Janara

72ª Edizione della sua storia, Minuti Contati ospita una guest star d'eccezione: Augusto Chiarle. QUI potete visionare il trailer, al suo interno sono disseminati degli indizi sul tema con cui gli autori dovranno confrontarsi. Il VIA è fissato per lunedì 19 ottobre alle ore 21.00.
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Flavia Imperi
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Janara

Messaggio#1 » lunedì 19 ottobre 2015, 21:43

Adele si alza molto presto la mattina. Si sciacqua il viso e si infila il grembiule. Per prima cosa fa bollire l’orzo per la colazione, taglia il pane secco in pezzi piccoli, per i bambini. Loro hanno sempre fame. Prepara anche il pranzo per tutti. Poi esce e dà da mangiare alle galline e agli altri animali. Controlla l’orto e poi giù verso i campi. Suo marito lì non può controllarla.
Adele e le altre si scambiano segreti. Sussurri fra il grano carezzato dal vento. Domande che in casa riceverebbero schiaffi, cinghiate e in chiesa qualcosa di peggio. Lì fra loro può chiedere cosa è la vita, cosa è la morte. Può chiedere di dio e della natura, degli antichi saperi. Può chiedere perché.
Adele la sera si concede a suo marito. Gennaro in breve è soddisfatto e si addormenta. Solo allora Adele va in cucina e prende l’unguento. Si spoglia nuda e lo spalma sulla pelle. Si avvolge nel mantello, chiude gli occhi e vola.
 
Scende le scale per la cantina, ma poi continua verso il basso. L’odore di terra le riempie le narici, facendola sentire bene. Supera il ruscello sotterraneo e arriva nella caverna. Lì c’è la Seconda Porta e poi la scogliera. Una delle altre le ha detto che si chiama così. Arriva la civetta e la invita a seguirla. Adele si fonde con lei e vola leggera, con ali piumate e silenziose, ai suoi occhi ogni cosa appare chiara. Adele ama la civetta, che le dona la Vista.
C'è un luogo segreto, il suo posto speciale, dove va a riposarsi di tanto in tanto. Una radura morbida di quadrifogli, dove l'acqua scorre verso le stelle e i pesci sanno volare. Ma quella notte è speciale, e prosegue oltre.
Ognissanti è il momento per incontrarsi sotto il Grande Noce. Le altre Janare sono già lì ad aspettarla, per ballare e festeggiare. Ci sono fauni, ondine, salamandre e bestiole alate. Folletti e i cari defunti. Adele non ne ha paura, sa che lì sono come lei, spiriti liberi. Saluta la madre e il figlio morto di febbre e prende posto. Si apre il cerchio di danze e le Janare invocano la grazia di Dana e Jano. Sente che la notte si riempie di bellezza e di piacere.
 
Una mano le prende la gola.
Adele apre gli occhi all’improvviso. Suo marito la tiene per il collo, urlando cose che non capisce. Il volo è stato interrotto a metà. Ogni cosa gira e la voce di Gennaro è troppo forte. C’è confusione, scompiglio, tante voci. La portano via. Crocifissi. Fuoco. Un dio sofferente la condanna a morte, perché ha osato volare. Fiamme alte nella notte bruciano le sua ali di civetta. Adele piange. Piange per loro, perché non sanno cosa sia la libertà.


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Monica Patrizi
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Messaggio#2 » martedì 20 ottobre 2015, 19:41

E' la prima volta che partecipo ad un concorso letterario di questo tipo, spero di essere in grado di formulare un giudizio chiaro e che possa essere utile allo scopo del contest.
Il tuo racconto mi è piaciuto molto, mi piace lo stile, l'utilizzo del presente. Sembra quasi, leggendolo, di poter toccare il grembiule della protagonista, di sentire l'odore della cantina... davvero brava!
L'unica nota che mi ha convinto meno, dovuta immagino alla necessità di rispettare i canoni di lunghezza del testo, è la chiusura, che mi sembra un po' frettolosa. Volentieri avrei voluto leggere cosa altro Adele stesse pensando/ provando/ vedendo/ricordando mentre bruciava... è un personaggio davvero attraente e che desta curiosità! Complimenti!

alexandra.fischer
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Messaggio#3 » martedì 20 ottobre 2015, 20:31

JANARA di Flavia Imperi Mi piace Adele, personaggio libero (una strega, capace di trasformarsi in civetta per partecipare al raduno di Ognissanti, ma buona (non manca a nessuno dei doveri quotidiani di donna, dalla cura della casa e della campagna a quella del marito). Difatti, il raduno, pur in mezzo a creature fantastiche e inquietanti, è anche occasione di incontro per rivedere i cari perduti (penso al figlio morto di febbre di Adele) e il finale, con la mano omicida di Gennaro, è un pugno allo stomaco. Il male è decisamente altrove. Interessante la mitologia Dana-Jano e anche la trasformazione di Adele in civetta.

Simone Cassia
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Messaggio#4 » mercoledì 21 ottobre 2015, 17:51

Ciao Flavia,
leggerti è sempre un piacere. Un’ottima prova, davvero. Hai dato un bel taglio al tema, un volo onirico e notturno alla ricerca di una libertà negata da una vita riparata e dedita ai doveri di moglie e madre, frustrata da una religione che non ha mai predicato il giusto rispetto per le donne. Peccato il finale, che risulta un po’ troppo condensato. La fine tragica della protagonista avrebbe meritato più spazio, personalmente mi sarei concentrato sul viaggio (come hai fatto tu) e poi avrei concluso con la frase dell’incipit.
“Adele si alza molto presto la mattina. Si sciacqua il viso e si infila il grembiule. Per prima cosa fa bollire l’orzo per la colazione, taglia il pane secco in pezzi piccoli, per i bambini.”
ma questi sono gusti :P
A rileggerci!

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angelo.frascella
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Messaggio#5 » giovedì 22 ottobre 2015, 16:30

Ciao Flavia

Bella questa versione di "casalinga disperata" dei tempi passati che si libera grazie alla stregoneria (ma che poi, per questa torva la fine). Ne viene fuori una bella metafora della condizione delle donne di una volta sottomesse al punto che persino una fuga puramente mentale dal peso della realtà che le attanaglia è considerata una violazione inaccettabile. La scena in cui lei si spalma l'unguento e poi inizia a volare (seppure solo col contatto mentale con la civetta), mi ha ricordato il Maestro e Margherita. Sei anche tu un'estimatrice di questo romanzo?

A rileggerci
Angelo

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eleonora.rossetti
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Messaggio#6 » sabato 24 ottobre 2015, 11:34

Ciao Flavia! Sforo gruppo anche io ;)

Strepitoso il tuo modo di descrivere azioni, luoghi e sensazioni. Anche tu hai interpretato le ali della notte come simbolo della libertà; a differenza mia la interpreti non come fuga, ma come massima espressione di se stessi. Siamo in volo con la protagonista e la bellezza dei luoghi onirici che descrivi (come l'angolo con la cascata a l contrario) è così bucolica nella sua semplicità che ti fa proprio assaporare il profumo delle cose buone e pure, come solo la natura sa dare. L'essere "strega" solo per chi non capisce, mentre invece ciò che si cerca è il connubio tra il proprio spirito e il resto, cosa che comporta anche rivedere i propri cari defunti (madre e figlio): un ambiente di pace dove rifugiarsi e sentirsi in sintonia, sentirsi davvero se stesse, un viaggio purtroppo stroncato dalla religiosa paura del marito, dalla persecuzione che una volta (ma ahimè è un tema attuale) ha messo a morte un numero spaventoso di donne, con un'unica Croce per migliaia di tombe. Brava!
Uccidi scrivendo.

enrico.nottoli
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Messaggio#7 » domenica 25 ottobre 2015, 17:26

Ciao Flavia,
Il racconto mi è piaciuto molto nella prima parte, specie nelle descrizioni che hai fatto. molto dettagliate e puntuali, riesci a far vedere le cose che descrivi. La seconda parte, da quando inizia il volo per intendersi, invece non mi ha proprio convinto. Mi è sembrato che il tema fosse un po’ forzato e ribadito troppe volte.
Alla prossima :)

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Flavia Imperi
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Messaggio#8 » lunedì 26 ottobre 2015, 22:12

Grazie a tutti per i commenti, e scusate la poca presenza, ma ho giorni di fuoco per lavoro!

@Angelo: no, non mi sono ispirata a quel racconto. Tutta farina del mio sacco e anni di ricerche sul folklore italiano.

@Enrico: l'intento è stato proprio quello di raccontare una quotidianità con gli occhi della protagonista, una semplice donna di campagna dall'anima guizzante, e continuare poi con lo stesso stile, nel mondo misterioso e ultraterreno delle streghe, un mondo spirituale, diverso, che viene così "svelato" agli occhi di chi lo vive come normalità. :)
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beppe.roncari
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Messaggio#9 » martedì 27 ottobre 2015, 13:56

Ciao Flavia, ben ritrovata!
Il racconto mi è piaciuto. Bella declinazione del tema, e mi pare di aver letto da qualche parte la storia delle donne di medicina che usavano un unguento per avere visioni e poi venivano scambiate per streghe… Ammetto che invece non conoscevo il termine "Janara", ma non si smette mai di imparare.
Il personaggio è una donna libera in un mondo schiavo, ed è molto ben delineata. Drammatica la sua fine e, purtroppo, storicamente esatta.
Ho apprezzato poi che fosse una "strega" italiana e non le classiche di Salem o tedesche, ben fatto.
Dovendo farti un appunto: il marito come fa a capire che ha le visioni? Perché l'accusa? Sembra un sempliciotto, non un violento fanatico. Forse questo è l'unico punto un po' forzato.
Per il resto, brava, una buona prova.

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Flavia Imperi
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Messaggio#10 » martedì 27 ottobre 2015, 14:14

@Beppe
Per rispondere alla domanda, nell'ambientazione folkloristica a cui ho attinto c'è tutto un mondo di conoscenze popolari, fra cui i classici segni di riconoscimento di una strega. Possono variare da zona a zona, ma rimangono simili nell'essenza. Ho pensato fosse deducibile che trovare una donna di notte, nuda, avvolta fra erbe profumate, fosse riconoscibile come prova di stregoneria in un mondo simile. Spiegandolo sarei uscita dal punto di vista, ma se non risulta chiaro forse avrei dovuto inserirlo come informazione nella storia. Grazie dell'osservazione!
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Vastatio
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Messaggio#11 » martedì 27 ottobre 2015, 21:05

Ciao, un bel racconto, sicuramente ben inserito nel tema. Ho fatto solo un po' di fatica nel seguire cosa è reale e cosa è "stregoneria". Subito dopo che si spalma l'unguento "chiude gli occhi e vola". Nel passo successivo però sta scendendo in cantina. Mi confondi perché lei dovrebbe essere ferma nel mondo reale, mi aspetto che "voli" in qualche modo, ma in realtà si "immerge" nella terra. Vola effettivamente solo più tardi, quando si fonde con la civetta.
Ti segnalo anche la frase " Lì c’è la Seconda Porta e poi la scogliera. Una delle altre le ha detto che si chiama così. " Che si chiama così la Seconda Porta o la scogliera? Per carità è chiaro, è anche in corsivo, ma Seconda Porta non è un nome così particolare da rimanermi impresso e nella mia memoria a breve termine è "scogliera" l'ultima cosa che associo alla frase precedente.
Il finale è un po' affrettato. Per come descrivi il tutto ormai lei sembra essere una Janara assidua e che non abbia trovato un modo per nascondersi, o non abbiano un modo per accorgersi del marito che si sveglia è un comportamento un po' ingenuo per delle "streghe" che sanno benissimo cosa comporti l'essere scoperte. Frequentare le colleghe mentre il marito dorme è veramente poco accorto.
Come già scritto per un altro racconto, la morte della protagonista non è essenziale, anche il suo ritorno a letto con un sorriso sornione sarebbe stato un epilogo adeguato.

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Flavia Imperi
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Messaggio#12 » martedì 27 ottobre 2015, 21:58

Ciao! Rispondo oggi, che da domani sarà difficile L'effetto del passaggio graduale dalla realtà ordinaria a quella straordinaria è una scelta precisa, un effetto voluto, dato che tutto il racconto è giocato sul punto di vista, quello di una donna semplice e di altri tempi. Di giorno c'era la sopravvivenza, di notte, il "volo". Che il marito si svegli è un qualcosa di insolito in un contesto del genere... poi sì, ci sono storie in cui le Janare scappano, si trasformano... qui doveva finire così! :D Grazie degli spunti di riflessione!
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Strellima
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Messaggio#13 » giovedì 29 ottobre 2015, 11:39

Ciao Flavia, felice di leggerti.
Il tuo racconto mi è piaciuto molto. Ho amato l'interpretazione originale che hai dato al tema e la tua personale poetica. Soprattutto nella prima parte usi molto bene il linguaggio descrittivo per rendere la sensazione di libertà interiore che la protagonista prova nel trasgredire i divieti sociali e familiari. L'unico appunto che mi viene di farti è questo: il tuo racconto non è un vero e proprio racconto, ma una lunga "spiegazione", dal punto di vista della protagonista, di quello che prova e di quello che fa. In un testo così breve si tratta di una soluzione ancora accettabile, ma per il futuro, se vuoi fare un significativo salto di qualità e produrre un brano dalla forma più matura, cerca di servirti di fatti e dialoghi per dare al tutto un taglio più concreto, reale, in cui sia più facile immedesimarsi. Qui, per esempio, avresti potuto inserire con un dialogo, anche molto breve e verso la fine del testo, il personaggio del marito: l'interazione, per quanto violenta, avrebbe spezzato la monotonia e avrebbe dato al brano e ai personaggi tridimensionalità.
In ogni caso un racconto di piacevole lettura.
A rileggerti presto,
Alessandra.

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antico
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Messaggio#14 » domenica 1 novembre 2015, 13:16

Bello, molto ben controllato, il tema è presente. Un racconto che denota una notevole maturità. Mi sarebbe piaciuto vedere qualche riga di dialogo, tanto da spezzare qua e là, ma è un vezzo mio. Riesci a praticare uno squarcio nella storia e a mostrarci qualcosa che fa parte del nostro passato, il tutto ammantandolo della tua capacità di disegnare immagini che riempiono di sensazioni e colori il lettore. Un pollice SU per me.

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