CAPITOLO BENNI: Lista racconti ammessi e vostre classifiche

Il Capitolo si aprirà ufficialmente lunedì 1 agosto 2016

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CAPITOLO BENNI: Lista racconti ammessi e vostre classifiche

Messaggio#1 » domenica 21 agosto 2016, 12:46

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E siamo così giunti alla fine della prima fase di questo TERZO CAPITOLO del Camaleonte dedicato a Stefano Benni. Nessuna proroga questa volta per la consegna dei racconti, OTTO i racconti postati e TRE autori iscritti che non sono riusciti a completare il percorso e che quindi verranno squalificati per un Capitolo (Jacopo Berti, Barbara Comeles e S. Zaga) a meno che non riescano a commentare tutti e OTTO i racconti partecipanti (senza però produrre una classifica). Forza ragazzi, commentate e schieratevi ai nastri di partenza anche del prossimo CAPITOLO!

Ed eccoci al tempo per i commenti e le classifiche: la data per la consegna è fissata per: Domenica 4 settembre entro le 23.59.

Ecco gli otto racconti in gara:

Dalla E alla Z, di Maria Rosaria Del Ciello, 8904 caratteri
Partire è un po', di Andrea Dessardo, 4941 caratteri
Jessica Mon Amour e il Fantino, di Francesco Nucera, 9978 caratteri
Quando si ama davvero, di Francesco Cascione, 6866 caratteri
Il pesce volante, di Maurizio Bertino, 5754 caratteri
Plesìr d'amùr, di Valter Carignano, 9950 caratteri
Tutto il cosmo è paese, di Fernando Nappo, 8539 caratteri
La città senza colpa, di Ambra Stancampiano, 9950 (+ citazione)

NB: c'è un problema con la lunghezza del racconto di Ambra Stancampiano. Il racconto è sotto i 10000 caratteri, ma con la citazione li supera. Ora, non avendo specificato con chiarezza in fase di partenza che la citazione era considerabile come caratteri da aggiungere al racconto, credo di farmi portavoce di tutti nel dire che non incorre in squalifica e neppure in un malus. La prossima volta cercherò di essere più preciso in fase di definizione dei limiti da rispettare.

Come già detto, gli autori iscritti che non sono riusciti a consegnare (Jacopo Berti, Barbara Comeles e S. Zaga) potranno evitare la squalifica per il prossimo CAPITOLO se posteranno a loro volta, entro il termine richiesto, i propri commenti a tutti i racconti (non la classifica).

Ripeto che i commenti e le classifiche sono da consegnare entro le ore 23.59 del 04/08/2016 in risposta a questo tread.

E BUON CAPITOLO A TUTTI!



Fernando Nappo
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Re: CAPITOLO BENNI: Lista racconti ammessi e vostre classifiche

Messaggio#2 » sabato 27 agosto 2016, 14:51

Fare la classifica di questo capitolo del Camaleonte si è rivelato molto più difficile che nei due precedenti. Un po' per i tanti stili di Benni nel testo di riferimento, impossibile - almeno per me - decifrarli e capirli tutti, un po' perché alcuni racconti mi sono parsi più attinenti per stile narrativo, altri per il tema trattato... Avrei voluto poter mettere qualche ex aequo.
In generale, comunque, mi sembra che il livello medio dei racconti sia piuttosto alto.

1) Jessica Mon Amour e il Fantino, di Francesco Nucera
Ciao Francesco,
davvero un bel racconto, complimenti. Pur non essendo un accanito lettore di Benni e non avendo potuto studiare a fondo tutti gli stili che usa nel testo di riferimento (un po' perché non sono così bravo e competente, e un po' perchè sono davvero tanti e diversi in questa raccolta di racconti) devo ammettere che il tuo racconto m'ha lasciato un'ottima impressione e lo trovo in tema e adeguato come stile. Alcuni passaggi sono davvero molto divertenti, spassosissimi. Leggerlo mi ha divertito molto. I riferimenti all'attualità sono chiari e ben sfruttati.
Ho trovato un paio di refusi, ma non me li sono segnati e non li ritrovo più. Se li ribecco te li segnalo.
Al momento, a mio parere, il più benniano fra quelli letti finora.

2) Il pesce volante, di Maurizio Bertino
Ciao Maurizio,
racconto molto divertente, i dialoghi, serrati e a tratti davvero comici, sono sempre ben attribuibili, e questo mi sembra un merito non da poco anche considerando che ci sono parecchi interlocutori in gioco. Nonostante i fatti e lo svolgimento del racconto siano diversi da quello di riferimento (non c'è la contrapposizione netta tra due personaggi, come il folletto e Vantoni) lo stile narrativo dialogico lo imita molto bene. Direi che sei riuscito a ottenere uno stile molto benniano, surreale e comico quanto basta. Al momento, ma ancora ne devo leggere, se la gioca per la parte alta della classifica.

3) La città senza colpa, di Ambra Stancampiano
Ciao Ambra,
mi sembra che il tuo raccconto sia abbastanza aderente allo stile di Benni, così come il tema che hai utilizzato, tutto declinato sulla responsabilità sociale. Il finale paga pegno, a mio avviso, a un eccesso di moralismo un po' troppo esplicitato. Però che alla fine la colpa finisca per essere del nano è un bel colpo, divertente e azzeccato.
Non so come fosse la versione extended, ma questo mi pare già molto buono così.

4) Dalla E alla Z, di Maria Rosaria Del Ciello
Ciao Maria Rosaria,
premetto che, al contrario di Francesco, di Benni ho letto molto poco oltre al testo di riferimento per questa edizione del Camaleonte, perciò ci andrò coi piedi di piombo coi commenti sullo stile. Detto questo, devo ammettere che leggendo il tuo racconto ho avuto la sensazione che fosse ispirato proprio al primo dei due che citi. Buon segno, direi.
Il racconto è piacevole, e l'argomento mi sembra indovinato, un ottimo spunto in assoluto e comunque ben in linea con quelli spesso trattati da Benni. Trovo anch'io che la prima parte sia un po' meno fluida della seconda e sono del parere che possa dipendere dalla mancanza dei dialoghi che nella seconda movimentano non poco.
Interessante l'evoluzione (involuzione?) sia della madre del protagonista che della moglie. Mi piacciono anche i rilanci alla gomma rosa.
Un racconto molto buono a prescindere, e secondo me anche in ottica Camaleonte.

5) Quando si ama davvero, di Francesco Cascione
Ciao Francesco,
bella l'idea di riscrivere il racconto visto dalla controparte, complimenti. Originale. Mi pare anche ben scritto e ben in linea col racconto originale di Benni.Come ha sottolineato Valter, il linguaggio ricorda molto quello usato da Benni per il suo personaggio maschile; se il racconto fosse tuo questa somiglianza sarebbe stata forse meno adeguata, ma in questo caso, e considerando lo scopo del camaleonte, credo che rendere più femminile la voce del tuo personaggio avrebbe fatto perdere al tuo racconto un po' della sua notevole somiglianza con l'originale.
Mi pare una buonissima prova.

6) Plesìr d'amùr, di Valter Carignano
Ciao Valter,
il tuo racconto è piacevole e si legge volentieri. Si capisce che la storia, che forse pecca un poco di originalità, è una storia di paese. Lo stile mi sembra buono, anche se ci sono delle cose che mi portano un po' fuori. Un esempio sono le parole straniere pronunciate dal Bignola così come si pronunciano che il narratore evidenzia in corsivo compiendo una piccola, ma per me fastidiosetta, intrusione. Anche se è vero che poi ci spiega che il Bignola lo fa abitualmente tramite la questione del nome del locale, Ruaiàl e Ching Còffi,. Magari è un meccanismo usato anche anche da Benni nel testo di riferimento, ma al momento mi sfugge. Lo verificherò. Anche certi lombardismi sono un po' triti, come il classico testina.
Quello che mi ha messo in difficoltà è stato il Bignola che saluta Giacomino all'inizio della seconda parte. Ero rimasto col Bignola, il Carlone e la Cinzia e in un primo momento non ho capito che il Bignola, data l'ora, stava solamente salutando un altro abitudinario del bar.
L'ambientazione però è ottima, e i personaggi ben caratterizzati.

7) Partire è un po', di Andrea Dessardo
Ciao Andrea,
come ho già avuto modo di specificare, non sono un esperto di Benni e non ho letto molto al di fuori del testo di riferimento. Quindi ridurrò al minimo i commenti sullo stile. Comunque sia, anche se tu non l'avessi specificato, il richiamo all'autogrill horror è evidente, sia nei contenuti che nel modo in cui è scritto, e questo è un buon punto di partenza, visti gli obiettivi del contest. In particolare ho notato i primi dialoghi senza simboli e alcune frasi con ripetizioni e punteggiatura assente, come nel racconto d'esempio.
Il racconto, di per sé ben scritto e divertente, però non mi soddisfa appieno in riferimento al contest. Credo sia perché la vicenda si svolge in maniera molto più diretta, tutta nell'aeroporto. Inoltre, a mio parere, e quindi opinabile, ho l'impressione che nel racconto di Benni la parte più propriamente horror vada ricercata nel percorso tra i corridoi dell'autogril, più ancora che nel finale. Ma il percorso delle tue protagoniste nel duty-free mi sembra troppo breve per sortire lo stesso effetto, credo anche per la brevità del racconto.
Un appunto: a mio avviso, la voce dello speaker che annuncia il volo o l'imbarco sarebbe meglio metterla in corsivo, per staccarsi dalla parte raccontata e non ingenerare confusione.

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ceranu
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Re: CAPITOLO BENNI: Lista racconti ammessi e vostre classifiche

Messaggio#3 » lunedì 29 agosto 2016, 22:16

Premetto che non è stato facile fare la classifica. Non c'è un racconto scritto male o che non incontri i miei gusti, quindi chiedo scusa a chi rimarrà deluso dalle mie scelte.

Commenti in ordine sparso:

Dalla E alla Z, di M. R. Del Ciello

Ciao Maria Rosaria, bella prova.
Parto premettendo che sono un lettore accanito di Benni. È stato il primo, e forse l'unico, autore di cui ho consumato ogni singolo libro. e che quindi temevo di infuriarmi leggendo i racconti, invece non è stato così. Mi avete stupito tutti e ora il problema sarà fare una classifica.
Il tuo racconto ha nella sua idea un grandissimo punto di forza. Tutte le sigle che ci assillano da decenni sono l'incubo dell'intera famiglia della protagonista che vede nello Z-ucchero la possibile fine. Ottimo spunto, gestito molto bene. 
Devo trovare un difetto nel racconto, altrimenti non riuscirò a dormire per i prossimi mesi, quindi posso dirti che la prima parte poteva essere un po' più brillante. Nel leggerlo ho avuto l'impressione che l'inizio sia un po' legato nella narrazione, cosa che invece non è nella seconda parte, dove fila alla perfezione. 
Insomma, un racconto ottimo, degno del vero Benni.
Brava!

La città senza colpa, di Ambra Stancampiano

Ciao Ambra, bellissima prova. Lo stile di Benni c'è sia nei dialoghi che nel tema trattato. Abbiamo anche il surreale in primo piano, quindi non ho critiche da muoverti. Leggendo il racconto non potrei pensare al resto delle battute che hai tagliato, va bene così. 
Insomma: un racconto Benniano, frizzante, divertente e dalla tematica scottante. Complimenti!

Plesìr d'amùr, di Valter Carignano

Ciao Valter, il racconto è piacevole e si legge volentieri, ma lo vedo abbastanza lontano dal mondo do Benni. Mi spiego, la storia di paese è uno dei suoi punti di forza, quindi l'argomento è centrato in pieno, ma trovo lo stile troppo curato e la trama poco surreale. Benni inserisce sempre degli elementi surreali. 
Detto questo, il racconto mi piace, la storia d'amore è divertente, ma manca un po' di pepe. 
In conclusione, una buona ambientazione, dei bei personaggi, ma una trama poco originale. 
Ciao

Partire è un po', di Andrea Dessardo

Ciao Andrea, ho trovato il tuo racconto divertente e ho apprezzato lo sforzo di imitare Benni. 
Apprezzo i dialoghi, mi sono piaciuti molto, mentre in alcuni passaggi, la mancanza di virgole si è fatta sentire. 
Rispetto al consiglio di Fernando, io ti suggerisco di mettere in maiuscolo le frasi dell'altoparlante. 
Nel complesso è un racconto gradevole, ma temo manchi la denuncia che contraddistingue i testi di Benni. 
Ciao

Il pesce volante, di Maurizio Bertino

Ciao Maurizio, Anche nel tuo caso direi che stile e tema sono centrati. C'è la giusta ironia e il giusto surreale. Non ho appunti da muoverti, la lettura è gradevole e il ritmo incalzante. Non si sente la mancanza di descrizioni e i dialoghi, anche se a più persone, sono tutti comprensibilissimi. Sappiamo sempre chi sta parlando e questo non è poco. 
Direi che anche la tua è una buona prova. Bravo!

Tutto il cosmo è paese, di Fernando Nappo

Ciao Fernando.
La fantascienza di Benni non è semplicissima da affrontare. Ci vuole poca credibilità che sia credibile. E in questo racconto c'è tutto, bravo. Il tema è centrato, l'ironia c'è e anche lo stile si accosta bene. L'unica cosa che non mi è piaciuta del racconto, su cui potevi lavorare meglio, sono gli slogan. Sono carini, ma non i convincono. 
Nel complesso è un buon racconto in cui c'è tanto Benni e tanto divertimento. Bravo!

Quando si ama davvero, di Francesco Cascione

Ciao Francesco. Il racconto mi piace e lo stile si avvicina molto a quello di Benni. Ho solo il dubbio, dato più dalla mia inesperienza nel Camaleonte che dal racconto. Il tuo scritto, senza il racconto originale, potrei apprezzarlo comunque. Sarebbe un racconto fatto e finito? Se non fosse così, dovrebbe incidere nel giudizio? 
Sono risposte a cui non so trovare una risposta, quindi me ne frego e vado avanti. Hai trattato uno dei temi preferiti da Benni: i Tiranni con la t maiuscola. Quindi bene. Poi ci hai messo il rapporto con la stampa e anche questo è bene. Direi che hai lavorato seguendo alla lettera il suo modus operandi, quindi è un lavoro ineccepibile. 
Bravo!
Ora verrà la parte più difficile, ossia classificarvi. Ho le idee confuse, quindi farò passare qualche giorno.

Classifica:
1. La città senza colpa, di Ambra Stancampiano
2. Dalla E alla Z, di M. R. Del Ciello
3. Il pesce volante, di Maurizio Bertino
4. Tutto il cosmo è paese, di Fernando Nappo
5. Quando si ama davvero, di Francesco Cascione
6. Partire è un po', di Andrea Dessardo
7. Plesìr d'amùr, di Valter Carignano

valter_carignano
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Re: CAPITOLO BENNI: Lista racconti ammessi e vostre classifiche

Messaggio#4 » lunedì 29 agosto 2016, 22:38

Ciao a tutti
ecco la mia classifica. Mai come in questo caso mi sarebbe piaciuto semplicemente leggerli, e per ognuno sarei stato soddisfatto (non lo dico per piaggeria, che ci guadagnerei?). Mi prendo però un attimo per ringraziare tutti dei commenti al mio racconto, degli apprezzamenti e delle critiche: queste ultime credo siano giuste e cercherò di lavorarci.
Tornando al contest, sette a pari merito al primo posto mi pare che il regolamento non lo consenta, e d'altra parte ammetto di non avere le competenze per giudicare con un minimo di credibilità quale racconto sia più 'benniano' degli altri.
Per cui per la classifica che segue mi sono fatto guidare dall'emozione che mi hanno suscitato in prima lettura e da una rilettura diversi giorni dopo. Un criterio davvero personalissimo, che inevitabilmente dipende anche dal momento in cui li ho letti e dal mio stato d'animo.

1 LA CITTÀ SENZA COLPA
2 TUTTO IL COSMO È PAESE
3 JESSICA MON AMOUR E IL FANTINO
4 IL PESCE VOLANTE
5 DALLA A ALLA Z
6 PARTIRE È UN PO
7 QUANDO SI AMA DAVVERO
_______________

TUTTO IL COSMO È PAESE
ciao
Non giudico lo stile in relazione a Benni, lo faranno altri più esperti di me e/o i moderatori. Personalmente, in tutti i casi, trovo migliore il Benni teatrale, rispetto a quello dell'opera di riferimento, e il tuo racconto me lo ricorda molto nella freschezza e nell'ottimo ritmo.
I dialoghi sono ottimi, i prodotti/invenzioni sono giustamente stupidi e solleticano i bisogni più elementari dell'acquirente, il venditore è un vero maestro... bel racconto. Bravo.

LA CITTÀ SENZA COLPA
Ciao
tranne che per la tua descrizione non so come fosse l'extended version, ma secondo me questa che hai postato è davvero molto, molto efficace.
Concordo con te che Il folletto delle brutte figure è una satira del perbenismo, secondo alcuni molto riuscita, secondo altri un po' facile. Quindi il tuo riferimento secondo me è azzeccato.
Non giudico lo stile in relazione a Benni, lo faranno altri più esperti di me e/o i moderatori. Il racconto per me è molto buono, scorre veloce e leggero e rende benissimo la tragica e grottesca situazione di un certo Paese mitologico e mai esistito che assolutamente non ha nulla in comune con il nostro.

IL PESCE VOLANTE
Ciao
Non giudico lo stile in relazione a Benni, lo faranno altri più esperti di me e/o i moderatori.
Leggo che la tua intenzione era
fare interagire più personaggi senza presentarli se non attraverso il puro e semplice dialogo.

e secondo me ci sei riuscito perfettamente. Inoltre, il dialogo è molto serrato, quasi cabarettistico (in senso buono, mi immagino magari Brignano a interpretarlo) e ti spinge di corsa vero la conclusione.
Conclusione che forse era inevitabile, o almeno lo era per me, ma questo non toglie nulla al racconto, che vive delle acrobazie della parola.
Per me, davvero un buon lavoro.

QUANDO SI AMA DAVVERO
ciao
in genere tendo a lasciare ad altri più esperti e ai moderatori il giudizio sull'aderenza allo stile del testo di riferimento, anche perché credo che ciò che per uno sua 'aderenza' per un altro sia 'scimmiottare', e ognuno ha giustamente il suo metro di valutazione.
Nel tuo caso, però, credo che tu abbia fatto un ottimo lavoro nel raccontare la vicenda 'dall'altra parte', e mi sembra azzeccata anche l'idea di base. Le lettere sono scritte in un linguaggio che ricorda molto quello della controparte maschile, forse - ma è un'opinione puramente personale - avrebbero potuto essere più femminili.
In tutti i casi, credo sia davvero una bella prova.

JESSICA MON AMOUR E IL FANTINO
ciao
'storia di paese' bella, divertente, ovviamente ben scritta. Che altro dire? Sull'aderenza allo stile specifico del testo di riferimento lascio la parola ai moderatori, come già per il capitolo Gaiman per me quello che importa è il mood generale, e tendo sempre a porre attenzione più al racconto in sé, senza soffermarmi troppo sui paragoni.
Racconto che secondo me funziona molto bene, si scalda all'inizio e poi decolla, per terminare con quel tocco di 'tramonto' che gli dona quasi una forma circolare. Bello.

PARTIRE È UN PO'
ciao
lascio come anche nel caso degli altri racconti il giudizio sullo stile più o meno consono al testo di riferimento ai moderatori. Riguardo al tuo racconto in sé, devo dire che inizialmente mi ha - come dire - allontanato un poco, sarà che in passato ho letto cose in qualche modo sperimentali che utilizzavano uno stile simile al tuo, non mi sono piaciute e anzi le ho trovate velleitarie e fini a se stesse.
Invece no, nel tuo caso non credo affatto che sia così. Mi sono trovato coinvolto nella tua narrazione, nel tuo ritmo, nelle tue descrizioni 'avant-pop'. E spiazzato dal finale, ma che comunque nella banalità e povertà dell'immaginario di cui dai conto ci sta (quello del mondo che ritrai, non il tuo, magari inutilmente ma lo specifico).
Quindi, a mio parere, ottimo racconto.

DALLA E ALLA Z
ciao
lascio il giudizio riguardo alla coerenza o meno con il testo di riferimento ai moderatori. Personalmente, tendo a pensare più a un 'farsi ispirare' dal tema che non un 'seguire lo stile molto da vicino'. So che è una posizione personale (che naturalmente non giustifica i miei errori) ma mi rendo conto che non riesco a pensarla che così.
Detto questo, un ottimo racconto, ben scritto (vabbè, questo è ovvio) con una bella circolarità quasi da tragedia greca. E in effetti, lo si potrebbe leggere anche così, con il tentativo sempre frustrato di ritorno alla natura e il padre che muore semplicemente perché lo hanno voluto gli dei, senza nessun reale motivo.
Lettura molto piacevole e originale l'idea di fondo. Ottimo.

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maria rosaria
Messaggi: 687

Re: CAPITOLO BENNI: Lista racconti ammessi e vostre classifiche

Messaggio#5 » martedì 30 agosto 2016, 9:48

Ciao a tutti.
Eccomi qui per stilare questa benedetta classifica...
I racconti sono tutti molto belli, qualcuno mi ha colpito per l'idea, qualcuno per lo stile con cui è stato scritto.
Ad ogni modo, e essendo la prima volta che mi cimentavo con il Camaleonte, tutti mi avete stupito.
E anche se non siete tutti al primo posto, siete comunque fantastici!

Di seguito i commenti e in fondo la classifica:

LA CITTA’ SENZA COLPA (A. Stancampiano)

Mi ha colpito molto il tuo racconto per il modo in cui hai usato i dialoghi: veloci, divertenti, ironici. Con il dialogo hai disegnato un mondo, una società, dove la colpa è di tutti e di nessuno allo stesso tempo. Dove le responsabilità si rimpallano da Tizio a Caio a Sempronio in un percorso quasi infinito.
Bella rappresentazione parodistica del nostro mondo squinternato, in linea, a mio avviso, con lo stile di Benni.

PLESIR D’AMOUR (V. Carignano)
Bello! Una storia d’amore romantica in stile Benni. Divertente l’idea delle parole straniere che si scrivono come si pronunciano. Ottima l’atmosfera di bar di paese che hai saputo creare e ottima la caratterizzazione dei personaggi. Il racconto forse più interessante per fluidità della scrittura e rappresentazione dei personaggi e dell’ambientazione.

PARTIRE E’ UN PO’ (UN NON-LUOGO FRESCO, PULITO, ESENTASSE) (A. Dessardo)

Complimenti. Qui si tratta proprio di un horror! Perdere il volo per colpa di uno steward che fa lo spiritoso è proprio terrificante.
Non era facile riuscire nel genere horror ma tu ci sei riuscito e hai saputo farlo usando tutta la vena grottesca degna di Benni.
Lo stile di scrittura senza punteggiatura (ma più che altro si tratta di un mio limite) un po’ mi ha ostacolato nella lettura, nonostante anche Benni utilizzi questo espediente.
Va però detto che, tralasciando i miei gusti, in questo caso la scrittura riesce a dare al racconto quel senso di angoscia che volevi e sei riuscito ad accentuare.

JESSICA MON AMOUR E IL FANTINO (F. Nucera)

Impossibile non ritrovare in questo racconto alcuni personaggi della nostra storia più recente. Il Fantino è veramente un personaggio forte che, tutto sommato, poco si discosta dalla versione reale… ;-)
Sei riuscito a ottenere una parodia tipica dei migliori racconti di Benni anche se, forse, hai un po’ pigiato troppo sul pedale. Forse avrei calcato meno la mano, ma posso anche sbagliare anche perchè non conosco Benni in maniera approfondita e puntuale.
Ottimo il finale.

IL PESCE VOLANTE (M. Bertino)

Anche qui un ottimo utilizzo dei dialoghi grazie al quale hai costruito un racconto divertente e surreale. Non si perdono mai di vista gli interlocutori e, malgrado le voci molteplici, la lettura non ne risulta affaticata. Purtroppo quello che non ho trovato è stato quel tanto di denuncia sociale, di messa in ridicolo di alcuni aspetti della nostra società, tipica, a mio avviso dei racconti di Benni.

TUTTO IL COSMO E’ PAESE (F. Nappo)

Che i rappresentanti fossero degli alieni l’ho sempre pensato, soprattutto per la capacità di rendere meravigliosa a parole qualunque cosa vendano. Bene, qui il rappresentante è un alieno vero! Un extraterrestre! E ancor più fantascientifica è la casalinga la cui unica “fatica” consiste nel dover accendere più telecomandi. Molto divertente la tua idea e molto ben gestita.
Mi sarei, a dir la verità, aspettata un finale diverso, nel senso che mentre leggevo mi chiedevo “dove starà la fregatura?”. Invece la fregatura non c’è stata, la casalinga è rimasta soddisfatta. Ora che ci penso: più fantascienza di così…

QUANDO SI AMA DAVVERO (F. Cascione)

Ottimo il tuo spunto di raccontare la storia attraverso le lettere scritte dalla donna a Giampietro.
Divertente anche se (e lo dico più a me che a te) avresti potuto calcare la mano sugli aspetti ridicoli della situazione. Lo so, non è semplice. Anche io ho avuto il terrore di fare la “caricatura” di Benni. Però una cosa potevi farla: inserire, come del resto c’è nel racconto originale, una frase ripetuta in ogni lettera. Una sorta di tormentone. Benni usa l’espressione “Sospetto, sospetto, sospetto. Ecco cos’è la tua vita”. Tu avresti potuto ripetere (perché in due casi usi il verbo ammettere) “Ammetterai che tutta la vicenda è veramente equivoca”. Ma questo è solo un banale esempio.



1) PLESIR D’AMOUR (V. Carignano)
2) JESSICA MON AMOUR E IL FANTINO (F. Nucera)
3) LA CITTA’ SENZA COLPA (A. Stancampiano)
4) TUTTO IL COSMO E’ PAESE (F. Nappo)
5) PARTIRE E’ UN PO’ (UN NON-LUOGO FRESCO, PULITO, ESENTASSE) (A. Dessardo)
6) IL PESCE VOLANTE (M. Bertino)
7) QUANDO SI AMA DAVVERO (F. Cascione)
Maria Rosaria

Andrea Dessardo
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Re: CAPITOLO BENNI: Lista racconti ammessi e vostre classifiche

Messaggio#6 » martedì 30 agosto 2016, 10:17

E' stato davvero difficile stilare la classifica perché i racconti, giustamente, considerando il modello cui c'ispiravamo, erano tra loro molto diversi, eppure tutti o quasi molto aderenti a Benni. E così, lo ammetto, nel metterli in fila uno dietro l'altro sono stato condizionato dalle sensazioni che mi avevano ispirato i corrispondenti racconti di Benni: alcuni - un paio - mi sono molto piaciuti, tanti altri mi hanno lasciato quasi indifferenti, altri mi hanno deluso; parlo però di Benni, sia chiaro, non dei vostri, che ho trovato tutti davvero ben fatti, lo dico senza piaggeria.

1) Plesìr d'amur (Valter Carignano)
Ho letto il racconto proprio di gusto, trovandolo incredibilmente vicino allo stile di Benni. In seconda lettura però, penso di poter dire che i lombardismi che metti in bocca ai personaggi tradiscano un po' le origini dell'emiliano Benni e che il ritmo della storia non è veloce come quello solito di Benni in situazioni come queste. I personaggi e le situazioni sono però caratterizzati benissimo, con alcuni tratti surreali che s'avvicinano moltissimo all'originale. La storia, alla fine, delude un po', non c'è alcun colpo di scena, si chiude sottotono ed è un gran peccato.

2) Jessica Mon Amour e il Fantino (Francesco Nucera)
Ottimo racconto nell'imitazione di Benni, anche di quelle che, a mio parere, sono sue ingenuità. La mimesi è molto buona nello stile, nel lessico, nel ritmo, nei contenuti, nelle esagerazioni assurde e anche negli intenti satirici; l'ingenuità è che il riferimento a Berlusconi è fin troppo chiaro e la parodia assai facile, ma anche questo, mi sembra, è caratteristico di Benni. Perfetto l'esergo con Lino Banfi, spettacolare, permette d'iniziare la lettura con il giusto spirito.

3) Tutto il cosmo è paese (Fernando Nappo)
Trovo molto indovinata la storia, pienamente benniana per tema, ironia, satira sociale e anche, in maniera piuttosto convincente, nello stile, nell'assoluta normalità con cui viene trattato l'assurdo. Forse, per il mio gusto personalissimo, la satira è fin troppo accentuata e scoperta, un po' prevedibile, ma a mio parere lo è spesso anche quella di Benni, quindi in questo contesto non è un problema. Neanche a me entusiasmano gli slogan dei prodotti, che avresti potuto rendere meglio, invece è assolutamente perfetta l'epigrafe da Karl Kraus!

4) Il pesce volante (Maurizio Bertino)
Lo stile stralunato e il gusto per l'assurdo sono molto benniani e qui riprodotti molto bene, per quanto la storia si distacchi notevolmente da quella cui s'ispira, sia per il contenuto e la trama sia per – chiamiamola così anche se è improprio – la morale, ma non è scritto da nessuna parte che si debba fare un calco perfetto (anzi, meglio rielaborare). Secondo me tiri avanti la storia un po' troppo a lungo, appesantendola (avrei preferito, in questo caso, l'unità aristotelica). Comunque una prova assai buona.

5) La città senza colpa (Ambra Stancampiano)
Lo stile e l'ambientazione mi sembrano assai aderenti alla prosa di Benni, come pure la tematica sociale; forse, secondo me, c'è un eccesso di moralismo e la spiegazione finale esplicita si discostano un po' dall'autore di riferimento, che anche nel criticare la nostra società, mi pare, preferisca rimanere nel campo dell'assurdo, ma di Benni ho letto solo “Il bar sotto il mare” e “Dottor Niu”. Complimenti per la pazienza nell'editing! In questo caso funzionale al racconto.
Non so che cosa tu abbia tagliato, il racconto va bene così com'è nel ritmo e nell'azione.

6) Dalla E alla Z (Maria Rosaria Del Ciello)
L'idea alla base del racconto è molto arguta e molto benniana, sviluppata in maniera coerente con un buon equilibrio di satira sociale e gusto per il surreale. Trovo anch'io che il racconto acquisti d'intensità strada facendo, partendo un po' fiacco. Secondo me avresti potuto (e dovuto) osare di più, esagerando gli aspetti grotteschi del salutismo e le contraddizioni della società dei consumi, invece sei rimasta un po' in superficie, secondo me poco aiutata dalla scelta della narrazione in prima persona, che limita lo sguardo sulla società nel suo complesso.

7) Quando si ama davvero (Francesco Cascione)
Originale l'idea e assai buona la resa del testo. Trovo in realtà estranea alla struttura del libro la premessa, in cui il narratore spiega chi è e il contesto del suo racconto: nella raccolta di Benni ciò non capita mai (a dire il vero lo trovo un punto debole di Benni, perché alla fine la cornice del bar sotto il mare è un puro pretesto fine a se stesso, che non aggiunge pressoché nulla al libro).
Penso che avresti potuto caratterizzare maggiormente in senso femminile le lettere, non avrebbe inficiato sull'imitazione. Ultima nota: le tue lettere confermano perfettamente quanto scritto da Benni, ma sarebbe stato più divertente, secondo me, se l'avessero confutato, svelando degli equivoci.

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Peter7413
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Re: CAPITOLO BENNI: Lista racconti ammessi e vostre classifiche

Messaggio#7 » domenica 4 settembre 2016, 17:34

Due parole sulla classifica: non c'è un racconto che non abbia apprezzato.
Quindi come classificare? Beh, in fondo ho messo il racconto di Carignano che è quello in cui, meno che in altri, ho percepito Benni (oltre che a un certo disequilibrio tra la prima parte e la conclusione). Poi quello di Nucera che, pur perfettamente benniano, non ha proprio incontrato i miei gusti. Poi Cascione, di cui ho apprezzato il remake a parti invertite, anche se penso che come racconto a se non possa molto reggersi, almeno allo stato attuale. Quarto Nappo di cui ho apprezzato il racconto, ma che mi ha permesso di spendere due parole sulla fantascienza benniana che, davvero, esiste da ben prima di Benni, almeno a mio parere. Terza la Del Ciello con un testo davvero ben pensato che ha qualche cedimento interno (va rivisto qua e là). Secondo Dessardo con un racconto che dopo la prima lettura avrei messo in fondo, ma che poi si è disvelato come un piccolo gioiello, almeno per la mia sensibilità perché c'è sia sperimentazione che critica sociale (in questo caso dell'insostenibile leggerezza del nulla della nostra esistenza). Infine, prima per me, la Stancampiano con un racconto che, davvero, non capisco come potesse funzionare con 20000 caratteri (o almeno quella mi sembra la prima size di cui abbia parlato) perché mi sembra perfetto così.
In definitiva, bravi tutti


1) “La città senza colpa”, di Ambra Stancampiano
Ottima prova, davvero. Il racconto si legge bene, la mimesi rispetto a quello che hai dichiarato come fonte d'ispirazione è quasi perfetta. Il finale è la ciliegina perfetta, anche se calcherei di meno sulla sfuriata del nano che rischia di passare per eccessivamente moralista. Ho notato che hai anche usato i trattini, come nell'antologia. Ci avevo pensato anch'io, ma alla fine ho desistito pensando che poi, comunque, in vetrina (caso mai ci fosse arrivato) sarebbe stato editato per conformarlo alla linea editoriale. Un ottimo racconto.
2) “Partire è un po’”, di Andrea Dessardo
Non c'è che dire, hai sperimentato uno stile assolutamente "sperimentale", in piena filosofia benniana (o perlomeno quella che ho percepito sua dalla lettura del testo di riferimento) e hai fatto centro. "Vivi la vita con leggerezza e con leggerezza ti fregheranno", questo il messaggio e in effetti c'è molto anche di attuale, di riferito alla nostra attuale società. Alla fine il ghigno dello steward rimane in testa e anche bello forte. Per me un racconto più che riuscito, soprattutto dopo una lunga riflessione (l'ho letto e poi mi sono preso un paio d'ore prima di commentare).
3) “Dalla E alla Z”, di Maria Rosaria Del Ciello
Un racconto arguto e ben scritto. A livello di percezione personale, ho sentito una leggera fase di stanca nella parte centrale con alcune ripetizioni che tendono a rallentare la lettura, ma credo sia più dovuto a una poco attenta revisione, quindi niente di grave. Ottimo il finale, è perfetto e da un boost al tutto non indifferente. Sempre a livello di percezione siamo dalle parti di Benni con un gusto dell'assurdo, in questo caso molto reale, ben calcato e reso. Direi una prova davvero buona.
4) “Tutto il cosmo è paese”, di Fernando Nappo
Un racconto simpatico e ben scritto. Se sia benniano o meno non so dire, ma di sicuro è di fantascienza e con questo mi chiedo come si possa definire "benniano" qualcosa che leggo fin da bambino sui testi di fantascienza degli autori anni '50. Beninteso, non è una critica a te, ma a questo autore che non conoscevo bene e che, almeno dalla lettura del testo di riferimento del mese, mi ha dato l'idea di abile e assai tronfio. Certo, sperimenta e va sulla critica sociale, ma chi non lo fa? E la fantascienza non è tale perché ha le astronavi e le spade laser, ma perché parla di un futuro che parla di noi e nel farlo è molto più sottile di quanto non si possa pensare. Detto questo, ripeto, racconto che mi è piaciuto, ma che "ho già sentito", ma non da Benni, bensì da tanti altri autori prima di lui. (Si capisce che non ho apprezzato Benni?) :D
5) “Quando si ama davvero”, di Francesco Cascione
Non ho apprezzato per nulla l'introduzione, potevi evitarla per due motivi:
1) toglie autonomia al racconto
2) Benni non introduce alcun racconto della raccolta, quindi vai proprio in contrasto con la filosofia di base della stessa.
Detto questo, il resto è davvero molto buono e la mimesi mi sembra ineccepibile. Il testo si legge che è un piacere ed è tutto molto "benniano", perlomeno in riferimento al testo che abbiamo studiato.
Bel lavoro.
6) “Jessica mon amour e il Fantino”, di Francesco Nucera
Devo essere sincero: il racconto non mi è piaciuto. Troppo ripetuto e ancora e ancora il parallelismo con la nostra Storia recente. Tra l'altro, mi ha dato l'impressione anche di storia già sentita e non mi ha colpito tranne per alcune immagini decisamente brillanti da te evocate. Chiaro, Benni e anche questo e la mimesi è riuscita, ma dovendo inserirti in una classifica di un Capitolo con tante prove riuscite devo basarmi anche sul mio gusto personale e ho come il sospetto che, conoscendomi, tu potessi immaginare il mio giudizio a riguardo. Non ci posso fare niente, questo tipo di approccio mi infastidisce e non ne faccio certo colpa dell'autore. Forse fosse stato ancora più compresso sarei stato in grado di accettarlo meglio.
7) “Plesir d’amur” di Valter Carignano
Un racconto piacevole, si legge bene, sembra quasi una pagina mancante di quel film francese poi remekkato in Italia, mi sembra si chiamasse "Giù al Nord" o qualcosa di simile. Però... Lo allungherei dando più importanza alla figura dello straniero, la mia percezione è che dopo una prima parte equilibrata, lenta il giusto, tu parta fin troppo spedito verso l'epilogo dopo l'incontro con il postino. Ecco, qualche migliaio di caratteri in più penso possa dargli un maggiore equilibrio generale, ne sento il bisogno. Sulla mimesi con Benni non riesco a esprimermi, mi sembra manchi un po' di follia sua, ma lascio la parola ai moderatori.

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Re: CAPITOLO BENNI: Lista racconti ammessi e vostre classifiche

Messaggio#8 » domenica 4 settembre 2016, 19:19

Ciao a tutti,
come avete già detto, il livello stavolta era altissimo ed è stato davvero difficile classificarvi. I racconti mi sono piaciuti tutti, molti secondo me meriterebbero una vita propria al di fuori di questo contest, altri erano così perfettamente mimetici che mi hanno quasi emozionato. In classifica ho privilegiato quelli che secondo me avrebbero ragione d'esistere anche al di fuori del contest, per l'aderenza allo stile abbiamo i moderatori. :)
A mio parere scegliere una raccolta di racconti così eterogenea è stata una buona idea, perché ognuno ha trovato uno stile che poteva essergli più congeniale degli altri e ha prodotto un gioiellino ;)
E adesso bando alle ciance, commenti sparsi e classifica in fondo.

Dalla E alla Z
Ciao Maria Rosaria,
hai scritto un racconto terribile, divertente, tragicomico e molto benniano.
Non concordo con chi ti consigliava di calcare ancora di più la mano, secondo me è perfetto così: scorre con leggerezza e divertimento, la voce è perfettamente credibile e c'è già abbastanza nonsense nel non detto e nel nostro assurdo quotidiano mediatico fatto di isterie :)
Ho molto apprezzato i tuoi personaggi, secondo me sono costruiti benissimo, e in particolare ho un debole per il padre; in più hai trattato un tema molto tuo, con divertimento e cognizione di causa, rendendo questo racconto personale e non un mero esercizio di stile.
Insomma, bravissima! :)

Partire è un po'
Ciao Andrea,
lo stile del racconto va benissimo ed è estremamente aderente a quello di Autogrill Horror, anche se una tale concentrazione di iperboli tecniche rischia (come nel mio caso) di smarrire il lettore (soprattutto nei periodi senza neanche una virgola) e affaticarlo un po'.
Mi sembra però che il tuo pezzo sia un vero e proprio esercizio di stile più che un racconto con un'anima e che non potrebbe avere ragion d'essere anche al di fuori di un contest imitativo come questo. E qui a mio modo di vedere "sfori" totalmente la poetica di Benni, che affronta invece temi scottanti o drammatici con leggerezza e gusto per l'assurdo.
In più, mi sembra che le motivazioni dei tuoi personaggi (in particolare quelle dello steward) siano praticamente inesistenti, non trovo un messaggio finale, e le quattro ragazze mi sembrano un po' tutte uguali, lasciandomi un po' insoddisfatta.
Un plauso comunque per la tecnica.

Jessica Mon Amour e il fantino
Ciao Francesco,
che dire: hai scelto un ottimo personaggio che ben si prestava a una parodia nello stile di Benni e l'hai sfruttato con maestria.
Devo dire che secondo me gli hai reso anche più giustizia di quanto non abbia fatto Benni in alcuni suoi racconti (mi viene in mente il Mussolardi de "L'ultima lacrima"), tenendo sempre ben in vista il suo lato comico (imprescindibile, su cui magari riusciamo a ridere molto più adesso che cinque anni fa).
Lo stile è mimetico con l'intero Benni, si vede che lo conosci molto bene e che praticamente giochi in casa ;) in particolare il riferimento a Pronto Soccorso e Beauty Case è palese.
In più, un racconto come questo avrebbe ragione (e quasi obbligo) di esistere al di fuori di un contest imitativo come questo.
Insomma, trovo che sia un ottimo lavoro e non ho davvero alcuna critica da fare. Grande.

Quando si ama davvero
Ciao Francesco,
ho apprezzato moltissimo l'idea alla base del racconto, e anche la presentazione/introduzione. è vero che (perdona le ripetizioni) Benni non introduce mai con una storia il personaggio che racconta una storia (tant'è che la storia del narratore è proprio l'esistenza del bar sotto il mare) e così facendo "spezzi" la struttura del libro, ma questa scelta insieme a quella di completare il racconto che hai scelto introducendo il punto di vista della controparte, rende il tuo pezzo simile alla hidden track di un cd, o ai contenuti speciali dei dvd. Non mi dispiace affatto.
Il racconto è perfettamente mimetico all'originale, forse un po' troppo: non fai altro che confermare i fatti intuiti alla lettura dell'originale, senza aggiungere pepe o contraddire mai Giampietro; a mio parere sarebbe stato più interessante invece presentarci una versione totalmente diversa dei fatti e giocare sul tema dell'informazione distorta, molto caro a Benni.
Concordo con chi dice che la voce della tua narratrice è troppo in linea con quella maschile, in questo caso la mimesi forse è stata un po' eccessiva.
Rimane infine una questione: questo racconto avrebbe ragione d'esistere al di fuori di un contest imitativo? Ha una sua anima? Io credo che l'idea di partenza lo permettesse, un racconto epistolare ben fatto è una gran bella prova di stile e crea tante opportunità d'espressione, però l'uniformità che hai voluto dare ai fatti raccontati rispetto a quelli narrati nell'originale secondo me ha subordinato il tuo pezzo a quello di Benni.
Rimane comunque, a livello di mimesi, un'ottima prova.

Il pesce volante
Ciao Maurizio,
intanto, ottima scelta per il racconto! :P
Mi ha stupito molto vedere che abbiamo scelto lo stesso racconto per due motivazioni profondamente diverse, e nonostante la realizzazione per entrambi sia passata attraverso lo stesso canone stilistico, abbiamo presentato due lavori estremamente diversi. è affascinante rendersi conto di quante sfumature soggettive esistano nel fruire e reinterpretare un racconto breve :)
Passando al racconto in sé, credo che tu abbia raggiunto senza neanche troppa fatica l'obbiettivo che ti eri posto: tutti i partecipanti al dialogo hanno una voce diversa, ben definita, inconfondibile. Il dialogo, poi, va avanti che è una meraviglia e ha un ottimo ritmo.
Personalmente, credo che lo stacco centrale del racconto spezzi un bel climax, io l'avrei evitato e avrei cercato di portare tutto avanti in un'unica scena.
La conclusione era inevitabile ma è ben gestita, il gusto benniano per il surreale si fa sentire molto, e trasversalmente io ci vedo della denuncia sociale, presentata da un punto di vista molto interessante.
Insomma, un ottimo lavoro anche il tuo!

Plesìr d'amùr
Ciao Valter,
il tuo racconto è piacevole e ben scritto, ma come storia di paese secondo me si allontana un po' dallo stile e dal paese per come lo intende Benni (all'interno del testo di riferimento, quantomeno).
Manca l'elemento surreale, l'esagerazione alla Benni o un momento corale in cui tutto il paese, riunito, assiste alle gesta del protagonista.
Per ciò che riguarda gli altri elementi di stile, dalle parole straniere ai lombardismi alle descrizioni degli stati d'animo e dei personaggi, credo che tu ci abbia preso al 100%; non so se l'hai mai letto, ma il tuo testo sembra avvicinarsi più a bar sport che ai racconti de Il bar sotto il mare.
Per il resto, è comunque un bel racconto, in cui riesci a mantenere una tua personalità e che avrebbe ragione d'esistere al di fuori di un contest imitativo, per cui tanto di cappello.
La trama non sarà originalissima ma a me è piaciuta tanto :)

Tutto il cosmo è paese
Ciao Fernando,
la fantascienza di Benni è parecchio complicata da rendere, ma tu ti sei destreggiato alla grande con questa sfida e il risultato è un racconto divertente, piacevole e brillante.
Ho trovato molto indovinati i titoli di alcuni prodotti, il rappresentante alieno ha una voce credibilissima e la casalinga svampita mi ha ricordato l'atmosfera di Edward Mani di Forbici.
Ti faccio i miei complimenti per la scelta lessicale accurata e per il ritmo dei dialoghi, veloci e graffianti.
C'è anche il colpo di scena finale: i prodotti funzionano!
Gran bella prova!

1) Dalla E alla Z
2) Jessica Mon Amour e il Fantino
3) Tutto il cosmo è paese
4) Il pesce volante
5) Plesìr d'amùr
6) Quando si ama davvero
7) Partire è un po'
Qui giace il mio cervello, che poteva fare tanto e ha deciso di fare lo stronzo.

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francescocascione
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Re: CAPITOLO BENNI: Lista racconti ammessi e vostre classifiche

Messaggio#9 » domenica 4 settembre 2016, 22:57

Ciao a tutti e scusate il ritardo,

ecco i commenti ai racconti (in uno, il mio preferito, è pure intervenuto il verme disicio... )

Dalla E alla Z
Racconto ricco di molte delle suggestioni che da sempre mi fanno amare Benni.
Si parte con una storia surreale, spesso Benni usa la famiglia come protagonista - e la tua scelta mi è piaciuta - e ampio rimando alla satira sociale che devo dire hai molto ben dosato.
Da concorrente comprendo a pieno le difficoltà che un autore come Benni oppone.
Il difficile è riuscire a restare sul filo che rende il racconto ironico, godibile eppure profondo e con diversi piani di lettura, senza perdere di vista la rotta, senza diventare autoreferenziale.
Mi ha colpito il gioco dei rimandi (La sigaretta), il precipitare degli eventi fino alla chiusura finale che racconta dell'arrivo della Z quasi con sollievo.
Ottima prova.

Partire è un po’
Un bell'esercizio di stile.
Si riconosce la rincorsa alla punteggiatura pazza, i giochi di parole e le incise nascoste in dialoghi surreali e il richiamo a personaggi, maschere, che restano alla base della narrativa di Benni. L'occhio alla varia umanità dell'aeroporto è fatto con dettagli essenziali ed opportuni.
Racchiudi un mondo dentro la storia della porzione di un altro.
Alcuni pezzi sono davvero godibili e - come accade con Benni - tornarci sopra fa scoprire nuovi angoli, nuovi rimandi.
Non ho appunti da sollevare, secondo me hai centrato molto bene il tema.

Tutto il cosmo è paese
Il racconto, nel complesso, mi sembra realizzato bene,
Gli elementi surreali sono trattati con cura e ben rappresentati da uno stile molto vicino a quello del Nostro.
Ho trovato molto azzeccata la satira sociale che è quasi sottintesa e che usa i prodotti venduti come mezzo.
Nessun giudizio diretto emerge dalla lettura, ma l'immagine che da della società dei consumi è impietosa.
Se devo trovare qualcosa di migliorabile, propendo per il finale, che mi è sembrato un po' frettoloso.
L'appunto nasce però più dalla necessità di individuare il proverbiale ago nel suo proverbiale pagliaio.
Resta una prova ben fatta

La città delle senza colpa
il racconto mi è piaciuto.
Mi è piaciuto per i tempi, per l'escalation, per i dialoghi e ovviamente per lo stile.
I tempi.
Ben dosati, con una buona capacità di introdurre il personaggio, la missione, e le varie controparti.
L'escalation. Probabilmente è il punto di forza del racconto con la ricerca delle 'responsabilità' che va di pari passo il classico scarico barile con il cerchio che si chiude con lo stesso personaggio - i cittadini - che lo hanno aperto.
I Dialoghi. Ben fatti. Caratterizzano i personaggi, con rimandi verso il folletto protagonista che ne tracciano forma e caratteristiche pezzo per pezzo.
Il tutto in una confezione Benniana


Plesìr d’amour
Il racconto è uno spaccato di provincia Benniana, pare uscito da Bar sport, con un gioiello 100% del nostro. Un'immagine felliniana che da sola giustifica la lettura di tutto il racconto

"Alle sei e mezza arrivava la Cinzia, che aiutava il Bignola facendo un po’ di tutto e dando al locale quel tocco di civetteria, di bionda giovinezza e di quarta di seno che mettevano sempre allegria"

Peccato per il finale.
Nel canone Benniano in questi casi il personaggio negativo, il Joe Blocchetto della situazione, subisce un destino beffardo ed il finale, di regola, è quasi un pirotecnico e catartico calcio nel culo al 'cattivo' di turno che porta al sorriso.
Una mancanza che in parte vanifica tutto l'eccellente lavoro nella costruzione del teatro dell'azione, dei personaggi e della situazione.
Se mai dovessi rimetterci mano credo sia un racconto benniano dal grande potenziale.

Il Pesce Volante
la grande sfida per un racconto fatto solo di dialoghi credo sia riuscire a caratterizzare i personaggi senza mandare in confusione il lettore.
Nel tuo caso il progetto è perfettamente riuscito. Tutti i personaggi hanno voce e si raccontano attraverso gli scambi con gli altri.
Bella l'idea di aumentare mano a mano la platea lasciando alcune voci fisse.
Finale spiazzante e divertente con tempi cominci tenuti con maestria teatrale (Benni scriveva i testi di Grillo e gli spettacoli Teatrali dai suoi lavori sono uno spasso proprio per questo suo talento).
La conseguenza cima che ti metta in oggettiva alla casualità non è una classifica, ma una scelta

Jessica Mon Amour ed il Fantino

in Benni la satira è componente essenziale. Spesso è di costume, ancora più spesso è sociale, molto spesso - anche in alcuni libri - è politica.
Comprendo tu ti sia rifatto a questo tipo si impostazione, ma non hai fatto 'Benni', ma Antonio Ricci.
Credo che la forza della metafora, che in Benni non viene mai a mancare, nel tuo caso si perda quasi subito.
In Benni la satira politica è nello stile, certo, nel soggetto, nel linguaggio, nei personaggi - la storia di Pronto soccorso e Beauty Case in questo senso è esemplare - e il tuo racconto non riesce a coprire tutte queste caratteristiche.
Ho poco da appuntare sullo stile, fedele alla linea; il linguaggio è corretto - anche se avresti dovuto osare di più - ma soggetto e personaggi hanno poco a che fare con Benni.
Decidere di dare un nome diverso al soggetto del tuo racconto non è sufficiente per mantenere la 'sospensione di credulità' perché a parte il nome, le situazioni, quella che hai fatto non è satira, ma parodia (la stessa che faceva fare Ricci ai comici del suo Drive IN).
La scelta di non nominare il candidato dell'altro schieramento era stata fatta anche dal candidato di quell'altro schieramento, con il risultato di perdere le elezioni. Quella scelta, motivata in origine, divenne grottesca in poco tempo, perdendo tutta la sua efficacia.
Mi spiace, ma in questo caso non mi hai convinto.

Questa, infine, la mia personalissima e perdonabile classifica

1. Il pesce volante, di Maurizio Bertino
2. La città senza colpa, di Ambra Stancampiano
3. Dalla E alla Z, di Maria Rosaria Del Ciello
4. Partire è un po', di Andrea Dessardo
5. Tutto il cosmo è paese, di Fernando Nappo
6. Plesìr d'amùr, di Valter Carignano
7. Jessica Mon Amour e il Fantino, di Francesco Nucera

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Lo Smilodonte
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Re: CAPITOLO BENNI: Lista racconti ammessi e vostre classifiche

Messaggio#10 » martedì 13 settembre 2016, 12:00

Premessa dello Smilodonte
Vi faccio una confessione. Io non amo Benni: sono tendenzialmente una brutta persona con disturbi sociopatici, e non amo il lato politico del nostro conterraneo scrittore. Devo ammettere però che ha un suo stile, un’ironia tagliente che ha sicuramente da insegnare. Tutto questo, giusto per ribadire il concetto che il compito del Camaleonte non è dei più semplici: certo, imitare uno dei nostri autori preferiti (nel mio caso London – protagonista del prossimo Camaleonte, e dovrete PIANGERE per soddisfare la mia ossessione) è un dolce supplizio. Ma imitare un autore che non si ama (o valutare dei racconti basati su di esso) è un supplizio e basta. Un supplizio utile, tuttavia. Perché aiuta ad allontanarsi dai propri pregiudizi, dalle proprie idiosincrasie e, una volta raggiunta una certa distanza, si impara qualcosa.
Nel caso dei vostri racconti, si può tranquillamente dire che avete svolto tutti un ottimo lavoro. Non solo, mi ha stupito come ognuno di voi abbia colto e rilanciato il gioco della foto e abbia assegnato al proprio racconto un narratore, esattamente come ne “Il Bar sotto il mare”.
Inoltre, suddetta raccolta di racconti presenta diversi stili al suo interno, e valutare sulla base del mood generale del libro è riduttivo, oltre che quasi impossibile. Ma nel piccolo del vostro singolo racconto di riferimento avete svolto un ottimo lavoro.

Prendete quindi la classifica – e le relative posizioni – come un “bravi tutti, dal primo all’ultimo”, e considerate che la differenza tra il primo e l’ultimo posto è piuttosto relativa.


Premessa di LordMax
Voglio fare una premessa probabilmente inutile.
La classifica avrei tranquillamente potuta tirarla con i dadi.
I racconti sono tutti molto belli e di buona qualità. La scelta degli stili e il modo in cui sono stati resi è ottima.
Anche la sorpresa di trovare due scelte uguali, Maurizio e Ambra e vedere un risultato così profondamente diverso è notevole.
Probabilmente questa è la formula perfetta per un contest di questo tipo… per questo motivo non la useremo mai più.
Che ci crediate o meno ho passato due giorni a spostare i racconti in classifica, non ne venivo a capo e ancora adesso non sono convinto.
Spero veramente che vi siate sperticati in lodi fra voi tutti perché le meritate veramente.
Ora mando i miei commenti a Alberto e vado a leggermi i vostri per vedere quanto sono diversi dai miei e quanto poco ho capito io.

Classifica
1) Plesir D’amùr di Valter Carignano
2) La città senza colpa di Ambra Stancampiano
3) Dalla E alla Z di Maria Rosaria del Ciello
4) Jessica Mon Amour e il fantino di Francesco Nucera
5) Il pesce volante di Maurizio Bertino
6) Tutto il cosmo è paese di Fernando Nappo
7) Partire è un po… di Andrea Dessardo
8) Quando si ama davvero di Francesco Cascione


Commenti in ordine sparso

La città senza colpa - Ambra Stancampiano
LordMax
Bel racconto.
La scelta del folletto della colpa era una scelta decisamente rischiosa. Il rischio di cadere nel banale, nel cliché, nello scontato.
Sei riuscita a rendere benissimo lo stile di Benni sfruttando qualche suo accorgimento e il suo stesso personaggio senza cadere nel tranello del banale. Ben fatta la ricorsività degli eventi, la colpa è della folla e alla folla ritorna. La critica è palese e ben chiara al lettore. La tensione e la disperazione del folletto che via via si rende conto di essere battuto si sente… non tantissimo io l’avrei evidenziata ancora di più per aumentare il senso di surreale (suo surreale, lui che è un elemento surreale si ritrova in una situazione surreale per se stesso) e di claustrofobia in cui si trova a combattere
Il racconto è gradevole, il ritmo giusto per lo stile scelto. Sarebbe divertente leggere la versione Director’s Cut di cui parli.
La scelta di usare dei font diversi ha in effetti complicato un poco la mia vita leggendo da smartphone ma ha dato un tocco di originalità al racconto.
Se devo trovare un difetto forse è nel finale leggermente troppo esplicativo, il lettore ha già molto chiaro di chi è la colpa e del perché il folletto non può incolpare nessuno in modo diretto. Benni lascia in sospeso la valutazione finale, quasi non ne fa cenno (ne parla ma a metà racconto e non dalla voce del folletto). Nell’economia del racconto la morale ci può stare anche in considerazione che stiamo pur sempre parlando del folletto della colpa.
Singolare che tu e Maurizio abbiate scelto lo stesso modello e prodotto un racconto così profondamente diverso senza per questo tradire il modello stesso.
Nel complesso un gran bel lavoro.

Smilodonte
Ho detto – e lo ripeto – che la politicizzazione non mi piace quasi mai. Vien da chiedersi però: questa è politicizzazione o denuncia? A mio avviso nessuna delle due. È maledetta rassegnazione per un sistema umano disfunzionale che ci circonda, sia al Sud che al Nord. La differenza è che al Sud hanno il sole e il mare, qua invece abbiamo la nebbia e la pianura. Eh beh. Al di là delle generalizzazioni, il racconto di Ambra mi è piaciuto molto, soprattutto per la ricorsività e l’abile gioco di scatole cinesi. Si capisce molto in fretta dove si va a parare, ma poco importa. Il folletto del senso di colpa è perfettamente adeguato, con le sue caratteristiche, a rappresentare ciò che negli italiani in genere esiste pochissimo. E la bassa levatura morale del popolo e dei personaggi presenti nel racconto fa il verso all’altezza fisica del folletto stesso. È un bel gioco di contrasti immerso in una situazione surreale che, ahinoi, è dannatamente reale e quotidiana. Quanto l’aderenza allo stile direi che ci siamo: i temi sono rispettati e il feeling generale del racconto presenta la forte impronta della prosa di Benni. Ottimo lavoro.

Plesìr d'amùr di valter_carignano
LordMax

Bel racconto. Classico.
I personaggi sono ben caratterizzati e tutto gira intorno al Bignola che deve prendere in mano la situazione per evitare il disastro.
Devo dire che ho apprezzato molto più l’inizio che il finale.
La narrazione prosegue in un crescendo che si rivela nell’arrivo dello straniero ma poi accelera troppo per potersela godere in poltrona fumando la pipa e bevendo cognac come per la prima parte.
Lo stile ricorda quello di Benni in molti punti manca un poco del suo surrealismo e nel finale il ‘cattivo’ se la cava fin troppo bene. Non per questo il racconto non è piacevole da leggere.
Ho apprezzato molto che il barista fosse uno ‘straniero’ e, proprio per questo cercasse di rimarcarlo ancora di più. Assolutamente tipico dei paesi molto piccoli.
L’epifania del Bignola che capisce di essere l’unico a poter risolvere la situazione e prende in mano le redini della vita altrui è ottima. Mi sarebbe piaciuto vedere però un tentennamento da parte del Carlone, almeno un non aver capito cosa stava accadendo, una sorta di rifiuto dell’eroe nel suo percorso (da classica sequenza del percorso dell’eroe) così da obbligare il Bignola a inventarsi qualcosa per smuoverlo, obbligarlo a inventarsi l’oggetto magico e obbligare il Carlone a prenderlo. Spero di aver reso quello che intendo.

Smilodonte
Ho trovato il racconto di Valter semplicemente incantevole, e questo al netto dell’esercizio di imitazione dello stile che, forse, è riuscito solo in parte. Ho trovato diversi elementi dello stile di Benni – l’ambientazione provinciale, l’archetipazione dei personaggi e la presenza di toni macchiettistici – tuttavia manca l’elemento surreale e l’irriverenza propria di Benni. Quello che ne esce è un racconto delicato e molto equilibrato, decisamente ben scritto, motivo per cui non ho avuto dubbi nel metterlo in cima alle mie preferenze. I personaggi sono assai ben delineati e il loro aspetto tende a collimare con le loro qualità morali, specialmente nel caso dello straniero, dai tratti giustamente alieni rispetto alla rassicurante fisicità degli abitanti di paese. Non so come mai, ma in qualche modo mi ha ricordato alcuni passi di Amarcord: ecco, il racconto di Valter è decisamente più Felliniano.
In qualsiasi caso, bravo, ottima prova.

Il pesce volante di Maurizio Bertino
LordMax

Mi hai fatto ridere.
Bella storiella, quasi una favola, quasi con una morale. Ottima scelta per il racconto preso a modello.
Singolare che tu e Ambra abbiate scelto lo stesso modello e prodotto due racconti così profondamente diversi senza per questo aver tradito il modello stesso.
Come dici tu stesso la scelta di fare un racconto solo parlato è difficile, non per la scrittura in sé ma per riuscire a rendere ogni voce in modo unico e caratterizzato così da non confondere il lettore.
Direi che ci sei riuscito piuttosto bene.
Bella l’idea di aggiungere man mano altre voci così da dare il tempo di adattarsi al lettore.
Se posso farti un appunto, che non c’entra nulla con la prova in sé, è una tecnica che funziona sui racconti brevi come questo poi diventa troppo complessa da gestire. Ovviamente non è il tuo caso.
Sarebbe interessante vederlo a teatro ma immagino tu lo abbia già scritto pensandolo per attori sul palco, almeno è quello che mi ha trasmesso.
Lo stile e la struttura mi sembrano perfettamente aderenti allo stile del racconto preso a modello e il tema azzeccato.
Mi manca un poco di tensione, di contrasto fra il protagonista, l’antagonista e la società. L’assurdo è ben rappresentato su questo non c’è dubbio però il racconto mi lascia l’impressione di essere un poco piatto. Non so spiegarlo esattamente. Il racconto fila, non ha cali di tensione o blocchi però non è di quei racconti che a ogni riga vuoi andare avanti per vedere come finisce.

Smilodonte
Racconto decisamente buono e difficile da gestire nello stile e nella resa, cosa che è riuscita perfettamente. Si intuisce bene la costruzione per accrezione delle voci, pur riuscendo a mantenere le stesse ben chiare e distinte. L’impianto è decisamente folle, totalmente surreale, e il passaggio dello scambio di battute tra il pesce volante e il bambino è arguto e frizzante: è un chiaro esempio della capacita logica dei bambini, in grado di sovvertire la realtà. Anche io immagino una versione teatrata di questo racconto, e forse è proprio questa la sua dimensione ideale. Concordo anche sul fatto che l’unico elemento mancante è la tensione narrativa, perlomeno su carta. Quanto all’imitazione dello stile e dei temi, è sicuramente stato fatto un buon lavoro.

Dalla E alla Z di M.R. Del Ciello
LordMax

Bella lì. Quanti ricordi. I coloranti E… ancora oggi ci sono persone che non sanno cosa sono.
Ottima la ricorsività per mostrare che la vita è un ciclo.
Ottima la figura del padre, riuscita benissimo. Semplice e immediato.
La figura tragica della madre rende perfettamente la disperata accettazione, supina accettazione direi, della famiglia. La chicca del triplo lavoro per pagare i prodotti bio mi è piaciuta molto. La morte del padre, gratuita ad una prima lettura, rende il tragicomico da tragedia greca al surreale, anche qui un tocco di classe.
Ho sentito un poco la mancanza di dialoghi all’inizio che ha rallentato il pezzo, per fortuna poi ha accelerato e la conclusione merita. In effetti i pochi dialoghi sono una carenza che, vista la tipologia di racconto, potrebbero alzarne di molto il livello… già più che buono.
Che dire, vista la dimensione ridotta direi che è un ottimo lavoro.

Smilodonte
Ed eccolo qua, il racconto vincitore di coccarda. I temi, l’elemento surreale, la scorrettezza, la critica sociale: c’è tutto in questo racconto che rappresenta alla perfezione il delirio dell’ignoranza mediatica, che infiltra la società e la conduce a vere e proprie assurdità, influenzandone i costumi. Ho trovato geniale la chiusura, con l’elemento di rottura rappresentato dallo Zucchero, ultima tra le follie alimentar-nutrizionistiche e ultima fra le lettere. E proprio sull’utilizzo delle lettere, tuttavia, mi sono trovato un po’ spiazzato: l’unica vera pecca del racconto è una certa mancanza di equilibrio nelle strutture, un passo non uniforme e una tendenza a rincorrere l’elemento lettera che però non è ordinato come ci si aspetterebbe dal titolo. A tutti gli effetti è stato utilizzato un ordine alfabetico che è presente sono negli elementi estremi ma che all’interno si perde. Una prova davvero buona, in qualsiasi caso.

Jessica Mon Amour e il Fantino di Francesco Nucera
LordMax

La scelta del motto di Banfi è perfetta, da al racconto la giusta prospettiva.
Il racconto, quasi parodistico, ricalca molto lo stile di Benni quando si lascia andare all’esagerazione… o quasi. I personaggi sono molto ben caratterizzati senza mai che i loro valori vengano descritti. La crescita del ritmo è ben gestita e in linea con il racconto scelto a modello
Direi che è una gran bella prova.
L’unico appunto forse è che ti sei dilungato su alcuni punti oltre il necessario… ma non è un reale problema. È come se in alcuni punti tu abbia ‘esagerato’ (in senso lato) e in alcuni tu abbia avuto paura di esagerare. Ovvio che è un appunto perché bisogna farlo e ovvio che sono cose da pulire in fase di editing però c’è questa sorta di altalena fra mi permetto e non mi permetto che sarebbe bello eliminare e esagerare al massimo. Esagerare al massimo perché il racconto è più godibile se punta alla parodia del tutto.

Smilodonte
Ecco, come al solito Francesco riesce a mettermi in difficoltà, per pura idiosincrasia personale nei confronti della satira politica. Che ci sta, che per fortuna esiste e che a me non piace. Insomma, questo racconto è mimesi quasi perfetta di Benni in Spiriti. Quindi, se la domanda è: “il racconto richiama lo stile e i temi di Benni?”, la risposta è “Assolutamente sì”. E a fronte della domanda: “il racconto è ben scritto, come prosa, come ritmo?”, la risposta rimane affermativa (anche se, come ha detto giustamente Max, ci sono degli ondeggiamenti negli equilibri, ma è ben poca cosa). Insomma, il racconto mi è piaciuto sotto il profilo tecnico, meno su quello tematico che però era una delle richieste di questo Camaleonte. È qua che mi devo spogliare dei miei pregiudizi nei confronti di un certo tipo di satira (e Dio solo sa quanto sacrosanto sia il diritto di satira!). La prova è assai buona, al netto dei miei gusti personali :)


Tutto il cosmo è paese di Fernando Nappo
LordMax
Bel racconto, divertente, veloce.
I due personaggi sono ben fatti, ben caratterizzati.
L’alieno è un perfetto venditore, uno stereotipi anni 60.
La casalinga sembra proprio quelle delle pubblicità americane o del mulino bianco.
La denuncia sociale basata sull’assurdo degli eventi è ben rappresentata e mascherata dai prodotti venduti. Assurdi i prodotti, assurde le motivazioni e assurda l’ovvio entusiasmo per gli stessi.
Direi che gli elementi base ci sono tutti.
Se devo trovare una pecca è nella poca tensione. Le cose filano lisce senza problemi, sembra una pubblicità ma senza la difficoltà iniziale.
Inoltre, forse per mancanza di spazio, verso la fine il ritmo sembra diminuire. Immagino sia solo un problema di tempi, il ritmo iniziale era perfetto poi rallenta un poco e perde di mordente.
Personalmente mi sarebbe piaciuto vedere una difficoltà da parte del venditore, una astuzia, una cosa tipo i trucchi di Duffy Duck dei Cartoni di Hanna e Barbera.
Sta Diventando veramente difficile commentare i racconti, penso proporrò un ex equo per tutti.

Smilodonte
Racconto decisamente gustoso e leggero, con forti elementi d’ironia, e surreale quel tanto che basta per denunciare la follia del consumismo moderno. A tutti gli effetti, il tutto si svolge come un enorme spot, uno di quei publiredazionali presenti sulle riviste negli anni ’60. I personaggi sono gli stereotipi della casalinga insoddisfatta, che fa dello shopping una valvola di sfogo, e del venditore, disposto a tutto (attraversare la galassia) pur di vendere qualcosa. È decisamente irriverente e tagliente nei confronti dell’attitudine dell’evo moderno a comprare, consumare e acquisire. Anche qua vale lo stesso discorso: un ottimo lavoro per quanto riguarda la mimesi, forse si potrebbe lavorare di più su alcuni equilibri interni, sulla tensione narrativa e sul ritmo.

Quando si Ama Davvero. Di Francesco Cascione
LordMax
Parto con una premessa: il racconto mi è piaciuto.
Ci ho trovato però alcuni problemi.
L’idea di fare il controcanto al racconto originale e non solo scriverne uno in stile è ottima, veramente ottima.
La struttura è ovviamente corretta, il tono però non è molto femminile. Non ho ancora letto i commenti (dico sempre che non lo faccio per non farmi influenzare ma credo ci sia anche una bella componente di pigrizia) ma temo saranno in molti a farti questo appunto.
L’impressione che ho avuto è quella che tu ti sia trattenuto, ma proprio tanto. Ho letto altre tue cose e mi ha spiazzato un poco, devo ammetterlo.
Mi sarebbe piaciuta una voce femminile forte che contrastava, senza mai negare ovviamente, quanto detto dall’uomo. Hai scelto una voce sommessa e ritirata, ci stà, in realtà nell’economia del racconto ci sta però l sento come poco Benni.
Non ho capito il perché della premessa, mi pare gratuita. Non cambia nulla nell’economia del racconto anzi ruba spazio e fa una promessa che poi non viene mantenuta. Io mi aspettavo un racconto incentrato sulla narratrice di cui parla all’inizio invece è tutt’altro.

Smilodonte
Un esperimento un po’ azzardato, con qualche problema di fondo. Il racconto, di per sé, non è affatto male, ma non vive da solo ed è comprensibile esclusivamente come contraltare del racconto di Benni. C’è la critica sociale e politica, il senso dell’assurdo, il tema della libertà repressa, eppure il tutto è attutito. Forse manca un po’ di verve, che lo stesso Benni avrebbe inserito: manca irriverenza, e che la protagonista sia femminile non preclude affatto che possa essere tagliente (conosco donne – tra cui la mia compagna – che possono scuoiarti vivo senza mai abbandonare un atteggiamento compassato e il sorriso sulle labbra). Inoltre la premessa, come ha detto anche Max, crea delle false aspettative, e il racconto è altrettanto valido senza di essa.

Partire è un po' (Un non-luogo fresco, pulito, esentasse) di Andrea Dessardo
LordMax

Ottima prova e sperimentazione. Anche tu hai scelto di non farla facile e di giocare con qualcosa di impegnativo. Non posso che apprezzare visto che dovrebbe essere lo spirito del Camaleonte.
Lo stile si sente e si riconosce fin dalle prime righe. Bravissimo.
I personaggi però lasciano un poco il tempo che trovano. Le quattro ragazze sono più un’ombra che Reali. Si vede di più la mamma che ride di loro che corrono.
Lo Stewart è una ottima idea anche se è solo accennato, soprattutto la ripetizione di quanto è gnocco in contrasto con il fatto che poi le frega giusto per fare uno scherzo.
Sarebbe stato bellissimo vederle incrociare un altro steward che magari strizzava l’occhio al primo capendo la situazione e quindi mostrando una sorta di complicità o di complotto generale.
Quello che mi manca è il senso di ineluttabilità… vedo che hai tentato di mostrarlo con i rumori e il movimento ma alla fine è basato solo sul fatto che le quattro sciocche si fidano e non perché si sono cacciate in una situazione senza speranza. Non è il destino a portarle lì ma la loro ingenuità.
Gli elenchi sono uno degli elementi dello stile del racconto però sono tanti, forse troppi. L’impressione è che abbiano rubato spazio alla caratterizzazione. L’assurdo della situazione e la denuncia sarebbero uscite meglio lasciando più spazio allo scambio di battute e a qualche cambio di scena.

Smilodonte
Racconto che mi è piaciuto molto, con una forte impronta nonsense, aumentata dagli elenchi e dall’ambientazione pulita, fresca ed esentasse dell’aeroporto, dove tutti sono di corsa e tutto sembra essere fatto – nonostante i cartelli e le indicazioni – per gettare nella confusione. E le stesse piccole motivazioni delle ragazze, che tengono così tanto alla loro vacanza da ribelli, vanno a costruire la piccolezza degli esseri umani che orbitano attorno a questa non-storia. La presenza dello Stewart è quasi luciferina. Lo stile è adeguato e piuttosto aderente a quello di Benni, e il tutto funziona bene. Come per altri alzo un istante l’asticella, fermo restando che è un lavoro ben scritto: ci poteva essere ancora più tensione, fino all’esplosione finale dello stewart, attraverso i vetri. Nelle ragazze avrebbe dovuto crescere l’isteria con maggiore intensità. Comunque un bel lavoro, bravo.

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