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[P] Un soffio di vento - di Angelo Frascella

Inviato: martedì 21 luglio 2015, 0:08
da angelo.frascella
Juffri si guardò le mani, piccole e verdi. Per la terza volta in pochi giorni erano diventate diafane. Il tempo stava finendo. Uscì dalla pianta in cui abitava, percorse il tavolo su cui la pianta era poggiata e guardò oltre. Era sempre esistito in quello spazio limitato. Faceva scherzi al padrone di casa, che, inconsapevole della presenza del folletto, se la prendeva con i vicini.
Saltò.
Fu come buttarsi in acqua senza saper nuotare, o, almeno, sentì che quelle erano le parole giuste per descriverlo. Quando riemerse, si trovò in mosaico di mondi. Foreste incantate convivevano con astronavi. Strade sporche intersecavano pianeti impossibili.
Scelse di seguire uno dei vicoli, sperando di trovarvi il Creatore, intento nella contemplazione dei propri angoli oscuri.
Un uomo nudo alto e muscoloso comparve nella via. Era un androide venuto dal futuro per terminare il capo di chissà quale Resistenza. Juffri lo riconobbe come intruso. Forse, un Eterno.
Iniziò a correre, disinteressandosi degli altri: un gobbo deforme lo guardava da un campanile, un diavolo di nome Azazello sembrava volersi prendere gioco di lui. Eterni, che non temevano di essere dimenticati.
Rallentò quando iniziò a riconoscere i propri fratelli. In una camera da letto, una bionda faceva l’amore con un uomo privo di un occhio. Erano vividi e vigorosi, ancora presenti nei pensieri del Creatore. In un labirinto, un essere con la testa d’uomo e il corpo di toro si disperava per la morte del fratello.
Infine, giunse in un prato. Un bambino stava disteso a guardare le stelle e interrogarsi sulla vita.
“Padre!” urlò Juffri, “da quanto tempo!”
Il bambino si tirò su: “Juffri! Era tanto che non pensavo più a te.”
“Padre, perché ci hai condannato all’oblio? Perché non ci hai fatto conoscere al mondo? Avrei tanto voluto essere uno degli Eterni.”
Il bambino sorrise. “Ci ho provato. Ma sembrava che nessuno fosse interessato alle mie creazioni. Alla fine, mi sono arreso.”
“Potresti provarci ancora. Mi piacerebbe almeno vivere ancora un po’. Invece sono solo un soffio di vento.”
“Mi dispiace, Juffri. Sono vecchio, ormai!”
 
Con chi stava parlando il padre, in piena notte? Ugo accostò l’orecchio alla porta.
“Sono vecchio, ormai!”
Bussò ed entrò. L’uomo stava seduto sul letto con gli occhi sbarrati.
“Tutto bene, papà?”
L’uomo parve metterci qualche istante a riconoscerlo. Capitava sempre più spesso, negli ultimi tempi.
Poi, però, animato da un improvviso vigore, si alzò, lo prese sottobraccio e lo condusse alla scrivania.
“Ugo, guarda qui.”
Il vecchio aprì un cassetto e Ugo vide pile di fogli ingialliti, battuti a macchina.
“Sono i miei romanzi. Non ve ne ho mai parlato, perché credevo non valessero nulla. Quando non ci sarò più, però, vorrei li leggessi, li facessi leggere ai tuoi figli e loro li passassero ai loro.”
Ugo abbracciò il vecchio, ormai tutt’ossa.
“Lo farò.”
Per un attimo, Ugo ebbe l’impressione di vedere un folletto che, seduto sul letto, sorrideva soddisfatto. Di certo era colpa degli occhi, pieni di lacrime.

Inviato: venerdì 24 luglio 2015, 19:36
da Serena
Ciao Angelo! Il tuo racconto ha il dolcissimo sapore fiabesco che tanto ho amato da ragazzina. Mi ha molto ricordato "La storia infinita" dove il nulla lentamente distrugge Fantasia e solo i sogni e la fantasia di una ragazzino riescono alla fine a salvarla. Tra il dolce e l'amaro questo racconto, dove i sogni di un vecchio rischiano di morire senza mai essere stati raccontati. L'immortalità esiste, nei nostri sogni e nelle creature che creiamo con una parte di noi!

Inviato: venerdì 24 luglio 2015, 20:09
da Angela
Un fantasy! E bravo Angelo, sei riuscito a interpretare la traccia in modo personale e originale. Ho molto apprezzato la figura del folletto che a un certo punto credevo fosse solo frutto di fantasia, invece nel finale gli restituisci veridicità. Gli unici appunti che mi sento di farti è che ci sono molte cose non spiegate, per esempio parli della Resistenza ma non ho ben capito di cosa si tratti. Ci sono anche degli affreschi appena accennati di scene che appaiono e subito scompaiono. Il limite di caratteri secondo me ti ha tolto la possibilità di ampliare un testo che certamente ne avrebbe giovato. Lettura molto piacevole, ottimo stile. Un altro appunto:

Quando riemerse, si trovò in mosaico di mondi. Foreste incantate convivevano con astronavi. Strade sporche intersecavano pianeti impossibili. ( Le ultime due frasi le avrei messe dopo due punti perché stai spiegando di cosa è fatto il mosaico di mondi)




Inviato: lunedì 27 luglio 2015, 17:42
da marco.roncaccia
Ciao Angelo,
il tuo racconto mi ha ricordato i romanzi di Gaiman (American Gods e I ragazzi di Anansi).
Il non essere ricordati da nessuno uccide i personaggi di fantasia e il creatore (uno scrittore che non ce l’ha fatta a pubblicare, a differenza dei creatori degli Eterni) affida la loro sopravvivenza a suo figlio ascoltando la richiesta disperata di un folletto in procinto di sparire. Mi piace questa idea di doppia paternità. Il vecchio ha un figlio nella realtà in cui si trova e molteplici negli universi creati con le storie.
Ho trovato molto bella la scena finale mentre la parte iniziale rischia di essere un po’ confusa e compiaciuta delle citazioni che non tutti sono in grado di cogliere. Complessivamente un buon racconto.

Inviato: lunedì 27 luglio 2015, 18:16
da Simone Cassia
Ciao Angelo,
passo per leggere e lasciarti un saluto :)
Il racconto è molto interessante e coinvolgente. Personalmente adoro i folletti e vederne uno protagonista mi ha reso felice :P
Bello!



Inviato: martedì 28 luglio 2015, 22:28
da Alexia
Ciao Angelo,
ho trovato alcune ripetizioni (pianta), dei refusi (si trovò in mosaico). Amo il genere fantasy, in ogni sua declinazione, ma la cosa che rende un fantasy vivo è il realismo che ne deve trasparire. Qua invece c’è profumo di favola pura, perché leggendo mi sorgono troppe domande: diafane perché sta scomparendo? È vissuto in una pianta ma sa come sono le astronavi? Gli scherzi di cui parli li faceva senza mai scendere dal tavolo vista la sua reazione al primo salto?
“Un uomo nudo alto e muscoloso comparve nella via. Era un androide venuto dal futuro per terminare il capo di chissà quale Resistenza. Juffri lo riconobbe come intruso. Forse, un Eterno.”
Troppe informazioni in poche righe e che in un racconto non hanno abbastanza spazio, lasciando altre domande senza risposta. Ci sono i cyborg? Fanno viaggi nel futuro? La Resistenza? Cosa sarebbe un Eterno?
Come favola alternativa ci può stare, ma da amante del genere, in primis come lettrice e poi come scrittrice, mi hai lasciato un po’ di confusione, e non mi sono goduta la storia come avrei voluto.
Magari non ho colto il segno, mi spiace.

Inviato: mercoledì 29 luglio 2015, 0:04
da AmbraStancampiano
Ciao Angelo,
Il tuo racconto mi è piaciuto tantissimo, non ci trovo davvero nulla da ridire. La scrittura è chiara e piacevole, la storia interessante, la declinazione del tema originale. Non ho riscontrato nessun problema nella comprensione della prima parte, che anche se un po’ confusionaria gioca a favore dell’ambientazione: il mondo della fantasia deve essere caotico! Mi piace l’idea del vecchio bambino, mi piace il finale, mi piace tutto. Bravo.

Alla prossima!

Inviato: mercoledì 29 luglio 2015, 0:24
da angelo.frascella
Grazie a tutti per i commenti.

Qualche spiegazione a chi ha trovato poco chiara la prima parte (putroppo la necessità di tagliare in fretta i caratteri di troppo mi ha portato a cancellare alcune frasi che potevano aiutare a comprendere il contesto).

Il folletto protagonista del racconto è in realtà uno dei protagonisti di un romanzo del "vecchio" che sta per scomparire (ecco perché le mani diafane) dall' "esistenza" perché l'autore comincia a perdere i propri ricordi e i suoi romanzi sono rimasti in un cassetto. Alcuni dei personaggi che lui incontra (quelli che chiama Eterni) sono personaggi di opere letterarie o cinematografiche che per il livello di "fama" raggiunto sono ormai impressi indelebilmente nella "memoria" comune. Il Cyborg, per esempio, sarebbe Terminatori, il Gobbo Quasimodo, ecc.

Sono contento che comunque più di uno di voi abbia, nonostante tutto, colto il senso del racconto.

A rileggerci

Inviato: mercoledì 29 luglio 2015, 15:15
da diego.ducoli
Ciao Angelo

Hai già spiegato tu cosa volevi dire nel racconto. Ammetto che in prima lettura risulta un po ostico, ma alla.seconda era tutto chiaro. Mi ha divertito dare un interpretazione ai vari personaggi.

L'unico appunto che mi sento di farti e riguardo alla presunta "eternicita " di terminator. ..altro che errore: è uno degli eterni per eccellenza😆.

Un ottima prova

Inviato: mercoledì 29 luglio 2015, 23:55
da angelo.frascella


L’unico appunto che mi sento di farti e riguardo alla presunta “eternicita ” di terminator. ..altro che errore: è uno degli eterni per eccellenza😆.


:D

Inviato: venerdì 31 luglio 2015, 10:21
da Luigi_Locatelli
– (FD) Un soffio di vento, di Angelo Frascella, ore 00.08, 2994 caratteri

Bello. Il racconto è scritto molto bene, equilibrato e nel finale arriva la spiegazione a tutto quello che rimane in sospeso durante lo svolgimento. Bella l'dea del mondo dove vivono tutti i personaggi di fantasia. (Forse non troppo originale come idea, non lo so, ma mi è venuto in mente Shrek) Eterni quelli delle storie che hanno avuto successo: divertente scovare le citazioni. Insomma bello, dosato bene e malinconico al punto giusto. Ottima prova anche per te.

Inviato: venerdì 31 luglio 2015, 19:18
da beppe.roncari
Ciao Angelo, ben ritrovato.
A questo giro non ho apprezzato a pieno il tuo racconto.
Anche a me ha ricordato Neil Gaiman, soprattutto per il riferimento agli Eterni.
È carina l'idea della creatura che parla al creatore chiedendo di vivere, un po' l'atmosfera di Foglia di Niggle di Tolkien se l'hai letto... ma non mi sembra ben amalgamato.
Attento che a un tratto dici:
Il bambino si tirò su: “Juffri! Era tanto che non pensavo più a te.”

e poi:
“Mi dispiace, Juffri. Sono vecchio, ormai!”

Cosa che mi ha mandato in confusione.
Alla prossima!

Inviato: venerdì 31 luglio 2015, 19:41
da alberto.dellarossa
Un soffio di vento – di Angelo Frascella
Ciao Angelo. Il tuo racconto mi lascia più di qualche perplessità - vuoi perché ci hai sempre abituato a una qualità molto alta che a mio avviso questa volta in parte manca - vuoi per la volontà sottesa di esprimere il mondo onirico nella testa del protagonista. Purtroppo però si percepisce molta confusione e si fatica a mantenere in piedi il patto col lettore. La seconda parte rende ancora più evidente tutto ciò perché ritorna agli standard della tua scrittura, dove riesci a tratteggiare una scena molto partecipata ed emotivamente toccante.

Inviato: sabato 1 agosto 2015, 1:38
da antico
Bell'idea, ma contrariamente al tuo solito pecchi sul fronte dell'empatia. Giunto alla fine non sono riuscito a sentire il brivido del gesto dell'anziano, eppure è uno dei tuoi punti forti quello di rendere al meglio quelle sensazioni. La mia idea è che il racconto ti sia rimasto in testa, tu lo sentivi e bene, ma per qualche motivo non sei riuscito a trasferirlo in parole. Forse ti ha danneggiato il voler scegliere di raccontare la prima parte per intero per mostrare la carrellata di Eterni. Se tu l'avessi byepassata per partire subito con il confronto con il Creatore avresti potuto sviluppare meglio il personaggio, legarlo di più al lettore e potenziare in tal modo il finale. Un pollice NI per me, ma il Laboratorio ti aspetta!