Panchina con belvedere

Tutti pronti per lunedì 16 gennaio 2017 dalle 21.00 all'una con un tema del mitico Emanuele Manco!
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AmbraStancampiano
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Panchina con belvedere

Messaggio#1 » martedì 17 gennaio 2017, 0:53

La ragazza sta seduta sulla panchina, di spalle.
Non avevo mai notato quel piccolo scorcio di belvedere con panchina, anche se mi do spesso appuntamento con gli altri in questa piazzetta; anzi, potrei giurare che fino a ieri lì c’era il palazzo diroccato che ora sembra essersi spostato di un paio di metri sulla destra.
La ragazza si gira nella mia direzione, forse si sente osservata. In effetti è da quando sono arrivato che fisso lo scorcio, devo essere stato indiscreto. Accenno un segno di scuse con la mano, distolgo gli occhi.
Il mio sguardo vaga per i palazzi bassi che costeggiano la piazzetta: sono in una via qualsiasi di una qualsiasi città di provincia, e tutto è assolutamente normale.
Tutto, tranne lo scorcio spuntato dal nulla tra ieri e oggi. Mi arrischio a dargli un’altra sbirciatina e mi accorgo che la ragazza si sta sbracciando animatamente nella mia direzione; mi volto, ma la piazza è deserta. Sembra avercela proprio con me.
Mi avvicino, e a ogni passo che faccio lei sembra sempre più contenta. Quando le arrivo accanto non si alza, ma mi porge la mano con un gran sorriso. Mi presento.
- Ciao Piero! Perchè non siedi qui accanto a me?
A guardarla bene, non è poi tanto ragazza. Indossa degli abiti un po’ antiquati, simili a quelli nelle foto di mia madre di vent’anni fa, e ha qualche filo grigio tra i capelli. Mi siedo comunque accanto a lei.
Appena mi poggio sulla panchina, lei si alza quasi saltellando, come se le fosse scattata una molla sotto il sedere, e strilla:
- Grazie! Erano più di 10 anni che nessuno passava di qui. Divertiti, adesso!
Scappa via di gran fretta.
Io non sono sicuro di aver ben capito quel che è successo, provo a correrle dietro ma non riesco più ad alzarmi.
È come se le mie gambe si fossero scollegate dal resto del corpo, e contemporaneamente il mio sedere sembra essersi fuso col ferro della panchina.
- Ma che cazz! Aiuto!
Che scherzo di merda.
Dal belvedere posso vedere i miei amici arrivare in lontananza, li sento parcheggiare i motorini a pochi metri dalle mie spalle.
- Ragazzi! Ehi ragazzi! Aiuto!
I ragazzi non sembrano sentirmi. Si guardano intorno, in mia attesa.
- Ragazzi! Aiutatemi! Sono qui!
Niente. Del resto, neanch’io sentivo la ragazza. Provo col cellulare, ma appena tocco lo schermo diventa caldissimo e lo lancio via, cade giù dal belvedere.
- Fanculo!
Il cellulare rimbalza su dal belvedere e mi cade in testa.
- Ahi! Maledizione!
- Piero? Ma sei lì?
Uno dei ragazzi mi ha sentito, sta venendo nella mia direzione! Lo guardo sempre più felice mentre mi viene incontro, ma inorridisco quando lo vedo - e lo sento - passare attraverso la panchina e fissare il portone del palazzo diroccato.
Qualcosa mi si apre nello stomaco mentre raccogliendo il cellulare vedo che sono scomparse la data e l'ora.


Qui giace il mio cervello, che poteva fare tanto e ha deciso di fare lo stronzo.

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antico
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Re: Panchina con belvedere

Messaggio#2 » martedì 17 gennaio 2017, 0:57

Ciao Ambra! Tutto ok con caratteri e tempo di consegna, divertiti in questa Emanuele Manco Edition!

alexandra.fischer
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Re: Panchina con belvedere

Messaggio#3 » martedì 17 gennaio 2017, 20:00

PANCHINA CON BELVEDERE di Ambra Stancampiano Il punto cieco del tuo racconto è il belvedere, con tanto di panchina trappola, che trasferisce Piero in una dimensione dove il tempo è annullato e lo imprigiona lì. Il palazzo che si trova nei pressi si è spostato misteriosamente (forse per l’intervento della ragazza-donna in abiti antiquati e qualche filo grigio fra i capelli che Piero ha intravisto da lontano. La vedo come una specie di vittima di una stregoneria, visto che lo invita sulla panchina per poi scappare lasciandoci seduto lui). L’atmosfera è inquietante (la cittadina di provincia non meglio specificata ha qualcosa di kafkiano, come del resto il tuo racconto) e lo spunto della ragazza-donna seduta sulla panchina fantasma accanto al palazzo diroccato è notevole.

alexandra.fischer
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Re: Panchina con belvedere

Messaggio#4 » martedì 17 gennaio 2017, 20:01

Attenzione a: 10 anni, meglio scrivere dieci anni.

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angelo.frascella
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Re: Panchina con belvedere

Messaggio#5 » martedì 17 gennaio 2017, 23:34

Ciao, Ambra.

Bella l’idea della panchina trappola proveniente da chissà quale dimensione, in cui l’unico modo di liberarsi è convincere un altro a sedersi (un po’ come in quel mito in cui Atlante cerca di appioppare il peso del cielo a Eracle). La realizzazione è buona e la sorpresa arriva a buon segno. Ti segnalo una cacofonia nella ripetizione “Dal belvedere posso vedere”. Inoltre non mi piace la scena del cellulare che cade e rimbalza, che fa sembrare, per un attimo, il racconto un episodio di Tom e Jerry.
Unico dubbio: perché gli amici non riescono a vedere la panchina? Mi spiego meglio: dalla frase della ragazza (erano dieci anni che nessuno passava da lì) mi sarebbe venuto da pensare che chi sta sulla panchina non può vedere chi non vede la panchina. Nel finale mi sarei aspettato perciò di vedere l’amico invecchiato (sono passati dieci anni e la panchina ridà la possibilità al ragazzo di effettuare uno scambio). Così mi sembra meno coerente

A rileggerci,
Angelo

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Laura Cazzari
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Re: Panchina con belvedere

Messaggio#6 » mercoledì 18 gennaio 2017, 7:55

Ciao Ambra

Una storia davvero bella e originale. Mi è piaciuta molto e mi ha fatto riflettere, caratteristica molto importante per un racconto secondo me. Dopo la lettura mi sono presa ancora qualche istante per ragionarci su. Lo stile di scrittura è scorrevole e piacevole. Solo la frase relativa al cellulare che cade giù dal belvedere, e poi su dal belvedere, non mi è parsa molto chiara e non mi ha aiutato ad immaginarmi la scena.
Laura Cazzari

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Rionero
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Re: Panchina con belvedere

Messaggio#7 » mercoledì 18 gennaio 2017, 15:17

Ciao Ambra,

Bel racconto, con uno spunto molto molto bello e una scrittura, come al solito, pulita e chiara.

Secondo me potevi però sfruttarlo molto di più!
Oltre alla confusione/allentamento della tensione che, come ti hanno fatto notare, provoca il cellulare caduto, secondo me potevi caratterizzare meglio le sensazioni stranianti legate al luogo assolutamente unico costituito dalla panchina con belvedere e alla persona che per ben 10 anni vi è rimasta seduta.

Per quanto riguarda il luogo, infatti, ti accontenti ad andare per negazione "tutto è assolutamente normale.
Tutto, tranne lo scorcio spuntato dal nulla tra ieri e oggi", una soluzione interessante ma rispetto all'assurdità della svolta secondo me debole. Sulla donna poi non usi molte parole né nel descriverla né tanto meno nel caratterizzarne il linguaggio...che anzi sembra assolutamente normale come se stesse facendo la conversazione più normale del mondo. A proposito: c'è un motivo per cui lo chiama per nome?

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AmbraStancampiano
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Re: Panchina con belvedere

Messaggio#8 » mercoledì 18 gennaio 2017, 20:41

Ciao a tutti, e grazie per i commenti che evidenziano con chiarezza quelli che io stessa ritengo i punti deboli del racconto ^_^

Per ciò che riguarda il cellulare è vero, la scena è mal resa; scrivendo mi sono chiesta cosa avrei fatto io in una situazione del genere, e il primo pensiero è corso al cellulare sia per tentare una telefonata che per essere semplicemente lanciato come oggetto fisico verso gli amici, quindi mi serviva uno stratagemma per "delimitare" a livello narrativo l'universo/panchina e ne ho scelto uno un po' infelice -_-'

@Angelo, l'equivoco della vista degli amici dipende dalla battuta della ragazza, che mi rendo conto essere espressa in maniera poco chiara. "Erano dieci anni che nessuno passava di qui" doveva riferirsi proprio al passaggio nell'altro universo.

@Rionero la ragazza chiama Piero per nome proprio perché lui si è presentato un secondo prima ;)
Ti do ragione sulla mancanza quasi totale di descrizioni, ma ho notato che sono l'elemento su cui in genere concentro la maggior parte della mia attenzione e che mi fa sforare coi caratteri e impazzire poi per risistemare tutto, per cui stavolta ho voluto tentare un racconto un po' più scarno, in cui privilegiare gli eventi.
Qui giace il mio cervello, che poteva fare tanto e ha deciso di fare lo stronzo.

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Vastatio
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Re: Panchina con belvedere

Messaggio#9 » giovedì 19 gennaio 2017, 21:39

Ciao,
l'idea del tuo "pozzo" è carina, peccato che tu decida di non svelare l'unica cosa che mi interessa sapere e che, in questo modo, riduce di molto la forza del racconto.
PERCHE` Piero riesce a vedere la panchina? Quale è la condizione scatenante che rende visibile la panchina, anche per brevi periodi, e quindi possibile lo scambio?
Riuscire a inserire questo elemento nel racconto (e renderlo originale/interessante) sarebbe il top. Così, affidandosi solo a un "caso", beh... mi deprime il sense of wonder.
Un altro aspetto, minore, che mi ha lasciato un po' perplesso è la "razionalità" di Piero quando gli fai dire "Del resto, neanch’io sentivo la ragazza.", mi sembra un po' presto per questa calma, considerando la situazione in cui è in quel momento. Affermazione che poi fa a pugni con la frase seguente in cui afferma che uno lo ha sentito (ma se ha appena stabilito e compreso che non lo sentono).
Tema non saprei, ha tanti di quei vincoli il tema che non so quali siano interpretabili e quali vincolanti. Dovresti più o meno però prenderli tutti.

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AmbraStancampiano
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Re: Panchina con belvedere

Messaggio#10 » venerdì 20 gennaio 2017, 0:38

Ciao Vastatio,
mi dispiace un sacco per il tuo sense of wonder, ma in effetti avevo proprio immaginato che l'effetto fosse del tutto casuale e che uno degli amici senta Piero per un istante perché la panchina sta "oscillando" tra una dimensione e l'altra... però mi hai dato un ottimo spunto su cui riflettere! (Anche perché rileggendo il racconto nemmeno io trovo traccia di questa oscillazione -_-')
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marco.roncaccia
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Re: Panchina con belvedere

Messaggio#11 » sabato 21 gennaio 2017, 19:07

Ciao Ambra,
mi è piaciuta molto l’idea di fondo del tuo racconto. Ho trovato, nella lettura, qualche ostacolo al ritmo. Oltre a quelli già segnalati, a me, ad esempio, crea problemi: “sono in una via qualsiasi di una qualsiasi città di provincia”. Penso che una frase del genere non aiuti il lettore a entrare nel racconto. Sono piccole cose che forse potrebbero essere rese meglio e che, a mio avviso darebbero una marcia in più a un racconto che comunque mi sembra buono.

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willy
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Re: Panchina con belvedere

Messaggio#12 » martedì 24 gennaio 2017, 21:17

Ciao Ambra,
mi è piaciuto il tuo racconto, fila via bene. Si sente il ma? Non un "ma" grande come una casa, intendiamoci.
Il fatto è che mi ha fatto sorgere qualche domanda: come fa la donna a sapere il nome del ragazzo? E perché lui non si chiede chi possa essere una volta "intrappolato" sulla panchina? Le risposte possiamo inventarle noi, chiaro; ma io che sono curiosa per natura avrei voluto saperle da te. Detto questo ho gradito le descrizioni e la naturalezza con cui costruisci la scena e anche le dinamiche e l'effetto dei ragazzi che attraversano la panchina. Centrato in pieno il tema con una buona dose di fantasia, brava.

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AmbraStancampiano
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Re: Panchina con belvedere

Messaggio#13 » martedì 24 gennaio 2017, 22:01

Ciao Vilma,
su una delle due domande hai ragione, ho immaginato che lui in preda al panico non si faccia troppe domande sulla ragazza (che non è altro che la precedente vittima dell'universo/panchina).
Per ciò che riguarda il suo nome, la ragazza lo conosce perché lui si è appena presentato. Lo dice subito prima della battuta della ragazza, però mi rendo conto che passa un po' in sordina ^_^
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willy
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Re: Panchina con belvedere

Messaggio#14 » mercoledì 25 gennaio 2017, 14:44

Ciao Ambra, mi devo scusare, di solito leggo con più attenzione. Quel "mi presento" mi è proprio sfuggito.
E pensare che rileggo sempre, ma tutte e due le volte mi sono chiesta la stessa cosa. Sarò stata un po' stanca,
e allora l'intuito svanisce... bella l'idea del passaggio di testimone ;)

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jimjams
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Re: Panchina con belvedere

Messaggio#15 » mercoledì 25 gennaio 2017, 23:03

Parto dicendo che questa centra il tema in maniera meravigliosa. L'idea mi piace molto, c'è un posto da qualche parte che ha bisogno di qualcuno che vi sia vincolato, questa panchina, non sappiamo perché ma non importa, vuole il suo ostaggio. Ed ecco che il nostro amico ci capita per caso e rimane intrappolato. Alcune cose però mi suonano male. La prima, lei conosce il suo nome, lo chiama Piero. Poi direi che "che scherzo di merda" è minimizzare :-) E infine, ma è forse il suggerimento che considero più importante, non serviva secondo me la storia del cellulare a chiudere. Bastava l'amico che gli passava attraverso.

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AmbraStancampiano
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Re: Panchina con belvedere

Messaggio#16 » giovedì 26 gennaio 2017, 0:34

ciao Mario,
grazie per il commento!
Sciolgo subito uno dei tuoi dubbi: la ragazza conosce il nome di Piero perché lui si presenta subito prima, è scritto sul testo.
Mi sa che però questo passa molto in sordina, mi state muovendo tutti lo stesso appunto -_-'
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Aristide Capuzzo
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Re: Panchina con belvedere

Messaggio#17 » giovedì 26 gennaio 2017, 14:07

Ciao Ambra,
il tuo racconto ha uno spunto interessante, però trovo due stili di scrittura diversi. Curato nella prima fase del testo e un po' raffazzonato nella seconda. Sono soprattutto i dialoghi a non piacermi. E credo ci siano troppi improperi in un testo così corto. Non ho ben capito perché il cellulare torna su dal belvedere. La chiusura è buona, lascia intendere che siano gli altri a dover vedere il protagonista e non lui a cercare loro.

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antico
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Re: Panchina con belvedere

Messaggio#18 » giovedì 26 gennaio 2017, 21:18

Molto bello. Un AI CONFINI DELLA REALTA' tutto italiano cui, pertanto, concedo la totale sospensione dell'incredulità e ci sta che accadano cose strane tipo un cellulare che, rimbalzando, torna su. Non ho trovato grossi punti deboli, per me il racconto va bene così. Tema rispettato alla perfezione. Pollice su per me.

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