Rossi - Roberto Romanelli
Inviato: domenica 26 febbraio 2017, 23:38
Tregzjertaw raccolse la coda attorno alle zampe posteriori scostandosi per far passare Gzrehjutrivh, il sacerdote del clan. Alzò il busto esponendo il ventre in segno di sottomissione. Il Marchio che ne urlava la vergogna inciso sulle sue carni. Era stato chiamato alle Mattanze… ed era tornato.
***
- Fuoco, maledizione! - il Custode dei Progetti picchiò per la dodicesima volta sulla balaustra che si affacciava sopra le sale di evocazione - Avevo detto: Fuoco!
Si girò verso il Responsabile, che aveva perso colore ad ogni colpo dei numerosi anelli magici contro il marmo della balconata fino a sfoggiare un incarnato bianco/trasparente, e gli indicò i draghi che si stavano materializzando nei pentacoli quindici metri più in basso.
- Rossi, corna ossee ritorte, apertura alare di nove metri, pessimo carattere e, dettaglio non trascurabile, sputano fuoco… io non ne vedo!
Il Responsabile colse con la coda dell’occhio un lampo provenire da uno dei cerchi di evocazione periferici e formulò una silenziosa preghiera al Grande Mistico che è nei Cieli: Verde. Affranto si rivolse al suo superiore.
- Eccellentissimo, sappiamo che la richiesta era di Draghi Adulti Rossi, ma la maggior parte sono ancora sotto Contratto di Vincolo per l’ordine della settimana scorsa. Evocare quelli significherebbe toglierli dall’attuale collocazione se non rischiando che…
Il Custode sollevò in aria la mano per farlo tacere e con un gesto consumato sfregò gli anelli tra indice e anulare in una complicata sequenza. Una Bolla di Realtà esplose alle sue spalle liberando una consistente palla di fumo violaceo.
Attese una manciata di secondi senza che ci fossero variazioni significative di densità o dimensione. Una vena prese a pulsare con insistenza sulla tempia, poco sotto allo zuccotto giallo solidago che ne indicava il rango. La giornata era iniziata pessima e non sembrava avere intenzione di cambiare sentiero.
Chiuse a pugno le mani per batterle assieme, distendendo all’ultimo istante i mignoli: gli anelli cozzarono tra loro e una colonna di vento spazzò via la nebbia. Al suo posto un ammasso di ali, code, braccia, gambe e teste, il tutto con una distribuzione variabile di peluria bluastra, si attorcigliava a circa un metro e mezzo di altezza.
- Spegnete la maledetta luce! - una vocetta stridula ansimò da in mezzo al groviglio.
- Barmilis, sei al cospetto del tuo Padrone - Il Custode urlò, cercando di nascondere il proprio imbarazzo davanti al sottoposto, che, fortunatamente per lui, teneva lo sguardo basso verso le sale, con la speranza di scorgere qualche scaglia rossa tra le creature evocate.
- Porca Gehenna, ecco perché faceva così freddo! E spostati tu… - L’insieme di membra prese a dipanarsi con rapidità -… smettila di succhiarmi le branchie che devo lavorare!
Il Custode contò tre o quattro sbuffi blu prima che Barmilis si schiarisse la voce apostrofandolo con tono piccato.
- Non eravamo d’accordo che la Domenica sarebbe stata il mio giorno libero?
- Infatti oggi è Martedì.
- Lunedì, Martedì… - Barmilis, si mise a contare usando le dita della mano, a Giovedì dovette passare sull’altra.
- Sempre così… usa la coda, non ci arrivi a sette altrimenti. - Il Custode si grattò il collo, aveva una leggera forma di orticaria da incantesimi dell’aria.
- Avete troppi giorni, non capisco cosa ve ne facciate. Perché non facciamo che…
- Poche ciance. Non mi avevi detto che gli scontri nella Valle delle Nebbie erano terminati la settimana scorsa?
Barmilis si gratto la testa.
- Sì, Giovedì.
Il Custode si voltò verso il Responsabile - Quindi? Portatemi qui quei draghi. Adesso!
- Ma, eccellenza, i Vincoli si sono liberati in realtà solo Domenica, dobbiamo aspettare almeno tre giorni prima di poter richiamare uno dei Marchiati.
- Lunedì, Martedì, Mercoledì… - Il Custode si girò verso il suo famiglio che aveva ripreso a contare.
***
Il Custode dei Progetti fissava la carta geografica appesa alla parete, le linee di confine erano state più volte ricalcate e aggiornate per adattarsi alla situazione politica così frizzante. Rune di vari colori e dimensione indicavano la dislocazione delle varie creature che la sua Gilda Arcana forniva.
Ogni paese aveva le sue preferenze, perlopiù culturali, ma solo se si trattava di piccole scaramucce. Appena doveva smuovere il culo uno dei generali di palazzo, di qualunque dimensione fosse il palazzo, l’articolo richiesto era sempre il solito: draghi. Draghi Rossi.
- Avete provato a spiegare che i draghi Blu o Verdi sono altrettanto letali? - L’uomo incappucciato ruppe il silenzio, sibilando le esse, che regnava ormai da troppo nell’ufficio privato del Custode.
- Ti ho detto mille volte che non mi piace quando usi… quell’accento.
Un rumore gorgogliante seguì il rimprovero.
- Mi spiace, ma è faticoso cambiare forma ogni volta, speravo mi avreste concesso un’attenuante stavolta. - Le esse sibilanti erano sparite.
- Devi procurarmi dei nuovi Rossi. Mi servono al più tardi dopodomani.
- Ma è impossibile! - L’uomo sollevò le braccia per l’esasperazione, il cappuccio cadde, per rivelare un volto ricoperto di scaglie rosse e dalla mascella allungata.
- Ho avuto un ordine urgente dai Regni di Marenit, pagano bene.
- Non è una questione di oro. Non ho più adulti nel clan.
- Dammi i giovani.
- E’ fuori discussione.
- Devo forse ricordarti a chi devi la vita? Chi ha fermato i tuoi concittadini che volevano bruciarti sul rogo? Chi ti ha insegnato a controllare il tuo potere?
Le scaglie sul volto cominciarono a schiarirsi e a perdere consistenza, così come le ossa del viso che, scricchiolando, stavano tornando a una conformazione più umana.
- No, Signore, siete stato Voi.
- Bene, ora non perdere la concentrazione, mi servi drago, non umano.
Il mutaforme arrestò il processo che lo stava riportando alla sua forma base.
- Non possiamo usare i giovani, i draghi non brillano per intelligenza, ma rischiamo che comincino a dubitare.
- Non sopravvalutarli, sono poco più che bestie. Più intelligenti di una manticora o di una arpia, ma può paragonarli al massimo a un bambino di quattro anni!
- Ho paura che questa volta…
- Non farmi perdere tempo. Se non forniamo al più presto quello che ci hanno richiesto non solo rischiamo di perdere credibilità, ma gli equilibri nella zona orientale potrebbero rompersi e tutto il nostro lavoro andrebbe perduto.
Il Custode indicò la mappa e i confini che, nonostante le numerose modifiche, erano sostanzialmente invariati da più di quattro secoli.
- Farò ciò che mi chiedete. Signore.
Si allontanò dalla stanza, dirigendosi verso il piccolo cortile sottostante l’ufficio del Custode.
Sotto il chiarore delle quattro lune le sue ossa si fusero, allungarono e rimodellarono. In poco più di venti minuti un drago rosso poco più grande di un uomo sollevò il muso verso una finestra delle torri che costituivano la Gilda.
Il Custode intrecciò le dita, facendo sfregare tra loro gli anelli, aprendo e chiudendo le mani più volte. Il processo durò quasi tutta la notte, ma ripetizione dopo ripetizione, la massa del drago sotto di lui aumentava.
Poco prima che il sole sorgesse, il drago spiccò il volo per raggiungere il suo clan.
***
Tregzjertaw ha gettato su di noi la vergogna. Nel nostro Clan sono in troppi a tornare. Le Mattanze sono la chiamata del grande Vulcano. Tornare significa essere rifiutati dal Fuoco come guerrieri. Dobbiamo dimostrare al Vulcano che non c’è vergogna nel nostro sangue. Se Tregzjertaw ha fallito e attende la clemenza del Vulcano forse i giovani vorranno dimostrare che il nostro clan è composto da fieri guerrieri.
Il rombo di approvazione dei giovani rossi che aveva chiamato a raccolta non si fece attendere. Per tutta la mattina incise sul loro ventre il Marchio del richiamo.
La sera stesa il clan dei Rossi sotto il suo controllo contava dieci elementi in meno.
***
- Fuoco, maledizione! - il Custode dei Progetti picchiò per la dodicesima volta sulla balaustra che si affacciava sopra le sale di evocazione - Avevo detto: Fuoco!
Si girò verso il Responsabile, che aveva perso colore ad ogni colpo dei numerosi anelli magici contro il marmo della balconata fino a sfoggiare un incarnato bianco/trasparente, e gli indicò i draghi che si stavano materializzando nei pentacoli quindici metri più in basso.
- Rossi, corna ossee ritorte, apertura alare di nove metri, pessimo carattere e, dettaglio non trascurabile, sputano fuoco… io non ne vedo!
Il Responsabile colse con la coda dell’occhio un lampo provenire da uno dei cerchi di evocazione periferici e formulò una silenziosa preghiera al Grande Mistico che è nei Cieli: Verde. Affranto si rivolse al suo superiore.
- Eccellentissimo, sappiamo che la richiesta era di Draghi Adulti Rossi, ma la maggior parte sono ancora sotto Contratto di Vincolo per l’ordine della settimana scorsa. Evocare quelli significherebbe toglierli dall’attuale collocazione se non rischiando che…
Il Custode sollevò in aria la mano per farlo tacere e con un gesto consumato sfregò gli anelli tra indice e anulare in una complicata sequenza. Una Bolla di Realtà esplose alle sue spalle liberando una consistente palla di fumo violaceo.
Attese una manciata di secondi senza che ci fossero variazioni significative di densità o dimensione. Una vena prese a pulsare con insistenza sulla tempia, poco sotto allo zuccotto giallo solidago che ne indicava il rango. La giornata era iniziata pessima e non sembrava avere intenzione di cambiare sentiero.
Chiuse a pugno le mani per batterle assieme, distendendo all’ultimo istante i mignoli: gli anelli cozzarono tra loro e una colonna di vento spazzò via la nebbia. Al suo posto un ammasso di ali, code, braccia, gambe e teste, il tutto con una distribuzione variabile di peluria bluastra, si attorcigliava a circa un metro e mezzo di altezza.
- Spegnete la maledetta luce! - una vocetta stridula ansimò da in mezzo al groviglio.
- Barmilis, sei al cospetto del tuo Padrone - Il Custode urlò, cercando di nascondere il proprio imbarazzo davanti al sottoposto, che, fortunatamente per lui, teneva lo sguardo basso verso le sale, con la speranza di scorgere qualche scaglia rossa tra le creature evocate.
- Porca Gehenna, ecco perché faceva così freddo! E spostati tu… - L’insieme di membra prese a dipanarsi con rapidità -… smettila di succhiarmi le branchie che devo lavorare!
Il Custode contò tre o quattro sbuffi blu prima che Barmilis si schiarisse la voce apostrofandolo con tono piccato.
- Non eravamo d’accordo che la Domenica sarebbe stata il mio giorno libero?
- Infatti oggi è Martedì.
- Lunedì, Martedì… - Barmilis, si mise a contare usando le dita della mano, a Giovedì dovette passare sull’altra.
- Sempre così… usa la coda, non ci arrivi a sette altrimenti. - Il Custode si grattò il collo, aveva una leggera forma di orticaria da incantesimi dell’aria.
- Avete troppi giorni, non capisco cosa ve ne facciate. Perché non facciamo che…
- Poche ciance. Non mi avevi detto che gli scontri nella Valle delle Nebbie erano terminati la settimana scorsa?
Barmilis si gratto la testa.
- Sì, Giovedì.
Il Custode si voltò verso il Responsabile - Quindi? Portatemi qui quei draghi. Adesso!
- Ma, eccellenza, i Vincoli si sono liberati in realtà solo Domenica, dobbiamo aspettare almeno tre giorni prima di poter richiamare uno dei Marchiati.
- Lunedì, Martedì, Mercoledì… - Il Custode si girò verso il suo famiglio che aveva ripreso a contare.
***
Il Custode dei Progetti fissava la carta geografica appesa alla parete, le linee di confine erano state più volte ricalcate e aggiornate per adattarsi alla situazione politica così frizzante. Rune di vari colori e dimensione indicavano la dislocazione delle varie creature che la sua Gilda Arcana forniva.
Ogni paese aveva le sue preferenze, perlopiù culturali, ma solo se si trattava di piccole scaramucce. Appena doveva smuovere il culo uno dei generali di palazzo, di qualunque dimensione fosse il palazzo, l’articolo richiesto era sempre il solito: draghi. Draghi Rossi.
- Avete provato a spiegare che i draghi Blu o Verdi sono altrettanto letali? - L’uomo incappucciato ruppe il silenzio, sibilando le esse, che regnava ormai da troppo nell’ufficio privato del Custode.
- Ti ho detto mille volte che non mi piace quando usi… quell’accento.
Un rumore gorgogliante seguì il rimprovero.
- Mi spiace, ma è faticoso cambiare forma ogni volta, speravo mi avreste concesso un’attenuante stavolta. - Le esse sibilanti erano sparite.
- Devi procurarmi dei nuovi Rossi. Mi servono al più tardi dopodomani.
- Ma è impossibile! - L’uomo sollevò le braccia per l’esasperazione, il cappuccio cadde, per rivelare un volto ricoperto di scaglie rosse e dalla mascella allungata.
- Ho avuto un ordine urgente dai Regni di Marenit, pagano bene.
- Non è una questione di oro. Non ho più adulti nel clan.
- Dammi i giovani.
- E’ fuori discussione.
- Devo forse ricordarti a chi devi la vita? Chi ha fermato i tuoi concittadini che volevano bruciarti sul rogo? Chi ti ha insegnato a controllare il tuo potere?
Le scaglie sul volto cominciarono a schiarirsi e a perdere consistenza, così come le ossa del viso che, scricchiolando, stavano tornando a una conformazione più umana.
- No, Signore, siete stato Voi.
- Bene, ora non perdere la concentrazione, mi servi drago, non umano.
Il mutaforme arrestò il processo che lo stava riportando alla sua forma base.
- Non possiamo usare i giovani, i draghi non brillano per intelligenza, ma rischiamo che comincino a dubitare.
- Non sopravvalutarli, sono poco più che bestie. Più intelligenti di una manticora o di una arpia, ma può paragonarli al massimo a un bambino di quattro anni!
- Ho paura che questa volta…
- Non farmi perdere tempo. Se non forniamo al più presto quello che ci hanno richiesto non solo rischiamo di perdere credibilità, ma gli equilibri nella zona orientale potrebbero rompersi e tutto il nostro lavoro andrebbe perduto.
Il Custode indicò la mappa e i confini che, nonostante le numerose modifiche, erano sostanzialmente invariati da più di quattro secoli.
- Farò ciò che mi chiedete. Signore.
Si allontanò dalla stanza, dirigendosi verso il piccolo cortile sottostante l’ufficio del Custode.
Sotto il chiarore delle quattro lune le sue ossa si fusero, allungarono e rimodellarono. In poco più di venti minuti un drago rosso poco più grande di un uomo sollevò il muso verso una finestra delle torri che costituivano la Gilda.
Il Custode intrecciò le dita, facendo sfregare tra loro gli anelli, aprendo e chiudendo le mani più volte. Il processo durò quasi tutta la notte, ma ripetizione dopo ripetizione, la massa del drago sotto di lui aumentava.
Poco prima che il sole sorgesse, il drago spiccò il volo per raggiungere il suo clan.
***
Tregzjertaw ha gettato su di noi la vergogna. Nel nostro Clan sono in troppi a tornare. Le Mattanze sono la chiamata del grande Vulcano. Tornare significa essere rifiutati dal Fuoco come guerrieri. Dobbiamo dimostrare al Vulcano che non c’è vergogna nel nostro sangue. Se Tregzjertaw ha fallito e attende la clemenza del Vulcano forse i giovani vorranno dimostrare che il nostro clan è composto da fieri guerrieri.
Il rombo di approvazione dei giovani rossi che aveva chiamato a raccolta non si fece attendere. Per tutta la mattina incise sul loro ventre il Marchio del richiamo.
La sera stesa il clan dei Rossi sotto il suo controllo contava dieci elementi in meno.