Gruppo RAFAEL: Lista racconti ammessi e classifiche

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antico
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Gruppo RAFAEL: Lista racconti ammessi e classifiche

Messaggio#1 » mercoledì 18 novembre 2015, 3:02

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Questo è il gruppo RAFAEL della AISLINN EDITION con Aislinn nelle vesti di Guest Star.

Gli autori del gruppo RAFAEL dovranno commentare e classificare i racconti del gruppo HANIEL.

I racconti di questo gruppo verranno invece commentati e classificati dagli autori del gruppo LUCIFERO.

I primi QUATTRO racconti di questo raggruppamento avranno diritto alla pubblicazione immediata sul sito ed entreranno tra i finalisti che verranno valutati direttamente da Aislinn. Altri racconti ritenuti meritevoli da me, l'Antico, verranno a loro volta ammessi alla vetrina del sito.

Ricordo che la composizione dei gruppi ha seguito il seguente criterio: assegnazione per ordine cronologico di consegna.

E ora vediamo i racconti ammessi a RAFAEL:

- Sulla panca, di Alexandra Fischer, ore 22.18, 2389 caratteri (L'apparenza inganna)
- Meglio l’amore, i soldi o i proverbi?, di Giorgio Distante, ore 22.59 (Seconda possibilità)
- Negare negare negare, di Marco Actis Dato, ore 23.09, 2998 caratteri (L'apparenza inganna)
- Un grido nella nebbia, di Alessandra Corrà, ore 23.23, 2870 caratteri (L'apparenza inganna)
- Il contratto, di Carla Anastasio, ore 23.53, 2870 caratteri (L'apparenza inganna)
- Lei non è una bellezza risaputa, di Fabiana Donato, ore 23.58, 2937 caratteri (L'apparenza inganna)
- Le apparenze a volte ingannano, di Rionero, ore 00.19, 2942 caratteri (L'apparenza inganna)
- Ancora un’altra possibilità, di Gian De Steja, ore 00.42, 2994 caratteri (Seconda possibilità)
- Giovannino nemmeno a una mosca, di Sara Tirabassi, ore 00.58, 2769 caratteri (L'apparenza inganna)
- Un tipo spigoloso, di Fernando Nappo, ore 01.15, 2885 caratteri (Seconda possibilità) 5 punti malus


Avete tempo fino alle 23.59 di venerdì 27 novembre per commentare i racconti del gruppo HANIEL. Le vostre classifiche corredate dai commenti andranno postate direttamente sul loro gruppo. Vi avverto che sarò fiscale e non accetterò classifiche postate anche solo alle 00.00 a meno che problemi improvvisi vi ostacolino all'ultimo, ma in quel caso gradisco essere avvertito, sapete come trovarmi. Vi ricordo che le vostre classifiche dovranno essere complete dal primo all'ultimo. Una volta postate tutte le vostre classifiche, posterò la mia e stilerò quella finale dei raggruppamenti.
NB: avete dieci giorni per commentare e classificare i DIECI racconti del GRUPPO HANIEL e so bene che sono tanti. Ricordatevi però che Minuti Contati, oltre che una gara, è primariamente un'occasione di confronto. Utilizzate il tempo anche per leggere e commentare altri racconti, ne avete TRENTA a dsisposizione e se la guardate in quest'ottica, ve lo assicuro, dieci giorni sono anche troppo pochi. E ancora: date diritto di replica, tornate a vedere se hanno risposto ai vostri commenti, argomentate, difendete le vostre tesi e cedete quando vi convinceranno dell'opposto. Questa è la vostra palestra, dateci dentro.

Eventuali vostre pigrizie nei confronti dei commenti ai racconti (che devono avere un limite minimo di 300 caratteri ognuno) verranno penalizzate in questo modo:
– 0 punti malus per chi commenta TUTTI i racconti.
– 6 punti malus per chi commenta la metà dei racconti + 1
– 13 punti malus per chi non commenta i racconti o arriva a commentarne meno della metà + 1
Cominciate a utilizzare il contatore del forum per calcolare i caratteri. Selezionate l'area desiderata e fate calcolare.


Vi ricordo che i racconti non possono essere più modificati, se noterò qualche sgarro procederò all’eliminazione. Se avete dubbi su come compilare le classifiche, rivolgetevi a me.
Potete commentare i vari racconti nei singoli thread per discutere con gli autori, ma la classifica corredata dai commenti deve obbligatoriamente essere postata nel GRUPPO HANIEL.
Altra nota importante: evitate di rispondere qui ai commenti ai vostri lavori, ma fatelo esclusivamente sui vostri tread.

BUONA EDIZIONE A TUTTI!



carla anastasio
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Re: Gruppo RAFAEL: Lista racconti ammessi e classifiche

Messaggio#2 » mercoledì 18 novembre 2015, 17:43

E' un problema del mio pc o ancora non si può accedere ai racconti?

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Jacopo Berti
Messaggi: 441

Re: Gruppo RAFAEL: Lista racconti ammessi e classifiche

Messaggio#3 » giovedì 19 novembre 2015, 22:40

Ecco la mia classifica. Sui primi due racconti non ho avuto dubbi. La parte centrale della classifica, invece, è stata più difficile da compilare.
Spero che i miei commenti vi siano utili e che prendiate le ultime posizioni con filosofia.


1) - Giovannino nemmeno a una mosca (L'apparenza inganna)
Mi tocca provare, bravissima Sara, a fare un commento adeguato: di questo cimento avrei tutto pensato ma non di trovare cotanto rimoso e assonante talento.
Prevale - ed è un fatto - il divertimento rispetto ad ogn'altro rivale. Perdonino gli altri lo smacco, ma ad ora, perbacco, è matto il tuo scacco.
E bando alle norme sull'util commento.


2) Sulla panca (L'apparenza inganna)
Mi piace il fantastico un po' surreale degli oggetti inanimati che diventano animati, quel "perturbante" freudiano che resta tale e non diventa un fantasy dove tutti gli oggetti sono magici o animati e sembra normale che lo siano.
Questa lotta tra streghe, occultiste, o quel che sono, attraverso il controllo della sciarpa-famiglio è davvero convincente. Mi hai conquistato a questo punto: "Ricordava ancora il tocco delle dita nodose e raggrinzite dall’età che l’avevano cucita e anche le parole malevole della sarta. / Stai ferma. Non sono io il tuo cibo."

Poi ci sono delle scelte di singole parole o di punteggiatura che mi sembrano stonate.
Ma sono poca cosa all'interno di quello che è certamente uno dei migliori racconti della competizione.


3) Negare negare negare (L'apparenza inganna)
Il racconto decolla fin da subito con l'ottimo incipit, che devo ammettere di apprezzare anche perché mi è in qualche modo familiare.
Sulla qualità della scrittura, sul ritmo, sull'alternanza tra descrizione e discorso diretto, non ho niente da criticare.
L'idea in sé mi pare un po' "gratuita", nel senso che mi sono messo a pensare "e perché?" e non ho trovato risposta. Mi sarebbe piaciuto se ci fosse stato qualche indizio sul contesto in cui ha luogo la rivelazione a proposito del protagonista. Gli indizi, o meglio le anticipazioni, da rileggere ex post, li ho apprezzati (Sto andando in tilt, è come se sentissi fischiare delle valvole che sono state sotto pressione troppo a lungo. Alzo le braccia. Non so perché.) e certamente hanno contribuito ad attenuare di molto quel vago senso d'insoddisfazione alla fine.
Mentre scrivo, noto che c'è anche un'interpretazione metanarrativa dell'argomento assegnato: altro punto a tuo favore.


4) Ancora un’altra possibilità (Seconda possibilità)
Bel racconto. Equilibrato, ben scritto, attuale, sorprendente.
Mi soffermo sul "sorprendente": sinceramente, all'inizio - per il riferimento al terrorismo: martirio e il nome dei protagonisti - credevo qualcosa di completamente diverso. Poi all'apparizione del Buddha mi sono venute in mente le pacate meditazioni di Hesse e dei suoi protagonisti. Infine - anticipato già dal quel ghigno - il colpo di scena: un Buddha smaliziato e crudelmente ironico, e un'espressione straniante, contemporanea, lontanissima dal clima creato.
Il tema "seconda possibilità" è centrato a puntino. È inserito verbatim nel testo in maniera naturalissima, e ho apprezzato soprattutto "Ti farà piacere sapere che avrai una seconda possibilità e anche una terza e una quarta e molte altre".

Avrei solo qualche osservazione minore su singole parole e costruzioni, ma eventualmente te le farà qualcuno che non ha altrettanto apprezzato il racconto.


5) Le apparenze a volte ingannano (L'apparenza inganna)
Per raccontare senza annoiare (o per essere più oggettivi: senza annoiare me) una storia d'amore che finisce e un'altra che inizia, bisogna scrivere bene.
E buona parte del racconto mi pare scritta bene: chiara, pulita, con sviluppi interessanti, come il fascino che esercita sul protagonista la voce delle ragazze (era impazzito per quella risata o una voce femminile dolce come il miele ecc.) e il conflitto che chi è disperato vive davanti alle altezze: attrazione e repulsione. Attraverso questi e altri passi ben riusciti, caratterizzi in modo convincente i personaggi. A un certo punto assumi una prospettiva esterna che, assieme a quel che la precede (paesaggio, dialogo), restituisce un'immagine nitida della vicenda: Da lontano sembravano una coppia ormai distrutta, lei furiosa e lui rassegnato, arrivati fin lì per consumare il loro ultimo litigio lontano da occhi indiscreti.

L'attacco però non mi è piaciuto molto. I troppi troppo e l'insomma preceduto dai puntini di sospensione, mi sembrano soluzioni modeste per un incipit. La ripresa delle stesse parole nel primo e nel secondo paragrafo va bene, ma l'insomma e la ripetizione del titolo che è poi il tema assegnato ne smorzano un po' l'effetto, che diventa ridondante


6) Un grido nella nebbia (L'apparenza inganna)
Bella l'idea di rappresentare il senso di alienazione e disgusto generalizzato che deriva dall'essere stati turlupinati da un venditore di professione (di case, di contratti telefonici, di utenze, di idee...). Accattivante anche l'esito finale.
Anche altri punti sono simpatici (ad esempio i corvi), ma altri mi sembrano un po' forzati. Insistere sul fatto che Marta fosse una donna di buon senso, apprezzata, stimata ecc. diventa subito ridondante ed esagerato (quando dici che per la prima volta si era sentita perplessa).
Poi, da un racconto del genere, mi sarei aspettato un po' più di personalità individuale. Specie nella prima parte, dovrebbe essere più racconto e meno resoconto.


7) Un tipo spigoloso (Seconda possibilità)
Da Flatlandia ad alcuni brevi racconti fantastici (pubblicati a volte in un contesto fantascientifico) la metafora geometrica mi ha sempre suscitato simpatia: permette di parlare d'altro con leggerezza, utilizzando come personaggi "figure", appunto, ben note a tutti. Un po' come gli animali nelle favole.
L'idea è simpatica, ma trovo che lo sviluppo sia un po' troppo lineare: ho l'impressione che il lettore, date le prime cinque righe, avrebbe potuto andare avanti da solo, salvo per alcune piccole cose gustose che vivacizzano un po' il racconto anche nel prosieguo. Credo che, per la struttura e il contenuto che ha, sia difficile migliorarlo di molto senza fare cambiamenti drastici.
Insomma, mi pare che tu abbia scelto scelto una cosa un po' facile: senza disprezzo per il facile, trovo però che funzioni fino a un risultato "carino".


8) Il contratto (L'apparenza inganna)
Un apologo che forse vorrebbe essere attuale ma che è già un po' demodé. Mi sembra troppo didascalico, specialmente nei dialoghi; e poi il finale non è "a sorpresa", essendo i gesuiti il bersaglio per eccellenza di questo genere di narrazioni.
Infine, non mi risulta che i gesuiti cambino il nome quando entrano nell'ordine o vengono consacrati.


9) Lei non è una bellezza risaputa (L'apparenza inganna)
Bisognerebbe davvero scrivere in una forma e uno stile perfetti o quasi per osare un racconto - seppur breve come quelli di 3000 caratteri - senza 'a capo'.
Comprendo il progetto di rendere un pensiero, un cambiamento di stato d'animo, una caratterizzazione, come una cosa fluida, senza soluzioni di continuità, ma con questo blocco monolitico di parole secondo me ottieni l'effetto opposto.
Il cambio di paragrafo dovrebbe consentire al lettore di prendere fiato. E prendere fiato è una cosa che desidera sempre, tanto più se nota difficoltà, imprecisioni, lungaggini ecc. E nel tuo racconto ce ne sono molte, che non rendono giustizia alle belle immagini di cui il racconto non manca. Ma che non sfrutta, perché non riesce a dirle in modo chiaro, a valorizzarle, a incorniciarle.


10) Meglio l’amore, i soldi o i proverbi? (Seconda possibilità)
Un susseguirsi di pensieri, una specie di flusso di coscienza che - slegato da un rapporto con un qualcosa di diverso da esso - secondo me non è ancora un racconto. È chiaro che ciascuno può fare valutazioni diverse, ma a me sembra qualcosa di preparatorio a un racconto, qualcosa da cui poi trarre un racconto, o da inserire in un racconto che magari consista solo in due paragrafi, iniziale e finale, a cornice. O ci si potrebbe limitare a inserire qualche riga di racconto (cambiando la persona e il tempo) intercalandola al flusso di pensieri.
Vedo soltanto un accenno di narrativa quando cambi la focalizzazione e introduci una sorta di discorso diretto: "Hai capito Denise? ". Ma a mio avviso non basta.
Concludo dicendo che tra questi pensieri ci sono delle idee simpatiche, idee che potrebbero di per sé costituire un breve racconto di quelli che mi pare funzionino su MC: ad esempio quella che la vittoria di una squadra sia condizionata anche da chi ci scommette e che un individuo che vada indietro nel tempo inconsapevole della cosa rischi di cambiare non la sua situazione economica ma l'esito della partita.
«Se avessimo anche una Fantastica, come una Logica, sarebbe scoperta l'arte di inventare» (Novalis, Frammenti)

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Steamdoll
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Re: Gruppo RAFAEL: Lista racconti ammessi e classifiche

Messaggio#4 » venerdì 20 novembre 2015, 5:27

1. Un tipo spigoloso, di Fernando Nappo
Due soli refusi: spigolostà e acquilone.
Per quanto riguarda il racconto, pur non avendo mai letto Flatlandia, trovo che sia un'allegoria come altri hanno detto simpatica, divertente e leggera, che riesce a parlare di un tema importante con semplicità. Sono d'accordo con chi sostiene che siamo nel territorio delle favole, più che di narrazioni di altro tipo, come tale compie il suo dovere egregiamente. Sono sicura che sarebbe perfetto per educare i bambini in merito alla diversità, non è un merito da poco.
Scritto davvero molto bene, scorrevole, con proprietà di linguaggio e un accenno di originalità che non guasta mai. Personalmente non cambierei nulla del racconto, così com'è, è troppo corto per diventare ripetitivo e, in fondo in fondo, ricorda a tutti noi i primi anni di scuola e le formine con cui giocavamo da piccoli: la geometria è un ambito piccolo, confortevole, che non hai macchiato con eccessi lasciando intuire tutto senza scendere in esempi che avrebbero rotto l'incanto.
Sia la piccola che la matura Steamdoll approvano.

2. Negare negare negare, di Marco Actis Dato
Il racconto mi è piaciuto, ma devo dire che da lettrice smaliziata di sci-fi ho iniziato a pensare a una persona artificiale da prima dei segni effettivi, ma questa è mera preveggenza personale. Tuttavia, ci sono cose che non tornano: intanto nei dialoghi (chi mai direbbe "Questa volta ti metto con le spalle al muro.", specie se infuriato?), ma soprattutto proprio negli indizi sulla natura della parte maschile della coppia. Valvole? Fischi? Per un androide così avanzato da contraddire direttive e avere una capacità del genere di fingere/imitare emozioni umane?
Non tornano, sembra che abbiamo a che fare con un macchinario ottocentesco, più che con un ritrovato della tecnologia futuribile. In ogni caso, il richiamo religioso ("Cristo, vuoi rompermi") è decisamente troppo, troppo umano. Infine, il punto dolente è l'aderenza al tema. Le apparenze ingannano, ma chi? Il lettore? Perché di certo nessuno dei due personaggi viene "ingannato". Le apparenze mostrano qualcosa che effettivamente è come sembra. Non so se il lettore faccia parte del patto narrativo, ho i miei dubbi in merito.

3. Sulla panca, di Alexandra Fischer
Lo spunto da cui parte il racconto è molto interessante: un oggetto che assume volontà propria. Però ha il difetto di molti dei racconti in cui si personificano un animale o un oggetto: la sciarpa è umana. Pensa come un essere umano, ricorda persino come un essere umano, cosa non necessaria per raccontarne la genesi, poteva essere fatto direttamente. Non è una sciarpa, è una sciarpa umana. Ponendo che sia la coscienza della vecchia sarta a essersi impadronita della sciarpa, perché dovrebbe ancora pensare come una sciarpa? C'è una discrepanza in tutto questo che non riesco ad appianare. Superato questo, il racconto è scorrevole, ma il finale non mi convince.
Sembra quasi forzato nella direzione che deve prendere per assecondare il tema. E, purtroppo, l'esplicitazione "capì che l'apparenza ingannava" mi convince ancora di più su questa strada. Pare che sia una giustificazione per il cambio improvviso di direzione preso dal racconto, per la frettolosa rivelazione in due righe del fatto che entrambe siano sarte dotate di "poteri"; si passa dalla sciarpa, alla vecchia, alla sciarpa, alla giovane, alla vecchia. L'avvicendamento finale è un po' confusionario, ma in generale il racconto è ben scritto, ma lo sbilanciamento tra la costruzione minuziosa ed evocativa iniziale al colpo di scena velocissimo si fa sentire.
Non sembrerebbe, ma il racconto mi è piaciuto.

4. Giovannino nemmeno a una mosca, di Sara Tirabassi
Mi dispiace non essere d'accordo con gli altri: non è la struttura a distrarre, ma la complessità di scrivere un racconto in questo modo si fa sentire.
A volte le parole sono forzate, per cercare delle rime che non risultano né naturali, né lineari dal punto di vista metrico lette ad alta voce. La punteggiatura a volte è invasiva e non aiuta a seguire il flusso che le frasi dovrebbero avere, le virgole aggiungono pause che sfasano ancora di più l'effetto metronomo.
Pur essendo una grande appassionata di componimenti di questo tipo, la storia è difficilissima da seguire, ho dovuto rileggerlo per comprendere quale fosse il significato, una volta assorbito l'impatto non tanto delle rime, ma delle parole (a volte oggettivamente difficili, come acetilene) che per l'appunto sono state ricercate per la rima.
L'insieme non lo ritengo convincente proprio perché non ha la fluidità di un reale componimento poetico e porta a dilatarsi anche l'importanza del ribaltamento finale, che passa del tutto in secondo piano. Con un racconto più comprensibile, sicuramente invece la storia, oggettivamente interessante, avrebbe colpito e suscitato sorpresa. Un esperimento ardito... e non riuscito.

5. Ancora un'altra possibilità, di Gian De Steja
È davvero un peccato, perché trovo che l'idea di fondo sia complessa, semplice e piuttosto delicata al tempo stesso. Non tanto per il momento attuale, ma in quanto va a toccare due religioni molto importanti della nostra storia; il peccato è che tutto questo venga vanificato dalla banalizzazione stereotipata dei kamikaze (non ha lo stile di un racconto ironico, per cui, terribile frase finale a parte, mi riservo di considerarlo sufficientemente leggero ma serio), dall'atteggiamento del Buddha che sembra uscito da uno spot tv di dubbio gusto, alla scelta dei tempi delle reincarnazioni.
Affondare il coltello nella piaga dicendo che la reincarnazione non funziona nel modo descritto (non avrebbe certo dovuto reincarnarsi in esseri umani secondo la ruota karmica, ma la prendo come una "licenza poetica") non sarebbe d'aiuto. Perciò prendendo per buono l'artificio letterario, il finale è sbrigativo, quando secondo me avrebbe meritato più spazio di quello dedicato all'introduzione (altro spot pubblicitario o vignetta da quotidiano sul paradiso).
La frase in inglese è fuori luogo comunque la si giri, specie in bocca al Buddha, che aumenta l'effetto da "ho visto una maglietta da Disegual in cui Gautama lo diceva".
Non farò neanche io osservazioni minori, nonostante non mi sia piaciuto, in merito allo stile perché sono piuttosto soggettive; di per sé è scritto correttamente.

6. Il contratto, di Carla Anastasio
A mio parere, manca lo svolgimento perché possa essere definito un racconto.
La scena presentata, inoltre, è totalmente surreale: il climax vorrebbe portare a credere che si tratti di un venditore di qualche tipo, ma c'è quella frase, quell'accenno ai ragazzini che stona, un punto di rottura evidentissimo che inizialmente sembra solo fuori contesto, ma che in un secondo momento già fa presagire dove si andrà a parare. I dialoghi sono molto forzati, non ha l'aria di un giuramento, semmai appunto di un corso di training di qualche tipo, in questo caso il ribaltamento di fronte non è solo narrativo, ma viene costruito ingannano di fatto il lettore, perché non gli vengono dati elementi per capire la scena. Se anche fosse voluto, questo sminuisce l'impatto finale come l'assassino di un romanzo giallo che si scopre essere stato citato solo a pagina 50 e poi mai più visto.

Dal punto di vista contenutistico, la critica sociale è così manichea da dipingere il futuro gesuita come un molestatore che premedita, ma che a quel punto avrebbe gioco più facile non entrando in un ordine religioso. Poi, sarà ignoranza mia, ma non capisco perché al giorno d'oggi la gente dovrebbe abbassare lo sguardo davanti a un gesuita (non si sta parlando di un'alta carica clericale, del resto, a quanto si evince dal testo).
Nel caso volesse esprimere davvero una critica verso l'ordine, ha la valenza di una vignetta caricaturale in cui un sacerdote viene rappresentato con le corna, solo che in questo caso non sembra volta a esprimere satira, ma solo una demonizzazione piuttosto ingenua.

Dal punto di vista stilistico, le "d" eufoniche infastidiscono la lettura, per chi ormai, come me, non ci è più abituato.
cercava di ‘sgrezzarlo’ e di capire se aveva veramente la stoffa e il fegato per firmare l’impegno.

Avrei utilizzato "se avesse", al posto del tempo imperfetto.

7. Un grido nella nebbia, di Alessandra Corrà
Per quanto riguarda il racconto, ammetto di non averlo capito. L'apparenza di chi inganna? Dell'ostetrica, suppongo.
O della casa? A un certo punto perdo completamente il contatto con il racconto: arriva un corvo e vomita bolle colorate. Da qui si passa al fatto che verrà ucciso. Non saprei tuttora spiegare questo passaggio, non ho idea di cosa sia successo e il finale, che non ho compreso, non me lo spiega. Non avendo capito il significato della storia, sul contenuto posso fare ben pochi commenti.

Soltanto due ore prima Marta si era fermata davanti la villa e, per la prima volta in vita sua, si era sentita perplessa.

Già a partire dall'incipit si chiede una sospensione d'incredulità molto alta al lettore o di concedere un'esagerazione superflua: non sarebbe bastato dire che si sentiva perplessa? Perché per la prima volta in vita sua, a quarant'anni?

Un'occasione da cogliere al volo le aveva urlato al telefono per settimane, finché esasperata aveva ceduto.

La prima parte non è in alcun modo evidenziata, è difficile cogliere che si tratti delle parole dell'agente. Ho dovuto rileggere per accertarmene.
Di certo la colpa era nel disastro cui era precipitato il mercato immobiliare.

Credo che sia "in cui".
Scostando via la polvere si sedette.

Questa frase stride, perché generalmente quando ci si immagina una poltrona impolverata, ci si immagina che sia impregnata di polvere, non che ne abbia uno strato sopra come un ripiano solido.
Alcune nuvole sospinte dal vento si stavano abbassando formando una cappa di nebbia.

Doppio gerundio, ripetizione che avrei evitato o separato da una virgola. In generale, in tutto il racconto gli incisi o possibili tali non vengono quasi mai isolati dalle virgole, conferendo alla narrazione poco ritmo.
Il corvo continuava a vomitare bolle da cui partorivano nuovi pennuti.

Bolle che partorivano credo sia la forma corretta. Messa così il soggetto di partorivano è per forza pennuti.
Espressioni come "neri come la morte" più che esplicative risultano troppo banali, anche e sopratutto in un contesto così surreale.

8. Le apparenze a volte ingannano, di Rionero
Non sono a mio agio nel commentare la struttura di questo racconto. La ricerca metodica di frasi poetiche ed evocative stordisce il lettore, non permettendo di seguire le scene non troppo lineari presentate, difficili da seguire per loro stessa natura poco concreta, riassuntiva di tempi molto lunghi. Per tre volte mi viene ripetuto che "le apparenze a volte ingannano", che mi fa lo stesso effetto di un omino in uno slasher movie che appare sullo schermo e mi preannuncia che un personaggio sta per morire.
Un intermezzo che per ben tre volte mi prende per mano per spiegarmi che nella frase dopo c'è la spiegazione del ribaltamento.
E io, come lettrice, non posso non chiedermi: perché c'è bisogno di dirmelo?
L'aggravante è che sia anche il titolo del racconto.

Per quanto mi riguarda, espressioni "dolce come il miele" sono così abusate che non sortiscono più alcun effetto.
Inoltre, il mio grosso problema è che i ribaltamenti di fronte sono così numerosi nel giro di 3000 caratteri, che il finale risulta quasi come un'ennesima ripetizione di uno schema che ha perso il suo effetto già alla seconda. Pur capendo le intenzioni, trovo il risultato poco narrativo, un mosaico di situazioni che basterebbero per altrettanti racconti. Ne sarebbe bastata una, meno vaga e con più dettagli, per portare a termine la missione in modo più incisivo.
Inoltre, non riesco a vedere l'amore: sembra che me lo si voglia imporre, parlando di "coppie felici", "ricordi più belli", ma sono tutte frasi che rimangono sospese, incolori, che non incidono mai, che non arrivano a dare una forma a quest'amore che sembra dover essere quello che "già lo conoscete. È come quello delle coppie felici, come vi hanno insegnato".

Un esempio in merito è la puntata "Two" della serie televisiva The Twilight Zone, in cui si mostra che l'amore è tutta una serie di gesti significativi. Qui ne vediamo uno, il passaggio di sigarette, che è indubbiamente il punto più riuscito del racconto, dove si sente effettivamente una connessione con i personaggi. Dove non è tutto posto dietro un vetro antisettico.

Come appunti stilistici:
• non c'è mai lo spazio dopo i tre punti;
• dopo "miele" manca il punto.
• c'è un refuso: "face ridere", invece di "fece ridere".
come se grazie a quel suono il suo essere si accordasse per la prima volta all’universo

La quantità di s, a una lettera ad alta voce, è eccessiva.
bastava un piede messo male e si sarebbe rovinosamente sfracellato a terra. Quel pensiero lo attirò maliziosamente

I due avverbi sono troppo vicini per non accorgersene;
e poi guardò nuovamente seriamente il vuoto

Due avverbi modali di fila sono pesantissimi.
lui con una mano sulla fronte si schermava gli occhi per continuare a guardarla nonostante la luce del sole che gli finiva negli occhi.

Ripetizione di occhi.
stregato come una strega

err...

9. Meglio l'amore, i soldi o i proverbi?, di Giorgio Distante
I due "perché" iniziali sono entrambi sbagliati.
Questo però è solo l'inizio dei problemi: non è un racconto. Non c'è una storia, non ci sono un inizio e una conclusione. È un concatenarsi di pensieri che parte dal viaggiare nel tempo per riconquistare un amore a farlo per scommettere e guadagnare qualcosa (per quanto l'espediente sia poco credibile) a una disquisizione linguistica che non centra assolutamente nulla con la fase iniziale, né con la lunghissima, prolissa fase centrale.
Un racconto di struttura simile a quello presentato è "Mucche pazze" di Brian W. Aldiss, in cui viene spiegato come una concatenazione di eventi porti a una inevitabile conclusione. Tuttavia, rimane il fatto che quello sia un racconto, questo invece non lo è.

10. Lei non è una bellezza risaputa, di Fabiana Donato
Per quanto la mancanza di paragrafi non aiuti la lettura, il problema risiede altrove.
Non è un racconto. Non ha uno svolgimento, non c'è una storia, ci sono una serie di immagini che si accavallano una sull'altra, sminuendo di tacca in tacca il valore di ognuna, fino a quando non rimane più nulla. Il finale, che sembra una didascalia che rappresenti il racconto stesso, mi lascia sinceramente senza parole. Vorrei muovere appunti tecnici (e ce ne sarebbero: dall'uso della punteggiatura ai refusi disseminati qua e là nello scritto, al cambio di tempo verbale senza soluzione di continuità) ma tutto ciò che posso e riesco a pensare è che siamo semplicemente fuori tema.
«To argue with a man who has renounced the use and authority of reason, and whose philosophy consists in holding humanity in contempt, is like administering medicine to the dead, or endeavoring to convert an atheist by scripture.»

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angelo.frascella
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Re: Gruppo RAFAEL: Lista racconti ammessi e classifiche

Messaggio#5 » domenica 22 novembre 2015, 1:36

Ciao a tutti.

Ecco la mia classifica.


1. Giovannino nemmeno a una mosca farebbe del male di Sara Tirabassi

Non è giusto, Sara! Non è giusto che tu, con i limiti imposti da Minuti Contati, riesca a scrivere un componimento in rima che, oltretutto, non si limita a essere un esercizio di stile, ma ha anche una storia dentro!!! Scherzi a parte, Sara, il racconto mi è piaciuto molto e, se il rischio, in un esercizio del genere, è che il lettore si lasci ipnotizzare dal ritmo e dalle rime e perda di vista il contenuto, tu sei riuscita a rendere pulita la lettura e la comprensione del testo. Il racconto ha anche una trama convincente che, se per un po’ sembra solo scritta per far sorridere, ha un colpo di scena finale truce e inaspettato che ne aumenta lo spessore. Un ottimo lavoro.

2. SULLA PANCA di Alexandra Fischer

Ciao Alexandra.

Racconto piacevole e con una bella idea di base e ben sviluppato. Avrei preferito vedere la sciarpa che non si striscia a cammina ma si limita a stringere e allentare la presa (avrebbe aggiunto, secondo me, pathos e “credibilità” al mondo che hai creato), ma questo è, forse, una questione più di gusti personale. La cosa invece che non mi è piaciuta è la chiosa del racconto “Oh se lo fu” che ho trovato troppo invadente dal punto di vista del narratore, senza aggiungere nulla al racconto. Un dettaglio secondario comunque, che non pregiudica il mio giudizio su un buon racconto.

3. Un tipo spigoloso - Fernando Nappo

Ciao Fernando.

Come per Jacopo, anche il mio pensiero è andato immediatamente a Flatlandia. Se, però, nell’opera di Abbott l’allegoria è meno immediata e il mondo geometrico ha delle regole piuttosto complicate e diventa una parodia della società vittoriana e, qui il gioco è più semplice: le figure geometriche diventano simbolo delle caratteristiche caratteriali e del fatto che “chi nasce tondo non può morire quadrato”. Inoltre la trama non è particolarmente sofisticata (o quasi non c’è): è tutto al servizio dell’esplicitazione delle varie metafore. Tutto ciò è al contempo forza del tuo apologo che risulta simpatico e fa il suo dovere, ma, allo stesso tempo suo limite, in quanto lo rende un po’ ripetitivo quando si è intuito il gioco.

4. Negare negare negare - Marco Actis Dato
Ciao Marco.

Il racconto è scritto bene e si legge con piacere, ma (quindi c’è un ma) mi sembra che lo svelamento finale del fatto che il marito sia un androide non aggiunga nulla al racconto. In fondo è un androide molto umano, tradisce come un umano e l’unica implicazione del suo essere androide è il fatto che alla fine si rompa. In fondo sarebbe bastato poco: sottolineare il fatto che solo uno come lui avrebbe potuto amare una come lei, qualche battuta in più sul suo essere artificiale (magari sottolineando come, nonostante il suo essere “perfetto” si sia lasciato corrompere da vizi umani come la TV e le scappatelle): Insomma un racconto simpatico, ma perfettibile


5. Le apparenze a volte ingannano di Claudio Tamburrino

Ciao Claudio.

Alcuni difettucci stilistici (la ripetizione della frase, alcuni avverbi sovrabbondanti…) te li hanno già fatti notare i precedenti commentatori. Credo però che ci sia un difetto più grosso che vizia un po’ il racconto: è troppo narrato. Non voglio fare il fanatico delle regole di scrittura, ma il “show don’t tell” è così tanto citato non perché sia l’unico approccio possibile, ma perché è efficace. Leggendo questo racconto è evidente: diventa interessante nel mezzo, quando smetti di raccontare e ci mostri Lui sul bordo del colle, pronto quasi a lasciarsi andare e poi la seconda lei che inizia a parlargli, gli passa la sigaretta ecc. Poi purtroppo torni ad aumentare le distanze dal testo, io, lettore, perdo contatto con la storia e la magia finisce. Ti segnalo anche un cacofonico “Ed i ricordi” (e dopo la segnalazione della d eufonica mi avrai bollato definitivamente come un fanatico delle regole :) … ma questa suona proprio male) e chiudo con una domanda: perché hai scelto di non dare un nome ai personaggi e usare solo Lui e Lei (cosa che aumenta l’astrazione e crea confusione quando entra in scena la seconda Lei)? E perché a un certo punto “lei” diventa minuscola?

6. Ancora un’altra possibilità, di Gian De Steja

Ciao Gian.

Faccio un po’ fatica a commentare il tuo racconto: vista l’attualità faccio fatica a sorridere nel leggerlo. Inoltre ci sono decine di barzellette che hanno per tema l’aldilà visualizzato in stile pubblicità del caffè, in cui il protagonista scopre di aver sbagliato tutto. È vero che poi, con un finale con un contrappasso un po’ meno prevedibile la situazione migliora, ma mi sembra che siamo più dalle parti della barzelletta che del racconto. Se provo a guardare, il racconto dal punto di vista un po’ po’ più tecnico, la descrizione iniziale mi pare poco fantasiosa. Inoltre toglierei, la lunga spiegazione sul fatto che oltre la porta avrebbero conosciuto il loro destino. Oltre a sapere di infodump è inutile, visto che non aggiunge niente. L’incontro con Buddha invece funziona abbastanza bene e l’aspetto migliore del racconto è la caratterizzazione insolita e ghignante che ne dai. Buona la frase finale.

7. Un grido nella nebbia da Alessandra Corra

Ciao Alessandra.

Non ho ben capito il senso del tuo racconto. Un ostetrica tranquilla si fa convincere a comprare un’appartamento che non la convince e che forse racchiude un mistero. Quando però questo mistero si svela, non si capisce bene di cosa si tratti: dei corvi che fanno delle bolle colorate e che la trasformano in un’assassina. E quindi? Aggiungo una nota tecnica: dopo l’incipit c’è un lungo preambolo all’imperfetto e questo indebolisce molto il racconto. Meglio, in racconti così brevi, concentrarsi sul presente e dare poche informazioni importanti sul passato, altrimenti si annacqua tutto. Se proprio volevi mostrare la reticenza della protagonista, sarebbe stato più efficace iniziare con la scena in cui lui la convince ad acquistare l’immobile, nonostante lei non fosse convinta.


8. il contratto - di Carla Anastasio

Ciao Carla.

Il tuo racconto non funziona, purtroppo. È viziato da un errore nella sua logica interna: anziché raccontare la storia, vuoi esprimere una tua idea, una critica all’ordine dei gesuiti e nel fare questo ti sei fatta prendere la mano. Così invece di proporre un racconto, hai scritto una specie di storiella propagandistica che suona un po’ come “i preti mangiano i bambini”. Senza entrare nel merito del concetto, un po’ forzato nella sua esagerazione, è come se, per prendertela con gli ingegneri che mettono la sabbia nel cemento, mostrassi una lezione di ingegneria in cui il docente spiega a tutti come dosare sabbia e cemento per non farsi “sgamare”. Capisci che suonerebbe falso e poco efficace. Meglio sarebbe prendere il caso di un singolo ingegnere (o nel tuo caso gesuita) e mostrare la sua corruzione, anziché quella della categoria.

9. Meglio l'amore, i soldi o...i proverbi? Di Giorgio Distante

Ciao Giorgio.

Capisco l’intenzione umoristica del tuo pezzo, e in qualche caso va anche a segno come con la storiella delle partite e la citazione di McFly, ma per il resto il componimento è molto confuso e non si riesce a trovarvi un filo, non dico logico, ma nemmeno illogico ma che sia un filo.
Nota che ho evitato finora il termine racconto, perché racconto non è. Il termine racconto presuppone una narrazione e qui non ci hai narrato nulla (all’inizio l’intenzione c’era ma sul finale ti sei perso completamente). Se vuoi possiamo chiamarlo monologo, flusso di coscienza, riflessione pazza, ma non racconto. Ti concedo che se il tuo non-racconto mi avesse convinti, avrei potuto dargli una valutazione positiva. In ogni caso intravedo delle potenzialità e spero di vederne una versione migliorata nel Laboratorio, se non dovessi passare il turno ora.



10. Lei non è una bellezza risaputa Fabiana Donato

Ciao Fabiana.

Mi dispiace dover essere un po’ duro, ma il tuo componimento mi ha davvero messo in difficoltà. Le frasi si avviluppano su se stesse, rendendo faticosissima la lettura. Temo tu abbia inseguito uno stile poetico, senza riuscirci. Per conseguire questo risultato dovresti revisionare fortemente il testo, accorciare un po’ le frasi, ripulirle e correggerle (frasi come “ Non può essere se stessa in uno spazio al di fuori gigantesco, ma all'interno così stretto, che la comprime e non la fa uscire fuori da questa situazione” suonano davvero confuse e cacofoniche). Ti consiglio di provare con un approccio più semplice e, quando ne avrai padronanza iniziare a costruire su quello. Inoltre non c’è un racconto. Non accade nulla, se non una ragazza che guarda la luna sulla spiaggia e si perde in riflessioni su se stessa in confronto con la luna, le stelle e le case.

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Re: Gruppo RAFAEL: Lista racconti ammessi e classifiche

Messaggio#6 » domenica 22 novembre 2015, 15:52

piccola precisazione iniziale ^_^" prima di commentare e stilare la classifica di piacimento non leggo mai altri commenti. se doveste leggere cose già dette, capirete perché :P


1- Negare negare negare, di Marco Actis Dato, ore 23.09, 2998 caratteri (L'apparenza inganna)

ciao Marco e piacere di conoscerti ^_^

bellissima scrittura, bravo, non avevo mai letto nulla di tuo e il pezzo mi è piaciuto già dalla prima letta: leggero, ironico, grottesco nel suo essere ingenuo in modo così spiazzante ^_^ bello!

quando però sono andata più nel dettaglio per arrivare a darti un commento decente e potenzialmente utile, ecco, qual cosina forse da segnalarti l’ho trovata :)

- [i]“metto la TV in muto”[/i] > suona proprio brutto, non trovi? Non sarebbe meglio un “metto in muto la TV”? ahahah! però, non cambia poi molto… ma, almeno, a me suona meglio nella melodia della frase! ;P

- “È capitato che qualcuno, considerandoci una coppia straordinariamente male assortita, mi abbia chiesto cosa avessi trovato in lei di attraente all'inizio, dando per scontato che fosse stata diversa. Invece no.” > questa frase declina molto bene l’effetto sorpresa finale, ma non la trovo coerente se letta con la consapevolezza che il tuo lui sia un robot. nel senso, perché mai una persona dovrebbe porgli una domanda del genere sapendo che lui è una macchina e, per tanto, programmata per stare con faccia di pompelmo? non lo so, non mi convince…

così come non mi convince del tutto il fatto che a sprazzi il robot pare avere una sua capacità di ragionamento e volontà e altre volte no… quindi il punto di crisi che mi ha assalito alla seconda riletta è stata proprio quella di capire che tipo di robot fosse il poveretto… e se davvero lo fosse, troppo umanizzato, davvero alla perfezione direi… quindi, boh! ahahah!

Marco, insomma, non so che dirti di più, ho delle perplessità, ma il racconto in sé a me è piaciuto davvero molto! non so quanto potrai trovare utile il commento, ma, ehi, dai, di più non sapevo che segnalarti…

ciao ciao ^_^ e alla prossima!


2- Le apparenze a volte ingannano, di Rionero, ore 00.19, 2942 caratteri (L'apparenza inganna)

ciao Rionero :) e piacere di conoscerti!

il pezzo lo trovo migliorabile, ci sono delle piccolezze che ti dirò a breve, ma mi preme dirti che l’ho trovato molto molto carino. mi è piaciuto. soprattutto per la sua delicatezza e immediatezza. bel lavoro! bravo ^_^

cià, andiamo:
- i tre puntini di sospensione richiedono sempre una spazio dopo

- utilizzi una quantità spropositata di aggettivi e pronomi dimostrativi… secondo me se li snellisci il pezzo ne guadagna alla grande ;)

- i segni d’interpunzione del dialogo non sono corretti, o usi i caporali «» o le virgolette “ “ o il trattino lungo — , ma non il meno –

- le ultime due frasi del tuo racconto le toglierei lasciandolo finire con il bacio =))

detto questo, beh, come ti ho anticipato in apertura,il pezzo a me è piaciuto, OK, nulla di pretenzioso, un discorso già letto un’infinità di volte, ma non per questo meno godibile, infatti, me lo sono gustata tutto d’un fiato!!
mi è anche piaciuta molto la scelta di utilizzare la frase ricorrente per spaziare i vari accadimenti, bello.

Rionero, non ho più cartucce da sparare ^_^
Ciao ciao, e alla prossima :)


3- Sulla panca, di Alexandra Fischer, ore 22.18, 2389 caratteri (L'apparenza inganna)
ciao Alexandra ^_^ e piacere di incontrarti!

beh, che dire? di fantasia qui ce n’è, anche se la trovata sa un pelo di sentito dire. beh, non importa, il racconto è godibilissimo e scorre bene, veloce e dà anche il giusto senso di sorpresa ^_^ infatti, se lascio in sospeso il fatto di conoscere il tema per cui hai scritto il racconto, non mi sarei mai aspettata che la giovane potesse uscire indenne dall’ira dell’anziana sarta e, anzi, ribaltare la situazione.
mi è piaciuta molto l’atmosfera di magia che sa di vecchio: un oggetto artigianale, un’anziana malinconica e bramosa, una giovane apparentemente ingenua e pacata… nella somma, classico. beh, queste atmosfere mi piacciono particolarmente, sarà che sono un’amante di favole e fiabe. che ci vuoi fare? ^_^” comunque, scusa, torniamo a te ^_^”
l’ambientazione non è dettagliata, non si capisce bene come possa il filo tornare strisciante dalla sua tessitrice, io immaginavo la vecchia lontana, già nel suo laboratorio sartoriale, ma, anche qui, non mi dà troppa noia, anzi. prendo le cose per come ce le mostri e me le godo così.
quello che invece non mi è piaciuto troppo è la presenza di un’infinità di aggettivi che specificano in tutto e per tutto ogni cosa, lasciando ben poco spazio all’immaginazione del lettore e appesantendo un poco la lettura.
per farti capire ti riporto la prima parte del testo:

“Era lì, buttata malamente sulla panca di pietra grigia.
Il tessuto verde acqua era coperto dai petali del ciliegio fatti cadere dal vento tiepido.
Da lontano, la si sarebbe detta una sciarpa primaverile di garza come migliaia di altre.”


molto convincente, invece, il ritmo abbastanza sincopato del testo… segue bene la vicenda e ne caratterizza già di suo lo stile, e anche il contenuto!

beh, credo di non aver null’altro d’aggiungere… il racconto, ripeto, mi è piaciuto, mi ha coinvolta e lo trovo azzeccato al tema.

ciao Alexandra e brava! alla prossima :)


4- Giovannino nemmeno a una mosca, di Sara Tirabassi, ore 00.58, 2769 caratteri (L'apparenza inganna)

ciao Sara e piacere di conoscerti ^_^

parto subito con un bel brava, ma:
è facile conquistare chi la rima sa amare,
più difficile è trovare armonia e il ritmare :P

ma andiamo pian piano, senza scender nel vano e la rima abbandoniamo che nel delirio cadiamo!

secondo me hai avuto davvero poco tempo per creare un racconto a puntino, non che non sia bello, intendiamoci, ma per giocare di rima, avrei anche voluto giocassi di spazi, metrica, ritmo e struttura. e questo manca, e si scorge.
questo per dirti dal punto di vista tecnico cosa un racconto del genere comporta, ma se lascio da parte queste mie minuzie, ecco, il pezzo in sé va ed è piacevole, molto.
mancano delle virgole, la punteggiatura per il discorso diretto deve essere sempre compresa tra le virgolette doppie, i caporali o il trattino lungo e poi ci sono delle immagini che sono piazzate più per un effetto di melodia che per vera necessità.
ciononostante, il racconto è molto ironico, veloce e ben dosato nel contenuto, non abbondi in descrizioni di ciò che è stato e porti comunque il lettore a capire come la storia sia andata e andrà.
hai usato il gioco dei tarocchi, una bella allegoria dell’intero significato del pezzo (non scordiamo il modo di dire “essere tarocco” XD) e hai basato su quelle immagini tutto il vissuto dei due protagonisti.
quello che sembra un pelo strano, e non capisco, è come una donna che ha amato un uomo non sia in grado di riconoscerlo... OK, lui aveva diciassette anni, ma erano sposati, l’avrà avuto in mente nei modi di fare, nelle espressioni… e poi, per leggere i tarocchi credo non si stia dirimpetto due minuti ^_^” ma tant’è.
il tema è centrato sì, ma solo sulla percezione che Giovannino ha verso l’esterno, non ci fossero state le “voci fuori campo dei paesani” non avremmo avuto modo di sapere che lui era il buono e lei la strega… ma ci sta!

bene Sara, non credo di aver nulla più d’aggiungere ^_^ se non un arrivederci alla prossima!
brava. Ciao ciao :)


5- Un tipo spigoloso, di Fernando Nappo, ore 01.15, 2885 caratteri (Seconda possibilità)

ciao Fernando e piacere di conoscerti ^_^

mi viene da sorridere perché io adoro assai la geometria e ho scritto ben tre pezzi inerenti a questa dimensione matematica =)) quindi parti avvantaggiato, non fosse che il contenuto da te scelto per rappresentare il tema proposto mi aggrada, ma passiamo all’analisi del testo e al commento :)

parto con l’evidenziarti due refusi:
- spigolostà > spigolosità
- acquilone > aquilone (magari con la “cq” sarebbe diventato un acqualone! Che invece di librarsi in cielo, si inabissa negli oceani! Ihih!)

OK, detto questo, passo oltre: il racconto di per sé è buono, scorre veloce e lineare, non ha colpi di scena o salti temporali o scelte stilistiche e strutturali che ne minino la comprensione e la piacevolezza. la storia è semplice, ma piena di buonsenso e messaggi che, per quanto espressi in modo se vogliamo banali, arrivano dritti alla testa e al cuore. hai posto la semplicità come base, l’altezza è lo stile e l’area il contenuto :P
quello che non mi ha pienamente convinta, però, è il modo abbastanza piatto con cui si svolge tutta la storia… OK, siamo in un incontro di gruppo anonimo, credo, se ho capito bene, dove ognuno può prendere voce e dire la propria senza paura di essere giudicato o interrotto, giusto? ma… ecco, credo che una testimonianza del genere non dovesse arrivare da uno dei partecipanti, quanto piuttosto da un ex partecipante o un testimone “uscito dal tunnel”: l’auto diagnosi che fa di se stesso è talmente lucida e ferma che mi è un pelo stonata, generalmente, chi frequenta quegli incontri è un soggetto ancora instabile che, sì, ha voglia di “guarire”, ma finora ha solo la consapevolezza, non la forza per dire e fare tutto da solo. Insomma, lo vedo più come guida che come uno dei tanti.
una cosa che poi mi è mancata è la caratterizzazione stilistica dei personaggi, infatti non hai dato a nessuno una peculiarità che ne evidenzi il carattere, hai puntato tutto solo sulla forma geometrica e da lì hai fatto allegorie che non sdoganano dal pensiero comune: personalità e forma si amalgamano, ma non ne esce il vero carattere. secondo me, se avessi giocato un pelo di più su dei tratti salienti sarebbe stato tutto un pelo meno piatto e un po’ più “di volume”.

bene, non ho più nulla da dirti Ferdinando, ho esaurito le frecce al mio arco ^_^” spero che i suggerimenti dati possano tornarti utili.

ciao ciao e alla prossima! :)


6- Ancora un’altra possibilità, di Gian De Steja, ore 00.42, 2994 caratteri (Seconda possibilità)

ciao Jean, ecco che ti ritrovo su MC dopo averti incrociato sulla Tela ^_^

il pezzo è scritto bene, non ho nulla da eccepire sulla forma ne tanto più sullo stile: sono lineari, puliti, comprensibili e godibili. molto buono l’incipit e lo scorrere della storia si amalgama bene tra inizio e fine che, diciamolo, strappa pure un sorriso!
arrivando al contenuto, beh, credo che anche qui non si possa dire poi granché: l’attinenza al tema è rispettata e non esistono incoerenze di nessun genere. forse non hai caratterizzato gran bene il protagonista, ma credo che la tua possa essere stata una scelta mirata dato che già dal principio poni tutti i martiri sullo stesso piano, come se stessero in catena di montaggio pronti al giudizio.
Quello che non mi convince, invece, detto quello che ti ho appena esposto, è come questo processo si svolga all’infinito. Non credo che un Dio si possa intingere di tanta ironia alla duentocinquantamiliardesima volta che un suo osseravante gli si para davanti… insomma, sarà anche un dio, ma credo che ripetere all’infinito quelle frasi sia un’utopia anche per una divinità XD forse avrei preferito un concetto più “a catena di montaggio” (come accennato prima) con frasi pre confezionate di avanzamento e addetti del mestiere, ma… ehi! il pezzo è tuo e tu decidi, eccheccavolo! ahah ^_^”
non trovo neppure l’argomento troppo avvincente e innovativo, troppe volte si è letto di luci che risucchiano, stanze bianche e un Dio che ti parla come a prenderti per i fondelli.
insomma, le “critiche” che ti rivolgo sono meramente frutto del mio gusto personale perché da un punto di vista formale, per me, il tuo racconto non ha nulla da rivedere.

bravo Jean e alla prossima! ciao ciao ^_^


7- Un grido nella nebbia, di Alessandra Corrà, ore 23.23, 2870 caratteri (L'apparenza inganna)

ciao Alessandra, ben ritrovata ^_^

è passato molto tempo, ma noto con piacere che la tua scrittura è sempre appagante.
sono poche le cose che ho da segnalarti e tutte legate al mio mero gusto personale ^_^

- in generale, trovo inutile l’utilizzo del verbo “sentire” per sottolineare una sensazione… cosa significa “si era sentita perplessa” rispetto a “era perplessa”? so essere una cavolata, ma non ho mai capito questo utilizzo e non mi piace, trovo sia molto più incisiva la seconda forma ^_^” io non mi sento in un modo, lo sono… sennò devo usare il sentirmi in un certo modo per specificare che non ne sono sicura…

- attenzione al punto di vista nella narrazione: hai scelto di utilizzare il narratore esterno, ma ogni tanto ci piazzi dentro pensieri o domande che provengono direttamente dalla protagonista: o specifichi il narrato con corsivi o fai attenzione al giusto punto di vista.

- “…acquistato quell'immobile, ma a dirla tutta era infastidita da quella decisione” > eviterei la ripetizione dei due aggettivi dimostrativi e credo che serva un inciso per “a dirla tutta”, proviamo: “…acquistato l’immobile ma, a dirla tutta, era infastidita da quella decisione”

- “Era una donna razionale che poco comprendeva l'assurdo e chiunque la conoscesse in Paese ne elogiava il buonsenso, l'equilibrio e la dolcezza. Mai nessuno si era lamentato di lei. Eppure da quando aveva firmato per quell'acquisto provava un disgusto perenne.” > la frase sottolineata la trovo ridondante perché specifica la stessa percezione già espressa in apertura…

- “Un corvo nero” > se dici corvo, dici nero ^_^ io toglierei l’aggettivo.

- “Cercò l'astuccio nella borsa dove teneva gli attrezzi medici. Prese il bisturi e senza remore lo piantò più e più volte nel collo dell'animale.” > questa frase è un pochino zoppicante, non riesco bene a immaginare la scena: lei è sulla poltrona, una poltrona in una casa di cui non sappiamo nulla… ma devo dedurre che sia vicina alla sua borsa degli attrezzi, giusto? OK. ma poi? poi quel corvo rimane imbalsamato a prendersi le bisturate? insomma, gli uccelli non sono animali docili… non so, questa ambientazione non mi convince.

Alessandra, non ho altro da aggiungerti, a parte gran bella chiusa! la frase finale è chiarificatrice di tutto il testo, senza il racconto non credo sarebbe mai potuto entrare nel tema :)
ho cercato di dirti quante più cose possibili e, spero, che ti possano tornare anche solo un pochino utili. analizzare i tuoi pezzi, sempre così attenti, non è facile, ma ci si prova ^_^”

ciao ciao e alla prossima! :)


8- Il contratto, di Carla Anastasio, ore 23.53, 2870 caratteri (L'apparenza inganna)

ciao Carla ^_^ piacere di conoscerti!

parto con il precisarti una cosina da nulla, ma che ho visto hai ripetuto sempre:
la “d” eufonica non la usi mai davanti a parole che iniziano con una vocale differente da quella della congiunzione “e” e “o” o della preposizione semplice “a"
così:
non va bene “ed aveva deciso”, ma va bene “ed è per questo…”
insomma, a vocale uguale serve la “d” sennò no ^_^

un’altra cosa che ho notato è che usi molti avverbi e gerundi, sia chiaro, non è certo un errore né un problema usarli, ma si dice che sia meglio non abusarne perché rallentano la lettura e spesso non sono necessari, facciamo un esempio (prendo la prima parte del tuo racconto per spiegarmi ,evitando i dialoghi che non seguono queste finezze ^_^):
“Giorgio guardava il suo mentore che sciorinava consigli camminando avanti e indietro in maniera ipnotica.
Aveva deciso di intraprendere quella strada perché si sentiva in sintonia con quelli che avevano già scelto quel mestiere ed il suo maestro, prima che lui accettasse definitivamente, cercava di ‘sgrezzarlo’ e di capire se aveva veramente la stoffa e il fegato per firmare l’impegno.
Aveva perso anni della sua vita studiando ed approfondendo la materia , aveva quantificato il potere che avrebbe ottenuto ed aveva deciso: nulla avrebbe potuto fermare il realizzarsi dei suoi desideri, anche di quelli inconfessabili.
Il mentore si fermò improvvisamente e guardandolo dritto negli occhi, riprese:”


vedi quanti avverbi e gerundi ci sono in così poco spazio? proviamo a vedere se sono così necessari?

“Giorgio guardava il suo mentore che sciorinava consigli camminando avanti e indietro in maniera ipnotica.
Aveva deciso di intraprendere quella strada perché si sentiva in sintonia con quelli che avevano già scelto quel mestiere e il suo maestro, prima che lui accettasse ( o “prima del suo sì definitivo”), cercava di ‘sgrezzarlo’ e di capire se aveva davvero la stoffa e il fegato per firmare l’impegno.
Aveva perso anni della sua vita dietro agli studi per approfondire la materia , aveva quantificato il potere che avrebbe ottenuto e aveva deciso: nulla avrebbe potuto fermare il realizzarsi dei suoi desideri, anche di quelli inconfessabili.
Il mentore si fermò, lo guardò dritto negli occhi e riprese:”

tralasciando queste cose puramente stilistiche e formali, arrivando al tema proposto e allo svolgimento della trama, ti posso invece dire che tutto va bene ^_^
l'apparenza di certo inganna :D… pensavo mi stessi parlando di un venditore di aspirapolvere, di un consulente assicurativo e, invece! ahahah! che poi, l’effetto dipende molto dalla considerazione che ogni lettore ha di un gesuita, se proprio vogliamo dirla tutta!
comunque, digressioni a parte, l’ambientazione non esiste, sappiamo solo esserci una sala, mentre la caratterizzazione dei due interlocutori è ben fatta e così anche la parte di dialogo che, in questo caso, dev’essere abbastanza boriosa e lunga. la trama è lineare e semplice, impossibile perdersi, e lo stile la segue, semplice e senza fronzoli: brava!

bom Carla ^_^ di più non so che dirti, se non che le cose espresse sono dette senza alcuna vanità, ma come tramite per averle apprese prima di te da qualcun altro che me le ha fatte notare e comprendere :)

Ciao ciao e alla prossima ^_^


9- Meglio l’amore, i soldi o i proverbi?, di Giorgio Distante, ore 22.59 (Seconda possibilità)

ciao Giorgio ^_^, piacere di conoscerti

parto subito col dirti che… accidenti, il tuo pezzo mi ha un pelo spiazzata O_o” non fosse che non ci trovavo il filo conduttore, ma un getto istintivo di divagazioni mentali che ognuno di noi potrebbe fare in un momento a caso della vita XD
racconto strano, articolato in un trittico che richiama alla perfezione il titolo, ma che poco caratterizza il tema proposto, forse per mia ingenua percezione.

arrivo all’analisi del testo:

- il perché richiede l’accento acuto, non grave

- alcune parole che usi sono gergali e andrebbero messe in corsivo, come “bigliettaro” e “giogionassi” così come dovresti sempre riportare in corsivo le parole straniere.

- l’utilizzo delle parentesi è per mio gusto personalissimo un po’ troppo invasivo, soprattutto la prima parentesi che racchiude al suo interno una spiegazione troppo lunga per non far perdere il filo del discorso principale.

- non esiste un’ambientazione se non quelle che vuoi farci arrivare parlando di studiosi/scienziati, scommesse di calcio… la terza parte, invece, quella che più prediligo perché “giocata su di giochi di parole” ^_^, non l’ha affatto.

- il narratore sei tu, cioè, il protagonista, ma parla a tratti in modo impersonale rivolgendosi a tutti i lettori (vedi l’incipit) e a tratti pone il suo punto di vista personalissimo (vedi dialogo con Denise), boh, non mi dispiace sinceramente ^_^, ma non so quanto sia “corretto” farlo…

- l’aggancio che fai dei worm potrebbe essere elaborato con più appiglio, magari creando un racconto circolare che si apra e chiuda con quel collegamento… messo lì così sembra più un pretesto usato al solo scopo di arrivare a scrivere quella terza parte.

ecco Giorgio, ti ho dato qualche impressione sparsa, nulla di che, solo spunti di gusti personali e, per tanto, facilmente non condivisibili, ma siamo qui per fare dei commenti e… dai, il mio è questo ^_^
riassumendo: il pezzo non mi ha convinta del tutto, ma lo trovo potenzialmente buono, sicuramente migliorabile, godibile almeno alla seconda lettura, alla prima rimane un filo criptico…

ciao ciao e alla prossima! ^_^


10- Lei non è una bellezza risaputa, di Fabiana Donato, ore 23.58, 2937 caratteri (L'apparenza inganna)

Ciao Fabiana ^_^ e piacere di conoscerti!
Il tuo pezzo più che un racconto, una storia, è una riflessione intima e delicata di una ragazza che lotta con l’essere sempre riferimento per gli altri e non per se stessa: infallibile all’esterno, ma fragile e malinconica dentro. Il tema, beh, non può essermi troppo lontano, un po’ per vicissitudini personali, ma la sua resa non mi ha colpita appieno.

Parto con il precisarti alcune parti di stesura:

- come ho scritto a Carla, la “d” eufonica, cioè messa dopo le congiunzioni “e” “o” e la preposizione semplice “a” si utilizza solo quando la parola che segue inizia con la stessa vocale.
quindi:
non va bene “ed illuminare”, ma si scriverà “e illuminare”, ma se dovrai mai scrivere “ed entrò” va bene così, proprio perché la vocale della congiunzione e della parola seguente sono le stesse ^_^

- nella prima frase c’è un’incongruenza di tempi verbali:
“[…], ma il riflesso della tua anima non lo trovi neanche se ti mettessi a cercarlo nella pace dei sensi…” > se lasci “non lo trovi”, devi usare sempre il presente, quindi, “se ti metti” sennò devi cambiare il “non lo trovi” con un “non lo troverai”

- “Sono piccole e nella loro forma regolari, …“ > forma regolarE, perché l’aggettivo segue forma e non il soggetto sottinteso di case.

- occhio all’uso abbondante che fai dei “ma” dei “così” e degli aggettivi e pronomi possessivi: non è carino piazzarcene uno in ogni periodo… a meno che tu non voglia apposta calcarci la mano e giocarci come perno sul tuo racconto (questo è un mio mero gusto personale Fabiana ^__^”)

- occhio al punto di vista del narratore: prima lo fai parlare in modo impersonale, come se si stesse rivolgendo a chiunque e poi lo fai parlare di Anna. è un’incoerenza
- “ma pronte in una schiera di mattoni e legno a farsi scudo.” > questa frase un pelo zoppica, io invertirei: “ma pronte a farsi scudo in una schiera di mattoni e legno”

- “in quel disco misto di zucchero e neve” > se ti riferisci alla luna non so, non mi sembra una allegoria molto incalzante, ma sono solo gusti personalissimi ^_^

- “ma cosa si prova davvero quando non si sa più come comportarsi e gestire i rapporti con chi si ha a che fare ogni giorno o con uno sconosciuto?” > frase molto barcollante, la congiunzione invece che accordare, scollega le due domande. prova così:
“ma cosa si prova davvero quando non si sa più come comportarsi a gestire rapporti con persone di ogni giorno o con uno sconosciuto?”
oppure:
“ma cosa si prova davvero quando non si sa più come comportarsi, nemmeno nel gestire i rapporti con chi si ha a che fare ogni giorno o con uno sconosciuto?”
non so, io la cambierei proprio come frase, ma sei tu l’autrice e tale permesso non me lo prendo di certo! però, ecco, la frase proprio non mi piace alla lettura, incespica.

- “Chi dovrà impersonare oggi Anna:” > personificare

- “Gli occhi solo specchio dell'anima” > gli occhi sono lo

- “…ma si ricordò anche di notare le infinite stelle che la guardano da lassù. La luna così bella non sarebbe niente se non fossero lì a cullarla” > nel mezzo qui c’è il punto, quindi, nella seconda frase devi specificare: “…ma si ricordò anche di notare le infinite stelle che la guardano da lassù. La luna così bella non sarebbe niente se LORO non fossero lì a cullarla”

queste sono le cose che più mi premeva porre alla tua attenzione e valutazione Fabiana ^_^ per il resto, beh, la trama come ti dicevo non c’è, l’hai lasciata a un flusso di coscienza che va avanti su immagini precise e poetiche che si “parallelizzano” tra Anna e il mare, la luna e le case che fanno da barriera all’incanto delle stelle. e qui il punto di debolezza e forza del tuo pezzo: hai messo delle immagini molto molto belle, delicate, evocative, ma avendone riempito il testo, non spiccano, dievntando anzi un filo ridondanti e pesantine.
ecco cosa ti suggerisco Fabiana, maggiore equilibrio e, vedrai, il tuo scritto acquisirà punti su punti!

spero prenderai quanto ti ho scritto con la massima bontà, perché non ho altri intenti se non quello di darti il miglior commento possibile ^_^, ma un animo gentile come quello che ha scritto questo pezzo sono sicura capirà ^_^

ciao ciao Fabiana e alla prossima :)

Veronica Cani
Messaggi: 148

Re: Gruppo RAFAEL: Lista racconti ammessi e classifiche

Messaggio#7 » mercoledì 25 novembre 2015, 18:26

Carissimi tutti, ecco la mia classifica:

1) Giovannino nemmeno a una mosca farebbe del male, di Sara Tirabassi
Ciao, Sara!
Ti faccio i complimenti per l’idea coraggiosa che hai avuto e il capolavoro che ne è scaturito. Non solo hai creato un racconto gradevole riguardo alla trama e coerente con la tematica richiesta, ma l’hai addirittura messo in versi! Non ho davvero nulla da eccepire, secondo me si tratta del racconto migliore del girone. A presto!

2) Sulla panca, di Alexandra Fischer

Ciao, Alexandra!
Complimenti, il tuo racconto è originale nell’idea di una sciarpa che si anima al volere della sarta strega, ma che poi le si ritorce contro. Sei riuscita a mantenere un buon ritmo nella narrazione e a catturare dall’inizio alla fine l’attenzione del lettore. Direi che anche il tema è rispettato. La forma è scorrevole e non ho alcun appunto da farti in merito.
A presto!

3) Un tipo spigoloso, di Fernando Nappo

Ciao, Fernando!
Gradevolissimo il tuo racconto e molto carina l’idea di rendere protagoniste delle figure geometriche. Non c’è una trama molto articolata, ma i dialoghi tra le figure sono così simpatici che non ci si fa quasi caso. Attenzione, piuttosto, alla grafia della parola “aquilone”! So che un refuso può sempre scappare, ma purtroppo si tratta di uno di quei maledetti erroracci che saltano subito agli occhi. A presto!

4) Il contratto, di Carla Anastasio

Ciao, Carla!
Non so se i gesuiti vengano reclutati nel modo che hai descritto, ma, anche se così non fosse, l’inverosimiglianza non toglie nulla alla gradevolezza del racconto, davvero azzeccato nel ritmo e nell’abilità con cui riesci a tenere incollato il lettore sino al finale, in cui si svela la natura della corporazione. Non ho alcun appunto da farti. Complimenti!

5) Ancora un’altra possibilità, di Gian De Steja

Ciao, Gian!
Il tuo racconto è davvero divertente ed è stato un piacere leggerlo. Purtroppo l’entusiasmo mi è venuto meno nell’ultima frase pronunciata da Buddha. A parte la scelta dell’inglese, che trovo ingiustificata, ha un po’ il sapore della caduta di stile. Si tratta comunque di una piccola sporcatura, il racconto è gradevole. A presto!

6) Le apparenze a volte ingannano, di Claudio Tamburrino

Ciao, Claudio!
Il tuo racconto è scorrevole e, pur essendo una storia d’amore, non cade mai in un sentimentalismo troppo melenso. Una frase del racconto, però, mi ha un po’ disorientata: “Da lontano sembravano una coppia ormai distrutta, lei furiosa e lui rassegnato, arrivati fin lì per consumare il loro ultimo litigio lontano da occhi indiscreti.” Ecco, il problema è che non riuscivo a capire, da questa frase, se la Lei in questione fosse la sua vecchia fiamma che ha avuto un ripensamento oppure una sconosciuta. Per il resto non ho nulla da eccepire. A presto!

7) Negare negare negare, di Marco Actis Dato

Ciao, Marco!
Il tuo racconto è molto scorrevole e si legge senza intoppi. Ciò che ho apprezzato di meno è che si risolve essenzialmente in un dialogo tra moglie gelosa e marito che cerca di arrabattarsi per togliersi dall’impiccio di sostenere il dialogo in questione con lei, anche se un punto a favore è l’originalità della natura del protagonista. Non vedo uno sviluppo nella storia, perciò non mi ha convinta del tutto. A rileggerti presto!

8) Un grido nella nebbia, di Alessandra Corrà

Ciao, Alessandra!
Fino al momento in cui entra in scena il corvo mi sembrava un racconto pressoché perfetto: stile scorrevole, atmosfere accattivanti, insomma, interessante. Poi, però, a partire dal punto che ti ho segnalato, la narrazione scivola nel nonsenso. Non ho capito perché tu abbia deciso di inserire questi corvi nella vicenda, e, a lettura ultimata, non sono riuscita a cogliere il senso della storia. Anche l’aderenza al tema, francamente, mi sfugge. A rileggerti presto!

9) Lei non è una bellezza risaputa, di Fabiana Donato

Ciao, Fabiana!
Mi unisco nel giudizio di altri che ti hanno già fatto notare come il tuo racconto, più che un racconto in senso stretto, sembra un esercizio di stile. Manca una trama, lo svolgimento di una storia e, in molti passaggi, ho anche faticato a seguire il filo del discorso perché passi repentinamente dal presente al passato remoto, per poi riprendere al presente. A rileggerti!

10) Meglio l’amore, i soldi o…i proverbi? Di Giorgio Distante

Ciao, Giorgio!
Confesso di essermi un po’ persa durante la lettura del tuo racconto. In parte dipende dal fatto che hai spesso usato periodi molto lunghi omettendo la punteggiatura, in parte proprio a causa della trama che, onestamente, non sono riuscita a capire dove volesse portare. In questa confusione ho anche perso di vista la tematica richiesta, che stento a trovare nel racconto. Spero di rileggerti presto!

Riepilogo la mia classifica:

1) Giovannino nemmeno a una mosca farebbe del male, di Sara Tirabassi
2) Sulla panca, di Alexandra Fischer
3) Un tipo spigoloso, di Fernando Nappo
4) Il contratto, di Carla Anastasio
5) Ancora un’altra possibilità, di Gian De Steja
6) Le apparenze a volte ingannano, di Claudio Tamburrino
7) Negare negare negare, di Marco Actis Dato
8) Un grido nella nebbia, di Alessandra Corrà
9) Lei non è una bellezza risaputa, di Fabiana Donato
10) Meglio l’amore, i soldi o…i proverbi? Di Giorgio Distante

diego.ducoli
Messaggi: 265

Re: Gruppo RAFAEL: Lista racconti ammessi e classifiche

Messaggio#8 » giovedì 26 novembre 2015, 22:55

Meglio l'amore, i soldi o... i proverbi di Giorgio Distante
Ciao Giorgio
Il racconto è sicuramente a tema le “seconde possibilità” sono richiamate più volte.
Il problema principale a mio avviso è che non c'è storia. Inizi con la spiegazione dei worm hole, poi con il cercare una possibilità con la ex, la scommessa sulla Grecia e infine con i proverbi.
Mi spiace, ma tra tutti i punti in ballo non ne concludi neanche uno. Al termine della lettura mi sono chiesto cosa volessi raccontare.

Sulla panca di Alexandra Fischer
Ciao Alexandra
Ammetto che la sciarpa assassina mi ha fatto sorridere.
Il tema è rispettato:la sciarpa ha una seconda possibilità di uccidere e alla fine ci riesce.
La storia funziona, andrebbero, a mio avviso andrebbero rivisti un paio di passaggi ma è poca cosa.
Il finale l'ho trovato un po' brusco, sicuramente qualche carattere in più ti permetterebbe di migliorare un racconto già molto buono.

Negare negare negare di Marco Actis dato
Ciao Marco
Il racconto parte alla grande e li legge con molto piacere. Non ho particolari appunti da farti su stile e forma quello che non mi torna è la storia.
Perché degli androidi? Mi sembrano messi li giusto per rientrare nel tema non ne capisco la funzione. Questo punto ha fatto storcere il naso e non mi ha fatto apprezzare in pieno il racconto.

Un grido nella nebbia di Alessandra Corra
Ciao Alessandra
Parto subito dalle cose che mi sono piaciute di meno.
La parte iniziale è un po troppo lunga e troppo raccontata, insisti più volte sulle caratteristiche di Marta per poi farla precipitare in fretta in una visione e quindi alla follia e eventuale omicidio.
Un passaggio che ho trovato molto repentino e non del tutto giustificato.
Un punto a tuo favore è la descrizione della visione. Mi è piaciuta molto.
Un racconto da rivedere.

Il contratto di Carla Anastasio
Ciao Carla
Non ho particolari appunti da farti il racconto in si legge bene.
L'unica cosa che mi ha guastato ( per modo di dire) il pezzo è che fin dalle prime righe ho intuito dove andava a parare e il tutto ha perso un po' di sapore, anche perché la figura dell'ecclesiastico che abusa dei fanciulli e del suo potere è abbastanza usata.

Lei non è una bellezza risaputa di Fabiana Donato
Ciao Fabiana e ben arrivata in MC
Una riflessione di una ragazza davanti al mare, utilizzi un sacco di belle immagini forse un po' troppe e rendono il testo un po' troppo sdolcinato anche pesante. Tutto il brano è basato sul flusso di pensieri della ragazza e manca totalmente di trama o anche solo un abbozzo di essa.
Non so dirti cosa sistemare, non è un racconto, sicuramente quelli più “studiati” sapranno aiutarti.
A presto.

Le apparenze ingannano di Claudio Tamburino
Ciao Claudio
Il problema principale del racconto è che è quasi tutto troppo raccontato.
Nonostante questo ammetto che ho apprezzato il racconto l'ho trovato in qualche modo poetico.
Molto belli i dialoghi tra Lui e Santa se decidi di riprendere in mano il racconto, gli dedicherei più caratteri e cercherei di far “vedere” le situazioni invece di raccontarle.


Ancora un altra possibilità di Gian de Steja
Ciao Gian
Nulla da dire sullo stile, il racconto fila veramente bene.
La storia sembra un po' gia letta, soprattutto la descrizione dell' aldilà, ma il finale riesce a strappare un sorriso e soprattutto non ho faticato ad immaginarmela.
Ammetto che il Martire per la fede mi ha fatto un po' storcere il naso, ma cio non toglie che è un buon pezzo.

Giovannino nemmeno a una mosca di Sara Tirabassi
Ciao Sara
Non è facile commentare questo pezzo, non sono un amante delle rime quindi perdonami se non sono riuscito ad apprezzare a fondo il tuo pezzo.
Sicuramente un un buon pezzo la storia si capisce e anche le immagini vengono fuori chiare.
Di contro ho faticato un po' nella lettura e alcuni passaggi non mi sembrano metricamente corretti.
Magari è un problema mio. In ogni caso un idea sicuramente coraggiosa e originale.

Un tipo spigoloso di Fernando Nappo
Ciao Ferdinando
Veramente carino. Le metafore con le figure geometriche sono veramente simpatiche.
Più che un racconto è una favola per bambini, ammetto che se passa il vaglia della mia signora voglio provare a leggerla a mio figlio.
Di contro la trama è un po' piatta ma per un racconto del genere non ne vedo la vera necessità.

Classifica
1)Un tipo spigoloso
2)Giovannino nemmeno una mosca
3)Sulla panca
4)Il contratto
5)Ancora un altra possibilità
6)Le apparenze a volte ingannano
7)Negare negare negare
8)Un grido nella nebbia
9)Meglio l'amore, i soldi o i proverbi?
10)Lei non è una bellezza risaputa

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raffaele.marra
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Re: Gruppo RAFAEL: Lista racconti ammessi e classifiche

Messaggio#9 » venerdì 27 novembre 2015, 0:34

Ragazzi, ecco i miei commenti in ordine di classifica:

1° - Giovannino nemmeno a una mosca farebbe del male – Sara Tirabassi
È come quando in una gara di musica leggera arriva il tenore lirico e tutti si alzano in piedi applaudendo e gridando: che voce! E quindi nessuno pensa più alla bellezza della canzone, o all’arrangiamento o alle parole. Ma solo: che voce! Dico questo per sottolineare il fatto che il solo aver scelto di scrivere in rima eleva il tuo racconto ad un livello superiore agli altri. A dire il vero, le rime non sono sempre impeccabili: sono suggerite, assonanti, sicuramente gradevoli. Ma il ritmo è spesso traballante e la metrica non è impeccabile. Insomma, è come se il tenore un po’ steccasse qua e là, ma ciononostante, in confronto agli altri, viene da dire: che voce! Diciamo che se questo fosse un concorso di poesia, probabilmente il tuo testo non avrebbe grandissime chances; letto invece (come è giusto che sia) come racconto, allora mi limito a giudicarne stile, contenuto e attinenza al tema. Lo stile è originale e coraggioso, sicuramente un ottimo risultato se si pensa al poco tempo che hai avuto a disposizione. Il contenuto è interessante, non eccezionale, ma sicuramente ben congegnato e distribuito con saggezza. L’attinenza al tema c’è, indubbiamente. In definitiva, plaudo al tuo coraggio e alla tua capacità di mixare in poco tempo storia e poesia. Sicuramente il racconto è migliorabile, ma anche così il risultato, in generale, è decisamente positivo. Che voce!

2° - Negare, negare, negare – Marco Actis Dato
Ciò che mi piace di più di questo racconto è che può essere visto sia come ironico che come drammatico. Devo confessare che non ero riuscito a prevedere il finale e la vera natura del protagonista, forse perché è rappresentato davvero in maniera troppo “umana” e quindi tale da nascondere alla perfezione il suo piccolo segreto. Lo stile è sufficientemente funzionale alla storia narrata, il tema credo che sia stato interpretato giustamente.

3° - Sulla panca – Alexandra Fisher
La storia ha il vantaggio di una buona originalità, collocandosi in un genere fantastico che mi ricorda le storie senza particolari pretese di “Ai confini della realtà” e simili. Insomma, si tratta di un racconto sicuramente positivo, che non deve spiegazioni poiché, per definizione, rinuncia alla razionalità e si affida più che altro al fascino, alla suspence e al finale a sorpresa che declina in maniera opportuna il tema del mese. Lo stile è così così: adoro la tua capacità (non è la prima volta che la mostri) di raccontare attraverso i colori, ma più di qualche frase non mi convince. Intendiamoci, non sto qui a ricercare gli errori nel tuo scritto, ma semplicemente noto alcune frasi che “suonano male”, forse perché non hai prestato ovunque la stessa cura e la stessa attenzione.

4° - Meglio l’amore, i soldi o i proverbi? – Giorgio Distante
Va bene, è chiaro che non sarà il racconto migliore dell’edizione, soprattutto perché, e lo diranno tutti, non è un vero racconto. Io lo considero più un esercizio di stile, una lunga dissertazione volutamente caotica che ben rappresenta le divagazioni mentali in cui a volte cadono gli ingegneri (io sono uno di quelli e, non mi interessa di ciò che penserà chiunque altro leggerà questo commento, quel ragionamento sulle scommesse e sul fatto che possano influenzare le partite qualche volta l’ho fatto davvero). Detto ciò, credo che lo stile sia impeccabile: il testo è divertente, originale, vivo, coinvolgente, ricco di spunti e di idee che lasciano pensare. Il problema grave lo sai qual è, non c’è bisogno che te lo ripeta. Ma credo che tu abbia delle ottime potenzialità, quindi smetti di pensare all’architetto (ometto volutamente le mie riflessioni a riguardo) e riprendi a “progettare” il tuo prossimo racconto alla luce di questa esperienza.

5° - Un tipo spigoloso – Fernando Nappo
Decisamente originale e inatteso, come racconto. Risulta leggero e divertente, intuitivo e semplice nel suo sviluppo lineare, proprio come la geometria elementare. Alcune metafore funzionano meno di altre, ma il tentativo è sicuramente apprezzabile. Lo stile è essenziale, disimpegnato, senza pretese, il che si sposa assolutamente bene con l’atmosfera del narrato.


6° - Le apparenze, a volte, ingannano – Rionero
C’è qualcosa da rivedere, a mio parere. La storia in sé non è molto originale, ma il modo in cui hai scelto di presentarla può essere sufficiente a renderla più interessante. Mi riferisco alla scelta delle scene e dei tempi della narrazione che qui trovo ben pensati e sicuramente funzionali. Ciò che convince meno, e che quindi richiede qualche revisione, è lo stile, a tratti “alto”, altrove molto più approssimativo e meno efficace.

7° - Un grido nella nebbia – Alessandra Corrà
Manca qualcosa, direi, per poter apprezzare in pieno questo racconto. A dire il vero, non trovo particolari elementi negativi, ma il complesso di trama e stile non risulta, almeno a mio parere, completamente soddisfacente. La trama utilizza alcuni elementi tipici del genere thriller/horror (la casa vuota appena comprata, la donna sola, il corvo) ma li usa mixandoli con sufficiente originalità: il risultato però non è esaltante, forse perché manca una logica di base ben definita. Lo stile è essenziale, un po’ troppo descrittivo, direi un po’ piatto e pertanto non in grado di appassionare il lettore. In definitiva, direi che si tratta di un racconto da rivedere un po’.

8° - Lei non è una bellezza risaputa – Fabiana Donato
Sicuramente c’è qualcosa da rivedere in questo racconto in cui la storia è fagocitata dallo stile e dall’emozione che sta a monte di tutto. Questa capacità di trasmettere un’emozione attraverso il testo è la caratteristica migliore del tuo testo. Essa si esplicita in una serie di spunti che trovo molto poetici e che danno gusto alla lettura. Ho trovato spunti di varia natura, che vanno da Platone ai neomelodici passando per le Confessioni di Sant’Agostino. Credo che tu debba sfruttare questa capacità di scrivere con sentimento imparando a dosarla meglio e ad abbinarla ad un progetto di scrittura un po’ più “ragionato” e, almeno come struttura, un po’ più sobrio. Se così sarà, secondo me, potrai ottenere ottimi risultati.

9° - Ancora un’altra possibilità – Gian De Steja
Non vedo nulla di nuovo in questo racconto. È un insieme di cose già dette e già viste che non porta ad un finale particolarmente esaltante, soprattutto perché prevedibile. L’elemento di maggior pregio è il modo in cui hai interpretato il tema della “seconda possibilità”, andando a citare, tramite il concetto di Karma, la seconda possibilità per eccellenza. Ma forse non basta.

10° - Il contratto – Carla Anastasio
Non mi convince, sia come stile che come contenuto. Non si tratta di una storia, ma di un unico lungo dialogo, che dopo un po’ risulta prolisso, poco credibile e spesso forzato. Lo stile è dunque da rivedere, soprattutto alla luce di quella che è, a mio parere, l’unica nota positiva del racconto: la curiosità che genera. Si capisce che tutto è finalizzato al disvelamento finale, quando si capirà finalmente chi diavolo sono costoro che parlano tra di loro. La curiosità di vedere dove si vada a parare è la forza che convince il lettore ad andare fino in fondo nonostante la “pesantezza” generale. Ma devo dire che il finale risulta un po’ deludente, piuttosto scontato, già visto, in altre parole “modaiolo”.

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invernomuto
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Re: Gruppo RAFAEL: Lista racconti ammessi e classifiche

Messaggio#10 » venerdì 27 novembre 2015, 6:43

Ciao a tutti! Il girone ha molti racconti interessanti e sembra raccogliere alcune tra le opere più "sperimentali" di quest'edizione; ecco i miei commenti e, in coda, la classifica!

Sulla Panca – Alexandra Fischer

Il tuo racconto ha delle descrizioni molto azzeccate che danno a tutto lo scritto un'atmosfera delicata che contrasta con la rivelazione finale tendente all'orrore.
Da parte mia non ho visto un'umanizzazione della sciarpa, che sembra essere invece animata da un basilare istinto omicida.
Quello che non mi convince, invece, è che due sarte magiche abbiano incrociato i loro cammini per caso (non penso siano molto comuni nel mondo che hai creato, altrimenti la gente guarderebbe una sciarpa abbandonata come fosse una mina antiuomo), l'esplicitazione sul finale è effettivamente eccessiva e ci sono un paio di scelte di punteggiatura che sembrano spezzare il ritmo che altrimenti è ottimo e scorrevole (parlo principalmente del "tuttavia" inciso a inizio racconto, rimovibile senza alcuna penalizzazione alla storia).
È una bella storia scritta con uno stile piacevole, ma dei piccoli accorgimenti extra l'avrebbero resa ancora migliore (se la giovane sarta fosse stata in realtà una cacciatrice di streghe, o se la sciarpa avesse deciso spontaneamente di servire una nuova padrona più giovane e gentile di sua spontanea volontà).

Meglio l'amore, i soldi o... i proverbi? - Giorgio Distante

Per il tuo racconto hai scelto lo stile caotico e veramente arduo da far "funzionare" del flusso di coscienza, ci si ritrova persi in una concatenazione di sentenze legate tra loro da un flebile filo conduttore che è facile perdere di vista.
Tra tutte le idee che fai passare a ritmo forsennato di fronte agli occhi del lettere se ne individuano diverse interessanti ma non vengono sfruttate se non per brevi apparizioni, verso la fine poi ti butti in un piccolo paragrafo di giochi linguistici a la Bergonzoni che avrebbe potuto funzionare se fosse stato costante per tutto il racconto.
Piccole osservazioni tecniche, il wormhole al plurale diventa "i wormhole" - non gli, "perché" richiede l'accento acuto.
Mi auguro di rileggerti nelle prossime edizioni per vedere cosa tirerai fuori dal cilindro e per farmi un'idea migliore del tuo stile, a presto!

Negare negare negare – Marco Actis Dato

Il racconto parte benissimo, con un ottimo ritmo e uno stile, divertente e costante dall'inizio alla fine.
La descrizione "ripugnante" dell'umana mi ha ricordato l'espediente utilizzato da "La sentinella" di Brown, ma in ogni caso non trovo che "svenda" il plot twist dal momento che un lettore non troppo smaliziato penserebbe semplicemente alla descrizione di una persona sovrappeso.
Non mi piace scavare troppo a fondo nei racconti partecipanti e cerco di godermeli come potrebbe fare un lettore casuale, la tua storia in questo funziona perfettamente dal momento che è scorrevole, riesce a strappare un sorriso e si regge soprattutto sui dialoghi e la costruzione dei personaggi che riescono a esprimere una personalità nel limitatissimo conto caratteri a nostra disposizione.

Un grido nella nebbia – Alessandra Corrà

Ho trovato il tuo racconto un po' caotico e difficile da seguire.
L'idea della decadenza di Marta da gentile e tranquilla ostetrica a potenziale assassina è molto bella e ha grande potenziale, ma lo sviluppo sembra troppo disconnesso per farla funzionare.
Per quanto sia interessante la presenza del corvo (spesso associato a situazioni di follia o paranoia, come piaceva al buon E. A. Poe), la sua apparizione e il perché della stessa non sono spiegati chiaramente.
Purtroppo questa volta il tuo racconto non mi ha convinto molto, spero di rileggerti presto - magari con un tema a te più congeniale. A presto!

Il contratto – Carla Anastasio

Il racconto ha qualche problema di stile che ti è già stato fatto ampiamente notare nei commenti precedenti.
Tralasciando ogni considerazione di tipo tecnico, la storia è così "precaricata" delle tue idee da arrivare quasi a indispettire il lettore e farlo andare, per ripicca, nella direzione opposta a quella che tu volevi indicare.
Se Giorgio sogna un potere assoluto e capace di corrompere (che poi si rivelerà essere il potere religioso del gruppo a cui ha deciso di appartenere) la tua critica così aspra lo eleva quasi allo status di un antieroe machiavellico pronto ad ammantarsi di disonore per raggiungere i suoi scopi edonistici.
Nonostante alcuni passaggi caricaturali e grotteschi i dialoghi sono ben costruiti tanto da farmi pensare che se avessi deciso di virare più apertamente verso la commedia il racconto avrebbe potuto funzionare molto meglio.

Lei non è una bellezza risaputa – Fabiana Donato

Per quanto mi riguarda trovo davvero difficile valutare il tuo racconto, da una parte ho apprezzato molto il tuo uso di descrizioni evocative aiutate da un vocabolario ricco che usi con maestria, dall'altra la tua scelta di utilizzare 3000 caratteri per descrivere quelli che effettivamente sono pochi istanti e un ragionamento.
Spero di rileggerti nelle prossime edizioni e di poter vedere il tuo gradevole stile al servizio di una trama più sviluppata e meno concettuale.

Le apparenze a volte ingannano – Claudio Tamburrino

Il racconto è molto piacevole, il tuo utilizzo di un registro volutamente poetico ed evocativo mi è piaciuto e a differenza di altri non l'ho trovato eccessivo ma funzionale all'atmosfera di cui hai voluto permeare il testo.
Qualche piccolo errore stilistico c'è, probabilmente più dovuto ai limiti di tempo e alla fretta di concludere che su Minuti Contati mettono i bastoni tra le ruote anche ai più navigati.
Non ho particolarmente apprezzato la scelta di introdurre un nome proprio dopo tutta la fatica fatta per evitarli per quasi tutto il racconto e anche secondo me un'applicazione più incisiva dello "show don't tell" permetterebbe al tuo stile così evocativo di risplendere e rendere la storia più incisiva.
Resta comunque una bella prova che ho letto con piacere, spero di aver nuovamente occasione di leggere qualcosa di tuo nelle prossime edizioni! Ciao!

Ancora un'altra possibilità – Gian De Steja

Un bel racconto che ha tutte le caratteristiche che, secondo me, un corto deve avere.
In primis è scorrevole, il tuo stile pulito non si perde in calembour o velleità poetiche e rende la lettura un processo facile e indolore: la lettura è filata via in un baleno.
Poi è "contenuto", tutto quello che ci serve sapere è contenuto nel testo stesso o facilmente desumibile da esso, persino il finale è efficace e conclusivo, non ci lascia dubbi sul destino di Aziz che continuerà a rivivere il loop sinché non imparerà qualcosa.
L'unica osservazione che mi sento di farti riguarda proprio la "punchline", il paradiso che contiene una divinità inaspettata è lievemente prevedibile: la ruota del karma al posto del beneamato San Pietro appariva addirittura nel finale di "Fantozzi in paradiso", ma nonostante questo il racconto riesce a funzionare lo stesso.
Una buonissima prova, a rileggerci!

Giovannino nemmeno a una mosca – Sara Tirabassi

Per quanto mi riguarda hai sbancato: la costruzione, il registro, il vocabolario e persino la trama in se stessa funzionano perfettamente.
Ho riletto più volte sia per mio personale piacere che per cercare con il lanternino qualche errore da sottolinearti e non ne ho trovato nessuno, forse la metrica incostante potrebbe essere un problema ma tenendo conto delle limitazioni di Minuti Contati sarebbe stato eccessivo, secondo me, tenerne conto.
Bravissima, a parer mio uno dei racconti più notevoli e originali che abbia letto sul sito, complimenti.

Un tipo spigoloso – Fernando Nappo

Hai scritto una bella storia che ha tante buone caratteristiche, in primis la semplicità che porta il messaggio in modo diretto e senza fronzoli e poi un bel messaggio sottinteso sul cercare di essere quello che non si è e su come certi problemi apparentemente insormontabili possano essere risolti facilmente in due.
A parte il paio di typo che ti sono già stati fatti notare non ci sono particolari difetti di stile. Un'ottima prova, bravo.

Classifica

1 – Giovannino nemmeno a una mosca – Sara Tirabassi
2 – Un tipo spigoloso – Fernando Nappo
3 – Sulla panca – Alexandra Fischer
4 – Ancora un'altra possibilità – Gian De Steja
5 – Negare negare negare – Marco Actis Dato
6 – Le apparenze a volte ingannano – Claudio Tamburrino
7 – Meglio l'amore, i soldi o... i proverbi? - Giorgio Distante
8 – Il contratto – Carla Anastasio
9 – Un grido nella nebbia – Alessandra Corrà
10 – Lei non è una bellezza risaputa – Fabiana Donato

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alberto.dellarossa
Messaggi: 230

Re: Gruppo RAFAEL: Lista racconti ammessi e classifiche

Messaggio#11 » venerdì 27 novembre 2015, 18:11

commenti in ordine sparso.

- Sulla panca, di Alexandra Fischer

Ciao Alexandra.

Come al solito riesci a usare un tocco lieve per descrivere sensazioni forti. Tuttavia questo giro mi sembra di ravvisare meno cura per la forma del testo - forse la fretta - e piccole imperfezioni che di solito non si trovano nei tuoi racconti. La ripetizione della parola "panca" e della parola "sarta" mi fanno storcere un po' il naso. Ho dovuto rileggere il finale un paio di volte per capire bene l'azione e solo tornando a ritroso nel testo ho annodato alcuni fili che, a un primo passaggio, sfuggono.

L'idea è molto bella e il tuo stile, sebbene viziato questa volta da alcune imperfezioni, non manca di incantare - forse una manciata di caratteri in più possono dipanare alcuni nodi che al momento sono troppo involuti.

La chiusura, con l'inciso finale, è perfetta.

- Meglio l’amore, i soldi o i proverbi?, di Giorgio Distante

Eeeeeeeh....no.
Pur capendo l'intento giocoso del testo, decisamente non ci siamo. E passino i refusi e le ripetizioni, ma i problemi sono piuttosto profondi. Potrei pensare a un flusso di coscienza, ma caratteristica di questo stile è il controllo ferreo da parte dello scrittore, che in questo caso semplicemente è assente. Si ha l'impressione che sia l'autore ad essere trascinato in giro dai pensieri, sballottato qua e la da una non storia che non sa come gestire.

Non saprei nemmeno indicare da che punto cominciare per sistemare il testo: forse provando a riscriverlo in terza persona (narratore extra-diegetico palesato), garantendo una forma ordinata per poi rovesciarla nuovamente a interno. Ma soprattutto decidi esattamente dove vuole andare a parare la storia o la scena: non permettere mai che sia il testo a portarti in giro. Il cane al guinzaglio non è l'autore, è la storia.

- Negare negare negare, di Marco Actis Dato

Stile direi perfetto per il racconto, i dialoghi sono credibili e c'è un ottimo spin comico in tutta la vicenda. E le descrizioni sono davvero ben fatte. Davvero, ho ben poco da appuntare a questo racconto, se non la rivelazione (o meglio intuizione) finale, dove ci fai comprendere che lui è un androide o qualcosa di analogo. Ecco, è l'unico punto che forse lascia a desiderare: vorrei saperne di più. Non tanto di più, solo un poco, per mettere la chiosa a una storiella già perfetta di suo

- Un grido nella nebbia, di Alessandra Corrà

Ottima idea, resa un po' meno buona. Alcune descrizioni tendono alla prolissità, come nel caso della reiterata spiegazione su come brava e buona fosse Marta. Anche gli inserti di pensiero non sono ben gestiti, direi superflui. È come se in questo racconto avessi invertito lo show con il tell. Invece di raccontarci dell'antefatto, mostracelo, anche attraverso analessi lampo. Insomma, il racconto ha potenziale ma va sviluppato meglio.

- Il contratto, di Carla Anastasio

Ciao Carla, il racconto presenta alcune ingenuità narrative, oltre ad alcune spigolature stilistiche.

Sotto il profilo narrativo abbiamo una storia assolutamente telefonata. Entro la terza riga il lettore decide che si sta parlando di un politico, di un prete o di un marketer. Nel giro di pochissimo capiamo che si tratta di un prete (il riferimento ai ragazzini). Praticamente non dai al lettore più alcun motivo per continuare a leggere il racconto. Inoltre dimentici completamente l'aspetto principale della disciplina gesuitica, ovvero la conoscenza, che qua mi declini in studio delle tecniche PNL, creando così pure un ulteriore effetto di sfiducia nei confronti della credibilità della storia.
Inoltre i dialoghi non sono naturali, sembrano vocalizzazioni di un testo.

Quanto alle spigolature linguistiche: Nessuno dei tre "errori" citati da Simolimo è veramente tale. Però la d eufonica è opportuno usarla soltanto se si è alla ricerca di un particolare effetto. Gli avverbi sono molto colloquiali e possono essere evitati in favore di una scrittura più elegante. Quanto ai gerundi: dipende da che utilizzo fai della struttura sintattica, se prediligi uno stile paratattico o ipotattico. Personalmente li uso senza grossi timori, senza esagerare però. Ora, senza dover chiamare in causa studi di sintassi e struttura linguistica: prova a giocare col testo, a vedere se l'utilizzo o meno del gerundio ti scombina lo stile e l'effetto che vuoi ottenere. Ti accorgerai in fretta se il gerundio è fondamentale o meno per il tuo stile. Io e Simolimo bisticciamo su questo punto da qualcosa come 3 anni.

- Lei non è una bellezza risaputa, di Fabiana Donato

Ossigeno. Il testo si presenta come un muro inaffrontabile, a prescindere dalla qualità del testo che, in alcune figure e immagini, denota una certa poesia naturale.

Il punto è che c'è troppo, in questo scritto. Troppo di quello che vuoi dire, troppo di te e del tuo modo di sentire che sgorga come un fiume in piena e investe tutto in un fronte d'onda caotico. Manca il controllo di ciò che scrivi: sai cos'hai dentro ma la potenza di ciò che vuoi esprimere è soverchiante.

Controllo. Prendi ogni singolo concetto, fai un respiro e riformulalo. Procedi alla frase successiva, trovane il senso, fai un respiro e riformulalo. Sono sicuro che in ciò che hai scritto esistono non più di cinque idee cardine: ciò che hai scritto può essere riformulato con la metà dei caratteri e uno stile più pulito e fruibile.

- Le apparenze a volte ingannano, di Rionero

Ciao Claudio, il racconto nel complesso funziona. Mi è piaciuto l'andamento vagamente onirico che traghetta fino a metà del racconto. Proprio per questo avrei evitato di dare un nome ai luoghi. La caratterizzazione di Santa è ottima, mentre la parte di Lui e Lei è forse troppo stereotipica, a tratti stucchevole seppur funzionale.

Altri errori te li hanno già fatti notare, ma nulla a cui non si possa porre rimedio.
p.s. l'uso del dialettismo "bicerin" è troppo circoscritto, lo eliminerei.


- Ancora un’altra possibilità, di Gian De Steja

Ottimo. Sei riuscito a ribaltare la situazione e a lasciarmi di stucco per concludere con il colpo di grazia di un Buddha che si esprime come un ragazzino americano. E ciò che mi piace di più è il controllo con il quale hai mosso i fili, hai creato una falsa aspettativa e l'hai disattesa, garantendo un finale cattivo. Sei riuscito a giocare bene con l'attualità e i sentimenti contrastanti che sicuramente sapevi di generare nel lettore, per poi prenderti la rivincita, una vendetta del tutto particolare.

Bravo davvero.

- Giovannino nemmeno a una mosca, di Sara Tirabassi

Molto positivo. Si, hai giocato sporco e come molti altri hanno fatto notare i problemucci ci sono. Si rimane incantati dall'andamento piuttosto che dalla storia e solo alla fine il lettore riprende il filo narrativo. Mi ha ricordato molto "Sally" di DeAndré. Poi ci sono i tarocchi e quindi mi colpisci al cuore.
Concludendo un lavoro furbo e ben fatto, che con più tempo e cura potrebbe diventare un vero gioiellino.


- Un tipo spigoloso, di Fernando Nappo

Eccellente. Una storiella deliziosa, che scorre via leggera senza fronzoli. E il gioco finale, con l'idea dell'aquilone e della diversità di altezza è allo stesso tempo reale e poetica. Il riuscire a dare una personalità alle forme geometriche (e l'accenno alle malevoci sul triangolo rettangolo, poi!) è un tocco geniale. Lo stile è adeguato, pulito e senza accessori inutili. Non ho mai letto Flatlandia, e non ho alcun metro di paragone. Ho davvero poco da dire se non BRAVO!

1 - Un tipo spigoloso
2 - Ancora un'altra possibilità
3 - Sulla panca
4 - Giovannino nemmeno a una mosca
5 - Negare negare negare
6 - Le apparenze a volte ingannano
7 - Un grido nella nebbia
8 - il contratto
9 - lei non è una bellezza risaputa
10 - Meglio l'amore, i soldi o i proverbi?

carolina.pelosi
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Re: Gruppo RAFAEL: Lista racconti ammessi e classifiche

Messaggio#12 » venerdì 27 novembre 2015, 21:54

Ciao a tutti!
Vi chiedo scusa, ma non sono riuscita a commentare i vostri racconti né, di conseguenza, a stilare una classifica. Sono stata impegnatISSIMA in questi giorni e sono stata risucchiata da un progetto scolastico e la connessione internet ha deciso di abbandonarmi, perché le piace farlo sempre quando ho più bisogno di lei (poi ci lamentiamo degli uomini!). Chiedo venia, la prossima volta sarò più buona e porterò a termine il mio "dovere".
In bocca al lupo a tutti!

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antico
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Re: Gruppo RAFAEL: Lista racconti ammessi e classifiche

Messaggio#13 » domenica 29 novembre 2015, 18:26

Ecco la mia classifica, a domani per quella generale del gruppo.
Per il momento vi basti sapere che, essendosi aggiudicato valutazione con pollice SU da me, il racconto di Fernando Nappo, al netto della classifica finale del gruppo che pubblicherò domani, è già sicuro di un posto sulla vetrina del sito.

1) Un tipo spigoloso, di Fernando Nappo
Lavoro completo e coerente. Una seduta per ritrovare se stessi stile ANONIMI ALCOLISTI. Un oratore e basta, forse l'unico problema che vedo in questa tua costruzione "geometrica" è l'eccessiva "linearità", ma va bene lo stesso perché, come ho già affermato: il racconto sembra essere esattamente quello che tu volevi che fosse. Quindi pollice SU.
2) Sulla panca, di Alexandra Fischer
Solita tua grande capacità di tratteggiare sensazioni e contesti, ho trovato due difetti. Il primo: il dover esplicitare il tema alla fine quando già nel suo apparire una semplice sciarpa lo rispettavi in pieno. Il secondo: l'utilizzo di determinate espressioni un po' forzate qua e là. Manca anche qualcosa nel finale, un passaggio logico, qualcosa che espliciti il perché, una volta sfilacciata, la sciarpa si rivolti contro la sua creatrice. Detto questo, un racconto da pollice tendente verso l'alto.
3) Giovannino nemmeno a una mosca farebbe del male, di Sara Tirabassi
Un BRAVA convinto per la sperimentazione tentata. La resa finale è meno buona, in alcuni punti si fatica a proseguire, a volte sembri contraddirti (come quando la chiami ragazza, anche se sonotrent'anni che il protagonista la segue). Va rivisto senz'altro, aggiustato, affinato. Ne parliamo in privato, visto che il posto sul sito ce l'hai assicurato ;) Pollice tendente all'alto
4) Ancora un’altra possibilità, di Gian De Steja
Questo racconto mi ha confuso. A una prima lettura la sensazione è stata più che positiva, ma a mente fredda mi sono chiesto: perché il Buddha? Siamo alla negazione della concezione religiosa, in una camera limbica in cui si ricorda e ci si ricicla, non c'è alcun bisogno di andarci cauti con la psiche dei deceduti mostrandogli cmq un'immagine conosciuta. Anzi, non ci sarebbe bisogno proprio di nulla. Mettili tutti insieme: assassini e assassinati, insieme in una stanza. Falli arrivare al conflitto, fai emergere i ricordi delle vite passate, evidenzia l'inutilità della loro ultima vita, falli abbracciare e poi rispediscili verso una nuova, una volta ancora destinata all'insuccesso, esistenza. A quel punto, sì, avresti detto qualcosa di veramente nuovo. Per il momento è un pollice solo vagamente indirizzato verso l'alto.
5) Negare negare negare, di Marco Actis Dato
Ciao Marco e bentornato a Minuti Contati, era ora dopo il bellissimo racconto che ci avevi già regalato.
Qui sono rimasto perplesso per il finale che mi è sembrato arrivare piuttosto gratuito. In particolare punto l'attenzione su "È capitato che qualcuno, considerandoci una coppia straordinariamente male assortita, mi abbia chiesto cosa avessi trovato in lei di attraente all'inizio, dando per scontato che fosse stata diversa": quindi nessuno sa che è un androide? Si è perfettamente mimetizzato? Allora dovevi seminare meglio la tematica in corso di racconto invece di spiattellarla solo alla fine in modo da giustificare il tema. Insomma, l'aspetto comico mi è arrivato, ma il tutto mi sembra ancora acerbo e poco ottimizzato. Allo stato attuale per me è un pollice NI. E mi raccomando, non sparire di nuovo per tre anni ;)
6) Le apparenze a volte ingannano, di Claudio Tamburrino
Benvenuto a Minuti Contati!
Parto subito con il dirti che anche a me è sembrato tutto troppo narrato. Concordo con Angelo, la parte che funziona meglio è quella centrale, quando ce lo fai vivere, ma come torni ad allontanarti riemergono i problemi. Sembra quasi voglia essere una parabola, ma oscilli troppo nello stile e il risultato è di fornire l'impressione di un racconto ancora acerbo. Abbiamo un laboratorio, ti aspetto lì. Puoi rivederlo e hai un max di 5000 caratteri, quindi 2000 in più di che in corso di edizione. Per il momento il pollice è NI.
7) Lei non è una bellezza risaputa, di Fabiana Donato
Benvenuta a Minuti Contati!
Chi ha commentato prima di me ha già detto molto, cerco di non ripetere cose già ribadite.
1) Cerca di dare più respiro al testo, vai a capo spesso e volentieri, punta ad alleggerire anche l'impatto visivo.
2) Le D eufoniche... So che in Sicilia sono la norma, ma in un testo è buona cosa eliminarle. Ti ci vorrà un po', ma comincia a esercitarti il prima possibile.
3) Noto un certo controllo incontrollato. Apri e finisci in modo coerente, durante lo sviluppo sei invece molto anarchica. Riduci e specifica meglio.
Un pollice giù questa volta, ma ho visto tante cose positive che, sono sicuro, sbocceranno. Utilizza tutte le opportunità possibili, a partire dal laboratorio. Ti aspetto lì ;)
8) Meglio l’amore, i soldi… o i proverbi?, di Giorgio Distante
Ciao Giorgio e benvenuto a Minuti Contati!
Non ci vedo la forma di un racconto, ma se vorrai riguardarlo con più tempo a disposizione c'è il laboratorio che riapre una nuova sessione il primo dicembre e quello (con anche 2000 caratteri in più) potrebbe essere il posto ideale per parlarne con calma e senza vincoli di orari. Di mio, la sperimentazione mi esalta e quindi tengo le antenne dritte su quello che proporrai. In questa sede, però, non posso che assegnarti un pollice giù. A presto!

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