Forma e contenuto: l'eterno dilemma

Moderatore: Camaleonte

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Jacopo Berti
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Forma e contenuto: l'eterno dilemma

Messaggio#1 » lunedì 4 aprile 2016, 13:56

La forma è una cosa, il contenuto è un'altra totalmente diversa?
Qualcuno potrebbe dire di sì. La forma è il modo in cui si scrive, il contenuto è ciò di cui si scrive. Alcuni modi di esaminare la letteratura si soffermano sulla forma, altri sul contenuto. Gli studi di stilistica, di estetica letteraria e di retorica, se estremizzati, possono portare a dire che il contesto e il contenuto dell'opera sono indifferenti: ciò che la rende bella e "immortale" nel senso di sovratemporale è la forma. Viceversa, tutti i metodi di analisi che si rifanno ai cultural studies considerano molto importante la critica tematica e, con essa, gli aspetti storici e sociologici di produzione e ricezione letteraria.
Ma alla fine anche i più strenui sostenitori dell'una o dell'altra fazione non possono negare che forma e contenuto "si presentano insieme", sono inscindibili: non sono l'uno veicolo e l'altro occupante, né l'uno contenitore l'altro contenuto. Per comodità e per comune esperienza si considerano due cose diverse lo spazio e il tempo, eppure tutto ha luogo e tutto funziona nello spaziotempo. Così per la formacontenuto.

Fatta questa pedante premessa, vengo al punto: scrivere "nello stile di" qualcuno (stavolta parliamo di Calvino, ma varrà per ogni autore) significa cercare di distinguere gli aspetti contenutistici da quelli formali e tentare di riproporre questi ultimi? Oppure s'intende "scrivere ALLA MANIERA DI" quel qualcuno, trascinandosi dietro forma e contenuti?

"Il barone rampante"/ "Il cavaliere inesistente" / "Il visconte dimezzato". Tre titoli sui quali siamo particolarmente invitati a lavorare. La loro forma il+[titolo nobiliare]+[aggettivo apparentemente improprio] è costante. E il contenuto corrisponde alla forma, al titolo.
La mia prima idea è partire da un titolo in quella forma (tipo: "Il marchese postulato" "L'arciduca pieghevole") e inventare il racconto a partire da esso. Sarebbe l'optimum o sarebbe banale?
Quanto pedissequa, secondo voi, deve essere l'imitazione?
Ultima modifica di Jacopo Berti il lunedì 4 aprile 2016, 15:13, modificato 1 volta in totale.


«Se avessimo anche una Fantastica, come una Logica, sarebbe scoperta l'arte di inventare» (Novalis, Frammenti)

Veronica Cani
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Re: Forma e contenuto: l'eterno dilemma

Messaggio#2 » lunedì 4 aprile 2016, 14:35

Sai, è ciò che mi sono chiesta anch'io ieri sera, mentre ripassavo proprio la trilogia degli antenati per prepararmi a questo contest. Io addirittura pensavo di riprendere la tematica di una delle fiabe italiane, la mia preferita, e provare a riprodurla sotto forma di racconto, ma ho anche pensato che in questo caso il rischio di scopiazzare diventa davvero alto. Insomma, mi sto ancora lambiccando il cervello: per scrivere nello stile di Calvino è opportuno utilizzare anche le ambientazioni e i tipi umani sfruttati da Calvino? Oppure si può agevolmente trattare nello stile di Calvino qualunque tipo di contenuto? Questo è il dilemma...mi piacerebbe sentire anche i vostri pareri :)

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alberto.dellarossa
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Re: Forma e contenuto: l'eterno dilemma

Messaggio#3 » lunedì 4 aprile 2016, 16:24

Esattamente la discussione che mi aspettavo! Al momento sono fuori al lavoro, entro sera vi rispondo: ottimo spunto di lavoro comunque, vedo che vi state ponendo le domande giuste (o meglio, il giusto livello di profondità).

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Mike009
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Re: Forma e contenuto: l'eterno dilemma

Messaggio#4 » lunedì 4 aprile 2016, 17:10

Per quel che mi riguarda ho già la storia in mente, allegorica o con una lettura in più livelli che dir si voglia. Il mio dubbio principale è l'ambientazione, avrei maggiore libertà d'azione in una ambientazione futuristica piuttosto che una ottocentesca dove la mia storia forse finirebbe per essere molto più forzata e temo perderebbe quel grado di grottesca realtà a favore di un qualcosa di più favolistico (forse pure troppo).
Per lo stile di scrittura ammetto che il tempo è poco, questa settimana leggerò "il visconte dimezzato" e "il cavaliere inesistente" (di Calvino avevo letto solo "il barone rampante" e "marcovaldo") giusto per essere fresco e pronto a immedesimarmi nei suoi modi la settimana prossima che andrò a scrivere.

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Angela
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Re: Forma e contenuto: l'eterno dilemma

Messaggio#5 » lunedì 4 aprile 2016, 20:25

Avevo già fatto un esperimento di questo tipo in passato ed è stata l'esperienza di scrittura più bella che potesse capitarmi. Lasciando da parte il risultato che fu disastroso, mi sono goduta il percorso e ho vissuto così intensamente calandomi nei panni di Stevenson, da sentirlo vicino e addosso come un amante focoso. Mi sono immersa nel suo tempo leggendo testi di altri autori, poi ho studiato ogni singola riga del testo che avevo scelto e ho preso appunti. Sono diventata una regista dove i personaggi e le ambientazioni si muovevano nella mia mente, parlavano, interagivano. Ho letto e riletto ancora e ancora senza esserne mai sazia le stesse pagine zeppe di appunti, di annotazioni e ogni tanto aggiungevo qualcosa. Stevenson era un segreto per me e lo è ancora, il mio è stato un tentativo goffo di scrittura. Mi accorgo di non aver imitato il suo stile né di aver interpretato correttamente il suo pensiero, ma ciò che ho scritto è partito da lui, è un frutto e come tale ne rivendica i natali.
Non posso dire di avere la stessa empatia con Calvino, anzi, lo sento fin troppo distante. Cercherò però di seguire la stessa tecnica calandomi nel suo tempo, studiandone le pause, provando a interpretare il suo pensiero. Non voglio imitarlo, voglio partire da lui, che è la base e le fondamenta di ciò che scriverò.
Per rispondere al quesito di Jacopo, credo siano importanti entrambi: sia la forma che il contenuto che vanno studiati a fondo. La mia non sarà un'imitazione, ma un'interpretazione (neanche fossi Wanda Osiris!) LOL.
Uno scrittore è un mondo intrappolato in una persona (Victor Hugo)

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lordmax
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Re: Forma e contenuto: l'eterno dilemma

Messaggio#6 » martedì 5 aprile 2016, 9:09

Bravissimo timetrapoler.

E' esattamente il problema che si deve affrontare quando si cerca di 'calarsi' nei panni di un autore altro da noi.

Quale è la cosa voluta?
Forma, contenuto, formacontenuto, altro?
Tutto e niente

Quello che realmente cerchiamo è la partecipazione di voi scrittori nel calarvi nei panni di un autore che sia diverso da voi... più diverso è meglio è.

Quindi ben venga un racconto fantascientifico di Mike009, ottima idea... lo farei anch'io.
Ottima la scelta di Angela di calarsi nell'autore, assorbirne l'essenza e poi scrivere quello che viene da lui e non quello che scrive lui.
Ottima anche la scelta di chi preferisce unire forma, struttura e metodo.

Non ci sono limiti se non nel numero di caratteri.

Tenete anche conto che siete delle cavie ^___^
Stiamo anche noi sperimentando un qualcosa, per noi, nuovo e dovremo limare gl ispigoli e drizzare le curve man mano che proseguiamo.

Lo stesso regolamento deve già subire delle modifiche relative al cambio di partecipazione e non abbiamo ancora iniziato figuratevi il resto.

L'unica cosa che veramente conta e che non cambierà mai è che vogliamo divertirci e vogliamo che vi divertiate.

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Lo Smilodonte
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Re: Forma e contenuto: l'eterno dilemma

Messaggio#7 » martedì 5 aprile 2016, 12:12

Eccomi! Scusate l'assenza, ma ho avuto una piccola emergenza veterinaria con uno dei miei gatti ieri sera e non sono riuscito a scrivere come promesso.

Quanto alla domanda di Jacopo: l'osservazione è corretta e pertinente, e l'approccio che proponi è giusto. Fornisco però un punto di lettura leggermente diverso: la tua interpretazione è dettata anche dalla profonda conoscenza che hai dell'autore e dal tuo vissuto nei suoi confronti. Nel tuo caso non sarebbe pedissequo, né banale. Non lo sarebbe in alcun caso, sarebbe semplicemente una scelta. Una scelta che potrebbe garantirti la massima aderenza allo stile ma che magari potrebbe penalizzarti in altri aspetti (come no). Ti faccio un esempio: tempo addietro scrissi un racconto in stile lovecraftiano per un concorso dedicato proprio al solitario di Providence. Il risultato era fedele, pure troppo: non mi qualificai perché lo stile era decisamente obsoleto rispetto ai canoni odierni. Per me, "dedicato a Lovecraft" significava omaggiare il suo stile, in tutto e per tutto. Nell'introduzione avevo inserito addirittura un passo di Erodoto, IN GRECO. Credo di esserci riuscito, a scapito della fruibilità da parte di un pubblico odierno. Ecco, la mia è stata una scelta consapevole. Credo che il tuo approccio sia corretto, così come lo sia quello di Michele: l'importante è lo stile, il livello di profondità, le modalità, le scegliete voi e questo non sarà penalizzante fintantoché il vostro obiettivo sarà l'esercizio di mimesi.

Tutti i vostri approcci sono validi, sono solamente differenti: ricordate che questo, ancor più che un concorso, è un laboratorio per crescere. E se, ad introduzione del vostro testo, vorrete scrivere qualche riga di spiegazione del vostro iter, ben venga!

Zebratigrata
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Re: Forma e contenuto: l'eterno dilemma

Messaggio#8 » martedì 5 aprile 2016, 15:43

Credo che la domanda ce la siamo posta tutti, anche perché i testi di riferimento hanno un contenuto molto simile, in un certo senso.
Il mio approccio privilegia l'esercizio sullo stile e sulla forma. Non perché penso che le tematiche non facciano l'autore, anzi, ma perché per ora mi interessa l'aspetto stilistico e linguistico. Per costringermi a questo esercizio ho deciso di prendere una storia già 'pronta' e provare a vederla con gli occhi di Calvino. Certo, anche prendendo una storia già pronta di scelta ce n'è tanta, ma sicuramente in questo modo il peso del contenuto sul mio lavoro è un po' ridotto.

Il dubbio di timetrapoler relativo alla struttura del titolo (che influenza poi anche il tipo di storia e la prospettiva della storia in genere) lo condivido... Di nuovo, i tre romanzi sono molto vincolanti in questo senso, e credo che venga spontaneo ricalcarne alcuni aspetti, dalla forma del titolo alla struttura della storia che ruota attorno ad un personaggio 'speciale'. Sarà richiesta aderenza anche in questo senso? A questa domanda la risposta non l'ho ancora trovata, ahimè.

Sara

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Lo Smilodonte
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Re: Forma e contenuto: l'eterno dilemma

Messaggio#9 » martedì 5 aprile 2016, 17:17

Ciao Sara.

Il caso di Calvino è più unico che raro, se vogliamo. Facciamo un passo indietro: la scelta dei tre romanzi brevi proposti è stata di tipo "periodico". Volevo focalizzare l'attenzione su una parte della produzione Calviniana. Se guardate i 3 titoli proposti nel loro insieme - ovvero I nostri Antenati il problema viene a cadere, almeno in parte. Guardate il disegno d'insieme ripeto, ovvero quel troncone di produzione che è legato all'allegoria simbolica, ai metasignificati e all'impianto fiabesco.

valter_carignano
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Re: Forma e contenuto: l'eterno dilemma

Messaggio#10 » martedì 5 aprile 2016, 20:51

che dire... davvero grazie a tutti per gli spunti di riflessione.

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Sissi Kardec
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Re: Forma e contenuto: l'eterno dilemma

Messaggio#11 » martedì 5 aprile 2016, 22:59

Finisco di sudare sul testo da mettere in laboratorio e arrivo anche qui.

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Lo Smilodonte
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Re: Forma e contenuto: l'eterno dilemma

Messaggio#12 » mercoledì 6 aprile 2016, 10:58

@Valter: siamo tutti qua apposta ;)

valter_carignano
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Re: Forma e contenuto: l'eterno dilemma

Messaggio#13 » mercoledì 6 aprile 2016, 11:37

ciao a tutti
lo posto per sicurezza in tutti i forum del camaleonte: non potrò partecipare :-( Si prospettavano giorni tranquilli ma è arrivato un lavoro nuovo e imprevisto, non sono purtroppo in condizioni di poterlo rifiutare e quindi non avrò più il tempo per dedicarmi a massacrare :-) Calvino.
Mi dispiace tanto e scusate tutti, organizzatori e colleghi.

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AmbraStancampiano
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Re: Forma e contenuto: l'eterno dilemma

Messaggio#14 » sabato 16 aprile 2016, 15:43

Mi inserisco tardivamente nella discussione proprio per una questione di approccio: mi sono fatta la vostra stessa domanda, e prima di darmi una risposta mi sono voluta reimmergere in Calvino, che non frequentavo davvero da troppo tempo.
Appena attaccato il "Barone Rampante", la risposta è arrivata da sola: ho cercato di cogliere il senso della narrazione e mi sono chiesta cosa ne pensavo e come potevo inserire una mia ideale "risposta" a Calvino, mentre leggevo le sue storie mi è venuta in mente la mia, mi sono documentata su alcuni elementi funzionali che sono diventati sempre più importanti, la mia idea ha preso forma pian piano mentre mi addentravo nella trilogia. Ho finito la trilogia e ho un soggetto dettagliato, che è venuto quasi da sé.

Ora è il momento di trasformare il soggetto in racconto, quindi si passa allo stile. E si, mi sa che dovrò rileggere la trilogia da cima a fondo! -_-'
Confesso che mi spaventa molto approcciarmi a uno stile che non sia semplicemente "uno stile diverso", bensì "lo stile di qualcun altro". Se questo "qualcun altro" poi è Calvino... Aiuto!
Qui giace il mio cervello, che poteva fare tanto e ha deciso di fare lo stronzo.

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Lo Smilodonte
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Re: Forma e contenuto: l'eterno dilemma

Messaggio#15 » giovedì 21 aprile 2016, 8:40

Ciao Ambra, scusa la risposta lentissima!
Beh alla fine l'obiettivo è esattamente questo: immergersi nella scrittura di qualcun altro è senz'altro difficile e si, può spaventare. Mi sembra però che tu abbia le idee piuttosto chiare, non ho dubbi sulla resa ;)

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