MATER SEMPER CERTA - di Beppe Roncari

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beppe.roncari
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MATER SEMPER CERTA - di Beppe Roncari

Messaggio#1 » sabato 4 giugno 2016, 13:00

MATER SEMPER CERTA
di Beppe Roncari


− Caffelatte! Passala a Caffelatte! − L’allenatore dalla panchina urla come un ossesso alla volta dell’ala destra. Manca una manciata di secondi alla fine del recupero del secondo tempo e siamo ancora fermi sullo 0 a 0. “Caffelatte” sono io, e sono entrata in campo due minuti fa.
Paola, l’ala destra, si distingue dalle altre giocatrici per la vistosa cresta ossigenata alla Balotelli, ma le somiglianze con il fuoriclasse di colore si fermano là. Il suo cross, impreciso e sgraziato, vola inutile verso il centro dell’area di rigore, dove ci sono solo la portiera e una terzina avversarie. Non sembra certo una palla pericolosa. Colgo l’opportunità e scatto in avanti. La terzina, voltata di spalle, non mi sentirebbe neanche arrivare, non fosse per la portiera che le grida: − La Negra, cazzo! Hai la negra alle spalle!
Troppo tardi, mentre si gira l’ho già superata, mi volto, faccio in tempo a vedere due cose: l’arbitro che sta portando il fischietto alla bocca e la palla che arriva, troppo alta per uno stop di petto, fra me e la terzina avversaria. Ringrazio di cuore la portiera che l’ha distratta, avrebbe potuto tentare di prenderla di testa e non mi sarebbe piaciuto darle un calcio sulla nuca.
“Papà, questa è per te!” penso. Poi scatto un balzo all’indietro e sono in aria. Il collo del piede coglie la palla al volo, preciso come una coincidenza sulle linee ferroviarie britanniche. Mentre sono ancora sospesa in aria, guardo la portiera lanciarsi a braccia aperte sulla mia rovesciata. Invano.
GOAL! − urla prima di tutti mia madre, dagli spalti. Subito dopo sento l’erba che attutisce l’impatto sulla schiena e odo tre fischi netti e acuti che mettono fine alla partita. Ce l’ho fatta. Abbiamo vinto.
Mi chiamo Simona Maria Kira Bianchi, ho diciassette anni, milito da due nell’Aurora Desio, e con questo goal sono diventata capocannoniere della Serie B nazionale di calcio femminile.
Chi l’ha detto che ci sono solo degli svantaggi a essere nata di colore? Io non lo rimpiango di certo. A scuola era sempre così, anche quando giocavo con i compagni maschi: “Caffelatte la voglio io!” “Cazzo no! L’hai avuta anche la volta scorsa! Stavolta la voglio io, la Straniera!”
“Straniera”! Bisogna capirli. Non solo sono maschi adolescenti coglioni. Sono anche brianzoli (come me) e quindi razzisti (ecco, le somiglianze fra me e loro si fermano qui).
Mamma viene negli spogliatoi a farmi i complimenti. Mia madre è una bella signora (bianca) di trentaquattro anni, quindi mi deve aver avuto alla mia età, all’incirca. “Un peccato di gioventù”. Penso lo chiamino così i miei compaesani. Gli abitanti di Desio non sono certo famosi per la loro apertura mentale.
− E papà? − le chiedo.
Mamma fa la solita faccia addolorata, no, non è esatto… mamma fa la solita faccia “in colpa” che fa tutte le volte che le chiedo di mio padre. − Lo sai che è molto impegnato in fabbrica…
Mio padre è stato un giocatore di Serie A, ai suoi tempi. Già! Anche niente male. Ora è un piccolo industriale brianzolo, la sua “fabbrichetta” paga le divise della squadra, anche se lui non vuole che si sappia. Verrebbe da pensare che sia fiero di una figlia che segue le sue orme, no? Certo. Se io fossi “davvero” sua figlia. O se almeno avessi lo stesso colore del nostro cognome…
No, davvero, non è un problema essere negra. (“Negra”, sì! Non ho mai capito perché dovrei evitare questa parola, d’altronde non mi posso certo definire “afro americana”, o sbaglio?).
No, il problema non è questo e nemmeno l’ignoranza e il razzismo della gente.
Il problema è avere un padre che… be’ si vede appena torniamo a casa com’è, mio papà. Non facciamo in tempo a varcare la soglia della nostra villetta familiare su tre piani, con la veranda, il garage e tutto, che papà comincia a urlare: − Porca puttana! È questa l’ora di tornare a casa? E la cena?
Impegnato in fabbrica. Sì, come no.
− Ma caro, lo sai che Kira aveva la partita…
Simona! Chiamala Simona, cazzo.
È peggio del solito oggi, e ha bevuto, sento l’alito anche se lui è ancora sulla scala a chiocciola, mentre noi siamo nell’atrio.
− Be’, comunque ho segnato il goal della vittoria, se proprio lo vuoi sapere. Sono capocannoniera.
Mio papà si arresta sulla scala, si aggrappa al corrimano e fa una smorfia strana. Immagino che per un attimo non mi veda per quello che sono, una figlia adottata. Immagino che l’alcol gli annebbi la vista e mi veda sbiancata. Immagino, solo per un istante, che lui sia davvero fiero di me.
È un attimo. Poi mio papà stringe i denti, si porta l’altra mano sul petto, si accascia, perde la presa, rovina giù dalla scala. Io lo guardo immobile. Tanto veloce e a mio agio sul campo verde, quanto impacciata e incapace di reagire a casa.
Mia madre invece urla, butta via la borsa e le chiavi e corre da lui. Gli sorregge la testa con le mani e l’appoggia sul suo grembo.
− Chiama il 118!
− Guarda che adesso è il 112, mamma − le rispondo con noncuranza.
− Che ti prende, Kira? Tua padre ha un infarto! Prendi il cordless presto!
− Guarda che so benissimo che lui non è mio padre! − le urlo contro.
Mia madre scoppia in lacrime. Non l’ho mai vista piangere, prima. E allora anche in me si muove qualcosa. – Oh mamma… scusa, scusami…
− Il… telefono… − riprende mia madre, fra i singhiozzi.
− Certo, certo.
Chiamo il 112. Poi corro di nuovo da lei. I cinque minuti di attesa dell'ambulanza sono i più lunghi della mia vita. Mi credevo grande. Credevo che dopo anni di umiliazioni le avessi viste tutte, e che niente mi potesse toccare. Ma le lacrime di mia madre… Le lacrime di tutta una vita, trattenute finora, o piante di nascosto, di notte. No, queste lacrime, non le posso sopportare.
I paramedici arrivano e intubano l’uomo che mi ha sempre deluso, l’uomo che non mi ha guardata mai come una figlia, l’uomo da cui ho sempre e solo desiderato essere amata. E mentre lo portano via, mia madre, con me sulla soglia, mi afferra il braccio e finalmente mi dice la verità:
− Ti sbagli, Simona, sai? Lui è davvero tuo padre. Sono io che non sono... Insomma, vedi, la tua vera mamma si chiamava “Kira”, proprio come te. È morta dandoti al mondo…
Cazzo! Ecco spiegata la mia bravura a pallone. Altro che le cazzate sui Negri che sono più bravi a calcio dei “Bianchi”. Cazzo, papà, allora il mio goal era davvero per te. Buon sangue non mente.



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Re: MATER SEMPER CERTA - di Beppe Roncari

Messaggio#2 » sabato 4 giugno 2016, 21:05

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Evandro
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Re: MATER SEMPER CERTA - di Beppe Roncari

Messaggio#3 » lunedì 6 giugno 2016, 14:58

Un racconto (decisamente ben scritto) che mi ricorda le note vicende di Beppe Baresi, vere o presunte; di conseguenza l'originalità non brilla. Il tema invece è centrato. E anche ben sviluppato, ma il titolo del racconto mi ha aiutato fin troppo a intuire il finale in anticipo. Forse è anche poco realistico il momento scelto dalla madre per una così importante rivelazione.

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Re: MATER SEMPER CERTA - di Beppe Roncari

Messaggio#4 » lunedì 6 giugno 2016, 19:25

Ciao Evandro,
Che tu ci creda o no, non sono un appassionato di calcio e non conosco le storie su Beppe Baresi... Shame on me! O_O
Si vede che la realtà supera la fantasia...
A mio parere non è un difetto inserire la rivelazione in un momento come quello, ma ovviamente è il mio parere personale.
Grazie del commento! ;-)

Fernando Nappo
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Re: MATER SEMPER CERTA - di Beppe Roncari

Messaggio#5 » martedì 7 giugno 2016, 10:21

Ciao Beppe,
bel racconto, che sfrutta bene la realtà brianzola nella quale è calato. È vero che in parte ricorda reali vicende passate, ma è anche vero che il gioco è ben condotto, e l'aderenza al tema c'è tutta. Anzi, è doppia perché c'è sia il segreto della madre che quello del padre.
Al contrario di Evandro, trovo la scelta del titolo azzeccata: mi ha indotto a pensare che la madre di Kira fosse la vera madre della ragazza (cosa di cui è convinta anche Kira), e che il padre fosse in realtà il patrigno, salvo sorprendermi nel finale.
Visto il dramma in corso nel finale, trovo appropriata la scelta del momento in cui la madre decide di comunicare la verità a Kira.

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Re: MATER SEMPER CERTA - di Beppe Roncari

Messaggio#6 » martedì 7 giugno 2016, 17:34

Grazie del commento, Fernando! ;-)

magwal
Messaggi: 12

Re: MATER SEMPER CERTA - di Beppe Roncari

Messaggio#7 » martedì 7 giugno 2016, 21:38

Ciao Beppe,
lettura molto scorrevole, anche se a mio avviso abbastanza fuori tema: su 60 delle 66 righe la voce narrante ci parla dei suoi problemi identitari: una ragazza a volte meticcia (caffelatte per l'allenatore e i compagni di scuola), negra (per se' e gli avversari) ma con un forte desiderio di essere bianca (come il cognome che porta), femmina ma che pratica un gioco maschile, Simona per il padre e Kira per la madre, il rapporto di amore/odio per il padre e solo nelle ultime 5 righe il colpo di scena che riporta all'argomento.
Trovo poco realistico l'inizio: il tempo di arrivare sul fondo e crossare è, al massimo, di un paio di minuti altrimenti ti hanno già preso (hanno 17 anni, sono quasi professioniste), ricordo che quando giocavo le chiamate dall'allenatore e sul campo erano molto più rapide, p.es. il mio allenatore avrebbe urlato "butta al centro" o "dalla a Kira" e il portiere avrebbe gridato "mia", "tua" o "girati"; inoltre non credo che nessuno tenga il proprio capocannoniere in panchina fino a 5 minuti dalla fine...
Poco realistico anche il gol: il portiere è al centro dell'area ma non interviene in copertura se non quando è troppo tardi, forse era meglio lasciarla in porta.
Forse era meglio tralasciare la parte iniziale e puntare sullo strano quadrilatero padre/madre biologica/madre genitoriale/figlia e sulla reazione della figlia in relazione alla madre tanto amata fino a poco prima,
Come impaginazione, personalmente mi piace uno stacco quando c'è un salto temporale (p.es. tra quando segna e quando arriva negli spogliatoi), altrimenti appesantisce.

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erika.adale
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Re: MATER SEMPER CERTA - di Beppe Roncari

Messaggio#8 » mercoledì 8 giugno 2016, 11:01

Ciao Beppe,
ammetto per mia colpa, mia grandissima colpa, di non essere in grado di giudicare nemmeno letterariamente tutta la parte calcistica: sono così avulsa dalla materia che non saprei neppure dire se è realistica o meno, ben descritta oppure no. Quindi parto dall'idea che sia ben fatta, e cancello volontariamente la sensazione che sia un po' lunghetta rispetto al testo, perché se si parla di calcio mi annoio dopo un secondo, ma certo non è colpa dello scrittore!
Mi è piaciuta molto la caratterizzazione della protagonista, con quell'atteggiamento spigliato e disinvolto nonostante le ovvie difficoltà di inserimento. Insomma, non è la figurina bidimensionale di un'adolescente in difficoltà perché "diversa" a cui ci hanno abituato le pessime fiction, ma un personaggio tridimensionale e autonomo. Se vogliamo fare un discorso sociologico ( ma tanto per, non inficia di una virgola il gradimento o meno del brano) mi sembra che la realtà descritta sia un po' superata. Vedendo la compagnia di mio nipote (16 anni) a Varese ( realtà non tanto diversa ne' lontana o meno razzista della Brianza), la quantità di ragazzi e ragazze di etnie diverse è davvero elevata e non mi sembra che attiri l'attenzione dei coetanei quanto quella degli adulti. Per dire, il soprannome "Caffelatte" me lo aspetterei da un 30-40enne nei riguardi dell'amica del figlio, non da un diciassettenne, che di amici di quel colore ne ha una decina. Le difficoltà relazionali mi sembrano più legate alla situazione economica (che per Kira non è un problema) che non a quella razziale. Però, ripeto, questo non inficia il giudizio sul testo, che ho trovato scorrevole, complesso nei vari aspetti della sua costruzione e assai ben scritto.
Non riesco però a capire ( e anche questo potrebbe essere un limite mio) perché alla protagonista sia stata nascosta, per tutto quel tempo, la verità sulla sua nascita. Non vi è niente di più vergognoso o imbarazzante ( anche ragionando in senso "razzista", di fatto che sia esistita una coppia mista è comunque sotto gli occhi di tutti) rispetto a quanto lei crede, non vedo perché le abbiano lasciato credere di essere "figlia della colpa" della madre, mentendo alle domande che immagino la ragazza abbia fatto. Madre che, pur giovane, risulta così avulsa da un'eventuale famiglia d'origine o da amici che si sarebbero fatti scappare la verità... in un paese è curioso che una storia simile resti sepolta e non diventi pettegolezzo ma, al di là di questo, mi sembra un segreto ingiustificato. O, forse, io non ne ho percepito le ragioni.

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beppe.roncari
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Re: MATER SEMPER CERTA - di Beppe Roncari

Messaggio#9 » mercoledì 8 giugno 2016, 19:11

Ascolto le critiche anche se in questo caso non le condivido. Per quel che ho sperimentato in prima persona le situazioni che descrivo sono realistiche. Sulla parte calcistica: non ho mai detto che scatti da centro campo, Kira era vicina, appena dietro la linea del fuorigioco, ma il cross era sbagliato e allora deve scattare. Ciao! :-)

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Gimmi
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Re: MATER SEMPER CERTA - di Beppe Roncari

Messaggio#10 » lunedì 13 giugno 2016, 23:24

Caaaaachio. Uno spera di non essere nello stesso girone di colui che ti spoilera il finale in macchina e invece... toh! E vabbé, dai. Proviamoci comunque ^^
Innanzi tutto come va?
Io bene. Ci ho messo un po' a capire che i gironi si chiamassero Rivelazioni e Segreti. Io pensavo A e B come nell'esempio. Ma andiamo al sodo..

Eviterò di fare come ho fatto con gli altri mettendo Pro e Contro perché penso ci sia poco da dire.
Come si intuiva la scrittura è buona. Veloce, piacevole e con quelle metafore che definirei graziose. Quindi non mi soffermerò sul dirti che va bene, tanto lo sai già^^
L'unico aspetto che mi viene da dirti (ma è proprio una minuzia) è tenere a mente la regola del "Qui e ora" specie nelle prime persone. "...ma le somiglianze con il fuoriclasse di colore si fermano là." Questo 'là' mi ha infastidito. Volevo un 'qui'. Ripeto: cazzate :D

Sarà perché mi aspettavo cosa sarebbe successo, però ho sentito che il concetto di lei che fosse stata adottata e del padre acquisito fosse un po' spinto. Come per dire al lettore "Ricordati che non è il suo vero padre, eh!".
E anche il finale mi ha un po' turbato. E' stato frettoloso. Forse per via del tempo stringente che ci ha accomunato? Brutta storia quella ^^
Specialmente per le ultimissime frasi. In un racconto così breve il colpo di scena (o la battuta finale o la scena drammatica) dev'essere davvero Finale. Al limite un pochino di coda con una descrizione di un dettaglio, ma niente di più.
Lei vede che suo padre ha un infarto, scopre dopo che è il suo vero padre e pensa: "Ecco perché sono brava a calcio"? Al di là del fatto che lo trovo improbabile che si possa reagire così hai scelto di finire con una battuta che mi è parsa un po' fuori luogo.
Un altra osservazione: se ho capito bene, prima dedica un goal al padre, poi ce lo descrive come un ex campione che ha finito i suoi giorni di gloria (e quindi pensiamo che sia una figura importante per lei), però poi sente che è già ubriaco da distante e se ha un infarto non si muove, non le importa affatto, nemmeno quando le si dice che è suo padre. Qualcosa non mi torna. Ho inteso male io?

Infine, di certo il meno importante, mi è parso più "il segreto del padre" che della madre ^^

Ora mi leggo gli altri commenti e vedo se ne esce qualcos'altro :)
Bene, letto.

In quanto pure io sia un ignorante di calcio non ho sentito nulla di troppo strano. Poi anche se fosse non mi importa più di tanto (sarà perché sono giovane e stupido in materia di scrittura).
Secondo me caffélatte è un bellissimo soprannome. Penso che anche Kira le vada bene e per questo venga chiamata così anche dai compagni.
Negro si dice anche ai centro americani oggi giorno e molto spesso tra i ragazzini. Non è più un'offesa per loro.
Al contrario degli ultimi pareri la parte iniziale è quella che mi è piaciuta di più. Se fossi stato in te (forse) avrei invece fatto il contrario di ciò che propone Erika (era lei a scriverlo?... Mah!). Ovvero di allungare la parte calcistica e far succedere in un modo o nell'altro tutto in quel contesto, che a modo suo è affascinante. Ce lo hai descritto, hai fatto sentire l'erba, la stanchezza, l'agonismo e il sudore. Voglio rimanere lì (come lettore). Spostarmi sarebbe come quando ti appisoli in macchina e quando si ferma ti svegliano per scendere.
Magari l'infarto poteva avvenire nello spogliatoio. E sarebbe stato più drammatico che glielo rivelasse il padre.
Vabbé... idee a muzzo.

Ciao! :)

P.S: C'era più di quanto pensassi da dire xD

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Flavia Imperi
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Re: MATER SEMPER CERTA - di Beppe Roncari

Messaggio#11 » mercoledì 15 giugno 2016, 19:31

Ciao Beppe!

Il tuo è un racconto brillante e piacevole da leggere, il punto di vista è gestito in modo esemplare, con tanto di linguaggio "da maschiaccio" della protagonista, particolare che la rende viva e la caratterizza.

A mio avviso il tema è centrato: il segreto della madre è che non è una madre!

D'altro canto la figura della madre è un po' troppo passiva per i miei gusti e ho trovato un po' eccessiva però la prima reazione della protagonista all'infarto del padre, per quanto potesse essere antipatico e distante.
Il pensiero finale invece caratterizza il personaggio, che al centro della propria vita ha messo il calcio, e l'ho trovato coerente e divertente.

Il finale davvero non me lo aspettavo, tutto pensavo tranne che fosse il padre il genitore biologico.

Buon contest!
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Andrea Partiti
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Re: MATER SEMPER CERTA - di Beppe Roncari

Messaggio#12 » giovedì 16 giugno 2016, 17:06

La storia si legge molto bene, nonostante il cuore calcistico che indispone e il sottotesto sociale antirazzista che meh, a volte non è necessario per far funzionare bene un racconto. Potevano essererci motivi più neutrali e meno carichi per cui lei pensava di non essere figlia del padre, slegati dal colore, anche solo perché così le hanno detto e l'hanno fatta sentire in famiglia.
Il segreto in questo caso è principalmente del padre, del passato del padre, la madre solo è una complice in questa menzogna. Non mi è neppure chiaro per quale ragione non dire la verità alla figlia. Il padre la "odia" comunque, la madre no. L'affetto familiare è spesso slegato dai vincoli di sangue, mentre nel tuo racconto sembri rimarcarne l'importanza (devi farlo, per far funzionare il colpo di scena).
(Terzina non si può vedere! Sei sicuro che "terzino" non sia invariante, al femminile?)

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Re: MATER SEMPER CERTA - di Beppe Roncari

Messaggio#13 » sabato 18 giugno 2016, 19:36

Prima cosa: se va in Vetrina ti modificherò (dopo la lettura della guest) tutti i vari PORTIERA e TERZINA (nel calcio non hanno un corrispettivo femminile e da appassionato mi urlava dentro una voce di dissenso tutte le volte che la tua PORTIERA (della macchina?!?!?!) faceva qualcosa ;)
Detto questo, che è peccato veniale, passiamo al racconto. Devo sottolineare anch'io come, al giorno d'oggi, tra i giovani sia ormai inverosimile un appellativo come "caffelatte", però mettiamo che il paese di cui ci stai parlando sia DAVVERO retrogado e fuori dal mondo e manteniamolo come almeno "lontanamente verosimile". Non si capisce però neppure il perché di questo segreto e questo è il vero problema del racconto perché ci deve essere una spiegazione che va a determinare le azioni del padre ed essendo queste fondamentali per la figlia ed essendo lei turbata proprio per questo motivo, beh, allora il lasciarci con il segreto spiattellato solo sul finale, in più in modo bidimensionale e senza alcun approfondimento sui caratteri determina un risultato non raggiunto perché non chiude nulla e anzi dimostra un controllo sul racconto poco incisivo, cosa non da te. Per quanto detto, il mio è un pollice ni e mi dispiace un sacco perché hai una scrittura di livello decisamente alto, ma già lo sai perché non è la prima volta che te lo sottolineo.

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Re: MATER SEMPER CERTA - di Beppe Roncari

Messaggio#14 » martedì 21 giugno 2016, 5:39

PS un mio compagno di liceo adottato della Costa D'Avorio veniva chiamato "Caffelatte"... La realtà supera la fantasia. ;-)

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Re: MATER SEMPER CERTA - di Beppe Roncari

Messaggio#15 » martedì 21 giugno 2016, 9:17

Però devi considerare che dal "tuo" liceo sono passati venti anni e che nessuno ti ha sottolineato che a quel tempo fosse inverosimile mentre tutti hanno sostenuto, giustamente, che al giorno d'oggi non è più possibile. Poi, se tu avessi contestualizzato al di fuori di ogni dubbio il racconto a fine anni 90 allora non ci sarebbero stati dubbi ;)

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