Persefone e la maledizione del melograno

Moderatore: Camaleonte

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alessandra.corra
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Persefone e la maledizione del melograno

Messaggio#1 » sabato 30 aprile 2016, 20:44

Persefone e la maledizione del melograno


Tanto tempo fa, quando ancora non esistevano le stagioni ed era sempre estate, viveva una coppia di agricoltori, nota per i frutti saporiti che crescevano nel loro orto.
La coppia aveva una figlia che stava per compiere venti anni. Persefone, così si chiamava la fanciulla, era bella come il sole e aveva un sorriso tanto radioso da rallegrare chiunque l'incontrasse.
Il padre che non vedeva che per i suoi occhi, andò un giorno a una fiera di Paese per comprarle un regalo. Cammina e cammina, improvvisamente si scontrò con uno strano individuo, coperto da un mantello di pelo nero e con un cappellaccio sulla testa. Lo sconosciuto, dopo aver biascicato qualcosa sotto i denti, afferrò per il bavero della giacca l'uomo, e gli sussurrò:
- So che sta cercando un regalo per sua figlia. Siccome per me è giunto il momento di sposarmi, credo che il miglior regalo potrebbe essere quello di farla diventare mia moglie. Mi sono innamorato di Persefone non appena l'ho vista, solo l'altro giorno. Essendo un gentiluomo ho bisogno del suo consenso, però. Dimenticavo, io sono Ade, lo stregone.
In tutta la contrada girava voce di questo stregone che viaggiava per il mondo grazie al suo palazzo incantato; e non c'era persona che non rabbrividisse all'idea di incontrarlo.
Intanto, tolto il mantello e il cappellaccio emerse un gran bel pezzo di giovanotto, alto e atletico, ma con uno sguardo così tagliente da far impallidire un leone.
- Come pensa che potrei darle il mio consenso? - balbettò spaventato il padre di Persefone.
- La potrei ricoprire di denaro e oro, ma se non dovesse accettare, ho paura che i suoi campi potrebbero diventar aridi in un sol momento.
L'uomo iniziò a tremare come una foglia e, per quanto amasse sua figlia, non poteva proprio tollerare di perdere i terreni che per anni gli avevano procurato tanta gioia e soddisfazione. Finì allora per mettersi d'accordo con Ade affinché potesse incontrare già il giorno seguente la sua figliola.
L'indomani Persefone fu mandata dal padre a raccogliere margherite vicino il fiume, ma non aveva nemmeno iniziato a raccogliere un fiore, che una strana dimora imponente, materializzandosi improvvisamente nel cielo, scese sulla terra per fermarsi poco distante da lei. Dopodiché, da una porta intarsiata d'oro, uscì Ade che, con il suo fascino mostruoso, la obbligò a seguirlo dentro il palazzo.
La mamma della ragazza, Demetra, quella sera, non vedendo rincasare la figlia iniziò a preoccuparsi. Dove poteva esser andata per tardare così? Cerca di qua e chiedi di là, non riuscì a scoprire nulla. Il marito, che guai a lasciarsi scappare qualcosa, davanti le sue domande scuoteva il capo con imbarazzo. In realtà, si sentiva in colpa per ciò che era accaduto, ma ormai le cose erano andate così e non c'era modo di poter tornare sui proprio passi.
Nonostante i giorni passassero, Demetra non perse mai la speranza di ritrovare la ragazza; tanto che, un bel giorno decise di partire per il mondo alla sua ricerca. Ma, gira e rigira, niente, della ragazza nemmeno l'ombra, era come fosse stata inghiottita dal nulla.
Erano già passati alcuni anni, quando un giorno la povera donna, stanca e abbattuta, si fermò ai piedi di un salice. Ammirandone le foglie verdi e caduche, si sentì invadere da un'angoscia infinita.
Improvvisamente però, da un incavo del fusto, spuntò prima una gamba simile a un filo d'erba, poi un corpo rugoso e, infine, una testina bianca bianca come panna montata. Una vecchina così vecchia non si era mai vista.
- Sono tanto affamata, buona donna; non avresti un tozzo di pane?
- Nonna- disse Demetra con dolcezza - ho solo un po' di formaggio, ma sarò lieta di dividerlo con te.
Dopo averle dato parte del suo pasto, la povera donna confidò alla vecchia la sua triste storia:
-Non mi rassegnerò mai alla sua perdita. Persefone era tanto bella che il suo sorriso rischiarava anche la notte più nera .
- Tu sei una donna buona, mi hai offerto la tua misera cena, adesso tocca a me aiutarti.
-Nonnina, cosa mai potresti fare per me?
-Non lasciarti ingannare dalle apparenze: ciò che vedi non sempre è ciò che sembra.
Ed ecco che la vecchia, detto questo, si trasformò in una giovane donna, con lunghe trecce bionde e occhi da cerbiatto.
- In realtà, sono una fata dei boschi. E so dove si trova tua figlia. E' stata rapita da Ade, lo stregone che vive nel suo maniero volante. Si sposta da un posto all'altro, cambiando sempre zona. E' difficile trovarlo, a meno che non sia lui a cercarti.
- Ma allora, cosa posso fare per ritrovare Persefone? Povera me, che triste notizia mi hai dato.
- Aspetta, prima di disperare – e così dicendo la fata gli pose una noce.
- Questa noce ha il dono di far avverare tre desideri. Tienila, è tua.
Ringraziata e abbracciata la fata, Demetra chiese subito al frutto di condurla dalla figlia.
Persefone che, in quel momento, se ne stava sola soletta affacciata alla finestra a guardare le nuvole, rimase a dir poco sorpresa nel veder apparire dal nulla sua mamma.
- Figlia mia, sono anni che ti cerco. Ti racconterò tutto strada facendo, ma adesso devi venire via con me.
La ragazza, seppur meravigliata, non se lo fece ripetere due volte e, presa la mano di Demetra, s'incamminò con lei verso l'uscita.
Arrivate alla porta d'ingresso Demetra chiese alla noce che il castello scendesse sulla terra per poi liberarle.
Ma ecco che appena toccarono terra si trovarono davanti Ade, che con una terribile smorfia di dolore sugli occhi, intimò alla sposa:
- Allora vuoi lasciarmi davvero, mia diletta? Non ti è bastato l'amore che ti ho mostrato in questi anni?
- Nonostante debba ammettere che tu sia stato un buon marito, non sono fatta per questa vita. Ho bisogno di mettere radici in un posto, e di stare in mezzo la mia gente. Noi siamo diversi e, se mi ami, dovresti lasciarmi andare.
- Se questo è il tuo ultimo desiderio, così sia. Come ultimo regalo, ho raccolto per te questi dodici chicchi di melograno.
Persefone, che per sua natura era fin troppo golosa, con voracità li mise subito in bocca, ma la madre spaventata la fermò all'istante.
- Non mangiarli, di certo c'è qualcosa sotto.
La ragazza sputò fuori solo sei chicchi, poiché gli altri li aveva già inghiottiti.
- Saggia la tua mamma. Hai appena mangiato sei chicchi del mio melograno incantato che sempre ti legherà a me. Ogni chicco rappresenta un mese dell'anno. Quindi, d'ora in poi per sei mesi sarai obbligata a tornare da me, nel mio castello errante. Gli altri mesi, ahimè, sarai libera di stare presso la tua famiglia.
E detto questo, con una risata funesta, risalì nel suo maniero per decollare verso il cielo.
- A presto, mia diletta.
Mamma e figlia si ritrovarono in mezzo al prato di margherite, proprio nel punto dove la ragazza era stata rapita tempo prima. Dopo essersi abbracciate a lungo, la figlia sospirò:
- Se papà non mi avesse mandata quel giorno a raccogliere margherite...
Le due donne realizzarono solo allora che in quella sporca faccenda c'era anche lo zampino di quell'uomo a loro tanto familiare. E Demetra, così adirata per la scoperta, perse ogni ritegno e decise di punire il suo sposo, e con lui tutto il genere umano, spesso vile ed egoista.
Come ultimo desiderio chiese allora che, in quei sei mesi in cui la figlia era obbligata a tornare da Ade nel cielo, calasse freddo, neve e pioggia, cosicché la terra andasse in letargo e nessun frutto potesse essere coltivato fino al ritorno di Persefone.

Nb: Per questa fiaba ho preso spunto dal mito greco sulla nascita delle stagioni, qui qualche informazione: https://it.wikipedia.org/wiki/Persefone



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alessandra.corra
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Re: Persefone e la maledizione del melograno

Messaggio#2 » domenica 1 maggio 2016, 20:38

COMMENTO:

Avevo letto i libri di Italo Calvino diversi anni fa, ma non ricordavo la semplicità e profondità delle sue opere. Rileggerlo dopo tanti anni è stato davvero molto bello. Anche se i romanzi mi sono piaciuti molto, soprattutto "Il visconte dimezzato" e "Il barone rampante", alla fine ho deciso di studiare meglio le sue "Fiabe italiane".
Alcune delle sue fiabe sono veramente dei piccoli gioielli. Mi sono piaciute molto quelle sulla rivisitazione dei miti. Bellissima, per esempio, quella su Polifemo e Ulisse.
Così, mi sono documentata su alcuni miti greci, e tra questi, quello che mi ha maggiormente affascinata è stato, il mito sulla nascita delle stagioni. Così ho deciso di provare a riscriverlo, utilizzando un altro contesto (i personaggi non sono Dei, per es) e utilizzando un gergo che in qualche modo potesse richiamare lo stile Calviniano.
E' stata davvero un'esperienza divertente e costruttiva.
Buon lavoro a tutti.

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Angela
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Re: Persefone e la maledizione del melograno

Messaggio#3 » martedì 3 maggio 2016, 9:54

1)Aderenza allo stile.
Ho scelto di inizare a commentare le fiabe perché mi sono piaciute tantissimo. Dopo quella di Veronica, anche la tua è una bella scoperta. Calvino si è ispirato a racconti popolari per scrivere le sue fiabe e quindi trovo calzante che tu ti sia ispirata a vicende e miti greci. Ho visto che hai usato tante definizioni e modalità di scrittura squisitamente calviniani che ho apprezzato. Inoltre, anche se si tratta di fiabe, Calvino pur restando nel mondo del fantastico, ha rappresentato attraverso allegorie le vicende umane, svelandone i lati più difficili. Anche nella tua fiaba (molto bella, tra l'altro), c'è un messaggio profondo ed è uno strumento di riflessione. Per quanto mi riguarda è spontanea e piacevole come lo sono le fiabe di Calvino. Una bella prova di scrittura.

2) Qualità della scrittura.
Molto buona. Penso che Calvino abbia aggiunto al tuo stile quel tocco in più rendendo la narrazione fluida e scorrevole.

3) Forma.
Secondo me hai scelto la forma migliore; la fiaba è coerente e il finale - niente affatto scontato - contiene un messaggio importante che fa riflettere.

4) Originalità.
Hai dimostrato di avere una grande fantasia, la fiaba è ricca di avvenimenti e gustosa.

5) Gusto personale.
Un ottimo lavoro, accurato, preciso e con una morale preziosa. Molto brava.

Un unico appunto:
La mamma della ragazza, Demetra, quella sera,
Prima il soggetto
Uno scrittore è un mondo intrappolato in una persona (Victor Hugo)

Andrea Dessardo
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Re: Persefone e la maledizione del melograno

Messaggio#4 » sabato 7 maggio 2016, 12:51

Cara Alessandra,
confesso d'essere molto in difficoltà nel valutare il tuo racconto non avendo mai letto le Fiabe italiane: per la mia limitata esperienza dei testi di Calvino, il tuo mi pare assai lontano dal suo stile. Soprattutto non capisco il senso di questo tuo esperimento di rivisitazione del mito di Persefone: non si tratta né di una riproposizione letteraria (sullo stile di Storia della storia del mondo, per intenderci), né di una sua attualizzazione, né di una parodia e neppure di un uso a fini pedagogici, non ne trai alcuna morale per l'oggi. Semplicemente hai riscritto la storia in forma di fiaba per bambini, cambiando il carattere di alcuni personaggi. Non capisco il perché, non mi pare che tu apporti nulla di più, anzi, probabilmente svilisci un mito molto noto. Avanzo tuttavia queste considerazioni premettendo la mia ignoranza dei testi cui fai riferimento. Forse sarebbe stato meglio se ci fossimo tutti attenuti alla Trilogia, giacché non si può pretendere che tutti conoscano l'opera omnia di Calvino.

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alessandra.corra
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Re: Persefone e la maledizione del melograno

Messaggio#5 » domenica 8 maggio 2016, 14:18

@Angela: sono contenta che la fiaba ti sia piaciuta e grazie per il bel commento.

@Andrea: mi spiace che il mio racconto non sia stato di tuo gusto. Io non mi sono attenuta alla Trilogia, e questo l'ho scritto nel commento, postato appena sotto il racconto. Avevo letto che si poteva prendere spunto anche da altri lavori di Calvino. Quindi, dopo aver letto due romanzi dell'autore e - le Fiabe italiane -, ho considerato queste ultime una fonde d'ispirazione più indicata per cercare di scrivere un racconto breve.
Nel tuo commento ho trovato contraddittorio affermare di non conoscere le Fiabe, per poi affermare subito dopo che il mio stile è molto lontano dal suo. Premesso, che è cosa quanto meno impossibile per me, come per qualsiasi altra persona, riuscire a far proprio lo stile di Calvino; io ho cercato di prendere delle sue definizioni, simbologie e modalità di scrittura simili a quelle che lui inseriva nelle sue fiabe. Ovvio, che sono ben diverse dai romanzi della trilogia.
Per quanto riguarda il mito greco: le fiabe di Calvino sono nate da rivisitazioni di leggente popolari provenienti da svariate regioni d'Italia, ma in alcuni casi anche da miti greci, che lui rivisitava trasformandoli in fiabe.
Infine, per quanto riguarda la morale celata tra le righe, mi spiace che tu non l'abbia intuita, né colta.

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lordmax
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Re: Persefone e la maledizione del melograno

Messaggio#6 » martedì 10 maggio 2016, 20:35

Ciao
Abbiamo (io e Alberto) visto che ci sono alcuni problemi con i commenti.
Abbiamo creato un post dove chiediamo scusa per la situazione e spieghiamo perché è successo... e come porvi rimedio.
Per quanto riguarda i commenti e la classifica, da ora in poi vi preghiamo, per chi ancora non lo ha fatto, di attenervi ad una valutazione di merito e non di stile perché questo sta creando problemi di convivenza.

Fernando Nappo
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Re: Persefone e la maledizione del melograno

Messaggio#7 » mercoledì 11 maggio 2016, 11:47

Ciao Alessandra,
dei miti greci ho ricordi vaghissimi, risalenti agli anni di scuola. La tua fiaba mi ha costretto a rileggermi quello ormai sfumatissimo di Persefone e, anche se il tempo è sempre poco e rincorrerlo è una fatica, è stato istruttivo e piacevole (anche se, lo ammetto, mi sono limitato alle risorse on-line).
Le fiabe di Calvino non le ho lette tutte (e questo mi ha già fatto cadere in errore una volta), e tra quelle lette non ne ricordo di ispirate a miti greci ma solamente a vecchie storie italiane, per cui evito commenti sullo stile che potrebbero essere impropri.
A parte il significato che viene attribuito al mito (esaltazione del matrimonio, fertilità della natura e alternanza tra vita e morte, ecc.), nemmeno io ho colto la morale della tua trasposizione; passerò a sbirciare di tanto in tanto gli altri commenti - o le tue puntualizzazioni - per verificare qual è.

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alessandra.corra
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Re: Persefone e la maledizione del melograno

Messaggio#8 » mercoledì 11 maggio 2016, 15:53

Ciao Fernando,

grazie per il commento.
Il primo spunto di riflessione l'ho inserito dapprima nel personaggio del padre. Sembra amare la figlia, ma poi (per mero egoismo) davanti alle minacce acconsente alle richieste dello stregone, pur sapendo le infelici conseguenze che ne scaturiranno per la ragazza. Vigliaccheria ed egoismo che poi però pagherà...
Un altro messaggio, è nell'incontro di Demetra con la vecchia. Nonostante l'apparenza decrepita di quest'ultima, è lei poi la sola ad aiutare la donna a ritrovare la figlia: non tutto ciò che sembra, è. Infine, l''ultimo spunto di riflessione è racchiuso nel finale, dove l'ingenuità e la golosità di Persefone la portano a compiere un'azione sbagliata: mangiare i chicchi di melograno. A differenza, della solita saggezza di Demetra che, in qualche modo, rimedia sempre alle debolezze degli altri.

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Jacopo Berti
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Re: Persefone e la maledizione del melograno

Messaggio#9 » giovedì 12 maggio 2016, 10:24

Ciao Alessandra, piacere di leggerti.
Il tuo racconto mi ha complessivamente convinto, anche se farò la stessa osservazione a te e a Sara: è vero che questo è un contest imitativo e che quindi uno può pensare di prendere una storia preesistente e riscriverla nello stile di Calvino. Capisco l'intenzione alla base: utilizzare una storia nota proprio per concentrarsi sullo stile, considerando il contenuto una distrazione da un lavoro sulla forma. Capisco ma non condivido: secondo me si tratta di "scrivere alla maniera di", quindi immaginare anche un contenuto probabile per quell'autore. Ma qui viene il difficile: perché in effetti Calvino in alcune delle sue fiabe ha preso - perché la tradizione popolare ha a sua volta preso - figure o idee dalla mitologia classica. Citi giustamente "Occhio-in-fronte" che rimanda a Polifemo e sostituisce Ulisse con un frate. Ma ci sono anche altri esempi nelle fiabe.
Mi viene in mente anche un altro episodio, certo molto meno noto delle fiabe, ma non meno inerente al tuo lavoro. Si tratta del racconto "L'altra Euridice", tra le ultime Cosmicomiche, vera e propria rivisitazione del mito di Orfeo e Euridice, ma dal punto di vista delle ragioni degli inferi.
Dunque, la tua narrazione in questo mi pare legittima. La trasposizione medievaleggiante del mito della nascita della primavera è calviniana, vicino al Calvino delle fiabe. Avrei preferito un lavoro d'invenzione, perché ho come l'impressione che tu ti sia semplificata il lavoro. Ma avevi il diritto di farlo.

Quanto allo stile, l'imitazione del Calvino delle fiabe mi pare esserci. Non sembra di leggere Italo, ma sai cosa? anche in alcune fiabe in cui ha voluto rispettare alcuni tratti salienti di come erano in origine, non sembra di leggere Italo. E credo che questo sia un punto importante nel valutare i testi di chi si è ispirato alle fiabe.

Complessivamente lo trovo un buon lavoro, che starà nella prima metà della classifica.
«Se avessimo anche una Fantastica, come una Logica, sarebbe scoperta l'arte di inventare» (Novalis, Frammenti)

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Andrea Partiti
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Re: Persefone e la maledizione del melograno

Messaggio#10 » domenica 15 maggio 2016, 19:01

Ciao!

Per lo stile mi unisco al coro di incertezza perché neppure io ho letto le Fiabe di Calvino, anche se dopo tutti i racconti inizio a pensare che dovrei recuperarne una copia e rimediare. Rispetto alle altre fiabe che ho letto fin'ora però mi sembra che tu abbia usato anche lo stile degli Antenati, fondendolo alle tematiche fiabesche, perché si sente la semplificazione delle frasi, delle strutture. Penso che il linguaggio in sé, lo stile, ti sia riuscito bene.

Però penso anche che ti sia lasciata sfuggire la mano semplificando molto non solo lo stile ma anche i contenuti, cosa che Calvino non fa, neanche di sfuggita. Così anche se ci sono delle morali, dei colpi di scena, degli eventi fiabeschi, sembrano molto più ingenui e slegati uno dall'altro che nelle fiabe tradizionali. Ci sono personaggi in gioco che si muovo in maniera scorrelata una dall'altra, con motivazioni che li fanno interagire in maniera minima e sempre funzionale alla tua storia, senza grande spessore.
Le vecchina nell'albero sbuca quando c'è bisogno di lei, insegna che essere buoni paga e scompare, è una macchietta utile.

Non mi spiace neppure la reinterpretazione di un mito, penso sia legittimo farlo per concentrarti sulla scrittura e non farti distrarre, ma in quel caso avrei quasi preferito una scelta radicale rinunciando al tentativo di ammodernare la storia, perché cambiata tanto quanto l'hai cambiata tu, sarebbe bastato appena una pennellata di più per renderne irriconoscibile l'origine e trattarla come una storia originale!

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AmbraStancampiano
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Re: Persefone e la maledizione del melograno

Messaggio#11 » mercoledì 18 maggio 2016, 17:56

Ciao Alessandra,
mi è piaciuta molto l'idea di una riscrittura del mito di Persefone, credo che sia importante raccontare in termini più adatti ai nostri tempi alcune storie che altrimenti rischierebbero di perdersi o di essere associate a momenti spesso sgradevoli come la versione di greco al liceo. :)
Sono però d'accordo con chi dice che i personaggi sembrano un po' bidimensionali; è vero che nelle fiabe non c'è molto spazio per le sfaccettature e i risvolti psicologici, però ho notato che tu ci presenti i tuoi personaggi attraverso le loro azioni, che a volte possono sembrare un po' incoerenti finché, quando stanno per uscire dalla narrazione, non enunci il loro fatal flaw.
Cerco di spiegarmi meglio con un esempio che vale per tutti: il padre. Mi presenti un padre praticamente innamorato della figlia, che però la cede ad Ade per avidità. Va benissimo, ma siccome non mi avevi fatto cenno prima a questa avidità, io da lettore mi perdo, potrebbe sembrarmi tutto campato in aria.
Analizzando bene il tuo racconto mi sono resa conto che la struttura è molto più complessa di ciò che sembra, e che tutti i tuoi personaggi agiscono invece proprio secondo il loro fatal flaw in maniera impeccabile (Persefone è golosa e viziata, Demetra è umile e perseverante, il padre è debole e avido ecc ecc); è un peccato che questa cosa non salti fuori per bene, e che dia anzi l'impressione contraria a una prima lettura!
Leggendo anche (ma non solo) le fiabe italiane di Calvino, ho imparato un trucchetto che sembra utile (anche se i moderni narratologi storcerebbero il naso): enunciare il fatal flaw dei tuoi personaggi appena li presenti nella narrazione. In questo modo, nulla può essere frainteso e la bidimensionalità diventa coerenza. E di coerenza nel tuo testo ne vedo moltissima!
Lo stile è semplice, leggero, elegante. Ricorda il Calvino delle Fiabe italiane al punto giusto, direi.
La citazione/parallelismo tra Ade e Howl con tanto di Castello errante è una vera genialata :D
Qui giace il mio cervello, che poteva fare tanto e ha deciso di fare lo stronzo.

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Peter7413
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Re: Persefone e la maledizione del melograno

Messaggio#12 » giovedì 19 maggio 2016, 12:36

Confermo le parole di Ambra: la citazione di Howl è semplicemente sublime e riesce a dare un tocco in più a quella che altrimenti serebbe un'offerta che si baserebbe troppo sul classico, pur con il riammodernamento che hai operato. Il racconto si fa leggere bene e intrattiene immergendo il lettore in un mondo atipico in cui le derive calviniane sono percepibili. Analizzandolo al suo interno, avrei gradito un'attenzione maggiore al personaggio di Ade, alle sue motivazioni e al suo rapporto con "l'amata" mentre tutto mi passa troppo veloce. Non ho particolarmente apprezzato il forzato inserimento della fata dei boschi, troppo telefonato e casuale. Credo che tutto sarebbe stato molto più funzionale se, invece di concentrarti sulla madre, l'avessi tenuta ai margini raccontando il viaggio di Persefone con Ade. Alla fine la madre sarebbe potuta comunque arrivare a salvarla e avresti potuto fare desumere le traversie che l'hanno condotta a trovarla attraverso un veloce sunto che a quel punto non sarebbe risultato forzato. Pensaci perché una scelta simile potrebbe garantirti tre importanti risultati:
1) potresti approfondire il rapporto tra Persefone e Ade
2) eviteresti una certa macchinosità nella parte centrale e non saresti costretta a inserire a forza un elemento come la fata dei boschi che rilanci l'azione
3) daresti più spazio al sense of wonder rappresentato dal castello volante.
Concludendo, una buona prova che, a mio avviso, potrebbe "decollare" se solo decidessi per una diversa struttura interna e ci portassi a fare un voletto su quel castello myazakiano.

Zebratigrata
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Re: Persefone e la maledizione del melograno

Messaggio#13 » venerdì 20 maggio 2016, 23:53

Ciao Alessandra,

della tua fiaba trovo molto calviniane le descrizioni di Ade, del padre e della comparsa della vecchina. In quei punti è come se fossi riuscita a staccarti da un impianto classico e da un linguaggio meno originale e ci avessi raccontato le cose con gli occhi di Calvino.

Nel resto della fiaba però lo stile di narrazione mi sembra meno ricco ed evocativo di quello di Calvino, e rientra invece nel più classico stile da fiaba, appunto. Non avendo letto le fiabe italiane non so a che stile ti sei ispirata esattamente, quella che ti scrivo è la mia impressione derivata da un confronto con lo stile del Calvino degli antenati, che ho riletto in questa occasione, e di altre opere lette in passato, come le città invisibili, il castello dei giardini incrociati, se una notte d’inverno un viaggiatore ecc. (so che Calvino cambia stile nei libri più ‘veristi’ -se si può dire così-, perciò rispetto a quelli mi sembra giusto che il tuo stile differisca in questo contesto).

La storia che hai raccontato non la conoscevo, nonostante i miti mi affascinino, e mi sembra molto bella e ben scelta. Trovo anche che tu l’abbia raccontata bene, seppur con un linguaggio un po’ diverso da quello che associo a Calvino.

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