Gruppo SVEVA: Lista racconti e classifiche

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antico
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Gruppo SVEVA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#1 » martedì 22 marzo 2016, 2:04

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Questo è il gruppo SVEVA della LORENZO MARONE EDITION con Lorenzo Marone nelle vesti di Guest Star.

Gli autori del gruppo SVEVA dovranno commentare e classificare i racconti del gruppo FLOR.

I racconti di questo gruppo verranno invece commentati e classificati dagli autori del gruppo EMMA.

I primi TRE racconti di questo raggruppamento avranno diritto alla pubblicazione immediata sul sito ed entreranno tra i finalisti che verranno valutati direttamente da Lorenzo Marone. Altri racconti ritenuti meritevoli da me, l'Antico, verranno a loro volta ammessi alla vetrina del sito, ma non alla finale.

Per la composizione dei gruppi abbiamo deciso di continuare con il criterio sperimentato già da qualche edizione andando, a giro, a disporre per primi tutti gli autori partecipanti in base ai punti Rank di Era e poi completando i raggruppamenti con i restanti autori in base all'orario di consegna.

E ora vediamo i racconti ammessi a SVEVA:

L’uomo che guardava le donne, di Marco Roncaccia, ore 00.14, 2766 caratteri
I figli degli altri, di Beppe Roncari, ore 21.34, 2789 caratteri
Polis41, di Andrea Partiti, ore 23.49, 2976 caratteri
Frammenti di cuore, di Vilma Cretti, ore 23.15, 2909 caratteri
Le amebe almeno, di Jacopo Berti, ore 23.59, 2877 caratteri
Un mare senza fondo, di Alessandra Corrà, ore 23.17, 2886 caratteri
Mia Euridice, di Chiara Rufino, ore 23.45, 2472 caratteri
Rispondi o no?, di Luchiastro, ore 23.05, 2882 caratteri

Avete tempo fino alle 23.59 di mercoledì 30 marzo per commentare i racconti del gruppo FLOR. Le vostre classifiche corredate dai commenti andranno postate direttamente sul loro gruppo. Vi avverto che sarò fiscale e non accetterò classifiche postate anche solo alle 00.00 a meno che problemi improvvisi vi ostacolino all'ultimo, ma in quel caso gradisco essere avvertito, sapete come trovarmi. Vi ricordo che le vostre classifiche dovranno essere complete dal primo all'ultimo. Una volta postate tutte le vostre classifiche, posterò la mia e stilerò quella finale dei raggruppamenti.
NB: avete nove giorni per commentare e classificare gli OTTO racconti del GRUPPO FLOR e so bene che sono tanti. Ricordatevi però che Minuti Contati, oltre che una gara, è primariamente un'occasione di confronto. Utilizzate il tempo anche per leggere e commentare altri racconti, ne avete VENTITRE (escluso il vostro) a disposizione e se la guardate in quest'ottica, ve lo assicuro, NOVE giorni sono anche troppo pochi. E ancora: date diritto di replica, tornate a vedere se hanno risposto ai vostri commenti, argomentate, difendete le vostre tesi e cedete quando vi convinceranno dell'opposto. Questa è la vostra palestra, dateci dentro.

Eventuali vostre pigrizie nei confronti dei commenti ai racconti (che devono avere un limite minimo di 300 caratteri ognuno) verranno penalizzate in questo modo:
– 0 punti malus per chi commenta TUTTI i racconti.
– 6 punti malus per chi commenta la metà dei racconti + 1
– 13 punti malus per chi non commenta i racconti o arriva a commentarne meno della metà + 1
Cominciate a utilizzare il contatore del forum per calcolare i caratteri. Selezionate l'area desiderata e fate calcolare.


Vi ricordo che i racconti non possono essere più modificati. Se avete dubbi su come compilare le classifiche, rivolgetevi a me.
Potete commentare i vari racconti nei singoli thread per discutere con gli autori, ma la classifica corredata dai commenti deve obbligatoriamente essere postata nel GRUPPO FLOR.
Altra nota importante: evitate di rispondere qui ai commenti ai vostri lavori, ma fatelo esclusivamente sui vostri tread.

BUONA LORENZO MARONE EDITION A TUTTI!











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Flavia Imperi
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Re: Gruppo SVEVA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#2 » martedì 22 marzo 2016, 15:49

Ciao a tutti!
Ecco qui i commenti e la classifica dei racconti. Essendo pochi e avendo un po' di tempo a disposizione oggi, ho approfittato per dedicarmi a Minuti Contati. Ho letto e riletto i racconti almeno tre volte ciascuno prima di decidere. Sono tutti interessanti, tuttavia alcuni li ho trovati meno chiari. Ho premiato quelli che ho trovato più incisivi e original e ovviamente di mio gusto!
Buon contest a tutti!

CLASSIFICA

1. L’uomo che guardava le donne, di Marco Roncaccia
2. I figli degli altri, di Beppe Roncari
3. Polis41, di Andrea Partiti
4. Mia Euridice, di Chiara Rufino
5. Le amebe almeno, di Jacopo Berti
6. Un mare senza fondo, di Alessandra Corrà
7. Rispondi o no?, di Luchiastro
8. Frammenti di cuore, di Vilma Cretti


COMMENTI

L’UOMO CHE GUARDAVA LE DONNE, DI MARCO RONCACCIA
Marco, non è che puoi fare così però. Mica è giusto! Non puoi sfornare un racconto così, con un punto di vista così, che salta fuori dal pc e ti prende a schiaffi in faccia. Eh! Non ho trovato qualcosa di criticabile, il tuo racconto a mio parere è praticamente perfetto.
Forse l'unico dubbio può essere sul tema, che mi sembra preso in modo quasi secondario, quando la donna parla del primo figlio portato via, con un fatto non così centrale alla trama.
Buon contest!

I FIGLI DEGLI ALTRI, DI BEPPE RONCARI
Bentrovato!
"I figli degli altri" è un racconto irriverente e ironico, scritto con uno stile che o trovato pienamente adatto alla trama, ricco di termini ricercati, che riescono a non appesantire la lettura. La storia è chiara, il tema è rispettato in modo esilarante. Sembra di guardare un film, e ho immaginato i personaggi, con tanto di toghe e martelli. Bravo!
Il colpo di scena finale, quando scopriamo che la cliente è una suora, è da balzo sulla sedia.
Buon contest!

POLIS41, DI ANDREA PARTITI
Bentrovato!
Polis41 è un bel racconto fantascientifico, centra il tema in pieno, narra una storia in modo chiaro e scorrevole. Con tutto che non ha grossi colpi di scena, la storia di questo padre che disperato cerca una vita migliore per la figlia mi ha commossa. C'è una tenerezza, che trapela, quando il papà vede il corpicino della figlia afflosciarsi e chiede di rimuovere quel ricordo. Bravo. Non c'è bisogno di essere per forza tragici per colpire.
Buon contest!

FRAMMENTI DI CUORE, DI VILMA CRETTI
Bentrovata!
Ci sono diversi punti oscuri nella trama della tua storia. La protagonista, se ho capito bene, uccide il marito, che la adora, pur di andare in missione come suora, il che sembrerebbe un po' contraddittorio. Oppure è una metafora?
Ho trovato alcune descrizioni un po' grottesche, il racconto nel suo insieme mi appare confuso e non tanto scorrevole. Forse se l'avessi sviluppato con un tono ironico invece del tragico, avrebbe acquisito tutta un'altra verve.
Buon contest!

LE AMEBE ALMENO, DI JACOPO BERTI
Bentrovato!
"Le amebe almeno" è il tipo di racconto che mi mette in croce. Perché lo stile è brillante e ci sono spunti davvero interessanti, sviluppati come riflessioni della protagonista, inoltre i dialoghi sono realistici e incisivi. Però mi sembra di non cogliere l'essenza del racconto, né il modo in cui il tema sia sviluppato.
Agata, una ragazza passiva e introspettiva, si è lasciata morire di fame per essere come le amebe che ha studiato a biologia? In che modo il padre non è onesto, cosa ha fatto? O solo in paragone alle amebe?
Mi sembra che il racconto, per certi versi di ottima qualità, abbia qualche lacuna a livello di trama che non mi fa arrivare il significato.
Buon contest!

UN MARE SENZA FONDO, DI ALESSANDRA CORRÀ
Bentrovata!
"Un mare senza fondo" è un racconto che affronta temi tosti, come l'incesto e l'abuso su minori. Devo dire che non mi convince fino in fondo la leggerezza con cui la protagonista affronta il tutto, quasi non stesse accadendo a lei: da un lato è stilisticamente interessante, dall'altra rende il personaggio della protagonista, a mio avviso, un po' piatto.
Il colpo di scena arriva davvero a ciel sereno, con un ribaltamento fra la madre violenta e il padre premuroso, brava! Il modo in cui si esprime il padre però l'ho trovato un po' dissonante.
Mi sembra che il tema riguardi soprattutto il rapporto della ragazza con il figlio, che probabilmente non nascerà mai.
Una bella storia, che con qualche accorgimento catturerebbe ancora di più il lettore.
Buon contest!

MIA EURIDICE, DI CHIARA RUFINO
Bentrovata!
La scelta di ricorrere al mito classico è perfetta per il tema, il racconto si legge in modo scorrevole, è ben scritto e trapela un grande amore per la storia dei due amanti separati. Interessante come seguito alternativo della vicenda!
La narrazione, dicevo, è scorrevole e in buona parte fai entrare bene nella storia tramite particolari, come quello dei resti del banchetto, le braci spente. Brava! In altri punti invece, ci sono frasi superflue, un po' infodmp, come:
Orfeo era fuori di sé dalla tristezza
. Dal suo vagare e la nostalgia che esprime, già era chiaro. Un dubbio, ma quanto è passato dal matrimonio? La vicenda si pone subito dopo il fallimento di Orfeo, giusto?
Non sono balzata dalla sedia, ma a mio avviso è un racconto di buona qualità.
Buon contest!

RISPONDI O NO?, DI LUCHIASTRO
Bentrovato!
Bella la poetica sul rapporto fra i due amanti-ladri, anche se a volte usi delle metafore poco chiare.
Bentrovato!
Bella la poetica sul rapporto fra i due amanti-ladri, anche se a volte usi delle metafore poco chiare.
Ho dovuto rileggere per capire bene quello che era successo, a tratti il racconto è un po’ fumoso. È sempre difficile essere equilibrati nel comunicare le giuste informazioni della trama, a metà fra i dire troppo e il troppo poco! Ci sono una serie di passaggi poco chiari a mio avviso, che non permettono di gustare appieno il racconto.
La prima parte è abbastanza chiara, tranne la frase:
Quando bussano, so che non vi è alcun pericolo, visto che Alicia non sta più con me.

Perché se Alicia non è più con lui, quando bussano sta tranquillo? Temeva solo per lei?
Un appunto: non credo che l’insonnia sia un vizio, più un problema di salute. Forse sarebbe meglio dire “il vizio di andare a dormire tardi”.
Nella seconda parte Alicia bussa alla sua porta e guardano insieme un nastro con una vita alternativa, senza vizi. I punti che ho trovato un po’ strani sono questi:
“Chi è?”, chiedo dopo avere aperto.
“Sono io, Alicia”.

Quindi non ho capito se: alla porta non c’è nessuno; è solo una voce; è nascosta nel buio o semplicemente non l’ha riconosciuta?
Nella terza parte, sarebbe a mio avviso da definire meglio quali sono le scene del video e quali quelle che accadono realmente, poi sfuma in modo un po’ onirico. Il finale è quello che ho capito di meno purtroppo!
Riassumendo, mi piace l'idea di una storia d'amore fra ladri, interessante il fatto dell'attenzione mediatica (che poi però è un elemento che finisce lì, non l'hai sfruttato ulteriormente), anche il fatto della visita di lei, che in qualche modo cerca di farlo arrivare a un'epifania, ha un suo potenziale e anche il tema è rispettato. Peccato solo per la poca chiarezza dei passaggi, che non mi ha permesso di godere appieno della storia. Sono sicura che con un po' più di tempo a disposizione potresti migliorarla parecchio.
Buon contest!
Siamo storie di storie

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jimjams
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Re: Gruppo SVEVA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#3 » mercoledì 23 marzo 2016, 13:00

Approfitto della pausa per fare un copia e incolla.

Ecco la mia classifica, non solo ci sono meno racconti, ma sono anche difficili da mettere in fila, comunque va fatto e questo è quello che esce dal mio metodo brevettato per l'analisi psico-emotivo-qualitativo-sintattico-grammatical-sociale del testo.

1) L’uomo che guardava le donne, di Marco Roncaccia
Ho letto la prima riga e ho pensato: "E ora questo?"
Mentre andavo avanti un angolino del mio cervello mi diceva, vedi, vedi che funziona, vedi che devi smetterla di vincolare il modo in cui scrivi?
E funziona proprio bene, in un barbaro e magnifico crescendo, come una lama che scava un solco e colpisce frase dopo frase e ogni volta affonda un po' di più.
E, no, io non ti dirò che il finale è troppo forte. Anzi, se una cosa non mi è piaciuta è quell'ultima frase.
Perché forse sarà che sto pensando a un mio progetto piuttosto cupo, ma quello io glielo facevo ammazzare.

2) I figli degli altri, di Beppe Roncari
Molto divertente lo stile, sembra di essere presenti mentre si svolge l'azione.
Come avrete capito dai commenti che faccio, adoro l'ironia e qui è stata usata bene e su una tematica che mi piace in maniera particolare.
Il finale giunge, almeno per me, non del tutto inaspettato, ma non è un problema. Forse le ragioni della suora sono un po' "tirate per i capelli" e questo mi fa virare il finale sulla farsa, ma non mi dispiace neanche questo.
Per quanto mi riguarda questa storia potrebbe diventare un pezzo da teatro.

3) Frammenti di cuore, di Vilma Cretti
Trovo questo racconto molto bello. Davvero.
Prima di tutto perché descrive una situazione di conflitto dove non si riesce con facilità a prendere posizione.
Lei deve andare. Lui non può accettarlo. Ma è lui a uscirne spezzato.
Non sempre un racconto deve dare risposte, non sempre deve avere una ragione, qualche volta può avere l'unico scopo di raccontare, mostrare, e lasciare che siano gli osservatori a provare emozioni, magari diverse ognuno dall'altro. Nel mio caso, rabbia, comprensione, dispiacere. Non vedo vincitori in questa storia, io vedo solo dolore.
Non è una storia divertente, è una storia di vita.

4) Polis41, di Andrea Partiti
Sono un amante della fantascienza e ho letto, specialmente da giovane, una miriade di libri. Da non molto mi sono di nuovo appassionato e sto riprendendo a leggere questo genere, così come a scriverlo.
Il tema della trasformazione della mente umana da fisica a virtuale è uno di quelli che anima molto gli autori e me ne sto interessando anche io, nel mio piccolo.
Qui siamo proprio di fronte a un racconto che mostra un frammento di una possibile situazione. Non è male come storia e per me in così poco spazio era giusto lasciare aperti molti interrogativi, poiché sarebbe stato impossibile rispondere a tutto. Così Polis può essere una soluzione transitoria, un traguardo, ma anche una pietosa sostituzione dell'eutanasia. Purtroppo lasciare aperte tante possibili soluzioni può portare a considerare il racconto un po' troppo sospeso. Ma apprezzabile secondo me sia l'idea, sia il risultato, considerando i limiti.

5) Le amebe almeno, di Jacopo Berti
Un frammento di vita, il rapporto tra figlia anoressica e padre che non sa come affrontare questa terribile ma, per lui, incomprensibile follia. E come spesso tutti noi facciamo di fronte alle problematiche mentali, anche lui reagisce nel modo più sbagliato, quello di ritenere che il problema nasca per volontà, o mancanza di volontà, della figlia. Molto dolce l'elastico emotivo che li allontana e poi li riavvicina, tutti lo abbiamo vissuto, quando dopo un litigio ci rimuginiamo e finiamo per pentirci di ciò che abbiamo detto e fatto. Non male insomma, ma devo ammettere che tra quelli letti in questo girone non è quello che mi colpisce di più.

6) Mia Euridice, di Chiara Rufino
Dunque se non si riesce a portare lei di nuovo in vita che sia lui a crepare, non male come idea :-)
Una bella trama sentimentale per una tragedia shakespeariana, direi, alla Giulietta e Romeo.
C'è qualche cosa nella modalità narrativa non mi convince in pieno. Forse un po' troppo peso sui particolari che magari si poteva spendere per rendere più chiara lo svolgimento della vicenda. Io che sono un ignorante sono andato a leggere il mito per chiarirmi meglio le cose.
Anche questo è un racconto gradevole che tuttavia non spicca rispetto ad alcuni degli altri.

7) Un mare senza fondo, di Alessandra Corrà
Un racconto coraggioso, su un tema molto, molto difficile da affrontare.
È altrettanto difficile da commentare. Comunque, provo.
Abbiamo una madre ignara e un padre che abusa, dai toni si intuisce che lo fa usando costrizione e violenza, contro la volontà della figlia.
Questa è una combinazione che stride. Purtroppo quando il rapporto tra padre e figlia è di questo tipo è molto probabile che la violenza includa anche la moglie, che è consapevole di tutto. Quando la madre è inconsapevole risulta più plausibile che il rapporto tra padre e figlia sia di complicità. Quindi non di costrizione violenta.
Ma ovviamente le situazioni sono tante e potrebbe anche essere possibile quella che hai immaginato.
Come dicevo in un altro commento, un racconto non deve per forza fornire una risposta o dare un messaggio, però spesso anche se noi autori non vogliamo farlo, le parole un messaggio lo trasmettono lo stesso. Quello che percepisco io in questo racconto è pessimismo puro, senza speranza. Non so se era quello che volevi inviare.

8) Rispondi o no?, di Luchiastro
Una storia ai confini del sogno, che mi lascia l'impressione di non aver compreso fino in fondo.
Forse la chiave sta in quel comportamento che a volte abbiamo, quando desideriamo qualcosa ma non abbiamo la forza di ammetterlo, non abbiamo il coraggio di chiedere, di desiderare per paura del rifiuto, della perdita.
Così il nostro protagonista sente bussare, può essere lei, lui sa che è lei, ma ha paura di andare, di scoprire che non lo è, e immancabilmente si alzerà quando sarà certo che non c'è più nessuno a bussare.
Be' almeno io l'ho interpretata così.

alexandra.fischer
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Re: Gruppo SVEVA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#4 » giovedì 24 marzo 2016, 21:12

L’uomo che guardava le donne di Marco Roncaccia Hai usato uno stile basato sul parlato, rendendo molto bene il personaggio di questa donna semplice, alle prese con enormi difficoltà economiche al punto da essere costretta a vendersi (e il mestiere di marchettara le è costato l’allontanamento di un figlio, portatole via dall’assistente sociale). Le resta la figlia Denise, donnina undicenne, già alle prese con i lavori domestici oltre che con la scuola e i pomeriggi passati a fare i compiti in chiesa (al doposcuola parrocchiale). Il legame con il cliente talmente attraente da farle provare nuovamente la passione si spezza quando lui rivela un’anima pedofila. Il tema dei legami spezzati è rispettato in pieno e anche la realtà della tua protagonista è resa in modo credibile (ad esempio quando menzioni la sua spesa alla LIDL). Il finale mostra il coraggio di questa donna, arrivata al punto di denunciare il cliente al commissario (la molestia alla figlia è la miccia detonante che fa saltare il legame con il cliente, ma anche un modo di rialzare la testa). Ottima storia.



I figli degli altri di Beppe Roncari La sorpresa finale di questo racconto è la protagonista. Per tutto il tempo, sembrava la classica moglie desiderosa di annullare un matrimonio fallito alla Sacra Rota. Invece, si tratta di una monaca (Suor Agata), la quale decide di annullare il proprio matrimonio con Nostro Signore, perché lui vuole solo figli adottati e non carne della propria carne (e lei ne vorrebbe, pur essendo ancora vergine). Certo, l’idea del processo è gustosa (anche se, dal punto di vista della verosimiglianza, avrebbe potuto chiedere una dispensa dai voti, ma si vede che è proprio un personaggio surreale: vorrebbe che Dio diventasse…nonno). Buona la resa del tribunale rotale, ben descritto il personaggio di Monsignor Luigi Maria Togni (giudice rotale) e ben reso anche quello dell’avvocato rotale Sergio Nicola Da Ballo. Il punto di forza del tuo racconto sono i dialoghi, che danno spessore alla vicenda. Bella l’immagine del quadro di scuola caravaggesca “imbarazzato” ( e chi non lo sarebbe al posto suo? Visto chi stanno processando). L’immagine del quadro in fondo al racconto lo rende coinvolgente per il lettore. Tema dei legami spezzati rispettato in pieno (la miccia detonante che spezza quello della religiosa è il non poter essere moglie a tutti gli effetti di Gesù).


Polis41 di Andrea Partiti Si tratta di un racconto di SF davvero ottimo. L’universo distopico che descrivi è efficace: la Terra collassata non può più accogliere la popolazione, allora c’è stata l’idea delle Polis (micro città abitate da un numero ristretto di fortunati). Il personaggio di Alice è molto credibile, ama la scuola e le dispiace di lasciare il gatto Baffo sulla Terra (il padre gliene promette uno nuovo, ed è determinato a fare sì che la bambina possa tornare a scuola anche sulla Polis). Il tema dei legami spezzati ricorre due volte (la prima, dal punto di vista della piccola, l’addio a Baffo, e anche il rimpianto per la madre che non è riuscita a sopravvivere) nella prima parte e una terza nel finale (da brividi, perché per accedere su Polis, la gente rinuncia alla propria personalità e sarà una copia perfetta dell’individuo a vivere lì, non l’originale). Un prezzo sicuramente crudele, ma almeno, Alice non vivrà sotto una cupola soffrendo la fame. Unico neo: come mai il tecnico dice al padre che è importante far mantenere ad Alice e ai bambini in genere le vecchie abitudini, se di fatto sarà una copia di lei a vivere sulla Polis?

Frammenti di cuore di Vilma Cretti La tua storia è straziante. Il tema dei legami spezzato è centrato in pieno. Valerio, nella fine del suo matrimonio con Cecilia, vede crollare frammenti di vita quotidiana ( sesso a parte, la torta alle nocciole che lei gli prepara, messaggi sul telefono quando lui fa la notte, il piumino tutto dalla parte di lei). Il matrimonio crolla perché lei non può avere figli, dunque sceglie di partire in missione per l’Africa. Ci sono immagini bellissime: un unico cuore nel letto, il bacio finale con la moglie visto da Valerio come una sorgente oltrepassata la quale c’è il deserto il paragone labbra-piume. I sentimenti dei personaggi sono ben resi (il dolore di Cecilia, la quale non se la sente di convivere con la mancata maternità chiusa nel matrimonio con Valerio; e la grande sofferenza di lui, che ha come punto fermo Cecilia, ormai staccatasi dalla vita di prima).

Le amebe almeno di Jacopo Berti Il legame spezzato del tuo racconto è quello fra Agata e il padre, per prima cosa (il disturbo alimentare che la porta alla polmonite e di lì alla morte imminente, molto probabilmente deriva dal loro rapporto difficile) e poi con il mondo che la circonda (che tu condensi nello scambio di battute fra lei e le compagne di facoltà). Per cosa ho capito dalla lettura del racconto, c’è una mancanza di comunicazione ed empatia fra loro. Il padre non l’approva (il commento sprezzante nella sera estiva lo vedo così). E lei si è rifugiata nello studio della biologia (che la gratifica anche nei voti) per colmare il vuoto che ha dentro (di qui il paragone amebe-esseri umani, con relativa spiegazione scientifica del metabolismo di quelle creature, più oneste degli esseri umani). Si tratta di una buona prova sicuramente.

Un mare senza fondo di Alessandra Corra È una storia dura, spiazzante. La protagonista, in attesa di un figlio, trova molta ostilità nella madre di fronte alla sua decisione di tenerlo senza neppure dirle chi è il padre. Il confronto fra questi due personaggi mostra già la piena aderenza al tema dei legami spezzati, la madre non prova la minima empatia nei suoi confronti. C’è molta freddezza nei suoi rimproveri e la picchia anche. Il legame spezzato che però sconvolge di più è quello con il padre, dapprima ha un gesto di tenerezza verso di lei e poi rivela la sua natura incestuosa. Ecco chi è stato a metterla incinta e a minacciarla di spezzare il legame che si è creato fra lei e il figlio. Stupenda l’immagine della luna vista dalla finestra e il paragone cielo-mare senza fondo, che smorzano la scena cruda dell’ennesimo stupro paterno.

Mia Euridice di Chiara Rufino Il tema dei legami spezzati qui ha una luce di speranza. La sposa di Orfeo, infatti, riesce a uscire dall’Ade (e ha l’aspetto spettrale di figura azzurra, pur con la corona nuziale ancora sul capo) e a tornare dal marito, riprendendo dove lui ha fallito. Certo, c’è un prezzo da pagare, perché lui dovrà usare su di sé il pugnale che lei porta affinché il Signore degli Inferi non abbia più nulla da obiettare sulla presenza di Orfeo laggiù. In pochi caratteri hai evocato l’atmosfera nuziale (i resti del banchetto, l’arco nuziale, la corona di Orfeo) e hai immerso il lettore nella mitologia greca (le Ninfe amiche di Euridice, la resa dell’abilità di Orfeo con la lira, grande anche se allo strumento mancano le due corde tranciate dalla lotta contro Ade). C’è grande maestria nel rendere il rimpianto di Orfeo nei riguardi dell’amata (il rimpianto per le chiavette della lira perdute, ricordando che era lei a fabbricargliele).

Rispondi o no? Di Luchiastro Il tema dei legami spezzati è reso in modo sottile. Alicia è il fantasma che tormenta il protagonista. Hanno avuto un legame stretto (paragone sole-luna), tanto da fare rivivere a lui la consegna di una videoregistrazione da parte della donna. Il fatto che si tratti di due ladri e che lei sia scomparsa dalla sua vita, ritornando in quello che è un sogno di lui (ormai deciso a lasciarsi da parte i vizi che si accompagnano alla sua vita di ladro, gioco, alcol, fumo, con la conseguenza dell’insonnia dell’ingrigimento). La videoregistrazione è interessante: lo si vede privo di vizi, immerso nel sonno, con un bicchiere di latte sul tavolino da notte e lei accanto. Oltre al legame spezzato, c’è anche quello che sarebbe potuto essere se lui non si fosse aggrappato tanto ai suoi vizi da ladro di élite. Surreale il fatto che lei stia bussando e si trovi contemporaneamente nella videoregistrazione e nella mente di lui, oltre a fargli da guida per tornare nel mondo della realtà (quando dici: mi serve che bussi per trovare la forza di alzarmi).

Attento a Si per Sì.





La mia classifica (sofferta, perché siete stati tutti davvero bravissimi) è:
1. Mia Euridice di Chiara Rufino

2. Le amebe almeno di Jacopo Berti.

3. L’uomo che guardava le donne di Marco Roncaccia

4. I figli degli altri di Beppe Roncari

5. Polis41 di Andrea Partiti

6. Frammenti di cuore di Vilma Cretti

7. Un mare senza fondo di Alessandra Corra

8. Rispondi o no? Di Luchiastro

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eleonora.rossetti
Messaggi: 553

Re: Gruppo SVEVA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#5 » venerdì 25 marzo 2016, 8:52

Dopo un paio di giorni di rimuginamento, ecco la mia classifica ;) il fatto che il gruppo sia più sottile non ha aiutato, manco per un po'!

CLASSIFICA
1. I figli degli altri
2. Mia Euridice
3. L'uomo che guardava le donne
4. Frammenti di cuore
5. Polis41
6. Un mare senza fondo
7. Le amebe almeno
8. Rispondi o no?

COMMENTI

Le amebe almeno
Ciao Jacopo!
A una prima lettura questo racconto mi è parso un po' criptico, di più di altri tuoi precedenti racconti. Più che altro non riuscivo a capire dove volesse andare a parare. Complice di sicuro gli stacchi temporali che mi hanno un attimo spiazzato. A una rilettura più attenta ho inquadrato il tutto. Il legame spezzato è il rapporto padre-figlia, reso difficile dall'anoressia di lei (brutta bestia contro cui nessuno è mai preparato) e quindi colmo di incomprensioni, di sfoghi e di quei risentimenti che, col senno di poi, risultano privi di significato.
Il pezzo che forse mi è risultato più pesante, invece, è la descrizione delle amebe. Mi è parso un po' un lungo "infodump" che spiega la situazione anziché mostrarcela, un blocco di testo lungo da seguire rispetto allo stile più snello del resto del racconto.
In sostanza: tema centrato, la resa potrebbe essere perfezionabile. A rileggerci!

Polis41
Ciao Andrea,
l'idea in sé è buona, i legami spezzati sono qui intesi come mille cose: l'abbandonare una vecchia vita, con tutto ciò che contiene (il gatto, e la madre che non ce l'ha fatta) per una nuova, il legame tra corpo e mente.. ce n'è per tutti i gusti.
Come nota dolente: avrei preferito maggiori dettagli su questa Polis, e su cosa sia successo alla Terra (sovrappopolamento è l'ipotesi che mi viene in mente, ma anche sfruttamento inadeguato delle risorse?). Il fatto che poi dici che lo stato della bambina non sarebbe stato permanente mi ha fatto pensare: ma allora prima o poi tornerà nel corpo? Piccoli angoli bui nel racconto che non ho saputo spiegare.
Nota stile: "annuì Alice" => usi "annuire" come fosse un sinonimo di parlare, mentre forse sarebbe stato più corretto (es) un "disse annuendo"
PS: l'espressione "sala del download" (non sarebbe però più corretto "upload" se parliamo di trasferire la mente umana a quella virtuale?) e in generale il tema del racconto mi ha richiamato il film di Trascendence ;)
A rileggerci!

I figli degli altri
Ciao Beppe!
Anche se non ci fosse stato il nome dell'autore avrei riconosciuto il tuo stile, in questo racconto satirico, anche un po' irriverente, di questo racconto. Quando è emerso che la cliente è una suora mi hai proprio fregato e, rileggendo tutti i dettagli, tutto mi è quadrato alla perfezione. Racconto da podio, senza alcuna incertezza.
Di cause contro Dio, per quanto assurde, ahimé sono esistite (non mi ricordo l'argomento ma ricordo di aver letto qualcosa a riguardo e mi sono piegata in due dalle risate), quindi non fatico a trovare la situazione così "irreale".
Il tema c'è, i legami spezzati si riferiscono al "divorzio" e in più, guardandola dall'altro lato della barricata, alla mancata volontà di Cristo che non vuole "congiungersi carnalmente" alla sua "sposa" e donarle dei figli.
Concordo con jimjams, come pezzo di teatro (anzi, più come incipit da cui articolare tutta l'opera) ci starebbe benissimo. Con un titolo però ancora più irriverente, però ;)

Mia Euridice
Ciao Chiara!
Molto originale l'idea di Euridice che va a prendersi Orfeo. Della serie, se Maometto non va alla montagna... ;)
Tema rispettato (legami spezzati dalla sfida persa di Orfeo, anche se alla fine si intende che si ricongiungano), sulla resa ho giusto qualche appunto.
Questa parte più di tutti mi ha fatto zoppicare nella lettura, non tanto di contenuti quanto per il ritmo:
I canti tra di loro erano finiti troppo presto, tranciati da una fuga forsennata verso l'amato che era rimasto alla radura, anziché seguirla al fiume.
Il tintinnio dell'arpa di Orfeo risuonò nel bosco e lei decise di nascondersi, spiando il marito ancora una volta, come negli inferi.
S'era tolto la corona e alla lira mancavano due corde, perse durante il duello contro Ade.
Euridice ricordò come le aveva sfilate man mano che risalivano la montagna assieme e se ne rammaricò.
"Come farai senza di me in questa vita? Non sopravvivresti!" (ps: qui forse era meglio in forma di pensiero ;))
Orfeo si sedette a capotavola e sospirò amareggiato, continuando ad arpeggiare con languore la stessa corda, tesa allo stremo.
La notte s'era calmata solo all'udire Orfeo, cullata dai singhiozzi del ragazzo rimasto solo il giorno del suo matrimonio.
Alzò una mano e gli animali ripresero a comunicare, tacciati da quell'unico gesto che fu in grado di compiere.
Posò la lira sul tavolo e armeggiò con le chiavette, togliendo i residui di quelle ormai perdute.

Il susseguirsi di azioni, complice anche il ritorno a capo, mi fa un poco "lista della spesa", almeno è un'impressione che ho avuto. Non dico che le azioni non dovessero essere descritte, ma forse una maggiore fluidità nella costruzione avrebbe secondo me arricchito la resa.
Concordo anche io sull'infodump "Orfeo era fuori di sé dalla tristezza", hai disseminato abbastanza dettagli da farlo intendere senza specificarlo ;)
In sostanza: bel racconto, sicuramente perfettibile, ma per me la prova è superata, brava ;)

L'uomo che guardava le donne
Ciao Marco!
Lo stile è il tuo, si riconosce a occhi chiusi. Costruzione originale delle frasi, linguaggio diretto che va al punto, crudo quanto basta o forse un po' tanto (personalmente non mi disturba, ho letto di peggio). Concordo con le osservazioni sul lessico "romano", per carità so che capita, anche a me sfugge ogni tanto qualche neologismo nordico ^^"

Per il tema, lo si può interpretare nel "legame" spezzato tra l'uomo e la donna, che scappa da lui (più labile, secondo me, quello tra la donna e il figlio perduto).

Se non do la cima del podio a questo racconto è per la figura dell'uomo che perde nel finale. Così misterioso, che eccita le donne solo guardandole, mi aveva incuriosito, volevo capirne di più (e non pensare male! XD), vedere se svelavi il suo segreto. E invece... non sappiamo niente, anzi, risulta un "banale" pedofilo. Che prima parla di liberarsi dal fare marchette e poi ci prova spudoratamente con la figlia di lei, tra l'altro affidandosi al tocco e non allo sguardo. Mannaggia! E' l'unica delusione di questo racconto, di per sé ben scritto, tagliente al punto giusto.

PS: se devo trovarci una discrepanza: se la donna sta rifilando la storia al commissario, ha senso che racconti tutto visto che narra anche delle "marchette", dopo il primo mancato affido e con lo spettro della perdita di Denise? XD

Rispondi o no?
Ciao Luca!
Scusa il ritardo del mio commento, ero sicurissima di averlo postato ma mi sa che la chiavetta internet ha scavolato e non me l'ha postato! O_o Me ne sono accorta stilando la classifica, sorry!

Mi è piaciuta molto la prima parte, quando descrivi la situazione attuale e come i due ladri vivevano le loro giornate (bella la frase dei giorni troppo ravvicinati per capirci qualcosa, mi ha colpito tantissimo). E' quando sono arrivata alla parte centrale, con il video, che non ci ho capito più niente, complice anche il fatto che l'assenza di riferimenti visivi (stacchi di paragrafo, corsivi, a piacimento) non mi ha aiutato a distinguere quale fosse la situazione presente e quale quella del video. Dopo averlo riletto più volte ed essermi aiutata con gli interventi precedenti al mio, ho capito quantomeno la possibile chiave di lettura; il fatto che ciò che avveniva nella cassetta accadesse in quel momento, sarebbe anche l'unica che mi spiegherebbe i dialoghi di Alicia col protagonista. Il finale mi ha lasciato con il pensiero "e quindi?", come se non fossi arrivata a una risoluzione, a un'illuminazione (o forse c'è ma io non l'ho compresa).
Prova a risistemarlo, perché l'idea è buona, la storia tra ladri intrigante, ergo c'è un potenziale che va assolutamente sviluppato. Nel caso questo racconto passasse in Laboratorio, andrò a leggerlo di sicuro. Alla prossima!

Frammenti di cuore
Ciao Vilma,
tema rispettato mostrandoci l'idea di un abbandono conclamato (la donna che va in Africa facendosi suora) e il marito che non lo accetta. Meravigliosi, a mio avviso, i piccoli dettagli elencati dall'uomo per ricordare la loro vita insieme.
Se devo trovarci un difetto è il modo in cui avviene davvero la separazione. Alla fine la moglie uccide il marito pur di poter partire? Una futura suora che si macchia di omicidio? Ecco, mi ha un po' stonato questo ossimoro comportamentale, a meno che non fosse proprio quello il tuo obiettivo.
Niente da dire sullo stile, che scivola adeguatamente; buoni i dialoghi e le metafore colgono nel segno. Una buona prova. Alla prossima!

Un mare senza fondo
Ciao Alessandra,
l'impianto dell'idea è buona e perfettamente incastrata col tema, ma il tutto mi stride con alcuni dialoghi che trovo un po' artificiosi, madre in primis. Da quanto ho capito la ragazza-madre non è neanche maggiorenne, e il tema della gravidanza mi sembra trattato, da parte della madre, con estrema superficialità se non addirittura demonizzando la figlia, come se fosse soltanto colpa sua. Anche la frase "E inutile che fai la santarellina con me, tanto adesso ho capito chi sei." mi sembra troppo sbrigativa, specie detta dalla bocca di una mamma e di fronte a una questione così grave.
Il padre è la figura che ha dato il colpo di scena e con quello mi hai piacevolmente spiazzata. Un po' meno mi è piaciuta la leggerezza (again) con cui la protagonista affronta l'incesto, quasi come se non stesse accadendo a lei, specie dopo la frase detta dal padre a proposito del bambino, quel bambino che lei agogna con così tanto ardore.
In sostanza: racconto dai temi forti, direi completo, ma con alcuni dettagli di "credibilità", nei dialoghi in primis, che me lo fanno un poco vacillare.
Alla prossima!
Uccidi scrivendo.

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Vastatio
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Re: Gruppo SVEVA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#6 » venerdì 25 marzo 2016, 20:58

La Classifica

1. Frammenti di cuore
2. L’uomo che guardava le donne
3. Polis41
4. I figli degli altri
5. Le amebe almeno
6. Mia Euridice
7. Un mare senza fondo
8. Rispondi o no?




Commenti

L’uomo che guardava le donne
Ciao,
l'idea è notevolissima ma devo dire che la realizzazione mi ha disturbato. Un po' per gli argomenti trattati (vedi in fondo) e un po' per la "confusione" dovuta allo stile scelto. Per carità ci sta, è perfettamente nel personaggio che crei, ma non rendi la lettura facile ( "scannata" = senza un soldo ... http://www.trattoria-romana.it/romanesco/parole/ ... devo andarmi a cercare le parole ).
Verso metà mi sembra che perdi leggermente il controllo e da "grezzo" il tono si ingentilisca

Che lui non sembra diverso dagli altri e neanche a dire che è bello ma, se ti guarda, sei sua.
Che non mi ricordo nemmeno quante volte sono venuta.

per poi tornare "in personaggio", ma credo che questo sia probabilmente una sensazione personale, dovuto alle diverse culture regionali per cui un termine o una frase sono considerati più o meno grezzi/volgari.

Anche la mancanza di "definizione" sull'uomo contribuisce al senso di confusione. Non riesco a capire se sia una specie di benefattore che va salvando le marchettare porta a porta, un pedofilo, una specie di deficiente che non fa differenza di età o semplicemente un pirla che con un potere di ipnosi della madonna va a farsi il giro nei quartieri poveri solo per fare le "cosacce".

Il finale l'ho trovato di cattivo gusto. Hai già osato tanto con la protagonista, infilarci anche il palpeggiamento pedofilo mi sembra una paraculata per dire "Hai visto? ho fatto trenta fino ad ora ma posso fare senza problemi trentacinque. Guarda come riesco a strafare". Potevi tranquillamente fermarti prima, con lui seduto sul divano e la figlia che sta per tirarsi giù le mutande. Le motivazioni per la chiusa finale le avresti comunque avute senza prendere a cazzotti lo stomaco altrui.
Il che è un peccato, perché per il resto il racconto è brillante e il tema, per quanto colpito di striscio (lo accenni velocemente) e di sponda (è il legame col figlio che le hanno tolto ad essersi spezzato e che si spezzerà anche adesso dopo la denuncia molto probabilemnte), è la motivazione per cui lei sia abbassa a fare marchette.
Secondo me avevi due personaggi spettacolari, fuori dalle righe, la caratterizzazione giusta, una atmosfera surreale e ironica che hai bruciato nel finale buttandoti sul reale più squallido che c'è.
[cut]
E niente, così scarnifichi ogni illusione di "fantastico" e "ironico" che vedevo (o volevo a tutti i costi vedere) nel tuo racconto. Perdi punti, tanti, troppi. A questo punto dai il giro e torni in testa perché, nella nuova "lettura", tutto è tristemente al suo posto.
Peccato, mi hai deluso, avrei preferito ridere.

I figli degli altri
Ciao,

hai voluto forzare un po' la mano andando a pescare il "matrimonio con cristo" ma l'idea per associarlo ai legami da spezzare è ottima.
Quello che non mi è piaciuto è il tono da farsa, da "caciara" di tutto il racconto. E' sicuramente voluto, ma la messa in berlina così plateale dell'avvocato stride sia con la "serietà" presunta sia dell'istituzione religiosa, sia della corte.
L'escamotage finale lo trovo forzoso, forse avresti potuto giocare su altri dei motivi di annullamento religioso (sbaglio di persona, ignoranza qualità, impotenza/frigidità) piuttosto che sulla "presunta non volontà" di procreare. La "non consumazione" mi pare decisamente più forte come cavillo.
Un nonsense che si fa leggere, ma senza brillare.
Il tema, beh, è palese.


Polis41
Ciao,

una bel racconto pulito e che non alza la voce. E questo è sia un bene che un male, perché se da una parte ti permette di approfondire il rapporto tra padre e figlia senza distogliere troppo il focus, dall'altra lascia un po' con l'amaro in bocca perché butti un paio di pietre senza guardare dove vanno: forse hai tagliato qualcosa e si sono "persi" alcuni dettagli che sembrano doverci essere. Il motivo del perché il trasferimento nella Polis è temporaneo: citi la fame e quindi possiamo pensare alla sovrapopolazione, ma anche una "cupola" e forse sono radiazioni/inquinamento? E questa umanità irresponsabile che ha portato alla morte della moglie e ha lasciato la terra allo stremo? Forse avresti potuto approfondirne uno senza citare gli altri
Oppure quando gli infermieri posano il corpo "svuotato" sui tavoli, anche qui sembra manchi qualcosa e che quei "tavoli e cassettiere" siano il risultato di una compressione o similia, perché in una società dove si è trovato il modo di trasferirsi in una realtà simulata (è questa per me la tua Polis) che i corpi li appoggino grezzamente su un tavolo mi pare insensato. Tanto più se davvero (a questo punto il dubbio si insinua) le Polis sono una soluzione temporanea e il corpo dovrà essere recuperato. Così pare più un obitorio.
Niente da dire sulla fine, di classe.
Il tema è forse un po' opaco per quanto di legami che si spezzano se ne possono trovare senza scomodarsi troppo (con la vita reale, col corpo, con la moglie).

PS: La sala download mi fa "brutto assai".



Frammenti di cuore
Ciao,

devo dire che il tuo racconto è decisamente pesante. Pesante in quello che fa vedere, in quello che dice e in quello che sottintende.
Estremamente realistica la reazione di lui, contrapposta a una lei quasi silenziosa nella sua scelta irremovibile.
Trovo che "voce incazzata" all'inizio suoni veramente male nel contesto poetico che hai creato nel narrato. Esageri anche nella parte finale e porti troppo oltre la metafora dell'arteria recisa, almeno io l'ho interpretata così perché mi sembra troppo fuori dal personaggio "lascio mio marito per farmi suora e andare in Africa", toglierei il "piano, inonda le lenzuola" (e leggendo i commenti degli altri o poi il tuo mi do ragione da solo sull'interpretazione).
Al netto di quelle sbavature lo ritengo un ottimo pezzo. Tema brutalmente centrato.


Le amebe almeno
Ciao,

devo ammettere che ho faticato un po' a capire perché lei si trovi in ospedale. L'ho cercato prima e dopo, ma non così dopo dove lo metti (per spezzare una lancia in tuo favore devo dire che la prima volta l'ho letto mezzo addormentato e la seconda volta ho abbandonato proprio sulal frase chiarificatrice). Avrei forse preferito che chiamassi la malattia per nome, non tanto per un ulteriore aiuto alal comprensione, quanto per rimarcare che, adesso, la tua protagonista ha preso coscienza della sua condizione (come mi pare di capire).
Trovo un po' debole il discorso amebe ed onestà, ma siamo nella testa di una adolescente con evidenti problemi e non ci si può aspettare una logica vulcaniana.
Non riesco a "leggere" «COSA. Ho fatto. Di male?» , quello che mi immagino debbano essere il tono e le pause non si sposa con la tua grafia.
L'infodump sulla sua visione del concetto di onestà per le amebe è necessario, ma molto invasivo.
Tema ok, ma il pezzo ha più la forma di un esperimento che non di un pezzo nelle tue corde.


Un mare senza fondo
Ciao,

l'idea è buona ma non trova terreno fertile nei personaggi che crei. In particolare la madre e la figlia, il pezzo di merda invece va abbastanza bene. Nei dialoghi il padre è quello che perde meno credibilità, ma soprattutto madre e figlia sembra che stiano leggendo per la prima volta un copione. Non riescono a trasmettere le emozioni che dovrebbero essere, invece, molto forti per l'argomento trattato.
Anche il sentimento che lega padre e figlia è "annacquato", non riesco a capire quanto l'uno sia innamorato dell'altro (al netto di qualsiasi giudizio morale al riguardo).
Tema direi più che centrato.



Mia Euridice
Ciao,

le rivisitazioni in genere mi piacciono, non c'è nulla di più noioso di ritenere una cosa sacra e immutabile, ma ho trovato quasi tutta la prima parte molto confusa nelle dinamiche.
Bella l'idea di Euridice che esce dagli inferi, soprassediamo per un attimo sul come ci sia riuscita, l'ha fatto e così è, ma non riesco a collocare bene le parti del mito originale vuoi usare e quali vuoi manipolare. Peché mi sono andato a rinfrescare la memoria in rete, ma certe parti mi sembrano oscure.
Non capisco se Orfeo è lì per un altro matrimonio e perché. Citi tante cose di cui la mia memoria o rapide ricerche su internet non mi hanno dato conferme (Scontro con ade, perdita delle corde, ecc). Va detto che ho verificato solo due o tre siti in cui il mito di Orfeo veniva solo riassunto e tu, forse, fai riferimento a dettagli.
Sarei ben felice di rivedere questo mio commento se mi fornissi una fonte coerente ai tuoi intenti da cui attingere.



Rispondi o no?
Ciao,

mi brucia dirlo, ma non ho capito. Non riesco a capire se siamo in un sogno, nella registrazione e, nel caso, quali parti si riferiscono a quale contesto.
Forse una grafia più esplicita avrebbe aiutato (corsivo, virgolette/trattini). Ed è un peccato perchémi sembra di intuire dietro una buona idea che si perde nel gioco delle scatole cinesi.
PS: tutto mi sarei aspettato tranne che poter essere definito "vizioso" soffrendo di insonnia.
Tema ok.

Fabiana Donato
Messaggi: 81

Re: Gruppo SVEVA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#7 » martedì 29 marzo 2016, 20:06

Ciao!! Ecco la mia classifica, tutti bravi ! :)

1. "Frammenti di cuore" di Vilma Cretti
Ciao Vilma! Mi hai stravolta con questo racconto. Sono sincera ci sono delle parti che mi hanno lasciata perplessa ed un po' confusa, infatti credo che la cosa che dovresti migliorare sia proprio tale punto. Continuare a descrivere le bellissime immagini e sentimenti che trasmetti, ma con un velo in più di chiarezza. Nonostante ciò, ho letto la tua storia con interesse e credo che non ci sia soddisfazione migliore di questa per una persona che scrive. Almeno, per me è così. Ho sentito davvero un brivido, perché questo racconto fa riflettere, facendo un equilibrato parallelismo sulle azioni-reazioni delle persone e sulle cause-effetti dei fatti. Ancora una volta, apprezzo un testo forte come il tuo, non perfetto nella forma, pur notando dei refusi, ma minchia mi piace. Nel complesso: avvincente! Alla prossima!

2. "Polis41" di Andrea Partiti
Ciao Andrea! Inizio con il dirti che non amo i racconti di questo genere, ma il tuo ha comunque ben centrato il tema, affrontandolo con toni che ti fanno vivere il malessere e il briciolo di speranza del genitore. Mi sarebbe piaciuto però che tu avessi scritto qualcosa di più su questa città, non mi piace il fatto che tu la accenni e basta senza parlarne in modo da far accrescere la mia curiosità. Non dico che avresti dovuto scrivere particolarità, ma semplicemente qualcosa che potesse farmi immaginare ancora meglio il luogo. Nel complesso: racconto sentito (mi ha toccato), alla prossima!

3. "Un mare senza fondo" di Alessandra Corrà
Ciao Alessandra! Inizio con il dirti che ho appena letto il tuo racconto e sono rimasta sconvolta dal tuo finale, sai perché? L'ho trovato inaspettato sotto due aspetti: il primo, non pensavo minimamente che il padre abusasse delle figlia, avevo pensato ad un ragazzo sconsiderato e poco attento, ma non all'incesto. Ottima conclusione; il secondo, mi fa fare un passo indietro, ma non posso non dirti questa cosa. Se non fosse stato per il finale che mi ha sconvolta, ti avrei scritto un commento abbastanza negativo. Questo non perché non mi piaccia la storia; non ho molto gradito la superficialità della prima parte, come se sia madre che figlia fossero due personaggi piatti. Dico, in una famiglia del genere non mi aspetto sorrisoni, ma qualche dettaglio in più avrebbe arricchito la trama nella parte iniziale. Nel complesso: va più che bene, alla prossima!

4. "Le amebe almeno" di Jacopo Berti
Ciao Jacopo! Ho letto tutto d'un fiato il tuo racconto e come prima cosa ci tengo a precisare dei punti a tuo sfavore. Hai deciso di trattare una tematica per cui, nonostante oggi sia più conosciuta ed affrontata diversamente, ci sarà sempre un modo di vederla diverso nei vari punti di vista e ciò non può non portare a delle critiche di valore a quello che hai scritto. Io apprezzo la tematica, la sento molto, e capisco anche come hai fortemente affrontato il tutto, ma a me manca quel briciolo di sensibilità in più. Non so se è perché sento molto il racconto o perché non hai dato quel qualcosa in più. È comunque ben strutturato e anche se un po' criptico, credo che sia il tuo modo di scrivere e ti capisco perché anch'io son così. La cosa che puoi fare a parer mio è continuare a scrivere con il tuo stile rendendolo sempre più interessante. Nel complesso: un buon racconto, alla prossima!

5. "L'uomo che guardava le donne" di Marco Roncaccia
Ciao Marco! Non è la prima volta che leggo qualcosa di tuo, ma questa volta ho ben capito lo stile e il modo con cui comunichi. Sei molto bravo a far entrare il lettore nella mente del protagonista ed è una cosa che apprezzo tantissimo. Questa volta però, non mi è piaciuta tantissimo la storia e se devo essere sincera un po' mi aspettavo il finale, ma per il resto tutto chiaro e pulito, sia nella forma che nel senso logico. Nel complesso: scorrevole, alla prossima!

6. "I figli degli altri" di Beppe Roncari
Ciao Beppe! Devo dire che non ho molto da dire in negativo sul tuo racconto, anzi mi piace molto! Il tema è trattato in modo particolare, forse l'unica cosa che mi appassiona molto è il titolo. Non so perché non mi piaccia, ma secondo me ci starebbe un titolo più particolare, proprio come la storia! Nel complesso: una bella storia, alla prossima!

7. "Mia Euridice" di Chiara Rufino
Ciao Chiara! Mi piace molto il modo in cui ha trattato il tema del mese, soprattutto quando viene scritta una storia d'amore così bella. La cosa che ho apprezzato maggiormente è il fatto che sei riuscita a delineare la storia, concentrandola in tutti i caratteri ed esprimendola in modo chiaro nei termini. Infatti, io non penso che tu abbia scritto in modo confuso, credo che avresti dovuto scrivere il tutto mettendo qualche spazio e riordinando la struttura. Forse, facendo così, avresti confuso meno in lettore e l'avresti portato nella strada che hai stabilito tu, senza rischiare di farlo perdere. Nel complesso: è buono, alla prossima!

8. "Rispondi o no?" di Luchiastro
Ciao Luca! Non vorrei essere ripetitiva, ma non posso non dirti che il tuo racconto mi ha confusa un poco. Leggendo i commenti degli altri ho capito più o meno la storia e il problema. Forse, hai avuto una così bella e complicata idea in testa, che non sei riuscito a scrivere tutto quello che pensavi in modo fluido e chiaro. Molto volte anche a me succede, e la cosa che mi aiuta di meno è il numero dei caratteri. Rivedi il tuo racconto, non lo abbandonare perché secondo me di base è molto bello. Nel complesso: ha potenziale, alla prossima!

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alberto.dellarossa
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Re: Gruppo SVEVA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#8 » mercoledì 30 marzo 2016, 10:43

I FIGLI DEGLI ALTRI - di Beppe Roncari

Ciao Beppe.
Sarò rapido come un monsone: ho avuto diverse difficoltà a capire il tuo racconto, probabilmente a causa mia (non sono battezzato e conosco a malapena le tradizioni cristiane). Tuttavia, pur rileggendo la frase finale, che dovrebbe a rigor di logica completare il puzzle, non ne sono venuto fuori. Detto questo: lo stile, a mio avviso inciampa nelle prime righe per poi farsi un po' più fluido. Diciamo che taglierei qua e la e rivedrei la forma. Quanto al contenuto davvero posso dire poco, essendo completamente digiuno della materia: ho tuttavia apprezzato la figura del clero ridanciano e scorretto.

L'UOMO CHE GUARDAVA LE DONNE di Marco Roncaccia

Bravo. E anche se si capisce già a metà dove va a parare, bravo lo stesso perché la tecnica qua è raffinatissima. La reiterazione della struttura della frase è ipnotica e richiama l'effetto mesmerico che l'uomo ha sulla (sulle) donne. C'è il disagio e la rassegnazione al disagio (aspetto di solito trascurato) e c'è questa figura aliena che da inquietante diventa orribile. Non c'è molto da dire, per il vero: forse è il migliore dei tuoi racconti che ho letto finora.

Polis41 - Andrea Partiti

Ciao Andrea.
Stile piuttosto sicuro, del quale ho apprezzato le descrizioni pulite. Ci sono alcuni passaggi che però sono poco chiari: ad esempio, quando ti riferisci alla morte della madre, sembra che tu stia parlando della figlia, che però è li con lui. A questo punto la sospensione d'incredulità vacilla di fronte a un dubbio, e questo è un peccato. Anche l'inciso sulle abitudini dei bambini è inserito male, genera un certo scollamento. Per il resto il racconto è ben scritto, molto classico nella tematica ma non per questo meno godibile.

FRAMMENTI DI CUORE

Ciao Vilma.
Il racconto è scritto indubbiamente bene, le figure sono a loro posto... pure troppo. Dico così perché ho trovato il tutto un tantino sovrabbondante. Ci sei andata giù pesante col pathos, col risultato, in certi punti, di far diventare Valerio una macchietta e Cecilia una stronza insensibile - sebbene poi ciò che narri ci dica il contrario. I dialoghi sono molto narrativi, avrei optato per linee molto più atomiche - ma questa è anche questione di gusti personali. Mi lascia perplessa anche l'assenza di motivazione del gesto di Cecilia. Mi spiego meglio: sono il primo a sostenere che non sia necessario spiegare tutto - con buona pace di chi invece ha necessità di sapere pure quanti etti di cacca ha fatto il protagonista il giorno prima e se la carta fosse a doppio velo o meno - però nel tuo racconto opti per un mezzo e mezzo che un poco stona: quindi, o mi dici il perché e il percome, oppure lasci il tutto all'interpretazione del lettore e ometti più dettagli di quanti tu non ne abbia messi nella versione attuale. DI fatto il racconto funziona perfettamente (perché il racconto FUNZIONA, intendiamoci) anche senza l'immagine di questa che vestita da piguino va a scavare pozzi in Africa (cosa che in me ha generato l'effetto "macheccazz??!!??"). Il riferimento all'infertilità di lei è superfluo, a questo punto. Quindi il mio consiglio spassionato è questo: sfronda, taglia e sforbicia, che il racconto nella sua semplicità sta benissimo e le descrizioni sono molto belle.

Ultimo appunto: ma questa vuole leccargli le lacrime? mi sembra un po' fetish come cosa.

Le amebe almeno

Ciao Jacopo

giochi sporco con me, perché sono piuttosto sensibile alle dinamiche genitoriali, specialmente se coinvolgono un padre (non ti dico che casino quando guardo Big Fish).
Quindi cercherò di essere il più distaccato possibile. Il racconto è bello e ha una sorta di poesia interna, di mondi fragili che collidono. Mi piace pensare al padre esasperato per le difficoltà della malattia, la ragazza stanca per le prove da affrontare nonostante il malessere. Tuttavia il racconto ha dei difetti:
1 )la figura della ragazza, Agata, è descritta nei gesti in un modo e nel pensiero in un altro - c'è uno scollamento che non mi piace in questo, anche se la dicotomia testardaggine/fragilità è propria dell'anoressia.
2 )lo spiegone delle amebe, seppur perfetto nella logica del racconto, è troppo lungo, pur essendo ben realizzato e non troppo tecnico. Ed è un peccato perché distoglie dal significato profondo, ovvero la distopia indotta dall'anoressia.

Recuperi tutto col finale, ed è qua che il tema casca (il legame SEMBRA spezzato, non lo è): quei due sono estremamente legati, in maniera indissolubile, direi. Se dovessi interpretare il tema leggendo il tuo racconto, penserei a un legame che non può essere spezzato.

Un mare senza fondo.

Ciao Alessandra.
Storia tosta, drammaticamente verosimile. Tuttavia non mi ha colpito molto, probabilmente per la gestione artificiosa dei dialoghi, specialmente nelle battute della madre e del padre. Insomma, i rapporti causa effetto ci sono tutti, eppure non riesci a trasmettermi il profondo senso di angoscia e di orrore che dovrei provare. La madre è stronza e fredda, si, ma è piatta. Il padre, oltre che essere un tantino schizoide (gesto d'affetto/stupro).
Anche la protagonista non trasmette tutto ciò che dovrebbe trasmettere. Insomma, mantenendo l'impianto della storia lavorerei di più sui personaggi che, al momento, sono il punto debole del racconto.

Mia Euridice

Ciao Chiara.
Nulla da dire sulla storia e sulle modifiche - hai fatto benissimo a modificare ciò che ti andava, come hai detto tu questo è un racconto. La prova è riuscita solo a metà, purtroppo: nel senso che il racconto, a chi non conosce la storia, risulta assai confuso e non è semplice seguire la vicenda e i rapporti in essa. Non ci si può nemmeno aspettare che uno legga prima la storia di Euridice del racconto, né che interrompa la lettura a metà. E così il lettore si stanca e chiude la lettura storcendo un po' il naso. Il tema è valido, l'idea pure, ma servono ben più di 3k caratteri per poter dare una narrazione fruibile a tutti.

Rispondi o no?

Ciao Luca.
Perdonami, ma ho trovato il racconto molto confuso, e mi dispiace perché intuisco il potenziale di una bella storia che soffre di troppi fili laschi. Il lettore non capisce (io perlomeno) viene sballottato qua e la avere il tempo di afferrare qualcosa e comprenderlo. Doppia luna, doppio sole, costa est, costa ovest: ci sono richiami a simboli che non sono leggibili perché non fornisci indizi sufficienti, ma che sono così precisi che non sono passabili nemmeno di interpretazione personale. Partirei da capo, con una domanda: tu hai chiaro cos'è successo, hai chiaro il tempo della storia e quello del racconto? Se non conoscessi il tempo della storia, potresti riscotruirlo dal tempo del racconto?

Classifica:
1)L'uomo che guardava le donne
2) Polis41
3) Le amebe almeno
4) frammenti di cuore
5) i figli degli altri
6) mia Euridice
7) un mare senza fondo
8) Rispondi o no?

Zebratigrata
Messaggi: 308

Re: Gruppo SVEVA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#9 » mercoledì 30 marzo 2016, 21:58

MIA EURIDICE
Mi piace l’idea di questa Euridice che va a riprendersi il suo Orfeo nel mondo dei vivi.
Il tema è centrato, anche se più che sul legame spezzato tra loro due si tratta di una sorta di riparazione del legame, attraverso l’unione almeno nella morte.
Nella scrittura, nonostante lo stile evocativo e fiabesco sia adatto a una narrazione mitologica, vedo qualche inghippo, soprattutto riguardo alla lira, che innanzitutto parte come arpa, poi sembrerebbe avere soltanto tre corde, mentre io ce ne avrei messe di più data l’ambientazione (vero è che esistevano in oriente anche lire a tre corde). Le corde che prima sono state perse nel duello contro Ade e poi sono state sfilate (da Orfeo stesso? Da Euridice? Da Ade che li inseguiva? Non si capisce bene la meccanica e la ragione di questa cosa... Conosco qualche versione del mito, ma può benissimo darsi che tu stia facendo riferimento a cose note e io non stia capendo perché non conosco le versioni giuste). Per finirla con questa povera lira :-D l’ultima corda rimasta è tesa allo stremo: non mi sembra che abbia senso, perché dovrebbe tenderla così? Immagino non voglia romperla, inoltre uno come Orfeo sicuramente sa che le corde vanno tese il giusto per poterle suonare. Non capisco nemmeno come gli animali possano essere stati ‘tacciati’: che colpe avrebbero?
Comunque, a parte la questione lira che pesa perché è l’elemento caratterizzante del personaggio di Orfeo, la tua storia non mi p dispiaciuta.

I FIGLI DEGLI ALTRI
Simpatica la tua interpretazione comica, o meglio satirica dati i riferimenti alle discussioni che animano i giornali negli ultimi tempi... Il tema c’è, e il racconto è scorrevole. L’idea, come dicevo, è carina, anche se non originalissima: normalmente non dò troppo peso al fatto di reinterpretare uno spunto noto, ma in questo caso siccome lo scopo è umoristico è essenziale per la riuscita del racconto che la battuta sia inaspettata, e non lo è completamente.
Ho notato che quando mi capita di commentare i tuoi racconti ho sempre l’impressione che ci siano molte cose, molte idee, a volte storie complesse in troppo poco spazio. Flavia ha centrato il punto nel suo commento, ha scritto ‘sembra un film’. Il punto è proprio che (almeno secondo la mia percezione) la tua narrazione è molto visiva, quasi da sceneggiatura, a volte ci vedo delle vere e proprie successioni di inquadrature. Questa caratteristica rende difficile infilarci troppe scene e storie lunghe, ma qui, su un’unica scena, funziona decisamente meglio. Non so se mi sono spiegata, in realtà, ma lo spero!
Una curiosità: “Vostro onore” è la traduzione della formula inglese (statunitense) “Your Honor”, ed è quella che viene subito alla mente quando si pensa a qualunque tipo di processo, per colpa di film e serie tv americane, da Perry Mason in poi. In realtà in un tribunale italiano si usa rivolgersi al giudice dicendo “Signor giudice”. Per il tribunale rotale non ne sono certa. Nel contesto tutto italiano del tuo racconto io userei comunque la seconda formula, però capisco anche che tu possa voler sfruttare “Vostro onore”, che nella cultura collettiva evoca subito una precisa ambientazione pur essendo non completamente corretta.
Per finire, c’è qualche cosetta da sistemare in maiuscole e punteggiatura del dialogo, probabili refusi.

POLIS41
L’idea del racconto è molto bella, anche se non è chiarissimo su quale legame sia focalizzata l’interpretazione del tema, comunque valida direi. Di legami spezzati ce n’è tanti: quello tra padre e figlia e la madre, quello col gatto, quello con la propria terra, quello col proprio corpo, anche quello tra il padre e la figlia, per un breve momento in cui lui vive la morte di lei.
Non è chiarissimo se Polis41 oltre ad essere il computer incaricato del trasferimento possa essere anche un luogo reale in qualche parte dell’universo, in cui magari la gente vivrà la sua vita in corpi robot o in corpi in qualche modo artificiali o comunque ‘riciclabili’. L’ambiguità non è necessariamente un male, ma ammetto che per dare una chiusa al racconto avrei preferito una scena dopo lo scaricamento, eventualmente anche mantenendo l’ambiguità sulla vita fisica/virtuale. Così com’è il finale mi lascia un pochino insoddisfatta.
Graficamente mi risulta fastidiosa la frase tra virgolette italiane. Non so se dipenda dal fatto che sta subito dopo una battuta di dialogo, o dal fatto che tutte le altre incursioni nel punto di vista del padre sono indirette.

RISPONDI O NO?
Dunque, il tema c’è: il legame tra i due ladri che non stanno più insieme.
Il racconto però risulta davvero confuso, ho dovuto rileggere più volte per capire meglio. In un primo momento ero convinta che tutto si svolgesse all’interno del sogno, probabilmente perché gli stacchi tra i vari paragrafi fanno pensare a un cambio di prospettiva o ambientazione. Invece la scena è unica: fossi in te unificherei anche graficamente la cosa per non far perdere il lettore.
Poi, ecco quello che ho capito: lei arriva, bussa, porta una cassetta, si mette sulla poltrona per guardarlo mentre lui la vede. Nella cassetta c’è lui che dorme e non si sveglia per aprire alla porta. Alici ci dice che è lei a bussare alla porta. Dunque in un’altra eventuale vita, quella registrata nella cassetta, lui perde l’occasione di vivere la sua storia di furti e quant’altro con Alicia. L’ultimo pezzo invece mi manda in confusione: non capisco se è contento di aver scelto diversamente o che. Inoltre, non è ben chiaro da dove possa arrivare la cassetta e come possa contenere il filmato di una qualche vita alternativa. Questo è l’elemento che mi porta a considerare l’opzione del sogno, magari ricorsivo: lui apre la porta e Alicia gli porta la cassetta con la registrazione di quello che sarebbe successo se non avesse aperto la porta.
Ci sono un paio di problemi coi tempi verbali (credo):
Non l’avrei più rivista se non all'inferno, questa convinzione mi pervade ormai da lungo tempo.
Direi o non la rivedrò più, o mi pervadeva.
E così, quella notte, mi alzo velocemente dalla poltrona.
Stai narrando al presente come tempo principale, quindi non ci metterei quella notte, che proietta il tutto nel passato facendo stonare il presente.
Le varie metafore con soli e lune che si adombrano purtroppo non sono molto chiare. Si intuisce cosa vuoi trasmettere, ma non mi sembra che funzionino al meglio.

L’UOMO CHE GUARDAVA LE DONNE
Il tema c’è, anche se non è evidentissimo inizialmente, poi si rivela con l’ultima frase, che chiarisce su quale legame è il focus.
Non ho nulla da dire sullo stile, capisco la tua scelta, però a me quella ripetizione iniziale di ‘che’, non piace. Inizialmente suona naturale, ma oltre un certo punto diventa in qualche modo eccessiva e sbagliata. Se la tua intenzione era quella di riflettere nella costruzione del testo l’incanto con cui il protagonista ‘blocca’ le donne, secondo me sarebbe stato meglio scegliere una struttura ripetitiva delle frasi, o qualche altro stratagemma. Almeno, per il mio gusto.
La storia è bella e d’impatto, e i personaggi sono molto ben definiti, peccato solo per il finale in cui scadendo nel ‘tatto’ a mio parere rovini completamente il personaggio del protagonista stravolgendolo ed eliminando l’elemento forte con cui lo hai caratterizzato fino a quel momento.
Detto questo, ho apprezzato molto il racconto.

FRAMMENTI DI CUORE
Il racconto è in tema.
Lo stile non è male, ma in alcuni punti la ricerca di una resa poetica nella descrizione delle scene secondo me inciampa un po’ e rende la lettura meno scorrevole. Un esempio:
Rotolano sopra la barba, fino al mento. Cadono tra i loro corpi attaccati, lacrime salate.
Qui mi sono fermata a metà frase perché mi sembrava non ci fosse nulla che potesse ‘rotolare’ sulla barba. La costruzione invertita della frase fa sì che il verbo funga da primo riferimento, indizio per il soggetto, e deve essere quindi appropriato (le lacrime ad esempio scorrono, scivolano, colano, ma non rotolano). Diverso sarebbe stato con una costruzione standard con soggetto anteposto al verbo: ‘le lacrime rotolano sulla barba’: in questo caso ‘rotolano’ funziona perché sappiamo già di cosa si parla, e il verbo usato in maniera creativa trasforma l’immagine delle lacrime in quella di piccole perle. Almeno, io lo percepisco così.
La scena rappresenta bene la storia, e non cadi nell’infodump, però ammetto che si sente la mancanza di qualche dettaglio in più. Vorremmo sapere anche noi lettori perché lei se ne va, e se lui doveva davvero aspettarselo o meno :-)

UN MARE SENZA FONDO
Il tema è presente, anche se il racconto a mio parere non è focalizzato sul legame spezzato quanto sul legame. Il legame a cui ti riferisci è quello tra la ragazzina e il futuro figlio, spezzato da un eventuale aborto. Tuttavia il racconto inizia chiarendo proprio che lei non vuole spezzare quel legame, e costruisci tutto il racconto sulla forza del legame stesso. L’ultima scena soprattutto, in cui lei guarda fuori dalla finestra, non mi è sembrato esprimesse rassegnazione davanti alle parole del padre, piuttosto ci ho letto l’intenzione della ragazza di fuggire, di restare a qualunque costo unita al bambino.
Leggo che diverse persone hanno trovato i dialoghi poco naturali e ‘freddi’. Di solito quando succede dà noia anche a me, ma in questo contesto familiare disturbato ci vedo benissimo madre padre e figlia che non si parlano quasi mai, e quando si parlano per necessità il dialogo è forzato, limitato al minimo, e formulato su frasi fatte così da evitare qualsiasi coinvolgimento che sarebbe imbarazzante e spiacevole.
L’ultima frase mi lascia un po’ perplessa: mi sembra di doverci leggere qualcosa di preciso siccome viene anche ripresa dal titolo, ma anche a sforzarmi non mi dice molto, come paragone.

LE AMEBE ALMENO
Questa interpretazione del tema mi piace molto, la trovo originale e metaforica al punto giusto. Il legame spezzato tra corpo e spirito, una ragazzina che si lascia morire di anoressia perché non riesce a comporre insieme i due ‘pezzi’ del suo essere.
La metafora delle amebe mi piace, ma mi sembra un po’ complessa, almeno per un racconto così corto. C’è un precedente illustre, che non riguarda le amebe ma le oloturie ed è declinato diversamente, ma traccia un parallelismo analogo a quello che fa la tua protagonista, con un misto di invidia e ammirazione per la razionale semplicità del mondo animale: Autotomia, una poesia di Wislawa Szymborska. Nel caso della poesia il paragone pur essendo complesso e inserito in un testo brevissimo funziona molto bene. Nel racconto per qualche ragione non mi sembra altrettanto naturale. Forse una via per renderlo il vero cuore interpretativo e farlo arrivare al lettore in maniera più diretta potrebbe passare per la rinuncia all’inversione delle due parti del racconto che, anche se realizzata bene, in questo caso rende più laboriosa la comprensione. Devo ammettere che, una volta terminato il racconto, ho automaticamente iniziato una seconda lettura per rimontare insieme i pezzi. Non so dirti perché, ma in fondo alla prima lettura, pur avendo compreso la struttura del testo e avendo capito la storia in linea generale, sentivo di non cogliere bene la relazione tra padre e figlia.
L’immagine del padre tra il tacchino e il procione è semplicemente stupenda.

CLASSIFICA
1) L’uomo che guardava le donne
2) Polis41
3) Frammenti di cuore
4) Le amebe almeno
5) Un mare senza fondo
6) I figli degli altri
7) Mia Euridice
8) Rispondi o no?

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Re: Gruppo SVEVA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#10 » domenica 3 aprile 2016, 18:46

Eccovi la mia classifica, scusate per il ritardo.

1) I figli degli altri, di Beppe Roncari
Un lavoro più che buono. Ben tematizzato, ottima farsa, anche divertente. Bello il personaggio della suora, stordita, ma colpisce dritta al punto. Ben gestito, tutto sembra al posto giusto e non ci sono ridondanze. Per me è un pollice su.
2) Polis41, di Andrea Partiti
Racconto di fantascienza quasi classico: umanità allo sbaraglio, necessità di fuga, probabilmente di diminuire la popolazione, miraggio di una soluzione e zac, tanti saluti. Non so se nelle tue intenzioni Polis41 esista veramente, ma per quanto mi riguarda la vedo come una nuova, entusiasmante, puntata della Soluzione Finale. Pollice su per me, credo che il racconto esprima le sue potenzialità già in questa forma.
3) Le amebe almeno, di Jacopo Berti
Mmh... Io l'avrei inteso così: lei malata di cuore, probabilmente terminale. Il padre, i genitori, le raccontano che andrà tutto bene. Invece no, nulla andrà bene e lei si prepara all'inevitabile. Ecco, intendendolo così mi mancava qualcosa, poi ho letto le tue risposte e ho capito che era altro e anche così mi manca qualcosa, soprattutto in quel finale che non mi sembra perfetto come scelta di vocaboli tesi a chiudere nel modo migliore. Pollice su senza dubbi per lo stile, lo abbasso un pelo per quanto detto sopra: quindi pollice tendente all'alto. Dagli una direzione più netta e sono sicuro che finisce dritto in vetrina.
4) Un mare senza fondo, di Alessandra Corrà
Un racconto molto duro, mi piace. Non ho apprezzato i dialoghi. Vero, li hai resi piatti per tratteggiare questa famiglia balorda, ma ci sono delle ingenuità che fanno saltare il tutto (una su tutte "voglio spassarmela"). Se vuoi neutralizzare i dialoghi devi anche asciugarli al massimo ed evitare cadute che a quel punto si dimostrano particolarmente rumorose rovinando la sensazione che stai montando nel lettore. Pollice tendente all'alto, per me. Lavora sui dialoghi e non potrà che migliorare.
5) Frammenti di cuore, di Vilma Cretti
Racconto che si basa su una situazione forte, ma che vede al suo interno un gap tra le tue intenzioni e quello che arriva al lettore: in buona sostanza, sembra davvero che la futura suora faccia fuori il marito. E questo è un peccato perché quella doveva essere la scena madre: la donna promessa sposa al Signore che si concede un’ultima volta al marito prima di tradirlo. Non arrivando, non riesce neppure a esprimere la sua potenza e parimenti l’altrettanto forte scena di lei che lo ammazza (quello che mi è arrivato) non è ovviamente ottimizzata, essendo non voluta. In conclusione, un racconto che necessità di una revisione per rendersi più correttamente interpretabile e in tal modo esprimere al massimo le proprie potenzialità. Un pollice ni lievemente tendente verso l’alto, per me.
6) L’uomo che guardava le donne, di Marco Roncaccia
Un finale deludente anche per me. Ho letto tutte le tue risposte, ma credo che la tua esperienza lavorativa abbia preso il sopravvento per il semplice fatto che tutte quelle cose in un racconto di 3000 caratteri non ci rientrano, non riesco a desumerle. Quello che mi arriva è un personaggio ai limiti del vampiresco che s'intrufola in questa casa, magnetico, potente e "strano". Il fatto che bambina sia a casa proprio quella sera e che la madre tardi al lidl è casuale, quindi non può essere ricondotto a un piano dell'uomo. Va bene, è un pedofilo, ma a questo punto chiedo di più. E no, non è evidente, anche se può desumersi dal testo, che andando dal commissariato la donna perda l'affidamento. Pollice su per lo stile e le potenzialità, pollice giù per tutto quanto rimane inespresso. La media è un pollice ni.
7) Mia Euridice, di Chiara Rufino
Concordo in toto con l'analisi di Alberto Della Rossa, pertanto non sto a ripetere. Un racconto breve deve essere letto senza sensazione di peso e in questo caso è possibile solo se si hanno una serie di conoscenze pregresse. Non le si hanno? A metà s'interrompe la lettura, quasi matematico. Pollice ni per quanto detto. Come ovviare? Devi introdurre un infodump che non sia infodump. Non è facile, ma del resto fare leva su conoscenze pregresse è una scorciatoia quando quelle sussistono e devi prevedere anche il caso della loro assenza, e risolvere.
8) Rispondi o no?, di Luchiastro
Mmh... Troppi significati nascosti, non ho inteso. Peccato perché nonostante questo sei riuscito a portarmi fino alla fine, non ho sentito il peso della lettura e vuol dire che ci sai fare e tanto. Però ho la sensazione che con qualche migliaio di caratteri in più molta della nebbia potrebbe essere diradata senza per questo abbandonare il tuo stile che tende comunque a celare. Al momento è un pollice ni, lavoraci nel Laboratorio (che se già non lo sai, te lo ripeto qui: ha aumentato il limite caratteri a 13000).

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