Rosaspina ovvero la persecuzione

Moderatore: Camaleonte

Veronica Cani
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Rosaspina ovvero la persecuzione

Messaggio#1 » domenica 24 aprile 2016, 23:36

Accidenti, nella fretta di consegnare stavo dimenticando il commento sulle mie scelte! Rimedio subito:
Commento: ho scelto di affrontare per il mio racconto il genere fantastico-fiabesco, sulla scia delle Fiabe Italiane di Calvino che ho amato e continuo ad amare. Anche nella trilogia degli Antenati ho ritrovato atmosfere e personaggi tipici della fiaba, così mi è risultato quasi naturale optare per questa soluzione. Riguardo allo stile, ho cercato di riprodurre l'uso frequente di Calvino dell'elisione e del troncamento (cent'anni, gran baffi, s'addormentò, m'ha tenuta); i nomi buffi e improbabili di certi personaggi (il principe Beltrando, l'arciduca Usbergo); l'ironia (si accorse che mancava la cosa più importante: sua moglie); certi elementi surreali (l'antagonista fa di mestiere quello di ammazzare i ricchi); certe espressioni che io non userei nel mio stile ma che ho trovato efficaci (era nella prima giovinezza; vestito e acconciato con grande proprietà). Buona lettura!

ROSASPINA OVVERO LA PERSECUZIONE

C’era una principessa, sapete, a nome Rosaspina. Ma non quella Rosaspina che aveva dormito per cent’anni ed era stata risvegliata dal bacio del principe; questa era una diversa Rosaspina, più grassottella di quell’altra. Era nella prima giovinezza e il re suo padre l’aveva rinchiusa in uno stanzino sulla torre più alta del castello, perché era molto geloso.
Un giorno fu introdotto alla presenza del re un giovane forestiero, nerastro di pelle e con dei gran baffi, ma molto elegante, vestito e acconciato con grande proprietà. Chiedeva la mano della principessa e si presentò come Beltrando dei Magagnò, principe di Maganza. Al re piacque di prendere questo giovane di sangue reale come marito per sua figlia, e acconsentì. A Rosaspina piacque un po’ meno, e protestò con forza: «Non mi piacciono gli uomini coi baffi! Non lo voglio!»
E il re: «È un principe e te lo farai piacere, con o senza baffi.»
Così le nozze si fecero, con gran disappunto di Rosaspina, che però era anche contenta di levarsi dalla tirannia di suo padre. Al termine della cerimonia, gli sposi partirono subito in carrozza. Ed ecco che, invece di seguitare per la strada maestra, il cocchiere prese per il folto del bosco.
Quando furono ben lontani dal paese, la carrozza si fermò. Il marito di Rosaspina si levò un pugnale dalla tasca, lo puntò alla gola della sposa terrorizzata e le disse: «Ora, mia cara, sei in mia potestà. Devi sapere che io sono un rivoluzionario e di mestiere ammazzo i nobili e la gente ricca. Ma mi serve qualcuno che resti a far la guardia alla mia casa, quando sono via.»
Così dicendo, il falso principe portò Rosaspina nella sua dimora, che si trovava in riva al mare. La legò a un albero con una grossa catena e la lasciò lì, sola soletta, a far la guardia alla casa.
Mentre il falso principe era via per ammazzare la gente nobile e ricca, Rosaspina si annoiava, legata a una catena come un cane. Allora prese a guardare le navi che solcavano il mare. Una passò molto vicino alla costa e la principessa cominciò a far segni perché la vedessero. Ma nessun bastimento passava tanto vicino da accorgersi di lei e dei suoi patimenti.
Quando il marito tornò a casa, Rosaspina lo supplicò di liberarla. «Non scapperò, lo giuro!» gridò a mani giunte. Il falso principe si lasciò commuovere e le tolse la catena, portandola in casa. «Bada» le disse, in tono minaccioso, «qui tengo tutte le ricchezze della gente che ho ammazzato. Puoi girovagare per casa quanto ti pare, ma non azzardarti a rubar qualcosa. Se lo farai, me n’accorgerò e me la pagherai!»
Il giorno dopo il marito era di nuovo via per ammazzare i nobili e i ricchi. Rosaspina gironzolò per tutte le stanze della casa, ammirando i forzieri d’oro, di diamanti e di pietre preziose che il falso principe aveva sottratto alle sue vittime. L’ultima stanza era piena fino al soffitto di balle di cotone. Rosaspina entrò, s’accoccolò in mezzo al cotone e s’addormentò.
Quando lo sposo tornò, la prima cosa che fece fu controllare che non mancasse nulla nelle stanze dei tesori. Ma dopo un giro di ricognizione s’accorse che mancava la cosa più importante: sua moglie. La cercò nella stanza degli ori: niente; la cercò in quella dei diamanti: niente; la cercò in quella delle pietre preziose: ancora niente. Per ultimo la cercò nella stanza del cotone.
Rosaspina s’era talmente calata nel cotone che v’era sprofondata e non si vedeva. Così lo sposo sguainò la spada e si mise a trafiggere le balle di cotone. A un certo punto la lama ferì un braccio ciccioso della ragazza, ma il cotone asciugò il sangue e la spada uscì pulita.
Quando il falso principe s’avvide che Rosaspina non era in casa, pensò che fosse riuscita a scappare e andò a cercarla in paese. Lei, lesta lesta, massaggiandosi il braccio dolorante, appena lo sposo fu uscito scappò per davvero e corse a chiedere aiuto.
Lì vicino passava un vero principe, in sella al suo destriero. Appena vide Rosaspina tutta trafelata, subito gli piacque quella ragazzona dalle gambe rosa e cicciottelle. Scese da cavallo e le andò incontro. Rosaspina gli disse d’essere di sangue reale e gli raccontò tutta la sua storia. Lui, che nel sentirla parlare se n’era digià innamorato, la prese con sé e la portò al castello.
Sei mesi più tardi il principe e Rosaspina si sposavano. Durante il banchetto nuziale si presentò un ricco signore forestiero dal nome altisonante di Usbergo dei Filastò, arciduca di Moldavia. Era un gran parlatore, tutto sdilinquimenti e parole d’ammirazione per la principessa. Il principe era ammaliato dalle belle parole e dai salamelecchi dell’uomo.
Ma Rosaspina, che l’aveva riconosciuto per il suo primo sposo, anche se s’era tagliato i baffi, e, avendo studiato araldica, sapeva che la Moldavia di arciduchi non ne aveva, prese in disparte suo marito il principe e cercò di metterlo in guardia.
«Anche se è passato tanto tempo, non ho dubbi: quell’uomo è il mio primo marito, che di mestiere fa l’assassino dei nobili e dei ricchi e m’ha tenuta legata come un cane a far la guardia alla sua casa.»
«Ti sogni!» rispose il principe. «Non hai visto che eleganza ha, e che bei discorsi fa? Si vede che è un gran signore beneducato.» E non ci fu verso di convincerlo.
L’arciduca Usbergo offrì il vino delle sue proprietà a tutti gl’invitati e fece portare nel palazzo botti e barili e damigiane: ma nel vino era stato versato del narcotico in gran quantità. Tutti bevvero a più non posso, comprese le guardie, i dignitari, i ministri, i servitori e il principe per primo. Al termine della serata erano crollati in un sonno profondo.
Il primo marito di Rosaspina, l’unico a non aver bevuto quel vino, si rivolse alla principessa con due occhi iniettati di sangue: «Adesso sei nuovamente in mia potestà, e non v’è nessuno che possa soccorrerti. Finalmente avrò la mia vendetta.»
Poi si levò un lungo coltello dalla cintura e lo puntò al collo della ragazza. «Va’ a prendermi un catino d’acqua. Quando t’avrò sgozzata, mi servirà per lavarmi le mani dal sangue» le sibilò in faccia.
Potete immaginare Rosaspina! Invece di andare a prendere il catino, corse a svegliare suo marito. Ma per quanto lo scuotesse e facesse, il principe continuava a dormire. Quindi le toccò prendere il catino d’acqua e portarlo all’assassino. Quello stava affilando il coltello e appena la vide sogghignò. «Mi servono anche del sapone e un asciugamano. Va’ a prenderli.»
Rosaspina provò ancora una volta a svegliare suo marito: tutto inutile. Allora gli frugò nella cintura dei calzoni, estrasse un pugnale dal fodero e l’avvolse nell’asciugamano.
«Ce n’hai messo di tempo!» sbottò l’assassino vedendola tornare. «Dai qua.» Rosaspina, nell’atto di porgergli l’asciugamano, gli piantò una pugnalata in cuore. Al grido dell’uomo tutta la corte si svegliò e il principe e i suoi dignitari si precipitarono in direzione del trambusto.
La principessa aveva ancora il pugnale insanguinato in mano e rideva, rideva a più non posso. E quando il principe, inorridito, le tolse l’arma di tra le mani, lei continuò a ridere, fissando il lago di sangue che s’allargava sul pavimento, finalmente libera da quella persecuzione.



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Angela
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Re: Rosaspina ovvero la persecuzione

Messaggio#2 » domenica 1 maggio 2016, 14:50

Ho scelto di iniziare a commentare le fiabe perché mi sono piaciute moltissimo e mi piace anche lo stile di Veronica. Cercherò di seguire la tabella di marcia fissata dallo Smilodonte.

1)Aderenza allo stile.
Veronica, nel commento, aveva già dichiarato di aver usato alcune particolarità proprie dello stile di Calvino (l'uso del troncamento, i nomi buffi, l'ironia) e io ho ritrovato queste e altre cose che riportano sicuramente allo stile del grande autore. Intanto ritroviamo personaggi agli antipodi molto cari a Calvino (personaggi positivi e negativi, buoni e cattivi), e vicende umane che spesso sono presentate come una metafora della realtà, anche se intrisa di fantasia.
I cardini calviniani li ho riscontrati tutti, anche nell'immediatezza di alcune frasi, nello sguardo cristallino e tagliente che non risparmia particolari cruenti. Ci sono poche incertezze secondo me, ne ne segnalo alcune.

La cercò nella stanza degli ori: niente; la cercò in quella dei diamanti: niente; la cercò in quella delle pietre preziose: ancora niente.
Anche se in Calvino capita di ritrovare ripetizioni, quel "niente" ripetuto così tante volte, mi sembra una forzatura.

A un certo punto la lama ferì un braccio ciccioso della ragazza
"Ciccioso" non mi sembra un termine adatto a Calvino.

Sei mesi più tardi il principe e Rosaspina si sposavano.
Modificherei il tempo verbale (si sposarono).

«Ti sogni!» rispose il principe.
Refuso?

«Non hai visto che eleganza ha, e che bei discorsi fa?
Anche qui mi pare siamo distanti dallo stile di Calvino

«Ce n’hai messo di tempo!» sbottò l’assassino vedendola tornare. «Dai qua.»
L'ultima parte, quel "Dai qua", non mi suona calviniano.

2) Qualità della scrittura.
Veronica è brava, il suo stile è curato ed elegante. Penso abbia giocato un ruolo fondamentale nella prova di scrittura. Solo chi è metodico, preciso e raffinato può avere dei buoni risultati accostandosi a Calvino.

3) Forma.
La fiaba è letteratura per l'infanzia, anche se le fiabe di Calvino sono adatte a chiunque. Da questo punto di vista, la fiaba di Veronica riassume questi elementi e mi sembra molto buona.

4) Originalità.
Qualsiasi cosa si possa dire di questa fiaba, di certo non pecca di originalità. L'autrice di ha dimostrato di avere una buona dimestichezza con il fantastico e la trama è ricca di avvenimenti e intrecci inaspettati.

5) Gusto personale.
Ho amato le fiabe di Calvino (che ho divorato letteralmente) e la fiaba di Veronica è piacevole, seppure con un finale cruento. A mio avviso è un'ottima prova di stile.
Complimenti.
Uno scrittore è un mondo intrappolato in una persona (Victor Hugo)

Veronica Cani
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Re: Rosaspina ovvero la persecuzione

Messaggio#3 » domenica 1 maggio 2016, 15:53

Ciao, Angela!
L'aggettivo ciccioso viene usato da Calvino ne "Il visconte dimezzato", riferendosi alle gambe di Pamela; Veronica Cani userebbe "cicciottello". "Ti sogni" non è un refuso, ma viene usato proprio da Calvino in alcune fiabe di provenienza fiorentina. Ti ringrazio per le osservazioni e sono contenta che la fiaba ti sia piaciuta :)
A presto!

Fernando Nappo
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Re: Rosaspina ovvero la persecuzione

Messaggio#4 » sabato 7 maggio 2016, 15:05

Ciao Veronica,
in quanto a stile ho ritrovato alcune delle abitudini di Calvino che citi nel tuo commento, più questo modo d'usare i segni di interpunzione:
La cercò nella stanza degli ori: niente; la cercò in quella dei diamanti: niente; la cercò in quella delle pietre preziose: ancora niente.
L'ho visto spesse volte nei romanzi di Calvino, anche se, ne sono convinto, a scuola me lo avrebbero segnato come errore; o tutt'al più mi avrebbero detto che Calvino se lo può permettere, io no.
Venendo alla storia, ci sono un paio di punti che non mi sono chiari.
Primo, il motivo per cui poni l'accento sulle curve generose della principessa, addirittura fin dall'incipit, al punto da far pensare che la fiaba ruoti intorno a quella caratteristica, quando di fatto - a meno che non mi sia sfuggito qualcosa - non è così.
Secondo, non capisco per quale motivo Beltrando vada in cerca di una principessa: se la donna di casa non deve fare altro che la guardia, non poteva farsi andare bene una donna di rango più modesto? Non serve necessariamente una nobile per quell'incarico. Ma, come prima, potrebbe essermi sfuggito qualcosa.
Terzo: ok, non odiarmi, ma trovo poco credibile che al termine della fiaba, il principe non si svegli quando viene shekerato per be due volte, salvo svegliarsi per lo strepitare di Beltrando. Ma è vero che nelle fiabe tutto si può fare...
In conclusione, mi sembra buona per stile, ma mi soddisfa un po' meno come storia.

Andrea Dessardo
Messaggi: 107

Re: Rosaspina ovvero la persecuzione

Messaggio#5 » domenica 8 maggio 2016, 14:10

Cara Veronica,
anche nel caso del tuo testo, sono costretto a commentare senza disporre del paragone con le Fiabe italiane, che purtroppo non ho letto; ho letto invece la Trilogia degli antenati e, per quel che me ne risulta, la tua Rosaspina ne è parecchio lontana, sia per i contenuti che per lo stile. Anche come fiaba, a dire il vero, lascia un po' a desiderare per via di quel finale tanto violento quanto ingiustificato, se crediamo che le fiabe debbano avere una morale. In sole diecimila battute si svolgono molte azioni, tutte ovviamente assai veloci: ciò ti porta inevitabilmente a sfoltire gli aggettivi, gli avverbi, gli elenchi che caratterizzano lo stile narrativo di Calvino nella Trilogia, per arrivare a un finale che, oltre che sbrigativo, è anche poco credibile. L'intera corte cade addormentata per la sbronza, ma si risveglia d'incanto unanimemente alla morte di Beltrando... Un dettaglio: dici che Beltrando era nero, un particolare rilevante, ma poi sottolinei che Rosaspina lo riconosce nei panni di Usbergo anche se s'era tagliato i baffi e non, come sarebbe più logico, dal colore della pelle! L'avversativa “nerastro di pelle e con dei gran baffi, ma molto elegante” è ingiustificata; come poi ha notato anche Fernando, non si capisce l'accentuazione dei caratteri fisici della principessa, che nella storia non hanno alcun peso.

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alessandra.corra
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Re: Rosaspina ovvero la persecuzione

Messaggio#6 » domenica 8 maggio 2016, 15:55

Ciao Veronica,

i tuoi racconti mi piacciono sempre molto, ma questa volta commentare la tua storia, devo ammetterlo, mi mette un pochino in difficoltà, soprattutto perché non so bene come valutarla.
Comincio subito dalle cose positive: la fiaba mi è piaciuta molto. La trovo ben scritta e l'ho letta con piacere, nulla da dire nemmeno sul lessico che ho trovato fluido e scorrevole.
Ma, la cosa che mi ha fatto storcere un pò il naso, è che l'ho trovata davvero troppo Calviniana, a tal punto da essere, per trama, simile a una nota fiaba di Calvino: l'assassino senza mano.
Cercare di imitare lo stile dell'autore era cosa imposta dal regolamento, ma nella trama penso che si doveva cercare di inventare qualcosa di nuovo, almeno credo. Per esempio, trovo molto simile il pezzo di quando l'uomo porta la sposa nel bosco e lì ferma la carrozza per dichiararle la sua vera identità. O ancora, quando viene legata a un albero, davanti al mare, con una grossa catena come un cane; ancora quando lei nascosta nella balla di cotone viene punzecchiata dalla spada del marito che la cercava. Infine, la scena del vino, quando lei nel frattempo ha sposato un altro re, e il primo marito arriva sotto mentite spoglie a corte e porta il vino in cui ci ha prima messo del narcotico, cosicché tutte le persone del castello si addormentano. Per ultimo il finale, quando la corte viene risvegliata poco dopo che lei ha ucciso il marito che voleva ucciderla (mi ha fatto sorridere, oltretutto, che nel precedente commento ti sia stato criticato il finale, visto che è pressoché uguale a quello della citata fiaba di Calvino).
Alla prossima!

Fernando Nappo
Messaggi: 584

Re: Rosaspina ovvero la persecuzione

Messaggio#7 » lunedì 9 maggio 2016, 9:49

@Alessandra: grazie per la segnalazione, non conoscevo quella favola e sono andato a leggermela. In effetti le somiglianze sono notevoli. Anche il finale riecheggia l'originale, però, ora che l'ho letto, noto due differenze non di poco conto:
- nella versione di Calvino la ragazza si limita a urlare al principe di svergliarsi ma non lo scuote, o se lo fa Calvino non ce lo riferisce. Quindi un urlo non è sufficiente a svegliare alcuno
- quando tutti si svegliano di colpo, non è a causa di un urlo ma per uno sparo, evento sonoro di intensità parecchie volte superiore (circa 90db un urlo, 140db uno sparo)

Grazie comunque per la precisazione, che mi è stata molto utile.
Giudicare, tanto più in un contest come il Camaleonte, è sempre impresa ardua. Non invidio i moderatori.

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alessandra.corra
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Re: Rosaspina ovvero la persecuzione

Messaggio#8 » lunedì 9 maggio 2016, 17:31

@ Fernando: hai perfettamente ragione. Commentare i racconti di questa edizione del Camaleonte è un'impresa difficile; Calvino era poliedrico e ha scritto molte opere usando stili e narrazioni diverse. Però, proprio per questo, è anche una sfida stimolante, e che può arricchire tutti noi!
In ultimo, per conto mio credo che nelle fiabe ci si possa permettere di descrivere anche azioni illogiche o quanto meno improbabili, e questo proprio perché non viene narrata una situazione reale, ma appunto una vicenda di pura fantasia.

Veronica Cani
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Re: Rosaspina ovvero la persecuzione

Messaggio#9 » martedì 10 maggio 2016, 20:00

Ciao a tutti, scusate il ritardo nel commentare! Sì, per scrivere questa fiaba ho preso come punto di riferimento "L'assassino senza mano". Ho voluto mantenere alcune scene (la trafittura con la spada, la volontà di sgozzamento della principessa nel finale, ad esempio) perché mi stavano particolarmente a cuore, come molte scene di crudeltà di cui le fiabe di Calvino, e non solo, sono piene. Avendo scelto il genere fiaba era normale che la mia narrazione perdesse in originalità: le fiabe non sono narrazioni originali, attingono dalla tradizione popolare e, se avete la possibilità di leggere l'intero corpus delle fiabe raccolte da Calvino, noterete che situazioni identiche e identici stilemi si ritrovano in moltissimi testi. Riguardo alle "formosità" della ragazza, ho scelto di renderla meno idealizzata rispetto alle classiche eroine della fiaba, soprattutto suggestionata dalla descrizione che Calvino fa del personaggio di Pamela ne "Il visconte dimezzato". Grazie per le osservazioni, un saluto!

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Andrea Partiti
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Re: Rosaspina ovvero la persecuzione

Messaggio#10 » martedì 10 maggio 2016, 20:22

Allora, la storia in sé la promuovo, a parte un finale forse affrettato (neppure i diecimila caratteri bastano più, ormai!)

Lo stile di Calvino, almeno del Calvino degli antenati, però non c'è.
C'è il lessico e ci sono delle strutture che hai cercato e usato bene, per quanto riesco a vedere. Si sentono e fanno la loro parte del lavoro.
Però lo stile manca. C'è troppa azione, succedono troppe cose. Manca tutto l'indugiare pigro nelle descrizioni e nei dettagli che ho deciso essere il cuore dello stile di Calvino. Il saltare di dettagli in dettaglio senza risparmiare in parole, delineando personaggi, caratteri e ambienti grazie alle minuzie che li compongono, spesso curiose o buffe.

(Ovviamente essendo un commento complicato e basato su osservazioni puramente personali, è possibile che io sia completamente fuori fuoco.)

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lordmax
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Re: Rosaspina ovvero la persecuzione

Messaggio#11 » martedì 10 maggio 2016, 20:32

Ciao
Abbiamo (io e Alberto) visto che ci sono alcuni problemi con i commenti.
Abbiamo creato un post dove chiediamo scusa per la situazione e spieghiamo perché è successo... e come porvi rimedio.
Per quanto riguarda i commenti e la classifica, da ora in poi vi preghiamo, per chi ancora non lo ha fatto, di attenervi ad una valutazione di merito e non di stile perché questo sta creando problemi di convivenza.

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Jacopo Berti
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Re: Rosaspina ovvero la persecuzione

Messaggio#12 » martedì 10 maggio 2016, 20:35

Ciao Veronica,
Leggendo il tuo racconto, mi è parso buono e attinente allo stile di Calvino, ovvero di "uno dei tanti Calvino", quello delle fiabe.
Però devo dire che i rilievi di chi associa il tuo racconto a "L'assassino senza mano" mi sembrano molto fondati. Sono andato a rileggerlo. E' pur vero che gli stilemi delle fiabe si ripetono, ma qui hai preso davvero troppi spunti dalla fiaba in questione, tanto da adottare situazioni quasi identiche e frasi con poche variazioni. Parlo in particolare delle "trovate" più interessanti di Calvino (o della tradizione popolare da cui prende spunto): l'escamotage per sposare e portare via la donna, la spada che si pulisce nel cotone, l'arma nel fazzoletto. Mi trovo molto in difficoltà perché trovo tante somiglianze e non so se devo valutare te o Calvino.
Ovvero, dovrei verificare punto per punto cosa di quello che hai scritto va da un range compreso tra il "molto simile" al "pressoché identico", metterlo un attimo da parte e vedere cosa rimane e valutare quello. Non credo che questo modo di commentare sia nello spirito del contest; allo stesso modo il grado di imitazione a cui sei arrivata mi sembra un travisamento delle consegne.
«Se avessimo anche una Fantastica, come una Logica, sarebbe scoperta l'arte di inventare» (Novalis, Frammenti)

Veronica Cani
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Re: Rosaspina ovvero la persecuzione

Messaggio#13 » martedì 10 maggio 2016, 21:03

Ciao, Jacopo! Purtroppo volendo fare una riscrittura di una fiaba, e per giunta usando lo stesso stile dell'autore, era innegabile che avrei commesso degli errori come quelli che mi vengono imputati. Del resto, ne avevo già parlato in un intervento in una discussione nata proprio in occasione dell'inaugurazione del Camaleonte, in cui avanzavo alcuni miei timori che poi si sono concretizzati. Abbiate pazienza, si tratta di un esperimento anche per me ;)

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AmbraStancampiano
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Re: Rosaspina ovvero la persecuzione

Messaggio#14 » martedì 17 maggio 2016, 14:14

Ciao Veronica,
la fiaba somiglia parecchio a "l'assassino senza mano", ma vedo che questo punto è già stato ampiamente discusso, e mi sembra inutile continuare a battere sempre lì :)

Per ciò che riguarda la struttura della narrazione e le reazioni dei personaggi vedo qualche imperfezione già a partire dall'incidente scatenante della fiaba, ossia il matrimonio di Rosaspina: nelle prime righe mi dici che il re la tiene nascosta in una soffitta perché ne è geloso e poi la da in sposa a uno sconosciuto, solo perché ha i baffi e una bella parlantina? Già questa prima contraddizione mi ha portata a fare attenzione alle reazioni dei tuoi personaggi, e ho visto tante altre cose strane: com'è possibile che una ragazza appena data in sposa a uno sconosciuto che le ha confessato di essere un assassino e l'ha incatenata a un albero come un cane si annoi? E perché un assassino di nobili dovrebbe sposare una principessa che non ha mai visto in vita sua? Ne "l'assassino senza mano", tutto l'impianto narrativo era giustificato dal fatto che la principessa aveva tagliato la mano all'assassino, mentre in questo caso, perdonami la franchezza, tutto sembra un po' campato in aria.
Altra perplessità: perché Rosaspina dovrebbe aspettare che il marito torni per fuggire e non approfittare della lunga giornata che lui passerà fuori ad ammazzare nobili? E perché il vero principe, che a giudicare dalla tua fiaba dovrebbe aver sposato la principessa per amore, non sa niente dell'ex marito della ragazza e non le crede pur vedendola terrorizzata?
Insomma, anche se si tratta di una fiaba per bambini, mi sembra che alcune cose non funzionino bene; i bambini, poi, ragionano in maniera incredibilmente logica!

Per ciò che riguarda lo stile, mi sembra che tu ti sia mantenuta su quello delle fiabe italiane abbastanza fedelmente, senza particolari guizzi o strutture esaltanti ma anche senza cadute o errori degni di nota. Ho gradito il richiamo alla bella addormentata e il continuo rivolgersi del narratore al pubblico, che mi hanno richiamato un po' il Calvino degli antenati.
Qui giace il mio cervello, che poteva fare tanto e ha deciso di fare lo stronzo.

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Peter7413
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Re: Rosaspina ovvero la persecuzione

Messaggio#15 » giovedì 19 maggio 2016, 23:32

Non ho letto il racconto di cui s'è parlato in riferimento al tuo, quindi eviterò di tenerne conto in fase di commento.
Una sorta di fiaba piuttosto granguignolenta in cui alcune scelte mi sono sembrate un pelo immotivate. In primis, non comprendo perché il finto principe abbia bisogno di una principessa per accudire il suo tesoro... O meglio: ci arrivo, ma non mi sembra che nel racconto l'argomento sia trattato adeguatamente. E poi, mi sono sembrate eccessive, in rapporto alla sua funzione nella storia, gli accenni alla corporatura della principessa. Non posso giudicare, infine, circa l'attinenza allo stile in quanto mi sono preparato leggendo la trilogia degli Antenati e non le fiabe e pertanto mi sembrerebbe quanto meno azzardato lanciarmi in un tale azzardo. Chiudo dicendo che le sensazione che mi sono arrivate, si, le posso definire calviniane, ma questo è una semplice constatazione al netto dei giudizio.
Un racconto discreto, una piacevole lettura.

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Mike009
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Re: Rosaspina ovvero la persecuzione

Messaggio#16 » venerdì 20 maggio 2016, 1:35

Il racconto mi è piaciuto molto, l'ho letto con grande piacere. Merito di una scrittura scorrevole che ben interpreta Calvino, in questo contest sei tra quelle che più gli si sono avvicinate per il mio modo di vedere. I nomi, l'uso degli aggettivi e la costruzione delle frasi sono tutti molto in linea.
Trovo leziosi gli appunti che ti sono stati fatti sulla descrizione fisica dei protagonisti, se queste descrizioni servono per meglio figurarli al lettore non vedo la necessità che ci sia qualcosa sotto.
L'altro lato della medaglia è una storia poco originale, ma dopotutto creare una fiaba originale non è certo semplice, e il finale. Lei che ride come una pazza, non lo so, non mi convince, forse avrei preferito qualcosa di diverso, più da principessa, sembri quasi snaturare il personaggio così.
Mi spiace che questo racconto sia stato massacrato dai precedenti commenti, credo si siano un po' lasciati trascinare, per me è tra quelli che ho letto più volentieri.

Zebratigrata
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Re: Rosaspina ovvero la persecuzione

Messaggio#17 » venerdì 20 maggio 2016, 23:56

Ciao Veronica,
secondo me hai fatto un buon lavoro. Non ho letto le fiabe, perciò penso agli Antenati, riletti di recente, e agli altri romanzi del filone fiabesco di Calvino.
Dici che tra i punti focali dello stile che hai individuato c’è l’uso frequente di elisioni e troncamenti. Ci ho meditato su un sacco commentando i racconti soprattutto, e secondo me in realtà il tono che ha la prosa di Calvino non deriva da questi stratagemmi. Non li usa poi così di frequente e comunque anche quando non li usa riesce a ottenere quell’effetto mistico di passato con un ben determinato ‘tono’. In molti altri racconti secondo me queste soluzioni sono state quindi abusate nella ricerca di un effetto calviniano. Tu invece sei riuscita a non esagerare, perciò tutto sommato anche se non sono d’accordo con le premesse il risultato no mi dispiace affatto. Ne avrei tolti giusto un paio.
Il lessico particolare e desueto di Calvino sei riuscita a renderlo bene in diversi punti, ma in molti casi sei ricaduta in una narrazione più piatta e classica della fiaba.
I personaggi e le scene invece hanno tuta una serie di dettagli che riescono a riprodurre le descrizioni di Calvino. In particolare mi è piaciuta Rosaspina, che forse ricalcava la figura di Pamela,nel Visconte, o forse no, comunque me l’ha fatta venire in mente.
Secondo me un buon lavoro nel complesso, complimenti!

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