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Non di sola morte si può morire

Inviato: sabato 9 gennaio 2016, 1:00
da ceranu
Voglio riaccendere la fiammella sopita sotto le ceneri della quotidianità. Non si contano più i giorni che ho passato senza un sussulto; ho sempre avuto l'impressione di buttare via il mio tempo, e forse era solo su quello che avevo ragione.
Ci ho provato, giuro che l'ho fatto.
Ho lasciato le compagnie che mi traviavano, tagliato i capelli, tolto i piercing, sposato una brava ragazza, generato te, comprato un'automobile, adottato un cane e acceso un mutuo. Ma non è servito, sono rimasto sempre io nascosto da tanto nulla.
Per un po' ci ho creduto: riuscivo a dormire sonni senza sogni, ma il passato è tornato e mi ha travolto.
Non ho avuto nessuna folgorazione, non c'è stato nessun messia; ho solo ascoltato la canzone che aveva le chiavi dei miei ricordi.
Da allora tutte le notti sogno le chiacchierate interminabili al gusto di birra e marijuana, dopo la doccia mi passo la mano tra i capelli e quando sono nervoso mordicchio la cicatrice che ho nel labbro. Sono arrivato a scordarmi di venirti a prendere a scuola e rimpiango gli anni che sto facendo buttare a tua madre.
Poi, un mese fa, ho trovato la via proprio dove l'aveva lasciata; abbandonata sul diario di un adolescente sognatore, tratteggiata con una matita durante le ore di filosofia, ispirata dagli occhi spenti di un uomo che prima di me aveva smesso di essere.
“Se vivrò da fallito, morirò da eroe.”
Ero depresso in quei giorni e forse lo sono ancora, ma quelle parole rappresentano una promessa fatta a me stesso.
Non ti chiedo scusa, perché se riuscirò nel mio intento sarai tu a gioire.
Se domani mattina non mi troverai nel mio letto e, aprendo la finestra, sentirai l'odore della cenere, allora vorrà dire che ce l'ho fatta e da quel momento toccherà a te far cambiare tutto.
Ti lascio quest'ultima lettera perché tu possa capirmi.
Ti voglio bene.
Papà.

«Mammaaaa!»
Giulia si svegliò di soprassalto richiamata dalle urla della figlia. Si mise a sedere sul letto e si voltò dalla parte di Daniele; era vuota. Poggiò i piedi a terra e corse nella stanza di Stefania.
«Che succede amore mio, hai fatto un brutto sogno?»
La figlia era seduta a terra, le ginocchia al petto e il volto rigato dalle lacrime. «Papà» si limitò a dire la ragazza, porgendole un foglio. Giulia lo prese in mano e si mise a leggere. Ogni parola era una sassata che demoliva le certezze di una vita. Tutte le bugie che si era raccontata in quegli anni scomparvero; nella sua mente rimase solo l'insofferenza di quell'uomo che aveva smesso di toccarla, di parlarle e che si era chiuso in se stesso.
Con gli occhi arrossati, Giulia camminò fino alla finestra, impugnò la maniglia e la girò. Su Roma aleggiava una nube nera e nell'aria si sentiva odore di fumo. Si sporse e vide il custode del palazzo parlare con dei passanti.
«Mario!» lo richiamò urlando.
L'uomo alzò la testa e fece due passi in direzione della strada «Che c'è?»
«Che sta succedendo?»
«C'è stata un'esplosione…» Il custode sollevò l'indice e indicò un punto imprecisato oltre l'orizzonte.
Giulia si sentì mancare, barcollò e si lasciò cadere accanto alla figlia.
«Che è successo, mamma?» chiese la ragazza.
La donna portò le mani al volto e si strofinò gli occhi. Guardò sua figlia attraverso lo spiraglio tra le dita; doveva proteggerla. Inspirò, abbozzò un sorriso, ma una lacrima tradì la sua tristezza. «Papà ce l'ha fatta» disse abbracciandola.

Re: 5 novembre di qualche secolo dopo

Inviato: sabato 9 gennaio 2016, 17:55
da harold.mancini
Ok, non credo di poter dividere in punto forte e punto debole.

E' un racconto che mi ha colpito in tutto. Compreso il passaggio dalla prima alla terza persona con cui si delinea in modo più dettagliato la cornice in cui si muove il protagonista.

Solo qualche appunto marginale:

Qui ho passato senza un sussulto; ho sempre avuto il ";" sembra spezzare troppo il flusso di lettura opterei per una virgola o per ":".
Qui Ma non è servito, sono rimasto sempre io nascosto da tanto nulla. metterei tra virgolette io in modo da rendere più chiaro la sensazione di staticita o di ritorno al proprio reale io.

Qui Poi, un mese fa, ho trovato la via proprio dove l'aveva lasciata; abbandonata sul diario di un adolescente sognatore, tratteggiata con una matita durante le ore di filosofia, ispirata dagli occhi spenti di un uomo che prima di me aveva smesso di essere. il ";" non mi torna forse andrebbero meglio ":".

E anche questo mi fa dire "chiedo la grazia"

Re: 5 novembre di qualche secolo dopo

Inviato: sabato 9 gennaio 2016, 20:54
da alexandra.fischer
Si tratta sicuramente di un buon racconto. Mi è piaciuto il punto di vista del tuo protagonista, il quale ha cercato di entrare a far parte del sistema rinnegando modi di vita trasgressivi (le notti a base di birra e marijuana, le cattive compagnie, i capelli lunghi e il piercing) per amore della moglie e della figlia (di lì scelte come accendere il mutuo della casa, adottare un cane) fino al colpo di scena finale: la frase scritta sul diario di un adolescente, ispiratagli da un uomo dagli occhi spenti (io l’ho vista come una riscoperta di se stesso da parte del tuo protagonista…è stato lui a scrivere nell’ora di filosofia “Se vivrò da fallito morirò da eroe” dopo aver guardato negli occhi il docente).
E la scelta del tuo protagonista è estrema e tragica (l’esplosione). La lettera alla figlia Giulia è il suo commiato da una vita nella quale si sente estraniato e che gli ha avvelenato il matrimonio. Toccante l’immagine finale di Giulia e della madre quando si rendono conto di averlo perso per sempre. Quel “ce l’ha fatta” da parte della moglie di lui è un congedo nel quale si avverte il sollievo di sapere che lui ha smesso di soffrire.

Attento a: cicatrice nel labbro, io scriverei sul labbro.
E a: se vivrò da fallito morirò da eroe; meglio: se vivrò da fallito, morirò da eroe.

Re: 5 novembre di qualche secolo dopo

Inviato: domenica 10 gennaio 2016, 18:34
da Jacopo Berti
È tutto un altro racconto rispetto a quello che avevi proposto al laboratorio precedente. Hai tolto ogni riferimento concreto (mi riferisco a quello sul Vaticano) che distoglieva l'attenzione dal vero tema del racconto: l'impossibilità di mettere a tacere del tutto la propria indole ribelle, rivoluzionaria. Prima il lettore si domandava cosa avesse fatto il protagonista e perché esattamente; ora la psicologia del personaggio ha ottenuto il risalto che meritava e che immagino volessi ottenere, e questo non è più importante.

Una moglie che sa, una figlia all'oscuro, a commentare una lettera che mi pare credibile e che ha un'altrettanto credibile correlativo nei fatti che seguono la sua lettura.

Ora mi piace!
CHIEDO LA GRAZIA

Re: 5 novembre di qualche secolo dopo

Inviato: lunedì 11 gennaio 2016, 11:42
da Marale
Un racconto dalle tematiche forti che mi è piaciuto molto e fa riflettere, lo stile è scorrevole e la lettura piacevole, perciò "chiedo la grazia".

Re: 5 novembre di qualche secolo dopo

Inviato: venerdì 15 gennaio 2016, 23:11
da ceranu
Grazie a tutti per i commenti.
Ho solo un dubbio: il titolo si lega al racconto?

Re: 5 novembre di qualche secolo dopo

Inviato: sabato 16 gennaio 2016, 16:07
da Fernando Nappo
Ciao Filippo,
bel racconto, forte e ben scritto. Ho un solo commento riguardo all'inizio: nel momento in cui il padre scrive, la sua fiammella si è già riaccesa (da un mese, ce lo dici tu stesso) quindi, forse, sarebbe più opportuno che attaccasse la lettera alludendo a fiammella che s'è riaccesa in lui e che lo spinge a compiere l'attentato. È una sfumatura, s'intende, in un racconto ben gestito.

Riguardo al titolo: in effetti non è un titolo che si ricorda facilmente, e sembra quasi voler dare delle informazioni che non sono scritte esplicitamente nel racconto. Però, devo anche ammettere che se tu non avessi posto la questione non ci avrei fatto molto caso.

Ho chiesto la grazia.

Re: 5 novembre di qualche secolo dopo

Inviato: venerdì 22 gennaio 2016, 8:45
da Spartaco
Come procedono i lavori?
Ho notato che dopo un avvio spumeggiante state battendo la fiacca.
Ricordatevi di Sfidarmi, altrimenti mi annoio!

Re: 5 novembre di qualche secolo dopo

Inviato: venerdì 22 gennaio 2016, 22:06
da Vastatio
ceranu ha scritto:Grazie a tutti per i commenti.
Ho solo un dubbio: il titolo si lega al racconto?


Conoscendo la genesi del racconto, dove è nato e cosa hai modificato, no... il "bel" gioco che poteva essere già difficile da trovare allora è quasi impossibile adesso.

Re: Non di sola morte si può morire

Inviato: venerdì 29 gennaio 2016, 10:40
da ceranu
Titolo cambiato, che ne pensate?

Re: Non di sola morte si può morire

Inviato: venerdì 29 gennaio 2016, 16:09
da Jacopo Berti
ceranu ha scritto:Titolo cambiato, che ne pensate?

A me pare adeguato. Si sente l'eco di "non di solo pane...", e ha senso: ci sono morti interiori che possono essere peggiori di morti fisiche.

Re: Non di sola morte si può morire

Inviato: sabato 30 gennaio 2016, 0:23
da ceranu
Quindi, vada per il nuovo titolo.
SFIDO SPARTACO!

Re: Non di sola morte si può morire

Inviato: domenica 31 gennaio 2016, 15:24
da Fernando Nappo
Arrivo tardi, ma anche a me il nuovo titolo piace di più.

Re: Non di sola morte si può morire

Inviato: lunedì 1 febbraio 2016, 0:32
da Spartaco
Sfida ricevuta.