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Le gambe di Titti - di M.R. Del Ciello

Inviato: lunedì 19 ottobre 2015, 23:50
da maria rosaria
Le gambe di Titti
di M.R. Del Ciello

Paolo passò il badge nel lettore e digitò il codice in uscita. Le venti e trenta. Anche questa sera aveva fatto tardi.
Sua moglie non l’avrebbe presa bene. Ma lui non aveva la minima intenzione di tornare a casa. Pensò al suo piccolo di pochi mesi e un moto di orgoglio lo attraversò, ma fu solo un attimo.
Subito fu invaso dal pensiero angosciante del pianto di neonato che anche quella notte lo avrebbe perseguitato, dai pannolini puzzolenti da cambiare e da sua moglie oramai diventata l’ombra di se stessa.
No. Non sarebbe tornato a casa.
Sfilò il telefonino dalla tasca e compose il numero.
- Scusa Stefy. Devo rimanere un altro paio d’ore in ufficio.
Dall’altra parte un sospiro. – Anche stasera? Ti sfruttano, lo sai?
- Ma no, è solo un imprevisto. Un paio d’ore al massimo e sono da te. Da voi.
- Ti aspetto per cenare?
- No, mangia. Poi, quando arrivo, faccio addormentare io Michele. Promesso.
- Va bene. Ma fa’ presto.
Paolo fece pochi passi sul selciato umido, saltò un paio di pozzanghere. Il bip del telecomando fu seguito dal rumore secco d’apertura della portiera. Entrò in auto e mise in moto.

 

- Dove te ne vai, puttanella?
L’uomo, gambe larghe sul marciapiede, la guardava con un ghigno malefico che dalla bocca saliva fino agli occhi.
- Volevi filartela con i miei soldi?
Titti lo vide scuotere da una mano all’altra uno sfollagente. Strizzò gli occhi e ammiccò un sorriso, il più candido che le riuscì.
- Ma no, te li avrei dati, che pensi…
L’omone avanzò piano verso di lei, continuando a sballottare lo sfollagente da una mano all’altra.

 

Le gambe di Titti sembravano infinite come lo spazio in cui perdersi dei suoi occhi azzurri.
Paolo la vedeva una volta la settimana, da quando il suo matrimonio era andato a puttane, da quando aveva provato il brivido del sesso a pagamento.
Quelle notti erano diventate un’ossessione. Colpa di Titti. Di come lo stringeva tra le gambe, di come sapeva fargli dimenticare, anche solo per poche ore, quelle giornate tutte uguali, frenetiche e frustranti.

 

L’omone era addosso a Titti. Passò lo sfollagente sul viso della donna che chiuse gli occhi.
Lo sfollagente disegnò il profilo del corpo di Titti e si fermò all’altezza dell’inguine.
- Adesso fai la buona con me – era un ordine travestito da sussurro. Il balordo fece cadere a terra lo sfollagente, poi mentre con una mano stringeva il collo della donna con l’altra si sbottonava i pantaloni.

 

- Adesso fai il buono tu!
Paolo era sbucato da un angolo nascosto. Chissà da quanto tempo era lì. Titti lo vide raccogliere lo sfollagente da terra e colpire alla nuca l’omone. Appena quello fu a terra, la prese per un braccio e la trascinò verso l’automobile.
Aveva ricominciato a piovere e i riflessi dell’asfalto bagnato si mescolavano alle luci dei fari delle altre automobili.
L’auto sfrecciava in una direzione che Titti ancora non conosceva.
Però si sentiva libera, accanto a Paolo, avvolta insieme a lui da quella notte coraggiosa e umida.

Inviato: mercoledì 21 ottobre 2015, 17:48
da Simone Cassia
Ciao Maria Rosaria,
un racconto gradevole e particolare il tuo. Immagino che il tema sia affidato al parallelismo tra le ali della notte e le gambe della prostituta (anche il nome della ragazza è stato scelto per rimandare al ben noto uccelletto della Warner Bros o no?). All’inizio ci fai vedere il solito racconto sull’uomo che tradisce la moglie a seguito della nascita di un figlio, poi quello stacco sul pappone lascia intuire che sta per accadere qualcosa di diverso. Sapientemente inserisci il tema e un’eco dei pensieri del protagonista e poi il finale “action” con tanto di randellata sulla nuca che però sembra più aprire un nuovo racconto che concluderne uno. In conclusione, buona la struttura e lo stile, bene anche l’aderenza al tema, solo il finale aperto lascia con un “e ora?”

Inviato: mercoledì 21 ottobre 2015, 19:09
da alexandra.fischer
LE GAMBE DI TITTI di Maria Rosaria del Ciello Mi piace il tuo racconto. L’ho immaginato in un contesto notturno, umido di pioggia. Racconti molto bene la vita di Paolo, stremato dal lavoro e anche stanco per via della famiglia che è aumentata (oltre a Stefy, deve fare i conti anche con la presenza di Michele, il figlio neonato, fragile e tirannico allo stesso tempo). A dargli un po’ di ottimismo è Titti. Per questo, lui non esita a salvarla dall’omone con lo sfollagente (che io ho immaginato come lo sfruttatore di Titti, prostituta con qualcosa di “Irma la dolce”) a costo di finire in un mare di guai. Interessante l’idea della fuga di Paolo con Titti. L’atmosfera è quella di un polar (poliziesco dalle tinte forti). Brava.
Attenta a: nella telefonata, metterei fra le virgolette e in corsivo le risposte di Stefy al marito. È più corretto.

Inviato: mercoledì 21 ottobre 2015, 20:38
da maria rosaria
Ciao Simone e grazie del commento.
Più che corretta la tua interpretazione del racconto, anche se all'elemento concreto (gambe=ali) aggiungerei anche quello meno materiale: le ali della notte sono il senso di libertà che i due (Titti e Paolo) recuperano in una fuga in auto verso chissà cosa.
Mi dispiace che il finale aperto ti abbia lasciato un po' "deluso" ma, sinceramente, non ne avevo altri. Forse Paolo tornerà dalla moglie, la fuga durerà solo un battito d'ali, oppure chissà, magari Titti e Paolo metteranno su famiglia e Paolo tradirà Titti con un'altra. Non so.
A me piaceva terminarla così, questa storia. Con quell'indeterminatezza che spesso caratterizza le storie d'amore e la loro fine.
:-)




Inviato: mercoledì 21 ottobre 2015, 20:41
da maria rosaria
Ciao Alexandra. Grazie anche a te.
Faccio tesoro del tuo suggerimento. Non sapevo che dovessi mettere tra virgolette e in corsivo le risposte della moglie. Forse perché si tratta di una telefonata?
Grazie ancora. A presto.
:-)

Inviato: giovedì 22 ottobre 2015, 10:31
da angelo.frascella
Ciao M.R.
Ho letto il tuo racconto, scritto in modo gradevole e con buona tecnica. Il racconto però non mi convince del tutto perché mi pare gli manchi un "centro narrativo". Da un parte c'è la storia di Paolo stufo del matrimonio e fedifrago. Dall'altra quella di Titti sua amante a pagamento che viene aggredita. Alla fine lui arriva, mette fuori gioco lo stupratore e se la porta via… e quindi? Tutto si risolve lì, con Paolo che freddamente mette KO un delinquente, come niente fosse, e lei che se ne sta tranquilla in auto con lui. Sembra quasi che il racconto si sia fermato a metà… Inoltre, nonostante le tue spiegazioni, faccio fatica a vedere l'aderenza col tema, un po' troppo metaforica.
A rileggerci
Angelo

Inviato: giovedì 22 ottobre 2015, 22:20
da maria rosaria
Ciao Angelo.
Grazie del commento di cui condivido la critica sulla scarsa (meglio poco chiara) aderenza al tema.
Pensavo (ma a quanto pare mi sbagliavo) che le ali della notte come senso di libertà, e fuga da una situazione che ci imprigiona, passasse. Invece me la sono cantata e suonata. ;) Va be'.
Sul finale, invece, non sono d'accordo. A me piaceva lasciar immaginare due che se ne vanno via, in auto, percorrendo una strada che li porterà chissà dove. Una strada di notte, l'asfalto bagnato, il riverbero delle luci.
Gusto mio, ovvio.
A presto.

Inviato: domenica 25 ottobre 2015, 17:31
da enrico.nottoli
Ciao Maria,
Mi piace la scelta che hai usato per declinare il tema. La prima parte del racconto è molto bella, appassionante e ben scritta, specie nei dialoghi. La storia però si perde in corso d’opera. Non ho apprezzato soprattutto gli spazi bianchi a dividere la narrazione in blocchi e creando confusione con i tempi e i luoghi. Il finale è un po’ facile, ma in generale una bella prova.
Ciao :)

Inviato: lunedì 26 ottobre 2015, 19:55
da beppe.roncari
Ciao M.R., ben ritrovata!
Il tuo racconto è un po' troppo irrealistico per i miei gusti, in particolare la scelta coraggiosa di Paolo di difendere Titti quando non ha il coraggio di fare il padre: mi sembrava più un pavido e un inetto, non lo vedo come l'eroe della storia.
Alcune scelte lessicali sono infelici: "da quando il suo matrimonio era andato a puttane" sembra una battutaccia, visto che poi a puttane ci va veramente, e "Il balordo". Balordo per chi? Qual è il punto di vista? Di Titti? No, è il suo magnaccia, sarà abituata, al massimo "il violento". Di Paolo? Mmm... non convince.
Mi spiace, alla prossima!

Inviato: lunedì 26 ottobre 2015, 20:20
da maria rosaria
Ciao Beppe.
Il protagonista non è affatto un pavido. E' solo un insoddisfatto della sua vita e della piega che ha preso dopo la nascita del figlio. Questo non vuol dire che non sia in grado di difendere una donna, soprattutto se da lui desiderata, se questa è in difficoltà.
Il balordo: una puttana può fare il mestiere che fa per tanti motivi e può benissimo considerare il suo magnaccia, così come l'ho descritto io, un balordo. Secondo me ci sta.
Per quanto riguarda l'"andare a puttane" hai perfettamente ragione. Me ne sono accorta troppo tardi per poterlo cambiare, ma suona veramente strano. :(
Grazie dei commenti, sempre preziosi.
:-)

Inviato: lunedì 26 ottobre 2015, 21:44
da Monica Patrizi
Il tuo racconto mi è piaciuto molto, sia nel contenuto che nello stile usato. A mio avviso ci sono tutte le coordinate rispetto al tema delle ali della notte, dai dettagli si riesce ad immergersi in quest'atmosfera notturna e umida: il badge di Paolo timbrato alle 20.30, la sua situazione coniugale claustrofobica, il lavoro notturno di Titti, la fuga in macchina, la libertà violata nel tentativo di stupro. Mi piace poco l'appellativo "l'omone", è una situazione drammatica, e il sostantivo "omone" mi fa un po' sorridere, ma è un parere personale. Brava! Più leggo i vostri racconti, più mi rendo conto di quanto sia difficile poter stilare una classifica!

Inviato: martedì 27 ottobre 2015, 21:08
da Vastatio
Ciao, un racconto che si fa leggere senza impedimenti ma che mi lascia perplesso. Un po' perché scegli di far diventare "eroe" un bugiardo traditore, che abbandona moglie e figlio. Un po' perché il tema è così slavato (sarà che piove) che potrebbe essere qualsiasi altro. Mi hai illuso con la frase sul matrimonio che andava a puttane, speravo che fosse un ulteriore indice di cinica ironia del protagonista, ma alla fine contro "l'omone", steso al primo colpo, se ne esce con una battuta ben poco da macho.

Inviato: mercoledì 28 ottobre 2015, 9:14
da maria rosaria
Mi dispiace Vastatio che il racconto non ti sia piaciuto.
Slavato il tema? Accidenti, 'sta cosa mi fa parecchio riflettere...
Non ho capito però a quale battuta finale "poco da macho" tu ti riferisca.

Alla prossima.
:-)

Inviato: giovedì 29 ottobre 2015, 12:26
da Strellima
Ciao Maria Rosaria, felice di leggerti.
Nel tuo racconto riscontro l'aderenza al tema e una buona gestione del ritmo narrativo. Fai un buon uso dei dialoghi e rendi le scene in maniera molto chiara, concreta.
L'appunto che posso farti, in questo caso, è sulla storia. Prima di iniziare a scrivere, ti sei chiesta che cosa stavi raccontando e perché? La storia di un uomo che fugge dalle responsabilità coniugali per avventurarsi nella notte con l'amante-prostituta mi sembra un tema di per sé non troppo originale, chiamiamolo topos letterario-cinematografico. Quando si sceglie di parlare di una cosa "già sentita" bisogna almeno fare lo sforzo di aggiungere qualche particolare che conferisca ai personaggi una certa unicità. A volte si ricorre al sovrannaturale, altre a caratterizzazioni particolari (pensa ai personaggi di Welsh o di Bukowski, o a quelli cinematografici di Woody Allen: persone particolarmente cattive, o particolarmente nevrotiche, in situazioni tutto sommato ordinarie). Spero abbia capito cosa intendo e che puoi usare questo punto di vista per dare molto più sale al tuo racconto, partendo da una buona struttura.
A rileggerti presto,
Alessandra

Inviato: sabato 31 ottobre 2015, 17:05
da maria rosaria
Ringrazio Monica, perché non l'avevo ancora fatto, per il suo commento.
Grazie anche a Strellima, che sottolinea la non-originalità del mio racconto. Devo ammettere che, essendo ancora alla ricerca di una forma narrativa corretta, spesso non mi concentro molto sull'originalità di ciò che scrivo.
Anche perché, lo ammetto, di spunti originali non è che me ne vengano molti in mente. ;) E allora, come in questo caso, mi concentro su una buona struttura, su un uso della lingua che sia efficace. Che, pure questo, non sempre mi riesce.
Alla prossima.

:-)

Inviato: domenica 1 novembre 2015, 17:26
da antico
Racconto che parte forte per poi cadere nell'incoerenza strutturale. Il ping pong tra le due situazioni non è giustificato, l'attenzione data ai due protagonisti è sbilanciata verso Paolo e pertanto Titty non può assurgere che al ruolo di comprimaria e i loro destini non possono essere messi in parallelo, primo perché non porti il lettore a empatizzare con entrambi. Quindi via le parti solo Titty, andava mantenuto il focus su Paolo. Inoltre, il finale giunge spuntato: arriva, la salva e vanno via... Dove? Si suppone a darsi reciproco conforto anche se uno paga e l'altra prende i soldi. Scatta qualcosa tra i due? Non è dato sapere. Hai grande abilità di scrittura, ma in questo caso hai mancato la storia, le scelte non sono state quelle ottimali e può capitare, no problem. Facendo la media tra l'ottima forma e la storia mancata sono per un pollice NI. Sarebbe carino rivederlo al labo, magari con quei 2000 caratteri in più.