Vieni a bere qualcosa al Gips?
Inviato: martedì 20 maggio 2025, 0:17
Chiudo la porta e lancio il borsello sul divano. Il puzzo dei vestiti ancora da lavare, impilati accanto allo stendipanni, mi pizzica il naso. Lo farò più tardi. Forse.
Mi sfilo le scarpe, afferro il telecomando dal bracciolo e accendo la TV.
Sophie corre nel parco giochi che le piaceva tanto. «Sophie, vieni qui!» Anna la insegue con la faccia burbera, fingendo di fare l’orco cattivo. Un uccellino si posa sull’altalena dietro di loro e… 1, 2, 3. È volato via. Sophie cade in ginocchio, si rialza e ride a crepapelle.
Mi manchi. Le mie guance si bagnano, mando giù un macigno e lancio il telecomando sul tavolino davanti a me. Tossisco e appoggio la testa allo schienale.
Devo pisciare, darmi una rinfrescata e poi mi scaldo la lasagna di ieri.
Apro l’acqua ghiacciata e mi sciacquo la faccia tre volte. Tiro il cassettino sotto lo specchio e prendo la—
Un attimo. Ma che… Il mio riflesso. Non… non si muove.
Un brivido mi scende lungo la schiena. Alzo la mano. Niente, quegli occhi mi fissano, ma il resto è fermo.
Mi volto e corro alla porta. Provo ad aprirla, ma è serrata. Non è possibile: era aperta pochi secondi fa. Respiro con affanno. Quel volto è ancora lì nello specchio e mi guarda.
Tento di aprire la finestra del bagno, ma anche quella è bloccata. Ma cosa diavolo succede? «Aiuto. Voglio uscire da qui!»
Colpisco con pugni e calci la porta, ma niente da fare.
«Calmati.»
Quella cosa nello specchio mi sta parlando.
Calmarmi? Sto impazzendo, per forza. Sapevo che sarebbe successo prima o poi.
Stringo forte gli occhi, li riapro ed è ancora lì. Mi sorride. «Tu non stai vivendo. Da due anni non più. Guardati.»
Il riflesso torna a mostrare la mia fronte sudata e gocciolante e i miei occhi azzurri scavati. Poi ritorna lui. «Sei al limite. Stai sprecando la tua esistenza in rimpianti e autocommiserazione.»
Il braccio mi scatta verso il vetro. «Non sei reale!»
«Fermo.» Il tizio allo specchio, con i miei stessi occhi, si avvicina. «Sarebbe come fare la tua scelta. Prima di sapere quale sia.»
Ma di che parla? Mi stringo la testa con entrambe le mani. Devo essere impazzito.
«No. Non sei impazzito. Io sono reale e ho una proposta da farti. Fammi passare. Fammi vivere al tuo posto.» Allunga la mano e la appoggia al vetro, che tremola appena. «Io saprei come essere felice. Sfrutterei il resto della mia vita per esserlo. Per loro.»
Prendo un respiro e mando giù la saliva. Devo calmarmi. «Cosa vuoi da me?»
«Voglio che mi lasci passare. La tua vita in cambio della mia. Tanto che valore ha per te?»
Lui è me? Cosa significa? Chiudo gli occhi. Sophie corre nel parco, Anna la insegue.
«Loro non ci sono più.»
Riapro gli occhi. Lui ha entrambe le mani sullo specchio. «Devi scegliere. Lasci tutto a me o resti qui. Da solo.»
Potrei davvero… andarmene? Smettere di soffrire. «Cosa mi succederà? Sparirò?» Un brivido mi corre lungo il collo e mi fa scuotere la testa. «Potrò rivederli?»
L’uomo allo specchio ha gli occhi calmi, sereni. «Non importa. Solo uno di noi due vivrà dopo questa notte.»
Suona come una minaccia. Torno alla porta e ci sbatto di peso. «Apriti, maledetta. Aiuto!» Niente.
Cado in ginocchio e mi appoggio alla porta. Esplodo in lacrime. «Perché. Cosa significa tutto questo? Chi sei, un fantasma? Un demone?» Mi volto verso lo specchio. «Cosa sei!»
Il riflesso rimane in silenzio.
Forse è giusto così. Forse dovrei finirla qui. Forse… potrò finalmente stare con loro. Ma l’idea di sparire mi terrorizza. Potrei. Dovrei.
Alzo lo sguardo. «No.» Non sceglierò nessuno dei due.
Il riflesso inarca le sopracciglia. «Come?»
Me ne andrò da qui. E vivrò la mia vita.
Mi alzo e metto la mano sulla maniglia della porta. Riempio i polmoni d’aria e la butto fuori, poi spingo in basso la maniglia. La porta si apre.
Il mio salotto è lì nel suo sudicio aspetto. Allora mi volto. Il riflesso è tornato normale.
Accendo la luce, raggiungo il divano e prendo il borsello. Prendo il telefono e apro WhatsApp.
Cerco la chat di Lara, la mia collega.
– Vieni a bere qualcosa al Gips? –
Mi sfilo le scarpe, afferro il telecomando dal bracciolo e accendo la TV.
Sophie corre nel parco giochi che le piaceva tanto. «Sophie, vieni qui!» Anna la insegue con la faccia burbera, fingendo di fare l’orco cattivo. Un uccellino si posa sull’altalena dietro di loro e… 1, 2, 3. È volato via. Sophie cade in ginocchio, si rialza e ride a crepapelle.
Mi manchi. Le mie guance si bagnano, mando giù un macigno e lancio il telecomando sul tavolino davanti a me. Tossisco e appoggio la testa allo schienale.
Devo pisciare, darmi una rinfrescata e poi mi scaldo la lasagna di ieri.
Apro l’acqua ghiacciata e mi sciacquo la faccia tre volte. Tiro il cassettino sotto lo specchio e prendo la—
Un attimo. Ma che… Il mio riflesso. Non… non si muove.
Un brivido mi scende lungo la schiena. Alzo la mano. Niente, quegli occhi mi fissano, ma il resto è fermo.
Mi volto e corro alla porta. Provo ad aprirla, ma è serrata. Non è possibile: era aperta pochi secondi fa. Respiro con affanno. Quel volto è ancora lì nello specchio e mi guarda.
Tento di aprire la finestra del bagno, ma anche quella è bloccata. Ma cosa diavolo succede? «Aiuto. Voglio uscire da qui!»
Colpisco con pugni e calci la porta, ma niente da fare.
«Calmati.»
Quella cosa nello specchio mi sta parlando.
Calmarmi? Sto impazzendo, per forza. Sapevo che sarebbe successo prima o poi.
Stringo forte gli occhi, li riapro ed è ancora lì. Mi sorride. «Tu non stai vivendo. Da due anni non più. Guardati.»
Il riflesso torna a mostrare la mia fronte sudata e gocciolante e i miei occhi azzurri scavati. Poi ritorna lui. «Sei al limite. Stai sprecando la tua esistenza in rimpianti e autocommiserazione.»
Il braccio mi scatta verso il vetro. «Non sei reale!»
«Fermo.» Il tizio allo specchio, con i miei stessi occhi, si avvicina. «Sarebbe come fare la tua scelta. Prima di sapere quale sia.»
Ma di che parla? Mi stringo la testa con entrambe le mani. Devo essere impazzito.
«No. Non sei impazzito. Io sono reale e ho una proposta da farti. Fammi passare. Fammi vivere al tuo posto.» Allunga la mano e la appoggia al vetro, che tremola appena. «Io saprei come essere felice. Sfrutterei il resto della mia vita per esserlo. Per loro.»
Prendo un respiro e mando giù la saliva. Devo calmarmi. «Cosa vuoi da me?»
«Voglio che mi lasci passare. La tua vita in cambio della mia. Tanto che valore ha per te?»
Lui è me? Cosa significa? Chiudo gli occhi. Sophie corre nel parco, Anna la insegue.
«Loro non ci sono più.»
Riapro gli occhi. Lui ha entrambe le mani sullo specchio. «Devi scegliere. Lasci tutto a me o resti qui. Da solo.»
Potrei davvero… andarmene? Smettere di soffrire. «Cosa mi succederà? Sparirò?» Un brivido mi corre lungo il collo e mi fa scuotere la testa. «Potrò rivederli?»
L’uomo allo specchio ha gli occhi calmi, sereni. «Non importa. Solo uno di noi due vivrà dopo questa notte.»
Suona come una minaccia. Torno alla porta e ci sbatto di peso. «Apriti, maledetta. Aiuto!» Niente.
Cado in ginocchio e mi appoggio alla porta. Esplodo in lacrime. «Perché. Cosa significa tutto questo? Chi sei, un fantasma? Un demone?» Mi volto verso lo specchio. «Cosa sei!»
Il riflesso rimane in silenzio.
Forse è giusto così. Forse dovrei finirla qui. Forse… potrò finalmente stare con loro. Ma l’idea di sparire mi terrorizza. Potrei. Dovrei.
Alzo lo sguardo. «No.» Non sceglierò nessuno dei due.
Il riflesso inarca le sopracciglia. «Come?»
Me ne andrò da qui. E vivrò la mia vita.
Mi alzo e metto la mano sulla maniglia della porta. Riempio i polmoni d’aria e la butto fuori, poi spingo in basso la maniglia. La porta si apre.
Il mio salotto è lì nel suo sudicio aspetto. Allora mi volto. Il riflesso è tornato normale.
Accendo la luce, raggiungo il divano e prendo il borsello. Prendo il telefono e apro WhatsApp.
Cerco la chat di Lara, la mia collega.
– Vieni a bere qualcosa al Gips? –