UNA DONNA CHE NON E' DONNA E CHE È MADRE SENZA ESSERE MADRE di Annamaria Branco

Annamaria
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UNA DONNA CHE NON E' DONNA E CHE È MADRE SENZA ESSERE MADRE di Annamaria Branco

Messaggio#1 » sabato 4 giugno 2016, 15:34

Miria era immobile, in silenzio fissava la donna seduta accanto a lei. Era bella. I lunghi capelli rossi brillavano al sole come fuoco, la pelle lattea e le gote rosse, gli occhi color mare, rassomigliava a una bambola di porcellana, una di quelle che sua madre le comprava sempre da bambina.

Era arrivata qualche minuto prima. Miria aveva aperto la porta di casa per uscire, voleva andare in bici verso la campagna, e l'aveva trovata li che l'aspettava. Si era presentata come 'Alice', dicendo di essere un' amica di sua madre. Le aveva chiesto se poteva dedicarle del tempo per parlare di una cosa importante. Miria era rimasta sorpresa, ed incuriosita si era accomodata con lei, sulle gradinate di casa. La donna l'aveva osservata per qualche istante in silenzio, carezzando con lo sguardo i tratti delicati del volto della giovane e sorridendo. Quando Miria le aveva chiesto cosa dovesse dirle, il suo sguardo era mutato, si era fatto più cupo.

Alice sospirò volgendo gli occhi al cielo. Quando il suo sguardo incontrò nuovamente il volto di Miria sorrise, una lacrima camminò piano sul suo viso e dopo poco cominciò a piangere, in modo sommesso, senza scomporsi, mentre il trucco colava e le guance si rigavano di nero. Osservò i lunghi capelli corvini della giovane, le lentiggini sul naso, il viso paffuto, i grandi occhi smeraldo. Miria restava in silenzio, imbarazzata, interrogandosi su cosa stesse accadendo. La donna cercava invano di parlare, era irritata dalla sua stessa codardia, voleva gridare, voleva urlare la verità, ma non riusciva a guardarla negli occhi sapendo che l'avrebbe distrutta, se avesse saputo… di lei, di suo padre.
Una figura slanciata interruppe i suoi pensieri. Fece capolino da dietro la siepe che circondava la casa e aprì il cancelletto del cortile. Quando vide le due donne sedute, si paralizzò per un istante.
“Ciao Paola” Alice sorrise,
“Cosa ci fai qui?” rispose lei,
“Sono venuta a parlare con Miria e con te”
“Non credo sia il caso”
“Io invece credo di si, fammi entrare… per favore”
Miria continuava a non capire, ma restava in silenzio.

Entrarono in casa.
Alice si accomodò sul divano, Paola prese posto su una sedia di fronte a lei e chiese a Miria di andare in camera sua e lasciarle sole. La ragazza ubbidì, entrò nella sua stanza e chiuse la porta dietro di se.
“È una ragazza taciturna, ben educata… del resto è vissuta con te” disse sottovoce Alice,
“Cosa hai detto?”
“Nulla, pensieri… allora come vanno le cose? Ti vedo bene, ti vedo più…donna!”
Paola non rispose, si limitò a guardarla sprezzante da dietro il ciuffo di riccioli neri,
“Sono passati tanti anni… mi piace come hai arredato la casa, piccola accogliente…” disse Alice cercando di smorzare quell'aria ostile,
“Non credo tu sia venuta qui, dopo tutto questo tempo, per fare degli apprezzamenti sulla mia casa” rispose Paola seccata,
Alice indagò la sua figura. Era snella nel lungo vestito nero, con i capelli corvini raccolti in una coda disordinata e il ciuffo riccio davanti agli occhi, il viso squadrato, le labbra rosee, gli occhi verde prato, il collo sottile, le spalle larghe e ossute.
“Sei proprio bella… lo sei sempre stato…” disse Alice guardandola con dolcezza,
“Potresti smetterla e dirmi cosa vuoi?” rispose Paola acidamente, un po' imbarazzata,
“Te l'ho detto, voglio parlare con mia figlia”
“Non ne hai il diritto!”
“Sono sua madre, ne ho il diritto!”
Paola respirò profondamente, stringendo il ciondolo che aveva al collo. Guardò Alice con gli occhi afflitti, pieni di dolore. Cominciò a singhiozzare, fino ad arrivare lentamente a un pianto disperato,
“Non puoi tornare dopo tutto questo tempo e pretendere… te ne sei andata anni fa, mi hai lasciata sola con nostra figlia, io non sapevo che fare…” sussurrò Paola tra le lacrime,
Alice si alzò, le si avvicinò e la strinse al petto, sussurrandole di stare tranquilla.

Chiamarono Miria dalla sua stanza, la fecero sedere di fronte a loro e Alice le chiese di rimanere in silenzio fino a che non avesse finito di spiegare, la ragazza annuì,
“Non c'è un modo giusto per dirlo, quindi lo dirò e basta… io, io sono tua madre…”
Vi fu un lungo silenzio in cui Alice chiuse gli occhi e respirò profondamente,
“Io e tuo padre ci conoscemmo a vent'anni, ci incontrammo in una libreria. Lui era così bello ed io un po' sfacciata, mi avvicinai subito a chiedergli il numero di telefono. Uscimmo la sera dopo, quella dopo ancora e ancora. Un paio di settimane e già convivevamo… non sapevamo nulla l'uno dell'altra, ma forse volevamo solo un pretesto per scappare dalle nostre famiglie. Nove mesi dopo eri nata, eri così bella ed io così felice. Le cose con tuo padre però, non andavano bene… era capitato che lo sorprendessi ad indossare dei miei abiti, a provare i mie gioielli, i miei trucchi… era capitato ben più di una volta per pensare fosse solo un gioco… e quando gli chiedevo spiegazioni lui riusciva sempre a sviare il discorso, di solito urlandomi addosso e incolpandomi di cose insensate…”
Alice si fermò. Lo sguardo vitreo perso nel dolore. Disse che aveva bisogno di aria e uscì di corsa dalla stanza sbattendo dietro di se la porta. Miria e Paola rimasero i silenzio, senza guardarsi. Paola poggiava il viso sul palmo della mano e tamburellava le dita sul volto, Miria giocherellava con le unghie nervosamente.
“Mamma…”
Paola la ignorò.
“Mamma… io lo sapevo”
Paola interruppe il tamburellare e i suoi occhi si posarono atterriti su sua figlia,
“Cosa… sai?”
“Di quella donna e di te… già lo sapevo, ho trovato il tuo diario anni fa”
“Non è possibile, il diario che non trovavo più!”
Miria annuì. Paola era confusa. Si sentì messa a nudo in un istante, senza difese, senza barriere. Non poteva sopportarlo. Miria capì, si alzò, si avvicinò a sua madre e le pose un bacio delicato sulla fronte,
“Non importa…”
Paola la guardò perplessa, Miria sorrise prendendole il volto tra le mani,
“Non importa chi tu sia stata o chi tu sia, sei mia madre. L'amore di una madre è forte e incondizionato… tu sei mia madre… quella donna di là, non lo sarà mai più di te. E non sarà mai donna, più di te…”
Paola guardò la sua bambina, così piccola e così matura, sempre in silenzio. Piena d'amore, in quelle poche cose che diceva. Si alzò e la strinse a se. Tenerla vicina la faceva sentire mamma, sentirsi madre la faceva sentire donna.

Alice era uscita di casa, si era seduta sulle gradinate. Aveva gli occhi rossi e il trucco sbavato. Si chiedeva cosa stesse facendo. Perché fosse tornata dopo tanto tempo in un luogo che non le apparteneva, da un uomo che le aveva tolto tanto e che ormai non esisteva nemmeno più. Ricordò i lividi ed i pianti che gli aveva perdonato perché… perché? Non lo sapeva. Lui stava male e lo aveva perdonato. Forse perché lo amava e avrebbe voluto amarlo ancora, ma lui non c'era più. E da chi avrebbe dovuto pretendere le scuse? Da chi sarebbe dovuta andare a chiedere i perché, da quella donna? Che è Paolo, ma non lo è più allo stesso tempo…? Che è una donna, che non è donna e che è madre, senza essere madre?



Fernando Nappo
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Re: UNA DONNA CHE NON E' DONNA E CHE È MADRE SENZA ESSERE MADRE di Annamaria Branco

Messaggio#2 » martedì 7 giugno 2016, 11:56

Ciao Annamaria,
la prima cosa che colpisce, nel tuo racconto, è il titolo, sia per la lunghezza quasi wertmülleriana che per la contrapposizione dei concetti. Questo, che a una prima lettura veloce e superficiale lo rende simpatico e divertente, è però, a mio avviso, un difetto perché se ci si ferma a ragionare un po' su quello che ci comunica, si scopre che di fatto anticipa tutta la trama del tuo racconto. È in pratica una ultrasinossi liofilizzata (faccina che sorride). Con un titolo differente, meno rivelatore, credo ne guadagnerebbe la leggibilità del racconto. Parere personale, s'intende.
L'altro punto che non mi convince è l'uso del pdv che salta spesso da un personaggio all'altro, talvolta esprimendo anche pensieri e sensazioni di diversi personaggi nel corso di una stessa scena.
Il tema è centrato in pieno, e anche ne tuo caso due volte perché i segreti sono sia del padre che della madre.

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erika.adale
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Re: UNA DONNA CHE NON E' DONNA E CHE È MADRE SENZA ESSERE MADRE di Annamaria Branco

Messaggio#3 » mercoledì 8 giugno 2016, 8:12

Ciao Annamaria,
piacere di incontrarti qui.
Il racconto centra perfettamente il tema ( qui abbiamo il segreto di due madri, una biologica e una reale), inserite in uno scenario contemporaneo possibile. Ho apprezzato anche il fatto che Miria sapesse ( o sospettasse fortemente) la verità, situazione a mio avviso più realistica di una ragazza che "cadesse dal pero" alla scoperta. Anche perché, diari a parte, è difficile che in una casa, fra madre e figlia, non ci sia quell'intimità che permetterebbe di notare qualche cosa di strano, anche se il trans si fosse rivolto ai chirurghi migliori per la trasformazione. Quindi una situazione verosimile benché estrema.
Dunque argomento apprezzato. Il titolo lungo ("weismulleriano", come giustamente ha detto qualcuno prima di me) non mi ha guidato sulla strada corretta, per me non è stato spoiler, ma io non sono certo la più sveglia delle lettrici...vediamo cosa dicono gli altri!
Ho sofferto anch'io, però, del punto di vista un po' ondivago. Prima vediamo il mondo dagli occhi di Mirna, poi di Alice, poi di Paola. In un brano così breve vale la pena individuare un solo POV e trovo che, tenuto conto della storia, converrebbe scegliere Mirna (a patto di farla uscire durante l'incontro fra Alice e Paola). Oppure potrebbe essere interessante ( e didattico) declinare il racconto nei tre POV e scegliere quale risulti più suggestivo.
A presto rileggerci

magwal
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Re: UNA DONNA CHE NON E' DONNA E CHE È MADRE SENZA ESSERE MADRE di Annamaria Branco

Messaggio#4 » mercoledì 8 giugno 2016, 13:28

Ciao Annarita,
complimenti per il coraggio nel raccogliere la sfida lanciata da Livio sul declinare il segreto al maschile.
Direi argomento centrato in pieno.
Mi risulta però pesante la lettura per il continuo cambio della voce narrante (con l'apoteosi nel penultimo blocco in cui passiamo in rassegna tutti e tre), per l'uso di tempi diversi all'interno dello stesso periodo (come nel 3° periodo che inizia con il passato remoto - incontrò, camminò, cominciò - per poi passare all'imperfetto - colava, rigavano ) e per l'uso esteso dell'imperfetto in quanto molti verbi finiscono in -ava, -avo e da' un senso di cantilena. Personalmente avrei declinato tutto al presente, mantenendo il passato solo quando Alice racconta la loro storia. Anche i dialoghi mi sono sembrati forzati, non naturali.
Mi ha lasciato confuso la descrizione di Miria; all'inizio sembra una ragazza, quando esce Paola li vede come "due donne", poi diventa bambina (va be, per un genitore i figli son sempre i loro bambini...), avrei gradito maggior precisione su questo punto

Annamaria
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Re: UNA DONNA CHE NON E' DONNA E CHE È MADRE SENZA ESSERE MADRE di Annamaria Branco

Messaggio#5 » giovedì 9 giugno 2016, 14:12

Fernando Nappo ha scritto:Ciao Annamaria,
la prima cosa che colpisce, nel tuo racconto, è il titolo, sia per la lunghezza quasi wertmülleriana che per la contrapposizione dei concetti. Questo, che a una prima lettura veloce e superficiale lo rende simpatico e divertente, è però, a mio avviso, un difetto perché se ci si ferma a ragionare un po' su quello che ci comunica, si scopre che di fatto anticipa tutta la trama del tuo racconto. È in pratica una ultrasinossi liofilizzata (faccina che sorride). Con un titolo differente, meno rivelatore, credo ne guadagnerebbe la leggibilità del racconto. Parere personale, s'intende.
L'altro punto che non mi convince è l'uso del pdv che salta spesso da un personaggio all'altro, talvolta esprimendo anche pensieri e sensazioni di diversi personaggi nel corso di una stessa scena.
Il tema è centrato in pieno, e anche ne tuo caso due volte perché i segreti sono sia del padre che della madre.


Ciao Fernando, mi scuso per il ritardo nel rispondere. Ho apprezzato molto le tue critiche. Essendo il mio primo racconto esposto ad un giudizio esterno, sono pronta a far tesoro di ogni consiglio. Per quanto riguarda un mio gusto personale il titolo continua a piacermi molto, ma forse io l'ho inteso più come il titolo di un libro che di un racconto. In ogni caso grazie mille.

Annamaria
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Re: UNA DONNA CHE NON E' DONNA E CHE È MADRE SENZA ESSERE MADRE di Annamaria Branco

Messaggio#6 » giovedì 9 giugno 2016, 14:16

erika.adale ha scritto:Ciao Annamaria,
piacere di incontrarti qui.
Il racconto centra perfettamente il tema ( qui abbiamo il segreto di due madri, una biologica e una reale), inserite in uno scenario contemporaneo possibile. Ho apprezzato anche il fatto che Miria sapesse ( o sospettasse fortemente) la verità, situazione a mio avviso più realistica di una ragazza che "cadesse dal pero" alla scoperta. Anche perché, diari a parte, è difficile che in una casa, fra madre e figlia, non ci sia quell'intimità che permetterebbe di notare qualche cosa di strano, anche se il trans si fosse rivolto ai chirurghi migliori per la trasformazione. Quindi una situazione verosimile benché estrema.
Dunque argomento apprezzato. Il titolo lungo ("weismulleriano", come giustamente ha detto qualcuno prima di me) non mi ha guidato sulla strada corretta, per me non è stato spoiler, ma io non sono certo la più sveglia delle lettrici...vediamo cosa dicono gli altri!
Ho sofferto anch'io, però, del punto di vista un po' ondivago. Prima vediamo il mondo dagli occhi di Mirna, poi di Alice, poi di Paola. In un brano così breve vale la pena individuare un solo POV e trovo che, tenuto conto della storia, converrebbe scegliere Mirna (a patto di farla uscire durante l'incontro fra Alice e Paola). Oppure potrebbe essere interessante ( e didattico) declinare il racconto nei tre POV e scegliere quale risulti più suggestivo.
A presto rileggerci


Ciao Erika! Grazie per il commento, mi fa davvero piacere quello che hai detto. Per quanto riguarda il punto di vista, ho notato che è stata una critica ricorrente, penso che essendo una "scrittrice" in erba debba ancora affinare la mia scrittura, quindi spero che con la pratica e le critiche costruttive possa migliorare.

Annamaria
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Re: UNA DONNA CHE NON E' DONNA E CHE È MADRE SENZA ESSERE MADRE di Annamaria Branco

Messaggio#7 » giovedì 9 giugno 2016, 14:22

magwal ha scritto:Ciao Annarita,
complimenti per il coraggio nel raccogliere la sfida lanciata da Livio sul declinare il segreto al maschile.
Direi argomento centrato in pieno.
Mi risulta però pesante la lettura per il continuo cambio della voce narrante (con l'apoteosi nel penultimo blocco in cui passiamo in rassegna tutti e tre), per l'uso di tempi diversi all'interno dello stesso periodo (come nel 3° periodo che inizia con il passato remoto - incontrò, camminò, cominciò - per poi passare all'imperfetto - colava, rigavano ) e per l'uso esteso dell'imperfetto in quanto molti verbi finiscono in -ava, -avo e da' un senso di cantilena. Personalmente avrei declinato tutto al presente, mantenendo il passato solo quando Alice racconta la loro storia. Anche i dialoghi mi sono sembrati forzati, non naturali.
Mi ha lasciato confuso la descrizione di Miria; all'inizio sembra una ragazza, quando esce Paola li vede come "due donne", poi diventa bambina (va be, per un genitore i figli son sempre i loro bambini...), avrei gradito maggior precisione su questo punto


Ciao Magwal. Apprezzo le critiche fatte. Per quanto riguarda i dialoghi sono, purtroppo, d'accordo con te, ho trovato anch'io fosse un punto dolente, ma sono comunque soddisfatta essendo stata la mia prima esperienza. Il punto di vista, mi è già stato criticato e penso, allo stesso modo dei continui cambi dei tempi verbali, sia questione di pratica e di un affinamento delle capacità scrittorie che arriva con il tempo.
ps: Il mio nome è Annamaria :)

Evandro
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Re: UNA DONNA CHE NON E' DONNA E CHE È MADRE SENZA ESSERE MADRE di Annamaria Branco

Messaggio#8 » lunedì 13 giugno 2016, 14:35

Vedere un refuso già nel titolo mi mette in difficoltà. E poi ce ne sono altri sparsi nel testo. Però i titoli molto lunghi mi piacciono e già prima di leggere il racconto mi sono impegnato a pensare a che cosa volesse mai dire. Chiaro è che anticipa un po' l'orizzonte in cui si dipana il segreto che si doveva trattare nel tema (che rimane pienamente centrato). Ciò detto la trama del racconto mi è piaciuta molto. Tra l'altro sono abituato al PDV che salta da un personaggio all'altro, anche nella stessa scena; anch'io utilizzo questa tecnica... ma mi sto accorgendo che per chi legge a volte è disorientante, a meno che non si sia maghi della sintassi come Proust.

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Gimmi
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Re: UNA DONNA CHE NON E' DONNA E CHE È MADRE SENZA ESSERE MADRE di Annamaria Branco

Messaggio#9 » martedì 14 giugno 2016, 22:22

Ciao Annamaria, come va?
Io ho le spalle ustionare ^^
Ma andiamo a commentare questo racconto che ho le dita che mi prudono :P

Contro (partiamo cattivi):
A mio avviso hai fatto un errore sgradevole all'inizio. Si sa, anche nella nostra esperienza di lettori e lettrici, che all'inizio della narrazione bisogna ambientarsi nella storia. Cerchiamo dunque di lasciare lo spazio a chi legge di capire che succede e dove si trova. A maggior ragione nel racconto così breve in cui non abbiamo tanto "tempo" per farlo.
Scrivendo "Era arrivata qualche minuto prima. Miria aveva aperto la porta di casa per uscire" mi hai completamente sabotato la lettura e dopo questa frase più volte mi sono dovuto fermare per capire chi parlasse con chi, per non fare errori. Perché non mettere "Era arrivata qualche minuto prima. Aveva aperto la porta di casa per uscire"? E soprattutto perché hai messo quelle tre righe di introduzione con lo stacco? Nella mia testa eravamo già in un altro posto. Ho pensato che fossimo con un altra persona che si vede aprire la porta da Miria e poi compare Alice. Non so se mi sono spiegato (ho iniziato il centro estivo e sono un po' fuso a scrivere di sera :D)

Scendendo nel particolare non mi è piaciuta la descrizione iniziale di Alice (perché era lei, vero?). "...capelli rossi brillavano al sole come fuoco". Come fuoco. Senza articolo. Boh, mi pare sminuire la descrizione. Al di là che non trovo molto azzeccata la similitudine, ma comunque avrei scelto "come lingue di fuoco". Ma tralasciando i miei gusti personali che vabbé, lasciano a desiderare, è proprio la descrizione che non capisco. Mi hai fatto vedere Alice bella e fragile come una bambola. Bene. Ma era necessario? Cioè, serviva alla narrazione? Si poteva riassumere nell'ultima frase, appunto, in cui dici che sembra una bambola di ceramica. Fa un po' cliché, ma è comunque un'immagine particolare (Nota: questo commento vale solo per i racconti così brevi ^^).

Ma 'ste virgole e a capo? xD

Non ho capito l'eta della bambina/ragazza..

Poi, "... e quando gli chiedevo spiegazioni lui riusciva sempre a sviare il discorso, di solito urlandomi addosso e incolpandomi di cose insensate…” Non lo definirei proprio 'sviare il discorso' se qualcuno mi urla addosso.
...
Ma urla addosso che cosa? Che si deve fare gli affari suoi, che lo opprime o magari che non lo capisce?
Alla fine accenni al fatto che Paolo la picchiava anche. Tutta questa violenza è molto maschile, faccio fatica a vederla poi donna e così amorevole. Nella mia testa non erano la stessa persona anche quando l'hai scritto.

“Non è possibile, il diario che non trovavo più!”. Questo secondo me è un esempio di una pecca di un po' tutto il racconto. Immaginati di essere lì, nella testa di Paola. Tua figlia ti dice che ha trovato il tuo diario (perché poi non l'ha rimesso a posto? E come ha fatto a non capirlo Paola? Un diario con su scritte certe cose lo tieni generalmente sempre nello stesso posto e se non lo trovi significa solo che lo hanno preso)... dicevo, tua figlia ti dice che ha trovato il tuo diario e ti verrebbe davvero di rispondere: “Non è possibile, il diario che non trovavo più!”
Fossi mia amica ti prenderei in giro proponendoti di scrivere: "“Non è possibile, il diario che non trovavo più che tenevo nascosto sopra l'armadio in cui avevo scritto della mia operazione agli organi riproduttivi e che svela che alla fine io ero un uomo ma ora che l'hai letto ho capito che mi vuoi bene perché hai fatto finta di nulla!” xD
Cagate a parte, qual'è la pecca quindi? Che tutto il racconto si svela un po' troppo nel parlato. Cosa succede di fatti importanti nella tua storia? Due donne e una bambina si parlano.
Leggendo il tuo racconto mi sono detto: "Che figo sarebbe se la storia facesse vedere sei anni prima, quando Alice stava con Paolo, e piano piano lei scopre che lui vuole essere una lei". Perché sarebbe stata la cosa più affascinante da vedere... lei che sente il suo profumo nei vestiti di lui; il rumore dei tacchi dal piano di sopra; e poi una volta lo svolazzo di un vestito dal riflesso di uno specchio. Dai! E' bello!
Capisco però che questa non sarebbe stata la tua storia, quindi andiamo avanti :)

Il finale è stata una spiegazione aggiuntiva secondo me superflua. Non so gli altri, ma io l'avevo capito prima dell'ultimo paragrafo (sarà per colpa della frase "Sei proprio bella… lo sei sempre statO…" E' un refuso o l'hai fatto di proposito? Se così fosse, non lo metterei, perché io l'ho capito da qui e non c'è stato colpo di scena).
Miiiinchia... stavo rileggendo il finale appunto. "Ricordo i lividi e i pianti". Ma era un uomo violento e se la prende con Alice perché se ne è andata di casa? Ha fatto bene! E che madre è che le ha lasciato la bambina andandosene?
Questo proprio non mi torna, sarà perché sono sensibile al tema, ma penso che avresti gente che troverebbe da ridire se dovessi pubblicarlo da qualche parte.

Pro:
Bella l'immagine della bambina (oramai per scontato che lo sia) che non le importa di quello che era (escludendo per un istante il maschilismo violento). Anche se la frase "E non sarà mai donna, più di te…" non l'ho capita. In che senso? Che ha fatto per essere 'meno donna'? Scappare perché la menava?
Ho avuto l'impressione che fosse una frase tanto per far scena.

Non so bene perché, ma ho trovato anche bella la situazione di Alice che aspetta Paola e sorride anche se le viene da piangere guardando la bambina.

Bene.. leggo gli altri commenti e vedo se mi son perso qualcosa ^^

Ecco giusto!
Era la prima cosa e ovviamente me la sono dimenticata, ma grazie a Fernando è tornata su come un conato di bile <3
Direi che hai usato (se non sbaglio, perché devo ancora abituarmi con questi termini) una terza persona stretta. Ovvero, come una telecamera fuori dalla testa del personaggio, ma molto vicina a esso e quindi focalizzata su quello che vede, sente ecc. Non che non si possa fare un cambio del punto di vista utilizzando questo tipo di terza, ma non così repentino perché si ricollega al mio primo punto, ovvero fa perdere l'orientamento a chi legge.

Altro: io non amo i titoli lunghi se non giustificati. Per far colpo è meglio, di solito, qualcosa di breve ed evocativo.
Io dei tempi verbali non mi preoccuperei troppo. Tienilo a mente la prossima volta che scrivi, ma poi sono cose che si puliscono in revisione (che ovviamente a noi è mancata). Sarebbe stato peggio se avessi voluto raccontare una storia al presente. Stai sul remoto e vai più tranquilla ;)
Se è la prima volta che scrivi per altri allora chiedimi se sono stato poco chiaro che io puzzo.

Eeeeee direi basta.
Cacchio devo smetterla di scrivere papiri. C'è una vita là fuori! xD
Ciao..

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Flavia Imperi
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Re: UNA DONNA CHE NON E' DONNA E CHE È MADRE SENZA ESSERE MADRE di Annamaria Branco

Messaggio#10 » mercoledì 15 giugno 2016, 19:21

Ciao Annamaria!

Un modo davvero originale di rispettare il tema. La storia mi è piaciuta, il finale è interessante, con il ribaltamento completo del sesso dei genitori, una conclusione piacevole che forse - a mio gusto - avrebbe potuto dare il massimo in una versione più umoristica.

La narrazione tuttavia è piena di scene statiche, come la descrizione dei personaggi, che non intessi nella storia ma narri quasi a parte e l'uso così acerbo del punto di vista purtroppo va a svantaggio del piacere di leggerla.

C'è la parte tecnica da migliorare insomma, ma uno stile piacevole e tanto da dire, quindi... ti auguro buon contest!
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Andrea Partiti
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Re: UNA DONNA CHE NON E' DONNA E CHE È MADRE SENZA ESSERE MADRE di Annamaria Branco

Messaggio#11 » giovedì 16 giugno 2016, 17:06

Ciao, benvenuta!
Mi piace come hai scelto di declinare il tema, in maniera molto semplice e lineare ma non banale da affrontare in maniera sensibile e senza cadere nello scontato.
I problemi più grossi del racconto penso te li abbiano già fatti notare tutti. Il punto di vista è molto incostante e rende difficile seguire l'azione, cambiando sempre l'inquadratura. Ammetto di avere dei problemi con l'imparare al volo i nomi dei personaggi, quindi ho faticato molto a restare concentrato fino alla fine senza che le tre protagoniste si fondessero almeno in alcuni dettagli. Colore di capelli, occhi, dettagli fisici vari, non aiutano "davvero" a distinguerle tra loro, perché non sono caratteristiche che tornano o che puoi davvero usare a storia in corso.
Metterci nella testa di un personaggio e vivere la scena dal suo punto di vista sarebbe molto più facile. Io personalmente sceglierei la madre non biologica, perché è l'unica che possa darti un buon colpo di scena, perché non sa che la figlia ha letto il suo diario. La figlia ha già letto il suo diario, la madre biologica è venuta lì con intenzioni precise e sarebbe disonesto non dirci il suo movente se la usiamo come punto di vista. Il rischio a questo punto sarebbe che il segreto sarebbe quello della figlia, ma in una revisione del racconto, che importa ormai del tema? ^^
A parte questo, c'è bisogno di una rilettura attenta e di una lucidata a formattazione, dialoghi, snellire le descrizioni, usare i verbi di azione e sottofondo in maniera coerente.
Sembra un lavoraccio, ma ne vale la pena, anche solo per renderti conto di quanta differenza facciano tutte questi dettagli una volta messi insieme!

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Re: UNA DONNA CHE NON E' DONNA E CHE È MADRE SENZA ESSERE MADRE di Annamaria Branco

Messaggio#12 » sabato 18 giugno 2016, 21:32

Ciao e benvenuta a Minuti Contati!
Come avrai notato, scontrarsi con il parere di tanti autori è duro, ma sempre istruttivo. Si vede che stai affinando il tuo stile, ma continua su questa strada, perché è quella giusta ed è evidente che hai tante potenzialità. Affronto brevemente i due problemi principali del racconto, visto che già ti sono stati indicati da più parti:
1) la pluralità di punti di vista
2) l'età eccessivamente indefinita della giovane protagonista.
Tema centrato, racconto coraggioso. Pollice ni, questa volta. Ti aspetto ai prossimi MC!

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