Piazza A. (4929)

Richieste di Grazia

Sondaggio concluso il domenica 31 luglio 2016, 15:26

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francescocascione
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Piazza A. (4929)

Messaggio#1 » lunedì 11 luglio 2016, 23:55

Certo, camminare in una città che si conosce appena ha sempre un certo fascino, farlo di notte ancora di più.
Sono arrivato a Genova oggi pomeriggio, dopo un viaggio in treno in dodici stazioni, praticamente una Via Crucis.

Partenza all’una di notte con ricovero di fortuna in uno scompartimento che vita ne ha vista già troppa.
L’immagine che mi arriva dai miei compagni di viaggio è un collage sfocato, sembra la Guernica di Picasso, ma più confuso.
Sembra che ci siano troppi piedi rispetto alle teste che riesco a scorgere, l’aria è malata di fumo, di caldo e di qualche pietanza al sacco. Pane. Prosciutto. Sottiletta.
Rifletto sul fatto che in treno tutto pare abbia lo stesso sapore, tutto viene vestito dello stesso odore di pelle sintetica, di acqua sintetica, del ferro delle rotaie e del grasso che riveste i raccordi tra le carrozze.
Mentre un treno sfreccia accanto al mio in direzione opposta, mi faccio largo tra i corpi, sperando di non svegliarli troppo.
Mi inserisco nell’unico spazio libero dello scompartimento; mi sento un mattoncino del Tetris, tipo la “L”.
Sonno. Ho troppo sonno. Palpebre pesanti. Ossa rotte.
Game over. Magari.
Troppo sonno per dormire. E ancora nella testa l'eco del saluto della Bea

- Torni a Genova?
- Sì, devo. mi hanno chiamato per un colloquio
- E poi?
- E poi non lo so, quella città di piace... e la odio. Ho ancora gli incubi, sai?
- Anche io.

Cerco di muovermi in silenzio, apro il mio zainetto e cerco il mio walkman.
Se il sonno non arriva tanto vale ascoltare quel tanto di musica sufficiente per anestetizzare i pensieri.
Metto la cassetta – Tik. Tlank. – srotolo le cuffie e accendo.
Qualcuno dei miei nuovi compagni di viaggio non apprezza la mia idea e borbotta qualcosa che mi persuade a non fare altro rumore:
”Ebba-sta!! Vogliamo dormire”
Aggiungendo, con un accento che sa di sole, dove potrebbe infilarmi la mia radiolina.
Io comprendo. E spengo. Sono insonne, mica coglione.

Per addormentarmi, rassegnato al rinvio dell’ascolto del disco nuovo di Daniele Silvestri, passo all’auto suggestione tramite sillogismo: è notte, la gente di notte dorme, io sono gente, quindi devo dormire.
E dormo.
Non sogno. non riposo. Passa la notte ed un pezzo di giorno.
Il caldo entra dal finestrino. Qualche chiacchiera con i miei compagni di viaggio.
Stanno tornando a casa.

Arrivare a Genova il 14 agosto è un'esperienza simile a quella che hanno fatto gli astronauti all’arrivo “On the Moon”. Il 2002 come il 1969.
Caldo che l’asfalto sembra un cuscino, all’orizzonte non si vedono auto, solo qualche “Fata Morgana”. Promessa di acqua che resta troppo lontana.

Arrivo in ostello – non ho dimenticato dove fosse - butto via lo zaino.
Una doccia e mi butto sul letto, è caldo ed io leggo, scrivo qualcosa sulla mia Moleskine prima che mi assalgano i ricordi.

‘Certo, camminare in una città che non si conosce… no, che si conosce appena’

Girovagherò più tardi, complice la notte.
Il mio walkman, che grazie alla tempestività nel chiuderlo dimostrata in viaggio non è diventato membro aggiunto del mio apparato digerente, è pronto per tenermi compagna in questa esplorazione notturna.
Genova di notte è ancora più deserta che di giorno. Ancora più bella.
Le sole persone che la scorrono sono i timorati padri di famiglia che, con le mogli in vacanza, mantengono l’allenamento, confidando nei saldi da marciapiede.

A me basta Silvestri per tenermi compagnia, la musica, le parole, sono il mio mezzo di trasporto in questa città chiusa per ferie.
Genova. Libera.
Sapermi solo - nessuno per strada, solo lampioni e pipistrelli - mi fa agitare come il ballerino di “salirò”.
E canto, e rido.
Sono un tarantolato che passeggia alla ricerca di una pizza.


Salirò. Salirò.
Tra le rose di questo giardino.


Il silenzio tra una canzone e l’altra mi porta in un deja-vù.
La piazza dove sono è vuota, a riempirla ci pensa Il Mio Nemico, la canzone che le sembra cucita addosso.
Come un sudario.
Sono in Piazza Alimonda.
Il solo posto al mondo in cui non sarei mai tornato. Ci sono finito come fosse un buco nero.

Le immagini, i ricordi che mi investono mi strappano da qui e mi portano indietro, mi portano ad uno stupro trasmesso nei sedicinoni di un televisore, all’odore di sangue sulle strade.
Alla paura. Alla guerra.
Al rumore di quello sparo.

Finché sei in tempo tira
e non sbagliare mira
probabilmente il bersaglio che vedi
è solo l'abbaglio di chi da dietro spera
che tu ci provi ancora
perché poi gira e rigira gli serve solo una scusa


Ripenso a quei giorni.
All'illusione che, come diceva Keating?, parole ed idee possono cambiare il mondo.
I tamburi, la musica. Il caldo e la gente. Io e Beatrice. Il mio blocchetto, la sua macchina fotografica.
Tanta gente. Persone da tutto il mondo.

Poi fuoco, urla. Sangue.
E poi ancora e sangue e urla e paura.
Perdo Beatrice, era finita a Bolzaneto, all'inferno.
Io folle. Stordito dalle botte.

Grido.
STAMPA! STAMPA!
Non serve. Ancora botte. Sento gli spari.
Poi buio.

Il mio nemico mi somiglia è come me
Lui ama la famiglia
E per questo piglia più di ciò che da
E non sbaglierà
Ma se sbaglia un altro pagherà
E il potere non lo logora
Il potere non lo logora


Non distinguo sudore e lacrime e mi accorgo di essere lontano da quella piazza maledetta solo quando vedo il mare color mercurio in cui la luna fa il bagno.
Lascio le mie cose in spiaggia.
Mi tuffo e inizio a nuotare avanti e dietro come fuggissi dallo squalo di Spielberg.
Il mostro che ho alle spalle, nello stomaco. è molto peggio.
Nuoto.
Respira. Soffia. Respira. Soffia.
Ogni bracciata è uno schiaffo.
Gli occhi bruciano ma non è il sale.
Brucia la gola.
Bruciano i polmoni.
Bruciano i ricordi.
L’inferno è ancora nei ricordi di questa città.
Pazzo io a voler tornare.

Ci sono posti dove la Morte rimane a lungo, e dai quali non sei mai troppo lontano.
Ci sono posti che, quando pensi di aver chiuso con loro, ti accorgi che sono loro che non hanno ancora chiuso con te.

La "salvia splendens" luccica, copre un'aiuola triangolare,
viaggia il traffico solito scorrendo rapido e irregolare.
Dal bar caffè e grappini, verde un'edicola vende la vita.
Resta, amara e indelebile, la traccia aperta di una ferita.
Ultima modifica di francescocascione il martedì 19 luglio 2016, 22:34, modificato 4 volte in totale.



valter_carignano
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Re: Piazza A. (4929)

Messaggio#2 » mercoledì 13 luglio 2016, 18:43

Ciao

racconto mi sembra molto personale, che acquista ritmo e spessore mano a mano che si va avanti, per concludersi secondo me in maniera davvero ottima.

Per questo motivo, sempre secondo il mio parere, dividerei il racconto in due: la parte del treno e del viaggio, e la parte in cui il protagonista è a Genova. La prima parte mi sembra molto meno efficace della seconda, che invece trovo sia un crescendo fino all'epigrafe finale.
Personalmente, e non è una critica, se non sei particolarmente legato per qualche ragione alla prima parte io la ridurrei, anche perché non mi sembra così coerente con la seconda. Certo, è il viaggio che conduce il protagonista a Genova, per la prima volta, dopo il G8, mi sembra di capire. Ma la cosa importante sono appunto le immagini e le reazioni che il luogo susciterà in lui, non il viaggio in sé, il cui resoconto potrebbe applicarsi a qualsiasi viaggio e che per questo non mi sembra legato in modo essenziale alla seconda parte. Che, ripeto, secondo me è ottima.

Non ho capito perché 'Salirò' sia cucita addosso. Come un sudario. relativamente alla piazza. Ho anche riletto il testo ma non mi sembra di aver trovato niente, e tantomeno nel mood generale del brano. O forse ti riferivi a un'altra canzone dell'album?

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francescocascione
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Re: Piazza A. (4929)

Messaggio#3 » giovedì 14 luglio 2016, 23:28

Buona sera Valter

grazie per i suggerimenti.
Ho apportato qualche modifica al racconto che giustifichi il viaggio
La mia idea era di introdurre con una parte leggera la seconda, in modo che il contrasto la facesse arrivare con tutta la forza necessaria.
Inizi a leggere un racconto che mano a mano si trasforma e diventa qualcosa d'altro.

La canzone a cui faccio riferimento è il Mio Nemico, non Salirò. Nel disco Uno-Due sono in ordine.
Il contrasto tra le due è proprio quello riprodotto nel racconto.

La chiusa invece è la strofa finale di Piazza Alimonda di Francesco Guccini.

alexandra.fischer
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Re: Piazza A. (4929)

Messaggio#4 » venerdì 15 luglio 2016, 17:48

Ciao, avevo già letto il tuo racconto in un'altra versione. Mi era molto piaciuto. Adesso, lo trovo anche più levigato nella prosa ed efficace nello trasmettere emozioni al lettore. Complici anche le canzoni e i frammenti di vita del protagonista (per colpa degli scontri del G8 perde Beatrice. Torna a Genova perché lo hanno chiamato per un colloquio e lì ritrova i fantasmi del passato). Interessanti i rimandi all'epoca (walkman, Tetris).

Chiedo la grazia

valter_carignano
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Re: Piazza A. (4929)

Messaggio#5 » sabato 16 luglio 2016, 19:18

ri-ciao

adesso, sempre secondo me, è molto meglio. In questo modo, il viaggio ha un senso e crea anche un poco di attesa.

Due o tre dubbi ancora, vedi se per te hanno un senso:
- sfuocato è volontario? Non dico sia un errore, ma più sovente ho trovato 'sfocato'.
- di qualche pietanza al sacco. Per me, 'pietanza' evoca l'idea di cibo cucinato, da noi (Torino) si usa anche come quasi sinonimo del 'secondo', quindi un piatto di una certa pretesa. Nel tuo caso, si tratta di panini. Vedi se ti sembra giusto cambiare un po' la frase in relazione a questo.
- Sonno. Ho troppo sonno. Palpebre pesanti. Ossa rotte.
Game over.
Ma ho troppo sonno per dormire.
. 'Troppo sonno' ripetuto credo sia intenzionale, ma messo così mi sembra quasi una ripetizione non voluta. Personalmente, avrei messo 'ho davvero troppo sonno, per dormire.'
- - Torni a Genova?
- sì, devo. mi hanno chiamato per un colloquio
- e poi?
Attenzione a mettere sempre il maiuscolo dopo il trattino, a inizio discorso. È una regola che a quanto ne so ha ben poche eccezioni.

Sempre personalmente, poi, non amo troppo le citazioni di canzoni. Qui ce ne sono molte, e anche ben inserite a livello narrativo, e invece Alexandra ha commentato dicendo che le piacciono. Giusto, ognuno ha i suoi gusti.
Qualche volta, però, parlando con altri scrittori, loro si sono stupiti e mi hanno detto che non avevano proprio considerato l'idea che a qualcuno non piacessero o che potessero appesantire. Quindi, mi permetto di fartelo notare semplicemente per questo motivo.

Detto questo, e anticipando le correzioni che riterrai opportuno fare
CHIEDO LA GRAZIA

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francescocascione
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Re: Piazza A. (4929)

Messaggio#6 » martedì 19 luglio 2016, 0:45

Ciao Valter

Grazie. Ho visto i tuoi suggerimenti e qualcosa l'ho cambiato

Sfocato meglio... SfUocaro era latinorum. Grazie
Pietanza mi piaceva. Una questione di suoni.
Aver scoperto che ha un'accezione più alta rende quel passaggio ironico. Non voluta come intesa da te, ma devo ammettere che mi piace.

La critica al gioco ai rimandi alle canzoni la comprendo, ma a mia difesa che questo racconto, in origine, nasceva proprio per un contesto 'musicale'. Col tempo l'ho visto e rivisto, ma non ho mai messo in dubbio il rimando alle canzoni. Credo sia un ottimo aiuto per coinvolgere emotivamente chi legge, come in un film.

Grazie per l'appoggio

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Jacopo Berti
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Re: Piazza A. (4929)

Messaggio#7 » martedì 19 luglio 2016, 15:36

Ciao Francesco,
cominciamo col punto debole: il rimando alle canzoni. In generale non mi piace, mi sa di escamotage preso pari pari dal cinema, quasi le canzoni fossero colonna sonora del racconto. Ma il problema è che a te risultano familiari tutte, visto che le citi, a me solo Guccini e il tormentone "Salirò Salirò" di quell'altro. A qualcuno magari nulla di tutto ciò che citi è noto. Si capisce che vorresti che la gente leggesse le frasi intonando mentalmente la melodia, accompagnando la tua narrazione per analogia o antitesi. Ma ciò non può accadere se non si conosce e quelle delle canzoni diventano parole da saltare.
Per il resto mi piace, ha uno stile e una struttura chiari e mi pare funzionino.
Prima di chiedere la grazia ti chiedo: pensi di poter fare qualcosa perché anziché allontanare dal testo, le citazioni delle canzoni avvicinino ad esso anche chi non le conosce?
«Se avessimo anche una Fantastica, come una Logica, sarebbe scoperta l'arte di inventare» (Novalis, Frammenti)

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francescocascione
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Re: Piazza A. (4929)

Messaggio#8 » martedì 19 luglio 2016, 22:59

Dunque. Il rimando alle canzoni.

penso a quanto hai scritto da oggi pomeriggio, quando ho letto il tuo commento.
Hai ragione. Il rimando alle canzoni, ma anche a poesie - quelle note - è una scorciatoia, una scelta che è doverosa quando, ad esempio, hai un numero limitato di caratteri; milluminodimmenso e buona notte.

Ma non è questo il caso.
Il racconto nasceva - ormai un bel po' di tempo fa - senza i versi ma solo con riferimenti, neppure essenziali alle canzoni che cito; ed era una scelta fatta proprio per le tue stesse motivazioni. Il gioco era: chi le conosce le ritrova e il racconto diventa una specie di club mentre chi non le conosce legge il racconto cogliendo il senso di quelle canzoni ma senza 'doversele cantare'; una doppia chiave di lettura offerta a lettori diversi; un'occasione perché si incontrassero.

Per questa stesura ho cambiato idea per permettere anche a chi a quel club non apparteneva di entrare; io stesso ho ammesso del valore cinematografico (evocativo) della musica nel racconto.
Sarebbe ipocrita negarlo.
I versi però, i titoli (con l'eccezione di Guccini il cui titolo è nel titolo stesso del racconto) sono il mio invito; se lo accetti cerchi le canzoni di cui parlo - e magari scopri un autore davvero valido - se non lo fai av bene lo stesso, nessuna esclusione anzi; le liriche sono utili al racconto anche senza spartito (te o dice uno che ha conosciuto De André prima su un libro di testo - la Guerra di Piero accanto a Quasimodo - che alla radio).

La lunga premessa per rispondere alla tua domanda.

Non lo escludo. rileggendo potrei trovare nuove strade per includere lettori profani al disco di Silvestri ma allo stesso tempo ho paura che il racconto, legato alla memoria anche musicale del protagonista (e mia) a quel disco, diventi qualcosa d'altro. Per questo non mi sento di promettere nulla.

Grazie in ogni caso per la tua attenzione

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ceranu
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Re: Piazza A. (4929)

Messaggio#9 » mercoledì 20 luglio 2016, 11:31

Ciao Francesco, ho poco da dirti, il tuo stile mi piace, i tuoi temi anche. Quindi devo solo farti i complimenti e chiedere la grazia.
Un unica nota, so che in quegli anni si usava ancora la cassetta, ma forse aiuterebbe di più a contestualizzare il lettore CD. Cambia poco, ma dal mio punto di vista renderebbe di più il periodo storico ;)

Intanto: CHIEDO LA GRAZIA

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francescocascione
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Re: Piazza A. (4929)

Messaggio#10 » mercoledì 20 luglio 2016, 11:51

Grazie

Il lettore cd sul treno era una jattura ed ingombrante (te li dico da esperto). Personalmente ho viaggiato con aiwa fm/ cassetta fino mio primo creative mp3/fm
Grazie di cuore x complimenti

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ceranu
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Re: Piazza A. (4929)

Messaggio#11 » mercoledì 20 luglio 2016, 11:55

Me ne rendo conto, ma serviva solo per rendere più evidente il periodo. In quel periodo le cassette erano gia quasi completamente dismesse. Piuttosto aggiungi quella nota di malinconia sottolineando la voglia di non cambiare.

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francescocascione
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Re: Piazza A. (4929)

Messaggio#12 » martedì 26 luglio 2016, 0:06

Grazie a tutti per i suggerimenti e per gli apprezzamenti.

A questo punto non mi resta che rompere gli induci e procedere

SFIDO SPARTACO

e grazie

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Spartaco
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Re: Piazza A. (4929)

Messaggio#13 » martedì 26 luglio 2016, 0:22

Finalmente una Sfida.
Nei prossimi giorni scoprirai ce fine farà il tuo racconto.

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Peter7413
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Re: Piazza A. (4929)

Messaggio#14 » martedì 26 luglio 2016, 11:57

Non posso chiedere la grazia per questo racconto e cerco di spiegare il perché... Si basa in toto su un qualcosa che il lettore dovrebbe sapere e punta in tal modo la sua forza su qualcosa che già è dato e che non costruisce al suo interno. Non ho nulla contro Piazza Alimonda e Carlo Giuliani, ma non basta richiamarli per far si che un racconto possa essere sufficiente. Per me serve un lavoro più importante, qualcosa che vada a fondo dentro la questione, che ce la mostri, che dia al lettore tutti gli elementi perché mi rifiuto di dover considerare bello qualcosa solo perché basato su qualcos'altro.

Scusa la franchezza, ma ribadisco il concetto tutte le volte che mi c'incoccio...

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francescocascione
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Re: Piazza A. (4929)

Messaggio#15 » martedì 26 luglio 2016, 22:32

Buona sera Peter

apprezzo la tua franchezza, comprendo il tuo disappunto,ne prendo atto ma non mi sento di fare di più.
Quello che dici può apparire legittimo e lo sarebbe se il riferimento storico fatto non fosse - con ovvie eccezioni - memoria collettiva; il G8 di Genova non è tema di nicchia ma un qualcosa di tutti sanno qualcosa, come per la Guerra del Viet-nam, le guerre mondiali, l'11 settembre.

Nella stesura del racconto non ho avvertito la necessità di dettagliare perché, parere mio, non era questo il luogo, il contesto e soprattutto realizzare un racconto-documentario non era il mio scopo.

Il protagonista torna sul luogo del delitto, rivive le sensazioni (anche tramite la musica che ha in cuffia) di quel giorno e scappa.
Sono le emozioni, la forza del ricordo, il tema del racconto; i fatti sono il veicolo.

Fatti importanti, hai ragione, che andrebbero approfonditi, hai ragione, e che tutti dovrebbero conoscere a fondo per provare a comprendere a pieno, è vero. Ma non in questo contesto.
Personalmente mi sentirei soddisfatto se fossi riuscito a mettere una pulce in una delle orecchie dei lettori passati per questa pagina.

Il mese scorso, nel laboratorio, è stato molto bello un racconto in cui si parlava di mafia.
La forza di quel racconto non era nel contesto dettagliato, ma nelle emozioni che trasparivano.

Parere mio: contestualizzare oltre avrebbe tolto pathos, e i riferimenti puntuali (che per fortuna/purtroppo conosco piuttosto bene) sarebbero stati autoreferenziali, non avrebbero aggiunto nulla all'atmosfera che ho voluto creare.

Ovviamente resto rispettoso della tua opinione e grazie ancora per il tempo che mi hai dedicato.
Pa la Grazia spero di convincerti il mese prossimo :)

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Spartaco
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Re: Piazza A. (4929)

Messaggio#16 » mercoledì 27 luglio 2016, 0:20

Bravo Francesco, per quanto mi riguarda il tuo racconto vola in Vetrina!

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