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Che è successo a mamma e papà? (ex novo) - di Maurizio Bertino (12550 caratteri)

Inviato: mercoledì 10 agosto 2016, 18:32
da Peter7413
AVVISO: è un racconto pulp e in alcuni frangenti ci vado giù anche un pelo duro.

Che è successo a mamma e papà?
di Maurizio Bertino

Il nonno sta facendo le telefonate, io sono seduto al tavolo, me ne sto zitto e buono.
Di solito non manco mai di andare a scuola: i voti sono a posto e le ragazze stupide il giusto. Stamattina però mi sono alzato e la casa era vuota, me l’aspettavo. Ho riempito lo zaino e sono venuto dal nonno.
«Che ci fai qui Bruslì? La scuola è venuta giù?»
Il regalo migliore di mio padre: il nome. Non gli è mai fregato un cazzo di nulla, se non del lavoro. C’aveva però questo rapporto con Bruslì, un tipo con la testa, quella che a lui manca, che era anche capace di dare le sberle giuste, tanto da meritarsi il soprannome più agognato qui nella Chinatown: Bruslì, appunto. Non me ne ha mai parlato, non m’ha mai parlato di un cazzo se non di fagioli e birra, però m’è capitato di fare le domande giuste allo zio e ho capito che a fottere Bruslì fu una puttana che pensava di vendicare un tizio che invece era stato mio padre a sistemare. Insomma, senso di colpa e rispetto lo portarono a decidere di darmi un soprannome come nome: un’opportunità da sfruttare.
«Ciao nonno! Mi sono svegliato che in casa non c’era nessuno e ho trovato questo: è dello zio e mi dice di venire qua».
Gli porgo il biglietto, lui corruga la fronte.
Lo zio non è mio zio. Lo chiamano Lucky, un vietnamita professionista del poker. Vive da sempre con noi ed è un bene. È lui che cucina e che lava i panni, l’uomo di casa insomma. Mio padre dice che ha problemi a campare, che era bravo con il poker di una volta e che questo nuovo Texas qualcosa a due carte non l’ha mai digerito. In ogni caso, mia madre non ha problemi che ci sia qualcuno che sbrighi le faccende: una convivenza perfetta.
Anche il nonno non è mio nonno, ma so che gli piace se lo chiamo così. I suoi figli sono morti giovani e lui è solo lavoro e basta. Lo chiamano Huangdi, l’Imperatore Giallo, e pare che sia stato un pezzo grosso. Ora si limita a gestire il suo ristorante, almeno all’apparenza. Nel dubbio l’ho sempre chiamato nonno e lui mi ha sempre voluto bene. L’ho anche aiutato con il sistema di telecamere che ha voluto piazzare qualche tempo fa. Di tecnologia non ci capisce un cazzo, così mi sono proposto e l’ho montato io. Ho solo tredici anni, ma non sono scemo.
Il nonno legge il biglietto e pensa, poi mi manda a sedere al tavolo, mi serve una coca e mi dice di starmene buono per un po’. Tiro fuori il mio smartphone e faccio finta di giocare mentre lo guardo fare le telefonate.
Mia madre è stata la prima a sparire, lo immaginavo. La sera prima arrivo a casa e trovo lo zio tutto preoccupato che discute con mio padre.
«Berto, cazzo, se tarda avverte e non ha avvertito!»
Mio padre sta ripulendo un barattolo di fagioli in posa Big Lebowsky sulla poltrona davanti alla tv. Si limita a ruttare.
«È successo qualcosa, lo sento!» continua lo zio.
Mi vede arrivare e si zittisce. Mio padre mi saluta con un secondo rutto e continua a guardare la tv.
Il nonno è alla sesta telefonata che nel bar piomba Lanternerosse, la titolare dell’omonimo Centro Massaggi Cinese, un’ex puttana già bella passata che ora gestisce un piccolo giro. Non mi sfugge che è arrivata presto, il nonno l’avrà chiamata fra i primi, se non per prima assoluta: sono cose a cui badare.
Dicevo del mio nome: una fortuna. Quel Bruslì doveva essere un tipo bello giusto se mio padre lo rispettava e Lanternerosse se n’era presa una mezza sbandata. Morale, a me che porto il suo nome Lanternerosse m’ha sempre trattato come un pupillo, c’è da dire che c’ho messo del mio chiamandola zia, o almeno così ho cominciato a fare da quando ho capito che era più di una ex puttana.
«Che è successo?» chiede Lanternerosse al nonno.
Lui alza le spalle e le fa cenno di seguirlo nel retro. Lei annuisce, ma prima mi viene a salutare.
«Bruslì, caro» e mi dà un bacio sulla fronte «Stai qui buono che io e il nonno dobbiamo parlare».
Sorrido e annuisco. Loro spariscono nel retro, non prima che il nonno abbia fatto un cenno al Renna, il cameriere. Quello era impegnato al cellulare, ma subito smette e mi viene a sedere vicino, mi guarda e mi sorride: la mia guardia del corpo.
Il Renna è un bravo ragazzo, un sanguemisto come me con una decina d’anni in più del sottoscritto: un energumeno di quasi due metri con una moglie altrettanto giovane la cui propensione da troia va di pari passo con la bellezza da top model. Il Renna sa tutto, ma accetta e rimane buono, sa che un’altra così uno come lui deve ringraziare anche solo di poterla accarezzare. Nel giro se la sono fatta tutti e già sto pregustando il mio turno, da qualche parte dovrò pur cominciare. In ogni caso, mai soprannome fu più meritato.
Il Renna mi guarda, vuole fare due chiacchiere, io no. Poso lo smartphone e tiro fuori dallo zaino il Nintendo. Accendo Pokemon e mi metto a giocare.
«Che giochi Bruslì?» la domanda arriva puntuale.
«Ai Pokemon, sai quello dell’allenatore e dei mostri che combattono…»
«Minchia, davvero? Mi ci sono sfondato alla tua età! Fai provare?»
Tutto previsto. Glielo passo e si mette a giocare bello concentrato. Io riprendo lo smartphone e avvio l’applicazione che mi connette alle telecamere interne del bar. Che figata la tecnologia quando la sai usare.
Passo alla telecamera piazzata nel retro e vedo Lanternerosse tutta seria che sembra impartire istruzioni al nonno che se ne sta zitto. Non ho l’audio, mentalmente mi appunto che dovrò piazzare qualche microfono davvero micro o al più imparare il labiale, meglio entrambi, non si sa mai.
A quest’ora avranno già chiara la situazione. Chunlì, mia madre, è stata pizzicata in una cazzata bella grossa dal Dalai, uno dei due Signori della città. Non che le torture per sistemare i lavori a lui non vadano bene, ma gli dà fastidio se vengono girati dei video con le facce delle vittime belle in evidenza. Ancora peggio se i dvd non vengono distrutti. Ira di Dio quando vengono distribuiti su youtube. Ma a quello ci ho pensato io e nessuno lo verrà mai a sapere.
Sorrido fra me. Sono anni che mia madre e mio padre mi portano con loro per i lavoretti più veloci. Ogni tanto veniva anche lo zio, ma di rado. Mi lasciavano in macchina, montavano il silenziatore, mi mettevano in mano una lattina di coca e delle patatine e mi dicevano di fare la guardia per qualche minuto. Andavano e tornavano che neanche me n’accorgevo e si finiva la giornata al MacDonald più vicino, uno spasso. Poi c’erano i lavori più complessi, mia madre li definiva quelli artistici e allora si assentavano per giorni. A volte con me rimaneva lo zio, altre andavo dal nonno o dalla zia, ho sempre cercato di dividermi in modo equo. Fatto sta che tutte le volte che tornavano la mamma era sempre su di giri e tutte le volte aveva un dvd nuovo che nascondeva nei suoi cassetti. A mio padre raccontava che l’aveva distrutto, ma io sapevo. Non mi è mai sfuggito nulla di ciò che entrava e usciva da casa.
Quei dvd li avrò visti mille volte: me li copiavo sul notebook quando rimanevo solo e poi via allo spettacolo. E non c’è che dire, mia madre non sarà quella gran bellezza e passerà tutto il suo cazzo di tempo davanti ai videogiochi tanto da meritarsi di essere chiamata come una protagonista di uno dei suoi preferiti, ma nel suo piccolo è un'artista. A un tizio lo aveva messo appeso a testa in giù nudo e gli aveva montato addosso tutto un armamentario. Se il tizio lasciava andare troppo delle corde la fune che lo teneva appeso mollava e lo faceva avvicinare con la testa al pavimento dove mia madre aveva messo una bacinella piena d’acido. Ha resistito ore, poi ha cominciato a cedere ed è stato un lento bruciarsi prima i capelli, poi il cuoio capelluto. Quando ha ceduto del tutto è finito con la testa intera nell’acido. Mia madre l’ha slegato e, prima che morisse, è riuscita ancora a squartargli le gambe e le braccia, uno spettacolo.
La zia ha finito di parlare, il nonno sta prendendo il telefono, probabilmente stanno chiamando la Volpe. Prima della decisione finale tocca consultare anche l’altro Signore della città. Due Signori, la Volpe e il Dalai, un solo Kahn di cui non si conosce l’identità.
Sorrido e osservo l’espressione di Lanternerosse, infastidita e determinata, imperiale. Ho puntato su di lei se non s’è ancora capito.
L’idea di youtube m’è venuta quando m’è stato chiaro che era venuto il momento di fare il salto. A modo mio voglio bene a mio padre e a mia madre, sono degli stronzi figli di puttana che si sono conosciuti quando lei lavorava da Lanternerosse e mio padre ne era un cliente, ma hanno un limite quando si tratta di figli, questa è stata una sorpresa per molti. Sono anche talentuosi, non dico il contrario, ma mancano completamente di spirito d’iniziativa per prospettive che vadano oltre il più immediato presente. Con loro ero nello stagno accanto al fiume in piena. E io quel fiume l’ho da sempre desiderato. Comunque, un giorno davo una mano al nonno a riordinare quando mi è capitato di sentire nominare, da un tizio a un tavolo, il casino del Calabrese. Il nonno l’ha subito zittito con uno sguardo, ma ormai la pulce m’era salita in testa e prudeva. Ci ho messo un po’, ma alla fine ho scoperto che era proprio a causa del lavoro sul Calabrese che il Dalai ci aveva rimesso il suo miglior uomo, il Berserk, reo di troppo zelo nei suoi metodi. Pare che il Kahn non avesse apprezzato che un suo vecchio socio d’affari come il Calabrese, anche se traditore, fosse stato fatto fuori dopo un paio di settimane di torture solo per il godimento del Berserk e così avesse deciso che era venuto il tempo per il Dalai di sbarazzarsene. Ovvio che il Dalai non ne era stato contento, ma tant’è: gli ordini del Kahn non ammettono repliche. Era però chiaro come l’acqua nel cesso dopo che hai tirato lo sciacquone che il Dalai l’affare del Calabrese non se lo sarebbe scordato per lungo tempo, almeno fino a quando non avrebbe potuto prendersi la vita di qualcuno nelle grazie del Kahn. Qualcuno come Chunlì e il Berto, appunto.
Fatto sta, e qui sta il colpo di culo, che il tizio acidato e aperto a fettine da mia madre altri non era che il figlio del Calabrese. Quella cretina s’era tenuta il dvd per tutto questo tempo, una bomba a orologeria pronta a scoppiare non appena fosse giunta nelle mani sbagliate. Io ho sorriso e l’ho messo su internet; non dal mio computer, ovvio: ho sfruttato l’internet point dalla parte opposta della città.
I risultati non hanno tardato: mia madre è sparita il giorno dopo e mio padre e lo zio l’hanno seguita a ruota come deficienti. A mio padre non frega un cazzo di niente, ma quella era pur sempre la sua donna. M’immagino che abbiano raggiunto la fortezza del Dalai pensando di fare i Rambo, ma figurati se quello non li aspettava. E poi che cazzo pensava di fare mio padre con quella mezza checca piagnosa dello zio? Scuoto la testa critico per il suo pessimo senso strategico, che vergogna.
Telefonata finita, la zia e il nonno scuotono la testa: figurarsi se la Volpe si sarebbe schierata contro l’eliminazione del Berto, di Chunlì e di Lucky il vietnamita, cazzo gliene fregava a lui? Il fato s’è compiuto e ora non resta che vedere se la mia mossa da all in andrà a segno o mi butterà fuori dallo stagno, dal fiume, fuori da tutto in un cazzo di orfanotrofio.
Il cuore comincia a battermi, la zia e il nonno stanno parlottando. Il Renna sta continuando a giocare ai Pokemon. Mi prendo l’appunto mentale che se mai salirò dove voglio arrivare a questo cornuto gli farò fare al massimo le pulizie nei miei locali.
Ecco che stanno uscendo. Spengo l’applicazione della telecamera e riattacco un gioco. Cazzo, devo lavorare su questa emotività, non va bene, andrò da qualche minchia di psicologo, già l’ha fatto il boss dei Soprano ed è andato avanti per sei stagioni. Storco la bocca, sei stagioni per una cazzo di serie americana non sono poi così tante. Niente psicologo, faccio da me.
Ecco che arriva il nonno, il Renna si eclissa. Lui si siede accanto a me e sorride. Infine eccola, la zia, per tutti Lanternerosse, l’ex puttana diventata pappona. Si siede vicino a me, mi accarezza.
«Zia, cos’è successo?» dissimulo un tono vagamente preoccupato.
«Bruslì, tesoro mio, ti va di trasferirti per un po’ da me che poi vedremo che fare?»
All in e mi hanno pagato il piatto per bene, sono nel grande fiume in piena e m’è andata meglio del previsto: Lanternerosse, l’imperatrice puttana, mi apre le porte di casa.
Faccio passare qualche istante e poi, mixando nel tono le giuste dosi di tristezza e disperazione, roba che De Niro, Al Pacino e Marlon Brando ne andrebbero fieri, chiedo:
«Che è successo a mamma e papà?»

Re: Che è successo a mamma e papà? (ex novo) - di Maurizio Bertino (12550 caratteri)

Inviato: giovedì 11 agosto 2016, 18:31
da alexandra.fischer
Come racconto è sarcastico al punto giusto. Il protagonista è un ragazzino, sì, ma molto sveglio. Il fatto di vivere in un gruppo familiare solo in apparenza (uno "zio" e una "zia" di facciata, proprio come il "nonno") con genitori dalle frequentazioni pericolose, lo ha reso cinico al punto giusto. C'è qualcosa di Bierce, soprattutto nell'ironia del nome del protagonista (Bruslì, riferimento a un criminale "bruciato" del giro, ma anche a Bruce Lee, l'attore e maestro di kung-fu; anche il soprannome del nonno lo è: Huangdi, L'Imperatore Giallo, lo è, visto che Huangdi appartiene alla schiera degli Imperatori Leggendari, avendo inventato la moneta, la bussola e il calendario, ricevendo poi la visita di una fenice e di un unicorno al suo letto di morte per testimoniare la saggezza del suo regno). La madre di Bruslì è davvero inquietante (tortura del catino) e il ragazzino ha usato il video della tortura e della morte del figlio di un pezzo grosso del giro per entrare nel giro a sua volta (gli stava stretta la vita fra scuola e Pokemon). Il racconto è ambientato nel mondo delle Triadi. E' insolito, come nella caratterizzazione dei personaggi (niente è come sembra).

Chiedo la grazia

Re: Che è successo a mamma e papà? (ex novo) - di Maurizio Bertino (12550 caratteri)

Inviato: sabato 13 agosto 2016, 17:34
da valter_carignano
Ciao
Ho poco da dire. Racconto efficace, immaginifico, non molla il ritmo: in una parola, secondo me molto buono. Personalmente, fra le cose tue che ho letto, lo trovo il migliore.
Il pulp è un po' lontano dai miei gusti, lo ammetto, e ne leggo poco. Unico appunto che farei è la citazione dei Soprano (86 episodi di quell'intensità non sono pochi, più la scelta di interrompere per motivi narrativi quando era all'apice e non per cali di audience) e magari il riferimento agli attori alla fine. Grandissimi attori, ovvio, ma forse - a mio personalissimo parere - fuori dal mondo cinematografico di un ragazzino così giovane, anche se molto speciale.
CHIEDO LA GRAZIA

Re: Che è successo a mamma e papà? (ex novo) - di Maurizio Bertino (12550 caratteri)

Inviato: domenica 14 agosto 2016, 0:42
da ceranu
Ciao Maurizio, sarò onesto, il racconto non mi piace. Trovo sia il trionfo degli stereotipi sulla mafia americana. I nomignoli usati e le scene raccontate non aggiungono nulla al genere, manca qualcosa che lo renda unico. Per assurdo le citazioni tolgono originalità invece di aggiungerne.
Fossi in te cambierei i soprannomi e li renderei più attuali.
Chiama il protagonista chucknorris, la prostituta "13" come il palo che la resa la donna che è. E trasforma i cinesi in calabresi e viceversa. Dai un colpo di italianità. Manca un Nino d'Angelo, un Genny... e non citare "I Soprano", ma Gomorra.
Il Renna va bene, ma è un po'abusato.
Ulti.a nota è il Nintendo con cui gioca, la trovo una tecnologia un po' vecchia. Fallo giocare con Pokémon go e fallo installare al Renna.
La narrazione è pulita e hai reso benissimo il pdv del ragazzo.
È una buona lettura, ma manca il guizzo che la renda appetibile.
Per ora non chiedo la grazia.

Re: Che è successo a mamma e papà? (ex novo) - di Maurizio Bertino (12550 caratteri)

Inviato: mercoledì 24 agosto 2016, 8:46
da Vastatio
Ciao,

personalmente non so come giudicare il racconto. E' scritto bene, ma sei riuscito a mettere quasi tutto quello che aborro (così alla cieca ti mancavano giusto gli zombie e qualche struggente storia d'amore adolescenziale tra creature della notte): protagonista under 15 uber alles, mafia cliché, profusione di personaggi (ma su questo hai il pregio di usare i nomignoli, e non i nomi reali, per quanto stereotipati), uso più o meno "ingenuo" della tecnologia.
Ho letto altre cose tue che incontrano decisamente di più il mio gusto.
TI consiglio di levare via la parte di Youtube, sempre che tu voglia "davvero" far passare il tuo ragazzetto (puah!) come qualcuno di sveglio: parli di un video su DVD (da questo deduco che le dimensioni, per lunghezza e/o qualità siano abbastanza notevoli), caricarlo su Youtube senza una adeguata riconversione prima ci impiegherebbe ORE, tanto più se ti appoggi a internet point famosi per avere banda a strafottere (specie in upload). Nulla di più normale che un ragazzino si infili in Internet Point mai frequentato per starci ore a saturare la banda. E poi cosa ci fa? lo lascia pubblico o crea il video privato per poi mandare un link via mail? Pubblico? quindi loro e le forze dell'ordine in grado di fare ricerche su chi e/o cosa? Se vuoi fare le cose anonime ti devi impegnare un po' di più e, anche lì, il tuo genietto 13enne mi starebbe sul costato.
Ha il dvd, fa una copia, e la manda via poste italiane al destinatario, magari con un bel numero o frasetta scritta sopra, in modo da potergliela rivelare "in futuro" se vorrà sfruttare il favore. Più semplice e sicuro.

Il susseguirsi di nomi, ruoli, ecc mi stordisce, ma questo temo sia un problema mio (non riesco a concentrarmi sulla "massa", mi perdo subito) per quanto capisco che sia coerente e funzionale nel tuo contesto.

Sinceramente, avrei preferito una fine diversa, dove il ragazzino viene beccato, magari dalla sua stessa zietta che, sulla strada per casa, gli dice che, sì, i suoi gli stavano sulle palle, ma se riprova a fare un giochetto simile a casa sua... Non ce la posso fare, i bambini uber alles, che credono che "giocare" sia facile, mi hanno sempre infastidito la flora intestinale.

Re: Che è successo a mamma e papà? (ex novo) - di Maurizio Bertino (12550 caratteri)

Inviato: domenica 28 agosto 2016, 20:27
da Linda De Santi
Ciao, anch'io ho poco da dire, il racconto mi è piaciuto così com'è.
Il protagonista bambino che si atteggia a genio del crimine è un pelo irritante in effetti, ma ha anche un suo fascino.
Personalmente non cambierei nulla.

CHIEDO LA GRAZIA

Re: Che è successo a mamma e papà? (ex novo) - di Maurizio Bertino (12550 caratteri)

Inviato: mercoledì 31 agosto 2016, 9:44
da alessandra.corra
Ciao,
il tuo racconto pulp, stile Tarantino, mi e' piaciuto. E' scritto molto bene, e anche se il testo e' piuttosto lungo si legge volentieri. In effetti, non si riesce a simpatizzare molto con il protagonista, alcune riflessioni le vedo anche un po' atipiche per un ragazzino della sua eta', per esempio quando afferma che vista la sua emotivita' dovrebbe andare da uno psicologo, pero' la sua caratterizzazione, in definitiva, la trovo azzeccata.

CHIEDO LA GRAZIA

Re: Che è successo a mamma e papà? (ex novo) - di Maurizio Bertino (12550 caratteri)

Inviato: mercoledì 31 agosto 2016, 21:50
da Peter7413
Ringrazio tutti per i commenti :)
Nonostante le tante richieste di grazia, però, decido di NON sfidare Spartaco. Questo è un racconto di qualche anno fa e non mi sono più ritrovato a scrivere con questo stile pertanto, nonostante inizialmente lo volessi, non desidero più averlo in Vetrina a rappresentarmi :)