Vita da schiave
Inviato: sabato 17 dicembre 2016, 16:06
Giorno primo.
Sono seduta per terra.
Il pavimento è ghiacciato: Lei non si vede, ma so che è presente. Le sue facoltà chiaropercettive Le permettono di osservarmi in ogni momento. Mi osserva, mi valuta: con attenzione scrupolosa attribuisce un punteggio per ogni mia azione, a seconda dell’Obiettivo Target Endano (chiamiamo così le finalità emisettimanali previste dal Progetto di Comportamento Appreso – PCA, specifico della Comunità Fraterna di Appartenenza) che Lei definisce e comunica.
In questi tre giorni dovrò perseguire l’obiettivo di farla divertire.
Far divertire Lei.
Lei.
Un’ossessiva psicopatica con facoltà di chiaroveggenza.
Praticamente non posso mandarla a fare in culo neanche dentro di me.
Ogni OTE viene valutato secondo precisi indicatori elettromagnetici cerebrali, rilevati con l’applicazione di sensori alle zone fisiologicamente deputate alle funzioni prese in esame. Nel caso dell’obiettivo target di questa settimana, i sensori saranno posizionati all’altezza delle Sue tempie.
Cioè, devo riuscire a procurarle un piccolo elettroshock a distanza: potrebbe in effetti riuscirmi bene.
Sono sempre seduta su questo pavimento, in attesa dell’ispirazione (o della disperazione).
Giorno secondo.
Questo diario non è più solo un obbligo previsto dalla prova. Scrivo immaginando che qualcuno legga, qualcuno che non ha mai conosciuto questa solitudine e che forse neanche immagina possa esistere questo mondo. Non so, è una percezione vaga.
Oggi Lei è entrata in questa camera: il secondo giorno prevede una valutazione intermedia, in cui Lei esamina lo stato della schiava e determina se questa abbia le caratteristiche per poter proseguire nella sfida.
Si è seduta di fronte a me, anche Lei sul pavimento, con le gambe rannicchiate sotto il bacino, e ha iniziato a guardarmi negli occhi. In silenzio. Di quello che è avvenuto dopo non ricordo più nulla. Ricordo solo che mi sono svegliata distesa su una morbida coperta rossa, con un biglietto al mio fianco su cui era scritto “Puoi”.
Ora, potere o non potere: ma vaffanculo, sono una schiava!
Giorno terzo.
Mi sveglio e non vedo il sole: almeno ora ho una coperta in cui avvolgermi. Inizio ad avere le prime allucinazioni date dalla fame, ma non voglio arrendermi. Non posso.
Se non raggiungo l’OTE (Obiettivo Target Endano) sarò retrocessa al Mondo Primo, in cui quelle come noi sono sì, libere, ma nell’abbandono totale alla natura, con il divieto di abitare in luoghi chiusi.
Cosa ci può essere di peggiore? Forse restare qui, in effetti.
Si sa con certezza cosa ci attende se non si passa questa prova, ma nessuna sa (perché i contatti tra il Mondo Primo e il Mondo Secondo sono proibiti) che cosa realmente si ottiene superandola.
Vita da schiave.
La porta chiusa è alla mia sinistra: ieri la osservavo. Oggi la studio. Se provassi a infrangere le norme di Sicurezza Suprema? In effetti nessuno nel Primo Mondo sapeva spiegare in cosa consistessero le norme SS.
Ho deciso: mi avvicino, provo ad aprirla.
Rise. Ella.
Sono seduta per terra.
Il pavimento è ghiacciato: Lei non si vede, ma so che è presente. Le sue facoltà chiaropercettive Le permettono di osservarmi in ogni momento. Mi osserva, mi valuta: con attenzione scrupolosa attribuisce un punteggio per ogni mia azione, a seconda dell’Obiettivo Target Endano (chiamiamo così le finalità emisettimanali previste dal Progetto di Comportamento Appreso – PCA, specifico della Comunità Fraterna di Appartenenza) che Lei definisce e comunica.
In questi tre giorni dovrò perseguire l’obiettivo di farla divertire.
Far divertire Lei.
Lei.
Un’ossessiva psicopatica con facoltà di chiaroveggenza.
Praticamente non posso mandarla a fare in culo neanche dentro di me.
Ogni OTE viene valutato secondo precisi indicatori elettromagnetici cerebrali, rilevati con l’applicazione di sensori alle zone fisiologicamente deputate alle funzioni prese in esame. Nel caso dell’obiettivo target di questa settimana, i sensori saranno posizionati all’altezza delle Sue tempie.
Cioè, devo riuscire a procurarle un piccolo elettroshock a distanza: potrebbe in effetti riuscirmi bene.
Sono sempre seduta su questo pavimento, in attesa dell’ispirazione (o della disperazione).
Giorno secondo.
Questo diario non è più solo un obbligo previsto dalla prova. Scrivo immaginando che qualcuno legga, qualcuno che non ha mai conosciuto questa solitudine e che forse neanche immagina possa esistere questo mondo. Non so, è una percezione vaga.
Oggi Lei è entrata in questa camera: il secondo giorno prevede una valutazione intermedia, in cui Lei esamina lo stato della schiava e determina se questa abbia le caratteristiche per poter proseguire nella sfida.
Si è seduta di fronte a me, anche Lei sul pavimento, con le gambe rannicchiate sotto il bacino, e ha iniziato a guardarmi negli occhi. In silenzio. Di quello che è avvenuto dopo non ricordo più nulla. Ricordo solo che mi sono svegliata distesa su una morbida coperta rossa, con un biglietto al mio fianco su cui era scritto “Puoi”.
Ora, potere o non potere: ma vaffanculo, sono una schiava!
Giorno terzo.
Mi sveglio e non vedo il sole: almeno ora ho una coperta in cui avvolgermi. Inizio ad avere le prime allucinazioni date dalla fame, ma non voglio arrendermi. Non posso.
Se non raggiungo l’OTE (Obiettivo Target Endano) sarò retrocessa al Mondo Primo, in cui quelle come noi sono sì, libere, ma nell’abbandono totale alla natura, con il divieto di abitare in luoghi chiusi.
Cosa ci può essere di peggiore? Forse restare qui, in effetti.
Si sa con certezza cosa ci attende se non si passa questa prova, ma nessuna sa (perché i contatti tra il Mondo Primo e il Mondo Secondo sono proibiti) che cosa realmente si ottiene superandola.
Vita da schiave.
La porta chiusa è alla mia sinistra: ieri la osservavo. Oggi la studio. Se provassi a infrangere le norme di Sicurezza Suprema? In effetti nessuno nel Primo Mondo sapeva spiegare in cosa consistessero le norme SS.
Ho deciso: mi avvicino, provo ad aprirla.
Rise. Ella.