Notti col ri-morso (di Diego Ducoli )
Inviato: mercoledì 31 agosto 2016, 23:35
Le luci del privé del “Just Cavalli” ti infastidiscono.
Fissi solenne le tre piccole righe bianche sul tavolo di cristallo.
I tuoi amici intonano un “oooooooohhhh” di attesa.
Ti infili la banconota arrotolata da 500 euro nel naso e con tre abili inalate fai sparire la polverina.
“Oooolllleeeee” esultano.
Ti stravacchi sul divano godendoti l'effetto. Le luci si fanno più intense, i suoni si accavallano diventando un frastuono confuso.
Accanto a te si butta quello che tutti chiamano “L'assessore”. Nessuno si ricorda il suo nome, ma tutti sanno che il padre è un ministro di qualcosa da tempo immemore.
L'assessore sproloquia di calcio e delle strafighe che si scopano. Annuisci infastidito, sei in piena botta e vuoi goderti il momento. Quando esclama “Forza Lazio!” viene sommerso dai bonari insulti di tutti.
Ti sfili la banconota dalla narice, l'allunghi ad una cameriera in minigonna ordinando un paio di Magnum di Cristal. Non ti curi dello sguardo disgustato della tipa, ti butti in pista trascinando una delle ragazze che vi siete portati dietro. Non ti ricordi il suo nome, ma poco importa. La tua attenzione è calamitata dalle chiappe fasciate dalla minigonna in pelle che ti si sfregano contro.
La reazione del tuo amico è immediata, anche lei se ne accorta e la cosa non sembra infastidirla.
Fa tutto parte della solita danza per l'accoppiamento e sai ,che a fine serata, porterai a casa il premio.
Ti muovi come un gorilla in calore. Sudi, ansimi e grugnisci. Non si parla, non ce ne bisogno.
La coca ti fa sentire fico, puoi andare avanti tutta la notte.
Vedi uno strano movimento tra la folla, la gente si scansa e tutti si fermano ad ammirarla.
La ragazza balla da sola, i lunghi capelli castani sembrano ardere tra le luci della discoteca.
È vestita in maniera sobria, almeno per questo posto. Jeans attillati e una canottiera bianca.
Il suo non essere appariscente la fa apparire ancora più sexy, di quella categoria che te la fanno annusare ma non te la dà mai.
In meno di un secondo decidi che deve essere tua, un'altra tacca sul tuo cinturone.
Spintoni via da tipa con cui stai ballando.
“Ma vaffanculo stronzo” la senti inveire.
La allontani con un cenno e punti la nuova preda.
Con passo baldanzoso la affianchi ed esordisci con il tuo classico “Ciao bella.”
Ti lancia un sorriso smagliante e prosegue nella sua danza solitaria. Cerchi di seguirla ma, nonostante la droga che ti circola nelle vene, sei consapevole di star facendo una pessima figura.
Tenti invano di attaccare bottone, ma la musica a tutto volume non aiuta. L'unica cosa che non ti fa desisteste sono le occhiate che ti lancia.
Il tempo passa. È un ora che stai dietro alla tipa e non ne hai cavato niente. Stai meditando di ripiegare su qualcosa di più semplice quando ti senti afferrare.
Le labbra della ragazza ti sussurrano le tre parole che tanto sognavi “Andiamo da te.”
Ti svegli solo. Ti alzi a fatica grugnendo di dolore.
Sei un tripudio di graffi su tutto il corpo. È stata sicuramente la scopata migliore della tua vita, peccato che non ti ricordi nulla.
Hai qualche flash sul viaggio in macchina e l'ingresso alla villa del papi, ma una volta nel letto..il nulla.
Ti trascini in bagno. Il movimento fa riaprire qualche graffio, rivoli scarlatti ti percorrono la schiena fino a macchiare la preziosa moquette.
Te ne sbatti, ci penseranno le donne delle pulizie.
La tua immagine allo specchio ti lascia perplesso, hai un aspetto orribile.
Apri uno scomparto del mobile bagno e tiri fuori la polvere magica, in pochi istanti ti senti un po' meglio.
Ti osservi e pensi che Adele (beh almeno il suo nome lo ricordi) era veramente una gatta furiosa.
Noti una ferita più profonda, ti chiedi come sia possibile che ti abbia morso sulle chiappe.
Cerchi invano di disinfettarti ma non sei molto pratico, ti viene in mente l'unica idea sensata: andare in pronto soccorso.
Sei in fila con un altra decina di persone, sei già in fastidio per il tempo che stai perdendo e inoltre cominci a sentire il bisogno del tuo tonico.
Dopo un eternità arrivi di fronte all'infermiere di triage, dai le tue generalità e il tizio comincia con le domande.
“Mi dica, che succede?”
“Sono ferito.”
“Dove?” incalza l'infermiere.
“Sulla schiena e sul...”
“Sul...?”
“Sul culo”
L'infermiere non sembra particolarmente impressionato “mi faccia vedere.”
Gli mostri la schiena e le natiche, ti appioppa un codice verde.
Ti ritrovi di nuovo in attesa, inganni il tempo andando in bagno a farti un paio di tiri. Sai che non è una buona idea, le probabilità di essere beccato sono alte.
Ritorni in sala d'aspetto e vieni colpito dall'olezzo di tutte quelle persone accalcate. Ti sale un conato di vomito che ricacci indietro, probabilmente era roba tagliata male.
Gli odori continuano a colpirti, piscio, merda, disinfettante e uno molto forte che il tuo cervello associa ad un cancro.
Stai per fuggire via quando viene chiamato il tuo cognome.
Ti accompagnano in una stanzetta. Quello che presumi essere un medico sta scrivendo al computer, appoggiato ad un mobile un infermiere sorseggia un caffè.
Ti fa una serie di domande sul tuo stato di salute per poi passare all'unica cosa che ti preme.
“Come si è procurato quelle ferite?”
Tentenni ancora scosso dagli odori nauseabondi.
“Ho scopato” ribatti.
“Buon per lei. Ma la domanda era un altra. Carlo intanto dai una pulita a quei tagli.”
“Senta, non mi importa se mi crede. Ho conosciuto una tipa e questi sono i ricordini che mi ha lasciato.”
Il medico ti fissa in silenzio.
“Doc, doc Venga a vedere” dice Carlo spezzando il silenzio.
I due confabulano un po.
“A me sembra...”
“Concordo.”
“Certo che è profondo, ci vogliono almeno 10 punti.”
“Già, e gli chieda se ha fatto l'antirabica.”
Il medico si risiede, sospira e si passa una mano tra i capelli grigi.
“Senta non voglio mettere in dubbio la sua versione, ma quello sulla natica è un morso.”
“Ma dove si è laureato? A Topolinia?! Certo che è un morso, le ho detto che era una furia”ribatti infastidito.
“Si, ma sicuramente non è un morso umano. Sembra quello di un cane. Non deve vergognarsi, ne ho viste di peggio. Pensi che uno si è messo un tubo nel retto e ci ha infilato un criceto, convinto che gli avrebbe massaggiato la prostata.”
Vedi nero, senti il battito pulsarti in gola, il mondo diventa per un istante talmente inteso, la testa gira e inizi a sudare.
Senti urlare. Riacquisti lucidità e vedi che le tue mani stanno stringendo il collo del medico, lo stai sollevando da terra.
“Non mi scopo i cani” cerchi di urlare, ma dalla bocca ti escono dei suoni inarticolati.
Continui a stringere, vuoi vederlo morto quel saputello del cazzo. Uno schiocco sotto le tue mani, un unghia acuminata dei tuoi pollici recide la pelle del collo e comincia a sgorgare sangue.
L'odore è inebriante, ti vien voglia di staccargli la faccia a morsi.
Sei talmente preso che non senti l'ago che ti trafigge la pelle più volte.
La vista si annebbia, il corpo ti scivola dalle mani e dopo pochi secondi le tenebre calano su di te.
Hai trascorso un mese in cella, dopo diversi colloqui ti hanno diagnosticato un disturbo ossessivo compulsivo e una dipendenza cronica da sostanze stupefacenti.
Il papi ha sganciato un sacco di soldi per mettere a posto le cose,ma senza risultato.
Ti hanno iniettato ogni tipo di sedativo e ora, complice il Narcan, riesci a mantenerti più o meno lucido.
Ora vivi nel reparto di psichiatria, in fondo non è tanto male. La compagnia è sicuramente interessate e puoi fumare quando vuoi (complice qualche centinaio di euro donati alla causa).
Stai fumando l'ultima sigaretta prima di ingollare il tuo mix di barbiturici.
Sei solo sul balcone, tanto non puoi andartene. La rete di sicurezza è piegata in modo da evitare sia la fuga che un tentativo di suicidio.
Ti senti particolarmente irrequieto, fissi la luna piena che brilla nel cielo e senti il cuore che accelera all'improvviso. Una fitta di dolore ti fa piegare in due, i suoni del traffico ti travolgono e gli odori del nosocomio si fanno più intensi, violenti.
All'improvviso ti accorgi di due occhi che ti fissano da un angolo buio.
Rabbrividisci, inizi a sudare e senti che gli sfinteri stanno per cedere.
La figura nell'ombra avanza, è alta, troppo alta. La forma è umanoide ma completamente coperta di peli, le braccia possenti ciondolano lungo i fianchi, ma sai che potrebbero farti a pezzi in un istante.
Un nuvola copre la luna, il ringhio della bestia ti scuote i visceri.
Ti raggomitoli a terra in attesa della fine.
“Non sei più cosi spavaldo adesso.”
Quella voce la conosci, Non potresti mai dimenticarla.
“A-Adele” balbetti.
“In tutto il mio splendore” fa un passo avanti e vedi che è nuda, sei talmente spaventato che non ti viene neanche duro.
“Come va la tua nuova esistenza?”
“Sei stata tu? Cosa mi hai fatto? Cosa hai usato? Qualche anfetamina sintetica?”
“Veramente non hai capito? Sta arrivando qualcuno.” e si immerge in profondità nelle tenebre.
Bruno, l'infermiere di turno fa capolino dalla finestra.
“Ehi, bella serata, forse un po' freschina. Ma si può sapere con chi parli?”
“Con nessuno” ribatti.
“Capisco. Beh non stare troppo a parlare con nessuno, non ti fa bene”
“Certo. Ancora un istante”
Ascolti i passi di bruno che si allontanano, riesci a capire perfettamente dove sta andando e a che distanza si trova.
“Adele ci sei?” sussurri, convinto di aver avuto un allucinazione.
“Certo” la ragazza è sono una voce nell'oscurità, ma sai che ti sta fissando. I suoi occhi sembra che ti scrutino l'anima.
“Cosa non ho capito?” chiedi
“Cosa sei diventato. Che adesso sei un licantropo!”
“Che stronzata” ma in cuor tuo sai che è la verità. Puoi cercare di far finta di avere le allucinazioni ma le verità si fa largo nella tua mente.
“Perché hai scelto me?”
“Perché sei ricco, discretamente avvenente e poi quando siamo in un certo periodo lo sentiamo a “naso” il maschio giusto. Poi sei talmente borioso che sarà un piacere vederti sottomesso.”
“Perché dovrei sottomettermi a te? Mi hai rovinato! Ti Odio!”
“Adoro quando fate i ribelli. Ma, io sono l'alpha e per la legge del branco tu mi ubbidirai.”
“Fott...”
“Adesso basta!” Ringhia Adele, vedi il suo corpo riempirsi di pelo, i muscoli gonfiarsi e il viso allungarsi e diventare quello di un grosso lupo.
Ringhia verso di te, il cuore accelera, una fitta di dolore ti attraversa il corpo, urli, cerchi di contrastare la trasformazione. Ma il richiamo dell'alpha è troppo forte.
Il dolore diventa straziante, ti laceri e ti ricomponi. Tutto finisce in fretta.
Le tue urla richiamano il personale del reparto sulla terrazza.
Ti fissano, alcuni urlano e scappano.
Puoi sentire l'odore della loro paura, il profumo della carne e del sangue.
L'istinto prevarica la ragione, in quel secondo pero, mentre stai per lanciarti sulla cena, sorridi...
Alla fine ti scopi i cani.
Fissi solenne le tre piccole righe bianche sul tavolo di cristallo.
I tuoi amici intonano un “oooooooohhhh” di attesa.
Ti infili la banconota arrotolata da 500 euro nel naso e con tre abili inalate fai sparire la polverina.
“Oooolllleeeee” esultano.
Ti stravacchi sul divano godendoti l'effetto. Le luci si fanno più intense, i suoni si accavallano diventando un frastuono confuso.
Accanto a te si butta quello che tutti chiamano “L'assessore”. Nessuno si ricorda il suo nome, ma tutti sanno che il padre è un ministro di qualcosa da tempo immemore.
L'assessore sproloquia di calcio e delle strafighe che si scopano. Annuisci infastidito, sei in piena botta e vuoi goderti il momento. Quando esclama “Forza Lazio!” viene sommerso dai bonari insulti di tutti.
Ti sfili la banconota dalla narice, l'allunghi ad una cameriera in minigonna ordinando un paio di Magnum di Cristal. Non ti curi dello sguardo disgustato della tipa, ti butti in pista trascinando una delle ragazze che vi siete portati dietro. Non ti ricordi il suo nome, ma poco importa. La tua attenzione è calamitata dalle chiappe fasciate dalla minigonna in pelle che ti si sfregano contro.
La reazione del tuo amico è immediata, anche lei se ne accorta e la cosa non sembra infastidirla.
Fa tutto parte della solita danza per l'accoppiamento e sai ,che a fine serata, porterai a casa il premio.
Ti muovi come un gorilla in calore. Sudi, ansimi e grugnisci. Non si parla, non ce ne bisogno.
La coca ti fa sentire fico, puoi andare avanti tutta la notte.
Vedi uno strano movimento tra la folla, la gente si scansa e tutti si fermano ad ammirarla.
La ragazza balla da sola, i lunghi capelli castani sembrano ardere tra le luci della discoteca.
È vestita in maniera sobria, almeno per questo posto. Jeans attillati e una canottiera bianca.
Il suo non essere appariscente la fa apparire ancora più sexy, di quella categoria che te la fanno annusare ma non te la dà mai.
In meno di un secondo decidi che deve essere tua, un'altra tacca sul tuo cinturone.
Spintoni via da tipa con cui stai ballando.
“Ma vaffanculo stronzo” la senti inveire.
La allontani con un cenno e punti la nuova preda.
Con passo baldanzoso la affianchi ed esordisci con il tuo classico “Ciao bella.”
Ti lancia un sorriso smagliante e prosegue nella sua danza solitaria. Cerchi di seguirla ma, nonostante la droga che ti circola nelle vene, sei consapevole di star facendo una pessima figura.
Tenti invano di attaccare bottone, ma la musica a tutto volume non aiuta. L'unica cosa che non ti fa desisteste sono le occhiate che ti lancia.
Il tempo passa. È un ora che stai dietro alla tipa e non ne hai cavato niente. Stai meditando di ripiegare su qualcosa di più semplice quando ti senti afferrare.
Le labbra della ragazza ti sussurrano le tre parole che tanto sognavi “Andiamo da te.”
Ti svegli solo. Ti alzi a fatica grugnendo di dolore.
Sei un tripudio di graffi su tutto il corpo. È stata sicuramente la scopata migliore della tua vita, peccato che non ti ricordi nulla.
Hai qualche flash sul viaggio in macchina e l'ingresso alla villa del papi, ma una volta nel letto..il nulla.
Ti trascini in bagno. Il movimento fa riaprire qualche graffio, rivoli scarlatti ti percorrono la schiena fino a macchiare la preziosa moquette.
Te ne sbatti, ci penseranno le donne delle pulizie.
La tua immagine allo specchio ti lascia perplesso, hai un aspetto orribile.
Apri uno scomparto del mobile bagno e tiri fuori la polvere magica, in pochi istanti ti senti un po' meglio.
Ti osservi e pensi che Adele (beh almeno il suo nome lo ricordi) era veramente una gatta furiosa.
Noti una ferita più profonda, ti chiedi come sia possibile che ti abbia morso sulle chiappe.
Cerchi invano di disinfettarti ma non sei molto pratico, ti viene in mente l'unica idea sensata: andare in pronto soccorso.
Sei in fila con un altra decina di persone, sei già in fastidio per il tempo che stai perdendo e inoltre cominci a sentire il bisogno del tuo tonico.
Dopo un eternità arrivi di fronte all'infermiere di triage, dai le tue generalità e il tizio comincia con le domande.
“Mi dica, che succede?”
“Sono ferito.”
“Dove?” incalza l'infermiere.
“Sulla schiena e sul...”
“Sul...?”
“Sul culo”
L'infermiere non sembra particolarmente impressionato “mi faccia vedere.”
Gli mostri la schiena e le natiche, ti appioppa un codice verde.
Ti ritrovi di nuovo in attesa, inganni il tempo andando in bagno a farti un paio di tiri. Sai che non è una buona idea, le probabilità di essere beccato sono alte.
Ritorni in sala d'aspetto e vieni colpito dall'olezzo di tutte quelle persone accalcate. Ti sale un conato di vomito che ricacci indietro, probabilmente era roba tagliata male.
Gli odori continuano a colpirti, piscio, merda, disinfettante e uno molto forte che il tuo cervello associa ad un cancro.
Stai per fuggire via quando viene chiamato il tuo cognome.
Ti accompagnano in una stanzetta. Quello che presumi essere un medico sta scrivendo al computer, appoggiato ad un mobile un infermiere sorseggia un caffè.
Ti fa una serie di domande sul tuo stato di salute per poi passare all'unica cosa che ti preme.
“Come si è procurato quelle ferite?”
Tentenni ancora scosso dagli odori nauseabondi.
“Ho scopato” ribatti.
“Buon per lei. Ma la domanda era un altra. Carlo intanto dai una pulita a quei tagli.”
“Senta, non mi importa se mi crede. Ho conosciuto una tipa e questi sono i ricordini che mi ha lasciato.”
Il medico ti fissa in silenzio.
“Doc, doc Venga a vedere” dice Carlo spezzando il silenzio.
I due confabulano un po.
“A me sembra...”
“Concordo.”
“Certo che è profondo, ci vogliono almeno 10 punti.”
“Già, e gli chieda se ha fatto l'antirabica.”
Il medico si risiede, sospira e si passa una mano tra i capelli grigi.
“Senta non voglio mettere in dubbio la sua versione, ma quello sulla natica è un morso.”
“Ma dove si è laureato? A Topolinia?! Certo che è un morso, le ho detto che era una furia”ribatti infastidito.
“Si, ma sicuramente non è un morso umano. Sembra quello di un cane. Non deve vergognarsi, ne ho viste di peggio. Pensi che uno si è messo un tubo nel retto e ci ha infilato un criceto, convinto che gli avrebbe massaggiato la prostata.”
Vedi nero, senti il battito pulsarti in gola, il mondo diventa per un istante talmente inteso, la testa gira e inizi a sudare.
Senti urlare. Riacquisti lucidità e vedi che le tue mani stanno stringendo il collo del medico, lo stai sollevando da terra.
“Non mi scopo i cani” cerchi di urlare, ma dalla bocca ti escono dei suoni inarticolati.
Continui a stringere, vuoi vederlo morto quel saputello del cazzo. Uno schiocco sotto le tue mani, un unghia acuminata dei tuoi pollici recide la pelle del collo e comincia a sgorgare sangue.
L'odore è inebriante, ti vien voglia di staccargli la faccia a morsi.
Sei talmente preso che non senti l'ago che ti trafigge la pelle più volte.
La vista si annebbia, il corpo ti scivola dalle mani e dopo pochi secondi le tenebre calano su di te.
Hai trascorso un mese in cella, dopo diversi colloqui ti hanno diagnosticato un disturbo ossessivo compulsivo e una dipendenza cronica da sostanze stupefacenti.
Il papi ha sganciato un sacco di soldi per mettere a posto le cose,ma senza risultato.
Ti hanno iniettato ogni tipo di sedativo e ora, complice il Narcan, riesci a mantenerti più o meno lucido.
Ora vivi nel reparto di psichiatria, in fondo non è tanto male. La compagnia è sicuramente interessate e puoi fumare quando vuoi (complice qualche centinaio di euro donati alla causa).
Stai fumando l'ultima sigaretta prima di ingollare il tuo mix di barbiturici.
Sei solo sul balcone, tanto non puoi andartene. La rete di sicurezza è piegata in modo da evitare sia la fuga che un tentativo di suicidio.
Ti senti particolarmente irrequieto, fissi la luna piena che brilla nel cielo e senti il cuore che accelera all'improvviso. Una fitta di dolore ti fa piegare in due, i suoni del traffico ti travolgono e gli odori del nosocomio si fanno più intensi, violenti.
All'improvviso ti accorgi di due occhi che ti fissano da un angolo buio.
Rabbrividisci, inizi a sudare e senti che gli sfinteri stanno per cedere.
La figura nell'ombra avanza, è alta, troppo alta. La forma è umanoide ma completamente coperta di peli, le braccia possenti ciondolano lungo i fianchi, ma sai che potrebbero farti a pezzi in un istante.
Un nuvola copre la luna, il ringhio della bestia ti scuote i visceri.
Ti raggomitoli a terra in attesa della fine.
“Non sei più cosi spavaldo adesso.”
Quella voce la conosci, Non potresti mai dimenticarla.
“A-Adele” balbetti.
“In tutto il mio splendore” fa un passo avanti e vedi che è nuda, sei talmente spaventato che non ti viene neanche duro.
“Come va la tua nuova esistenza?”
“Sei stata tu? Cosa mi hai fatto? Cosa hai usato? Qualche anfetamina sintetica?”
“Veramente non hai capito? Sta arrivando qualcuno.” e si immerge in profondità nelle tenebre.
Bruno, l'infermiere di turno fa capolino dalla finestra.
“Ehi, bella serata, forse un po' freschina. Ma si può sapere con chi parli?”
“Con nessuno” ribatti.
“Capisco. Beh non stare troppo a parlare con nessuno, non ti fa bene”
“Certo. Ancora un istante”
Ascolti i passi di bruno che si allontanano, riesci a capire perfettamente dove sta andando e a che distanza si trova.
“Adele ci sei?” sussurri, convinto di aver avuto un allucinazione.
“Certo” la ragazza è sono una voce nell'oscurità, ma sai che ti sta fissando. I suoi occhi sembra che ti scrutino l'anima.
“Cosa non ho capito?” chiedi
“Cosa sei diventato. Che adesso sei un licantropo!”
“Che stronzata” ma in cuor tuo sai che è la verità. Puoi cercare di far finta di avere le allucinazioni ma le verità si fa largo nella tua mente.
“Perché hai scelto me?”
“Perché sei ricco, discretamente avvenente e poi quando siamo in un certo periodo lo sentiamo a “naso” il maschio giusto. Poi sei talmente borioso che sarà un piacere vederti sottomesso.”
“Perché dovrei sottomettermi a te? Mi hai rovinato! Ti Odio!”
“Adoro quando fate i ribelli. Ma, io sono l'alpha e per la legge del branco tu mi ubbidirai.”
“Fott...”
“Adesso basta!” Ringhia Adele, vedi il suo corpo riempirsi di pelo, i muscoli gonfiarsi e il viso allungarsi e diventare quello di un grosso lupo.
Ringhia verso di te, il cuore accelera, una fitta di dolore ti attraversa il corpo, urli, cerchi di contrastare la trasformazione. Ma il richiamo dell'alpha è troppo forte.
Il dolore diventa straziante, ti laceri e ti ricomponi. Tutto finisce in fretta.
Le tue urla richiamano il personale del reparto sulla terrazza.
Ti fissano, alcuni urlano e scappano.
Puoi sentire l'odore della loro paura, il profumo della carne e del sangue.
L'istinto prevarica la ragione, in quel secondo pero, mentre stai per lanciarti sulla cena, sorridi...
Alla fine ti scopi i cani.