Lungo un corridoio oscuro

72ª Edizione della sua storia, Minuti Contati ospita una guest star d'eccezione: Augusto Chiarle. QUI potete visionare il trailer, al suo interno sono disseminati degli indizi sul tema con cui gli autori dovranno confrontarsi. Il VIA è fissato per lunedì 19 ottobre alle ore 21.00.
Veronica Cani
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Lungo un corridoio oscuro

Messaggio#1 » lunedì 19 ottobre 2015, 23:17

LUNGO UN CORRIDOIO OSCURO
Di Veronica Cani

Al Palazzetto dello Sport le attività si erano concluse, per quella giornata, e il guardiano era in procinto di chiudere. Non era rimasto nessuno, a parte Mike, l’allenatore della squadra femminile di atletica leggera. Al termine di ogni gara, quando le ragazze si riversavano negli spogliatoi, lui rimaneva ancora un po’ ai bordi della pista, a rivivere mentalmente la tensione, lo scatto alla partenza, la progressione e le grida di giubilo della vincitrice.
Quando a tagliare il traguardo era Emily anche lui esultava, ma questo avveniva tanto tempo fa. E non si sarebbe più verificato. Il medico era stato chiaro, al riguardo: retinite pigmentosa. Niente più gare, niente più successi, niente di niente.
Man mano che la sua vista si spegneva, come una lampadina difettosa che si illumina a intermittenza, si estingueva anche la sua gioia di vivere. La cecità le aveva chiuso gli occhi e tarpato le ali. Emily, che prima volava sulla pista, era precipitata in una notte oscura.
«Voglio consultare un altro specialista» le aveva detto Mike una sera. «Non voglio lasciare nulla di intentato.» Emily era già a letto e non aveva risposto. Si era girata di lato e si era messa a piangere in silenzio.
«Mister, è ancora qui? Devo chiudere.» Il guardiano lo riscosse bruscamente dai suoi pensieri. La luna era già alta nel cielo.
«Vado via subito, Jack, scusami.»
Al suo rientro a casa, Mike notò subito che qualcosa non andava. Regnava un silenzio insolito, sinistro. Chiamò Emily, ma non ricevette risposta. La cercò in tutte le stanze, ma la ragazza si era come volatilizzata. Dove poteva essersi cacciata, nelle sue condizioni? Il panico stava per prendere il sopravvento, quando Mike vide un bigliettino sul tavolo di cucina. Conteneva poche parole, tristi e laconiche: “Sono stanca di percorrere una notte infinita. Volo via.”
Il panico divenne disperazione. Senza indugiare un secondo, Mike uscì dall’appartamento e si lanciò in una corsa affannata lungo le strade. Corse a perdifiato, come se avesse le ali ai piedi, tutto intorno al circondario. Ma non aveva idea di dove potesse essere finita Emily. Arrivò a lunghe falcate fino al ponte sul canale. Il fiume era impetuoso, in quella stagione, e sembrava ululare.
La stanchezza ebbe la meglio e Mike si accasciò su una panchina, stremato. Un cane randagio gli venne incontro, scodinzolando e stringendo qualcosa tra i denti. Mike lo accarezzò sulla testa e gli tolse delicatamente l’oggetto dalla bocca: era un lembo di tessuto scolorito. Con il cuore che gli martellava nel petto, riconobbe la provenienza della stoffa. Era un brandello della divisa di Emily.
Il turbamento fu così forte da dargli la nausea. Un terribile sospetto prese corpo nella sua mente, ma Mike si rifiutava di accettarlo. Mentre si sporgeva sulla balaustra e lottava contro i conati di vomito, il sospetto divenne certezza. In fondo al canale, il corpo senza vita di Emily giaceva in una posa scomposta. Indossava la sua divisa. La campionessa aveva volato per l’ultima volta.



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Angela
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Messaggio#2 » martedì 20 ottobre 2015, 12:16

Racconto drammatico scritto con la sensibilità a cui Veronica ci ha abituati. Nei commenti agirò come per il laboratorio evidenziando i punti di forza e le cose da migliorare.
PUNTI DI FORZA: Il primo che balza subito all'occhio è l'aderenza alla trama che ritroviamo in almeno due parti del racconto: nella corsa a perdifiato di Mike "come se avesse le ali ai piedi" e nel finale (il volo dal parapetto). Ho apprezzato moltissimo le metafore che hai usato come ad esempio "il fiume che ululava" (bravissima), inoltre trovo che tu abbia la capacità di rendere vive le scene. La descrizione dello stato d'animo dell'allenatore arriva chiara e forte. Finale tragico ma dovuto e a cui comunque ci avevi preparato strada facendo. Brava.
PUNTI DEBOLI: il racconto è scritto bene e ha una trama lineare, forse l'unica cosa che avrei modificato è la scena del cane che si avvicina con il pezzetto di stoffa tra i denti. Se fosse stato il suo cane, non avrei avuto nulla da dire perché è chiaro che voleva comunicargli la disgrazia, invece è un cane randagio e si ha l'impressone che sia una scena costruita.
CONCLUSIONE: Ottima prova, brava Veronica.
Uno scrittore è un mondo intrappolato in una persona (Victor Hugo)

Veronica Cani
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Messaggio#3 » martedì 20 ottobre 2015, 15:11

Ciao, Angela, grazie per le osservazioni! :) La scena del cagnolino si è palesata nella mia testa proprio mentre stavo scrivendo le battute finali, e si è inserita con prepotenza nella narrazione...bisogna che mi decida una buona volta a fare una cernita delle mie visioni! :D Sono contenta che comunque il racconto ti sia piaciuto. In bocca al lupo per la gara, a presto! :)

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ceranu
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Messaggio#4 » martedì 20 ottobre 2015, 23:44

Ciao Veronica, ben trovata.
Purtroppo trovo il racconto lacunoso. Mancano gli elementi per farmi intuire la psicosi di base che ha colpito Emily. Non mi basta la Retinite per giustificare un suicidio.
Non capisco come sia possibile che lei abbia scritto il biglietto e sia uscita di casa sola per arrivare al ponte da cui si butta. L'unico momento in cui ce la presenti lei rifiuta la malattia, quindi non sarebbe stata in grado di fare nulla di tutto ciò.
La scena del cane è improbabile. È un randagio che ha in bocca un brandello del pigiama di lei. Quantomeno deve ringhiare a Mike che, per avere quel brandello, dovrà lasciarci una mano.
Lato positivo è il sentimento che è reso molto bene.
Ciao e alla prossima

Veronica Cani
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Messaggio#5 » mercoledì 21 ottobre 2015, 0:28

Ciao, Francesco! :) Perdere la vista quando si hanno ancora tanti obiettivi da realizzare nella vita, e in questo caso quando si è un'atleta affermata, purtroppo è spesso un motivo sufficiente per indurre una persona al suicidio. Ho avuto una collega che purtroppo ha commesso l'insano gesto proprio perché aveva perso la vista. La protagonista del mio racconto è diventata cieca progressivamente, quindi è in grado di scrivere un biglietto e anche di uscire da sola di casa. So che ci sono persone affette da retinite pigmentosa che non sono completamente cieche, ma riescono a percepire luci e ombre. Quanto al cane...be', questa è effettivamente una mia lacuna, perché ho poca dimestichezza con i cani e non conosco bene il loro comportamento :P Grazie per le osservazioni! :)

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ceranu
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Messaggio#6 » mercoledì 21 ottobre 2015, 7:56


Sono stanca di percorrere una notte infinita. Volo via.


Questa è una bella frase a effetto, ma fa pensare alla cecità completa, non a una che vede le ombre. Ricorda sempre che il lettore sa le cose attraverso quello che scrivi, quindi mantieni la coerenza del racconto. Quindi tratta la tua protagonista come non vedente, altrimenti cambia quelle frasi.
Sull'argomento suicidio lascio correre, anche se credo che alla base ci siano sempre patologie psichiatriche non rilevate.

Veronica Cani
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Messaggio#7 » mercoledì 21 ottobre 2015, 8:09

Ho provato io stessa a scrivere quella frase con gli occhi chiusi, proprio per sperimentare le difficoltà: il risultato non è stato ottimale, ovviamente, ma è perfettamente leggibile. Comunque capisco le perplessità :)

Veronica Cani
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Messaggio#8 » mercoledì 21 ottobre 2015, 21:48

Grazie dell'analisi, Pierluigi! Sono contenta che il racconto ti sia piaciuto :)

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AmbraStancampiano
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Messaggio#9 » sabato 24 ottobre 2015, 20:30

Ciao,
era tanto che non leggevo un racconto ambientato nel mondo dello sport, sembra che sia fuori moda, ma a me piacciono molto; trovo che il tema sia perfettamente rispettato, la trama è semplice e ben strutturata, ma ho qualcosa da ridire riguardo all'incipit: siamo in un palazzetto dello sport, ma mancano le componenti essenziali di una struttura sportiva: odori e rumori.
Non so, io il sudore , il sacrificio dell'atleta per arrivare al massimo risultato possibile, l'allenamento, i pavimenti di legno che fanno ciak ciak, il chiacchiericcio negli spogliatoi, i saluti tra compagni e avversari, le luci bianche dei neon che illuminano i campi da gioco coperti; tutte queste cose qui non ci sono e ne sento un po' la mancanza. Farci vedere per bene la nostra campionessa tesa nel suo sforzo e poi gloriosa vincitrice avrebbe reso ancor più drammatica la rivelazione del medico, che spezza il racconto e ci porta in una dimensione profondamente diversa: l'oscurità e il silenzio.
Per il resto: perché Emily e Mike vivono insieme? Sono amanti? Padre e figlia?
Comunque riesci a rendere molto bene il senso di panico sordo che deve provare lui nel trovare il biglietto e la sua corsa frenetica per cercarla.
Nel complesso una gran bella prova :)

Alla prossima!
Qui giace il mio cervello, che poteva fare tanto e ha deciso di fare lo stronzo.

Veronica Cani
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Messaggio#10 » sabato 24 ottobre 2015, 20:51

Ciao, Ambra! :) Sarebbe stato perfetto poter inserire gli elementi che mi hai elencato, e avendo libertà di estensione l'avrei fatto senz'altro; purtroppo, però, dovendo utilizzare un numero così limitato di caratteri mi sono dovuta limitare all'essenziale. Emily e Mike sono amanti. Grazie per le osservazioni! A presto :)

Luchiastro
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Messaggio#11 » martedì 27 ottobre 2015, 14:34

Ciao Veronica,

A me il racconto piace, nel senso che la tematica del suicidio (che non mi piace usare nelle mie storie) ha una spiegazione di fondo che regge (non è la banale storia d'amore). L'ambizione sportiva è in effetti, per chi ce l'ha nel sangue, una molla molto forte. E' bella e piena di significati anche la frase che lei scrive nel biglietto (però la storia della cecità graduale andrebbe spiegata meglio, perché altrimenti non è plausibile il fatto che lei riesca a scrivere e a uscire di casa). Forse potresti usare il cane come espediente narrativo, considerandolo come il cane della protagonista, addestrato alle passeggiate con persone non vedenti. Il termine randagio è versatile, può indicarne uno che ha sempre vissuto in natura (e che dunque non si avvicinerebbe mai a un essere umano), o magari uno che ha perso la casa o scappato dal canile (e in quel caso dipende dal carattere del cane e da cosa sente empaticamente per quel determinato uomo), quindi per non fare confusione lo toglierei in questo contesto. Leverei anche la frase finale, da tono giornalistico.

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marco.roncaccia
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Messaggio#12 » mercoledì 28 ottobre 2015, 23:59

LUNGO UN CORRIDOIO OSCURO
Di Veronica Cani
Ciao Veronica,
il tuo racconto è perfettamente aderente al tema. Tiene il lettore sulla pagina, ed è ben scritto. Ci sono alcuni espedienti, a mio avviso, poco riusciti. Il cane “tinca” ad esempio sembra poco verosimile. Il fatto che il racconto proceda per la sua direzione senza variazioni ne particolari svolte, (alla notte oscura della retinite si sostituisce quella della morte), dissipa il pathos che riesci a creare con il buon ritmo che dai alla narrazione.

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alberto.dellarossa
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Messaggio#13 » venerdì 30 ottobre 2015, 11:01

Ciao Veronica. Il racconto è scritto bene, le uniche modifiche che farei sono davvero marginali. La storia ha un suo perché, anche se il finale è decisamente chiamato. Rimangono dubbi sulla relazione tra Mike ed Emily, e non ho apprezzato molto la reiterazione di concetto "Volo via" - "ali ai piedi": avrei dedicato l'area semantica del volo unicamente a Emily.

Attenzione alla coerenza: mi parli di un canale/fiume che ulula in piena e mi presenti nelle battute finali un corpo in fondo allo stesso canale, regalandomi quindi l'immagine di un corpo in pochi centimetri d'acqua.

La scena del cane è incredibilmente empatica e ho apprezzato davvero il ruolo di angelo involontario dell'animale.

Nel complesso buona prova :)

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antico
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Messaggio#14 » domenica 1 novembre 2015, 22:58

Un racconto senza grossi sbalzi che però procede ben controllato fino alla sua conclusione. Ho sentito la mancanza di una chiarificazione circa il rapporto tra i due protagonisti e, forse, si sente un po' la mancanza di lei. Hai scelto di raccontare la storia dal pdv di Mike e pertanto lei doveva uscire riflessa, ma a quel punto sarei entrato subito nel vivo, fin dalle prime righe, senza perdere tempo nel ricreare senzazioni e immagini che avresti potuto evocare anche con lei subito al centro. In definitiva una prova da pollice tendente all'alto, c'è qualcosa in alcuni punti che mi stona, ma nulla di che.

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