sul tavolo, la tazzina di caffè mezza vuota. “Ciao, papà.”
Lui alza appena la testa. “Buongiorno. Dormito bene?”
“Sì, molto”. Non ero più abituata al silenzio della campagna lombarda. “Mamma è uscita?”
“Sì, è al mercato.” Non alza gli occhi da quei fogli rosa.
“Capito. Che dicono sul giornale?”
“Ma niente, le solite cose.” Fa un gesto con la mano come a dire ‘lo sai benissimo’.
“Tipo?”
“Tipo che non meritano la nostra passione.” Immagino parli della sua squadra del cuore. Lui frequenta la curva. Alla sua età, ancora in mezzo a quei fascistoidi.
“Che hanno combinato stavolta?” Fingo che me ne freghi qualcosa.
Mi guarda da sopra gli occhiali, fingendo di non capire che non me frega niente. “Hanno preso un altro brocco straniero.” Dà un leggero pugno sul tavolo, la tazzina vibra. “Mai che diano fiducia agli italiani!”
Annuisco. “Eh, sono problemi.”
Beve il resto del caffè. “Sì, lo sono!”
“Certo!” Mi scappa un sorrisino sardonico. “Senti, cambiando discorso…” Tocca affrontare l’argomento. Merda!
Lo costringo di nuovo ad alzare gli occhi dal giornale. Pare infastidito. “Sì?”
“Ecco… ti avevo detto che sarebbe venuto anche Andrea…”
“Il tuo amico, certo. In che hotel sta?”
Aiuto. “Ecco… Ha dormito qui. Tu ieri eri allo stadio e non l’hai inc…”
Si alza di scatto. “Ha dormito qui? Nella tua stanza?”
“Ho l’età per dormire con chi mi pare, non pensi?” Il tono della mia voce è più acuto di quanto avrei voluto.
Le fiamme nei suoi occhi sembrano dire ‘ sei una scellerata, vergognati!’, ma è evidente lo sforzo per non guastare la prima giornata insieme dopo tanto tempo. “Potevi avvisarmi, almeno”.
Il primo scoglio sembro averlo superato. Ma è un sassolino. “Scusami.”
“Rimetti su la moka, almeno”. Indica i fornelli, cercando un dialogo che non vorrebbe sostenere. “Dovrà pur fare colazione anche lui.”
Lui. Ora viene il bello. “Sì sì. Ora dovrebbe scendere.”
“Aspetta!” Ecco, sospetta già qualcosa. “Di dov’è? Non dirmi di giù!”
Di giù. Ma che gentile, stamattina.
“Non è di giù: è irlandese”.
Lui mi guarda sorpreso. “Irlandese?”
“Ti ricordo che vivo a Dublino.”
“Ma… hai detto che si chiama Andrea!” Mi guarda confuso. Le gambe mi tremano.
“Ci sono un sacco di Andrea all’estero…”
“Lo so!” Ringhia, ma è cupo in volto. “Ma… Andrea è un nome da femmina, in Inghilterra.”
“Non vivo in Inghilterra.” Mi pento subito della mia risposta.
“Dove cazzo stai.” Ha mangiato la foglia. “Non dirmi…”
“È una ragazza, papà. Sto con una ragazza.”
Si risiede. Prende la tazzina, prova a bere ma non esce che qualche goccia. La stringe nel pugno, come indeciso tra il romperla e il gettarla contro al muro. “Mia figlia è una lesbica.”
Non so bene come comportarmi, ora. Reprimo a fatica una rispostaccia del tipo ‘Sì, ma tranquillo, almeno non è negro’. Spero che sia lui a dire qualcos’altro. In ogni caso, mi sento sollevata.
“Tua mamma lo sa?”
Mi gratto la testa. “No.” Lei sicuro l’avrebbe presa meglio, ma glielo avrebbe detto tempo zero. Lei gli dice sempre tutto. Devi essere un po’ debole per sposare uno troglodita del genere, in fondo. Dovevo essere io a dirglielo.
Il suo volto è una maschera di preoccupazione. “Cosa penseranno di me?”
Sgrano gli occhi. “Ma chi, quei coglioni della curva?”
Lui mi guarda inorridito. La discussione si mette male. “Come ti per…”
“Hi. You must be Sara’s dead”. Il viso d’angelo di Andrea, pieno di sonno, compare nella cornice della porta. Che sollievo!
“Andrea!” Le sorrido felice.
Mio papa si rialza, io trattengo il fiato. La squadra da capo a piedi, le si avvicina. “Benvenuta. ehm… Welcome!” Le tende la mano. “Prima volta in Italy?”
Guardo con affetto il mio povero, ottuso, italianissimo padre: deve ancora scoprire che Andrea segue il rugby e detesta il calcio.
Re: Non riempire oltre la valvola di sfogo
Inviato: lunedì 20 gennaio 2025, 23:57
da antico
Ciao Stefano! Tutto ok con i parametri, buona GIORGIA D'AVERSA EDITION!
Re: Non riempire oltre la valvola di sfogo
Inviato: martedì 21 gennaio 2025, 10:43
da alexandra.fischer
Tema centrato. Storia coraggiosa, dove il padre scopre l’omosessualità della figlia. Il quotidiano è reso bene, con il caffè del mattino e la “Gazzetta dello sport”: il padre, nonostante l’età è un ultras. La madre è al mercato, così l’incontro fra il padre e la giovane Andrea rimane fra loro e la protagonista. Molto buona la scrittura, a parte la frase corretta qui sotto.
Attenzione:
you must be Sara’s dad
Re: Non riempire oltre la valvola di sfogo
Inviato: martedì 21 gennaio 2025, 10:58
da Signor_Darcy
alexandra.fischer ha scritto:Tema centrato. Storia coraggiosa, dove il padre scopre l’omosessualità della figlia. Il quotidiano è reso bene, con il caffè del mattino e la “Gazzetta dello sport”: il padre, nonostante l’età è un ultras. La madre è al mercato, così l’incontro fra il padre e la giovane Andrea rimane fra loro e la protagonista. Molto buona la scrittura, a parte la frase corretta qui sotto.
Attenzione:
you must be Sara’s dad
Che ridere, vedi a volte la stanchezza? Grazie per la puntualizzazione.
Re: Non riempire oltre la valvola di sfogo
Inviato: martedì 21 gennaio 2025, 15:45
da alexandra.fischer
Non c'è di che.
Re: Non riempire oltre la valvola di sfogo
Inviato: giovedì 23 gennaio 2025, 16:21
da matt_heels
Signor_Darcy ha scritto:Non riempire oltre la valvola di sfogo
di Stefano Floccari
Nella cucina c’è il profumo che più di ogni altro per me sa di casa. Usare una moka è facile, se conosci quelle due regole in croce: perfino quando sono a Dublino riesco a tirarci fuori una brodaglia passabile; eppure in mano a mia mamma quel blocco di metallo fa miracoli.
Mio padre è già seduto al tavolo, la gazzetta aperta sul tavolo, la tazzina di caffè mezza vuota. “Ciao, papà.”
Lui alza appena la testa. “Buongiorno. Dormito bene?”
“Sì, molto”. Non ero più abituata al silenzio della campagna lombarda. “Mamma è uscita?”
“Sì, è al mercato.” Non alza gli occhi da quei fogli rosa.
“Capito. Che dicono sul giornale?”
“Ma niente, le solite cose.” Fa un gesto con la mano come a dire ‘lo sai benissimo’.
“Tipo?”
“Tipo che non meritano la nostra passione.” Immagino parli della sua squadra del cuore. Lui frequenta la curva. Alla sua età, ancora in mezzo a quei fascistoidi.
“Che hanno combinato stavolta?” Fingo che me ne freghi qualcosa.
Mi guarda da sopra gli occhiali, fingendo di non capire che non me frega niente. “Hanno preso un altro brocco straniero.” Dà un leggero pugno sul tavolo, la tazzina vibra. “Mai che diano fiducia agli italiani!”
Annuisco. “Eh, sono problemi.”
Beve il resto del caffè. “Sì, lo sono!”
“Certo!” Mi scappa un sorrisino sardonico. “Senti, cambiando discorso…” Tocca affrontare l’argomento. Merda!
Lo costringo di nuovo ad alzare gli occhi dal giornale. Pare infastidito. “Sì?”
“Ecco… ti avevo detto che sarebbe venuto anche Andrea…”
“Il tuo amico, certo. In che hotel sta?”
Aiuto. “Ecco… Ha dormito qui. Tu ieri eri allo stadio e non l’hai inc…”
Si alza di scatto. “Ha dormito qui? Nella tua stanza?”
“Ho l’età per dormire con chi mi pare, non pensi?” Il tono della mia voce è più acuto di quanto avrei voluto.
Le fiamme nei suoi occhi sembrano dire ‘ sei una scellerata, vergognati!’, ma è evidente lo sforzo per non guastare la prima giornata insieme dopo tanto tempo. “Potevi avvisarmi, almeno”.
Il primo scoglio sembro averlo superato. Ma è un sassolino. “Scusami.”
“Rimetti su la moka, almeno”. Indica i fornelli, cercando un dialogo che non vorrebbe sostenere. “Dovrà pur fare colazione anche lui.”
Lui. Ora viene il bello. “Sì sì. Ora dovrebbe scendere.”
“Aspetta!” Ecco, sospetta già qualcosa. “Di dov’è? Non dirmi di giù!”
Di giù. Ma che gentile, stamattina.
“Non è di giù: è irlandese”.
Lui mi guarda sorpreso. “Irlandese?”
“Ti ricordo che vivo a Dublino.”
“Ma… hai detto che si chiama Andrea!” Mi guarda confuso. Le gambe mi tremano.
“Ci sono un sacco di Andrea all’estero…”
“Lo so!” Ringhia, ma è cupo in volto. “Ma… Andrea è un nome da femmina, in Inghilterra.”
“Non vivo in Inghilterra.” Mi pento subito della mia risposta.
“Dove cazzo stai.” Ha mangiato la foglia. “Non dirmi…”
“È una ragazza, papà. Sto con una ragazza.”
Si risiede. Prende la tazzina, prova a bere ma non esce che qualche goccia. La stringe nel pugno, come indeciso tra il romperla e il gettarla contro al muro. “Mia figlia è una lesbica.”
Non so bene come comportarmi, ora. Reprimo a fatica una rispostaccia del tipo ‘Sì, ma tranquillo, almeno non è negro’. Spero che sia lui a dire qualcos’altro. In ogni caso, mi sento sollevata.
“Tua mamma lo sa?”
Mi gratto la testa. “No.” Lei sicuro l’avrebbe presa meglio, ma glielo avrebbe detto tempo zero. Lei gli dice sempre tutto. Devi essere un po’ debole per sposare uno troglodita del genere, in fondo. Dovevo essere io a dirglielo.
Il suo volto è una maschera di preoccupazione. “Cosa penseranno di me?”
Sgrano gli occhi. “Ma chi, quei coglioni della curva?”
Lui mi guarda inorridito. La discussione si mette male. “Come ti per…”
“Hi. You must be Sara’s dead”. Il viso d’angelo di Andrea, pieno di sonno, compare nella cornice della porta. Che sollievo!
“Andrea!” Le sorrido felice.
Mio papa si rialza, io trattengo il fiato. La squadra da capo a piedi, le si avvicina. “Benvenuta. ehm… Welcome!” Le tende la mano. “Prima volta in Italy?”
Guardo con affetto il mio povero, ottuso, italianissimo padre: deve ancora scoprire che Andrea segue il rugby e detesta il calcio.
Ciao Stefano!
Lo scambio tra padre e figlia è buono, così come la scrittura, anche se qua e là ci sono interruzioni un po' lunghe che rompono il ritmo. Probabilmente se avessi alleggerito qualche riflessione interna o qualche beat avresti migliorato il dialogo, ma sono piccolezze.
Al netto di ciò, quello che mi ha convinto meno è stata l'evoluzione del conflitto interno/esterno, che va un po' a minare il realismo della scena. La protagonista ha un padre razzista e omofobo, ma decide comunque di portarsi la ragazza irlandese in casa, stufa di fingere. Fin qui, accettando il coraggio/ingenuità della ragazza, ci siamo. L'attacco però è poco convincente: la nostra dovrebbe essere come minimo ansiosa, e invece sembra rilassata, pensa all'odore del caffé e a quanto si dorme bene nella campagna lombarda. Il conflitto interno emerge solo quando decide di vuotare il sacco con "Tocca affrontare l’argomento. Merda!".
Anche il finale presenta qualche problema. Il padre chiama la figlia "lesbica" in senso dispregiativo, si mostra "inorridito", e lo vediamo infuriarsi con la battuta interrotta "Come ti permetti?". All'improvviso, Andrea spunta dalla porta. Qui nella protagonista mi sarei aspettato preoccupazione, o addirittura paura, e invece commenta con: "Che sollievo!" e poi reagisce con: "Le sorrido felice".
Hai avuto sicuramente coraggio per scrivere un racconto sul coming out, che è un tema delicato e non semplice da rendere, e nell'area centrale funziona anche piuttosto bene. Se avessi inserito un pizzico di ansia iniziale, e avessi reso il padre un po' meno aggressivo nel climax, la scena sarebbe stata credibile. Così, purtroppo, risalta l'artificiosità della protagonista, che rimane serafica in un momento assolutamente traumatico. Per rendere credibile il finale "speranzoso", avresti potuto ribaltare il "contro-pregiudizio" verso i "curvaioli", con la ragazza che avrebbe scoperto man mano che il padre non è affatto omofobo o razzista come pensava.
Come dicevo all'inizio, il dialogo, nella scrittura, è buono. Con maggior attenzione sul tema conflitto, sarebbe stato un racconto davvero splendido.
Re: Non riempire oltre la valvola di sfogo
Inviato: giovedì 23 gennaio 2025, 19:02
da Signor_Darcy
matt_heels ha scritto:Con maggior attenzione sul tema conflitto, sarebbe stato un racconto davvero splendido.
Ti ringrazio per il commento. In effetti sì, ho forse estremizzato alcune cose, a scapito del realismo.
Re: Non riempire oltre la valvola di sfogo
Inviato: venerdì 24 gennaio 2025, 20:31
da Gaia Peruzzo
Ciao Stefano. Allora c'è una piccola ripetizione sulla frase dove dici che il papà era “seduto al tavolo”, e poi di nuovo “gazzetta aperta sul tavolo”. Però non fa niente, perché alla fine non è semplice scrivere a Minuti Contati e qualche errore ci sta. Sul sorriso, forse non avrei usato “sardonico” come aggettivo dato che hai utilizzato una narratrice in prima persona.
E anche il papà che arriva alla conclusione del fatto che Andrea è un nome da femmina in Inghilterra, l’ho trovata un po’ troppo studiata e frettolosa come risposta e ragionamento che fa il padre. Anche perché lui spera che sua figlia non sia lesbica, a quanto ho capito. Quindi lo avrei tolto come passaggio, o reso meglio. Tipo magari poteva dire “È irlandese? E perché allora si chiama Andrea?”
Mi piace molto il gioco del titolo, con la prima scena sulla moka e il fatto che si attacchi molto bene come figura anche al padre di Sara. Da un lato sei riuscito a delineare molto bene il quadretto del contorno domestico, dall'altro secondo me dovresti aumentare la sensazione di ansia di Sara quando comincia a vuotare il sacco.
È un racconto che comunque porta a riflettere.
In bocca al lupo per la gara!
Re: Non riempire oltre la valvola di sfogo
Inviato: martedì 28 gennaio 2025, 19:06
da Frankestissimo
Ciao Stefano!
C'è del racconto in questa immersiva :P
Scritto MOLTO bene, il flusso di pensieri azioni e dialogo scorre senza intoppi. Consiglio: avrei fatto capire da subito che il pov è una lei, ho letto pensando di essere un maschio fino a metà racconto. Per il resto per me funziona tutto, a parte due cose:
1) Trovo il tema poco centrato. È una bella storia, parla di scontro generazionale... però dove sono le radici profonde?
2) La chiusa stona. Tutto il tono è serio, finalmente la protagonista viene salvata in calcio d'angolo dall'apparizione della ragazza... e poi la butta in caciara con un pensierino sul fatto che non segue il calcio? Per funzionare ti sarebbe servita una cosa ANCORA peggio del fatto che fosse una donna (che so: aspetta che scopra che è un alieno)... che però non c'è.
La soluzione a entrambi i problemi sarebbe stata un pensiero "tragico". Se alla fine si fosse scoperto che anche la figlia, nonostante tutto, con una terrona o una nera non ci si sarebbe mai messa, allora avresti riallacciato al tema delle radici da cui, per quanto ci si provi, non si può scappare del tutto. Però in generale direi ottima prova, soprattutto per l'esecuzione, per me al secondo posto di un capello. :)
Re: Non riempire oltre la valvola di sfogo
Inviato: martedì 28 gennaio 2025, 19:59
da jimjams
Ciao, Stefano.
La prima cosa che voglio dire è che ci vuole un po' di fegato per affrontare un tema come il coming out. Se dovessi farlo io sarei preso da un milione di dubbi, avrei bisogno di conferme e mi toccherebbe alla fine confrontarmi con qualche amica o amico che il momento l'ha affrontato. Poi certo potrei immaginare, ma è un po' come scrivere di sesso, c'è sempre la paura di essere ridicoli, inadeguati, insufficienti. Detto questo ho letto la storia e al di là di qualche asperità nel flusso direi che ci siamo, certo è difficile gestire bene i sentimenti dei due personaggi senza rischiare di esagerare in un verso o nell'altro, e in qualche momento qualche cosa non è fluida, però c'è da dire che anche i sentimenti in momenti come quelli non scorrono fluidi ma probabilmente si muovono a balzelloni. Il finale non è un banale lieto fine, sappiamo benissimo che sarà complicato, ma lasci aperto lo spiraglio, se non per una conversione del genitore, quanto meno per una tolleranza e un cammino di accettazione. Per me è pollice su. Due cosine che ho notato, uno è un refuso che mi ha fatto sorridere, dead al posto di dad (hai sprecato un prezioso carattere per giunta ehehe). L'altro non so, lascio a te decidere, all'inizio quando parli della moka secondo me "eppure" non dice quello che volevi. Era perfetto se avessi detto prima che la moka fa caffé scarso, eppure mamma etc. Ma hai detto il contrario, tutti riescono a cavarci qualcosa di decente. Forse funziona meglio un "però" o ancora meglio un "ma" non so. L'ho scritto per puro amore di discussione, essendo in dubbio anche io.
Re: Non riempire oltre la valvola di sfogo
Inviato: martedì 28 gennaio 2025, 20:00
da Signor_Darcy
Frankestissimo ha scritto:Ciao Stefano!
C'è del racconto in questa immersiva :P
Scritto MOLTO bene, il flusso di pensieri azioni e dialogo scorre senza intoppi. Consiglio: avrei fatto capire da subito che il pov è una lei, ho letto pensando di essere un maschio fino a metà racconto. Per il resto per me funziona tutto, a parte due cose:
1) Trovo il tema poco centrato. È una bella storia, parla di scontro generazionale... però dove sono le radici profonde?
2) La chiusa stona. Tutto il tono è serio, finalmente la protagonista viene salvata in calcio d'angolo dall'apparizione della ragazza... e poi la butta in caciara con un pensierino sul fatto che non segue il calcio? Per funzionare ti sarebbe servita una cosa ANCORA peggio del fatto che fosse una donna (che so: aspetta che scopra che è un alieno)... che però non c'è.
La soluzione a entrambi i problemi sarebbe stata un pensiero "tragico". Se alla fine si fosse scoperto che anche la figlia, nonostante tutto, con una terrona o una nera non ci si sarebbe mai messa, allora avresti riallacciato al tema delle radici da cui, per quanto ci si provi, non si può scappare del tutto. Però in generale direi ottima prova, soprattutto per l'esecuzione, per me al secondo posto di un capello. :)
Grazie del bel commento (e degli spunti).
Le radici, fin dove arrivano le radici, le ho intese alla larga, radici culturali non necessariamente positive messe alla prova dal presente, dal mondo del 2025. Forse non emerge tantissimo, ma ho cercato di non essere troppo letterale.
Re: Non riempire oltre la valvola di sfogo
Inviato: martedì 28 gennaio 2025, 20:01
da Signor_Darcy
jimjams ha scritto:Ciao, Stefano.
La prima cosa che voglio dire è che ci vuole un po' di fegato per affrontare un tema come il coming out. Se dovessi farlo io sarei preso da un milione di dubbi, avrei bisogno di conferme e mi toccherebbe alla fine confrontarmi con qualche amica o amico che il momento l'ha affrontato. Poi certo potrei immaginare, ma è un po' come scrivere di sesso, c'è sempre la paura di essere ridicoli, inadeguati, insufficienti. Detto questo ho letto la storia e al di là di qualche asperità nel flusso direi che ci siamo, certo è difficile gestire bene i sentimenti dei due personaggi senza rischiare di esagerare in un verso o nell'altro, e in qualche momento qualche cosa non è fluida, però c'è da dire che anche i sentimenti in momenti come quelli non scorrono fluidi ma probabilmente si muovono a balzelloni. Il finale non è un banale lieto fine, sappiamo benissimo che sarà complicato, ma lasci aperto lo spiraglio, se non per una conversione del genitore, quanto meno per una tolleranza e un cammino di accettazione. Per me è pollice su. Due cosine che ho notato, uno è un refuso che mi ha fatto sorridere, dead al posto di dad (hai sprecato un prezioso carattere per giunta ehehe). L'altro non so, lascio a te decidere, all'inizio quando parli della moka secondo me "eppure" non dice quello che volevi. Era perfetto se avessi detto prima che la moka fa caffé scarso, eppure mamma etc. Ma hai detto il contrario, tutti riescono a cavarci qualcosa di decente. Forse funziona meglio un "però" o ancora meglio un "ma" non so. L'ho scritto per puro amore di discussione, essendo in dubbio anche io.
Grazie.
La svista è divertente, sì.
Il senso dell'"eppure" è quello che la madre ha comunque quel tocco magico che rende migliore perfino una cosa che sembra debba uscire uguale a tutti. Sembra.
Re: Non riempire oltre la valvola di sfogo
Inviato: martedì 28 gennaio 2025, 22:00
da Driu_GP&S
Ciao Stefano, piacere di leggerti.
Il tema e’ stato centrato. Correggimi se sbaglio, ma le radici che affondano per tutto il racconto sono quelle della società/costume di un popolo (italiano) che hai ben mostrato (caffè alla mattina, tifoso di calcio con la gazzetta) in un padre che, preoccupato più del suo “ruolo” che si è costruito in essa, ha perso la sua individualità e riesce solo ad etichettare la figlia dopo la sua rivelazione, senza tentare una sorta di comunicazione. Buono lo stile, appropriato il lessico (immagino che il Sara’s dead sia un refuso di Sara’s dad anche se, dato il padre, ci stava! :-) ) e scorrevole il ritmo.
Buona Edition!
Re: Non riempire oltre la valvola di sfogo
Inviato: mercoledì 29 gennaio 2025, 16:26
da loredana
Non colgo la centratura del tema ma mi è piaciuto, come ti hanno già scritto il conflitto emerge non subito ma c'è, forte e intenso; anche mio papà era razzista e omofobo, quando mi chiedeva per la prima volta chi era il ragazzo che mi scriveva da militare la seconda domanda, dopo "quanti anni ha?" è stata "è italiano?" (allora, 48 anni fa, per papà l'Italia finiva in toscana) questo per dirti che ho compreso benissimo la situazione, l'hai resa ottimamente e ho abbracciato virtualmente quella figlia coraggiosa e vincente. Brava.
Re: Non riempire oltre la valvola di sfogo
Inviato: mercoledì 29 gennaio 2025, 22:06
da CristianoSaccoccia
Ciao Stefano, personalmente non mi piacciono i racconti-esercizio, e noto che il tuo pezzo sia una esercitazione (certo è la finalità di MC, ma cerco sempre qualcos'altro nella lettura). Sul lato tecnico mi sembra un testo scorrevole e con dialoghi intessuti bene per portare al finale. Ma diciamo che era tutto prevedibile e già visto, quindi sapevo che sarebbe finita così. Vorrei leggerti quando hai in mente qualcosa che ti ispira davvero qualcosa in più.
Re: Non riempire oltre la valvola di sfogo
Inviato: domenica 2 febbraio 2025, 17:58
da antico
Dunque, partiamo dai due problemi principali: 1) si capisce troppo tardi che la protagonista è una lei e 2) forse potevi lavorare un po' meglio i dialoghi con il padre seminando anche qualcosa del loro back tipo eventi in cui lui, nonostante tutto, aveva reagito, nell'immediato, cercando di fronteggiare le proprie limitazioni. In effetti sei stato un po' troppo duro sia con lui che con la madre perché, dopotutto, hanno (suppongo) aiutato la figlia negli studi e nel suo intento di andare all'estero rimanendo sempre disponibili per lei. Altro problemuccio: ma se neppure la madre le ha viste entrare sono davvero sgusciate nella notte! Forse un pelo eccessivo. Detto questo, il racconto mi è piaciuto, il tema mi sembra declinato bene e la reazione del padre mi è sembrata umanissima nel suo lottare tra la cultura generale in cui è infognato e ciò che c'è da fare con la compagna della figlia. Ho trovato il tutto davvero molto gradevole. Per me siamo su un pollice tendente al positivo in modo solito e discretamente brillante. Bello il titolo.