Scappa, Diego - di Nucera Francesco (8006)

Richieste di Grazia

Sondaggio concluso il giovedì 30 giugno 2016, 23:32

Merita la grazia
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ceranu
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Scappa, Diego - di Nucera Francesco (8006)

Messaggio#1 » mercoledì 8 giugno 2016, 23:05

La piazza, davanti alla scuola statale “Giovanni Falcone”, si stava svuotando. Gli ultimi ragazzi salirono sui motorini e schizzarono via lasciandosi dietro odore di benzina e gomma bruciata. Qualcuno di loro aveva visto l'ultima tenue speranza infrangersi su quei cartelloni privi di sentimento, altri stavano gridando la loro felicità con i capelli al vento.
Diego era seduto sul suo muretto, le gambe penzolavano nel vuoto e lo sguardo vagava tra i condomini disastrati della periferia.
“Ammesso alla classe terza”. Erano quelle le parole che gli frullavano in testa, le stesse che aveva letto più di un'ora prima. Da quel momento il suo cuore aveva iniziato a battere all'impazzata, tanto che aveva portato le mani al petto per paura che qualcuno potesse scorgerne il movimento. Però l'urlo di gioia gli era rimasto strozzato in gola. Le persone con cui avrebbe voluto festeggiare non facevano più parte della sua vita.
Una lacrima calda cercò di farsi strada nei suoi occhi azzurri come quel cielo d'estate. Diego si ricompose, era un affiliato e gli affiliati non piangono. Eppure il ricordo di suo padre gli faceva ancora male, un male senza tempo, perché quello non l'aveva mai passato con lui. Era troppo piccolo quando la morte glielo aveva portato via.
Poi c'era Armando, suo fratello maggiore. Lui sì che se lo ricordava, ma ormai era troppo lontano.
Il ragazzo scosse la testa, chiuse gli occhi e divaricò le narici. Gli odori della sua terra lo riportarono a quando era bambino.

“Dai Armando, muoviti”

«Sapevo di trovarti qui.» Maria, sua madre, gli poggiò una mano sulla gamba e lo strappò ai suoi ricordi. «Com'è andata?» chiese.
«Sono in terza.» Lo sguardo di Diego era triste.
«Dev'essere proprio una brutta faccenda questa» lo canzonò la donna, allargando le labbra sottili.
«Lo sai che sono contento.» Anche Diego provò a sorridere, ma la sua fu solo una smorfia. «È che questo è l'ultimo anno che passerò qui.»
«E che sarà mai? Li vedrai ancora i tuoi amici.»
«Ma Rachele?»
«Rachele è solo un pesce e il mare è pieno di pesci.» Maria allontanò i pensieri con un movimento della mano, lasciandosi andare in un gesto plateale. «E se poi invece ci tiene, vedrai che capirà.»
«Già,» Diego tornò a fissare il vuoto «e poi lo diceva anche il professore “se andrai bene a ragioneria darai una possibilità in più anche a lei.”»
«Quell'uomo ha la testa che gli fuma. Ancora non capisco perché perde tempo in un professionale.» disse Maria avvicinandosi al figlio.
Questa volta il sorriso di Diego partì dal cuore. Lui incarnava il motivo per cui quell'uomo lottava in quella scuola di periferia.
Si diede una spinta e si mise in equilibrio sul muretto. I pantaloni si mossero scossi dal vento caldo che saliva lungo il piccolo salto sotto di lui. Sospirò troppo rumorosamente perché la donna non se ne accorgesse.
«Vuoi che domenica andiamo a trovare Armando?» chiese la madre, cercando di non incrociare gli occhi di lui.
Lo sguardo di Diego si annebbiò, avrebbe voluto farlo, ma non sopportava di vedere il fratello in quel posto, privato della gioia di vivere che trasmetteva a tutti, privato della libertà.
«No, magari gli scrivo una lettera.» Il ragazzo tirò un calcio a un sassolino che rotolò giù, finendo a pochi centimetri dalla gomma di una macchina parcheggiata. Con un salto atterrò affianco alla madre, la prese sotto braccio e iniziarono a camminare verso il lato opposto della piazza.
«Ma lui ci tiene tanto. L'altro giorno ha chiamato e mi ha chiesto come stavi.»
Diego fece spallucce. «Magari facciamo settimana l'altra.» Mentì, sapendo che la madre si sarebbe accontentata di quella risposta.
Allegri, si infilarono in un vicolo stretto. Avevano fatto solo pochi passi quando un fischio attirò l'attenzione di Diego, che si bloccò. Delicatamente, spinse la madre contro un muro, portò l'indice alle labbra e iniziò a guardarsi in giro.
«Che succede?» sussurrò Maria.
«Aspettano qualcuno.» Diego avanzò carponi. Si appiattì al muro, guardò che non ci fossero pericoli e fece cenno alla madre di raggiungerlo. Quando la donna si mosse arrivò un secondo fischio, molto più lungo.
«Chi aspetta cosa?» Maria era spaventata.
«Sono i ragazzi» rispose, sempre più agitato. «E noi siamo nel posto sbagliato.» Guardò la madre dritto negli occhi. Diego conosceva quei segnali, li aveva imparati a otto anni quando aveva iniziato a fare il “palo”. Nel giro di pochi secondi lì attorno sarebbe successo qualcosa di brutto.
«Stai qui, io cerco una via di fuga.» Senza che la donna potesse rispondere, sgattaiolò carponi dietro una macchina parcheggiata qualche metro più avanti.
Nascosto, Diego cercò di individuare “l'usignolo”. Doveva essere giovane, sotto i dodici anni. Finalmente lo vide. Un bambino in bicicletta aspettava sul marciapiede davanti a un negozio chiuso. Teneva in mano un videogame, ma con gli occhi fissava un vicolo poco distante. Un brivido attraversò la schiena di Diego. Quell'immagine lo riportò al nefasto giorno.

“Dai Diego, corri.”

Diego si appiatti sotto la macchina, da lì poteva vedere sia la strada che sua madre. Le sorrise e con la mano le fece cenno di non muoversi. Il bambino sulla bicicletta emise un fischio lungo e uno corto, poi si voltò e pedalò via: “l'ospite” stava arrivando.
La strada era deserta, non una macchina, non un passante. Il mondo si era fermato. Diego sentì il rumore dei passi uscire dal vicolo che fino a pochi secondi prima era sorvegliato.
Il suono di tacchi rimbalzava sulle porte e sulle finestre chiuse dalla paura. Qualcuno, nascosto dietro le persiane, stava assistendo all'incedere di un uomo condannato, ma nessuno sarebbe intervenuto. Una giacca in flanella marrone comparve tra due palazzi diroccati. Diego la riconobbe immediatamente, non molti l'avrebbero indossata sotto quel sole cocente. Il fuoco gli avvampò lo stomaco, avrebbe voluto urlare al professore di scappare, ma come sei anni prima la paura glielo impedì.

“Scusa, Armando.”

Era tornato bambino, in quella strada del lungomare a Mondragone, ma stavolta al posto di suo fratello c'era il professore. Come allora udì il rumore dei motorini. Uno, cinque, forse di più. Arrivarono dalla strada principale, entrarono nello spiazzo usato come parcheggio e iniziarono a girare intorno all'uomo.
I codardi avevano il casco; il codardo era schiacciato sotto una macchina.
Un ragazzo scese dallo scooter e strattonò la giacca in flanella.
«Qui non fai il grande. Qui non mi puoi bocciare.» Gli disse sprezzante.
L'uomo barcollò all'indietro restando in piedi. Disse qualcosa, ma il rumore era troppo forte perché Diego potesse sentirlo.

“Scappa.”

La voce di Armando riecheggiava nella sua testa. Ma come allora non ne ebbe la forza. Rimase impietrito a guardare.
Un casco colpì in pieno volto il professore che cadde sulle ginocchia, poi arrivarono i pugni e quando l'uomo fu a terra fu il turno dei calci. A quel punto Armando si era alzato e con un coltello aveva tagliato lo stomaco di uno dei ragazzi.

“Corri, Diego”

Ma il professore non era così, lui era buono, lui sarebbe morto.
Diego chiuse il pugno sull'asfalto. Le unghie raschiarono sul catrame lasciando dei segni purpurei sulla superficie nera. Pianse in silenzio, mentre quel branco continuava a colpire l'unica persona che avesse creduto in lui. Avrebbe voluto lasciare il suo nascondiglio, avrebbe voluto urlare di lasciarlo stare. Ma poi cosa sarebbe successo? L'avrebbero riconosciuto, tutti conoscevano il figlio del “Pirata”.
Nella sua disperazione sentì tre fischi, due corti e uno lungo, come quelli che indicano la fine di una partita di calcio. Stava arrivando la polizia. I ragazzi saltarono sulle motociclette e ripartirono.

“Diego, la polizia. Scappa!”

E anche quella volta Diego scappò. Uscì da sotto la macchina e corse da sua madre che, nascosta dietro l'angolo, aveva solo intuito quello che stava succedendo. L'afferrò per il polso e la trascinò a ritroso verso la scuola.
Dietro di lui Diego lasciò una scia di lacrime e la consapevolezza di aver abbandonato, ancora una volta, qualcuno che aveva fatto tanto per lui.
Ultima modifica di ceranu il venerdì 10 giugno 2016, 22:25, modificato 3 volte in totale.



alexandra.fischer
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Re: Scappa Diego, di Nucera Francesco (8006)

Messaggio#2 » venerdì 10 giugno 2016, 17:13

La storia è senza dubbio molto forte. La vicenda di Diego, che assiste alla morte del professore che lo ha promosso alla classe terza, è cruda. Il docente è morto perché dava fastidio a gente pericolosa, la stessa colpevole della morte del padre di Diego e dell’incarcerazione del fratello di Diego, Armando. La scena dell’agguato, in tutta la meticolosa preparazione da parte degli assassini e del relativo palo (o usignolo, nelle vesti di un dodicenne con un videogame), è davvero molto riuscita. Anche i dialoghi fra Diego e la madre sono ben resi, c’è tutta la vita di Diego (dalla prospettiva di studiare ragioneria e uscire dal quartiere degradato, a una certa Rachele).
Prima di chiedere la grazia, ti consiglierei le modifiche di cui sotto.
Attento a: Dai Diego Corri (ci vuole una virgola dopo dai e una prima di corri).
Scusa Armando (ci vuole una virgola dopo scusa).
Corri Diego (ci vuole una virgola dopo corri). Credo valga anche per il titolo.

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ceranu
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Re: Scappa, Diego, di Nucera Francesco (8006)

Messaggio#3 » venerdì 10 giugno 2016, 18:20

Ciao Alexandra, hai ragione, mancavano delle virgole. Graze per il commento ;)

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maria rosaria
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Re: Scappa, Diego, di Nucera Francesco (8006)

Messaggio#4 » venerdì 10 giugno 2016, 18:47

Ciao Francesco.
Bello! Il tuo racconto mi è piaciuto veramente tanto.
Credo che quando una storia è ben scritta e riesce a trasmettere in pieno il suo messaggio ci sia bene poco da aggiungere. Così è per questo tuo racconto.
Posso solo aggiungere, alle indicazioni di Alexandra, una preposizione e un accento che mancano in questa frase:
"Allegri, si infilarono in un vicolo stretto. Avevano fatto solo pochi passi quando un fischio attirò l'attenzione di Diego, che si bloccò."
Fatte queste modifiche mi sento veramente di chiedere la GRAZIA.

:-)
Maria Rosaria

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ceranu
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Re: Scappa, Diego - di Nucera Francesco (8006)

Messaggio#5 » venerdì 10 giugno 2016, 22:26

Grazie. Modifiche fatte :)

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maria rosaria
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Re: Scappa, Diego - di Nucera Francesco (8006)

Messaggio#6 » venerdì 10 giugno 2016, 23:42

Bene, chiedo la GRAZIA per Francesco.
:-)
Maria Rosaria

alexandra.fischer
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Re: Scappa, Diego - di Nucera Francesco (8006)

Messaggio#7 » lunedì 13 giugno 2016, 18:01

Hai migliorato un racconto già di per sé di grande spessore.

CHIEDO LA GRAZIA

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francescocascione
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Re: Scappa, Diego - di Nucera Francesco (8006)

Messaggio#8 » martedì 28 giugno 2016, 1:48

Poco da dire

Un racconto esemplare per costruzione, tratteggio dei protagonisti e chiusura, uno spaccato di vita crudele eppure realista, un ottimo lavoro.

Poco da aggiungere. Credo sia il migliore tra quelli letti (alcuni molto belli) in questa sessione

Chiedo la Grazia, ma ne meriti almeno due.

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Peter7413
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Re: Scappa, Diego - di Nucera Francesco (8006)

Messaggio#9 » martedì 28 giugno 2016, 18:28

Ottimo davvero. Forse c'è qualcosa che mi stona nel finale, ma non riesco a individuarlo e cmq rimane un lavoro di notevole spessore.

CHIEDO LA GRAZIA.

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ceranu
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Re: Scappa, Diego - di Nucera Francesco (8006)

Messaggio#10 » mercoledì 29 giugno 2016, 0:26

Non mi resta che urlarlo: SFIDO SPARTACO!

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Spartaco
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Re: Scappa, Diego - di Nucera Francesco (8006)

Messaggio#11 » mercoledì 29 giugno 2016, 15:38

Sfida accolta.

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