BLACKBIRD

72ª Edizione della sua storia, Minuti Contati ospita una guest star d'eccezione: Augusto Chiarle. QUI potete visionare il trailer, al suo interno sono disseminati degli indizi sul tema con cui gli autori dovranno confrontarsi. Il VIA è fissato per lunedì 19 ottobre alle ore 21.00.
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patty.barale
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BLACKBIRD

Messaggio#1 » martedì 20 ottobre 2015, 0:53

Ho chiesto che mi lasciassero sola.
Dalla finestra di fronte a me vedo il giorno accoccolarsi dietro le cime delle montagne : una tavolozza di colori che dai gialli dorati di questo autunno elvetico vira all’arancione, al marrone e quindi al nero della notte.
Il trambusto del giorno cede il passo ai suoni ovattati, allo spirare del vento, allo stormire delle foglie, mentre un odore di terra umida, impregnata di vita pronta a rigenerarsi, penetra nella stanza appoggiandosi alle mie narici.
Inspiro con difficoltà lasciando che quell’aria densa lambisca anche papille gustative che hanno perso l’abitudine ai sapori.
Sono pronta. È il momento: che entrino i bianchi psicopompi.

“Potete procedere”.
La voce metallica del computer articola le parole.
L’infermiera in attesa dietro la porta socchiusa si allontana con passo leggero ed entra nello studio dei medici: “Dottor Cardei, è ora.”
“Arrivo.”
Il dottore si alza dalla scrivania con lentezza, quasi a voler procrastinare il proprio dovere.
Lavora nella clinica ormai da dieci anni e di pazienti simili ne ha visti molti, ma Lucia è così giovane…
Ventiquattro anni, una tesi di laurea da discutere, una valigia pronta per il futuro e all’improvviso quelle dita affamate di anarchia, un’anarchia che in soli dieci anni ne contagia tutto il corpo, ma non la mente, nella quale si imprimono tre semplici lettere: SLA.
La prima volta che l’ha incontrata ha sentito la paura.
La seconda volta ha cozzato contro la solitudine: i familiari che si opponevano, che non volevano lasciarla andare.
La terza volta si è schiantato contro la forza di volontà: un computer e un sintetizzatore vocale potevano essere imperativi.
La quarta volta, questa notte, le dirà addio.
Entra nella stanza illuminata solo dalla fioca luce del monitor.
Lucia guarda fuori dalla finestra.
Si avvicina al letto e le stringe la mano: sa che lei può sentire il suo calore.
Lucia guarda nel nero della notte.
Le somministra l’antiemetico.
Lucia sposta gli occhi sul monitor.
“Vuoi spegnerlo?” le sussurra.
Lucia socchiude gli occhi.
L’infermiera spegne il monitor e accende una luce soffusa e lo stereo.
Lucia lascia che i suoi occhi danzino al ritmo della musica.
Cardei inietta il mix di farmaci nella flebo.
Lucia chiude gli occhi, il respiro si fa leggero come una piuma che si posa, immobile, sul petto, mentre il suo universo si spegne in una dissolvenza in nero sulle note della canzone.
Blackbird singing in the dead of night
Take these broken wings and learn to fly
All your life
You were only waiting for this moment to arise
Blackbird singing in the dead of night
Take these sunken eyes and learn to see
All your life
You were only waiting for this moment to be free



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Angela
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Messaggio#2 » martedì 20 ottobre 2015, 14:14

Un gran bel pezzo, Patty, coraggioso e forte. Parlare della SLA o delle malattie in generale è sempre un rischio ma tu lo hai fatto in modo originale e anche poetico. Il fatto di spezzare le righe trovo che sia stata una scelta azzeccata perché permette al lettore di avere le giuste pause per elaborare i concetti. La morte della giovane che hai accompagnato con le strofe di una canzone, trovo che tu l'abbia descritta in modo magistrale già in questa frase: "Lucia chiude gli occhi, il respiro si fa leggero come una piuma che si posa, immobile, sul petto, mentre il suo universo si spegne in una dissolvenza in nero sulle note della canzone."
Anche nel tuo racconto la trama è stata interpretata in modo originale.
Dopo la sviolinata, partiamo con qualche appunto, altrimenti l'Antico mi caccia (scherzo).
Il primo appunto che vorrei farti è nell'incipit, pur essendo ben scritto perché tu hai uno stile maturo ed elegante, è troppo descrittivo. In un testo così breve, prende decisamente troppo spazio. A parte questo, i manuali di scrittura vogliono che non si inizi mai con le descrizioni e questa è una delle cose che condivido.
Altro appunto riguarda le strofe finali. Stesso discorso. Parliamo di un testo di appena 2600 caratteri e ci sono almeno tre strofe. Per il resto è un lavoro molto buono. Brava.
Uno scrittore è un mondo intrappolato in una persona (Victor Hugo)

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patty.barale
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Messaggio#3 » giovedì 22 ottobre 2015, 0:47

ciao, Angela.

Innanzitutto grazie per il commento.

hai ragione, la descrizione iniziale è molto lunga ((in percentuale), ma è così per due motivi:

1-involontario: purtroppo ho il vizio di mettermi spesso nell'ottica di chi muore (subisco il fascino della morte da quando ero molto piccola) e parto quindi con narratore autodiegetico destinato a morire, per poi rendermi conto che non va bene, che non posso trovargli una legittimazione a narrare, per cui devo cambiare pdv e così via

2-volontario: ho indugiato nella descrizione sensoriale proprio per evidenziare come il deficit motorio si accompagni, in maniera estremamente crudele, alla persistenza della sensibilità, che pare, quindi, espandersi.

infine la canzone: lo so avrei dovuto limitare il tutto magari a una sola strofa: ma è stata proprio la canzone a ispirarmi e ogni strofa mi sembrava importante e non sono stata in grado di "tagliare"!

 

:-)

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AmbraStancampiano
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Messaggio#4 » venerdì 23 ottobre 2015, 0:49

Ciao,
hai scritto un racconto molto forte, con un messaggio pesante e al contempo leggero come le ali del tuo blackbird; complimenti!
La descrizione iniziale personalmente non mi ha dato nessun fastidio, anzi, è molto utile ad agganciare il lettore e compenetrarlo nella vicenda.
La canzone che ti ha ispirato è perfetta, il tema credo che sia perfettamente centrato. E' molto difficile parlare di eutanasia, ma tu lo fai con leggerezza e rispetto.
Lo stile è buono, l'unica frase che ti vorrei segnalare è "...e all’improvviso quelle dita affamate di anarchia, un’anarchia che in soli dieci anni ne contagia tutto il corpo, ma non la mente, nella quale si imprimono tre semplici lettere: SLA." Capisco che cosa mi vuoi dire, ed anche il paragone tra la SLA e l'anarchia è molto azzeccato, ma forse la frase va riformulata perché ci si perde un po', manca il giusto focus.
Per il resto ottima prova, più vado avanti e più mi rendo conto che stilare una classifica sarà DAVVERO difficile.
Alla prossima!
Qui giace il mio cervello, che poteva fare tanto e ha deciso di fare lo stronzo.

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ceranu
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Messaggio#5 » domenica 25 ottobre 2015, 14:24

Ciao Patty, che racconto coraggioso! Tratti un argomento per nulla semplice, e lo fai in maniera diretto, senza fronzoli. Ho apprezzato anche il fatto che non hai cercato di impietosire il lettore. Non c'è il tentativo di arrivare al lettore attraverso sentimenti eccessivi che, in una situazione simile, avrei trovato stucchevoli. Il racconto è equilibrato e ben gestito. Unico neo è il testo finale, forse un po' troppo lungo. Nel complesso è un ottimo racconto.
Ciao e alla prossima.

alexandra.fischer
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Messaggio#6 » lunedì 26 ottobre 2015, 18:50

La tua storia è davvero un pugno nello stomaco. Racconta di un'esistenza spentasi troppo presto. Ventiquattro anni e una vita appena cominciata (tesi di laurea da discutere, valigia pronta per viaggiare) ed ecco la condanna della SLA. Apprezzo molto il personaggio del Dottor Cardei, il quale, dopo aver fatto del suo meglio per aiutare la protagonista (Lucia) a restare in contatto con il mondo (computer, sintetizzatore vocale) ora l'aiuta ad andarsene (mix di farmaci nella flebo). Punto di vista di Lucia gestito molto bene ( all'inizio, con la bellissima immagine del medico e degli infermieri- psicopompi e alla fine, con la canzone di congedo notturna. Anche qui c'è un'immagine ultraterrena... gli uccelli neri, ma io non li vedo come psicopompi, in questo caso. Sono degli animali totem, perché faranno da guida a Lucia nella nuova vita ultraterrena (credenza molto vicina ai miti di Castaneda....l'al di là visto come luogo di prove sciamaniche, una sorta di Isola del Tonal, appunto).

Luchiastro
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Messaggio#7 » martedì 27 ottobre 2015, 21:10

Ciao Patty,

A me ha dato l'impressione di essere un racconto con tematiche complesse, che ampliato renderebbe molto di più. Il principale motivo della vicenda è ovviamente la malattia della donna, però c'è anche quello del transfert con il dottore. Senza il pezzo iniziale (il tramonto - la natura che si/ci prepara al dramma) e anche la canzone finale (il rapporto musica-morte) credo che perderebbe molto. Per questo dico che avrebbe bisogno di più caratteri.

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marco.roncaccia
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Messaggio#8 » mercoledì 28 ottobre 2015, 23:47

BLACKBIRD di Patty Barale
Ciao Patty,
potrei dirti che l’incipit del tuo racconto si abbandona a una descrizione forse troppo lunga, che la lista delle volte che il dottore ha incontrato la protagonista rischia di ammazzare il racconto con la protagonista, ancora in vita, che la porzione della canzone dei beatles che inserisci alla fine è troppo grande nell’economia del racconto. Insomma è veramente disdicevole scrivere un capolavoro con tutte queste cose che normalmente, in un racconto di 3000 battute spazi inclusi, non si devono fare.

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patty.barale
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Messaggio#9 » giovedì 29 ottobre 2015, 7:43

Grazie, Marco!

:-)

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patty.barale
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Messaggio#10 » giovedì 29 ottobre 2015, 7:52

Grazie a tutti per i commenti!

Alexandra, gli uccelli neri, infatti qui, non sono psicopompi, ma la liberta del volo e quindi di quel movimento negato delle ali spezzate dalla SLA.

e mi piaceva il fatto di dare alla morte un colore che di solito non le appartiene (il bianco) e alla libertà il nero del blackbird!

non so se mi sono spiegata (sono in treno e col cellulare...)

:-)

Luchiastro: è vero è un tema che richiederebbe fiumi di parole, ma il racchiuderlo in uno spazio così minuscolo per me significa semplicemente dire che non ci sono parole per descrivere questa sofferenza!

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alberto.dellarossa
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Messaggio#11 » venerdì 30 ottobre 2015, 22:07

Brava Patty.

Il commento che farò non sarà sul pezzo, scritto davvero bene, soprattutto nella prima parte (i bianchi psicopompi, perdio! semplicemente meravigliosi: è un'immagine che stacca terribilmente, e spezza l'immaginario collettivo del corvo come psicopompo d'eccellenza). La tua scrittura negli ultimi 4 anni (da quando abbiamo incrociato le penne la prima volta, su La Tela Nera) è evoluta in maniera sensibile. Il racconto è delicato, e a mio avviso il migliore del girone. Non per la trama, che tutto sommato è abbastanza semplice e chiamata, ma per la realizzazione. Soprattutto la chiusura, col testo di Blackbird che chiude e si sostituisce completamente alla prosa. Brava.

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patty.barale
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Messaggio#12 » venerdì 30 ottobre 2015, 22:56

grazie, Alberto!

 

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antico
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Messaggio#13 » lunedì 2 novembre 2015, 0:31

Un commento davvero semplice da scrivere: POLLICE SU. E complimenti.

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patty.barale
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Messaggio#14 » lunedì 2 novembre 2015, 0:34

Che dire, se non: GRAZIE!

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