Qui niente è come sembra

Moderatore: Camaleonte

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leonardo.marconi
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Qui niente è come sembra

Messaggio#1 » mercoledì 22 giugno 2016, 23:54

Tutto scorre e muta, meno la legge del mutamento, dice un antico adagio di Eraclito. Con questo pensiero si rigirava sbuffando sul letto arrovellandosi e guardando il soffitto. Navi petroliere solcavano il mar di Marmara suonando a lungo le sirene durante le manovre. Tuffi nelle acque più profonde e buie della vita. Che non sarebbe stata più la stessa e che aveva già improvvisamente perso di peso e senso.

L’odore di pesce e acqua stagnate saliva alla finestra assieme al vociare di bancarelle e bistrot. Erano sorti come funghi per attirare i languori delle migliaia di turisti che affollavano il porto di Karakoy in cerca dei famosi balik ekmek, panini croccanti farciti con pessimo sgombro grigliato. Nonostante il suo malessere d’animo e di stomaco (non mangiava chissà da quanto) pensò che tutti continuavano a far la loro vita: a scherzare, lavorare, divertirsi. Meno lui. Forse era giunto il momento di agire.

Prese le chiavi ed uscì di casa, sospirando come fosse una liberazione. La gente in strada non sembrava far caso a lui, ciondolante e malconcio per la tristezza che lo assaliva. Scese la china d’un paio di vicoli ripidi all’ombra della vecchia torre e si ritrovò sul ponte di Galata. Nonostante i cattivi odori, gli scarichi delle auto e i generatori a gasolio, sentiva l’umidità della marina mescolarsi piacevolmente alla brezza di metà giugno. Dal ponte costeggiò il glorioso quartiere Sultanahmet e tirò dritto verso la stazione di Sirkeci. Lì era iniziato tutto. Forse non ci sarebbe dovuto tornare. Ma confidando nella magnanimità del destino e nella follia degli eventi, si fece avanti.

Proprio in quell’inizio estate, anni e anni prima, sotto l’egida d’un tramonto rosso fuoco si videro la prima volta. Era convinto che in quel posto il tempo si fosse fermato e non scorresse più. Una resistenza alle intemperie del mutamento di Eraclito. - Signore, signore! Compri un Simit!!! La migliore nei dintorni di Sultanahmet! – Il simit è una ciambella di pane croccante, morbida dentro e con gustosi semi di sesamo fuori. I piccoli venditori ambulanti avevano colonizzato i marciapiedi affollati di turisti con scarpe da tennis, zaini e vestiti leggeri. E a giudicare dalla statura del bambino, il timbro della voce sembrava davvero sproporzionato alla mole e all’età. Fece un cenno di diniego distratto al piccolo commerciante e, quasi rasserenato per aver avuto uno scambio seppur minimo con qualcuno, continuò a tirare dritto. L'antica Costantinopoli faceva da cornice ad un addio solo immaginato, che stranamente non ricordava. Evidentemente per la sbronza della sera prima, pensò. Se lo raffigurava come in un vecchio film americano in bianco e nero, tra un binario e l'altro: lui la guardava fissa negli occhi. Lei cercava altro su cui soffermarsi. Attimi che sembravano anni. Poi i rumori della ferraglia del treno, le urla decise degli addetti al traffico, i capelli al vento e le braccia tese verso qualcuno già lontano. Un abbraccio perso e poi solo il suo odore, a casa: profumo di vaniglia sul cuscino, ultima testimonianza del suo passaggio.

Mentre affogava nella consolazione amara degli ultimi istanti immaginati vide altri occhi concentrarsi su di lui: un uomo l’osservava dall’altro lato della strada, lo sguardo tra il sornione e l’ironico, la barba fitta e scura e un sigaro in bocca. Nonostante il clima dolce sembrava avesse addosso una sorta di astrakan nero, elegante e compunto. La somiglianza con un turcomannno di fine ottocento era lapalissiana e per ciò imbarazzante dato il luogo e il tempo. Per quale motivo lo stava osservando in maniera così assidua?
Qualcosa non andava in lui? L’andatura bislecca, i sottili capelli spettinati al vento o gli occhi rossi e lucidi? Si girò dall’altra parte e non curante si avvicinò ad un caffè pieno zeppo di turisti. Nessuno badava al suo girovagare tra i tavoli esterni. Alla radio davano un pezzo:

“♫ When something’s broke I wanna put a bit of fixin on it
When something’s bored I wanna put a little excited on it
If something’s low I wanna put a little high on it
When something’s lost I wanna fight to get it back again
Yeah Yeah Yeah Yeah Fight to get it back again
Yeah Yeah Yeah Yeah… ♫”


L’ascoltava sempre con lei. Nella camera la musica ad alto volume di Fixer dei Pearl Jam non deliziava il palato e le orecchie degli ospiti dell’antico bagno turco appena sotto. Ma che importanza aveva se c’era lei? Quello che contava era che fossero stretti insieme. Ora di lei restavano solo ricordi e la vicina stazione una preziosa testimonianza del passato. La sua ragazza aveva deciso d’andarsene nella direzione opposta: le rette si allontanavano. Venivano dall'infinito, vi tornavano a velocità pazzesche.

I suoi pensieri furono distolti dal vedere di nuovo il bambino delle ciambelle. Era lontano e sorrideva felice. Anche lui accennò un sorriso ma subito quello scappò via nel grande atrio ombroso della stazione. Che curioso, pensò!

In realtà, il viaggio di lei era lento ma inesorabile. Il tempo era imploso sotto i colpi della passione uccisa. La motrice seguiva con precisione meccanica i passaggi verso stazioni di montagna via via più solitarie e vuote. Pian piano le palpebre si fecero pesanti e l’orizzonte al finestrino sempre più uguale a niente di riconoscibile. Il sonno l’avvolse nel sudario della notte e di ciò che sarebbe accaduto.

Era sovrappensiero quando solcò l’ingresso della stazione. Strabuzzò gli occhi incredulo: stavolta il bambino di prima lo fissava con fare interrogativo dondolandosi in piedi sul predellino di una vecchia locomotiva. E non in una fermata qualunque, ma proprio quella da cui tanti anni prima partivano i lussuosissimi treni Orient Express. – Signore, stiamo per partire! Cosa decide? Resta a terra come fanno quasi tutti oppure sale? – D’istinto si guardò attorno per vedere se anche altre persone avevano notato quello strano siparietto. Ma nessuno intorno sembrava far caso al provetto macchinista e alle sue grida senza risposta. Pensava avesse le allucinazioni. Forse era solamente stanco. Vide un gruppuscolo di gatti (com’è piena Istanbul) correre non lontano da lui verso le mura dell’edificio e poi un suono di tamburi aumentò il suo stupore: si avvicinò alla sala d’aspetto e notò il curioso volto orientale intravisto in strada. Ora portava un lungo copricapo nero avvolto da un turbante scuro. Sembrava essere il maestro di una confraternita di dervisci rotanti che danzavano intorno a lui.

Unici mistici dell’Islam, eseguivano movimenti simili a quelli dei pianeti, bagnati dalla luce dei rosoni posti sopra le porte in vetro alla orientale. Da quanto ricordava, essi cercavano l’armonia col cosmo attraverso i movimenti della danza, allontanandosi dal proprio Io e abbandonandosi al tutto. Una morte rituale, un distacco dalla vita consuetudinaria. Un senso di leggerezza diffusa s’impossessò di lui. Un giovane monaco con la lunga gonna scura e il cappello di feltro in testa lo baciò sulle gote e gli mise un mantello bianco sopra le vesti, come quelli che si usano porre sopra i cadaveri appena appurato il decesso. Un brivido gli scorse lungo la schiena. Ma i gesti si fecero semplici ed automatici: alzò un braccio più in alto che poteva e tese l’altro in basso, come per unire terra e cielo. Cominciò a danzare vorticosamente insieme agli altri, in un turbinio bianco di gonne e corpi che ruotavano come in estasi.

S’abbandonò alla musica senza tempo dei Ney, antichi e sottili flauti persiani dal dolce suono incantevole, e non vide cosa stava accadendo sugli schermi del vicino ristorante: il viaggio di lei era finito sotto le bombe dell’ennesimo attentato fondamentalista, islamico o curdo che fosse o, molto più probabilmente, della stessa mano dei servizi segreti turchi, come scrivevano da tempo i pochi giornali d’opposizione rimasti. Correvano le immagini della strage alla stazione di Ankara, dove si era diretta per riabbracciare definitivamente i genitori, dopo che aveva perso il suo ragazzo a causa di una fuga di gas e dell’esplosione che aveva distrutto il loro appartamento, mentre lei era fuori in strada per puro caso.
La danza si fece vorticosa e si sentì improvvisamente mancare. Cadde a terra e poi in un sonno profondo.

Si ritrovò in un viale fiorito mano per la mano con lei. Una luce meravigliosa di metà primavera bagnava la giovane coppia. Sai che ho fatto uno sogno stranissimo amore? - Davvero? È da tanto che non mi parli dei tuoi sogni. Mi ricordo che ieri sera avevamo litigato e te ne eri andata ma non ricordo il motivo. Poi ho sentito un forte rumore e un grosso tonfo. Ed improvvisamente ero sul letto a pensarti. - È vero, ero arrabbiatissima. Così sono scesa a farmi un giro per fare due passi. Ma quel sogno m’ha aiutato a capire che devo accettarti per come sei. A volte un po’ bambino e a volte un po’saggio. Spesso tra le nuvole ma così assorto e sensibile nelle tue riflessioni! - Beh, sì…ehm, grazie amore! - Arrossì - Ma devo ancora togliermi di dosso tante paure e fidarmi di più del mio istinto. Però, toglimi una curiosità. Che succedeva nel sogno? - È un po’ lungo da raccontare. Allora: c’eri te da solo che vagavi per la città e quasi nessuno ti poteva vedere. Ma lungo la strada per la stazione di Sirkeci incontravi un bambino che assomigliava a te da piccolo ed un signore vestito in maniera stranissima che sembrava proprio tuo padre. Mmm, interessante! Me lo racconterai stasera a cena allora. In fondo, abbiamo tutta una vita davanti.

O un’altra vita, chissà? Al di là del bene e del male, del giusto o sbagliato, c’è un luogo e una seconda possibilità. Qui accanto a noi, più vicino di quello che sembra. Incontriamoci là.



Fernando Nappo
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Re: Qui niente è come sembra

Messaggio#2 » mercoledì 6 luglio 2016, 9:08

Ciao Leonardo,
in senso assoluto, il tuo racconto mi è piaciuto molto, ma ho l'impressione che in alcuni punti non sia molto in stile Gaiman.
Qui non ho trovato quella scrittura un po' sopra le righe, scanzonata, quasi umoristica che caratterizza il testo di riferimento. In particolare non ci sono le tipiche frasi quasi fuori luogo del personaggio principale, da cui traspare l'idea del suo disagio per la situazione che sta vivendo. C'è, invece, l'intromissione del narratore in vari punti. E quando introduci il turcomanno, a un certo punto mi sono perso, non riuscendo più a capire quale dei due personaggi stavi seguendo, e ho dovuto rileggere. Una cosa che non mi piace, ma che ho trovato in Gaiman, quindi un punto a favore in ottica Camaleonte.
In alcuni punti, dove il narratore espone il pensiero del protagonista, si potrebbe pensare di riportarlo direttamentre in corsivo, come fa spesso Gaiman, per una maggiore aderenza allo stile.
Molto apprezzabile, invece, l'ambientazione a Istanbul anziché a Londra: imitare lo stile, non vuole dire copiare in toto l'ambientazione.

Un paio di refusi:
stagnate -> stagnante
bislecca -> bislacca

In conclusione, e secondo il mio discutibilissimo parere, il racconto sembra più tuo che di Gaiman. Ma, scordandosi delle esigenze del contest, trovo sia un bel racconto.
A rileggerci.

valter_carignano
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Re: Qui niente è come sembra

Messaggio#3 » mercoledì 6 luglio 2016, 11:31

ciao
bel racconto, dal ritmo meditativo, in cui credo ci sia molto di te e di quello che senti e pensi. C'è una scelta consapevole dei termini e dei tempi della narrazione, che accompagna il lettore verso (l'inevitabile?) finale.
Bella prova, secondo me.

Sempre secondo me, però, c'è molto poco il tema del contest. Il tema fondamentale di 'Nessun dove' - che secondo me è l'incontro/scontro fra due realtà, quella che il protagonista ritiene 'reale' e quella che inizialmente rifiuta e poi è costretto più o meno suo malgrado ad accettare - in effetti è presente, anche se forse sempre secondo me non del tutto esplicitato. Non dico di mettere per forza personaggi che richiamino il libro, o 'città x-di sotto', quella è una scelta che alcuni hanno fatto e altri no, ma -sempre secondo me - nel tuo racconto potrebbe essere più evidente.
Il tono generale invece credo che sia molto diverso dal libro, mi sembra manchi del tutto il tono leggero e a tratti umoristico.

In conclusione, personalmente mi sembra un lavoro interessante e con molti pregi, ma con poche delle specifiche che credo fossero richieste in questo contest.

Solo una domanda: non ho capito perché ad ogni 'a capo' c'è i doppio spazio, come a dividere in sezioni diverse, e non c'è mai invece un 'a capo' normale. È una scelta precisa?
Ultima modifica di valter_carignano il mercoledì 6 luglio 2016, 17:29, modificato 1 volta in totale.

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leonardo.marconi
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Re: Qui niente è come sembra

Messaggio#4 » mercoledì 6 luglio 2016, 16:38

valter_carignano ha scritto:
Solo una domanda: non ho capito perché ad ogni 'a capo' c'è i doppio spazio, come a dividere in sezioni diverse, e non c'è mai invece un 'a capo' normale. È una scelta precisa?


ciao Valter, grazie per complimenti e critica, sempre ben accetti! No, purtroppo è un problema di formattazione che prima o poi dovrò risolvere. Avendo una vecchia versione di office sul notebook capita spesso un gran casino nel copia/incolla sul forum. Buona lettura!!!

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invernomuto
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Re: Qui niente è come sembra

Messaggio#5 » giovedì 7 luglio 2016, 2:31

Ciao Leonardo.
Di solito mi piace dare il cucchiaio con lo zucchero prima di dare (a tradimento) quello con l'amara medicina, nel tuo caso però il cucchiaio è un misto dal momento che critica e complimenti si accavallano come vita e morte del gatto di Schroedinger.
Hai uno stile ricco ed evocativo, ben ritmato -soprattutto in funzione di un racconto dal ritmo poco incalzante- che però è ben lontano dallo stile discorsivo e personale di Gaiman.
Allo stesso modo il tuo racconto funziona perfettamente ed è, preso singolarmente, una bella storia che immerge il lettore nel mondo che hai voluto creare; se però Gaiman tende a giocare a carte scoperte, snocciolando ogni elemento mistico come se fosse quotidiana normalità, tu giochi l'asso a fine partita, sfruttando la dimensione parallela/sogno per creare un finale evocativo e d'effetto, che chiude alla perfezione il racconto ma non riesce a riportare alla mente l'opera che fungeva da ispirazione per la gara.
Non posso non farti i complimenti per il racconto, uno di quelli che mi sono piaciuti di più in questo contest, allo stesso tempo non posso non farti notare che per quanto il tuo giardino sia bellissimo, è stato fatto "fuori dal seminato".

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beppe.roncari
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Re: Qui niente è come sembra

Messaggio#6 » giovedì 7 luglio 2016, 17:03

Ciao Leonardo, ben trovato!
Ho molta difficoltà a commentare il tuo racconto perché non credo di aver capito la successione di eventi e quello che succede o non succede. Ho dovuto rileggere più e più volte e il senso di sfocato non è diminuito.
Alla fine mi sono convinto che si tratti di due realtà parallele, in una è morto il protagonista in un attentato terroristico e poi muore anche la protagonista in un altro attentato mentre stava prendendo il treno Istanbul-Ankara per ricongiungersi con i genitori dopo la morte di lui. Nell’altra non è successo niente di tutto questo e i due hanno solo litigato e poi si sono ricongiunti.
Poi ci sarebbe un piano onirico in cui il protagonista vive contemporaneamente tutte e due le realtà?
Guarda, al di là di tutto, temo che in ogni caso tu ti sia del tutto distaccato dallo stile e dalle atmosfere di Nessun dove per scegliere una via molto più mistica ed evocativa.
Probabilmente il cercare in qualche modo un aggancio con Gaiman (che non c’è) mi ha reso ancora più difficile la lettura e l’interpretazione.
Alla prossima!

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leonardo.marconi
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Re: Qui niente è come sembra

Messaggio#7 » venerdì 8 luglio 2016, 10:22

beppe.roncari ha scritto:Ciao Leonardo, ben trovato!
Ho molta difficoltà a commentare il tuo racconto perché non credo di aver capito la successione di eventi e quello che succede o non succede. Ho dovuto rileggere più e più volte e il senso di sfocato non è diminuito.
Alla fine mi sono convinto che si tratti di due realtà parallele, in una è morto il protagonista in un attentato terroristico e poi muore anche la protagonista in un altro attentato mentre stava prendendo il treno Istanbul-Ankara per ricongiungersi con i genitori dopo la morte di lui. Nell’altra non è successo niente di tutto questo e i due hanno solo litigato e poi si sono ricongiunti.
Poi ci sarebbe un piano onirico in cui il protagonista vive contemporaneamente tutte e due le realtà?
Guarda, al di là di tutto, temo che in ogni caso tu ti sia del tutto distaccato dallo stile e dalle atmosfere di Nessun dove per scegliere una via molto più mistica ed evocativa.
Probabilmente il cercare in qualche modo un aggancio con Gaiman (che non c’è) mi ha reso ancora più difficile la lettura e l’interpretazione.
Alla prossima!

ciao Beppe!!! Mi dispiace che te abbia avuto difficoltà nella comprensione del racconto, sei la prima persona a cui succede. Se leggi attentamente scoprirai che il protagonista non è morto in un attentato ma per una fuga di gas e successiva esplosione. Come ogni morto rinasce in una vita parallela dove incontra anche il padre. Solo la protagonista muore in un attentato. I due protagonisti si rincontrano di nuovo perchè sono morti entrambi. Che poi queste realtà siano scatole cinesi e che anche noi (forse) siamo già morti (chissà quante volte) è un altro discorso...rileggilo magari con più calma e attenzione...e in bocca al lupo!!

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Linda De Santi
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Re: Qui niente è come sembra

Messaggio#8 » domenica 10 luglio 2016, 18:16

Ciao Leonardo!
In linea di massima mi trovo d’accordo con i commenti già presenti. Il racconto è molto evocativo e riesce a far immergere il lettore nelle strade di Istanbul; molto bella anche la suggestione derivante dalla moltiplicazione delle realtà e la resa dello stato d’animo malinconico del protagonista.
Purtroppo, come ti è già stato fatto notare, ci trovo davvero poco non solo di “Nessun Dove”, ma anche di Gaiman in generale. Per l’idea che mi sono fatta, lo stile di Gaiman è caratterizzato da un narratore onnisciente che spiega e che tendenzialmente è sempre molto esplicito quando si tratta di elementi fantastici. Nel tuo racconto, invece, l’elemento fantastico si rivela solo alla fine (e, volendo, non è neanche un “fantastico puro”, potrebbe essere anche una sovrapposizione di piani della realtà che ha più del filosofico che del fantastico).
È anche assente l’humor che Gaiman riversa in abbondanza nelle sue pagine (è un humor che non fa veramente ridere, ma che comunque tende sempre a sdrammatizzare le situazioni, e nel tuo racconto di sdrammatizzazioni non ce ne sono).
Ti faccio i complimenti in ogni caso per il bel racconto che hai scritto, che comunque riesce a rendere molto bene l’effetto surreale.
A rileggerci!

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Peter7413
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Re: Qui niente è come sembra

Messaggio#9 » venerdì 15 luglio 2016, 16:11

Un racconto decisamente affascinante in cui sfumi ogni confine e più mondi tendono a riunirsi in uno unico, informe e fumoso. Ci sono alcuni refusi e almeno una D eufonica, ma in termini assoluti mi è piaciuto molto e credo che starebbe proprio bene in Vetrina (velato consiglio a postarlo nel Labo nel caso non riuscisse ad arrivarci direttamente da qui).
Ho qualche dubbio sulla questione Gaiman. I mondi ci sono, solo non sono esplicitati in modo chiaro come fa invece il buon Gaiman in NESSUN DOVE. E poi manca l'ironia di fondo, qui tutto è decisamente serioso, concentrato.
Di sicuro, uno dei migliori racconti del lotto se visto a se stante. Dovendolo classificare in base alla tua mimesi dell'autore di riferimento, invece, perde terreno. Sono decisamente curioso di sentire il parere dei due moderatori camaleontici a riguardo.

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Jacopo Berti
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Re: Qui niente è come sembra

Messaggio#10 » venerdì 15 luglio 2016, 19:50

Ciao Leonardo,
il tuo racconto mi è piaciuto, ma mi ha anche lasciato piuttosto perplesso e a tratti infastidito. Non mi aspettavo, in un contest imitativo su Gaiman, di dover faticare per capire cosa succede: com'è - giacché veniamo a sapere verso la fine che lui muore prima di lei - che è lui, invece, a percorrere le strade di Istmbul alla ricerca di un amore perduto? Com'è che sa che lei ha è sopravvissuta alla morte del suo lui, e quindi di lui stesso?
I casi sono due.
1) O effettivamente qui non c'è una realtà empirica che si interfaccia a una realtà surreale, immaginaria fantastica, ma ci sono bensì solo realtà surreali e personali. Non c'è, per dirla con i parametri della letteratura fantascientifica, il "mondo zero".
2) O io non ho capito niente.

Detto questo, posso aggiungere che ho apprezzato molto il tuo stile, la tua capacità di evocare un mondo che riesce ancora ad avere in sé stesso del magico, dell''esotico'. Ti ho visto nei panni di una sorta di Battiato, occidentale che studia, apprezza, fa sua l'alterità dell'oriente, ma che riesce sempre a viverla come altro da sé perché l'alterità è inesauribile.
Ma di Gaiman, non trovo quasi nulla. La tua prosa è molto ricercata, onirica, intimistica, lirica. Niente di tutto ciò, invece, in 'Nessun dove'. Nel tuo racconto non trovo né leggerezza né ironia.
Un racconto molto buono, ma secondo me estraneo a questo contest.
«Se avessimo anche una Fantastica, come una Logica, sarebbe scoperta l'arte di inventare» (Novalis, Frammenti)

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giuseppe.gangemi
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Re: Qui niente è come sembra

Messaggio#11 » venerdì 15 luglio 2016, 22:38

Ciao Leonardo,
il racconto è buono, ma forse troppo impegnativo per i lettori di Gaiman. Nessun dove è un romanzo d'evasione buono per far mettere da parte i problemi quotidiani del lettore. Il tuo è un buon racconto ma triste e impegnato, non ha i tratti della spensieratezza e rimanda troppo all'attualità.
L'ironia non è presente.
Di Gaiman nel tuo racconto è presente la descrizione degli spazi. Gaiman descrive bene Londra, tu Istambul. L'ambientazione è il maggior pregio del tuo racconto.
è un racconto più dai tratti mistici che dell'urban fantasy.
Forse un sistema per far virare il tuo racconto verso il genere Gaiman e dare più spazio al fantastico.
Senza stravolgere tutto potresti dare più rilevanza all'oriente express presente nel tuo racconto trasformandolo in una specie di galaxy express 999. Magari per far muovere i tuoi pg dalla vita alla morte.
Il racconto è ok ma è poco in stile gaiman.

Zebratigrata
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Re: Qui niente è come sembra

Messaggio#12 » sabato 16 luglio 2016, 19:28

Ciao Leonardo,
il tuo racconto di per sé non è male, e riesci anche a tenere il lettore abbastanza alla larga dall’intuire come sono andate davvero le cose fino al momento della rivelazione: insomma, rischiavi un finale telefonato ma sei stato bravo a giocare sul filo del rasoio. La seconda lettura è ancora più piacevole perché si possono apprezzare tutti gli indizi già disseminati, i riferimenti al tempo, ecc..
Rendi bene anche le atmosfere esotiche del vicino oriente, è stato un piacere immergersi in questi luoghi descritti in maniera davvero vivida.
Per quel che riguarda l’aderenza allo stile di Gaiman invece, non mi sembra azzeccatissima. Dal punto di vista strettamente formale fai delle scelte lessicali (ad esempio il ‘sudario della notte’) che danno molto pathos alla storia, che d’altra parte è costruita su ricordi, sentimenti, rimpianti, paure ecc. Anche al livello della frase e del testo scegli un tono particolare, vagamente di maniera con qualche elisione non necessaria e frasi forse meno semplici di quanto avrebbero potuto essere. Gaiman è molto più lineare a mio avviso anche se usa un lessico non banale e caratterizza i personaggi in poche parole non appesantisce troppo il testo e riesce a rimanere ‘invisibile’ a parte quando il narratore emerge personalmente.
Anche come tematiche non lo trovo così ‘gaimaniano’ perché tirando in ballo la morte si perde un po’ l’aspetto concreto delle realtà sovrapposte, anzi spesso proprio mescolate e coesistenti, che caratterizza “Nessun dove” e altre opere di Gaiman.

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