[DALLA VETRINA] Un mondo piccolo
Inviato: lunedì 11 novembre 2019, 19:05
Con venti euro ci potevo comprare duecento caramelle. Oppure quattro giornali con le figurine.
La strada scorreva silenziosa ad ogni passo della bambina. Era grigia e fredda, ed era l’unico tratto che la mamma le lasciava fare da sola.
Sollevò il pacchetto nella mano destra. La carta regalo era bellissima, anche se era da maschi.
Ma tanto a me non piacciono le figurine.
Il naso colava ancora e Greta si passò la lingua sopra le labbra per dare una pulita. Il muretto con la rete verde attraverso cui si vedevano le rose della nonna comparve dietro l’angolo. La bimba raggiunse il cancello e premette il tasto del citofono. La testa brizzolata della nonna si mostrò dietro la finestra al pianterreno e la bimba alzò la mano.
Il cancello frizzò, fece “clack” e lei lo spinse con la spalla. Da piccola non riusciva a spostarlo da sola. L’aiutavano per entrare nel cortile, e per fare un mucchio di altre cose, ma era tutto più bello lo stesso. Prima era tutto meglio.
Il portone si aprì e la nonna spalancò le braccia. Sorrideva coi denti che sembravano tazzine per le bambole. «Greta! Tesoro mio, com’è contenta la nonna di vederti! Lo sai che sono proprio contenta?»
La bambina annuì tirando su col naso mentre la donna si spostava per lasciarla entrare. La aiutò a togliere il cappotto e Greta passò il pacchetto da una mano all’altra per poter sfilare le maniche facendo scricchiolare la carta con le automobiline. La bambina tirò di nuovo su col naso e si pulì col polso.
«Hai il raffreddore, amore mio? Poi ti preparo un tè col miele, va bene?»
Mentre la nonna appendeva il cappotto, il nonno uscì dal soggiorno. Sorrise. «Ciao, bella! Ci hai fatto proprio una bella sorpresa, eh? Quando la mamma ha detto che venivi…»
L’espressione del nonno cambiò. La bocca si raddrizzò e si curvò un pochino al contrario. La fronte si riempì di rughe.
Una lacrima appesa alle ciglia di Greta scese, e il sapore di acqua salata le colpì le labbra. La bambina sollevò il pacchetto. «Ecco, tieni. Ti ho portato un rega…» Non riuscì a finire la frase. La gola si gonfiò, il petto cominciò a sussultare e tutto si appannò. Il naso riprese a colare.
Il nonno si inginocchiò, raccolse il pacchetto dalla manina e lesse piano il bigliettino scritto con tanta fatica: «Per il mio papà. Ti voglio bene».
La guardò strizzando le labbra.
«Ho deciso che lo regalo a te. L’ho preso coi miei soldi, nonno».
L’uomo sorrise. La bocca tremolante. «Non è venuto neanche stavolta… Lo sai che, anche se ha litigato con la mamma, a te vuole sempre lo stesso bene di prima, vero?»
La bambina annuì. Le lacrime non si fermavano.
La nonna parlò, ma Greta non riuscì più a sentire quello che diceva, perché l’abbraccio stretto del nonno le chiudeva le orecchie. Tirò ancora su col naso.
L’uomo si staccò e le afferrò le guance tra le mani. Anche lui piangeva.
«Meglio per me, piccolina. Questo sarà di sicuro il regalo più bello di tutti. Grazie, Greta cara.»
La bimba si asciugò gli occhi e sorrise. «Sai, costa come duecento caramelle».
La strada scorreva silenziosa ad ogni passo della bambina. Era grigia e fredda, ed era l’unico tratto che la mamma le lasciava fare da sola.
Sollevò il pacchetto nella mano destra. La carta regalo era bellissima, anche se era da maschi.
Ma tanto a me non piacciono le figurine.
Il naso colava ancora e Greta si passò la lingua sopra le labbra per dare una pulita. Il muretto con la rete verde attraverso cui si vedevano le rose della nonna comparve dietro l’angolo. La bimba raggiunse il cancello e premette il tasto del citofono. La testa brizzolata della nonna si mostrò dietro la finestra al pianterreno e la bimba alzò la mano.
Il cancello frizzò, fece “clack” e lei lo spinse con la spalla. Da piccola non riusciva a spostarlo da sola. L’aiutavano per entrare nel cortile, e per fare un mucchio di altre cose, ma era tutto più bello lo stesso. Prima era tutto meglio.
Il portone si aprì e la nonna spalancò le braccia. Sorrideva coi denti che sembravano tazzine per le bambole. «Greta! Tesoro mio, com’è contenta la nonna di vederti! Lo sai che sono proprio contenta?»
La bambina annuì tirando su col naso mentre la donna si spostava per lasciarla entrare. La aiutò a togliere il cappotto e Greta passò il pacchetto da una mano all’altra per poter sfilare le maniche facendo scricchiolare la carta con le automobiline. La bambina tirò di nuovo su col naso e si pulì col polso.
«Hai il raffreddore, amore mio? Poi ti preparo un tè col miele, va bene?»
Mentre la nonna appendeva il cappotto, il nonno uscì dal soggiorno. Sorrise. «Ciao, bella! Ci hai fatto proprio una bella sorpresa, eh? Quando la mamma ha detto che venivi…»
L’espressione del nonno cambiò. La bocca si raddrizzò e si curvò un pochino al contrario. La fronte si riempì di rughe.
Una lacrima appesa alle ciglia di Greta scese, e il sapore di acqua salata le colpì le labbra. La bambina sollevò il pacchetto. «Ecco, tieni. Ti ho portato un rega…» Non riuscì a finire la frase. La gola si gonfiò, il petto cominciò a sussultare e tutto si appannò. Il naso riprese a colare.
Il nonno si inginocchiò, raccolse il pacchetto dalla manina e lesse piano il bigliettino scritto con tanta fatica: «Per il mio papà. Ti voglio bene».
La guardò strizzando le labbra.
«Ho deciso che lo regalo a te. L’ho preso coi miei soldi, nonno».
L’uomo sorrise. La bocca tremolante. «Non è venuto neanche stavolta… Lo sai che, anche se ha litigato con la mamma, a te vuole sempre lo stesso bene di prima, vero?»
La bambina annuì. Le lacrime non si fermavano.
La nonna parlò, ma Greta non riuscì più a sentire quello che diceva, perché l’abbraccio stretto del nonno le chiudeva le orecchie. Tirò ancora su col naso.
L’uomo si staccò e le afferrò le guance tra le mani. Anche lui piangeva.
«Meglio per me, piccolina. Questo sarà di sicuro il regalo più bello di tutti. Grazie, Greta cara.»
La bimba si asciugò gli occhi e sorrise. «Sai, costa come duecento caramelle».