ex novo - Dammi la pioggia -12223-

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Sissi Kardec
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ex novo - Dammi la pioggia -12223-

Messaggio#1 » sabato 9 aprile 2016, 2:52


Dammi la pioggia

di Simonetta Papi




Scendo dal letto. Osservo l'auto nera allontanarsi fino a sparire. Una pioggia decisa ingrigisce la città e il mio riflesso.
Anche quella sera pioveva.


Sei mesi fa sbattevo infreddolito i piedi sul marciapiede; la fila all'ingresso scorreva lenta, diluviava e io non avevo l’ombrello.
Ad un tratto due fari alti mi accecarono. Li seguii, il SUV si fermò dall'altro lato della strada. L'uomo che ne scese tenne l'ombrello calato sul viso, si diresse al distributore di sigarette e quando si girò, i suoi occhi incrociarono i miei. Ammiccai.
Lui non mi degnò di uno sguardo.
Entrato nel locale andai diretto al bar; l'alcool mi rese leggero e la droga fece da detonatore alla serata. Ballai. Sentii occhi addosso, mani addosso, richieste, voci acute nel frastuono.
Poi il cervello si fermò.
Passarono ore.
Solo quando gli oggetti colorati tornarono ad essere persone, attraversai la folla verso i bagni.
Così distinto, così adulto, così fuori posto, appoggiato alla parete c’era lui. Quello del SUV.
Misi il lucidalabbra alla cieca sulle labbra.
“Scusa?” feci sottintendendo che si spostasse.
Girò su di me due occhi assorti.
“Scusami tu, passa pure.”
Mentre lo superavo per infilarmi in bagno, lui fece di tutto per non sfiorarmi. Era intrigante, così anomalo.
Quando uscii era sparito. Guardai anche in pista, ma lo avrei riconosciuto. Sbuffai e guardai l'ora. Avevo due isolati da fare a piedi e più del doppio da fare in auto, quindi uscii di lì.
Pioveva ancora a dirotto e faceva maledettamente freddo. Corsi a testa china tra coppiette e ubriachi. All'incrocio una grossa auto mi ostruì il passaggio e il guidatore abbassò il finestrino.
Lui.
“Sali, dai!”
Avevo i vestiti zuppi. Feci il giro dell’auto e salii.
“Scusa, grazie.” mormorai.
Alzò le spalle.
“Non preoccuparti, si asciugherà.”
Ripartì sgommando.
Era in maniche di camicia arrotolate e i capelli erano legati dietro la nuca. Piccole rughe gli incorniciavano gli occhi; non le avevo notate nel locale.
Dove stava andando?
“Ce l’ho la macchina… era due traverse fa.” dissi accennando alla strada già percorsa.
Accostò, ma invece di fare manovra spense il motore.
Si girò e con gli occhi assottigliati fissò le mie labbra. Fissai le sue di rimando.
Si avvicinavano, quindi dischiusi le mie.
Si ritrasse.
“Ti porto alla tua auto.”
Che frase assurda! Mi voleva, ne ero certo. Mi avvicinai di nuovo e stavolta si mosse velocemente. Mi baciò a stampo, una mano dietro la mia nuca per impedirmi di interrompere il contatto. Sorrisi soddisfatto sulle sue labbra e mi aggrappai al suo collo.
Si ritrasse nuovamente.
Si picchiettò le tempie con rabbia, poi unì le mani sul volante, stringendole al punto da rendere bianche le nocche.
La pioggia era calata di intensità.
Un riflesso balenò nell'auto e allora vidi la fede all'anulare.
“Ti porto alla tua auto.” ripeté.
Rimasi stranito, così gli diedi semplicemente le indicazioni per raggiungerla. Mi liquidò con un asettico “Ciao” e io sorrisi come se la cosa non mi sfiorasse nemmeno.
Scesi, mi appoggiai al cofano della mia macchina e accesi una sigaretta. Lo avrei fatto comunque.
Tirai una boccata e aspettai. Un'altra e aspettai.
La macchina si mosse.
Mi passò oltre, pensai di aver frainteso, ma accostò a un muro e si spense nel buio.
Gettai la cicca e mi avvicinai. Mi ritrovai con la pancia spinta conto il portellone.
“Io dovevo andarmene.” disse dentro i miei capelli.
Mi voltai in quello spazio stretto.
Non fui io a baciarlo per primo.
Gli sussurrai di toccarmi, allora.
Strattonò i miei calzoni stretti lungo le cosce.
“Dimmi come ti chiami.”
Non ce l’eravamo già chiesti?
“Leo.”
Prese a sussurrare il mio nome, mentre mi spogliava.
“E tu?”
“Io cosa?”
“Come ti chiami?”
La miglior scopata notturna della mia vita.
“Leonardo.”
Aveva il mio stesso nome anagrafico.
Ricomposti, mi aspettò dentro l’auto.
Salii e l’occhio cadde sul cerchio d’oro.
“Sei sposato?”
“Sì.”
“Sei gay?”
“Sì.”
Aprii la bocca ma non dissi nulla. Guardai l'ora, dovevo andare a casa.
“Se ti va possiamo rifarlo.” sfiatai sinceramente.
Non mi rispose. Mi fissò.
Scesi dall'auto e camminai veloce per andarmene in fretta, ma lui mi corse dietro.
“Mi dispiace, tu non puoi capire.”
Gli risi in faccia.
Continuò a seguirmi e mi girai di scatto, ma il suo sguardo mi disarmò.
“Se dovessi tornare non farti trovare, promettimelo.”
Risi di nuovo.
“Non ti libereresti di me.”
Era molto serio.
Salii nella mia auto e corsi via.


Mi allontano dal vetro, ormai è inutile stare qui. Mi chiedo se ti rimarrà mai qualcosa di me.
Tu mi hai insegnato a vivere.


Lui non tornò. Io tornai lì per mesi.
Quando mi fui stancato anche della rabbia per averlo aspettato, ripresi la mia vita di sempre.
Un giovedì cedetti a un ragazzo sudamericano, con occhi neri e il sorriso scintillante. Gli lasciai dire schifezze alle mie orecchie. Mi lasciai imbrattare di saliva alcolica.
Mi sbatté al muro, letteralmente, quando fuori decidemmo di dare un compimento degno alla serata.
Poi cominciò a mordermi, ma troppo forte.
Protestai e mi trovai le sue dita in bocca. Spalancai gli occhi, mugolai tentando di parlare, ma non ci riuscii.
Sentii la cintura di pelle cedere. Aveva usato un coltellino.
Cominciai a sudare freddo.
Mi dimenai quando tagliò la camicetta lasciandomi la schiena nuda. Cominciai a pregare quando sentii la punta del coltello sulla pelle.
Lui che strattonava a forza i miei pantaloni.
Il tessuto duro mi bruciò la pelle.
Poi ci fu un sacco di luce. 
“E questo chi cazzo è?”
Si staccò da me; due fari ben piantati nelle iridi.
L'auto sgasò in avanti, poi sgommò all'indietro e poi di nuovo in avanti.
“Hai anche il protettore, stronzo? Ma VAFFANCULO!”
Restai a guardare il punto lontano in cui sparì.
Poi sbattei la schiena al muro e scivolai fino a trovarmi seduto a terra.
Le luci si spensero.
Non mi stupii quando Leonardo scese dall’auto e mi raggiunse sull’asfalto.
“Cosa ci fai qui?”
“Evito che tu ti faccia rovinare dai poco di buono.”
Si sfilò la giacca e me la fece infilare.
Alzai gli occhi.
“Cosa ci fai qui?” insistetti.
Mi fissò a sua volta e poi abbassò lo sguardo.
“Vieni, su.”
Le gambe mi tremavano. Mi aiutò a salire.
“Vuoi andare al pronto soccorso?”
“No.”
Guidò nel silenzio. Attraversammo piazze, ponti. Entrò in tangenziale.
Io, esausto, mi addormentai.
Quando aprii gli occhi stava albeggiando. Sceso, istintivamente annusai l’aria.
“Dove siamo?”
“Al mare.”
Varcò il cancello di una villa e lo richiuse con un pesante catenaccio. Fui tentato di chiedergli se fosse sua, ma era palese.
“Il bagno è la terza porta a sinistra.”
Gli chiesi di poter fare una doccia e spensi il getto solo quando ebbi la sensazione che il mio corpo fosse tornato pulito. Mio.
Uscii dal bagno a torso nudo e a piedi scalzi. Lui mi dava le spalle seduto su un divanetto.
Si voltò sentendomi tornare e alzò lo sguardo su di me.
Entrambi ricordavamo molto bene cosa aveva detto.
Mi avvicinai, l’asciugamano credo si sfilò e cadde a terra. Non ricordo cosa ci fu in mezzo, tra quella scopata, quella successiva e quella ancora dopo.
Quando cercai il mio orologio a terra di fianco a me, era mezzogiorno inoltrato. 
Poi un suono.
Dapprima discreto, poi sempre più invadente e fragoroso. Il cellulare ripeté due volte il richiamo.
“Pronto.”
Rispose a monosillabi ed interruppe in fretta. I suoi occhi non si erano staccati dal mio corpo rilassato a terra.
“È meglio tornare?” mi affrettai a chiedere per toglierlo dall'imbarazzo.
“Sì, ho impegni nel pomeriggio.”
Ci rivestimmo in pochi minuti e restò lì, a guardarmi mentre mi ripassavo la matita sotto gli occhi.
“Anche di giorno ti trucchi?”
“Sempre.”
Ci fissammo attraverso lo specchio.
“Voglio rivederti.”
Si incupì e strinse le labbra.
“Va bene.” disse infine.
Il viaggio di ritorno fu fin troppo corto. Mi feci lasciare alla stazione della metro.
“Sabato ci vado alle undici.”
“Sabato va bene.”
Mi resi conto solo quando la macchina sparì, di aver addosso una sua maglietta.
Mi preparai con meticolosità per il sabato. Ero deciso a vestirmi più sobrio per lui.
Quando lo vidi nel parcheggio del locale mi parve una visione: vestito più appariscente per me.
Si fermò a pochi centimetri dal mio viso.
“Ti va se andiamo altrove?”
I suoi occhi sorridevano.
“Certo.” risposi felice.
Ci avevo sperato, che quella serata si rivelasse più di una sicura scopata nella dark-room.
Il SUV nero percorse i viali fino a un pub. Entrammo in un’atmosfera soffusa.
“Qui si fanno tutti gli affari loro.” sussurrò.
Sollevai un lato delle labbra e lo seguii al piano superiore. Intimo.
I drink arrivarono in fretta e mentre io mescolavo a vuoto la cannuccia, fu lui a rompere il silenzio.
“Parlami di te.”
Gli parlai di mia madre, di casa mia, del mio cane e dell’Accademia. Arrivati a “poi vado a ballare la sera”, c’era poco altro. Eppure lui indagò. Mi infervorai, parlando della moda; mi scoprii interessante agli occhi di un profano dell’ambiente.
Ridemmo tanto. Quando ormai i secondi bicchieri di entrambi furono prosciugati decidemmo di uscire.
Fu naturale mettere la mano nella sua.
Naturale cadere sulle sue labbra.
“Vieni da me.”
“Sì.”


Sai qual è la verità? Che più ti penso e meno riesco ad odiarti. Esco dalla stanza tirandomi dietro la porta.
Diluvia e io non ho l’ombrello.


Parcheggiò in un garage e poi mi trascinò con sé. Gli avvolsi il collo con un braccio e mi incollai a lui. Una porta si aprì.
In una qualche stanza, di un qualche palazzo, da qualche parte.
I nostri baci cambiarono cadenza. Amore.
Qui dentro facemmo l’amore.
Poi, mi accucciai contro di lui e lui mi accolse. Strinse la mia spalla e la fede brillò.
Deglutii acido e mi irrigidii.
“Tua moglie dove vive?”
“Stiamo a Padova.” mi rispose, correggendo il tiro.
Incassai.
In quel momento esatto decisi di non affrontare più l’argomento e di chiedergli altro.
Questo posto era della ditta, ci si appoggiava quando stava a Milano, di norma i primi quindici giorni del mese. Non aveva figli.
Mi accompagnò a casa che erano quasi le quattro del mattino.
Ci saremmo rivisti, lo volevamo entrambi.
E così fu.
Ore ed ore a fare sesso, dormire e ridere.
Tutto perfetto, salvo la parte in cui lui ogni volta avrebbe dovuto dirmi che stava lasciando sua moglie per me. Non successe.
Non accadeva mai.
Dopo due mesi gli sussurrai che lo amavo. Mi chiese di ripeterglielo e io lo feci. I miei occhi diventarono enormi.
Non rispose di amarmi anche lui e il mio cuore gridò vendetta. Mi strinse il viso tra le mani e baciò via una lacrima, ma non bastò.
Nei mesi successivi divenni insopportabile.
Trucchi e scenate per impedirgli di tornare a casa quando doveva.
Ho fatto di peggio l'ultima volta.
Ho toccato il fondo.
“SE TU L'AMASSI NON SCOPERESTI CON ME! Dov'è poi, lei, eh? Non gliene frega un cazzo di te!”
Mi tornò dieci volte indietro.
In uno schiaffo dritto in viso.
“Non ti permettere mai più, ragazzino.”
Mi massaggiai la guancia, ma non protestai.
Radunò le sue cose per andarsene e riuscì a fermarlo solo sulla porta, supplicandolo, piangendo e tirando le sue braccia. Si girò verso di me.
Volevo risposte ridicole.
“Perché la ami così? E’ una donna e TU SEI GAY! AMI ME! Perché non ammetti che ami me?!”
Implorare l’amore fu il fondo. Provò compassione, credo.
Batté gli occhi una volta e li puntò nei miei, come se dovesse colpire un bersaglio molto piccolo. 
“Non sai di cosa parli. Lei è il mio posto nel mondo.”
Sentii un tonfo sordo.
Strinsi le labbra, incapace di dire altro. Il solo tono che aveva usato cambiava tutto.
Qualsiasi cosa avessimo io e lui e l'avevamo, non sarebbe mai bastato.
Uscì dalla porta, ma non potei sopportare di perderlo così.
Qualche ora dopo racimolai il coraggio di scrivergli. 
<Mi dispiace di essere stato così stupido, ma non può finire così male.>
Fui spietatamente sincero e ne fui ricompensato.
<Non è facile neanche per me. Venerdì alle 4? Se preferisci ci vediamo fuori.>
Ovviamente accettai.
Sapevamo entrambi come sarebbe andata a finire oggi, perché è così che doveva finire.
Ci siamo presi, ci siamo dati, per l’ultima volta.
Allora, ho potuto lasciarlo andare con una carezza.
La carezza al primo uomo che ho amato.
E che mi ha amato.


Corro a testa china verso la pensilina del tram. Prendo una botta violenta. Alzo gli occhi, mi scuso, ma il ragazzo mi dice che è stata colpa sua. Mi fa spazio sotto il suo ombrello e ride.
Si chiama Antonio, sai? Ha un sorriso bellissimo.
Ultima modifica di Sissi Kardec il martedì 19 aprile 2016, 14:31, modificato 4 volte in totale.



alexandra.fischer
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Re: ex novo - Dammi la pioggia -12223-

Messaggio#2 » sabato 9 aprile 2016, 20:10

Ciao, il tuo racconto è evocativo e scritto molto bene, rende con efficacia l'ambiente delle discoteche e dei locali "discreti". Immerge da subito il lettore in un'atmosfera piovosa. Il tuo protagonista non ha mai l'ombrello. Questa è una metafora della vita (è un giovane fragile, esposto alle intemperie della vita, io lo vedo così). Questa sua vulnerabilità emerge nel corso della sua storia con Leonardo. Entrambi sono gay, ma il tuo protagonista lo mostra apertamente (si trucca, ha atteggiamenti femminili) mentre Leonardo ha tanto di moglie. La loro relazione mi ricorda quelle fra un lui più maturo (e sposato) e una ragazza giovane (e sola). La passione, gli incontri rubati, hanno un retrogusto amaro. Leonardo salva il protagonista dal brutale giovane sudamericano, ma poi lo lascia. Il finale è speranzoso: Antonio, il ragazzo che il protagonista incontra nella metro (anzi, nel quale si scontra) ha un bel sorriso. Lo aiuterà forse a dimenticare Leonardo?


Attenta a: a pomeriggio, scriverei al pomeriggio (riferito all'appuntamento di Leonardo).

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ceranu
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Re: ex novo - Dammi la pioggia -12223-

Messaggio#3 » lunedì 11 aprile 2016, 9:27

Ciao Sissi, ben trovata.
Bella storia d'amore, dolce e realistica. La componente gay resta più un vezzo che una parte importante del racconto, ma ci sta bene. Probabilmente l'avrei trovato più spietato e godibile se fossero stati una ragazza e un uomo, così hai dato un alibi a Leonardo e l'hai reso meno cattivo.
Se devo trovare un difetto è nella forma scelta, in alcuni passaggi sembra una sequenza di gesti e avvenimenti troppo freddi.

La forma è ottima, ho intravisto una d eufonica e nulla più.
Il punto di forza del racconto è la quotidianità della storia. Non ha nulla di eccezionale e questo la rende bellissima.

Se dovessi suggerirti un cambiamento è nella prima parte. Lì prova a essere meno telegrafica e a trasmettere le paure e le speranze di Leo.

Nel complesso è un ottimo lavoro.
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Sissi Kardec
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Re: ex novo - Dammi la pioggia -12223-

Messaggio#4 » lunedì 11 aprile 2016, 9:42

alexandra.fischer ha scritto:Ciao, il tuo racconto è evocativo e scritto molto bene, rende con efficacia l'ambiente delle discoteche e dei locali "discreti". Immerge da subito il lettore in un'atmosfera piovosa. Il tuo protagonista non ha mai l'ombrello. Questa è una metafora della vita (è un giovane fragile, esposto alle intemperie della vita, io lo vedo così). Questa sua vulnerabilità emerge nel corso della sua storia con Leonardo. Entrambi sono gay, ma il tuo protagonista lo mostra apertamente (si trucca, ha atteggiamenti femminili) mentre Leonardo ha tanto di moglie. La loro relazione mi ricorda quelle fra un lui più maturo (e sposato) e una ragazza giovane (e sola). La passione, gli incontri rubati, hanno un retrogusto amaro. Leonardo salva il protagonista dal brutale giovane sudamericano, ma poi lo lascia. Il finale è speranzoso: Antonio, il ragazzo che il protagonista incontra nella metro (anzi, nel quale si scontra) ha un bel sorriso. Lo aiuterà forse a dimenticare Leonardo?
Attenta a: a pomeriggio, scriverei al pomeriggio (riferito all'appuntamento di Leonardo).
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Ciao Alexandra e grazie infinite. Non tanto per la richiesta di grazia, il che è scontato, ma per avermi dimostrato con il tuo commento, di essere riuscita nel mio intento.
Questo testo ha una lunga storia, nasce diversi anni fa in quattro parti separate, per un totale di oltre 60.000 battute (spazi inclusi) e io ho sempre saputo che fosse prolisso, troppo prolisso. Per questo, vista l'opportunità di così alto numero di battute in questa sessione, ho deciso di tentare di adattare questo testo. Ridurlo praticamente da 4 parti ad una sola, più di un quarto...
E' stata dura, togliere tutto il superfluo e cercare, in questo, di mantenere il senso di questa storia: la differenza nel vivere un sentimento tra un personaggio giovane e fragile (nonostante creda di essere molto 'figo' e forte in questo) e un personaggio maturo e già abituato al fatto che la vita quotidiana debba, ad un certo punto, piegarsi ad un livello di sentimenti più profondo rispetto alla passione giovanile.
Questa storia non vuole essere ipocrita; non metto un Leonardo sposato per parlare della sua incoerenza. Questa storia ha un fondo di vita vera, mi sono ispirata al racconto di un uomo adulto che conosco, che ha avuto un trascorso e fosse ha ancora un presente omosessuale, ma che è sposato e ama sua moglie senza riserve e questo amore traspare da come ne parla. Lei è il suo posto nel mondo, è colei che lo conosce e comprende completamente e non esisterebbe vita senza di lei. Leonardo è questo tipo di uomo.
Leo (e i loro nomi non coincidono per caso) è in una fase precedente della sua vita. Volevo che emergesse la drammaticità con cui da giovani si vivono passioni e delusioni e di come, tutto sommato, da giovani si dimentica in fretta, se ciò che accade trova un senso nell'imparare qualcosa. Il finale è speranzoso, sì, l'intento è lasciare l'impressione che Leo potrebbe vivere qualcosa con Antonio (ma anche no, non è detto che Antonio sia gay, se non sarà Antonio sarà qualcun altro), con una consapevolezza diversa. Pian piano, maturando, vivendo.

Ho corretto in 'nel pomeriggio' che mi suona meglio oltre ad essere più corretto come hai indicato tu. Grazie.

A presto, ci leggiamo sul tuo ;)

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Sissi Kardec
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Re: ex novo - Dammi la pioggia -12223-

Messaggio#5 » lunedì 11 aprile 2016, 15:14

ceranu ha scritto:Ciao Sissi, ben trovata.
Bella storia d'amore, dolce e realistica. La componente gay resta più un vezzo che una parte importante del racconto, ma ci sta bene. Probabilmente l'avrei trovato più spietato e godibile se fossero stati una ragazza e un uomo, così hai dato un alibi a Leonardo e l'hai reso meno cattivo.
Se devo trovare un difetto è nella forma scelta, in alcuni passaggi sembra una sequenza di gesti e avvenimenti troppo freddi.
La forma è ottima, ho intravisto una d eufonica e nulla più.
Il punto di forza del racconto è la quotidianità della storia. Non ha nulla di eccezionale e questo la rende bellissima.
Se dovessi suggerirti un cambiamento è nella prima parte. Lì prova a essere meno telegrafica e a trasmettere le paure e le speranze di Leo.
Nel complesso è un ottimo lavoro.
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Ciao Francesco,
grazie mille prima di tutto per la richiesta di grazia, ma grazie anche per l'analisi del testo. Sono felice che la storia ti sia arrivata come dolce e realistica.
Alcune risposte alla tua interpretazione si trovano nella risposta che ho dato ad Alessandra quando ancora non avevo letto il tuo commento; Leonardo non deve essere cattivo, non è la sua funzione in questa storia, anzi! Tanto è vero che Leonardo non 'lascia' Leo, semplicemente stacca la spina alla loro relazione quando le reazioni di Leo diventano sproporzionate alle aspettative che avrebbe dovuto avere.
Leonardo, nelle mie intenzioni, funziona da maestro di vita per Leo; comincia, con la sua relazione, a smussare gli angoli della foga di Leo verso la vita tutta.

La componente omosessuale non è importante, è vero, nella misura in cui preferisco non trattarlo come un sentimento 'straordinario' (fuori dall'ordinario), ma come una possibile piega del cuore, che può essere vissuta in maniera decisa e "pura" come fa Leo, o in maniera "consapevolmente repressa", come fa Leonardo.

Circa la forma un po' telegrafica, nelle mie intenzioni è dovuta alla schiettezza di Leo, perché è giovane (lo immagino intorno ai 22 anni) e parla in prima persona. Rifletterò molto bene sul tuo consiglio in merito comunque, grazie.

A rileggerti sul tuo :)

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maria rosaria
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Re: ex novo - Dammi la pioggia -12223-

Messaggio#6 » mercoledì 13 aprile 2016, 17:34

Ciao Simonetta.
Molto bella questa storia, ricca di sentimenti tra loro contrastanti.
Mi è piaciuto molto come hai saputo delineare i personaggi e come sei riuscita a trasmettere le ragioni e le emozioni dei due protagonisti. Emozioni altalenanti, che mi hanno trascinata dall'inizio alla fine del racconto legandomi alle vicende dei due. Quasi fossi io a vivere la vicenda. Molto bello.

Complimenti, un'ottima lettura.
CHIEDO LA GRAZIA

Alla prossima

:-)
Maria Rosaria

Marale
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Re: ex novo - Dammi la pioggia -12223-

Messaggio#7 » mercoledì 13 aprile 2016, 18:40

Bel racconto in cui risalta la complessità dell'amore omosessuale, ottimo lo stile, asciutto e conciso, scorrevole da leggere. Mi è piaciuto molto.

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Sissi Kardec
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Re: ex novo - Dammi la pioggia -12223-

Messaggio#8 » venerdì 15 aprile 2016, 8:57

maria rosaria ha scritto:Ciao Simonetta.
Molto bella questa storia, ricca di sentimenti tra loro contrastanti.
Mi è piaciuto molto come hai saputo delineare i personaggi e come sei riuscita a trasmettere le ragioni e le emozioni dei due protagonisti. Emozioni altalenanti, che mi hanno trascinata dall'inizio alla fine del racconto legandomi alle vicende dei due. Quasi fossi io a vivere la vicenda. Molto bello.
Complimenti, un'ottima lettura.
CHIEDO LA GRAZIA
Alla prossima
:-)

Ciao Maria Rosaria,
grazie mille della lettura attenta ed entisiasta e ovviamente della richeista di grazia. Sono molto felice che il racconto ti abbia coinvolta fino a sentirtene parte. Grazie di cuore, a presto :)
Simonetta

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Sissi Kardec
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Re: ex novo - Dammi la pioggia -12223-

Messaggio#9 » venerdì 15 aprile 2016, 9:04

Marale ha scritto:Bel racconto in cui risalta la complessità dell'amore omosessuale, ottimo lo stile, asciutto e conciso, scorrevole da leggere. Mi è piaciuto molto.

Ciao Marale, grazie di cuore del commento e di aver notato proprio le sfaccettature che volevo dare al legame omosessuale.
Ci leggiamo sul tuo ;)
Simonetta

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Adry666
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Re: ex novo - Dammi la pioggia -12223-

Messaggio#10 » martedì 19 aprile 2016, 11:58

Ciao Sissi,

che dire... wow! :-)))

Gran bella storia, delicata al punto giusto su un argomento piuttosto difficile da trattare senza offendere qualcuno.

Il tuo racconto è scritto molto bene, buon ritmo, dialoghi dosati bene, e appassiona da subito, io mi sono subito immedesimato con i "tormenti" dei due protagonisti, così diversi nel vivere la loro storia, ma resi simili dall'amore.

Nulla da dire. Ottima prova, complimenti.

Ciao
Adriano

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Sissi Kardec
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Re: ex novo - Dammi la pioggia -12223-

Messaggio#11 » martedì 19 aprile 2016, 14:35

Adry666 ha scritto:Ciao Sissi,
che dire... wow! :-)))
Gran bella storia, delicata al punto giusto su un argomento piuttosto difficile da trattare senza offendere qualcuno.
Il tuo racconto è scritto molto bene, buon ritmo, dialoghi dosati bene, e appassiona da subito, io mi sono subito immedesimato con i "tormenti" dei due protagonisti, così diversi nel vivere la loro storia, ma resi simili dall'amore.
Nulla da dire. Ottima prova, complimenti.
Ciao
Adriano

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Ti ringrazio di cuore Adriano, grazie per la grazia - ormai questa ripetizione è d'obbligo :) - ma grazie soprattutto per la tua espressione di vero entusiasmo verso il mio racconto. Proprio perché scrivi qui anche tu, puoi immaginare quanto piacere mi abbia fatto il tuo commento a il coronamento di tanto lavoro (perché su questo testo, ecco di questo voi non avete idea, di lavoro ne ho fatto davvero tanto!).
Riuscire a fare immedesimare i lettori nelle storie che scrivo è per me un obiettivo primario, proprio per i temi personali e sentimentali che generalmente tratto.

Grazie ancora!

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Re: ex novo - Dammi la pioggia -12223-

Messaggio#12 » martedì 19 aprile 2016, 14:37

Dopo un'ultimissima sistematina a una ripetizione che mi dava noia, a questo punto, visto che sono anche nel Camaleonte e nella All Star (una vera masochista, sì), devo cominciare a concentrare le energie.

SFIDO SPARTACO

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Re: ex novo - Dammi la pioggia -12223-

Messaggio#13 » giovedì 21 aprile 2016, 13:35

Sfida accolta!
Passerò presto a valutare il tuo racconto!

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Re: ex novo - Dammi la pioggia -12223-

Messaggio#14 » giovedì 21 aprile 2016, 14:45

E anche stavolta il tuo racconto va dritto in vetrina. Bravissima!

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