Frattaglie di tigre - lordmax
Inviato: mercoledì 15 giugno 2016, 22:43
Incarico
Sigfrid e Gunter erano attesi al ristorante. No, non per una cena, non li avrebbero neppure fatti entrare. Loro erano lì per procurare il cibo.
Era un ristorante speciale. Se ne dicevano tante del ristorante solo che nessuno sapeva bene dove fosse ne quale fosse il suo esatto nome. Solo chi poteva permetterselo sapeva a chi rivolgersi per prenotare un tavolo.
L’ingresso del ristorante era anonimo, elegante ma non chiassoso.
L’ingresso di servizio, era altrettanto anonimo ma meno elegante, un vicolo puzzolente e malsano come se ne vedevano pochi.
I due bussarono alla porta, furono accolti da un cameriere in livrea che sembrava uscito da un libro di illustrazioni del XIX secolo che li accompagno in un piccolo ufficio.
“Speriamo non ci facciano aspettare troppo.” Disse Gunter per fare conversazione mentre si guardava intorno.
Sigfrid era seduto sulla poltrona davanti alla scrivania, rilassato. Gunter stava gironzolando nella stanza riccamente arredata e colma di suppellettili.
L’uomo entrò e si diresse direttamente verso la scrivania, era silenzioso come un gatto.
Sigfrid lo vide che era già entrato e lo seguì con lo sguardo, Gunter era impegnato a osservare la libreria e non si accorse di lui.
“Benvenuti signori, è un piacere avervi qui.” Disse l’uomo mentre si sedeva alla scrivania.
Gunter fece un sobbalzo e si precipitò verso una poltrona. “Buona sera signore, felice di incontrarla, stavo solo, solo guardando i libri. Mi piacciono i libri, sono tranquilli.”
“Prego, non si preoccupi signor Gunter, siamo fra amici. Io rappresento proprio un gruppo di amici che si ritrova per gustare deliziosi manicaretti, una sorta di club bel gusto. Io sono il cuoco e responsabile delle vettovaglie. Quello che noi cerchiamo è qualcosa di particolare, dei sapori diciamo unici. E qui entrate in gioco voi. Mi hanno detto che voi siete cacciatori eccezionali e siete in grado di raggiungere luoghi ad altri inaccessibili. Dico bene?”
Raddrizzando la schiena e prendendo una posa più seria, Sigfrid prese la parola “Le hanno detto benissimo. Oserei dire che siamo i migliori cacciatori sulla piazza. Possiamo trovare e catturare qualsiasi animale voi desideriate.”
“Vero” aggiunse Gunter sprofondato nella poltrona “Nessuno è come noi.”
“Ottimo, immagino che se avessi delle richieste un poco particolari non sarebbe un problema per voi, giusto?”
“Giusto” aggiunse sorridendo Sigfrid “Chiunque possa pagarci ha a disposizione i migliori cacciatori del mondo. Non ci sono dubbi.”
“Bene, allora possiamo passare alla fase di scelta della preda. Noi stavamo pensando al coccodrillo. Però non la carne stoppacciosa del coccodrillo egiziano, quella è banale. Noi vorremmo assaggiare la carne del grande coccodrillo bianco delle fogne di New York. Siete in grado di catturarlo?” L'uomo si appoggiò allo schienale della poltrona sorridendo in attesa di una reazione dei cacciatori.
“Ecco, temo che sia impossibile.” Disse Sigfrid gettando uno sguardo a Gunter.
“Impossibile? Volete dire che non siete in grado di catturarlo?”
“No, tutt'altro, potremmo anche farlo. Il problema è che qualcuno lo ha già fatto. È già stato ucciso alcuni anni fa.”
“Già, proprio vero, ucciso” aggiunse Gunter guardando Sigfrid “Qualcuno ci ha preceduto.”
“Già ucciso, pazienza. Posso sapere chi è stato?”
“Mmm, da quanto si dice è stata Hunter.” Gunter osservava Sigfrid come alla ricerca di un cenno di assenso. Fu lui a parlare “Sì, esatto, Hunter. Ha ucciso il coccodrillo bianco di New York. Proprio lei. Si dice che sia stata lei.”
“Ah, pazienza. Allora carne di orso. Ma non un orso normale. Una leggenda parla di un enorme orso bruno nella sottocittà di Berlino. Siete in grado di catturarlo?”
“Haemm. Ecco. Vede. Anche questo animale è già stato ucciso qualche anno fa.”
“Anche lui? E chi è stato a farlo?”
“Hunter.”
“Sì, sì, è stata Hunter a trovarlo e ucciderlo. Qualche anno fa.” Aggiunse Gunter
“Hunter. Deve essere proprio brava questa cacciatrice. Bene allora il Chupacabra del Sud America?”
“Hunter.”
“Allora il Mokele-mbembe dell'africa. Che ne dite?”
“Hunter.”
“Comincia ad essere seccante. Che ne dite, del Lukwata, mi sembra un animale interessante?”
“Hunter.”
“Il Giappone? il Kappa dei laghi giapponesi?”
“Hunter.”
“Sempre Hunter. Perché non ho ingaggiato lei invece di voi?”
“Bhè ecco, forse perché è scomparsa da anni e nessuno sa dove sia. Come le ho detto prima siamo i migliori cacciatori disponibili. Hunter è più una leggenda ormai.” Sigfrid era rilassato nella poltrona mentre Gunter era visibilmente nervoso e stava sudando.
“Bene. Allora proviamo con qualcosa di diverso. Calcutta. Si parla di una enorme tigre nera nella sottocittà di Calcutta. Ha ucciso anche lei la vostra Hunter?”
I due cacciatori si guardarono stupiti e parlarono all'unisono. “No. Lei no. Lei possiamo cacciarla.”
Gunter appariva sollevato mentre Sigfrid sorrideva apertamente con lo sguardo sognante.
“Ottimo. Finalmente. Sarà bene fare in fretta allora. Siete disposti a cacciare la Tigre di Calcutta e consegnarmela?”
“Ma certamente, sarà un onore e un piacere per noi.” Sigfrid si stava sfregando le mani.
“Ma, aspetta Sigfrid. Per ucciderla serve il pugnale sacro di Kalì. Non possiamo catturarla senza quello. Come facciamo? Nessuno sa dove sia.”
“Hai ragione, non ci avevo pensato. Temo che dovremo prima fare una piccola ricerca. La Tigre di Calcutta può essere uccisa solo con il sacro pugnale di Kalì. Che ovviamente non è quello della statua di basalto della Dea nel tempio di Dakshineswar.”
“E qui posso intervenire io signori. Uno dei soci del nostro piccolo club è probabilmente in grado di aiutarvi con il pugnale. Verrete contattati da un suo emissario non appena arriverete in città. Attenderò con impazienza il vostro ritorno.”
Così dicendo l'uomo si alzò dalla poltrona e accompagnò fino alla porta i cacciatori.
In viaggio
“Sigfrid, ho trovato un passaggio su una bella nave tranquilla. Un mio vecchio amico lavora come ufficiale su una nave da trasporto. Mi ha garantito un viaggio tranquillo e sereno. Dice che non li fermano mai.”
Il passaggio sulla nave per il trasporto dei rifiuti tossici della Mitsusbishi Chemicals Corp. fu in effetti tranquillo, le vedette della polizia portuale si tenevano ben lontane dalla nave che trasportava più segnali di carico tossico quanti membri dell'equipaggio, ed era una nave con un equipaggio numeroso.
La nave li fece scendere, di notte, con una scialuppa nera, sull'isola di Nayachar.
Dall'isola i due cacciatori risalirono il fiume Hughli su una chiatta dei rifiuti che stava andando verso la città. Il capitano, come amava farsi chiamare, era felice di avere due passeggeri con cui scambiare qualche chiacchiera. In realtà il concetto di scambio non gli era molto chiaro perché era principalmente lui a parlare, ininterrottamente, anche durante il sonno.
Al termine del resoconto delle imprese della famiglia del capitano fino alla 15° generazione, i due cacciatori presero terra, di notte, alla base dell'Howrah Bridge.
Dopo un breve girovagare trovarono un taxy in servizio notturno. Con qualche difficoltà riuscirono a farsi accompagnare nei sobborghi della città verso Howrah e la stazione ferroviaria, luogo del loro appuntamento.
Calcutta
“La stazione, che meraviglia Gunter, non senti già l'odore della caccia?”
“Veramente quello che sento è odore di orina e curry con un misto di verdure lessate e patate... però l'orina è l'odore più forte.”
“Hai l'animo arido di un mercante di tappeti strappati amico mio. Devi sentire la poesia, la tensione dell'aria prima della caccia.”
“Se respiro troppo affogo, siamo in pieno monsone stagionale, se non troviamo rapidamente un rifugio ci venderanno come spugne al prossimo mercato della città di sotto.”
I due cacciatori entrarono in un vicino ristorante e subito i profumi speziati della cucina indiana li avvolsero con il loro abbaccio.
“Ben venuti stranieri. Prego. Da questa parte. Amit è qui per servirvi, Amit può farvi assaggiare il meglio della città. Voi chiedete e Amit esaudisce.” Il rubicondo indiano che li aveva investiti era il padrone del ristorante, nonché metrè, cuoco e cameriere.
Gunter venne subito catturato dall'entusiasmo “Desideriamo, sì, desideriamo assaggiare tutto. Vieni Sigfrid, vieni a mangiare, abbiamo tempo prima di incontrare il servitore di mister Chirakumar.”
A quelle parole Amit impallidì leggermente passando dal bruno della carnagione indiana al bianco gesso delle statue dei musei.
“Padron Chirakumar mi ha avvertito del vostro arrivo. Il suo cameriere vi sta aspettando, prego seguitemi.” Con passo incerto Amir li accompagnò in uno stanzino e si allontanò rapidamente.
“Prego entrate, vi aspettavo. Mi chiamo Aniq. Desiderate un thè?” Un uomo magro, vestito elegantemente stava bevendo seduto ad un piccolo tavolo.
I due cacciatori si guardarono e sedettero. Sigfrid prese una tazza che Aniq aveva riempito, Gunter si lanciò sui biscotti che erano sul tavolo.
“Il mio padrone vi manda a dire che il pugnale è custodito da una setta di Thug nella sottocittà, vi farò accompagnare. Il modo in cui ne verrete in possesso è questione vostra.” Il sorriso dell’uomo poco si adattava al tono delle parole.
“Ottimo” disse Sigfrid “ottimo thè, per il pugnale non è un problema, ora che sappiamo dove si trova. Credo che la caccia sia ufficialmente iniziata. Dica al suo padrone che gli siamo grati e ci faccia strada.”
La sottocittà
Aniq guidò i cacciatori fino ad un vicolo dietro la stazione poi giù per una stretta scaletta che dava su un muro di mattoni, aprì il muro facendo leva su un lato e proseguì lungo uno stretto passaggio.
Sigfrid era subito dietro e Gunter seguiva indaffarato a camminare e mangiare le leccornie che si era procurato al ristorante di Amit.
Nel buio si sentiva solo il rumore delle mascelle di Gunter.
Pochi minuti dopo il gruppo entrò in un ampio locale, forse l’ingresso al sistema fognario, maleodorante, illuminato da molti fuochi intorno a cui erano radunate varie persone e da qualche occasionale lampada a gas sulle pareti. Nessuno li degnò di una seconda occhiata, molti sembravano avere degli improvvisi e urgentissimi impegni che li allontanavano dal gruppo quando questo si avvicinava.
Aniq proseguì fermandosi davanti ad un fuoco con tre figuri seduti.
“Guru, questi sono gli ospiti di padron Chirakumar, mettiti al loro servizio.” Aniq non disse altro, si voltò e se ne andò.
L’uomo chiamato Guru non si alzò, guardo i cacciatori e fece un mezzo sorriso “voi siete i cacciatori? Vi facevo più alti. Lord Chirakumar ha ordinato di portavi dove volete e noi lo faremo. Dove volete andare?”
“È un piacere conoscerti. Sì, siamo i cacciatori e abbiamo bisogno di raggiungere il tempio di Kalì, puoi procurarci una guida? Te ne saremmo veramente grati.”
L’uomo chiamato Guru li osservò per qualche istante, sputò nel fuoco e chiamò “Eterizzia palesati a me. Ora!”
Una figura coperta da lunghe vesti stracciate si avvicinò guardinga, solo il viso era visibile, era una ragazza, magra, dagli occhi scuri e vivaci.
“Questa è la vostra guida, seguitela e vi porterà al tempio. Una volta al tempio lei tornerà qui e il mio compitò sarà concluso. Ora andate.” L’uomo sputò ancora nel fuoco e smise di guardarli.
La ragazzina si incammino verso uno dei tunnel, i due la seguirono accendendo una lanterna. Più di un’ora dop giunsero in un luogo freddo e male illuminato, una vasta caverna naturale al cui centro si ergeva una costruzione di pietra scura illuminata da numerosi fuochi tutt’intorno. Alla sommità si ergeva una statua della Dea Kalì. La statua aveva in una mano un pugnale e in un'altra un teschio di cristallo che rifletteva la luce dei fuochi, le altre due mani erano vuote.
La ragazzina indicò la costruzione e sempre senza dire una parola si girò e fuggì via correndo.
Alcuni uomini armati e a torso nudo si stavano dirigendo verso di loro.
“Ben trovati amici. Io sono Sigfrid e lui è Gunter. Siamo cacciatori e avremmo bisogno di parlare con il sommo sacerdote della Dea per poterle rendere omaggio e chiedere un favore.”
Gunter intanto aveva tirato fuori da una tasca una gemma che mostrava tremando leggermente.
Le guardie scortarono i due verso la costruzione dove li attendeva un uomo alto, vestito riccamente, dalla lunga barba e ancor più lungo turbante.
“Chi siete e perché siete venuti fino qui?”
“Siamo cacciatori. Siamo qui per porgere omaggio alla Dea” disse indicando Gunter che continuava a tenere in mano la gemma “e per chiedere un favore.”
L’uomo prese la gemma, la osservò e si avviò lungo una gradinata fino ai piedi della statua, depose la gemma, stette immobile qualche secondo e tornò dai cacciatori.
“Il dono è stato gradito, quale favore cercate?”
“Vorremmo prendere in prestito il pugnale della Dea.”
Tutti gli uomini si immobilizzarono con gli occhi sbarrati in una espressione incredula.
“Siete pazzi. Potrei farvi uccidere solo per averlo pensato.”
“Ma noi non vogliamo il pugnale gratuitamente. Noi siamo in grado di pagare e in modo adeguato. Dico bene Gunter?”
“Sì, sì, certo, paghiamo bene. Paghiamo?”
“Certo. Noi possiamo rivelare il luogo in cui è custodito il vero falcetto della Dea cosi che voi possiate prenderlo e riportarlo nelle sue mani. Diciamo che voi ci prestate il pugnale per qualche giorno e in cambio noi vi diamo una informazione ben preziosa. Che ne dite?”
Sigfrid era calmo e apparentemente rilassato mentre Gunter sudava copiosamente.
“Il falcetto?. Sarebbe un dono prezioso per la Dea. Dove si trova il falcetto?”
“Quindi abbiamo un accordo? Voi ci prestate il pugnale e noi vi diciamo dove trovare il falcetto. Giusto?”
L’uomo con il turbante parve pensieroso, osservò i cacciatori a lungo “Bene. Abbiamo un patto. Non traditeci o non esisterà luogo dove nascondervi, la mano della dea saprà trovarvi e colpirvi.”
“Meraviglioso. Ah, e ci servirebbero anche dei portatori e una guida. Questi possiamo pagarli a parte se accettate alcune gemme in cambio.”
Caccia
Una guida vestita con solo un paio di pantaloni larghi e un turbante che aveva visto giorni migliori, guidava i cacciatori verso la zona meno frequentata della sottocittà, dove si diceva vivesse la grande tigre nera. Con loro due portatori macilenti trascinavano un vecchio carretto di legno pieno di corde, reti e altra roba.
Sigil camminava tranquillo subito dietro la guida con una lanterna accesa nella mano sinistra e il pugnale di Kalì nella desta.
Gunter veniva subito dopo mangiando banane da un grosso cesto.
“Ripetimelo ancora una volta, perché hai preso un casco di banane intero per cacciare una tigre?”
“Ho pensato che siamo in India, ci sono molte scimmie e la tigre mangerà principalmente scimmie perché le persone le stanno lontane quindi magari ha sviluppato una certa passione per le banane.”
“Quindi la nostra idea è quella di usare le banane come esca per una tigra mangiatrice di uomini?”
“Potrebbe funzionare no? E poi a me le banane piacciono” rispose Gunter continuando a mangiare le banane e gettando le bucce dietro di sé.
I due stavano ancora discutendo quando un rumore li fece fermare. Una sorta di rombo fece tremare le pareti dei tunnel, sembrava arrivare ovunque.
“È lei!” disse la guida arretrando lentamente.
Sigfrid strinse il pugnale e posò la lampada.
Gunter smise di mangiare.
Lentamente dal buio iniziarono a sentire come il rumore di un passo leggero, un lungo brontolio e poi un odore forte, sgradevole, un odore che faceva rizzare i peli delle braccia e venire voglia di fuggire.
Una testa di gatto enorme, come una piccola automobile, entrò nel raggio della luce.
Gli occhi brillavano riflettendo la luce e vi si poteva leggere odio e desiderio di morte, insieme ad una punta di stupore nel vedere un piccolo uomo che le offriva una banana. Una banana a lei, la mangiatrice di uomini, l’assassina perfetta. Una banana.
La guida e i due portatori gridando fuggirono.
La tigre spiccò un balzo, superò i cacciatori immobili e squartò i tre fuggitivi in un unico movimento. Il sangue macchiò le pareti del tunnel e le zampe della tigre.
La tigre era girata verso i cacciatori prima che l’ultimo corpo toccasse terra, un leggero brontolio come di sfida usciva dalla sua gola.
“Mi sembra che l’idea della banana non abbia funzionato Sigfrid. Pensi che potremo andarcene prima che ci uccida?”
“Non credo che abbia esattamente intenzione di lasciarci andare via però potresti distrarla attaccandola con le banane mentre io la aggiro e la uccido con il pugnale di Kalì.”
“mmm non so, non mi sembra una strategia eccellente, perché non la attacchi con il pugnale, magari si spaventa e fugge.”
“Ma amico mio, se fugge come facciamo a ucciderla? Dobbiamo portala al nostra committente dimentichi?”
La tigre li stava osservando sempre più disorientata. Stavano veramente chiacchierando fra loro senza curarsi di lei? Era indecisa se considerarla una offesa da lavare nel sangue o una mancanza di rispetto da punire con la morte.
La tigre emise un ruggito così potente che arrivò a spettinare i due cacciatori poi iniziò ad avvicinarsi cautamente verso di loro, non era mai stata affrontata con un pugnale e un casco quasi finito di banane.
Sigfrid allargò leggermente le gambe per mettersi in una posizione più stabile, il pugnale saldo in mano. Gunter dietro di lui aveva estratto una pistola.
La tigre si lanciò contro di loro, gunter sparò un colpo e lanciò una banana contro la tigre.
Sigfrid, eseguì un perfetto affondo del pugnale verso la bocca della tigre.
La banana colpì l’occhio destro della tigre, mentre il sinistro esplodeva colpito dalla pistola.
Il pugnale colpì il naso della bestia che atterrò fra i due cacciatori facendoli cadere a terra.
Gunter era esattamente di fronte alla tigre, grande quasi quanto la sua testa, e poteva vedere l’umor vitreo dell’occhio colare sulla guancia della bestia.
La tigre emise un ringhio ancora più forte del primo e con una zampata lanciò il povero Gunter, la sua arma e le ultime banane contro la parete del tunnel.
Sigfrid approfittò del momento e, lanciandosi sotto la pancia della bestia, come aveva visto fare in un film il cui titolo ora gli sfuggiva, la tagliò, venendo inondato dagli intestini della stessa.
Lo slancio fu sufficiente a portarlo all’altezza del muso dell’animale che lo guardò con un misto di odio e stupore prima di crollare su di lui morto.
Gunter si riprese poco dopo, si alzò con difficoltà cercando la lampada per fare luce nel tunnel.
“Gunter, amico mio. Per un attimo ho pensato fossi morto. Saresti così gentile da spostarmi questa montagna di carne di dosso?”
“Sigfrid sei vivo! Che bello. Aspetta che faccio smettere la testa di girare, convinco la gamba a muoversi e la spalla a collaborare e sono da te.”
“Bene amico mio. Abbiamo fatto il nostro lavoro. La bestia è morta e possiamo portarla al nostro committente. Resta il problema di come trovare la strada in questo labirinto e ritrovare i nostri portatori. Hai qualche idea?”
“Non so se potrebbe funzionare ma ci sono le banane.”
“Le banane? Hai di nuovo fame? Ti sembra il momento di perdere tempo con le banane?”
“No, non di mangiarle, che purtroppo sono finite. Però durante il viaggio ho mangiato alcune banane e potremmo cercare le bucce che ho inavvertitamente lasciato cadere.”
“Un genio, mio caro Gunter lo dico sempre che sei un vero genio. Le banane, che intuito, che strategia, che capacità di previsione straordinaria.”
Onori
“Quindi Gunter, sei contento di aver concluso anche questa caccia? Io sono molto soddisfatto, riconsegnato il pugnale, pagato il debito, inviata la bestia e ora non dobbiamo che attendere la nostra ricompensa. Adoro i piani ben riusciti.”
Mentre diceva queste parole nella zona del mercato entrò un drappello di uomini armati con fucili e spade, al centro del drappello un uomo vestito riccamente che si dirigeva verso di loro.
“Siete voi i cacciatori? Si dice che abbiate ucciso la Grande Tigre Sacra di Calcutta. È vero?”
Gunter si mosse a disagio sulla sedia mentre guardava Sigfrid, fu questi a rispondere “Chi vuole saperlo se mi è permesso osare tanto?”
“Io sono il Gran Maresciallo della Sottocittà di Calcutta. Il mio simbolo è la Grande Tigre Nera Sacra della nostra città. Mi dicono che è stata uccisa da dei cacciatori. Siete dunque stati voi?”
“Noi? Siamo stati noi? A uccidere la Tigre?” Gunter tremava dalla paura “Sigfrid diglielo che non siamo stati noi.”
“Ma certo che no mio signore. Noi non oseremmo mai fare una cosa simile. Uccidere la Grande Tigre Sacra. No e poi no. L'hanno certamente informata male.”
Anche Sigfrid non era a suo agio e guardava alternativamente il Maresciallo e Gunter.
“Chi può essere stato allora? Ne avete avuto notizia?”
“Già, chi può essere stato a uccidere la Tigre. Non sapremmo rispondere. Girano tante voci vero Gunter. Tante voci di un cacciatore, una cacciatrice in realtà. Si mormora che sia stata Hunter.”
“Sì, sì, vero, Hunter. Certo. Chi altri. Hunter è imbattibile Hunter. Tutte lei le becca quelle bestiacce. Bestie. Animali. Animali sacri voglio dire. Sì, ha proprio ragione Sigfrid.”
“Hunter. Mi hanno parlato di lei. Molto bene. Se questa Hunter ha ucciso la Grande Tigre Sacra allora qui nella sottocittà è ricercata per crimini. Se vi capita di incontrarla avvertitela che deve presentarsi al più presto per non incorrere nelle aggravanti del suo già grave crimine.”
Mentre diceva questo il Gran Maresciallo si voltava e riprendeva la sua strada seguito dal drappello di guardie del corpo.
“Certo, certo. Riferiremo Vostra Grazia.” Disse un Gunter visibilmente sollevato.
Sigfrid e Gunter erano attesi al ristorante. No, non per una cena, non li avrebbero neppure fatti entrare. Loro erano lì per procurare il cibo.
Era un ristorante speciale. Se ne dicevano tante del ristorante solo che nessuno sapeva bene dove fosse ne quale fosse il suo esatto nome. Solo chi poteva permetterselo sapeva a chi rivolgersi per prenotare un tavolo.
L’ingresso del ristorante era anonimo, elegante ma non chiassoso.
L’ingresso di servizio, era altrettanto anonimo ma meno elegante, un vicolo puzzolente e malsano come se ne vedevano pochi.
I due bussarono alla porta, furono accolti da un cameriere in livrea che sembrava uscito da un libro di illustrazioni del XIX secolo che li accompagno in un piccolo ufficio.
“Speriamo non ci facciano aspettare troppo.” Disse Gunter per fare conversazione mentre si guardava intorno.
Sigfrid era seduto sulla poltrona davanti alla scrivania, rilassato. Gunter stava gironzolando nella stanza riccamente arredata e colma di suppellettili.
L’uomo entrò e si diresse direttamente verso la scrivania, era silenzioso come un gatto.
Sigfrid lo vide che era già entrato e lo seguì con lo sguardo, Gunter era impegnato a osservare la libreria e non si accorse di lui.
“Benvenuti signori, è un piacere avervi qui.” Disse l’uomo mentre si sedeva alla scrivania.
Gunter fece un sobbalzo e si precipitò verso una poltrona. “Buona sera signore, felice di incontrarla, stavo solo, solo guardando i libri. Mi piacciono i libri, sono tranquilli.”
“Prego, non si preoccupi signor Gunter, siamo fra amici. Io rappresento proprio un gruppo di amici che si ritrova per gustare deliziosi manicaretti, una sorta di club bel gusto. Io sono il cuoco e responsabile delle vettovaglie. Quello che noi cerchiamo è qualcosa di particolare, dei sapori diciamo unici. E qui entrate in gioco voi. Mi hanno detto che voi siete cacciatori eccezionali e siete in grado di raggiungere luoghi ad altri inaccessibili. Dico bene?”
Raddrizzando la schiena e prendendo una posa più seria, Sigfrid prese la parola “Le hanno detto benissimo. Oserei dire che siamo i migliori cacciatori sulla piazza. Possiamo trovare e catturare qualsiasi animale voi desideriate.”
“Vero” aggiunse Gunter sprofondato nella poltrona “Nessuno è come noi.”
“Ottimo, immagino che se avessi delle richieste un poco particolari non sarebbe un problema per voi, giusto?”
“Giusto” aggiunse sorridendo Sigfrid “Chiunque possa pagarci ha a disposizione i migliori cacciatori del mondo. Non ci sono dubbi.”
“Bene, allora possiamo passare alla fase di scelta della preda. Noi stavamo pensando al coccodrillo. Però non la carne stoppacciosa del coccodrillo egiziano, quella è banale. Noi vorremmo assaggiare la carne del grande coccodrillo bianco delle fogne di New York. Siete in grado di catturarlo?” L'uomo si appoggiò allo schienale della poltrona sorridendo in attesa di una reazione dei cacciatori.
“Ecco, temo che sia impossibile.” Disse Sigfrid gettando uno sguardo a Gunter.
“Impossibile? Volete dire che non siete in grado di catturarlo?”
“No, tutt'altro, potremmo anche farlo. Il problema è che qualcuno lo ha già fatto. È già stato ucciso alcuni anni fa.”
“Già, proprio vero, ucciso” aggiunse Gunter guardando Sigfrid “Qualcuno ci ha preceduto.”
“Già ucciso, pazienza. Posso sapere chi è stato?”
“Mmm, da quanto si dice è stata Hunter.” Gunter osservava Sigfrid come alla ricerca di un cenno di assenso. Fu lui a parlare “Sì, esatto, Hunter. Ha ucciso il coccodrillo bianco di New York. Proprio lei. Si dice che sia stata lei.”
“Ah, pazienza. Allora carne di orso. Ma non un orso normale. Una leggenda parla di un enorme orso bruno nella sottocittà di Berlino. Siete in grado di catturarlo?”
“Haemm. Ecco. Vede. Anche questo animale è già stato ucciso qualche anno fa.”
“Anche lui? E chi è stato a farlo?”
“Hunter.”
“Sì, sì, è stata Hunter a trovarlo e ucciderlo. Qualche anno fa.” Aggiunse Gunter
“Hunter. Deve essere proprio brava questa cacciatrice. Bene allora il Chupacabra del Sud America?”
“Hunter.”
“Allora il Mokele-mbembe dell'africa. Che ne dite?”
“Hunter.”
“Comincia ad essere seccante. Che ne dite, del Lukwata, mi sembra un animale interessante?”
“Hunter.”
“Il Giappone? il Kappa dei laghi giapponesi?”
“Hunter.”
“Sempre Hunter. Perché non ho ingaggiato lei invece di voi?”
“Bhè ecco, forse perché è scomparsa da anni e nessuno sa dove sia. Come le ho detto prima siamo i migliori cacciatori disponibili. Hunter è più una leggenda ormai.” Sigfrid era rilassato nella poltrona mentre Gunter era visibilmente nervoso e stava sudando.
“Bene. Allora proviamo con qualcosa di diverso. Calcutta. Si parla di una enorme tigre nera nella sottocittà di Calcutta. Ha ucciso anche lei la vostra Hunter?”
I due cacciatori si guardarono stupiti e parlarono all'unisono. “No. Lei no. Lei possiamo cacciarla.”
Gunter appariva sollevato mentre Sigfrid sorrideva apertamente con lo sguardo sognante.
“Ottimo. Finalmente. Sarà bene fare in fretta allora. Siete disposti a cacciare la Tigre di Calcutta e consegnarmela?”
“Ma certamente, sarà un onore e un piacere per noi.” Sigfrid si stava sfregando le mani.
“Ma, aspetta Sigfrid. Per ucciderla serve il pugnale sacro di Kalì. Non possiamo catturarla senza quello. Come facciamo? Nessuno sa dove sia.”
“Hai ragione, non ci avevo pensato. Temo che dovremo prima fare una piccola ricerca. La Tigre di Calcutta può essere uccisa solo con il sacro pugnale di Kalì. Che ovviamente non è quello della statua di basalto della Dea nel tempio di Dakshineswar.”
“E qui posso intervenire io signori. Uno dei soci del nostro piccolo club è probabilmente in grado di aiutarvi con il pugnale. Verrete contattati da un suo emissario non appena arriverete in città. Attenderò con impazienza il vostro ritorno.”
Così dicendo l'uomo si alzò dalla poltrona e accompagnò fino alla porta i cacciatori.
In viaggio
“Sigfrid, ho trovato un passaggio su una bella nave tranquilla. Un mio vecchio amico lavora come ufficiale su una nave da trasporto. Mi ha garantito un viaggio tranquillo e sereno. Dice che non li fermano mai.”
Il passaggio sulla nave per il trasporto dei rifiuti tossici della Mitsusbishi Chemicals Corp. fu in effetti tranquillo, le vedette della polizia portuale si tenevano ben lontane dalla nave che trasportava più segnali di carico tossico quanti membri dell'equipaggio, ed era una nave con un equipaggio numeroso.
La nave li fece scendere, di notte, con una scialuppa nera, sull'isola di Nayachar.
Dall'isola i due cacciatori risalirono il fiume Hughli su una chiatta dei rifiuti che stava andando verso la città. Il capitano, come amava farsi chiamare, era felice di avere due passeggeri con cui scambiare qualche chiacchiera. In realtà il concetto di scambio non gli era molto chiaro perché era principalmente lui a parlare, ininterrottamente, anche durante il sonno.
Al termine del resoconto delle imprese della famiglia del capitano fino alla 15° generazione, i due cacciatori presero terra, di notte, alla base dell'Howrah Bridge.
Dopo un breve girovagare trovarono un taxy in servizio notturno. Con qualche difficoltà riuscirono a farsi accompagnare nei sobborghi della città verso Howrah e la stazione ferroviaria, luogo del loro appuntamento.
Calcutta
“La stazione, che meraviglia Gunter, non senti già l'odore della caccia?”
“Veramente quello che sento è odore di orina e curry con un misto di verdure lessate e patate... però l'orina è l'odore più forte.”
“Hai l'animo arido di un mercante di tappeti strappati amico mio. Devi sentire la poesia, la tensione dell'aria prima della caccia.”
“Se respiro troppo affogo, siamo in pieno monsone stagionale, se non troviamo rapidamente un rifugio ci venderanno come spugne al prossimo mercato della città di sotto.”
I due cacciatori entrarono in un vicino ristorante e subito i profumi speziati della cucina indiana li avvolsero con il loro abbaccio.
“Ben venuti stranieri. Prego. Da questa parte. Amit è qui per servirvi, Amit può farvi assaggiare il meglio della città. Voi chiedete e Amit esaudisce.” Il rubicondo indiano che li aveva investiti era il padrone del ristorante, nonché metrè, cuoco e cameriere.
Gunter venne subito catturato dall'entusiasmo “Desideriamo, sì, desideriamo assaggiare tutto. Vieni Sigfrid, vieni a mangiare, abbiamo tempo prima di incontrare il servitore di mister Chirakumar.”
A quelle parole Amit impallidì leggermente passando dal bruno della carnagione indiana al bianco gesso delle statue dei musei.
“Padron Chirakumar mi ha avvertito del vostro arrivo. Il suo cameriere vi sta aspettando, prego seguitemi.” Con passo incerto Amir li accompagnò in uno stanzino e si allontanò rapidamente.
“Prego entrate, vi aspettavo. Mi chiamo Aniq. Desiderate un thè?” Un uomo magro, vestito elegantemente stava bevendo seduto ad un piccolo tavolo.
I due cacciatori si guardarono e sedettero. Sigfrid prese una tazza che Aniq aveva riempito, Gunter si lanciò sui biscotti che erano sul tavolo.
“Il mio padrone vi manda a dire che il pugnale è custodito da una setta di Thug nella sottocittà, vi farò accompagnare. Il modo in cui ne verrete in possesso è questione vostra.” Il sorriso dell’uomo poco si adattava al tono delle parole.
“Ottimo” disse Sigfrid “ottimo thè, per il pugnale non è un problema, ora che sappiamo dove si trova. Credo che la caccia sia ufficialmente iniziata. Dica al suo padrone che gli siamo grati e ci faccia strada.”
La sottocittà
Aniq guidò i cacciatori fino ad un vicolo dietro la stazione poi giù per una stretta scaletta che dava su un muro di mattoni, aprì il muro facendo leva su un lato e proseguì lungo uno stretto passaggio.
Sigfrid era subito dietro e Gunter seguiva indaffarato a camminare e mangiare le leccornie che si era procurato al ristorante di Amit.
Nel buio si sentiva solo il rumore delle mascelle di Gunter.
Pochi minuti dopo il gruppo entrò in un ampio locale, forse l’ingresso al sistema fognario, maleodorante, illuminato da molti fuochi intorno a cui erano radunate varie persone e da qualche occasionale lampada a gas sulle pareti. Nessuno li degnò di una seconda occhiata, molti sembravano avere degli improvvisi e urgentissimi impegni che li allontanavano dal gruppo quando questo si avvicinava.
Aniq proseguì fermandosi davanti ad un fuoco con tre figuri seduti.
“Guru, questi sono gli ospiti di padron Chirakumar, mettiti al loro servizio.” Aniq non disse altro, si voltò e se ne andò.
L’uomo chiamato Guru non si alzò, guardo i cacciatori e fece un mezzo sorriso “voi siete i cacciatori? Vi facevo più alti. Lord Chirakumar ha ordinato di portavi dove volete e noi lo faremo. Dove volete andare?”
“È un piacere conoscerti. Sì, siamo i cacciatori e abbiamo bisogno di raggiungere il tempio di Kalì, puoi procurarci una guida? Te ne saremmo veramente grati.”
L’uomo chiamato Guru li osservò per qualche istante, sputò nel fuoco e chiamò “Eterizzia palesati a me. Ora!”
Una figura coperta da lunghe vesti stracciate si avvicinò guardinga, solo il viso era visibile, era una ragazza, magra, dagli occhi scuri e vivaci.
“Questa è la vostra guida, seguitela e vi porterà al tempio. Una volta al tempio lei tornerà qui e il mio compitò sarà concluso. Ora andate.” L’uomo sputò ancora nel fuoco e smise di guardarli.
La ragazzina si incammino verso uno dei tunnel, i due la seguirono accendendo una lanterna. Più di un’ora dop giunsero in un luogo freddo e male illuminato, una vasta caverna naturale al cui centro si ergeva una costruzione di pietra scura illuminata da numerosi fuochi tutt’intorno. Alla sommità si ergeva una statua della Dea Kalì. La statua aveva in una mano un pugnale e in un'altra un teschio di cristallo che rifletteva la luce dei fuochi, le altre due mani erano vuote.
La ragazzina indicò la costruzione e sempre senza dire una parola si girò e fuggì via correndo.
Alcuni uomini armati e a torso nudo si stavano dirigendo verso di loro.
“Ben trovati amici. Io sono Sigfrid e lui è Gunter. Siamo cacciatori e avremmo bisogno di parlare con il sommo sacerdote della Dea per poterle rendere omaggio e chiedere un favore.”
Gunter intanto aveva tirato fuori da una tasca una gemma che mostrava tremando leggermente.
Le guardie scortarono i due verso la costruzione dove li attendeva un uomo alto, vestito riccamente, dalla lunga barba e ancor più lungo turbante.
“Chi siete e perché siete venuti fino qui?”
“Siamo cacciatori. Siamo qui per porgere omaggio alla Dea” disse indicando Gunter che continuava a tenere in mano la gemma “e per chiedere un favore.”
L’uomo prese la gemma, la osservò e si avviò lungo una gradinata fino ai piedi della statua, depose la gemma, stette immobile qualche secondo e tornò dai cacciatori.
“Il dono è stato gradito, quale favore cercate?”
“Vorremmo prendere in prestito il pugnale della Dea.”
Tutti gli uomini si immobilizzarono con gli occhi sbarrati in una espressione incredula.
“Siete pazzi. Potrei farvi uccidere solo per averlo pensato.”
“Ma noi non vogliamo il pugnale gratuitamente. Noi siamo in grado di pagare e in modo adeguato. Dico bene Gunter?”
“Sì, sì, certo, paghiamo bene. Paghiamo?”
“Certo. Noi possiamo rivelare il luogo in cui è custodito il vero falcetto della Dea cosi che voi possiate prenderlo e riportarlo nelle sue mani. Diciamo che voi ci prestate il pugnale per qualche giorno e in cambio noi vi diamo una informazione ben preziosa. Che ne dite?”
Sigfrid era calmo e apparentemente rilassato mentre Gunter sudava copiosamente.
“Il falcetto?. Sarebbe un dono prezioso per la Dea. Dove si trova il falcetto?”
“Quindi abbiamo un accordo? Voi ci prestate il pugnale e noi vi diciamo dove trovare il falcetto. Giusto?”
L’uomo con il turbante parve pensieroso, osservò i cacciatori a lungo “Bene. Abbiamo un patto. Non traditeci o non esisterà luogo dove nascondervi, la mano della dea saprà trovarvi e colpirvi.”
“Meraviglioso. Ah, e ci servirebbero anche dei portatori e una guida. Questi possiamo pagarli a parte se accettate alcune gemme in cambio.”
Caccia
Una guida vestita con solo un paio di pantaloni larghi e un turbante che aveva visto giorni migliori, guidava i cacciatori verso la zona meno frequentata della sottocittà, dove si diceva vivesse la grande tigre nera. Con loro due portatori macilenti trascinavano un vecchio carretto di legno pieno di corde, reti e altra roba.
Sigil camminava tranquillo subito dietro la guida con una lanterna accesa nella mano sinistra e il pugnale di Kalì nella desta.
Gunter veniva subito dopo mangiando banane da un grosso cesto.
“Ripetimelo ancora una volta, perché hai preso un casco di banane intero per cacciare una tigre?”
“Ho pensato che siamo in India, ci sono molte scimmie e la tigre mangerà principalmente scimmie perché le persone le stanno lontane quindi magari ha sviluppato una certa passione per le banane.”
“Quindi la nostra idea è quella di usare le banane come esca per una tigra mangiatrice di uomini?”
“Potrebbe funzionare no? E poi a me le banane piacciono” rispose Gunter continuando a mangiare le banane e gettando le bucce dietro di sé.
I due stavano ancora discutendo quando un rumore li fece fermare. Una sorta di rombo fece tremare le pareti dei tunnel, sembrava arrivare ovunque.
“È lei!” disse la guida arretrando lentamente.
Sigfrid strinse il pugnale e posò la lampada.
Gunter smise di mangiare.
Lentamente dal buio iniziarono a sentire come il rumore di un passo leggero, un lungo brontolio e poi un odore forte, sgradevole, un odore che faceva rizzare i peli delle braccia e venire voglia di fuggire.
Una testa di gatto enorme, come una piccola automobile, entrò nel raggio della luce.
Gli occhi brillavano riflettendo la luce e vi si poteva leggere odio e desiderio di morte, insieme ad una punta di stupore nel vedere un piccolo uomo che le offriva una banana. Una banana a lei, la mangiatrice di uomini, l’assassina perfetta. Una banana.
La guida e i due portatori gridando fuggirono.
La tigre spiccò un balzo, superò i cacciatori immobili e squartò i tre fuggitivi in un unico movimento. Il sangue macchiò le pareti del tunnel e le zampe della tigre.
La tigre era girata verso i cacciatori prima che l’ultimo corpo toccasse terra, un leggero brontolio come di sfida usciva dalla sua gola.
“Mi sembra che l’idea della banana non abbia funzionato Sigfrid. Pensi che potremo andarcene prima che ci uccida?”
“Non credo che abbia esattamente intenzione di lasciarci andare via però potresti distrarla attaccandola con le banane mentre io la aggiro e la uccido con il pugnale di Kalì.”
“mmm non so, non mi sembra una strategia eccellente, perché non la attacchi con il pugnale, magari si spaventa e fugge.”
“Ma amico mio, se fugge come facciamo a ucciderla? Dobbiamo portala al nostra committente dimentichi?”
La tigre li stava osservando sempre più disorientata. Stavano veramente chiacchierando fra loro senza curarsi di lei? Era indecisa se considerarla una offesa da lavare nel sangue o una mancanza di rispetto da punire con la morte.
La tigre emise un ruggito così potente che arrivò a spettinare i due cacciatori poi iniziò ad avvicinarsi cautamente verso di loro, non era mai stata affrontata con un pugnale e un casco quasi finito di banane.
Sigfrid allargò leggermente le gambe per mettersi in una posizione più stabile, il pugnale saldo in mano. Gunter dietro di lui aveva estratto una pistola.
La tigre si lanciò contro di loro, gunter sparò un colpo e lanciò una banana contro la tigre.
Sigfrid, eseguì un perfetto affondo del pugnale verso la bocca della tigre.
La banana colpì l’occhio destro della tigre, mentre il sinistro esplodeva colpito dalla pistola.
Il pugnale colpì il naso della bestia che atterrò fra i due cacciatori facendoli cadere a terra.
Gunter era esattamente di fronte alla tigre, grande quasi quanto la sua testa, e poteva vedere l’umor vitreo dell’occhio colare sulla guancia della bestia.
La tigre emise un ringhio ancora più forte del primo e con una zampata lanciò il povero Gunter, la sua arma e le ultime banane contro la parete del tunnel.
Sigfrid approfittò del momento e, lanciandosi sotto la pancia della bestia, come aveva visto fare in un film il cui titolo ora gli sfuggiva, la tagliò, venendo inondato dagli intestini della stessa.
Lo slancio fu sufficiente a portarlo all’altezza del muso dell’animale che lo guardò con un misto di odio e stupore prima di crollare su di lui morto.
Gunter si riprese poco dopo, si alzò con difficoltà cercando la lampada per fare luce nel tunnel.
“Gunter, amico mio. Per un attimo ho pensato fossi morto. Saresti così gentile da spostarmi questa montagna di carne di dosso?”
“Sigfrid sei vivo! Che bello. Aspetta che faccio smettere la testa di girare, convinco la gamba a muoversi e la spalla a collaborare e sono da te.”
“Bene amico mio. Abbiamo fatto il nostro lavoro. La bestia è morta e possiamo portarla al nostro committente. Resta il problema di come trovare la strada in questo labirinto e ritrovare i nostri portatori. Hai qualche idea?”
“Non so se potrebbe funzionare ma ci sono le banane.”
“Le banane? Hai di nuovo fame? Ti sembra il momento di perdere tempo con le banane?”
“No, non di mangiarle, che purtroppo sono finite. Però durante il viaggio ho mangiato alcune banane e potremmo cercare le bucce che ho inavvertitamente lasciato cadere.”
“Un genio, mio caro Gunter lo dico sempre che sei un vero genio. Le banane, che intuito, che strategia, che capacità di previsione straordinaria.”
Onori
“Quindi Gunter, sei contento di aver concluso anche questa caccia? Io sono molto soddisfatto, riconsegnato il pugnale, pagato il debito, inviata la bestia e ora non dobbiamo che attendere la nostra ricompensa. Adoro i piani ben riusciti.”
Mentre diceva queste parole nella zona del mercato entrò un drappello di uomini armati con fucili e spade, al centro del drappello un uomo vestito riccamente che si dirigeva verso di loro.
“Siete voi i cacciatori? Si dice che abbiate ucciso la Grande Tigre Sacra di Calcutta. È vero?”
Gunter si mosse a disagio sulla sedia mentre guardava Sigfrid, fu questi a rispondere “Chi vuole saperlo se mi è permesso osare tanto?”
“Io sono il Gran Maresciallo della Sottocittà di Calcutta. Il mio simbolo è la Grande Tigre Nera Sacra della nostra città. Mi dicono che è stata uccisa da dei cacciatori. Siete dunque stati voi?”
“Noi? Siamo stati noi? A uccidere la Tigre?” Gunter tremava dalla paura “Sigfrid diglielo che non siamo stati noi.”
“Ma certo che no mio signore. Noi non oseremmo mai fare una cosa simile. Uccidere la Grande Tigre Sacra. No e poi no. L'hanno certamente informata male.”
Anche Sigfrid non era a suo agio e guardava alternativamente il Maresciallo e Gunter.
“Chi può essere stato allora? Ne avete avuto notizia?”
“Già, chi può essere stato a uccidere la Tigre. Non sapremmo rispondere. Girano tante voci vero Gunter. Tante voci di un cacciatore, una cacciatrice in realtà. Si mormora che sia stata Hunter.”
“Sì, sì, vero, Hunter. Certo. Chi altri. Hunter è imbattibile Hunter. Tutte lei le becca quelle bestiacce. Bestie. Animali. Animali sacri voglio dire. Sì, ha proprio ragione Sigfrid.”
“Hunter. Mi hanno parlato di lei. Molto bene. Se questa Hunter ha ucciso la Grande Tigre Sacra allora qui nella sottocittà è ricercata per crimini. Se vi capita di incontrarla avvertitela che deve presentarsi al più presto per non incorrere nelle aggravanti del suo già grave crimine.”
Mentre diceva questo il Gran Maresciallo si voltava e riprendeva la sua strada seguito dal drappello di guardie del corpo.
“Certo, certo. Riferiremo Vostra Grazia.” Disse un Gunter visibilmente sollevato.