Un pupazzo senz'ali

72ª Edizione della sua storia, Minuti Contati ospita una guest star d'eccezione: Augusto Chiarle. QUI potete visionare il trailer, al suo interno sono disseminati degli indizi sul tema con cui gli autori dovranno confrontarsi. Il VIA è fissato per lunedì 19 ottobre alle ore 21.00.
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alberto.dellarossa
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Un pupazzo senz'ali

Messaggio#1 » lunedì 19 ottobre 2015, 22:57

Mise la testa sotto il cuscino, cercando di non sentire le urla che provenivano da basso. Conosceva il copione, sapeva esattamente i tempi di scena del dramma che si ripeteva sempre davanti allo stesso pubblico terrorizzato. Un colpo, un altro ancora. Il rumore di un piatto che va in frantumi. Uno di quegli insulti innominabili che uscivano dalla bocca di suo padre. Sei una troia, urlava. E sua madre che non rispondeva nemmeno, mugolava e basta. Tirò su la coperta, cercando di dimenticare il mondo oltre la barriera di lana che lo ricopriva e che attutiva appena il rumore della miseria. Nel pugno stringeva un pupazzo di gomma. L'aveva trovato per terra, al parchetto. Tutti i giochi che possedeva li aveva trovati o rubati qua e là. Li nascondeva come un cane fa con un osso e li tirava fuori uno alla volta dalla scatola di latta nascosta dietro la legnaia. Quello che stringeva in mano era il suo preferito.

 

Quello è l'uomo diavolo, gli aveva detto un bambino. È tuo?

Aveva risposto di si con un cenno della testa.

Lui protegge i buoni e picchia i cattivi. E vola, sai? Dovrebbe avere le ali ma il tuo pupazzo non le ha più.

Lo sapeva, certo che lo sapeva.

Tu non parli? Vuoi giocare?

Altro silenzio. Avrebbe voluto giocare.

Solo non sapeva come si facesse.

 

La coperta di lana non riuscì a spegnere il rumore sordo, simile a quello di una zucca che cadeva per terra. Poi il silenzio. Di solito si interrompeva tutto con lo sbattere della porta di casa che faceva tremare tutto il pavimento e il pianto di sua madre che proseguiva per ore. Il copione era diverso questa volta e, mentre la paura montava, premeva il pupazzo sulla guancia, lasciandosi dei segni rossi sul viso.

 

Scese le scale un passo alla volta sui calzini bucati e rammendati innumerevoli volte. Nell'aria c'era un odore metallico che si mischiava al sentore acre dell'alcol. Sporse la testa oltre la soglia e nella penombra c'era suo padre, chino sul corpo di sua madre. I pantaloni abbassati, come se stesse facendo le sue cose, e grugniva. Lasciò cadere il pupazzo, senza nemmeno un singhiozzo. Fu sufficiente per richiamare la bestia.

 

Piccola merdina, ti piace guardare.

Biascicava, investendolo con il fiato puzzolente d'alcol mentre gli tirava i capelli e lo trascinava verso sua madre, inerte sul pavimento.

Figlio di troia, guarda allora mentre la tratto come merita.

Lei non reagiva. Non respirava. Prendeva solo calci, come una bambola di pezza.

Poi venne il suo turno e i pugni gli caddero addosso, pesanti come i sassi che gettava nel lago quando era solo.

 

Quando si svegliò, fuori era ancora buio.Strisciò verso sua madre. C'era sangue, per terra, sul naso e sulle labbra. E occhi sbarrati. Suo padre era sul divano, i pantaloni ancora slacciati. Dall'angolo della bocca scendeva della saliva, e russava.

In cucina trovò il coltello. Colpì una volta, poi due, poi ancora, a casaccio. Alla bava si unì il sangue. Dall'angolo della stanza, un  pupazzo senz'ali guardava.



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Flavia Imperi
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Messaggio#2 » mercoledì 21 ottobre 2015, 8:10

Ciao Alberto,
il tuo racconto evoca emozioni forti, narri bene la trascuratezza e il dolore di un bambino che "non sa giocare" (immagine che ho apprezzato molto), lasciando un senso di amarezza e orrore alla fine della storia. La narrazione scorre e il punto di vista mi sembra reso molto bene.
Il tema è preso "in negativo": ali tarpate, strappate insieme all'innocenza dell'infanzia.
Attento però ai dialoghi, che vanno sempre segnati con uno dei metodi classici (linea lunga, virgolette, etc).
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alberto.dellarossa
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Messaggio#3 » mercoledì 21 ottobre 2015, 10:57

Ciao Flavia, grazie del commento. Quanto ai dialoghi permettimi di dissentire: ne esistono le più svariate forme. In questo caso la mia è stata una precisa scelta sulla falsariga dello stile di McCarthy. Basta dare un occhio ai dialoghi di Meridiano di sangue, ad esempio. Scelta stilistica riportata anche nelle diverse edizioni, nel caso italiano la Einaudi, e rispettata dal traduttore (in questo caso Raul Montanari). Ritengo che la forma del dialogo sia molto personale, non a caso la formattazione varia addirittura da editore a editore. Nel mio caso specifico ho voluto omettere qualsiasi segno grafico per rispettare il senso di straniamento e di crudezza.  :) questo non vuol dire che ignori deliberatamente le regole di formattazione, ma in alcuni casi ritengo possano essere "piegate"

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Flavia Imperi
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Messaggio#4 » mercoledì 21 ottobre 2015, 11:08

Alzo il cappello di fronte alla scelta, se fatta con consapevolezza. Però ma rimango dell'idea, a livello di gusto personale, che la mancanza di segni non faciliti la lettura. Che dire, ogni scelta particolare porta con sé pregi e difetti!
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maria rosaria
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Messaggio#5 » mercoledì 21 ottobre 2015, 15:30

Ciao Alberto.
Ho riletto il racconto più volte per riuscire a capire se ci fosse mai qualcosa che non andava, che non mi piaceva, anche un semplice refuso. Nulla. Adesso io devo commentare utilizzando almeno 300 caratteri e non posso scrivere semplicemente “bello” come invece mi viene spontaneo quando un racconto mi piace e mi sembra superfluo aggiungere altro. Però siccome io qui ci sto per imparare, allora proverò a sottolineare le cose che ho apprezzato.
Primo: movimenti e rumori. Riesci molto bene, attraverso un sapiente utilizzo dei verbi, a rendere visibili i movimenti dei personaggi, le loro posture, mentre con la descrizione dei suoni (insulti, mugolii, sbattere di porta, etc.) le immagini arrivano ancora più forti.
Secondo: la tensione. Hai creato tensione con la violenza che dal padre passa alla madre e poi al figlio.
Terzo: chiusura del cerchio (che io adoro). La violenza conclude il suo percorso passando dal figlio al padre.
Quarto: bello (ma questo l’avevo già detto).
Ottima prova. :-)
Maria Rosaria

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eleonora.rossetti
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Messaggio#6 » giovedì 22 ottobre 2015, 20:26

Ciao Alberto!

Un buon racconto il tuo, non c'è che dire. Sei riuscito a narrare il trauma di un bambino con un padre violento (con lui e con la madre) senza scadere nel banale; il suo attaccamento al giocattolo, la sua incapacità di provare spensieratezza (non sa come si gioca) e la sua vendetta finale, detta in poche parole, secca e spietata come la sua reazione, filano molto bene. La quadratura finale (l'uccisione del padre) è un tocco di agrodolce. Sulla scelta di non usare corsivi o segni di discorso diretto condivido il parere di Flavia (ho faticato anche io a leggere alcuni punti) ma non per questo il valore del racconto ne ha risentito. Bel lavoro ;)
Uccidi scrivendo.

Fernando Nappo
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Messaggio#7 » domenica 25 ottobre 2015, 15:33

Ciao Alberto,
un racconto molto crudo, il tuo, che rende bene le difficoltà del bambino che vive in una famiglia quantomeno 'difficile'. Nonostante tu non faccia il nome del bambino, scelta coraggiosa, riesci a descriverlo con sapienza e a farci empatizzare con lui. I dettagli dei giocattoli e della sua incapacità di giocare, in questo, sono d'aiuto.
Forse, mi permetto, il tema non è centrato al cento per cento, ma il racconto è scritto molto bene.
Riguardo ai dialoghi, anch'io tendo a preferire quelli ben identificati, ma approvo la decisione di tentare qualcosa di diverso e 'vedere l'effetto che fa'.

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alberto.dellarossa
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Messaggio#8 » lunedì 26 ottobre 2015, 9:04

Ciao Fernando! Permettiti pure, l'interpretazione del tema è sempre cosa molto delicata. In questo caso ho messo le ali, l'azione si svolge di notte, eppure le ali sono quelle tarpate della libertà e dell'infanzia rubata (raccolte nel giocattolo feticcio). Potrei dirti altrettanto che le ali sono quelle nere della violenza domestica... Insomma, ognuno legge ciò che gli è più congeniale. Quanto ai dialoghi non finirò mai di stupirmi di quanto la regola (o meglio la trasgressione della stessa) colpisca forte. Ne accennavo a Raul Montanari a un corso questo sabato ( si parlava di McCarthy, tanto per cambiare, la mia è un'ossessione). La sua reazione è stata: "ma dai, siamo ancora qua a questionare sulla formattazione dei dialoghi?".   Di sicuro è un elemento che voglio approfondire, e cercare di capire come mai una formattazione alternativa - seppur riconoscibilissima, specialmente in dialoghi atomici come quelli nel mio racconto - incontri tanta resistenza. Sono comunqie feedback importanti! (E io non sono certo McCarthy 😛 )

Fernando Nappo
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Messaggio#9 » lunedì 26 ottobre 2015, 10:02

Ciao Alberto,
ammetto, nonostante mi piaccia sperimentare e provare 'scritture' alternative, che sui dialoghi faccio una certa fatica a staccarmi dagli standard. E' senza dubbio un mio limite.
Addirittura, da qualche parte ho letto che secondo qualcuno la formattazione dei dialoghi andrebbe interpretata come una indebita intromissione del narratore, che toglie naturalezza a ciò che si sta narrando e che il dialogo dovrebbe fluire nel racconto senza soluzione di continuità rispetto al narrato.
Se trovo il link lo posto.

Serena
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Messaggio#10 » mercoledì 28 ottobre 2015, 17:35

Ciao Alberto! Confermo la mia totale predilezione per le tue storie. I tuoi racconti mordono feroci a zanne scoperte. Una storia che trova terreno fertile nel mio gusto personale, con la sua ruvida descrizione di un'infanzia gettata in un angolo. Chi ama certe storie non è un perverso (come alcuni sostengono), ma una persona che non riesce a voltare lo sguardo da un'atra parte. Grande Alberto!

Giulio_Marchese
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Messaggio#11 » mercoledì 28 ottobre 2015, 21:54

Un pupazzo senz'ali di Alberto Della Rossa

Questo racconto mi lascia interdetto. Lo stile è lodevole e i rapporti inter familiari sono gestiti bene. Forse un po per steriotipi; padre alcoolizzato, madre sottomessa, e bambino che subisce in silenzio (ovviamente fino alla reazione finale). Non lo so mi sa di già letto, poi non ho apprezzato la situazione familiare disagiata, almeno dal punto di vista del bambino, i calzini bucati ecc. Ripeto tutto questo mi sa di già letto e mi lascia poco, forse se fosse stata una famiglia benestante con il sottotesto "dietro la maschera della gente per bene si nasconde il disagio", anche se già sentita e risentita forse mi avrebbe intrigato di più. Un buon racconto ma, a mio avviso, non molto originale.

Giulio_Marchese
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Messaggio#12 » mercoledì 28 ottobre 2015, 21:58

PS ho visto che tutti hanno scritto del dialogo e dico la mia, si capisce che c'è un dialogo. A me basta questo, anzi secondo me rende meglio così che con linee ecc. che in un certo senso sarebbero come uno stacco.

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Adry666
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Messaggio#13 » giovedì 29 ottobre 2015, 10:01

Ciao Alberto
,
le nostre strade s’incrociano ancora )
Incipit potente e ben riuscito. Notevole la frase: “…Tutti i giochi che possedeva li aveva trovati o rubati qua e là. Li nascondeva come un cane fa con un osso e li tirava fuori uno alla volta dalla scatola di latta nascosta dietro la legnaia…”
I dialoghi senza “virgolette” sono un po’ difficoltosi da leggere e rallentano un po’ il ritmo incalzante del racconto.
Come al solito sei bravissimo a creare la giusta ambientazione attraverso descrizioni, suoni e piccoli particolari.
Bella prova, tema duro e triste. Tema centrato. Alla fine lascia un senso di rabbia e desolazione. Bravo!

A presto
Ciao
Adriano

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patty.barale
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Messaggio#14 » giovedì 29 ottobre 2015, 16:18

Sono un'abusiva, ma... COMPLIMENTI!

Il tuo racconto mi ha davvero emozionato!

 

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alberto.dellarossa
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Messaggio#15 » giovedì 29 ottobre 2015, 16:37

Grazie a tutti.

@Fernando: sono completamente d'accordo con te, il racconto non è originale, tutt'altro. È stata una scelta: se, come dici tu, avessi ambientato la storia in una famiglia bene, avrei dovuto mettere in campo molti più caratteri, per rispondere al semplice criterio di verosimiglianza. Avrei dovuto creare un tappeto di fondo che permettesse coerenza interna nel racconto, aggiungere dei perché e dei per come. Affidando invece parte dell'ambientazione allo stereotipo invece, ho potuto concentrarmi sulla sensorialità, piuttosto che sulla verosimiglianza: ho affidato all'immaginario comune già presente nella testa del lettore tutta una serie di presupposti dei quali non ho dovuto occuparmi :)

Quanto ai dialoghi, l'effetto da te riportato era esattamente quello che volevo :)

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willy
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Messaggio#16 » giovedì 29 ottobre 2015, 17:30

Ciao Alberto,
credo non ci sia bisogno di dirti che scrivi molto bene, lo faccio lo stesso per non essere fraintesa in quello che vorrei farti arrivare facendo la voce fuori dal coro.
Prima ancora di finire il racconto ho pensato che le cose sembravano un po' troppo catastrofiche. Mi spiego. Hai saputo rendere alla perfezione le paure del bambino, perché non usare questa delicatezza anche nel presentare le scene di violenza per renderle più "veritiere"? Le botte erano forse sufficienti senza la violenza carnale, ho avuto la netta sensazione di aver mangiato troppi bocconi saporiti, uno dietro l'altro, e quindi il finale mi ha lasciato senza il giusto "crescendo".
Comprensibile la scelta dei dialoghi, mi è piaciuta.
Mi beccherò una lavata di capo? Chissà... a rileggerci!

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alberto.dellarossa
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Messaggio#17 » giovedì 29 ottobre 2015, 18:49

Ma quale lavata di capo! Perfettamente comprensibile il punto di vista. A dire il vero il dubbio è passato pure per la mia testa, poi mi sono detto "Fanculo, siamo cattivi davvero, una volta tanto".

In realtà, mentre scrivevo, ricordavo la descrizione di Ellroy in L.A.Confidential, uno che quando vuole essere truce ci riesce a pieno, e a un passaggio di Doctor Sleep di Stephen King

Altro aspetto che mi ha convinto a esagerare è la mia esperienza lavorativa in rassegna stampa. Leggendo diversi giornali ogni giorno, soprattutto locali, ne leggo di cotte e di crude - temo che l'azione da me descritta sia perfettamente plausibile, con l'eccezione dell'omicidio da parte del bambino che ho introdotto come chiusura del cerchio ma che è il vero elemento irrealistico del racconto.

Comunque grazie dello spunto di riflessione, ci penserò sicuramente sopra!

Francesca Nozzolillo
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Messaggio#18 » giovedì 29 ottobre 2015, 19:55

Ciao.

Non so bene che dire, il racconto scivola che è una meraviglia, è scritto molto bene e tu sei stato molto bravo a descrivere le sensazioni del bambino, la sua paura, il suo cercare di rifugiarsi sotto le coperte e attaccarsi al ricordo di quel pupazzo senza ali - che probabilmente è legato più a quello del bambino che gli chiede di giocare, che non al pupazzo in sé - Queste sono le valutazioni di carattere generale. Quelle di carattere personale sono che non mi è piaciuto fino in fondo. Sei incisivo e cattivo. Forse troppo, a dire il vero. Il tuo è un climax ben architettato, con un buon colpo di scena, ma se dovessi trovarmi a leggere un racconto come questo fuori da un contest probabilmente non mi entusiasmerebbe. Forse perchè non vedo speranza, non lo so. Il tuo è un racconto che disturba, e puoi prenderlo come un complimento :) in fondo, gli horror sono fatti per fare orrore. E questo direi che lo è, perchè parla di una bestia che rende bestia un bambino.

Forse potevo evitare di dilungarmi, ma vabe. Comunque complimenti :)

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alberto.dellarossa
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Messaggio#19 » giovedì 29 ottobre 2015, 21:01

Francesca, grazie.

Capisco il punto di vista e ti dirò di più, lo condivido. Perché scrivere questo racconto non è stato certo semplice, dal momento che parla di corruzione dell'innocenza. E questo per me è un crimine gravissimo, a qualsiasi livello. Essere incisivo e cattivo per me è un traguardo raggiunto, perché la cattiveria non mi appartiene (a differenza dell'aggressività, che invece conosco benissimo). Quindi grazie per i complimenti sullo stile e scusa per averti disturbato, pur essendo questo proprio l'obiettivo che mi ero posto.

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antico
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Messaggio#20 » domenica 1 novembre 2015, 19:19

Parto dall'unico elemento che non mi ha convinto del tutto: il finale. Mi sembra troppo veloce, troppo gettato via e quel pupazzo al quale sono ricresciute le ali mi è sembrato fuori posto. Sarebbero serviti alcuni caratteri in più per equilibrare, allo stato attuale è un pollice quasi totalmente su. Sul resto, niente da dire. Ottima anche la sperimentazione sul dialogo, anche seriferita all'elemento che avrebbe dovuto chiudere e che, come ho scritto, risulta un po' come un botto inesploso.

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