[P] IO di Marco Roncaccia

Minuti Contati affronta il mese più caldo dell’anno decidendo di sperimentare la nuova formula TWO DAYS. Non più una sola data per partecipare, ma due: lunedì 20 e mercoledì 22 luglio sempre alle 21.00 e con quattro ore di tempo per scrivere racconti di massimo 3000 caratteri. Gli autori potranno decidere di cimentarsi nella sfida nella serata a loro più comoda e troveranno ad aspettarli due diversi temi. I racconti di lunedì e quelli di mercoledì verranno poi riuniti insieme e divisi in gruppi per la fase di confronto diretto fra gli scrittori che servirà a selezionare i migliori che verranno inviati alla Guest Star per essere giudicati e ordinati in quella che sarà la classifica finale. Dopo Dario Tonani, Matteo Di Giulio e Barbara Baraldi, Minuti Contati è lieta di annunciare che la Guest del mese di luglio sarà uno dei suoi Campioni: Roberto Bommarito.
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marco.roncaccia
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[P] IO di Marco Roncaccia

Messaggio#1 » lunedì 20 luglio 2015, 23:38

Il 20 luglio è una giornata di merda.
Il 19 trascorre tranquillo.
Il 21, di solito, non è un granché però, in un modo o nell'altro, passa.
È il 20 il problema.
Vivo in modo ordinario 364 giorni l'anno poi, il 20 luglio, divento pazzo.
Da 14 anni.
Per il resto quasi non mi accorgo del trascorrere del tempo. In fondo le mie giornate sono tutte uguali.
Scendo di casa, faccio colazione al bar, le chiacchiere sul tempo col barista e poi al lavoro.
La sera, poi, una birra al pub prima di rientrare a casa, qualcosa che sposto dal frigo al microonde e da lì nel mio stomaco. Un'ora di tv e a letto.
Anche il 20 luglio inizia normale. Nemmeno so che è il 20 luglio finché non succede.

Per esempio qualche anno fa ero al bar che leggevo le ultime sul calciomercato quando vedo sul bancone un rotolo di scotch da pacchi. Non so che cosa ci stesse facendo il barista. Un oggetto idiota quel rotolo, eppure non riesco a non fissarlo. Lo prendo, ci infilo dentro la mano destra, come fosse un bracciale. Ora, un rotolo marrone è veramente ridicolo come bracciale eppure io lo indosso e lo tiro su oltre il gomito Non lo so nemmeno io il perché. Poi comincio a piangere. Sento una disperazione profonda. È come se quel bracciale mi stritolasse il braccio, poi lo stomaco e infine la testa. Lo sento circuirmi le tempie e stringersi sempre di più. Esco in strada, cado, sento il mio teschio esplodere e spargere sull'asfalto sangue e materia cerebrale.
Il 21 mi sono risvegliato in ospedale. Tutto era avvenuto solo nella mia mente: secondo i medici avevo avuto una sorta di attacco epilettico.
Appena i sedativi me lo hanno consentito ho firmato e sono tornato a casa.
Un'altra volta mi sono accorto che era il 20 luglio per strada. Stavo tornando a casa quando ho visto un Suv sobbalzare su un dosso mentre faceva retromarcia. Uno di quei dossi gialli e neri che mettono per rallentare le auto nelle zone residenziali. Di solito non noto una banalità del genere. Ma era il 20 luglio ed è come se al posto del dosso ci fosse stato il mio corpo. Ho sentito il dolore delle costole che si rompono e perforano gli organi interni. Ho urlato.
Poi di nuovo il letto d'ospedale del 21.

Quest'anno fa molto caldo. Per questo sono venuto al mercato. Sudo tanto e ho bisogno di maglie leggere. Scorgo un banco di intimo e frugo tra la merce esposta. Dal mucchio esce un panno bianco. È una canottiera di quelle con le spalline. Sento il mio cuore fermarsi. Ora so che giorno è. La indosso. Sento un dolore lancinante propagarsi per ogni cellula del mio corpo.
Vedo Carlo raccogliere e sollevare un estintore brandendolo contro il Defender dei Carabinieri. È di nuovo quel maledetto 20 luglio. Gli spari, Carlo per terra, il nero del passamontagna che si inzuppa di rosso, sangue e cervello sull'asfalto, il rotolo intorno al braccio. Il Defender investe due volte il suo corpo. Poi mi ricordo di quell'altro, a poche decine di metri di distanza. Impotente, sgomento, figlio della stessa rabbia. Io.



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angelo.frascella
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Messaggio#2 » venerdì 24 luglio 2015, 0:21

Ciao Marco.

Il tuo bel racconto parte in maniera bizzarra e coinvolgente, creando curiosità attorno alla pazzia temporanea del protagonista. Verso la metà si capisce che il 20 luglio deve essere successo qualcosa di importante. Sul finale arriva la rivelazione ed è un pugno nello stomaco. Avevo un piccolo dubbio sull’attinenza del tema, ma poi l’ho interpretato così: il genitore sbagliato sarebbe la rabbia, in senso metaforico. Ci può stare, dai.

A rileggerci (dovrei scrivere qualcosa di scemo, come ho fatto negli altri commenti, ma dopo questo racconto proprio non ci riesco)

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marco.roncaccia
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Messaggio#3 » venerdì 24 luglio 2015, 12:41

Ciao Angelo, grazie del commento. Purtroppo nn ho la possibilità di articolare una risposta (sono al lavoro con connessione schifosa fino a domenica). Ti segnalo solo che il mio tema era l'altro: figli dimenticati. Prometto, appena posso di articolare meglio. Recentemente c'è stata una manifestazione di un sindacato di polizia per rimuovere il monumento che ricorda Carlo. Quale stimolo migliore? C'è qualcuno proprio oggi che vuole dimenticare e far dimenticare Carlo e tutti gli altri figli di quel G8.

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angelo.frascella
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Messaggio#4 » venerdì 24 luglio 2015, 13:37

Ciao Marco.

Grazie della precisazione e scusa dell'errore
Quindi sono i figli dimenticati della repubblica?

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marco.roncaccia
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Messaggio#5 » venerdì 24 luglio 2015, 14:19

Si è una delle chiavi possibili. Il titolo ad esempio puó rappresentarne un'altra. Il il protagonista opta per una vita grigia, dimenticando (rimuovendo è il termine esatto) x 364 giorni l'anno quella parte di se stesso un tempo  giovane ed idealista violentata e traumatizzata a Genova. Lui (l'io della voce narrante che da il titolo al racconto) è allo stesso tempo genitore (in relazione all'età adulta attuale) dimenticante che figlio dimenticato (quello che assiste impotente all'uccisione di Carlo. Queste sono le suggestioni dettate dal tema che ho cercato di sviluppare attraverso la storia. Per me il tema non è mai un recinto entro il quale collocare il racconto. Piuttosto uno stimolo, un punto di partenza dal quale sviluppare un ragionamento e una storia. Nel mio campo professionale, quello dell'educazione, si parla di "temi generatori" per indicare questo percorso.

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Angela
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Messaggio#6 » venerdì 24 luglio 2015, 16:58

Mi è piaciuto molto il registro narrativo che hai usato e anche lo stile. Essendo una fan della scrittura minimalista, immagina come ho apprezzato l'incipit con frasi corte e secche :D
Inizialmente avevo pensato che il 20 fosse la data di un compleanno, magari il giorno in cui era stato abbandonato, insomma di congetture ne ho fatte parecchie ma tu hai spiazzato tutti nel finale. Non ho neanche un appunto da farti, racconto scritto bene che si legge con interesse. Bravo.
Uno scrittore è un mondo intrappolato in una persona (Victor Hugo)

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marco.roncaccia
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Messaggio#7 » venerdì 24 luglio 2015, 18:46

Ciao Angela,
Che dire?
grazie! :)

Alexia
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Messaggio#8 » domenica 26 luglio 2015, 23:27

Veloce, secco, dinamico. Mi è sembrato di leggere un weird, che diventava riga dopo riga un giorno di ordinaria follia, per poi trasformarsi in un fatto di cronaca.
Metti curiosità fin dalle prime righe e sebbene non abbia colto il tema mi hai “coinvolto” fino alla fine.
Molto evocativo e ricco di mostrato che ti fa sentire il dramma del protagonista.
Bella prova!

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AmbraStancampiano
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Messaggio#9 » lunedì 27 luglio 2015, 0:57

Ciao Marco,

Commentare il tuo racconto mi è venuto parecchio difficile: a livello tecnico e stilistico non c’è niente che non vada e niente di troppo eclatante o ricercato; c’è invece moltissimo a livello emotivo, e non sono sicura di essere in grado di spiegarlo bene. E’ tutto un rimestare di noia, grigiore, rabbia, disillusione. Finisci per preoccuparti di più per la vita normale del protagonista che non per gli strani episodi annuali. Cercando di empatizzare, mi sono chiesta perchè il protagonista non tenti in alcun modo di reagire alla sua “sindrome del 20 luglio”, come se provasse una sorta di attaccamento per questa cosa; poi, l’immagine finale, così terribile e viva. Bello. E bella la declinazione del tema, i figli dimenticati di un idealismo soffocato nella violenza, che non riescono a dimenticare.

Alla prossima!
Qui giace il mio cervello, che poteva fare tanto e ha deciso di fare lo stronzo.

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marco.roncaccia
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Messaggio#10 » lunedì 27 luglio 2015, 18:58

Grazie Alexia! :) il tema è la miccia e il racconto  l'esplosione. Facile che dopo il botto sia complicato trovare le tracce dell'innesco

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marco.roncaccia
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Messaggio#11 » lunedì 27 luglio 2015, 19:06

Ciao Ambra,
Grazie per il commento. La vita del protagonista è una vita anonima. Volutamente. Al centro della scena lui (e insieme a lui tutti i figli di quella stagione) c'è stato una volta, e non è stato per niente piacevole. Piazza Alimonda, la Diaz, Bolzaneto, con i loro traumi indelebili da rimuovere almeno per 364 giorni l'anno.

Luigi_Locatelli
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Messaggio#12 » venerdì 31 luglio 2015, 9:52

– (FD) Io, di Marco Roncaccia, ore 23.38, 2963 caratteri

Mi piacciono i racconti che si basano e/o ispirano a fatti di cronaca. Bello l'inizio che focalizza subito l'attenzione sulla data. Data che rimane nella testa fino alla fine crreando una domanda che vuole una risposta. Risposta che arriva come uno schiaffo e fa riflettere. Mi è piaciuta molto la caratterizazione del protagonista e la percezione che dai, del suo mondo ordinario. Ottima prova anche per te.

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beppe.roncari
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Messaggio#13 » venerdì 31 luglio 2015, 11:13

Ciao Marco, ben ritrovato.
Racconto carino di rievocazione indiretta del G8 di Genova. Penso che tu sia stato presente di persona, vero? Comunque questo è irrilevante per la valutazione del racconto, solo una curiosità.
Mi pare che il segnale che fa scattare la crisi nel caso del SUV sia chiaro: un rimando visivo al Defender dei carabinieri, ma il rotolo di scotch usato come bracciale? Un richiamo all'estintore? O a una delle fasce indossate dai manifestanti? Mi sembra più debole, ma forse non l'ho capito io.
Mi pare solo strano che il protagonista ci metta così tanti anni a rendersi conto del perché quella data lo manda in tilt, o aveva rimosso a livello cosciente gli eventi del 20 luglio?
Insomma, qualche dubbio ma racconto carino.
Alla prossima, ciao!
Beppe

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antico
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Messaggio#14 » venerdì 31 luglio 2015, 11:38

Mi trovo di fronte a una scelta difficile. La domanda che mi sono posta è: può questo racconto reggere in caso d'ignoranza dei fatti di Genova? Avrebbe una vita sua se decontestualizzato da una conoscenza popolare che trascende il narrato? La risposta è no. Intendiamoci, il racconto avrebbe un gran senso nel progetto dei Time Writers (ecco, l'ho detto, ho nominato una cosa nuova che nel giro di qualche mese tutti conosceranno...), ma in questo contesto, al netto di quello che richiede di sapere a livello pregresso, non può funzionare. E dire che il tema è inserito ad arte, come dici tu è la bomba che lo fa deflagrare e mi piace moltissimo questo approccio molto attivo. E, ancora, lo stile è perfetto, riesce a creare curiosità, si legge bene. Ma, appunto, senza un tot di conoscenze pregresse la struttura non può reggere. Mi permetto un consiglio: credo sia sufficiente seminare dettagli più diretti in corso di racconto che richiamino i fatti di genova fornendo al lettore un quadro completo, a te capire dove e come inserirli. Per il momento il pollice è indefinibile, direi che è un giù per quest'edizione, ma con nette potenzialità da su.

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marco.roncaccia
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Messaggio#15 » venerdì 31 luglio 2015, 12:05

@beps non sono stato a Genova fisicamente per motivi di lavoro ma lo ero emotivamente e in ascolto radiofonico x 3 giorni. Il rotolo di nastro lo indossava Carlo giuliani al momento della sua morte. Si tratta di una amnesia ricorsiva. Il protagonista ricorda solo il 20 luglio di ogni anno. Poi rimuove di nuovo.
@ antico i riferimenti a Genova sono tutti esplicitati.

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antico
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Messaggio#16 » venerdì 31 luglio 2015, 12:24

Marco, sono esplicitati alla fine. In corso di racconto ti riferisci ad alcuni elementi specifichi che però lo sono solo per chi conosce bene la vicenda. Rileggi mettendoti nei panni di uno che non ne sappia nulla e dimmi se regge ugualmente...

Serena
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Messaggio#17 » venerdì 31 luglio 2015, 12:53

Ciao Marco! Fino alla fine ho brancolato nel buio più totale. Ho cercato la matrice di questa data dannata e solo alla fine l'ho trovata.  Come giustamente osserva l'Antico, non conoscendo a fondo i fatti si fatica a entrare a fondo nella storia, eppure secondo me la tua storia ha una forte valenza. Il bisogno di rimediare a questa falla di memoria. Mi piace il fatto che il protagonista, questo IO anonimo e solitario, venga afferrrato da un ricordo preciso che lo logora, anno dopo anno, come una candelina.

A me è piaciuto molto. Bravo!

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alberto.dellarossa
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Messaggio#18 » venerdì 31 luglio 2015, 21:04

IO di Marco Roncaccia
Ciao Marco. SOno in difficoltà. Racconto perfetto per stile, spazi ed equilibri. Ottima davvero anche l'idea del transfer che innesca la temporanea follia del protagonista. Il tuo racconto è da 10, sicuramente uno dei migliori del nostro girone, forse il migliore. Purtroppo c'è lui, Carlo Giuliani, che mi rovina la festa. C'è la politica di mezzo, la retorica e l'elevazione a martire di qualcuno che martire non era ma che è stato immolato per la causa. Ma chi l'ha martirizzato? lo Stato? I protestanti? Martiri sono anche quei poveracci di carabinieri. Martiri, in quel maledetto G8, erano tutti quelli che erano per strada, in divisa o meno, tutti immolati per creare un caso, per riproporre una pantomima che esiste da quando due poteri si scontrano, ovvero dall'inizio del neolitico. Giuliani è stato investito non di una camionetta, ma di un ruolo. Un ruolo che, a ben vedere la sua storia personale, non gli apparteneva nemmeno, perché di fatto non era proprio uno stinco di santo. Ma si sa, il martirio rende puri, non importa quali fossero le intenzioni personali. Certo, si parla di intenzionalità nel creare l'incidente. E l'intenzionalità di tenere un cazzo di estintore in mano con un passamontagna? Mah. Perdonami, davvero, il tuo racconto ottiene una posizione nella mia classifica molto alta per la qualità della scrittura. La scelta del soggetto tuttavia non la condivido.

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