La tempesta di Maria.
Inviato: martedì 22 dicembre 2015, 1:20
Correvano gli anni dei primi 45 giri intonanti le note di “Love me do”,
delle morti barbituriche entrate nella Storia,
dei sogni marcianti sulle strade di Washington e
delle cazzute minigonne della Quant.
Ma ancora, in quegli anni animati da una voglia impellente di sbocciare,
il Carosello trasmesso nelle case Siciliane continuava ad essere guardato
con la stessa atmosfera di agitazione, che non portava notizie innovative.
Eternamente le stesse maledizioni.
“Mi sono innamorato di te, perché non avevo niente da fare!
Il giorno volevo qualcuno da incontrare, la notte qualcuno da sognare.”
Le parole rimbombarono nella stanza.
I due amanti sentirono le melodie accalcarsi nei loro sensi
sulla soglia del loro primo amore si illusero di quello che provarono.
Il portone d'ingresso si aprì, il giovane dalla pelle olivastra se ne accorse,
piombò sulla finestra e sussurrò:
“Bedda jo e Scappari to patri arruvau, si 'm trova ccà ni fa a peddi! Non si ancora me mugghieri!”
La ragazza al sentire quelle esclamazioni di commiato
schioccò un bacio breve e appassionato nelle sue labbra.
Si congedarono così i due promessi.
Non si sa perché,ma l'amore rompe le palle
anche da quando
“uomo-scimmia sbatte clava e donna-scimmia sua”.
Si succedettero gli incontri clandestini e formali,
ma finalmente l'ora era giunta.
La tempesta scagliò il primo fulmine.
Uno sparo e le sirene.
Tutto si mosse velocemente come gli incontri notturni e
le passeggiate in piazza sotto gli occhi di chi giudicava Tony,
delinquente solo per aver ereditato l'aggettivo “mafioso”.
Lo arrestarono.
I fulmini cominciarono a tormentare Maria.
Il carcere, l'evasione e una visita notturna come i vecchi tempi.
“Chi ci fai a ccà?! 'ngannasti u nostru amore sigillandulu cu sentimenti 'ammugghiati!
U mazzasti tu u tabbaccaru truvaru
u to' cirinu cu to nomi 'ncisu!Bastaddu mi 'mbrugghiasti! Auddocu...”
Saette.
In quell'istante le schiantò il viso sull'imposta della finestra con violenza.
Perse i sensi.
Temporale incessante.
Una luce giallastra illuminò un viso olivastro e demoniaco
che le respirò affannosamente addosso.
“Bedda...mancu u tempu 'm ni divittemu ni desiru!"
Da quel momento in poi fu violata assiduamente e
brutalmente per un tempo che non riuscì a definire.
Si abituò al dolore, tanto da necessitarne qualche volta per punirsi,
per non aver ascoltato il padre che le diceva di aspettare.
Una nuvola smise di bagnare la sua vita.
Una sera lui non la legò, perché troppo ubriaco.
Con le ultime forze in corpo, pensò al padre,
Si alzò e sbattè contro un bidone che si scontrò con altri
rigettando un liquido puzzoso, ma che conosceva alla perfezione.
“u fetu du tradimentu!”
Picchiò tutto e
colpì un aggeggio metallico impigliato nella sua tasca.
Girò la rotella e si bruciò.
“Si sghezza picca cu focu mei”.
Lo gettò sul liquido e avvampò.
Rise come fece Tony, danneggiandola
fisicamente e moralmente.
Iniziarono a tossire. Panico, smise di ridere.
Il fumo saliva in una finestra posta sopra degli scatoloni.
Non ci pensò due volte, saltò e uscì.
Gli uomini-scimmia all'interno dell'edificio si alzarono battendo le loro clave e
non trovarono la loro donna-scimmia.
Correndo
si ritrovò in un suolo freddo.
Sfrecciò una macchina che intonava:
“Mi sono innamorato di te e adesso non so neppure io cosa fare,
il giorno mi pento di averti incontrato,
la notte ti vengo a cercare...”
delle morti barbituriche entrate nella Storia,
dei sogni marcianti sulle strade di Washington e
delle cazzute minigonne della Quant.
Ma ancora, in quegli anni animati da una voglia impellente di sbocciare,
il Carosello trasmesso nelle case Siciliane continuava ad essere guardato
con la stessa atmosfera di agitazione, che non portava notizie innovative.
Eternamente le stesse maledizioni.
“Mi sono innamorato di te, perché non avevo niente da fare!
Il giorno volevo qualcuno da incontrare, la notte qualcuno da sognare.”
Le parole rimbombarono nella stanza.
I due amanti sentirono le melodie accalcarsi nei loro sensi
sulla soglia del loro primo amore si illusero di quello che provarono.
Il portone d'ingresso si aprì, il giovane dalla pelle olivastra se ne accorse,
piombò sulla finestra e sussurrò:
“Bedda jo e Scappari to patri arruvau, si 'm trova ccà ni fa a peddi! Non si ancora me mugghieri!”
La ragazza al sentire quelle esclamazioni di commiato
schioccò un bacio breve e appassionato nelle sue labbra.
Si congedarono così i due promessi.
Non si sa perché,ma l'amore rompe le palle
anche da quando
“uomo-scimmia sbatte clava e donna-scimmia sua”.
Si succedettero gli incontri clandestini e formali,
ma finalmente l'ora era giunta.
La tempesta scagliò il primo fulmine.
Uno sparo e le sirene.
Tutto si mosse velocemente come gli incontri notturni e
le passeggiate in piazza sotto gli occhi di chi giudicava Tony,
delinquente solo per aver ereditato l'aggettivo “mafioso”.
Lo arrestarono.
I fulmini cominciarono a tormentare Maria.
Il carcere, l'evasione e una visita notturna come i vecchi tempi.
“Chi ci fai a ccà?! 'ngannasti u nostru amore sigillandulu cu sentimenti 'ammugghiati!
U mazzasti tu u tabbaccaru truvaru
u to' cirinu cu to nomi 'ncisu!Bastaddu mi 'mbrugghiasti! Auddocu...”
Saette.
In quell'istante le schiantò il viso sull'imposta della finestra con violenza.
Perse i sensi.
Temporale incessante.
Una luce giallastra illuminò un viso olivastro e demoniaco
che le respirò affannosamente addosso.
“Bedda...mancu u tempu 'm ni divittemu ni desiru!"
Da quel momento in poi fu violata assiduamente e
brutalmente per un tempo che non riuscì a definire.
Si abituò al dolore, tanto da necessitarne qualche volta per punirsi,
per non aver ascoltato il padre che le diceva di aspettare.
Una nuvola smise di bagnare la sua vita.
Una sera lui non la legò, perché troppo ubriaco.
Con le ultime forze in corpo, pensò al padre,
Si alzò e sbattè contro un bidone che si scontrò con altri
rigettando un liquido puzzoso, ma che conosceva alla perfezione.
“u fetu du tradimentu!”
Picchiò tutto e
colpì un aggeggio metallico impigliato nella sua tasca.
Girò la rotella e si bruciò.
“Si sghezza picca cu focu mei”.
Lo gettò sul liquido e avvampò.
Rise come fece Tony, danneggiandola
fisicamente e moralmente.
Iniziarono a tossire. Panico, smise di ridere.
Il fumo saliva in una finestra posta sopra degli scatoloni.
Non ci pensò due volte, saltò e uscì.
Gli uomini-scimmia all'interno dell'edificio si alzarono battendo le loro clave e
non trovarono la loro donna-scimmia.
Correndo
si ritrovò in un suolo freddo.
Sfrecciò una macchina che intonava:
“Mi sono innamorato di te e adesso non so neppure io cosa fare,
il giorno mi pento di averti incontrato,
la notte ti vengo a cercare...”