L'altra parte del vetro - Manuel Piredda

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invernomuto
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L'altra parte del vetro - Manuel Piredda

Messaggio#1 » lunedì 19 settembre 2016, 23:44

L'esemplare era separato dai ricercatori da una spessa lastra di vetro antisfondamento, uno strato di cristallo che segnava il confine tra due mondi: quello logico, ordinato e pulito della società civile e quello selvaggio, sporco e caotico del vivaio in cui era rinchiusa la creatura.

Dal giorno in cui le forze di cattura e ricognizione avevano trovato la “cosa” nel cuore della foresta pluviale mitteleuropea, tutte le nozioni pregresse e i paradigmi della scienza conosciuta si erano sbriciolati di fronte alle sue incredibili capacità.

Nonostante la piccola creatura fosse per molti versi simile a una persona normale, era ricoperta di uno strano materiale elastico in grado di ripararsi rapidamente una volta danneggiato, simili abilità rigenerative erano presenti anche nella sua struttura interna: lo scheletro della creatura, pur fragile, riparava ogni frattura nel giro di appena due o tre settimane.

Gli scienziati, eccitati, si scambiavano silenziosi messaggi telepatici discutendo la natura della cosa:

“Che sia frutto della cosiddetta evoluzione? Potrebbe essere il futuro della nostra specie.”
“Sarebbe un futuro piuttosto triste” - intervenne il ricercatore capo - “non è capace di comunicare, per quanto si ripari in fretta resta troppo debole per essere un soldato, è un peso morto. E poi lo sappiamo tutti che l'evoluzione è un mito, il tempo genera solo la ruggine”.

Nonostante lo avesse appena chiamato peso morto sapeva benissimo che la cosa era un prodigio, ma avevano rischiato di perderla tante volte, soprattutto nel primo periodo, come la volta in cui avevano cercato di ricaricargli le pile con delle brevi scosse elettriche di prova; col tempo e lo studio avevano scoperto che la creatura poteva sopravvivere con il solo ausilio di acqua e frutta, non quella fermentata da cui si estrae l'etanolo per le macchine anziane, semplice frutta fresca non trattata, un vero mistero.

Il ricercatore capo andò davanti al vivaio e cercò lo sguardo dell'esemplare.
Erano passati appena sessant'anni dal giorno della cattura, eppure la cosa aveva attraversato una serie di cambiamenti indecifrabili, dall'aumento delle dimensioni corporee al mutamento del colore della lunga pelliccia che gli ricopriva testa e viso, che era passata rapidamente da marrone a bianca, probabilmente un meccanismo mimetico, secondo i ricercatori.
Il mostro, che era seduto su una roccia e sembrava limitarsi a contemplare i limiti del suo piccolo mondo, si alzò in piedi e camminò con andatura stanca e incerta fino al vetro, senza mai distogliere lo sguardo da quello del suo carceriere.

Il ricercatore allungo il braccio, così simile a quello dall'altra parte della barriera eppure così diverso: un giunto per la spalla, uno per il gomito e uno per il polso, seguiti da cinque appendici mobili estese.
L'ultimo umano, al di là del vetro, seguì l'esempio, allungando il suo debole braccio rugoso verso il robot che lo teneva prigioniero da una vita, carne e metallo erano separati solo da uno strato di cristallo.



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antico
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Re: L'altra parte del vetro - Manuel Piredda

Messaggio#2 » lunedì 19 settembre 2016, 23:50

Ciao Manuel e benritrovato! 3000 caratteri giusti e orario ok, buona Walter Lazzarin Edition!

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elena.coppari
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Re: L'altra parte del vetro - Manuel Piredda

Messaggio#3 » martedì 20 settembre 2016, 11:25

Molto carino. Il suo superpotere è il fatto di essere un umano. Intelligente e scritto bene questo mini componimento di fantascienza. Azzeccatissima questa inversione dei ruoli, che all'inizio rende quasi incomprensibile da capire, ma che poi viene rivelata. Mi piace soprattutto le descrizioni che fai dell'uomo, delle sue capacità rigenerative (al punto in cui descrivi la capacità di rinsaldarsi delle ossa mi sono detta "E allora? anche noi ci mettiamo dalle 2 alle 3 settimane" cogliendomi proprio in fallo). Divertente davvero, mi piace.

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Andrea Partiti
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Re: L'altra parte del vetro - Manuel Piredda

Messaggio#4 » mercoledì 21 settembre 2016, 17:58

Ammetto di aver subito intuito il nodo del racconto, la ruggine è un indizio troppo grande per ignorarlo.
Mi restava qualche dubbio, perché noi le fratture le ripariamo in tempi molto più lunghi, 1-2 anni. Nel giro di 1-3 mesi si limitano a consolidarsi (un robot vedrebbe la differenza, con la sua vista a raggi x, che notoriamente tutti i robot hanno!) quindi ho rimando l'interpretazione.

Un'altra incongruenza/incertezza la vedo nel discorso sulla selezione naturale. Se resta il concetto di selezione naturale, da vecchie cronache, dati, quant'altro, deve essere rimasto anche quello di specie animale, avrebbero dovuto capire cosa si trovavano davanti.

Sono comunque dettagli, il racconto è scritto molto bene, l'interpretazione del tema è alternativa e originale (che non guasta mai), quindi lo promuovo senza riserve!

Canadria
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Re: L'altra parte del vetro - Manuel Piredda

Messaggio#5 » giovedì 22 settembre 2016, 0:26

Uao, che ansia! Racconto ben scritto e ben strutturato. All'inizio non riuscivo a capire granché, non capivo perché gli scienziati parlassero telepaticamente, né cosa stessero osservando. Alla fine, ovviamente, tutto è stato molto chiaro, così ho riletto il racconto ed ho potuto apprezzarne meglio la scena ben descritta. L'ansia, comunque, si taglia col coltello, ehehe! Complimenti!

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invernomuto
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Re: L'altra parte del vetro - Manuel Piredda

Messaggio#6 » giovedì 22 settembre 2016, 6:03

Ciao Elena e Canadria, sono sempre felice di ricevere i commenti dei nuovi arrivi e sono doppiamente felice che il "tema" sia riuscito a giungere al lettore e prendere di sorpresa qualcuno!
Combattenti navigati come il caro Andrea, invece, sono decisamente più smaliziati e mi "beccano" al volo.
Sono completamente d'accordo con le tue osservazioni, Andrea, anche perché ruotano intorno a uno dei "tagli" che ho dovuto fare per rientrare nei caratteri: il dialogo sull'evoluzione era più lungo (forse anche troppo) e verteva sull'idea che fosse una "metafora da interpretare" - riprendendo un discorso che sentiamo spesso riguardo Adamo ed Eva.
Per quanto riguarda le fratture, invece, posso solo cospargermi il capo di cenere, non ho proprio pensato ai raggi X!
Grazie a tutti per i commenti!

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Vastatio
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Re: L'altra parte del vetro - Manuel Piredda

Messaggio#7 » giovedì 22 settembre 2016, 8:16

Ciao,

mi è piaciuta l'idea, nonostante mi fosse chiaro fin da subito il tuo intento. La prima frase è forse un tantino troppo forzata per cercare di "non dire" e quindi mi sono subito immaginato il tuo gioco (gioco che comunque non vuoi tu stesso tirare per le lunghe). Mi piace l'immagine dell'ultimo uomo che invecchia in "appena" 60 anni, non capisco però da dove "escano" gli uomini e i robot. Robot che non hanno mai visto un uomo. Questo è secondo me il più grande difetto del tuo racconto: non riesco a collocarlo in uno spazio/tempo preciso. Lo vedo bene come un esploratore che finisce su un mondo abitato da robot, magari di un'altra razza. In questo senso potrebbe avere forse senso "l'ultimo" umano, per quanto ci daresti una "conoscenza" da ecatombe così improvvisa (cosa che comunque apprezzo sempre: sia il pugno nello stomaco finale, sia il dovermi immaginare cosa sottintende). La "poetica" che c'è dietro va benissimo, ma è inficiata dall'assenza di contesto.
Il tema, visto dal punto di vista dei robot, è centrato in modo decisamente originale.

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Andrea Partiti
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Re: L'altra parte del vetro - Manuel Piredda

Messaggio#8 » giovedì 22 settembre 2016, 9:21

(I raggi X erano solo una battuta, non importa davvero cosa possono vedere i robot che usi :D Ci ho pensato solo per via dell'accostamento con le fratture, perché mi immaginavo questi robot dietro al vetro che guardavano con effetti speciali anni '50 le ossa rotte dell'umano)

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angelo.frascella
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Re: L'altra parte del vetro - Manuel Piredda

Messaggio#9 » giovedì 22 settembre 2016, 22:43

Ciao Manuel.

Racconto molto carino il tuo, con un'idea efficace, godibile anche se prevedibile (si capisce abbastanza presto dove andrai a parare). Volendo fare il pignolo, forse avrei suggerito che c’è stato, nel corso del tempo, qualche tentativo di comunicare e/o di scappare fatto dall'essere umano.
Rimane un po' il dubbio riguardo all'origine di questo umano, se siamo in un mondo così lontano nel tempo che i robot credono di essere gli umani originali e non hanno mai hanno più memoria dei loro creatori, da dove viene lui?

A rileggerci
Angelo

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invernomuto
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Re: L'altra parte del vetro - Manuel Piredda

Messaggio#10 » venerdì 23 settembre 2016, 0:57

Grazie anche a Roberto e Angelo, sollevate (a grandi linee) più o meno lo stesso quesito, che effettivamente richiede una sospensione dell'incredulità maggiore.
L'idea, nella mia mente, era che l'umano fosse il mostro di Loch Ness, o il Mokele-Mbembe di un futuro remoto, dove il riscaldamento globale ha portato alla generazione di una foresta pluviale mitteleuropea in cui uno sparuto gruppo di umani ormai regrediti allo stato brado continua a vivere senza contatti con il mondo esterno.
Naturalmente sono ben conscio che tutto questo sia rimasto incastrato tra un neurone e l'altro invece che finire su carta, per cui sta a voi decidere quanta "incredulità" sospendere :)

alexandra.fischer
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Re: L'altra parte del vetro - Manuel Piredda

Messaggio#11 » venerdì 23 settembre 2016, 18:23

Il super potere del tuo racconto è molto sottile: è l’ingegno umano, tanto vasto da aver creato una comunità robotica in grado di rimpiazzare gli esseri umani nel governo del mondo. La creatura che si auto ripara sia attraverso l’esterno (pelle) che l’interno (fratture) e che ama la frutta fresca (non le brodaglie chimiche e le scosse elettriche), ma che per gli scienziati che la studiano è un peso morto, non è lo Yeti che credevo a inizio lettura, bensì uno dei pochi umani rimasti nel mondo distopico che hai creato. Toccante l’immagine finale: lo sfiorarsi fra le due braccia, quello umano e quello robotico (simili nelle articolazioni, certo. Il fatto dei loro proprietari, però, è diverso. L’umano, prigioniero da una vita, è invecchiato e prossimo a morire. Lo scienziato robot, invece, continuerà a vivere, meravigliato da una creatura che non ha compreso del tutto).

Attenzione a: ricaricargli le pile riferito alla cosa (si scrive: ricaricarle).
Allungo per allungò.

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erika.adale
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Re: L'altra parte del vetro - Manuel Piredda

Messaggio#12 » domenica 25 settembre 2016, 8:10

Con la frase sull'evoluzione e il tempo che genera solo ruggine...il racconto mi ha conquistato! In realtà mi piaceva anche il clima malinconico da zoo, gli scienziati inconsapevolmente insensibili, la "creatura" nel suo triste essere oggetto di osservazione e, probabilmente, sperimentazione (sono cliché, lo so, ma li hai resi bene e dunque mi hai coinvolto).
Non trovo fuori luogo il ragionamento sulle fratture: mi perdoni chi ha messo delle tempistiche precise alla guarigione, ma il processo di rimaneggiamento osseo con attivazione di osteoclasti e osteoblasti inizia immediatamente dopo il danno. Presumo che questi robot così avanzati non si limitino ai raggi X anni 50 ma valutino con strumenti più raffinati per osservare come l'osso abbia una "vita" che al metallo dei loro componenti certo manca.
Mi ha lasciato molto più perplessa la mancanza di contestualizzazione (utile per l'effetto sorpresa ma arma a doppio taglio per la sospensione della credulità) che non spiega come queste creature, frutto dell'ingegno dell'uomo, ne abbiano dimenticato l'esistenza, pur tramandandone i concetti filosofici (tipo l'evoluzionismo).

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giancarmine trotta
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Re: L'altra parte del vetro - Manuel Piredda

Messaggio#13 » domenica 25 settembre 2016, 19:40

Ciao Manuel,
la storia dell'uomo contro i gli umanoidi o i robot è da sempre oggetto delle fantasie di scrittori e registi. La tua è una bellissima versione di questo dualismo, soprattutto perché mette noi umani in una prospettiva contraria a quella a cui siamo abituati. Però non ho trovato direttamente collegato tutto il racconto col tema, con un superpotere inconsueto; probabilmente si tratta del superpotere dei robot, ma non ci sono cenni in proposito, oppure del superpotere degli umani che hanno costruito qualcosa che ha distrutti il loro mondo. Tutto il resto è ottimo, la storia è molto valida e il finale, amaro, fa pensare.

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invernomuto
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Re: L'altra parte del vetro - Manuel Piredda

Messaggio#14 » domenica 25 settembre 2016, 22:22

Ciao Giancarmine, e grazie per il tuo commento!
Per quanto riguarda il "superpotere", il mio pensiero è stato che anche Superman, tra i kryptoniani, è una persona normale.
In un mondo di robot le semplici abilità di un comune umano, come quella di riparare le ossa o crescere, sarebbero viste come superpoteri estramamente inusuali, ecco quindi che il superpotere inusuale che ho voluto rappresentare è la semplice biologia umana.

Grazie mille anche ad Alexandra, che rende poetico anche il semplice commento al racconto, e a Erikam, con cui condivido le opinioni sui rischi della decontestualizzazione-!

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Gimmi
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Re: L'altra parte del vetro - Manuel Piredda

Messaggio#15 » lunedì 26 settembre 2016, 12:06

Ciao Inverno!
O Muto... non capisco quale sia il cognome.

Sicuramente te l'hanno scritto, ma per sicurezza lo faccio anche io.
Fredrick Brown - La sentinella.
E questo era la prima osservazione, obiettivamente neutra :D

Per seconda cosa mi alzo in piedi e ti faccio un plauso per la scelta di come sviluppare il tema!
Te l'appoggio dibbrutto perché è così che si deve spremere la consegna, per far sì che la fantasia venga stimolata.

Terzo, invece, devo farti osservare che ci sono arrivato troppo velocemente al fatto che fosse umano. Sarà per La Sentinella, non so. Ma se il tuo intento era quello dell'effetto a sorpresa cercherei di sistemare le descrizioni.

La quarta osservazione è sull'estetica, che ha comunque un ruolo nella narrativa. Mettere così tanti spazi bianchi lo trovo poco elegante e non aiuta l'andamento della lettura. Fai solo capire che fra uno stacco e l'altro non c'è differenza e alla fine, quando effettivamente ha un senso perché è come se vedessimo la scena con la coscienza dell'uomo, lo ignoriamo facendo sorgere qualche perplessità.

Lo stile comunque mi è piaciuto, rende la scena, e la storie dei robot ecc anche ^^
Solo un piccolo appunto sullo strato di vetro che poi è cristallo. È una cacata, ma ti consiglierei di togliere proprio la parola 'vetro' che confonde. "L'esemplare era separato dai ricercatori da una spessa lastra antisfondamento, uno strato di cristallo che segnava il confine tra due mondi..."

Letto gli altri commenti e niente d'aggiungere se non:
Nessuno ha mai letto La Sentinella? Ma siamo passi?! xD

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invernomuto
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Re: L'altra parte del vetro - Manuel Piredda

Messaggio#16 » lunedì 26 settembre 2016, 14:59

Ciao Sgarga.. o Minuto! :)
Sono un megafan del buon Fredrick, a mio parere uno dei mostri sacri del racconto breve e, per quanto il meccanismo dell'inversione prospettica (posizionare il lettore in un punto di vista alieno mostrandogli il familiare come estraneo e viceversa) venga subito "sgamato" dai lettori più smaliziati, il suo stile mi è rimasto così impresso da influenzarmi spesso, volente o nolente.
In questo caso l'uso dell'inversione era quasi obbligato, nel momento in cui ho letto "inusuale" nel tema sono corso a pensare "quale sarebbe la cosa più mondana e ordinaria che ci potrei inserire?".

Sono d'accordo con te per quanto riguarda la formattazione, ho l'abitudine di separare tutto in paragrafi per mia comodità, poi mi affeziono alla "forma" frammentata e la lascio così; le poche volte in cui ho lavorato con degli editor si son messi le mani nei capelli e mi han fatto riformattare tutto!
Terrò presente l'osservazione sul vetro, effettivamente l'introduzione non perderebbe niente rimuovendola.
Grazie per il commento, alla prossima!

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patty.barale
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Re: L'altra parte del vetro - Manuel Piredda

Messaggio#17 » mercoledì 28 settembre 2016, 13:33

TRAMA: mala tempora currunt per gli esseri umani, in questo racconto! Le macchine e l'intelligenza artificiale hanno preso il sopravvento e la specie umana si è estinta, ma un giorno viene ritrovato in vita un cucciolo di uomo, un essere che nel corso del tempo dimostra poteri straordinari, sconosciuti al mondo delle macchine.
Una vita passata a cercare di carpirne il segreto attraverso un freddo vetro, una barriera che unisce, separando, due individui così vicini e così lontani...
PERSONAGGI: non ci sono personaggi marcati, individualità forti, ma del resto il racconto non si basa su personaggi singoli, quanto sull'incontro tra civiltà diverse, sulla meraviglia collettiva di fronte al prodigio di ciò che non conosciamo, per cui... ottimo lavoro!
ORIGINALITÀ: unica critica (ma neanche tanto, solo che pareva brutto incensarti in maniera sconsiderata!): non particolarmente originale sia come ambientazione (vedi oltre) che per l'idea che ciò che è normale quando si è maggioranza diventi motivo di timore e stupore quando si passa alla minoranza assoluta (vedi finale di IO SONO LEGGENDA di Matheson)
STILE: ottimo lo stile.
Solo un dubbio (legato alla mia ignoranza in ambito fantascientifico):

Gli scienziati, eccitati, si scambiavano silenziosi messaggi telepatici

dei robot? Messaggi telepatici?
E se sono telepatici sono necessariamente silenziosi!

COERENZA AL TEMA: le proprie normali potenzialità possono diventare un super potere in un contesto anomalo. Diciamo che il tuo racconto mi ha fatto venire in mente il detto "Big in Japan"
Pollice su
AMBIENTAZIONE: ben riuscita: leggevo e vedevo charlton heston nei panni di George Taylor (lo so che ci sono versioni più recenti... ma io sono giurassica, per cui per me il pianeta delle scimmie è solo uno!)
PANCIA: se non si fosse capito mi è piaciuto tantissimo!

Sybilla Levanti
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Re: L'altra parte del vetro - Manuel Piredda

Messaggio#18 » giovedì 29 settembre 2016, 18:55

Hey Invernomuto! Gran bel racconto sci fi. Come altri anche io ho subodorato il nocciolo della trama, che mi ha rimandato a varie altre cose lette e viste (ma non è una critica negativa, solo una considerazione), per alcuni indizi che hai disseminato nelle prime righe. Con pochi tratti sei riuscito a creare un mondo distopico in cui l'intelligenza artificiale - ma quanto artificiale poi? - ha il dominio sulla società e gli umani sono "cose" da studiare e osservare in quanto dotate di poteri non presenti tra i robot come appunto la cicatrizzazione e la riparazione delle ossa.

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Linda De Santi
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Re: L'altra parte del vetro - Manuel Piredda

Messaggio#19 » venerdì 30 settembre 2016, 19:09

Ciao Manuel, a giochi ormai fatti ho trovato finalmente il tempo di passare a leggere qualche racconto qua e là e sono venuta a vedere che stavi combinando :)
Bellissimo racconto, che in pochi caratteri tratteggia un mondo fantascientifico affascinante: un futuro in cui le macchine hanno preso il sopravvento da così tanto tempo da ignorare le proprie origini.
Appare evidente abbastanza in fretta che la creatura catturata è un essere umano, ma tenere la sorpresa per il finale non mi sembra proprio che fosse nei tuoi intenti. Anzi, assistere allo sviluppo della vicenda già sapendo chi sono i personaggi la rende più interessante.
Evidente (e apprezzatissimo) il richiamo a Brown, notato anche da Sgargaminuto.
Nel complesso, un ottimo racconto che si legge con piacere. Bravo! :)

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antico
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Re: L'altra parte del vetro - Manuel Piredda

Messaggio#20 » venerdì 30 settembre 2016, 20:41

Pollice tendente all’alto. Certo, da LA SENTINELLA in poi è facile sgamare questo tipo di racconto, ma qui mi sembra che con l’accenno alla plastica riesci a tardare di un pelo di più il disvelamento. Non mi convince appieno il fatto che i robot abbiano dimenticato l’uomo, ma potrebbe trattarsi di un virus che li ha infettati nel momento in cui si sono liberati o affrancandosi loro stesso o facendosi semplicemente da parte l’uomo con una delle sue tante guerre nucleari. Però, insomma, va spiegato. Mi è piaciuta molto l’immagine finale. Nel complesso, una lettura godibile. Tema presente, anche se non così principale.

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