CAPITOLO GAIMAN: Lista racconti ammessi e classifiche

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CAPITOLO GAIMAN: Lista racconti ammessi e classifiche

Messaggio#1 » venerdì 1 luglio 2016, 11:26

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E siamo così giunti alla fine della prima fase di questo SECONDO CAPITOLO del Camaleonte dedicato a Neil Gaiman. Anche questa volta la consegna dei racconti è stata prorogata di qualche giorno, questo per cercare di sopperire ad alcune lacune della formula che già dal prossimo CAPITOLO speriamo possa essere più funzionale. Ricordo che i racconti che sono stati consegnati entro la prima data, quella del 22 giugno, partiranno con un bonus pari al numero dei ritardari che hanno consegnato entro la seconda data, il 30 giugno. Purtroppo ci sono stati anche diversi ritiri e, da regolamento, andrebbero squalificati per il prossimo Capitolo, però abbiamo deciso di regolarizzare la decisione presa durante il Capitolo CALVINO, quindi TUTTI GLI AUTORI CHE NON SONO RIUSCITI A CONSEGNARE IL PROPRIO RACCONTO POTRANNO EVITARE LA SQUALIFICA SE RIUSCIRANNO A COMMENTARE (SENZA PERO' FARE LA CLASSIFICA) I RACCONTI PARTECIPANTI (I COMMENTI ANDRANNO POSTATI, TUTTI, IN RISPOSTA A QUESTO TREAD).

Ed eccoci al tempo per i commenti e le classifiche (ricordandovi che per questi non verranno date proproghe): la data per la consegna è fissata per: Venerdì 15 luglio entro le 23.59.

Ecco gli otto racconti in gara:

Monsieur Armand, di Fernando Nappo, 22 giugno, 9879 caratteri BONUS 2 PUNTI
La scuola nascosta, di Linda De Santi, 22 giugno, 9978 caratteri BONUS 2 PUNTI
Altrove, di Beppe Roncari, 22 giugno, 10000 caratteri BONUS 2 PUNTI
Qui niente è come sembra, di Leonardo Marconi, 9621 caratteri BONUS 2 PUNTI
Prima il dovere, di Valter Carignano, 22 giugno, 9914 caratteri BONUS 2 PUNTI
Liber Liber, di Jacopo Berti, 22 giugno, 9455 caratteri BONUS 2 PUNTI
Il moschettiere del Nessun dove, di Giuseppe Gangemi, 30 giugno, 9992 caratteri
Ponti tibetani tra palazzi di città, di Maurizio Bertino, 30 giugno, 9945 caratteri

Come già detto, gli autori iscritti che non sono riusciti a consegnare (Michele Botton, Sara Tirabassi, Alessandra Corrà, Manuel Piredda e Chiara Rufino) potranno evitare la squalifica per il prossimo CAPITOLO (BENNI) se posteranno a loro volta, entro il termine richiesto, i propri commenti a tutti i racconti (non la classifica).

Ripeto che i commenti e le classifiche sono da consegnare entro le ore 23.59 del 15/07/2016 in risposta a questo tread.

Sotto a commentare, su, che lo Smilodonte e LordMax sono già all'opera.



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beppe.roncari
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Re: CAPITOLO GAIMAN: Lista racconti ammessi e classifiche

Messaggio#2 » giovedì 7 luglio 2016, 18:27

Classifica Camaleonte Gaiman “Nessun Dove”
(con titolo scherzoso alternativo, senza offesa, ^___^)

1. “La Scuola Nascosta”, di Linda De Santi, “Cerchi di drago nel grano”
2. “Prima il dovere”, di Valter Carignano, “Il Mondo Sopra”
3. “Liber liber”, di Jacopo Berti, “Un libro familiare”
4. ”Ponti tibetani tra palazzi di città”, di Maurizio Bertino, “Occhialetti FantaSys”
5. “Monsieur Armand”, di Fernando Nappo, “Mondo sfuocato”
6. “Il moschettiere del Nessun dove”, di Giuseppe Gangemi, “La chiave di Pinerolo”
7. “Qui niente è come sembra”, di Leonardo Marconi, “Niente Come (Qui Niente è Come in Nessun Dove)”


Commenti Camaleonte Gaiman “Nessun Dove”
(in ordine sparso)

”Ponti tibetani tra palazzi di città”, di Maurizio Bertino, “Occhialetti FantaSys”

Ciao Maurizio, ben ritrovato!
Il tuo racconto mi ha divertito, è frizzante, veloce, leggero, scherzoso. Tratta il tema di un incontro tra due mondi compresenti ma invisibili e quindi rispetta uno dei nuclei tematici di "Nessun Dove" di Neil Gaiman.
Quello in cui si discosta maggiormente dall'opera a cui dovevi ispirarti è l'atmosfera.
Quella disegnata da Gaiman era cupa ed epica.
La tua è da un lato, a livello intradiegetico, scanzonata e luminosa. D'altro canto, a livello diegetico, scegli una narrazione chiaramente metadiscorsiva e strizzi molte volte l'occhio al lettore.
Quest'ultimo è, a mio parere, il discrimine che porta il tuo racconto piuttosto fuori rispetto all'orbita di Gaiman. Laddove lui fa suo punto forte la compenetrazione fra i mondi e il portare la sospensione dell'incredulità il più possibile vicino alla confusione fra nostra realtà e immaginazione tu scegli di rinnegare del tutto questa visione e di prenderla in giro, avvicinandoti piuttosto a Umberto Eco e a Calvino.
Quindi un racconto carino ma, a mio parere almeno, alieno dalle atmosfere gaimaniane, quindi non in cima alle classifiche di un concorso che prevede fra le sue caratteristiche principali la mimesi e l'adesione alla Weltanshaung di un autore.
Non mi dilungo sulle questioni stilistiche ma metto solo una nota: Gaiman imita il parlato e sceglie uno stile semplice. Tu lo porti all'estremo, quasi in senso ironico, e i protagonisti parlano quasi come due bambini che giocano a "facciamo che io ero". Anche in questo ti discosti molto da Gaiman, sempre per la scelta di privilegiare l'occhiolino dello scrittore al lettore.
Alla prossima!


“La Scuola Nascosta”, di Linda De Santi, “Cerchi di drago nel grano”

Ciao Linda, ben ritrovata!
Lo spirito del racconto mi pare in linea con Neil Gaiman e mi è piaciuto il succo della storia. Buona anche la conclusione e il ribaltamento. Se fosse stata una storia di Gaiman, probabilmente ci sarebbe stato qualcosa di più amaro, una perdita, un dolore, qualcosa di indefinibile e struggente. Tu sei più solare e in questo ti discosti abbastanza dalle sue atmosfere.
Stilisticamente ricordi più Harry Potter e altri libri di Gaiman come Stardust, una narrativa per ragazzi, rispetto a Neverwhere che è senza se e senza ma per adulti.
A parte queste note generali, ho varie perplessità. La prima è la più importante di tutte, ma te le elenco tutte qui di seguito.
Scarlet aveva tredici anni ed era infelice. […] la vita di Scarlet era un autentico disastro.

Tutto questo periodo iniziale, ridondante e “tutto raccontato”, può tranquillamente essere depennato. Ci avresti guadagnato 1.811 battute (una cartella editoriale standard su 5 totali che avevi a disposizione).
La storia “mostrata” inizia invece, e bene, con il periodo seguente:
Quel giorno [Scarlet] stava andando a scuola, depressa come ogni mattina.

Il lettore può capire tutto quello che hai narrato da questa frase e dalle mini azioni e reazioni che seguono, entrando subito nel vivo della storia. Tanto più che altrimenti si creano vere e proprie ripetizioni, sia rispetto a Emily Clarke che rispetto al bidello Greville: ci narri due volte la stessa cosa, solo che nel primo caso ce la “racconti” soltanto, nel secondo ce la “mostri” in azione. Credo che Gaiman (o il suo editor per lui) avrebbe optato per la sola azione e avrebbe depennato del tutto la prima cartella.
era l’atteggiamento che la eccitava di più

Eccitava lei o Emily Clarke? Probabilmente Scarlet, la protagonista, ma la grammatica, senza un paletto, è ambigua in questo caso e quindi all’orecchio del lettore la frase suona strana. Tanto più perché il verbo è strano. Forse volevi usare “incoraggiava/incitava” e non “eccitava”?
Il “passaggio della soglia” per entrare nel “mondo straordinario” avviene molto tardi, dopo 4.000 battute su 10.000, alla frase:
si rese conto di trovarsi nell’area della scuola in cui era vietato andare

Ulteriore ragione per accorciare la prima parte.
Altra frase che genera confusione, nel dialogo:
Anche questa è la mia scuola

Letteralmente significa un’altra cosa rispetto a quella che vuoi dire tu. Tu intendi dire: “Potrei dire lo stesso. Questa è la mia scuola!” o qualcosa di simile. Da rivedere.
Attenta che “qualcosa” di coniuga al neutro, quindi con aggettivo al maschile e non al femminile (tipo “qualcosa di misterioso”), quindi “Era avvolto da un’aura luminosa”.
“verdi prati solcati da draghi” mi sono immaginato draghi “di terra” che solcano cerchi nel grano, in tal caso l’immagine è corretta, ma forse tu volevi parlare di draghi che solcavano “i cieli” sopra “verdi prati”?
Alla prossima!


”Monsieur Armand”, di Fernando Nappo, “Mondo sfuocato”

Ciao Fernando, ben ritrovato!
Il racconto è senza dubbio ben scritto dal punto di vista stilistico, ma devo dire che l’ho trovato un po’ criptico e con un problema di immedesimazione con il protagonista, Sébastien.
Certo, Sébastien sceglie di mandare l’uomo che si sarebbe suicidato dal padre in ospedale e perde il lavoro per questo, ma tutta la vicenda è una storia “esterna” a lui e alla suo “cammino dell’eroe”.
Lo stesso aiutante/demiurgo Armand è esterno, un “angelo viaggiatore” che non si capisce perché non intervenga direttamente sul malcapitato ma abbia bisogno di un ulteriore aiutante, come salvatore.
Tutti questi interrogativi li lasci del tutto irrisolti. Magari accenni al fatto che Sébastien possa essere il figlio di Armand… o almeno così mi pare di capire, ma non dicendoci assolutamente nient’altro sulla storia dei due non dici abbastanza al lettore e tutto il racconto risulta di conseguenza “sfumato” e “fuori fuoco” come le scene che descrivi nelle “realtà eventuali”.
Alcune di queste “realtà eventuali”, poi, sembrano veri e propri mondi paralleli, in universi diversi, come suggerisce il pensiero di Sébastien:
nei locali è vietato fumare da anni

Lo svolgersi della storia successivo, però, sembra negare questa possibilità e alla fin fine pare che si tratti solo di futuri possibili di questa nostra realtà, univocamente.
Il protagonista è un angelo salvatore che non mette per niente in discussione le lezioni del suo misterioso mentore.
L’ingresso nel “mondo straordinario” è determinato da una sorta di incantesimo simile alle scarpette rosse di Dorothy nel Mago di Oz.
Monsieur Armand picchiettò un paio di volte il bastone da passeggio: l’aria tremò, i contorni delle cose si fecero prima incerti, poi sempre più labili, infine la camera di Sébastien svanì.

Questo tipo di espediente non è molto “alla Gaiman”, almeno, non per il varco della “prima soglia”, c’è troppo soprannaturale e troppo poco mistero-nella-normalità, che è, a mio parere, una delle sue più importanti cifre stilistiche. Le successive scene con la realtà “fuori fuoco” e i colpi di bastone di Monsieur Armand mi fanno pensare anche al Canto di Nataledi Dickens, ma non a Gaiman. Anche il fatto che Armand e Sébastien non possano interagire con le scene richiama Dickens.
Mi pare quindi che tu ti sia rifatto più a degli autori cari a Gaiman, o che lo anticipavano, ma non direttamente alla sua poetica.
Una nota: i francesi danno del “voi” a tutti, anche fra amici, anche fra giovani, quindi suona strano il fatto che Monsieur Armand dia del “tu” a Sébastien.
Alla prossima!


“Il moschettiere del Nessun dove”, di Giuseppe Gangemi, “La chiave di Pinerolo”

Ciao Giuseppe, ben trovato!
La chiave che hai scelto per il tuo racconto è fuori da ogni dubbio, mi pare, la parodia. Londra Sotto contro Pinerolo Sotto. Cappa e spada contro Mocio e zombie.
Il racconto è divertente, anche se mancano molti nessi logici di trama, e assomiglia in questo ad alcune esilaranti parodie Disney o storie di Pippo, piene di non sequitur e di battute che si sostituiscono a una macchina narrativa più classica e coerente.
Questo pregio, come puoi immaginare, viene però anche un detrimento del tuo racconto nel momento in cui il tuo obiettivo era quello di rispecchiare stile e atmosfere di Nessun dove.
Una cosa che non ho proprio capito è l’ultima scena con la Maschera di Ferro che fa volare in aria persone e cose e chiede la CHIAVE. Se è la chiave della maschera lo fa ogni volta che cade giù una nuova persona?
Refuso: “un autentica Santabarbara”, “un” vuole l’apostrofo al femminile, “un’autentica Santabarbara”.
Alla prossima!


“Qui niente è come sembra”, di Leonardo Marconi, “Niente Come (Qui Niente è Come in Nessun Dove)”

Ciao Leonardo, ben trovato!
Ho molta difficoltà a commentare il tuo racconto perché non credo di aver capito la successione di eventi e quello che succede o non succede. Ho dovuto rileggere più e più volte e il senso di sfocato non è diminuito.
Alla fine mi sono convinto che si tratti di due realtà parallele, in una è morto il protagonista in un attentato terroristico e poi muore anche la protagonista in un altro attentato mentre stava prendendo il treno Istanbul-Ankara per ricongiungersi con i genitori dopo la morte di lui. Nell’altra non è successo niente di tutto questo e i due hanno solo litigato e poi si sono ricongiunti.
Poi ci sarebbe un piano onirico in cui il protagonista vive contemporaneamente tutte e due le realtà?
Guarda, al di là di tutto, temo che in ogni caso tu ti sia del tutto distaccato dallo stile e dalle atmosfere di Nessun dove per scegliere una via molto più mistica ed evocativa.
Probabilmente il cercare in qualche modo un aggancio con Gaiman (che non c’è) mi ha reso ancora più difficile la lettura e l’interpretazione.
Alla prossima!



“Prima il dovere”, di Valter Carignano, “Il Mondo Sopra”

Ciao Valter, ben ritrovato! (e scusami se altrove ti ho scambiato per Linda! ^___^)
Venendo al tuo racconto, mi è piaciuto e mi ha divertito, soprattutto la battuta finale, che è richiamata in nuce già nel titolo.
Lo stile leggero e lo straniamento del protagonista “catapultato” in un altro mondo sono senz’altro alla Gaiman, come pure il fraseggiare quotidiano e veloce, alla mano. Più un Gaiman dei racconti fantastici, però, rispetto al Gaiman cupo di Nessun dove.
Il problema, a mio parere, è che il protagonista non ha niente da perdere e tutto da guadagnare a diventare il nuovo medico degli dèi. Non ha dubbi particolari, tranne la sospensione d’incredulità, né prove, né perdite, né lotte, né problemi.
Questo toglie un po’ di pepe alla storia e la rende un po’ meno “inquietante” di Nessun dove, non trovi? Come lettore non tempo mai per la sorte del protagonista. Sorrido e mi congratulo con lui, semmai, ma non è la stessa cosa.
Altra nota, meno importante, il mondo del protagonista e il “mondo straordinario” sono troppo lontani per rientrare nello schema di Nessun dove. Lì non erano due realtà completamente diverse, ma due realtà che si compenetravano. L’Olimpo per un medico italiano dei nostri giorni, invece, è molto diverso da “Londra Sotto”.
Alla prossima!


“Liber liber”, di Jacopo Berti, “Un libro familiare”

Ciao Jacopo, ben ritrovato!
Il tuo racconto è ben scritto, ironico, ritmato e divertente. Mi piace per la verità più l’idea che la realizzazione, ma resta lo stesso il migliore che ho letto nel contesto del contest.
Sull’aderenza allo stile di Gaiman invece ho impressioni contrastanti. De Vit mi pare interloquire al modo dei personaggi di Londra Sotto in Nessun dove ma in realtà è un personaggio del nostro mondo. O di un mondo parallelo e metadiscorsivo, di cui anche il racconto dei racconti (il tuo) è parte.
Insomma, come già detto per il racconto di Maurizio Bertino, mi pare che tu abbia scelto di giocare tutto sul metadiscorsivo, sull’idea della letteratura, e non sulla compresenza e confusione fra due mondi, reale e immaginario.
Se fosse stato un altro il contest, non avrei avuto dubbi a dare un parere più che positivo sul tuo racconto, trattandosi del Camaleonte per Gaiman non posso fare altrettanto.
Il finale, come ti è già stato fatto notare, non è chiaro e forse andava riscritto con più precisione: la ragazza uscirà da quella biblioteca o non ne uscirà mai più? E come giustificano la scomparsa di tutte quelle persone De Vit e la prof? Se la risposta è: “è solo un racconto e loro rimangono prigionieri del racconto stesso”, non la trovo affatto soddisfacente. Gaiman faceva in modo che le cose che succedevano al suo protagonista in Londra Sopra mentre era sprofondato in Londra Sotto sembrassero non di meno plausibili, per quanto assurde.
Alla prossima!

Fernando Nappo
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Re: CAPITOLO GAIMAN: Lista racconti ammessi e classifiche

Messaggio#3 » lunedì 11 luglio 2016, 22:11

La mia classifica:

1) Prima il dovere, di Valter Carignano
Ciao Valter,
il tuo è il primo racconto che leggo, e devo dire che mi è piaciuto.
Rigurdo allo stile di Gaiman, almeno quello di Nessun dove nella traduzione italiana, mi sembra molto buono. Credo che se me lo avessero spacciato per un racconto Gaiman ci avrei creduto senza troppe incertezze. Ci ho ritrovato, almeno per le mie esigue capacità di interpretazione dello stile altrui, il tono leggero, un po' sopra le righe, i pensieri del protagonista espressi tramite il corsivo, un paio di intromissioni del narratore che ci racconta cose che Francesco di suo non ci direbbe, un lessico semplice che si segue con una certa facilità. Non mancano i salti in mondi diversi, e una certa resistenza del protagonista ad accettare - almeno all'inizio - gli eventi. Non mi pare di aver trovato salti nel pdv, ma, anche se Gaiman lo fa e nel Camaleonte andrebbe imitato, non mi dispiace.
Ma visto che farsi le pulci è buona abitudine su Minuti Contati, ecco un paio di appunti:
- credo che una ambientazione più moderna avrebbe migliorato ulteriormente l'effetto mimetico (almeno rispetto al testo di riferimento)
- poco dopo la metà del racconto si comincia a intuire quale potrebbe essere la svolta (questo, ovviamente prescinde dal Camaleonte)
- la cosa che mi ha soddisfatto meno, ma proprio poco, è la velocità con cui Francesco accetta di cambiare vita. Però capisco che con i pochi caratteri a disposizione non c'era spazio per giocare con questa situazione.
Mentre mi sono piaciute, mi hanno divertito e trovo siano in linea con lo stile di riferimento le metafore/paragoni delle bottiglie d'acqua, delle vetrebre scricchiolanti e del povero coniglio sull'autostrada.
Un refuso:
Ma perché un indiano delle case popolari mi ha dà una pergamena in greco?
In conclusione, mi sembra davvero un buon lavoro, e si legge molto volentrieri (anche a prescindere dal contest).

2) La scuola nascosta, di Linda De Santi
Ciao Linda,
la lettura del tuo racconto è molto gradevole, complice anche l'ambientazione in una vecchia scuola inglese, nonostante l'idea dello scambio di persona sia piuttosto sfruttata, soprattutto nel cinema. A prescindere dallo stile, trovo, come altri ti hanno già segnalato, che la zona proibita della scuola e relativi segreti sia un po' troppo facilmente accessbile, così come nel momento in cui Scarlet scova lo specchio, si comincia a intuire come potrebbe proseguire la storia.
Venendo allo stile di Gaiman (per quelle che sono le mie capacità di analisi, sia chiaro), non ho trovato la leggerezza tipica del testo di riferimento, quel tono un po' sopra le righe del protagonista (mi riferisco sopratutto a Richard nell'originale): le tue protagoniste vivono tutta la vicenda in maniera molto seria, e accettano gli eventi in maniera fin troppo veloce, quasi senza un dubbio. Presenti le ingerenze del narratore, abbondanti in Nessun dove. Il pdv, invece, mi sembra ben saldo e, se è una cosa che personalmente apprezzo molto, non segue lo stile di Gaiman in Nessun dove, che al riguardo è invece piuttosto ballerino. Non ho trovato similitudini fantasiose, nè i pensieri del protagonista espressi tramite corsivo.
Al momento non mi viene altro. In conclusione, un buon racconto, ben scritto, ben condotto, basato su un'idea non freschissima, e che a mio avviso si discosta un po' dallo stile di Gaiman.

Un refuso:
... era rimasta a bocca davanti al magnifico... Credo manchi aperta dopo bocca

3) Qui niente è come sembra, di Leonardo Marconi
Ciao Leonardo,
in senso assoluto, il tuo racconto mi è piaciuto molto, ma ho l'impressione che in alcuni punti non sia molto in stile Gaiman.
Qui non ho trovato quella scrittura un po' sopra le righe, scanzonata, quasi umoristica che caratterizza il testo di riferimento. In particolare non ci sono le tipiche frasi quasi fuori luogo del personaggio principale, da cui traspare l'idea del suo disagio per la situazione che sta vivendo. C'è, invece, l'intromissione del narratore in vari punti. E quando introduci il turcomanno, a un certo punto mi sono perso, non riuscendo più a capire quale dei due personaggi stavi seguendo, e ho dovuto rileggere. Una cosa che non mi piace, ma che ho trovato in Gaiman, quindi un punto a favore in ottica Camaleonte.
In alcuni punti, dove il narratore espone il pensiero del protagonista, si potrebbe pensare di riportarlo direttamentre in corsivo, come fa spesso Gaiman, per una maggiore aderenza allo stile.
Molto apprezzabile, invece, l'ambientazione a Istanbul anziché a Londra: imitare lo stile, non vuole dire copiare in toto l'ambientazione.

Un paio di refusi:
stagnate -> stagnante
bislecca -> bislacca

In conclusione, e secondo il mio discutibilissimo parere, il racconto sembra più tuo che di Gaiman. Ma, scordandosi delle esigenze del contest, trovo sia un bel racconto.
A rileggerci.

4) Altrove, di Beppe Roncari
Ciao Beppe,
un buon racconto, una storia piuttosto triste dove alcuni personalggi richiamano in maniere abbastanza diretta quelli di Nessun dove, in particolare l'Angelo, Pepino - il cattivo ai servigi dell'Angelo - e Pingone, che a me ha fatto venire in mente più Old Bailey che non il Marchese de Carabas, al contrario di Valter. Chissà perché.
Torino, città dei misteri per definizione, fa atmosfera già di suo, e aver sfruttao lo stesso meccanismo sotto/sopra dell'originale aiuta nell'immersione. Devo ammettere che anch'io non avrei colto i riferimenti torinesi se non fosse stato per la spiegazione.
Però, riguardo allo stile, mi pare di notare una certa lontananza rispetto al Gaiman di Nessun dove. Il tono del tuo racconto non è così leggero e scanzonato quanto lo è l'originale. Nonostante la trovi talvolta eccessiva, la leggerezza è uno dei tratti caratteristici di Nessun dove, e, nell'ottica del contest, avrei apprezzato una maggiore aderenza. Non ho ritrovato nemmeno i salti di pdv, né i pensieri del protaginista espressi direttamente e in corsivo.
A prescindere da Gaiman, un buon racconto, ma, a mio avviso, un pochino lontano dall'obiettivo del Camaleonte. Peraltro, tu stesso sottolinei di aver voluto mediare tra il tuo stile e quello di riferimento.

5) Liber Liber, di Jacopo Berti
Ciao Jacopo,
devo ammettere di trovarmi un po' in difficoltà a commentare il tuo racconto. In particolare perché ilfinale, pur avendolo letto più volte, mi sfugge, non riesco a capirlo. Oltretutto non mi spiego le decine di persone addirittura paralizzate nella loro postazione a leggere i vari liber familiaris: nessuno si chiede dove siano finite così tante persone? E se sono tutti stagisti di De Vit (con l'evidente complicità della megera), questo non dovrebbe destare qualche curiosità?
Venendo allo stile di Gaiman, per quelle che sono le mie modeste capcità d'analisi, la prima parte del tuo racconto è caratterizzata da una certa leggerezza che però mi pare affievolirsi nel finale, più cupo. Un paio di paragoni divertenti (quelli della spada nella roccia e di Camilleri), vari pensieri dei protagonisti esplicitati col corsivo. Non mi pare d'aver ravvisato alcuno scivolamento del pdv, mentre non mancano le intromissioni del narratore.
Dimenticavo: non vedo chiaramente i mondi alternativi e contrapposti che caratterizzano il testo d'esempio, a meno che questi non siano rappresentati dai liber familiaris stessi.

6) Ponti tibetani tra palazzi di città, di Maurizio Bertino
Ciao Maurizio,
il tuo racconto è molto simpatico e si legge volentieri, anche perché sorretto da un tono frizzante che in parte ricorda lo humor di Gaiman, anche se il tuo pare più giocoso. L'intreccio di mondi, come nel testo di riferimento, c'è, così come le intromissioni del narratore e qualche pensiero dei personaggi espresso direttamente in corsivo. Non mi pare d'aver notato particolari slittamenti nel pdv (cosa che personalmente mi sta bene, ma che è frequente in Nessun dove). A parte tutto, la lettura del tuo racconto non mi fa venire in mente Nessun dove, e credo, come ha segnalato Beppe, che questo in parte dipenda dall'atmosfera del tutto diversa tra il tuo racconto e il titolo di riferimento.
Interessante la struttura del racconto, con un intreccio degli eventi non lineare le cui parti sono di fatto dei piccoli capitoli (con tanto di titolo).

7) Il moschettiere del Nessun dove, di Giuseppe Gangemi
Ciao Giuseppe,
il tuo racconto ha ottime potenzialità: l'ambientazione è interessante, così come nono interessanti i personaggi coinvolti, ecc. Però la trama soffre di alcuni buchi che rendono difficile seguire la logica con cui si svolgono certi fatti. Alcuni te li hanno già segnalati, io ti segnalo questo passaggio:
Paolo la lesse con difficoltà. Non ci capì molto e fu tentato di buttarla o di darla ad Alfredo, ma poi ci ripensò, perché sapeva che in quel pezzo di pelle c'era quello che gli mancava nella vita.
Come può Paolo sapere con tale certezza che la pergamena colmerà le mancanze della sua vita?
Riguardo allo stile, mi è piaciuto il tono leggero del racconto - in particolare l'incipit - che mi pare abbastanza in linea con quello del Gaiman di Nessun dove (anche se forse il tuo è più parodistico che non simile allo humor inglese), ma per il resto mi pare se ne discosti abbastanza.
Ho trovato il finale piuttosto confuso, difficile da interpretare.

valter_carignano
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Re: CAPITOLO GAIMAN: Lista racconti ammessi e classifiche

Messaggio#4 » venerdì 15 luglio 2016, 16:52

ciao a tutti e scusate se arrivo all'ultimo. Dopo i commenti, che ho fatto quasi subito, ho avuto qualche momento lavorativo parecchio pieno.
Nella loro individualità, credo siano tutti racconti molto buoni, anche se qualcuno magari scritto un poco in fretta e meritevole di revisione, dato l'ottimo materiale.
Ma ho un grosso dubbio: quanto doveva essere pronunciata la 'mimesi' con l'autore? La risposta credo mi verrà dal giudizio dei moderatori del contest con la loro classifica, intanto non posso che andare di testa mia (e non è molto).

Mi sembra che il nucleo fondamentale di 'Nessun dove' sia la contrapposizione/scontro/incontro fra mondi, quello che il protagonista ritiene l'unico reale e quello che si trova a dover accettare come reale (più o meno suo malgrado, perché in fondo tutti sapevamo che il protagonista del libro avrebbe cercato di tornare 'sotto'). Non ho pensato però che fosse necessario che la mimesi comportasse necessariamente una città (sopra e sotto) o personaggi che ricordassero quelli del libro. Intendiamoci: non lo considero per niente un errore, semplicemente io non l'ho vista così e attendo la classifica dei moderatori per far(mi) chiarezza.

Stilisticamente, per quanto posso giudicare, 'Nessun dove' ha uno stile leggero, qualche volta ironico, e una certa importanza viene data ai dialoghi.
Detto questo, la mia classifica cerca di dare importanza a questi aspetti, per quanto posso giudicare. E giocoforza riflette anche il mio gusto personale.

1 Monsieur Armand
2 Liber Liber
3 Altrove
4 La scuola nascosta
5 Ponti tibetani fra palazzi di città
6 Il moschettiere del Nessun dove
7 Qui niente è come sembra


La scuola nascosta
Ciao
il tuo stile è sempre molto spontaneo, tutto scorre liscio come in una bella favola. È sempre un piacere leggerti.
In Gaiman, secondo me il nucleo fondamentale è la contrapposizione/scontro/incontro fra mondi, quello che il protagonista ritiene l'unico reale e quello che si trova a dover accettare come reale. In questo racconto, la cosa vale per entrambe le ragazzine, quindi credo che il tema sia centrato in pieno.

Dal punto di vista stilistico, mi è sembrato che la prima sezione fosse molto raccontata. Ho detto 'molto', non troppo: personalmente, in effetti l'ho trovata 'troppo', ma dipende da qual era la tua intenzione. Si tratta di scelte, e ognuno ha i propri gusti.

Piccolo refuso Con un po’ di fortunata, , te lo segnalo solo perché in futuro possa correggerlo, credo sia normale che qualcosa scappi (e così mi autogiustifico i miei, di refusi, che pure mi danno sempre un sacco di fastidio).

Non sento la mancanza di specificazioni o approfondimenti ulteriori riguardo allo scambio di mondi fra le ragazzine, mi sembra che in un racconto/favola di questo tipo non se ne senta il bisogno. Però, secondo me, rimane un dubbio (o almeno io ho questo dubbio): la scuola di Scarlet è 'normale' in un mondo 'normale'. Cosa ci fa lì lo specchio? Perché i due mondi sono in comunicazione? Il fatto che sia nella sezione 'proibita' della scuola sembra implicare che qualcuno ne sia a conoscenza e che non voglia che ci si vada; se sì, allora Scarlet ci arriva con estrema facilità, è un segreto custodito molto male.
È chiaro che siamo nel fantastico, non discuto lo specchio in sé, ma solo il fatto che chiunque avrebbe potuto trovarlo in ogni momento. Scrivendo, mi viene però in mente che forse questa era la tua idea... mah! Vedi tu se questa osservazione ti è utile o meno.

Altrove
ciao
secondo me ottimo racconto, suggestivi la mescolanza di Storia recente e passata, il tono umoristico e il dramma, lo stile agile ma non scarno.

Il fulcro di 'Nessun dove', per me, è l'incontro/scontro di realtà diverse, e naturalmente l'obiettivo è centrato. Segui da vicino il romanzo, con la 'Torino Sotto', l'Angelo cattivo, e Pingone che richiama de Carabas, con i suoi favori e debiti. Ma la cosa non dà affatto fastidio, è ben inserita nel quadro della vicenda e tutto scorre liscio.

Non ho capito perché l'angelo sia cattivo, ma questo in fondo non ha importanza. Molte volte, il cattivo è cattivo e basta.
Ho però un dubbio su questa frase:
«Mostra il cinema come te lo ricordi?»
«No.»
«Infatti. È un ricordo.
Pepino, dicendo 'un ricordo', si riferisce al ricordo di un'altra persona? Che appunto sarebbe diverso dal ricordo del protagonista, perché ogni ricordo è personale. Perché sennò non capisco bene il senso: la foto è un ricordo, ma non è come se lo ricorda il protagonista. O forse non ho capito niente io...

Bello e delicato il paragrafo finale.

Liber liber
Ciao
non sto a dire che è scritto bene, lo dico per ogni tua cosa che mi capita di commentare e quindi mi ripeterei. Ah, ma l'ho detto! Vabbè.
Nei tuoi 'appunti di stile' hai scritto molto meglio e più approfonditamente quello che anch'io penso (la cosa mi rassicura). Secondo me, l'incontro/scontro fra un mondo 'reale' e uno che il protagonista crede non esista (ma che deve ammettere esista) è il fulcro di 'Nessun dove', e il tuo racconto secondo me rispecchia in pieno questo tema.
Anche la caratterizzazione colorita dei personaggi, per quello che posso dire, mi sembra perfettamente in linea con lo stile di Gaiman.
Il racconto procede benissimo, in maniera consequenziale e piana. Tocco di classe i riferimenti medievali e il manoscritto Voynich.
Due cose non ho capito bene, e non è una critica ma proprio una richiesta, forse saranno chiare a tutti tranne che a me.
La protagonista mi sembra molto remissiva, nei confronti del professore, mentre era estremamente battagliera nei confronti della bibliotecaria. È vero che lo stupore la paralizza, magari due parole in più su questo.
E poi, il professore dice che il 'libro della protagonista', cioè della sua vita, sarebbe uguale leggerlo dall'inizio (il passato) o dalla fine (il futuro) perché tanto il suo futuro finisce lì. Quindi muore, o non uscirà mai più da lì. Però l'ultima frase del professore sembra semplicemente accennare al fatto che non serberà memoria di quelle 40 ore... E quindi i libri narrano la vita delle persone? O la determinano?

Monsieur Armand
ciao
come ho detto in calce al mio racconto, secondo me la cosa fondamentale in Gaiman (almeno in 'Nessun dove') è lo scontro/contrapposizione fra mondi diversi, uno reale per il protagonista e uno che per lui non lo è.
In questo racconto, i due mondi ci sono, anche se uno è 'reale' e l'altro è 'eventuale'. Quindi per me obiettivo completamente centrato, anche per quello che riguarda lo stile discorsivo di tutto il racconto.
Una sola cosa mi è sembrata non troppo chiara, ma devi considerare che io qualche volta (più di qualche volta... ehm, spesso) sono un po' tardo. Mi riferisco alla parte 'real life' dell'incontro di Sébastien con Mercier e il segretario.
Il fatto che l'uomo che Sèbastien e Armand vedono in ospedale sia il padre del segretario personalmente non lo trovo immediatamente chiaro, io l'avevo interpretato come 'l'uomo' del bar e del treno, finito in ospedale dopo esserci buttato sotto il treno. E non capisco la frase Non avrà alcuna delle informazioni per cui ha pagato se non lo lascerà andare al capezzale del padre: di che informazioni si tratta? Cos'è che il segretario deve dire al suo principale?
Detto questo, e bisogna sempre considerare che - almeno per me - qualunque sia il numero di caratteri mi trovo sempre a pensare che me ne servirebbero almeno 500 in più, e magari e così anche per te; secondo me racconto scritto con molta proprietà e tecnica. Tocco di classe l'accenno storico ai telefilm di Arsenio Lupin (mi ricordo ancora il tema musicale della sigla....).

Il moschettiere del Nessun dove
Ciao
nota personalissima: ho abitato a Pinerolo per diversi decenni (non diciamo quanti, non è educato chiedere l'età...) e 'Pinerolo Sotto' è davvero divertente. Non che, in effetti, non ci siano gli elementi per giustificarla, data la molta Storia passata in questo paesone; e alcuni di questi elementi sono puntualmente presenti nel tuo racconto. Molto suggestivo e riuscito. L'idea generale, secondo me, merita.
C'è contrasto di mondi e di realtà, quindi secondo me obiettivo 'Gaiman' centrato. Volendo, potrebbe essere forse troppo vicino al romanzo di riferimento, con diversi elementi comuni (la bestia, la discesa nel pozzo) ma secondo me la cosa ci sta, anzi il parallelo ironico Londra / Pinerolo ne potrebbe anche uscire rafforzato.

Mi sembra di capire che hai scritto un poco in fretta, o che cmq non hai avuto tempo di limare alcune cose. L'idea mi viene per esempio dal fatto che in 'un avventura' e 'un autentica' non c'è apostrofo, e sono cose che scrivendo pressati dal tempo e concentrandosi sulla concatenazione degli eventi possono sfuggire. E poi anche da una certa - come dire - mancanza di concatenazione causale fra gli eventi.
Ti faccio qualche esempio, sempre nell'ottica di (spero) aiutare a focalizzare meglio alcuni punti di un racconto che secondo me merita, non per criticare o sminuire.
Per esempio: perché il protagonista riceve la lettera? Sì, è insoddisfatto, ma questo credo potrebbe applicarsi ad almeno metà delle persone (non solo di Pinerolo). Personalmente, credo ci volesse un motivo in più per giustificare la cosa e non farla sembrare un poco casuale.
Perché si cala nel pozzo? È mattino, in giro c'è gente, i negozi sono aperti (non ricordo se davanti proprio lì ce ne siano, ma nelle vie vicine sì, e poi ci sono i carabinieri a un minuto di corsa. Anche se il telefono non funziona, poteva facilmente chiedere aiuto. È chiaro che lui 'doveva' calarsi, sennò la storia non poteva andare avanti, ma così com'è personalmente mi sembra un poco improvviso.
Se queste osservazioni ti sembrano sensate, allora potrai trovare tu stesso altri elementi che richiedono un poco di attenzione. Come detto in apertura, questa idea mi sembra meriti molto, al di là del contest e dei limiti da esso imposti.

Ponti tibetani fra palazzi di città
ciao
se - come credo - il fulcro di 'Nessun dove' è l'incontro/scontro fra la normale realtà del protagonista e un'altra realtà, inizialmente percepita come impossibile ma poi - più o meno malgrado - ammessa come altrettanto e forse più vera, allora il tuo racconto centra perfettamente il tema.

Si legge a passo di jogging (come Thor), procede veloce e spedito, è divertente, i personaggi sono ben caratterizzati. Lo definirei un bel cartone animato, e ti assicuro che è un complimento, non un 'sì vabbé ma è finto'.

Qualcosina non mi è piaciuta, ma si tratta di gusti personali. All'inizio, la frase
Sono su una zona sicura, lo vedi l’alone blu sul suolo? Vuol dire che qui le due realtà coincidono!
mi è sembrata un pochino infodump. Ma poi con l'infodump, ci giochi e lo citi, una scelta consapevole e mirata che non si può discutere, nel senso che appunto è assolutamente volontaria, però per me - personalissimamente - spezza un pochino l'atmosfera. Ma per me, magari per tutti gli altri invece no, quindi prendilo con beneficio d'inventario.

Qui niente è come sembra

ciao
bel racconto, dal ritmo meditativo, in cui credo ci sia molto di te e di quello che senti e pensi. C'è una scelta consapevole dei termini e dei tempi della narrazione, che accompagna il lettore verso (l'inevitabile?) finale.
Bella prova, secondo me.

Sempre secondo me, però, c'è molto poco il tema del contest. Il tema fondamentale di 'Nessun dove' - che secondo me è l'incontro/scontro fra due realtà, quella che il protagonista ritiene 'reale' e quella che inizialmente rifiuta e poi è costretto più o meno suo malgrado ad accettare - in effetti è presente, anche se forse sempre secondo me non del tutto esplicitato. Non dico di mettere per forza personaggi che richiamino il libro, o 'città x-di sotto', quella è una scelta che alcuni hanno fatto e altri no, ma -sempre secondo me - nel tuo racconto potrebbe essere più evidente.
Il tono generale invece credo che sia molto diverso dal libro, mi sembra manchi del tutto il tono leggero e a tratti umoristico.

In conclusione, personalmente mi sembra un lavoro interessante e con molti pregi, ma con poche delle specifiche che credo fossero richieste in questo contest.

Solo una domanda: non ho capito perché ad ogni 'a capo' c'è i doppio spazio, come a dividere in sezioni diverse, e non c'è mai invece un 'a capo' normale. È una scelta precisa?

Zebratigrata
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Re: CAPITOLO GAIMAN: Lista racconti ammessi e classifiche

Messaggio#5 » venerdì 15 luglio 2016, 17:41

Ecco i miei commenti.
Un commento generale: nessuno ha voluto costruire il racconto sui giochi di paarole: un peccato perché secondo me nel lavoro di Gaiman hanno un loro peso!!!

Monsieur Armand di Fernando Nappo
Ciao Fernando,
per quanto riguarda lo stile, mi sembra tu lo abbia riprodotto abbastanza bene, anche per via del tono che dai al protagonista. Dal punto di vista del contenuto invece è proprio il protagonista che non mi convince appieno: come quello di “Nessun dove”, è una persona assolutamente media in balia degli eventi, senza una personalità spiccata e che inizialmente non prende sul serio quel che gli succede. E questo va bene. Quello che mi è sembrato poco credibile, anche nel contesto ‘Gaimaniano’, è il modo in cui reagisce al fatto di vedere un estraneo in camera quando si sveglia. Inizialmente pensa sia un sogno, ma quando si rende conto che così non è dovrebbe reagire più violentemente, chiamare la polizia, cercare di bloccarlo, ecc. A me sembra che i protagonisti di Gaiman siano più attaccati alla ‘nostra’ realtà, insistano di più nell’avere reazioni che seguono la logica del ‘nostro’ mondo prima di arrendersi all’incredibile.
Altro dettaglio, dettato anche dai limiti del racconto: Armand non è pittoresco come i comprimari di Gaiman, e sembra essere un elemento solitario mentre Gaiman riesce sempre a suggerire la vastità dei suoi mondi non visibili e la presenza di una mitologia più ricca e completa.
Manca anche la dimensione dei giochi di parole e della reinterpretazione della nostra realtà, che è qualcosa di più della semplice esistenza di realtà parallele e alternative (vedi i nomi delle fermate della metro).
Gaiman a parte, il racconto mi è piaciuto molto!
Una nota: io userei ‘il métro’ data l’ambientazione francese. Se vuoi italianizzare la grafia accento acuto, non grave, sulla o e comunque credo vada lo stesso al maschile. Invece se usi la versione italiana dovrebbe essere la metro o la mètro, in ogni caso senza accento sulla o (così però manca quel tocco francese, che nel tuo racconto ci sta a meraviglia).

La Scuola Nascosta di Linda De Santi
Ciao Linda,
l’idea del tuo racconto mi piace moltissimo. Per quanto riguarda lo stile, mi sembra abbastanza aderente a quello di Gaiman, anche se con la questione della traduzione è impossibile dare una valutazione troppo precisa. Le atmosfere ci sono, ma non mi convince la tua protagonista. O, meglio, mi convince nella dinamica del racconto, ma non nell’ottica dei temi e dei modi del Gaiman di “Nessun dove”. I suoi protagonisti sono in genere persone ‘medie’, ma integrate tutto sommato nella loro vita grigia e spenta e restie ad abbandonarla e a uscire dalle logiche del reale. La tua protagonista è invece fin troppo contenta di andarsene e nemmeno vagamente incredula davanti a un portale per un’altra dimensione.
Altro dettaglio non troppo ‘Gaimaniano’: lo specchio-porta è nell’area misteriosa e proibita della scuola, mentre le realtà alternative di Gaiman sono sì sovrapposte alla nostra, ma spesso sono anche sotto gli occhi di tutti, soprattutto in “Nessun dove”. Infine, come ho scritto anche ad altri, manca la dimensione dei giochi di parole e della reinterpretazione della nostra realtà, che è qualcosa di più della semplice esistenza di realtà parallele e alternative (vedi i nomi delle fermate della metro).
Il racconto comunque di per sé mi piace e avrei anche voglia di leggere qualche altra avventura delle due protagoniste :-)

ALTROVE - di Beppe Roncari
Ciao Beppe,
mi piace molto l’idea dell’incontro tra due realtà sulla mongolfiera. Devo dire però che se un lettore non sa che cos’è rischia di non capirlo fino alla fine, secondo me va spiegato perché non è una cosa famosa fuori dal piemonte.
Per quanto riguarda l’aderenza a Gaiman, per lo stile non ho obiezioni da fare, mentre il tuo personaggio mi sembra un po’ troppo ‘coinvolto’ nella storia, per via del fratello morto e per via del fatto che ci si butta subito a capofitto, senza dubitare troppo: come figura si distacca dai protagonisti di Gaiman presi per caso in mezzo a eventi di altre realtà. Questo però è un problema che ho trovato comune a quasi tutti i racconti: secondo me è un elemento fondamentale invece, questa resistenza al lato fantastico del mondo. In “nessun dove” Richard ci mette un bel po’ a smetttere di pensare a come tornare e anche a credere di avere un ruolo negli eventi di Londra Sotto.
Per quanto riguarda l’ambientazione, creando una Torino Sotto e una Torino Sopra hai preso una strada un po’ troppo facile secondo me, e che non regge bene quanto la doppia Londra di “Nessun dove” perché manca il parallelo con la mappa della metro. Anche il tuo angelo ‘cattivo’ è un po’ troppo Islington. È forse una mia interpretazione del contest e non una vera e propria regola, ma in generale preferisco un racconto che ricostruisce temi, stile e atmosfere senza usare troppo ambientazione esatta e personaggi del testo di riferimento. In questo caso mi aspettavo racconti con una duplice realtà, o lati nascosti della realtà, personaggi pittoreschi, obiettivi sfuggenti e un tono in generale picaresco e di viaggio.
L’atmosfera però l’hai resa bene e sei riuscito a suggerire l’esistenza di un intero sistema, un vero e proprio mondo dalle regole strane e dagli abitanti non convenzionali.

Qui niente è come sembra di Leonardo Marconi

Ciao Leonardo,
il tuo racconto di per sé non è male, e riesci anche a tenere il lettore abbastanza alla larga dall’intuire come sono andate davvero le cose fino al momento della rivelazione: insomma, rischiavi un finale telefonato ma sei stato bravo a giocare sul filo del rasoio. La seconda lettura è ancora più piacevole perché si possono apprezzare tutti gli indizi già disseminati, i riferimenti al tempo, ecc..
Rendi bene anche le atmosfere esotiche del vicino oriente, è stato un piacere immergersi in questi luoghi descritti in maniera davvero vivida.
Per quel che riguarda l’aderenza allo stile di Gaiman invece, non mi sembra azzeccatissima. Dal punto di vista strettamente formale fai delle scelte lessicali (ad esempio il ‘sudario della notte’) che danno molto pathos alla storia, che d’altra parte è costruita su ricordi, sentimenti, rimpianti, paure ecc. Anche al livello della frase e del testo scegli un tono particolare, vagamente di maniera con qualche elisione non necessaria e frasi forse meno semplici di quanto avrebbero potuto essere. Gaiman è molto più lineare a mio avviso anche se usa un lessico non banale e caratterizza i personaggi in poche parole non appesantisce troppo il testo e riesce a rimanere ‘invisibile’ a parte quando il narratore emerge personalmente.
Anche come tematiche non lo trovo così ‘gaimaniano’ perché tirando in ballo la morte si perde un po’ l’aspetto concreto delle realtà sovrapposte, anzi spesso proprio mescolate e coesistenti, che caratterizza “Nessun dove” e altre opere di Gaiman.

Prima il dovere di valter_carignano

Ciao Valter,
condivido la tua analisi di alcuni degli aspetti stilistici di Gaiman, e mi sembra che tu riesca bene nell’imitare i punti su cui ti sei focalizzato. Secondo me è difficile rendere un determinato stile in traduzione, ovviamente si perde qualcosa. Nella cultura italiana il surreale appartiene soprattutto al mondo delle fiabe: ci sono state diverse correnti letterarie che puntavano su storie dai toni onirici ma forse non hanno segnato la nostra cultura come le mille leggende inglesi hanno segnato la loro. Da noi la fiaba è per bambini, non mi vengono in mente grandi leggende dai toni epici come quelle inglesi. Forse è anche questo che mina in partenza la traduzione.
Il tuo protagonista mi piace molto perché, a differenza di quelli di molti dei racconti in gara, è davvero restio a staccarsi dal suo mondo e dalle sue logiche. Non mi piace molto invece la tua scelta di usare una mitologia esistente per la ‘seconda realtà’ coinvolta nella storia. Secondo me uno dei punti forti di Gaiman in “Nessun dove” (anzi forse l’unico punto forte, perché non è un libro che ho apprezzato molto) sta nel farci scorgere la punta dell’iceberg di una mitologia complessa e bizzarra, che il protagonista, umano come noi, intuisce essere ricca e regolata da dinamiche interne ma non riesce a comprendere perché totalmente inaspettata anche se composta qua e là da elementi del nostro immaginario (frati, angeli, mostri).
Liber Liber, di Jacopo Berti

Ciao Jacopo,
il Camaleonte, forse grazie al maggior numero di caratteri, ti sta tirando fuori delle meraviglie! Il tuo racconto mi è piaciuto moltissimo, vorrei che continuasse e magari ci raccontasse come Tamara sfugge alla biblioteca...
Dal punto di vista sello stile mi sembra però meno riuscito rispetto a quello calviniano. Gaiman scrive in maniera più ‘trasparente’ a mio parere. La tua prosa qui è molto più variegata del necessario. A me piace più di quella di “Nessun dove”, sinceramente, ma se lo scopo è l’imitazione va detto che dà una sensazione differente. Non so indicarti dei punti precisi, però, è una sensazione. I tuoi personaggi sono più tridimensionali e hanno carattere oltre che un ruolo nella storia, mentre quelli di Gaiman mi hanno dato l’idea di figure bizzarre che si muovono in maniera corale ma senza mai emergere troppo rispetto agli altri e restando a un livello più da ‘macchietta’. Certo avendo spazio per pochi personaggi era difficile riprodurre la folla di creature strane di “Nessun dove”.
Sei riuscito bene però a dare l’idea che questi mostriciattoli fossero solo la punta dell’iceberg, e che a guardare sotto si potrebbe scoprire un intero mondo proprio accanto al nostro mondo quotidiano.
Bella l’idea circolare del racconto, molto in sintonia con il Gaiman dei fumetti a mio parere, anche se forse in “Nessun dove” questo aspetto c’è di meno.
Il moschettiere del Nessun dove, di Giuseppe Gangemi

Ciao Giuseppe,
lo stile mi sembra a livello formale abbastanza aderente a quello di Gaiman; quello in cui hai giocato un po’ facile secondo me è stato il trasporre in maniera quasi identica la struttura di Londra Sotto in Pinerolo Sotto e anche presentarci dei personaggi che comunque richiamano troppo quelli del libro, come i vari aristocratici, la bestia, i ragazzini che fanno pensare a Porta, ecc. Sembra più una trasposizione che un racconto che prende come ispirazione o semplicemente imita i temi e i motivi di “Nessun dove”.
Per quanto riguarda il racconto in sé mi sembra che il protagonista non reagisca in mnaiera troppo credibile... in particolare non mi sembra abbia dei motivi sostanziali per abbandonare il suo mondo così su due piedi: pensa che anche Richard, pur dopo tutta la sua avventura, sente il bisogno di tornarci e ci mette del tempo a rendersi conto che non gli importa più di Londra Sopra.
Ponti tibetani tra palazzi di città, di Maurizio Bertino

Ciao Maurizio,
cavolo, mi hai strappato più di un sorriso con Sara e il tigroide zebrato!! Bellissimo!!
Il racconto mi è piaciuto, di per sé, am lo trovo un po’ distante dallo stile di Gaiman soprattutto per la struttura. È vero che dal punto di vista di Richard la storia di Porta si scopre a pezzi e bocconi, lui viene buttato nel bel mezzo della battaglia, nessuno gli spiega le cose e il perché e il percome si intuiscono dopo, e mai completamente. Questo però è il percorso che tu fai fare al lettore, più che alla protagonista.
La scelta di un tema più sci-fi che fantasy/leggendario rende più difficile accostare il tuo racconto al romanzo di Gaiman, ma direi che la realtà parallela c’è tutta. Mi sono ritrovata a pensare perfino che la guida galattica in un certo qual modo potrebbe essere interpretata così: d’un tratto Arthur Dent si trova preso in mezzo a eventi intersapziali di cui nemmeno sospettava l’esistenza.
Lasciando perdere le divagazioni, questa scelta forse ti allontana comunque dai toni di Gaiman perché per quanto fica l’ambientazione perde u po’ di mistero e potenza evocativa non puntando su passato e leggende.

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Peter7413
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Re: CAPITOLO GAIMAN: Lista racconti ammessi e classifiche

Messaggio#6 » venerdì 15 luglio 2016, 19:06

Eccomi!
Qualche parola sulle mie scelte di classifica... Ho deciso di premiare il racconto di Marconi non per la sua attinenza a Gaiman, ma perché è il racconto in assoluto più riuscito tra quelli presentati. Come mai una scelta del genere? Perché, per un motivo o per l'altro, non sono riuscito ad apprezzare i racconti "gaimaniani". Per me il primo e assoluto elemento da rispettare era la presenza di due realtà quasi parallele che condividessero lo stesso spazio e non l'ho ritrovato in nessun testo (tranne forse, particolarissimo visto la sua lontananza da Gaiman, in quello proprio di Marconi, in cui sono quasi infinite le realtà che si sovrappongono). Linda ha scelto una via potteriana in cui non sono riuscito a sentire la coesistenza delle due realtà, anche se è suggerita. In più questa seconda realtà viene trovata in modo troppo facile, quasi da deus ex machina. Valter ha preso la scorciatoia dell'Olimpo (che non è per niente parallela). Beppe e Peppino sono arrivati quasi al plagio con il riciclaggio dell'idea di NESSUN DOVE sulla città di sotto e no, magari sarò nazista, ma cui dobbiamo creare e non riciclare. Jacopo s'è dimenticato della seconda realtà, anche se la sua idea avrebbe potuto reggersi se solo il racconto non fosse collassato nella seconda parte (bellissimo potenzialmente, riprendilo e aggiustalo, ti prego). Infine Fernando ha preso IL CANTO DI NATALE e l'ha riproposto. Ragazzi, siamo qui per osare e ne abbiamo anche le carte in regola. Facciamolo. Per me, e sottolineo PER ME, quanto abbiamo prodotto in questa sessione di CAMALEONTE non è sufficiente perché in molti casi si è adagiato sul compitino (e non mi tiro fuori dall'analisi, sia chiaro). Del resto a questo serviamo, no? A darci la scossa. Pertanto... Non odiatemi per quanto ho appena scritto :D
Ecco la classifica.


1) Qui niente è come sembra, di Leonardo Marconi
Un racconto decisamente affascinante in cui sfumi ogni confine e più mondi tendono a riunirsi in uno unico, informe e fumoso. Ci sono alcuni refusi e almeno una D eufonica, ma in termini assoluti mi è piaciuto molto e credo che starebbe proprio bene in Vetrina (velato consiglio a postarlo nel Labo nel caso non riuscisse ad arrivarci direttamente da qui).
Ho qualche dubbio sulla questione Gaiman. I mondi ci sono, solo non sono esplicitati in modo chiaro come fa invece il buon Gaiman in NESSUN DOVE. E poi manca l'ironia di fondo, qui tutto è decisamente serioso, concentrato.
Di sicuro, uno dei migliori racconti del lotto se visto a se stante. Dovendolo classificare in base alla tua mimesi dell'autore di riferimento, invece, perde terreno. Sono decisamente curioso di sentire il parere dei due moderatori camaleontici a riguardo.
2) La scuola nascosta, di Linda De Santi
Un racconto estremamente derivativo da Harry Potter. Godibile, certo, ma decisamente telefonato in quasi ogni sua parte. Inoltre, il momento topico, quello del ritrovamento dello "specchio magico" è lasciato quasi a se stesso, senza spiegazione apparente, molto passivo nella sua introduzione.
Come in altri commenti a questo Capitolo del Camaleonte, sia chiaro che il racconto mi è piaciuto, ma che no, non mi ha lasciato pienamente soddisfatto perché a fronte di una grande capacità mostrata dagli autori, c'è una certa riluttanza a osare, a cercare nuove vie nella narrazione, a dire stesse cose di altri STUPENDO per le modalità con cui vengono dette.
Riguardo all'attinenza a Gaiman: i due mondo ci sono, ma s'incontrano per caso e sicuramente non hanno quel tipo di parallelismo che mi sembra sia imprescindibile aspetto di NESSUN DOVE.
Una prova discreta, ma senza il necessario SENSE OF WONDER non tanto in ciò che racconta, ma nel come lo racconta.
3) Prima il dovere, di Valter Carignano
Premetto che uno dei punti fondanti di questo Capitolo, PER ME, era la sovrapposizione di due realtà all'interno di una città. In NESSUN DOVE abbiamo la città di sotto che continua a intersecarsi con quella reale, mentre qui, a mio modo di vedere errato, tu trasli il protagonista in tutta un'altra realtà, una che è data per ogni tempo, comune e conosciuta a tutti i popoli. Per me è un arrore, aldilà dell'appunto circa i caratteri cupi o meno (che non farò perché, pur essendo stati bene spiegati da Beppe, io non li avevo ritrovati come punto fondante, probabilmente sbagliando).
Passiamo invece al racconto. Mooolto lineare, si va da A a B a C e questo non è necessariamente un male, ma lo diventa nel momento in cui ti trascini alcune gag che devono servire a raccordare, come l'insistenza sull'"indianosità" di Hermes. Poi, manca contrasto, anche nella lettura di quanto deciderà di fare il protagonista, questo perché non ci fai vedere cosa perde e anzi ce lo mostri da subito come uno sfigato. In quanto tale, la sua non è neppure una scelta, ma solo, di nuovo, un'accettazione di quanto la vita gli ha messo di fronte.
Detto questo, non voglio darti l'idea che il racconto non mi sia piaciuto, l'ho letto anzi con piacere, anche se, appunto, lo avrei voluto più "variegato".
4) Monsieur Armand, di Fernando Nappo
Molto derivativo da Dickens e ti dirò... questo, almeno a me, gli fa perdere qualche punto. Perché? Perché ritengo che si possano anche narrare le stesse storie, ma che servano soluzioni narrative diverse per giustificare l'operazione e qui ti ho visto un pelo pigro, cosa che per chi ha la capacità che ti appartiene è etichettabile come peccato quasi capitale ;) Il fatto è che leggendo mi è sembrato tutto troppo facile: lo spirito, i tre passaggi, il finale positivo. Non ho percepito guizzi di sorta o qualcosa che mi abbia fatto pensare WOW! e anzi sono rimasto con due MEH... Il primo laddove, davvero, non si capisce in prima lettura che il tizio all'ospedale sia il padre dello sfigato (e anzi ho pensato che fosse lui stesso incredibilmente non morto al primo colpo sotto il treno) e il secondo nel momento in cui rimango con il dubbio grosso come una casa riguardo al perché? Perché lui? Perché Armand? Perché Armand gli ha fatto una sibillina promessa per il futuro?
Passando poi a Gaiman, ribadisco che ci ho visto più Dickens. In più, questo mondo parallelo non è un mondo stabile, ma il mondo delle eventualità, in pratica quello dominato dagli spiriti (di nuovo di Dickens).
Intendiamoci, la lettura (anche qui come con il racconto di Valter) è stata per me piacevole, ma ho trovato diverse problematiche che no, non mi hanno portato a essere soddisfatto perché no, da autori bravi come voi (e non scherzo) non mi aspetto il compitino, ma il WONDER e penso che sia giusto, in tale sede, stuzzicarci per aiutarci reciprocamente a raggiungerlo.
5) Altrove, di Beppe Roncari
Commento che scrivo davvero dispiaciuto. La prima parte è ottima, la tua idea di recuperare un evento storico così tragico e forse dimenticato è assolutamente degna di nota. In più, proprio per tutta la durata della prima parte la tua narrazione è equilibrata, ben controllata, interessante, ricca... Poi boh, ti perdi completamente (questo a mio personalissimo parere, sia chiaro). Non ho per nulla apprezzato il recupero così diretto della città di sotto e di sopra, l'ho trovato uno stratagemma che toglie originalità al testo privandolo di una dimensione più alta. In più, da quel punto in poi diventa tutto estremamente "narrato". Ho perso il tuo protagonista, non l'ho più "sentito" e in compenso mi sono ritrovato ad avere a che fare con te che rincorrevi la tua storia, la sensazione in tal senso è stata fortissima. E così mi sono perso per strada le motivazioni dell'angelo, come lui possa essere entrato nel "di sotto", il perché fosse così importante (lo dici, ma non arriva, almeno a me). E il Pingone sembra un deus ex machina, almeno senza un approfondimento maggiore e più importante sul perché lui sia così connesso (ci posso arrivare, ma darlo per scontato è uno sbaglio). Insomma, un lavoro che necessità di almeno il doppio dello spazio (e dell'eliminazione del concetto "di sotto"). Riparti dalla prima parte e conducilo con più calma e allontanando di meno il tuo protagonista dal lettore e allora sì che diverrà una vera piccola perla (per la città di Torino in primis).
6) Liber Liber, di Jacopo Berti
Sicuramente riesci a imbastire il lavoro davvero bene, la prima parte del racconto è decisamente riuscita e ben narrata. I problemi arrivano semmai nella seconda e nei troppi dubbi che lasci nel lettore. Non si capisce davvero quale sia il destino che attende la protagonista e anche se l'idea dei Liber è fenomenale non è sufficiente a far si che la chiusa del racconto sia efficace, lasciando aperti troppi dubbi. In pratica: racconto dalle potenzialità notevoli, ma ancora da affinare e sistemare. Allo stato attuale, per me, ancora distante dalla sua forma migliore.
Passando a Gaiman, invece, non ho ben capito perché tu abbia deciso di evitare il dualismo delle realtà quando era l'elemento principe e determinante di NESSUN DOVE. Certo, si può definire quella magica della biblioteca con i liber come una seconda realtà, ma è cmq innegabile che si trovi nello stesso piano di quella principale.
Ultima annotazione, questa per l'equilibrio del racconto in fase di revisione: occhio che ti perdi completamente la protagonista per tutta la seconda parte. C'è, ma è come se non ci fosse perché tanto era viva nella prima e tanto è passiva in seguito...
7) Il moschettiere del Nessun Dove, di Giuseppe Gangemi
Un racconto che parte bene, ma che strada facendo si arrota un po' su se stesso. Cerco di spiegarmi: nella prima parte riesci a trasmettere l'ironia, a lavorare sul protagonista, cosa che gradualmente smetti di fare, questo perché l'azione diviene più concitata e cominci a limitarti a elencare A, B, poi C, a seguire D perdendo di vista il controllo e in tal modo anche inciampando in alcuni momenti di difficile comprensione (come LE CHIAVI chieste a gran voce nel finale). E poi... L'ho già fatto notare a Beppe e lo ribadisco qui: rielaborare non vuol dire copiare e il compito di rifarsi a NESSUN DOVE per i nostri racconti non comprendeva il doverci rifare anche alle stesse idee... Insomma, questa Pinerolo di sotto proprio non ci sta e non riesco ad accettarla. E sai perché? Perché il fatto stesso di utilizzare qualcosa di un altro autore toglie dignità alla tua opera e questo non è giusto nei confronti dell'impegno che ci hai messo. Il Camaleonte è nato non per scimmiottare, ma per permettere agli autori che lo frequentano di testare nuovi stili. Le idee devono essere quelle degli autori, sempre. Fossi in te proverei a riguardarlo e magari ad allungarlo, ma assolutamente m'inventerei un altro modo per giustificare l'altra realtà.

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Jacopo Berti
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Re: CAPITOLO GAIMAN: Lista racconti ammessi e classifiche

Messaggio#7 » venerdì 15 luglio 2016, 20:08

Scusate se manca la premessa ma, banalmente, ho davvero i minuti contati e magari, visto che non è obbligatoria, la aggiungerò più tardi ;)
Ecco la mia classifica:

1) Monsieur Armand, di Fernando Nappo
Ciao Fernando, piacere di leggerti!
Anche stavolta, secondo me, hai centrato il bersaglio. La tua storia non è un calco di Gaiman ma ne rievoca alcune atmosfere, e lo fa in quantità giusta. Ho pensato anch'io a Dickens, ed è impossibile non farlo perché le scene sono tre e una sembra essere in un certo senso "nel passato" - anche per il riferimento al fumo che da tanto tempo è vietato - una al presente - forse perché è quella che coinvolge di più Sébastien - e una al futuro - e da qui anche l'idea che la persona visitata, anche quella sul letto d'ospedale, sia sempre la stessa. Ma ho pensato anche ad altri "osservatori" in particolare quelli di Fringe o al "Corvo con tre occhi" del Trono di spade. E mi è anche venuto in mente il film "Predestination". Secondo me è un topos abbastanza diffuso da non poter essere ricondotto ad un unica fonte e anche per questo non mi da fastidio.
La tua scrittura funziona bene e se c'è qualcosa che mi annoia (le frasi piene di aggettivi e di dettagli, la pedanteria del narratore in alcuni interventi in cui 'racconta') è proprio perché somiglia a ciò che mi ha un po' stufato in Gaiman.
Il rapporto tra mondo normale e mondo alternativo/straordinario è riuscitissimo. Il personaggio di Monsieur Armand mi ha del tutto convinto, è un esempio riuscitissimo di "mentore"; Sébastien non l'ho trovato sempre altrettanto interessante, ma è giusto, lui è uno di quelli del mondo normale ed è caratterizzato bene in quanto tale.
Se devo fare una critica, ti faccio notare che ci sono delle cose un po' oscure che meriterebbero qualche riga di più (ad esempio la terza "visione" e l'accenno alle informazioni che devono essere recuperate), altre invece che sono un po' troppo didascaliche. Il finale mi pare troppo planare, troppo spiegato. Mi sarebbe piaciuto più evocativo.
Il racconto lo trovo complessivamente più che buono.


2) Ponti tibetani tra palazzi di città, di Maurizio Bertino
Ciao Maurizio, piacere di leggerti!
Finalmente intercetto un tuo racconto che mi piace e che sono effettivamente tenuto a valutare in un contest! :P
La trama è ben costruita, articolata nella sua struttura (hai preso questa caratteristica presente ma non frequente in Nessun Dove e ne hai fatto tratto distintivo) e credibile. Gli occhiali sono un grande classico del fantastico: pensa che Todorov, ne La letteratura fantastica dice che gli strumenti ottici (specchi, occhiali, canocchiali) sono l'oggetto magico per eccellenza. Sono effettivamente un ottimo veicolo di passaggio per i due mondi. L'inizio in cui si combinano occhiali e specchio è da manuale.
Apprezzo che nella tua storia non ci siano una "Torino di sopra" e una "Torino di sotto". Non c'è il sospetto di una fan fiction di Nessun Dove.
La metanarratività non mi è piaciuta molto: la citazione dell'infodump la trovo superflua.
Il finale è originale, non mi dispiace, ma neanche mi entusiasma.

Veniamo agli elementi stilistici di Gaiman:
- Ottima la seguenza di maledetto/maledetto/stramaledetto/stramaledettissimo: ripetizione con variatio, perfettamente Gaimaniana.
- Anche la questione della "pertinenza", che secondo me era importante, l'hai azzeccata: ad esempio nelle considerazioni iniziali sul manto della fiera juventina o quelle sulla Crai "verso del corvo".
- A tal proposito, bene anche la ripresa di elementi simbolici, il corvo appunto, il ritorno di elementi di paesaggio a distinguere le due realtà.
- L'ironia, qui introdotta col personaggio di "Thor", mi convince, ma avrei voluto trovarla evidente anche in altri punti del testo.
- La sintassi mi pare adeguata, con frasi un po' lunghe, aggettivazione, dettagli e "raccontato" abbondanti.
Forse manca qualche elemento che ritenevo significativo - i corsivi per i pensieri, la presenza di un cattivo "grottesco" - ma tutto sommato l'imitazione mi pare adeguata.

Complessivamente, più che buono, bravo!


3) Prima il dovere, di Valter Carignano
Ciao Valter, piacere di leggerti!
Salvo qualche minuscola imprecisione e rallentamento, il tuo racconto è senza dubbio - a mio avviso - il più "pulito". Insomma, è quello con meno difetti in tutto il contest. Si legge senza problemi, non ci sono punti oscuri né spiegazioni laddove se ne potrebbe fare a meno; lo stile è appropriato (sia in sé, sia in quanto imitazione di Gaiman) e senza cadute: coerente e costante. Ha meno difetti, dicevo, ma non è quello con più pregi: ovvero, non lo trovo così avvincente, così interessante. Non dico che non lo sia affatto: dico solo che - e lascio a te il compito di trovare un modo - avresti potuto osare qualcosa di più: non mi sorprendi, non riesci a far scattare in me la fascinazione del fantastico e del meraviglioso.
Il racconto con gli dei ormai è nel tuo stile. Lo apprezzo, ma quello che ho letto nel laboratorio di maggio mi aveva entusiasmato, questo no.
Quanto all'imitazione di Gaiman, ho trovato quasi tutto quello che mi aspettavo: forse anch'essa perde un po' per l'assenza di qualche chiara, esuberante invenzione fantastica.
Complessivamente il racconto mi pare più che buono.


4) La scuola nascosta, di Linda De Santi
Ciao Linda,
un buon racconto, abbastanza pulito, piuttosto aderente allo stile di Gaiman, che si legge senza annoiarsi e che migliora dall'inizio sin quasi alla fine, nonostante il finale, devo dirlo, sia comprensibile un po' troppo presto. La prima parte è, secondo me, un po' troppo lunga, mentre la seconda (a partire dallo specchio) è davvero equilibrata e anche meglio scritta.
Ho apprezzato certe piccole accortezze da parte tua. Quando nel commento al mio racconto ho scritto delle variazioni da parte di Gaiman sul registro della pertinenza, ho sottolineato proprio cose come queste: "Le ragazze della sua età uscivano, andavano al cinema e a bere frullati nel fine settimana".

In alcuni punti la prosa rallenta, si fa un po' macchinosa, mi piace di meno: "Si mosse in fretta verso l’aula, augurandosi di non essere vista, ma ovviamente non poteva sperare di essere così fortunata." o anche "Alcuni suoi compagni di classe dicevano che nelle stanze proibite erano nascoste le salme degli studenti indisciplinati, ma Scarlett decise che, qualsiasi orrore si celasse nella zona vietata, sarebbe stato di gran lunga preferibile all’avere ancora a che fare con le sue compagne. "

Il "mondo alternativo" c'è tutto, e hai avuto una buona idea, quella dello scambio, per non renderlo pedissequamente simile a Nessun dove. Forse però così è un po' troppo simile a Harry Potter.
Altri aspetti di Gaiman (il cattivo caricaturale, il molto 'raccontare', le ripetizioni ecc.) ci sono, e funzionano nel testo. Alcuni, invece, mancano: mi manca soprattutto l'ironia/humour/leggerezza di Gaiman.

Complessivamente buono, ma con un po' di cura in più credo avresti potuto fare meglio.


5) Altrove, di Beppe Roncari
Ciao Beppe,
ho dovuto rileggere due volte il tuo racconto per capirlo appieno, non so se per i molti riferimenti torinesi che non conosco o soltanto per l'ora tarda a cui mi sono accostato ad esso. Lo stile mi è piaciuto molto: ho apprezzato i dialoghi, la coloritura dialettale (poca ma buona) di Pepino, le lunghe parti annesse o intercalate alle singole battute - cosa molto gaimaniana - tipo questa: "«Sì!» disse Davide. E sentì la strana sensazione di aver fatto un giuramento o una promessa solenne."
Anche una frase di questo tipo, con il suo accostamento sinestetico, mi pare molto appropriata. "Quando il rumore nero che gli esplodeva dietro gli occhi si attenuò, Davide non credette ai propri occhi."
Tra le cose che ho letto scritte da te, questa è quella che mi ha convinto di più, quanto a forma. L'incontro con Gaiman, che è vero, non è perfetto, ma va bene, è stato davvero proficuo per te: mi sei piaciuto più di Gaiman.

Quanto alla scelta di ricalcare lo schema della città di sotto e di sopra, nonché le funzioni di alcuni personaggi, l'ho trovata la via più semplice. A chi non è venuto in mente di prendere una/la propria città e di farne le due versioni di sopra e di sotto? Questa tua aderenza un po' pedissequa non mi soddisfa a pieno: forse hai osato poco.


6) Il moschettiere del Nessun dove, di Giuseppe Gangemi
Ciao Giuseppe,
un racconto carino, che - a differenza di quelli letti fino ad ora - riesce a centrare uno dei bersagli più difficili di Gaiman: l'ironia, quella che fa a malapena sorridere, è vero, ma è una coloritura piacevole di tutto il testo. L'ho colta sia nei dettagli - ad esempio il modo di arrivare all'informazione sul lavoro del protagonista e la sua sorpresa di fronte ad una lettera non trafugata dal vicino - sia nell'impianto generale: Pinerolo al posto di Londra. A tal proposito forse avresti potuto puntare ancor più chiaramente sulla parodia, perché così siamo ancora a metà strada tra la parodia e la fan fiction. E in questo contest di "[nome di città] di sotto" non sento la mancanza. Ma, ripeto, l'intento parodico rende tutto ciò accettabile.
Quanto allo stile, sei abbastanza aderente a Gaiman, secondo me. Però sono d'accordo con chi ti fa notare l'eccessiva paratassi, a cui aggiungo che trovo anche un po' troppi 'a capo'.
La storia non sembra essere tutta consequenziale: ci sono alcune cose non del tutto giustificate, ma anche questo ti è già stato fatto notare. Ad esempio, l'idea della lettera (molto Rowlingiana) funziona bene, ma poi si perde.
Un racconto tra il discreto e il buono, secondo me.


7) Qui niente è come sembra, di Leonardo Marconi
Ciao Leonardo,
il tuo racconto mi è piaciuto, ma mi ha anche lasciato piuttosto perplesso e a tratti infastidito. Non mi aspettavo, in un contest imitativo su Gaiman, di dover faticare per capire cosa succede: com'è - giacché veniamo a sapere verso la fine che lui muore prima di lei - che è lui, invece, a percorrere le strade di Istmbul alla ricerca di un amore perduto? Com'è che sa che lei ha è sopravvissuta alla morte del suo lui, e quindi di lui stesso?
I casi sono due.
1) O effettivamente qui non c'è una realtà empirica che si interfaccia a una realtà surreale, immaginaria fantastica, ma ci sono bensì solo realtà surreali e personali. Non c'è, per dirla con i parametri della letteratura fantascientifica, il "mondo zero".
2) O io non ho capito niente.

Detto questo, posso aggiungere che ho apprezzato molto il tuo stile, la tua capacità di evocare un mondo che riesce ancora ad avere in sé stesso del magico, dell''esotico'. Ti ho visto nei panni di una sorta di Battiato, occidentale che studia, apprezza, fa sua l'alterità dell'oriente, ma che riesce sempre a viverla come altro da sé perché l'alterità è inesauribile.
Ma di Gaiman, non trovo quasi nulla. La tua prosa è molto ricercata, onirica, intimistica, lirica. Niente di tutto ciò, invece, in 'Nessun dove'. Nel tuo racconto non trovo né leggerezza né ironia.
Un racconto molto buono, ma secondo me estraneo a questo contest.
«Se avessimo anche una Fantastica, come una Logica, sarebbe scoperta l'arte di inventare» (Novalis, Frammenti)

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leonardo.marconi
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Re: CAPITOLO GAIMAN: Lista racconti ammessi e classifiche

Messaggio#8 » venerdì 15 luglio 2016, 22:35

Ecco la mia classifica, non senza prima dirvi che sono con il cuore in gola non solo per quel che è successo a nizza (il mio racconto ha nel suo nucleo un attentato) e in puglia (ancora treni in ballo) ma per quello che sta succedendo in turchia con un paventato colpo di stato. Ho un legame affettivo molto forte con Istanbul (penso l'abbiate capito) e non posso sopportare ciò che sta accadendo, considerando la gente che ho conosciuto e che come me ama una città stupenda e non riesce a credere che un sogno di progresso, pace e laicità come quello di Ataturk vada in frantumi. Non so se la volontà politica internazionale sia quella di combattere davvero il terrore e tutte le derive autoritarie e inumane che macchiano la nostra epoca. Quello che voglio resti impresso nei cuori sono soltanto le parole del grande Vittorio Arrigoni: "restiamo umani, sempre e comunque". Per chi non conoscesse questo straordinario personaggio, v'invito a cercare su youtube il documentario che gli ha dedicato al jazeera international, ciao!


1) Ponti tibetani tra palazzi di città di Maurizio Bertino

Ciao Maurizio!! Che piacere leggerti!! Davvero un bel racconto, incalzante, con un buon ritmo e che riflette i presupposti dello stile di Gaiman. In particolar modo, mi è piaciuto come hai trattato lo scontro tra i mondi grazie al passepartout degli occhiali che tanto mi ha ricordato i canoni della fantascienza anni 50-60 (l'epoca d'oro, quella in cui non c'erano i canali tematici sy-fi e dove star trek prima ancora di essere una serie tv era un concentrato di metafisica e utopie). E inoltre, i dialoghi saturi d'infodump hanno amplificato i contorni grotteschi dei personaggi e mi hanno fatto sorridere. Insomma, l'ironia solare del tuo racconto è ben diversa da quella fumosa, oscura e perniciosa di nessun dove...ma sinceramente preferisco la tua! Un bel finale che chiude il cerchio e non mi lascia scampo al farti davvero i miei complimenti!

2) La scuola nascosta di Linda Del Santi

ciao Linda! Nonostante un inizio incespicante con qualche refuso e alcuni problemi di ritmo (punteggiatura) il racconto poi ha preso il volo e m'è piaciuto moltissimo. I contorni buffi dei personaggi (mai facili da tratteggiare), lo scontro dei mondi e l'evoluzione del protagonista rispettano gli obiettivi preposti e si accostano allo stile di Nessun dove. Ad esser pignoli potrebbe mancare una certa mescolanza di stili e generi, ma devo essere sincero nel dirti che il racconto nella seconda parte (quella del divieto e dello specchio, per intenderci) si lascia davvero leggere piacevolmente. Forse avrei accorciato la prima parte, lasciando inalterata la struttura della favola che, così come si sviluppa, ricorda alcune macro-funzioni della morfologia della fiaba del russo Propp (allontanamento/divieto/infrazione/danneggiamento...fino alla buona riuscita dell'avventura e alla trasfigurazione del protagonista). In bocca al lupo e buona lettura!


3) Prima il dovere di Walter Carignano

Ciao Walter, che dire? Ho letto un racconto piacevole, delicato, con una fuga in un altrove ideale che separa i mondi senza metterli in contatto. Eccetto il protagonista della storia. Credo che,a parte questo, sia davvero un racconto godibile e vicino allo stile gaimaniano per l'evoluzione forzata del protagonista e la critica forte e nichilista alla quotidianità ( perchè non andarsene, non avendo legami forti ma solo routine e noia dalla vita...). Mi è piaciuto tantissimo l'intermezzo del boschetto (che si presterebbe a interpretazioni abbastanza osè se fossimo su Californication con David Duchovny) e il rapporto tra Zeus ed Era che compone un quadro irriverente ed ironico come Gaiman docet. L'invenzione del tuono e l'accostamento alla digestione è un altro tocco di classe notevole! E pure il fraseggio fresco e veloce. Una prova ardita se considerata alla luce del richiamo all'universo divino classico e che merita, nonostante le difficoltà oggettive, un bel complimenti! Ciao e alla prossima...


4) Monsieur Arnand di Fernando Nappo

Ciao Fernando! Per quel che ho letto,e ti devo fare i complimenti, l'obiettivo è stato pienamente raggiunto. Soprattutto per l'evidente crescita interiore del protagonista, che inevitabilmente si trova costretto a superare delle prove e progredire. Come detto poi, va aggiunto l'incontro/scontro con il mondo reale. Mi è piaciuto anche il calcolo delle evenienze applicato al futuro: una sorta di algebra complessa di tutte le possibilità applicabili al reale. Resta però nell'ombra la dimensione parallela di monsieur Armand. Infatti il suo limbo e la sua funzione sembrano avere una funzione semidemiurgica ed universale, ma è davvero così? Ci sono altri monsieur Armand ed altre innumerevoli dimensioni "alternative"? In effetti era impossibile districarsi in questo senso in sole 10000 battute. Resta il fatto che il racconto manca totalmente e per fortuna di quell'ironia di poco conto o altrove inutilmente noir di Gaiman. Una mancanza di tatto e di gusto tipica dello humor inglese e non solo....complimenti e in bocca al lupo!

5) Liber Liber di Jacopo Berti

Ciao Jacopo!! A partire dal titolo ( libro libero? Un perfetto eufemismo per come va a finire la tua storia !!!) è chiara la centralità dei testi come nucleo del racconto. E complimenti per la raffinate citazioni: alcune sono andato a cercarle in rete. Altre, come il manoscritto Voynich, più conosciute ma cariche comunque di mistero. Un mistero che però mi è sembrato non reggere un effettivo scollamento tra i mondi ( reale ed invisibile). Eppure mi ha lasciato una piacevole sensazione il finale distopico (almeno io l'ho visto così) alla Black Mirror. Solo una domanda: ma lei resterà in maniera imperitura lì? Tornando indietro, devo poi farti i complimenti per le descrizioni, le battute e sopratutto l'alterco iniziale: una tenzone fantastica, davvero d'alto livello. Sei riuscito a pieno a farmi immaginare la scena e inquadrare i personaggi. Una prova notevole, con punte adamantine di citazioni e possibile spin-off (i miei) riflessivi e di ricerca. Complimenti!


6) Altrove di Beppe Roncari

Ciao Beppe!! Hai davvero preso alla lettera gli incipit del Camaleonte, tanto che a tratti sembrava di vivere un copy/paste di Nessun Dove !! In questo senso davvero devo farti i complimenti per la capacità d'accostamento allo stile di Gaiman (nonostante qualche differenza di peso dello humor, peraltro già scritto). Dall'altro però questa somiglianza mi ha tolto spazio e profondità alla presa emotiva della fruizione. Non che sapessi come andava a finire, ma la sensazione di déjà vu mentre si legge è davvero fastidiosa. All'opposto il buon ritmo, le battute e le ottime descrizioni fanno bene il loro lavoro, tanto che mi viene da pensare che la collocazione migliore del tuo racconto possa essere una sceneggiatura! Bella l'ambientazione e il contesto ma a tratti difficili da sviscerare per chi come me non è torinese e sa al massimo del triangolo della magia bianca torino-praga-lione o di qualche storia "bizzarra" sulla chiesa della gran madre di Dio. Senza dimentcare il grande Gustavo Rol....Un bel lavoro che poteva volare molto più in alto. A presto e in bocca al lupo !

7) Il moschettiere del nessun dove di Giuseppe Gangemi

Ciao Giuseppe!! Il racconto è effettivamente simpatico e scorre bene. Quello che da subito però mi ha fatto storcere il naso è stato l'uso un po' eccessivo, come è stato già accennato, della paratassi. Un tratto distintivo che non permette un approfondimento del flusso degli eventi, ma solo un accenno continuo alle azioni del protagonista, ai suoi stati d'animo e alle descrizioni. Da una parte questo mi piace anche perchè denota uno stile asciutto e pronto al colpo di scena rocambolesco. Dall'altro però non riesce ad immergere completamente il lettore nella fruizione del racconto. Sarò paradossale, ma forse il tentativo troppo ardito di vicinanza allo stile di Gaiman non fa bene alla storia. Che eppure resta evocativa e affascinante negli accenni storici alla maschera di ferro e ai misteri di Pinerolo. Non conoscevo assolutamente gli antefatti accaduti ed è stato un piacere informarsi in rete. Il giudizio è perciò difficile: fortissima vicinanza allo stile di Nessun dove a fronte di una sintassi e d'uno stile che potevano essere completamenti diversi e accattivanti. Senza dimenticare l'intreccio storico che segna il paese e il tuo racconto. Resta però una storia piacevole, ciao!!

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giuseppe.gangemi
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Re: CAPITOLO GAIMAN: Lista racconti ammessi e classifiche

Messaggio#9 » venerdì 15 luglio 2016, 22:49

Chiedo scusa a tutti, mi son trovato in difficoltà sia nella stesura del racconto che in quella dei commenti. Faccio un mondo di fatica a starvi dietro, mi ci vorrà un po' di tempo per recuperare il gap e raggiungere livelli sufficiente per onorare i vari contest a cui parteciperò.

COMMENTI

LA SCUOLA NASCOSTA di Linda De Santi

Ciao Linda,
nel tuo racconto sono presenti abbastanza elementi di Gaiman. Vi è la frustrazione della protagonista per la vita che conduce, l'ironia presente in alcune situazioni e battute, è presente una realtà diversa in cui è possibile accedere. Gaiman però scrive ad un pubblico di giovani adulti tu invece ad un pubblico più giovane, la tua protagonista è una tredicenne. Quando si cerca di replicare lo stile di un autore bisogna innanzitutto individuare a chi scrive.
L'inizio del tuo racconto mi ha ricordato La storia infinita di Michael Ende in cui Bastian si rifugia in una stanza della scuola.
Il finale invece mi ha ricordato alcuni elementi di storie in cui vi è uno scambio di ruoli o vite.
Non trovo questi rimandi ad altre opere un errore anche perchè Gaiman lo fa nel suo libro.

Dove scrivi "Scarlet era rimasta a bocca" manca probabilmente "aperta"

La zona proibita della tua storia non è abbastanza proibita e ciò contrasta con il metal detector presente all'inizio.
All'interno della stanza poi lo specchio è troppo visibile, forse dovresti provare a celarlo.

A volte il nome della tua protagonista è sbagliato

Scarlett avvicinò il viso allo specchio.
Scarlet avvicinò il viso allo specchio.

“Che posto è quello?” chiese Scarlett.
“Che posto è quello?” chiese Scarlet.

Una domanda. Se le tue protagoniste passano con disinvoltura da un mondo all'altro cosa impedisce ai mostri di passare nella dimensione di Scarlet?



ALTROVE di Beppe Roncari

Ciao Beppe,
secondo me nel tuo racconto sono presenti pressoché tutti gli elementi dello stile di Gaiman. Battute, elementi urban fantasy, personaggi particolari, due mondi separati. Il tutto legato a un evento drammatico della storia di Torino.
Io forse avrei accentuato gli elementi legati all'evento reale. Se posso permettermi ti suggerirei di citare nel tuo racconto il film "maledetto" che stavano proiettando durante la tragedia: La capra. Se vuoi andare oltre potresti intrecciare ancor di più questo film alle vicende del tuo racconto. è solo un suggerimento il tuo racconto sta in piedi così come l'hai scritto, ma almeno una citazione del film la farei.
Secondo me la fine dell'angelo e di pepino è troppo veloce.
Buon racconto.

QUI NIENTE è COME SEMBRA di Leonardo Marconi
Ciao Leonardo,
il racconto è buono, ma forse troppo impegnativo per i lettori di Gaiman. Nessun dove è un romanzo d'evasione buono per far mettere da parte i problemi quotidiani del lettore. Il tuo è un buon racconto ma triste e impegnato, non ha i tratti della spensieratezza e rimanda troppo all'attualità.
L'ironia non è presente.
Di Gaiman nel tuo racconto è presente la descrizione degli spazi. Gaiman descrive bene Londra, tu Istambul. L'ambientazione è il maggior pregio del tuo racconto.
è un racconto più dai tratti mistici che dell'urban fantasy.
Forse un sistema per far virare il tuo racconto verso il genere Gaiman e dare più spazio al fantastico.
Senza stravolgere tutto potresti dare più rilevanza all'oriente express presente nel tuo racconto trasformandolo in una specie di galaxy express 999. Magari per far muovere i tuoi pg dalla vita alla morte.
Il racconto è ok ma è poco in stile gaiman.

PRIMA IL DOVERE di Valter Carignano
Ciao Valter,
penso che hai fatto un buon lavoro nel replicare lo stile di Gaiman.
Hai usato delle belle battute e simpatiche similitudini, hai espresso i pensieri in corsivo e hai utilizzato un vocabolario da lettore medio (tipo Homer Simpson) comprensibile a tutti.
Scritto bene e buon racconto nulla da dire.
Forse la vera pecca del tuo racconto e non aver creato un mondo ex novo dove far andare il tuo protagonista. Ha proposto un Olimpo un po' rivisitato. Una via di mezzo fra l'Olimpo serio dei miti e quello divertente di Pollon.
Sarebbe stato più Gaiman se avessi usato un ambiente più cupo come l'Ade e non l'Olimpo.
Altra pecca è che il tuo protagonista non ha nessun vero intoppo per tutto il corso della storia. fargli fare qualche fatica alla eracle? Tipo una visita medica improvvisata a Zeus?


LIBER LIBER di Jacopo Berti


Ciao Jacopo,
Buon racconto in cui di Gaiman sono presenti: l'ironia, divertenti similitudini, una protagonista sotto pressione in questo caso per la tesi. A differenza di Gaiman però il finale della tua storia non è propriamente positivo per la tua protagonista. Il tuo finale con le persone imprigionate mi ricorda il finale (anche se diverso) di un racconto che ho letto di recente: Il marchio nero si Samuel Marolla se ricordo bene, non so se hai presente. Il protagonista la era costretto a scrivere.


«La signorina Valde restituisce il volume con otto giorni di ritardo», annunciò la bibliotecaria, rivolgendosi evidentemente a un’autorità superiore: al bancone dei prestiti non c’erano che lei e la contrita signorina Valde, studentessa universitaria.
ripetizione di signorina Valde

riuscì ad estrarlo dalle mani della cariatide
a estrarlo

Nel tuo racconto fai l'errore di far usare alla tua protagonista il cellulare. Questo è un errore perchè in ipotetiche future indagine sulla scomparsa di Tamara le ricerche condurrebbero sicuramente al luogo dove lavora Eligio. Dovevi dire che se l'era dimenticato a casa. Senza contare che Tamara e gli altri quasi sicuramente hanno parenti o amici che sono stati avvisati dello stage.

porta in vano a stringere quella di De Vit.
portata invano

Una creatura ossuta simile ad un ratto
a un ratto

Il racconto è bello soprattutto per i liber. Tuttavia a differenza di Gaiman nella tua storia non vi è una divisione di mondi. è sempre lo stesso.

PONTI TIBETANI TRA PALAZZI DI CITTà di Maurizio Bertino

Ciao Maurizio,
il tuo racconto è il mio preferito di questo laboratorio.
Lo trovo molto originale per titolo, ambientazione e trama e al tempo stesso in piena linea con lo stile di Gaiman.
Ho letto che i lavori di Gaiman possono essere riadattati attraverso i vari media e trovo che il tuo racconto può stare bene sia come racconto, sia come fumetto e sia come cartone o corto cinematografico.
Sicuramente sei stato il più originale.
Probabilmente io ho capito male Gaiman ma secondo me lui rimanda e cita spesso altre storie o personaggi. In te ciò è presente con il richiamo a Thor e forse in qualche riferimento al genere cyberpunk.
Non ho suggerimenti da darti.
Ottimo racconto.

MONSIEUR ARMAND di Fernando Nappo
Ciao Fernando,
di Gaiman nel tuo racconto ho riscontrato soprattutto la passività del tuo protagonista davanti agli eventi durante il corso della storia per poi avere un guizzo nel finale con la decisione di sacrificare il proprio lavoro per il bene di un altra persona.
è presente anche l'elemento dell'ironia soprattutto durante il primo incontro tra il tuo protagonista e il tuo Arsenio Lupin.
Presente anche l'elemento della cupezza.
Penso che hai rispettato tutti gli elementi presenti in gaiman.
forse manca qualche tocco di fantastico, tipo qualche bestiola fantastica o mitica che accompagna il tuo Monsieur Armand. Gli daresti un maggior tocco fantasy.
Il problema del tuo racconto è che fa venire troppo in mente dickens o La Vita è meravigliosa di Frank Capra.

CLASSIFICA
1- PONTI TIBETANI TRA PALAZZI DI CITTà di Maurizio Bertino
2- LA SCUOLA NASCOSTA di Linda De Santi
3- PRIMA IL DOVERE di Valter Carignano
4- ALTROVE di Beppe Roncari
5- LIBER LIBER di Jacopo Berti
6- MONSIEUR ARMAND di Fernando Nappo
7- QUI NIENTE è COME SEMBRA di Leonardo Marconi

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Linda De Santi
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Re: CAPITOLO GAIMAN: Lista racconti ammessi e classifiche

Messaggio#10 » venerdì 15 luglio 2016, 22:51

Ciao a tutti, eccomi con la classifica.
Volevo scrivere un'introduzione che spiegasse le mie scelte per le varie posizioni, ma ho avuto una settimana massacrante e non credo che riuscirei a mettere insieme un discorso sensato.
Dico solo che i racconti mi sono piaciuti tutti, dal primo all'ultimo, e che la classifica è stata stilata in base a differenze di apprezzamento davvero lievi tra un racconto e l'altro.
Vi ringrazio anche per i commenti che avete fatto al mio racconto, che mi hanno aperto gli occhi su un sacco di cose che mi erano sfuggite nella struttura della mia storia e su dettagli dello stile di Gaiman cui non avevo dato la giusta importanza.
Credo che, alla fine, Gaiman si sia rivelato un osso molto più duro di quanto non sembrasse all’inizio! :)

In bocca al lupo a tutti per il contest! :)

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I commenti in ordine sparso:


Monsieur Armand di Fernando Nappo

Ciao Fernando! Nel tuo racconto le atmosfere “gaimaniane” ci sono e sono ben sviluppate.
Coerentemente con quanto hai scritto nel tuo primo commento, il tuo protagonista è tratteggiato con toni lievemente scherzosi (tipo lui che spegne la luce e conta fino a 10, la proposta di bere una birretta, ecc.) che lo fanno stare sempre un po’ sopra le righe, un elemento dello stile del Gaiman di “Nessun Dove” che nel tuo racconto trovo particolarmente ben riuscito.
Anch’io nel tuo racconto ho sentito la presenza di “Canto Natale” di Dickens, ma trovo che tu sia riuscito a rimanere sullo stile di Gaiman. Mi è rimasto però il dubbio su chi sia Monsieur Armand e come riesca a fare quello che fa. La piccola rivelazione che fa nel finale suona un po’ criptica, non è chiaro se quel misterioso progetto di lavoro abbia causato la morte di Monsieur Armand o del figlio (o magari di nessuno dei due, ma in tal caso non mi spiego i poteri di Monsieur Armand).
A parte questo non ho grandi appunti da fare, il racconto mi è piaciuto ed è ben bilanciato, una prova davvero buona.

Prima il dovere di Valter Carignano


Ciao Valter! Noto con piacere che continui a scrivere racconti con gli dei dell’olimpo :)
Da questo punto di vista, la contrapposizione tra mondo reale/altro mondo è ben riuscita, e visto che utilizzi una materia (gli dei dell’olimpo) che padroneggi bene, trovo che il mondo “divino” sia ben caratterizzato.
Molto buono il tono ironico con cui tratteggi i personaggi, anche se mi è sembrato un po’ forzato che il protagonista, nella parte iniziale, continui a pensare che Ermes sia un indiano anche dopo che ne ha visto l’aspetto intero. Ermes in genere è ben identificabile, magari avrebbe potuto pensare: “toh, questo tizio è vestito come Ermes …” e poi, alla fine della prima parte, affermare: “Ma allora sei DAVVERO Ermes!” per mantenere inalterato l’effetto comico.
L’accettazione della proposta da parte del protagonista mi è parsa un po’ troppo rapida, ma d’altronde non è che la proposta lasciasse spazio a molto dubbi. Si tratta pur sempre di un’offerta di lavoro nell’Olimpo! :)
Per me è una buonissima prova. A presto!

Qui niente è come sembra di Leonardo Marconi

Ciao Leonardo!
In linea di massima mi trovo d’accordo con i commenti già presenti. Il racconto è molto evocativo e riesce a far immergere il lettore nelle strade di Istanbul; molto bella anche la suggestione derivante dalla moltiplicazione delle realtà e la resa dello stato d’animo malinconico del protagonista.
Purtroppo, come ti è già stato fatto notare, ci trovo davvero poco non solo di “Nessun Dove”, ma anche di Gaiman in generale. Per l’idea che mi sono fatta, lo stile di Gaiman è caratterizzato da un narratore onnisciente che spiega e che tendenzialmente è sempre molto esplicito quando si tratta di elementi fantastici. Nel tuo racconto, invece, l’elemento fantastico si rivela solo alla fine (e, volendo, non è neanche un “fantastico puro”, potrebbe essere anche una sovrapposizione di piani della realtà che ha più del filosofico che del fantastico).
È anche assente l’humor che Gaiman riversa in abbondanza nelle sue pagine (è un humor che non fa veramente ridere, ma che comunque tende sempre a sdrammatizzare le situazioni, e nel tuo racconto di sdrammatizzazioni non ce ne sono).
Ti faccio i complimenti in ogni caso per il bel racconto che hai scritto, che comunque riesce a rendere molto bene l’effetto surreale.
A rileggerci!

Liber Liber di Jacopo Berti

Ciao Jacopo!
Racconto scritto con l’ottimo stile che ti contraddistingue, è sempre un piacere leggere i tuoi racconti.
Bellissima l’idea dei liber familiaris, e anche come aderenza allo stile di Gaiman ci siamo: è presente l’ironia e ben resa la contrapposizione tra la realtà e la realtà-altra; c’è anche un narratore onnisciente che spiega e racconta.
Ci sono però alcune cose che non mi tornano. Innanzitutto, la mail che arriva a Tamara: si rivolge a tutti i laureandi di biblioteconomia, eppure lei si presenta da sola alla biblioteca comunale. Mi sembra strano che non abbia chiesto notizie del tirocinio ai suoi colleghi universitari che in teoria dovrebbero fare la stessa cosa (o magari è l’unica laureanda?). Visto che è un inganno ordito dalla mefitica vicedirettrice della Spaventi Malnati, non sarebbe stato più “sicuro” inviarla solo a Tamara?
Inoltre, il finale mi lascia un po’ confusa, ma può darsi che sia io che alla fine mi sono intortata e non ho capito. De Vit dice a Tamara che la sua storia finirà lì, quindi immagino che Tamara non lascerà mai più la biblioteca. Le dice anche che si rivedranno tra quindici-venti minuti, il tempo che, immagino, Tamara impiegherà a leggere la sua storia che si ripete (che non è quella della sua vita, ma quella che il lettore ha appena letto). Poi però le dice anche che dopo dieci ore le porterà da mangiare, e aggiunge che spera che non abbia impegni per i prossimi due giorni. Ma perché mai dovrebbe fare queste due cose, se tanto Tamara è costretta a rimanere lì per sempre? Insomma, non so se sono io che sto prendendo una cantonata enorme, ma il discorso di De Vit mi ha proprio confuso le idee :)
Altra cosa, come mai nessuno si è mai accorto che i tirocinanti non fanno più ritorno dalla biblioteca comunale?
A parte questi dubbi, che sono sicura saprai chiarirmi, per me il racconto è ottimo.
A rileggerci!

Il moschettiere di Nessun Dove di Giuseppe Gangemi

Ciao Giuseppe!
Simpatica l’idea della “Pinerolo di Sotto”, così come la presenza di D’Artagnan e della Maschera di Ferro.
Nel tuo racconto trovo molti degli elementi fantastici presenti in “Nessun Dove” e l’ironia tipica delle pagine di Gaiman.
Qualche volta, malgrado l’intento ironico, le reazioni del protagonista sono un po’ sproporzionate. Ha visto cadere tre ragazzini in un pozzo, si trovano in un luogo pericoloso e quando li rivede, invece di chiedergli come stanno e/o dove si trovano, li prende a sculaccioni (senza contare che loro glielo permettono anche, dopo che hanno sgominato un’orda di cani mastini )?
Anche la motivazione per cui Paolo viene convocato nel “Mondo di Sotto” mi sembra debole, se il requisito è quello di essere insoddisfatti e nostalgici dell’infanzia, credo che a Pinerolo di Sotto ci sarebbe molta più gente di quella che c’è nella Pinerolo di Sopra :)
A parte queste cose, il tuo racconto mi è piaciuto e l’ho letto con piacere, si vede bene che hai analizzato attentamente lo stile di Gaiman.
A rileggerci!

Ponti tibetani di Maurizio Bertino

Ciao Maurizio!
Il tuo racconto l’ho letto con piacere, mi è piaciuta in particolar modo la caratterizzazione “giocosa” dei personaggi e il modo in cui hai inserito gli elementi fantastici.
La cosa che mi è sembrata meno gaimaniana è lo sproloquio di Dylan alla fine degli antefatti, in cui si cita anche l’infodump. Mi sembra che qui la parola “infodump” venga fatta più per esorcizzarlo che per altro; ma in realtà lo stile di Gaiman è caratterizzato proprio da un narratore onnisciente che racconta e spiega, per cui l’infodump non è necessariamente un male.
A parte questo, come ti scrivevo, il racconto mi è piaciuto. Molto carina la scelta di inserire una “Bestia” per poi ribaltare le cose e farci scoprire che in realtà è buona.
Interessante anche la struttura non lineare, che trovo più tipica del Gaiman dei racconti che di quello di “Nessun Dove”.
Una bella prova, comunque. A presto!


Altrove di Beppe Roncari

Ciao Beppe, sono arrivata anch’io (davvero ;) ).
Mi piace il modo in cui hai sviluppato il tema del contest, in effetti mi domando perché non ci ho pensato anch’io. L’idea di riprendere gli stessi elementi di “Nessun Dove” e adattarli alla realtà italiana è buona e funziona sia nel caso in cui non si sia letto il romanzo (la storia è interamente comprensibile), sia nel caso in cui lo si sia letto (si capisce subito che è una “trasposizione” italiana e la conoscenza degli elementi fa da valore aggiunto).
La cosa meno gaimaniana che trovo, e che già qualcun altro ha notato, è la “serietà” del tono. Manca l’ironia (che non fa ridere, ma stempera la drammaticità) tipica delle pagine di Gaiman. Con quella, secondo me sarebbe stato un racconto pressoché perfetto per un contest di questo tipo.
Resta comunque un’ottima prova che ho letto con molto piacere. A presto!

La classifica:

1. Monsieur Armand di Fernando Nappo
2. Altrove di Beppe Roncari
3. Prima il dovere di Valter Carignano
4. Ponti Tibetani di Maurizio Bertino
5. Liber Liber di Jacopo Berti
6. Qui niente è come sembra di Leonardo Marconi
7. Il moschettiere di Nessun Dove di Giuseppe Gangemi

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invernomuto
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Re: CAPITOLO GAIMAN: Lista racconti ammessi e classifiche

Messaggio#11 » sabato 16 luglio 2016, 9:40

Ecco la raccolta dei miei commenti, rigorosamente in ordine sparso e senza classifica!
In questa edizione ho sbagliato tutto, dal non riuscire a produrre un racconto decente in tempo allo sforare i limiti di tempo anche nel postare questa raccolta.
In bocca a lupo e complimenti a tutti, vi ho letti con piacere!

Qui niente come sembra di Leonardo Marconi

Di solito mi piace dare il cucchiaio con lo zucchero prima di dare (a tradimento) quello con l'amara medicina, nel tuo caso però il cucchiaio è un misto dal momento che critica e complimenti si accavallano come vita e morte del gatto di Schroedinger.
Hai uno stile ricco ed evocativo, ben ritmato -soprattutto in funzione di un racconto dal ritmo poco incalzante- che però è ben lontano dallo stile discorsivo e personale di Gaiman.
Allo stesso modo il tuo racconto funziona perfettamente ed è, preso singolarmente, una bella storia che immerge il lettore nel mondo che hai voluto creare; se però Gaiman tende a giocare a carte scoperte, snocciolando ogni elemento mistico come se fosse quotidiana normalità, tu giochi l'asso a fine partita, sfruttando la dimensione parallela/sogno per creare un finale evocativo e d'effetto, che chiude alla perfezione il racconto ma non riesce a riportare alla mente l'opera che fungeva da ispirazione per la gara.
Non posso non farti i complimenti per il racconto, uno di quelli che mi sono piaciuti di più in questo contest, allo stesso tempo non posso non farti notare che per quanto il tuo giardino sia bellissimo, è stato fatto "fuori dal seminato".

Monsieur Armand di Fernando Nappo

Un ottimo racconto che abbandona la facile strada di un "semplice" universo alternativo e weird per mettere il protagonista a diretto contatto con il guardiano di un crocevia dimensionale: il crocicchio di futuri possibili che funge da pretesto narrativo per la tua avventura è un espediente brillante che dimostra come tu abbia voluto mettere molto di tuo nel racconto piuttosto che seguire il sentiero battuto.
Allo stesso modo trovo aderente allo stile narrativo di Gaiman la scelta di non "integrare" completamente il tuo protagonista nelle dinamiche del crocevia ma di renderlo un elemento passivo in balia di qualcosa di molto più grande di lui, accompagnato da una guida che funge da "Virgilio" nel suo viaggio allucinante.
Unica "pecca", se così vogliamo definirla, è la serietà del tuo racconto, che alle atmosfere quasi noir tanto care a Gaiman non contrappone il suo senso dell'ironia quasi fuori luogo, cosa che rende il racconto (a mio parere) più godibile ma rovina un po' l'effetto mimetico con l'autore originale.
Indipendentemente dal tema si tratta di un ottimo racconto, molto godibile, e anche nel contesto del Camaleonte è una buonissima prova, complimenti!

Ponti tibetani tra palazzi di città - di Maurizio Bertino

Apro il commento dicendo che il tuo racconto mi è piaciuto, specialmente nel ritmo dinamico da te imposto grazie alla suddivisione in sezioni e allo stile leggero, quasi scanzonato, che hai deciso di impostare.
Se però lo humour che il buon Gaiman ha dosato generosamente in Nessun Dove è cupo come il cielo londinese, il tuo humour è solare e allegro, cosa che si riflette nella personalità dei due protagonisti.
Anche la situazione di pericolo, in questo caso un semplice espediente ideato dal buon Dylan, non trasmette mai al lettore la sensazione che tutto potrebbe davvero andar male, mentre nella Londra di sotto i pericoli sembrano (e sono) sempre molto reali, e dove lo humour grottesco di Gaiman aiuta ad accentuare la sensazione di pericolo il tuo stile personale fa presagire l'arrivo di un finale (o Gran finale) dal tono più solare, che puntualmente arriva.
L'aderenza al tema è comunque presente, grazie alla commistione di reale e surreale, però tutto è filtrato tramite il tuo stile, che personalmente trovo molto piacevole ma si discosta molto da quello di Neil. A presto!

Prima il dovere - di Valter Carignano

Ciao Valter,
devo dire che mi trovo abbastanza d'accordo con l'analisi che hai fatto in calce al racconto riguardo a temi e stile del buon Gaiman; ne consegue che la proverbiale metà dell'opera era già fatta.
Lo stile leggerissimo, veloce e discorsivo c'è eccome, l'accesso a un mondo surreale e l'inclusione del protagonista nelle meccaniche della realtà alternativa pure.
Anche la trama, in sé, funziona bene senza particolari intoppi, anche se la scelta di utilizzare una dimensione alternativa nota (il pantheon olimpico) riporta più alla mente gli avvenimenti di American Gods piuttosto che il bizzarro e originale cast di Nessun Dove.
Una buona prova, soprattutto in virtù del tuo impegno per accentuare l'effetto mimetico sforzandoti attivamente per emulare lo stile dell'autore originale.

Altrove - di Beppe Roncari

Il tuo racconto è un bel viaggio tra spazio, tempo e dimensioni: le coordinate spaziali sono settate su una città che da sempre funge da catalizzatore per le storie soprannaturali in Italia, quella "Torino Magica" che promette misteri ad ogni angolo e dove ogni piazza sembra nascondere elementi occulti; il tempo, nella tua storia, è volutamente fuori sesto e balla con maestria tra passato, presente e "ciò che sarebbe potuto essere", ovvero le dimensioni del ricordo.
L'incontro di reale e surreale, di conseguenza, c'è e funziona come dovrebbe, rinforzato dalla scelta di usare elementi storici e locali come il Pingone e l'angelo della statua.
Quello che forse si discosta di più dall'originale è il tuo stile, scorrevole e leggibile senza dubbio ma con qualche vezzo stilistico eccessivo con frasi indubbiamente piacevoli da leggere e che dimostrano la tua padronanza della scrittura, ma che Gaiman solitamente abbandona in favore di uno stile ancora più scorrevole, molto più simile alla lingua parlata che a quella scritta.
Resta un bellissimo racconto, soprattutto per merito della tua aderenza ai tema e della tua capacità di rielaborare il concetto de "la città" con una Torino più magica del solito.

Liber Liber - di Jacopo Berti

Ciao Jacopo.
Commentando il tuo racconto subito dopo aver letto e commentato quello di Valter non posso non notare la similitudine tra le vostre osservazioni riguardo lo stile di Gaiman e le tematiche affrontate da Nessun Dove.
La tua analisi, indubbiamente più approfondita (non me ne voglia il bravo Valter) ti ha portato, secondo me, a centrare con maggior precisione il bersaglio: l'elemento "magico" è intrecciato alla perfezione con la banale normalità quotidiana di un corso formativo universitario, i personaggi sono ben caratterizzati dalla fisicità sino alla parlata caratteristica, non mancano lo humour e il grottesco che ben condiscono la tua opera.
Personalmente la considero la prova meglio riuscita del contest.

La scuola nascosta - di Linda De Santi

Ciao Linda,
se anche io all'inizio ho avuto qualche problema a farmi "catturare" dalla storia Scarlet è perché il tuo racconto è un diesel vecchio stampo, di quelli che partono borbottando e con un po' di strappi ma una volta presa la spinta giusta non si fermano facilmente.
Il tuo stile "naturale" funziona bene al servizio della trama, che a sua volta riesce a ricreare bene quella mescolanza tra reale e fantastico che è il vero e proprio perno di Nessun Dove e tante altre opere di Gaiman.
Una piccola dissonanza rispetto alle tematiche originali è quella di dare alla protagonista un riscatto tout-court, una trasformazione con relativo nuovo inizio che sembra promettere un contrappasso alla vita mediocre che ha vissuto sino a quel momento, qualcosa che -nelle sue storie mirate a un pubblico adulto- Gaiman fa molto raramente, preferendo finali non drammatici ma dolceamari, dove lo l'ago della bilancia non pende poi tanto in favore dei protagonisti.
In ogni caso si tratta di un ottimo racconto, soprattutto grazie al tuo stile scorrevole e molto godibile.

Il moschettiere del Nessun Dove - di Giuseppe Gangemi

Ciao Giuseppe,
la tua storia di "paura e delirio a Pinerolo" mi è piaciuta molto, un po' perché sostituisce la realtà cosmopolita di Londra con la realtà molto più local, come si usa dire adesso, di un paesone come Pinerolo, un po' perché i temi sono rispettati e un filo d'umorismo condisce bene tutto il racconto.
Se la trama è molto vicina a Nessun Dove, però, le scelte stilistiche sono molto lontane dallo stile scorrevole di Gaiman, anzi hai una forte tendenza alla paratassi, quasi avessi timore di sviluppare eccessivamente le frasi.
È proprio il tuo modo di scrivere, così ritmato dall'abbondanza di periodi brevi e brevissimi, che ricorda costantemente al lettore che quello che sta leggendo è qualcosa che avrebbe potuto ideare Gaiman, ma che certamente non è scritto con il suo stile.
A parer mio è un bel racconto, ironico e interessante al punto giusto, purtroppo però non solo è poco allineato con l'obiettivo del contest, ma mostra qualche vizio di forma che andrebbe limato un po'.

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Re: CAPITOLO GAIMAN: Lista racconti ammessi e classifiche

Messaggio#12 » lunedì 25 luglio 2016, 17:04

Ecco commenti e classifiche dei due MODERATORI Lord Max e Alberto Della Rossa. Riporto le classifiche di entrambi e quella, media tra le due, che viene contabilizzata per il conteggio (ricordo che vale doppio). Ancora non è stata assegnata la coccarda e stanno studiando se assegnarla o meno, saprete tutto a breve.

Una premessa, ancor prima di leggere i vostri racconti e di valutare se – nel bene o nel male – siete riusciti nell’arduo compito di evocare lo stile e le atmosfere Gaimaniane.
Gaiman è tosto da riprodurre nel mood, non eccessivamente nello stile. Cosa voglio dire? Che quello di Gaiman – specialmente nella versione italiana – è uno stile forgiato molto più dagli elementi narrativi piuttosto che stilistici. Gaiman non ha una sintassi particolare, o una costruzione del periodo che possiamo determinare come marchio di fabbrica (non come Calvino, ad esempio) ma contiene in sé degli elementi imprescindibili che non fanno parte del tutto della nostra cultura. Mi riferisco all’humor nero della quale è pervasa la sua scrittura e al gusto per i giochi di parole (non è un caso che Gaiman abbia scritto un romanzo a 4 mani con il signore assoluto del gioco di parole all’inglese, Sir Terry Pratchett). Altri elementi importantissimi, soprattutto in Nessun Dove (che poi è quasi un Ovunque) è il dualismo metaforico, la presenza di un duplice livello che si sovrappone alla realtà di tutti i giorni. E ancora un realismo cinico che finisce però per diventare intento morale. Il protagonista di Nessun Dove è un ragazzo qualunque, dalla vita ordinaria e aspettative molto terrene. È un ignavo, fino al momento di rottura, ovvero quando decide, come atto di ribellione interna che finisce per alterare la sua intera realtà, di aiutare una ragazza ferita per strada. Decide, nella metafora del libro, di vedere l’invisibile e di non fermarsi solo al tangibile. E una volta compiuto il passo, non c’è modo di tornare indietro. Si può solo andare avanti. Quella di Nessun Dove è una metafora, nemmeno troppo celata, della vita moltissimi di noi. E in un incredibile ribaltamento di prospettiva sono gli invisibili a risultare a un livello superiore, a vivere la totalità dell’esperienza di vita. Gli invisibili non sono intangibili, e non sono trasparenti: sono i comuni abitatori del mondo di sopra a non voler vedere e a essere ciechi.
Questi sono gli elementi che mi aspetto di trovare, uniti in una cornice adeguata che faccia il verso alla prosa Gaimaniana. Di fatto, un’indecente intrusione del fantastico nel mondo reale.

Monsieur Armand
di Fernando Nappo


LORD MAX
Parto subito rispondendo alla tua domanda finale: sì, mi è piaciuto.
Dovendo giudicare lo stile noto che sono presenti due elementi molto importanti, il protagonista sempre un po’ distaccato dagli eventi, come se fosse trascinato da essi e la crescita interiore del protagonista che lo porta a fare scelte di vita completamente diverse da quelle che poteva immaginarsi all’inizio.
Sento la mancanza dell’ironia amara di Gaiman e della cattiveria di fondo, anche se hai tentato di inserirla nelle frasi del colloquio.
Lo stile del racconto è leggero ma non troppo e le realtà non si compenetrano fra loro, infatti durante il viaggio nulla li tocca e nulla possono toccare.
Il protagonista non è realmente parte della vicenda ma più un testimone di una serie di eventi. L’accompagnatore è una guida, una sorta di Virgilio che mostra e cerca di instradare la decisione che il protagonista dovrà poi prendere
Sembra molto più un racconto di Dickens che non di Gaiman

SMILODONTE
Concordo su quanto detto da LordMax: sembra un racconto à la Dickens, piuttosto che à la Gaiman. Nondimeno sei riuscito a rendere bene l’essere trascinato qua e là da forze non ben comprese. Manca l’ironia e l’humor nero che si intuisce esclusivamente in qualche battuta. Quello che ho notato maggiormente, invece, è un’incoerenza sottile – vuoi viziata da uno story-arc necessariamente breve e dall’esiguo numero di caratteri – che mi fa storcere un poco il naso: tipico in Nessun Dove è la resistenza passiva che il personaggio applica fino alla rassegnazione, punto di svolta della storia. Nel tuo racconto il protagonista oscilla, si lascia trascinare ma non oppone nemmeno resistenza. Cerco di spiegarmi: per quanto Richard Mayhew sia un ignavo, oppone una strenua resistenza cercando di rimanere attaccato al suo mondo, sbattendo il naso con l’irrealtà dei fatti. Il tuo protagonista si oppone blandamente ma di fatto è cedevole. Ho apprezzato molto il finale e soprattutto la rivelazione ritardata (il lettore non sa chi sia il vecchio a letto) e il mettersi in gioco finale del protagonista. Insomma, hai inserito diversi elementi senza – a parer mio – riuscire pienamente nell’intento. Il lavoro è comunque di buona qualità e ho apprezzato particolarmente l’ambientazione parigina.

La scuola nascosta
di Linda De Santi


LORD MAX
La storia è bellissima. Purtroppo però dovendo valutare gli elementi di stile di Gaiman devo ammettere che ne ho trovati pochissimi.
Ovviamente è presente e molto il protagonista con una vita ‘complicata’ e lo rappresenti bene nella prima parte del racconto. L’unico elemento di compenetrazione fra le realtà distinte è lo specchio… che compenetra ben poco perché è separato e nascosto dalla vita normale (è in una zona proibita). Le stesse realtà sono totalmente diverse, addirittura l’esterno delle scuole dimostra come siano lontane e separate.
Le due coprotagoniste si incontrano e ogni cosa funziona perfettamente come se si fossero accordate prima, non c’è il minimo ripensamento, non c’è alcuna perdita, non c’è alcun elemento della crudeltà del destino o della difficoltà ad accettare una situazione surreale e diversa.
Il testo è molto leggero, ma manca dell’ironia amara e cattiva di Gaiman, non che non hai espresso la cattiveria del mondo intorno alla protagonista ma lo hai fatto ricordando la pubertà di noi nerd senza ironia e distacco.
Detto questo mi piacerebbe leggere il resto delle storie di Scarlet nel suo nuovo mondo.

SMILODONTE
Prima ti faccio il cazziatone, così mi rimane tempo per altro: attenta alle ripetizioni. Lo so, sono pedante, però avevate diverso tempo per scrivere e pertanto non sono accettabili. Detto questo, hai fatto un ottimo lavoro, davvero. Mi è piaciuto come hai utilizzato lo specchio e la caratterizzazione del bidello – anche se avresti dovuto caratterizzare altrettanto Emily e le sue scagnozze – ma la prima parte è davvero ben fatta. Sono in disaccordo con LordMax: l’utilizzo dello specchio è assai ben congeniato e le compagne di Emily sono sufficientemente marce per abbruttire la realtà di una ragazzina. Funziona il gioco dell’incontro perfettamente riuscito, dopotutto Scarlet si sta specchiando: a dirla tutta avrei reso la riflessione più tautologica pur mantenendo l’inversione. Avrei inserito un elemento di straniamento dovuto al fatto che le due si muovono e fanno gli stessi gesti, anche se sono in grado di autonomia (cosa impossibile per un riflesso). Avrei forse spinto su una anti-Scarlet. Mi spiego: allo specchio abbiamo un’inversione del mondo e un’inversione di desideri ma non un’inversione di personalità. Avrei reso l’anti-scarlet sottilmente più carogna e a quel punto la ribellione della Scarlet vera avrebbe fatto da punto di svolta, e per fare questo sarebbero serviti più incontri tra le due. A mio parere ci siamo abbastanza, soprattutto nella prima parte, mentre si perde un poco l’aderenza verso la fine.

Altrove
Di Beppe Roncari


LORD MAX
Bella l’idea e anche l’ambientazione in una città magica per antonomasia.
Mi piace la presenza di un elemento che in pochissimi notano nel mondo di Gaiman, la moneta corrente è rappresentata dai favori, crediti e debiti si alternano durante tutto il romanzo di Gaiman ma sfuggono all’attenzione dei lettori (e dei critici) mentre è uno degli elementi che a mio parere meglio rappresenta la società alternativa del mondo di sotto.
L’uso di elementi comuni intesi in senso letterale come figure del racconto è ben fatto e gli elementi della storia della città (per fortuna riesco a coglierli) così come anche le ‘sacche’ del passato anch’esse tipiche di molta tecnica Gaimaniana.
Devo dire che è una ottima prova tecnica con l’unica ‘pecca’, si fa per dire, di avere una scrittura più cupa di quella di Gaiman che mantiene un tono leggero e un sarcasmo di fondo per dare un senso ancora maggiore di crudeltà.

SMILODONTE
Ammetto, Beppe, di avere diverse perplessità. Gli elementi narrativi Gaimaniani ci sono – per forza, dal momento che praticamente non sono rielaborati. Intendo dire che prendere gli stessi elementi è abbastanza diverso dal prendere gli stessi temi (e alcuni dei temi – come l’ignavia, come lo humor, come la ferocia sottile – sono completamente assenti). Certo, come ha detto anche Max, hai colto l’aspetto del baratto, ma se unisco questo al resto mi sembra più una cosa incidentale che studiata e per l’appunto rielaborata. Detto questo la storia è interessante, ma disorienti il lettore con una serie infinita di cambi di scena che non mi sembrano gestiti al meglio. Sicuramente con 10-15 mila caratteri in più il tuo racconto potrebbe esprimersi al meglio. Quanto allo stile Gaimaniano, è presente di certo nell’incipit, ma l’aderenza sfuma in breve tempo. Come avrai capito il racconto mi convince poco, sia in sé che come lavoro di mimesi. Ha delle potenzialità, ma non sono sfruttate adeguatamente, e soprattutto il lavoro di mimesi è diventato praticamente un lavoro di copia.

Qui niente è come sembra
di Leonardo Marconi


LORD MAX
Racconto molto interessante per la quantità di piani di relatà diversi che hai saputo creare in così poco spazio. Purtroppo, dovendo valutare l’aderenza allo stile di Gaiman devo dire che non trovo quasi nessuno degli elementi fondanti del suo stile.
Nel caso di Gaiman le realtà alternative sono sempre compenetrate nella realtà oggettiva (non solo in Nessun Dove ma in tutti i suoi romanzi le realtà alternative sono una espansione della realtà oggettiva e ne fanno comunque parte) mentre nel tuo caso mi pare che la separazione sia netta.
Non vedo gli elementi di quotidianità e leggerezza tipici e quell’ironia che rende ancora più crudele e indifferente la sequenza di eventi.
La storia non è chiara fin dall’inizio anzi, l’impressione che ho avuto è che tu abbia volutamente usasto un template con finale a sorpresa (cosa che a me piace in effetti ma non è nello stile di Gaiman).
Il protagonista poi non si oppone mai agli eventi ne li accetta, ma sembra semplicemente un testimone degli eventi, un turista che osserva con distacco il mondo intorno a se.

SMILODONTE
D’accordissimo con quanto detto da Max: elementi di stile Gaimaniano pressoché assenti, e nonostante ciò, trovo il tuo raccondo davvero suggestivo e ben fatto. Hai utilizzato molto bene i diversi piani di esistenza (sebbene, come già ti è stato detto, in maniera assai distante da quella di Gaiman in Nessun Dove). L’elemento forse più vicino alla scrittura di Gaiman è la presenza insistente del turcomanno che lo guarda, ma al di là di ciò non trovo davvero molti altri punti di contatto. Anche dal punto di vista più formale hai mantenuto un POV molto stabile con una focalizzazione pressoché sempre interna. L’aggettivazione è ricca, ma usata in maniera molto diversa: usi gli aggettivi per descrivere l’ambiente circostante piuttosto della qualità morale che emana un oggetto o una situazione (cosa che invece in Nessun Dove è pressoché costante). Per finire: è un racconto che mi è piaciuto molto e che ho apprezzato sinceramente: mi piace la prosa e la gestione della narrazione, ma poco ha a che vedere con la richiesta di imitare lo stile di Gaiman.

Prima il dovere
di Valter Carignano


LORD MAX
Un bel racconto sulla realtà dell’Olimpo. Amo molto gli dei greci e norreni soprattutto quando vengono trattati alla stregua di normali umani con qualche stranezza in più.
Da un punto di vista puramente stilistico noto che il tono scanzonato, leggero, rapido del quotidiano è stato colto. Meno marcata è la compenetrazione di mondi e fra reale e alternativo. Hai contrapposto il mondo reale a quello degli dei ma non c’è alcuna compenetrazione, o sei di qua o sei di là (come bene evidenzia Giunone). Il protagonista è un uomo comune, senza neppure grandi legami, a cui viene proposto il lavoro della vita quindi non ha neppure bisogno di scegliere, inoltre benché probabilmente ha una posizione sociale medio alta non ha legami, almeno non li ho colti quindi la sua scelta è ancora più facile.
Vedo un buon tentativo di imitare lo stile di Gaiman ma con la mancanza dell’atmosfera crudele e indifferente che lo caratterizza.

SMILODONTE
Ciao Valter. C’è qualcosa di Gea, in questo racconto (meraviglioso fumetto di Enoch, edito dalla Bonelli). Come per gli altri, prima una valutazione strettamente legata alla qualità del racconto, che si presenta abbastanza bene. Una cosa mi lascia perplesso: non riesco a determinare se questo racconto dovrebbe essere lungo la metà ma ti è riuscito di allungare il brodo, oppure se dovrebbe essere lungo almeno il doppio. In termini strettamente narratologici sei in una misura intermedia (sticazzi, dirai tu, la lunghezza in caratteri la decidete voi! Eh, hai ragione). Fatto sta che il racconto è godibile, nelle immagini e nella caratterizzazione dei personaggi, anche se Francesco andrebbe caratterizzato ancora un poco. Passiamo all’aderenza a Gaiman: hai colto molto bene l’ironia, il tono canzonatorio della voce narrante. Manca però il gusto per il grottesco e il nero. Inoltre il protagonista viene trasportato in un altro luogo, non in una realtà sovraimposta al reale. Molto meglio invece l’evoluzione del personaggio, che si lascia trascinare e che, verso la fine riesce a decidere, valutare e adattarsi. Anche per te, ho l’impressione che il lavoro di mimesi sia riuscito solo in parte.

Liber Liber
di Jacopo Berti


LORD MAX
Il racconto è scritto bene ma non trovo molti degli elementi di Nessun Dove.
È presente una contrapposizione fra realtà e irrealtà ma non vedo la supina accettazione del protagonista che si trova a cadere nella rete a causa di una tossina e non della propria accidia, elemento tipico di moltissimi racconti di Gaiman.
Il racconto è un poco scivolato fuori dai binari, se mi permetti di dire così, nel finale.
L’inizio vede una protagonista battagliera per quanto disperata e poi questa scompare per lasciare spazio quasi ad un infodump da parte del vecchio professore mentre non viene mostrato nulla del mondo alternativo in cui sta per cadere.
Non viene lasciato spazio alcuno ne alla protagonista ne agli altri comprimari, giusto una fugace apparizione di una bibliotecaria arcigna… personaggio quasi inutile per il racconto e non viene lasciato spazio neppure alla protagonista.
Dovendo limitarmi a valutare gli aspetti di stile direi che non li ho trovati se non in brevi istanti e non funzionali alla storia più come elementi buttati nel racconto per cercare di entrare nel contest. Il racconto funzionerebbe bene anche senza questi elementi, anzi forse meglio.

SMILODONTE
Ciao Jacopo. Se dal punto di vista degli elementi formali il tuo racconto è forse il più riuscito (li hai addirittura elencati, nel tuo commento al racconto) anche io ho la sensazione che tu abbia deragliato, verso la fine. Di fatto, per quanto riguarda gli elementi narrativi – lo humor, che comunque in parte sei riuscito a inserire, il protagonista ignavo e trascinato, il mondo sovraimposto a effetto velina, l’intento allegorico – il tuo racconto si discosta parecchio dagli elementi di Gaiman. Come racconto in sé e per sé è gustoso (attenzione all’infodump – difetto nel quale ti capita talvolta di cadere) anche se la prima parte, quella relativa alla bibliotecaria, è assai più divertente. Divertente perché dalla comparsa del vecchietto ad essere trascinato nella verbosa spiegazione non è solo il protagonista, ma il lettore stesso.

Il moschettiere del Nessun Dove
di Giuseppe Gangemi


LORD MAX
Ottima scelta quella del ‘paesino’ in contrapposizione con la grande città.
Hai seguito le scelte ambientative di Gaiman in modo perfetto e le due realtà si compenetrano in modo molto naturale.
La scelta di stile della scrittura, leggera, veloce, con qualche battuta ironica e poche spiegazioni si adatta bene allo stile di Gaiman anche se sento la mancanza di alcuni elementi come la cattiveria, il rifiuto della situazione e l’atmosfera negativa, è tutto molto solare e piacevole per il protagonista che ‘finalmente vive una avventura’.

SMILODONTE
Ciao Giuseppe. Non ti nascondo che il racconto ha diverse imperfezioni, dal punto di vista formale e stilistico, e questo al netto del lavoro di mimesi. A volte ho l’impressione che tu scriva senza rileggere, perché ci sono periodi che suonano male, e per i quali basterebbe una lettura ad alta voce. Al di là delle ripetizioni (che siamo a Pinerolo l’ho capito, basta ribadirlo un paio di volte. Non 11.) ci sono frasi sospese, raccontate e buttate là, che appesantiscono la lettura. Ti faccio un esempio: “D'un tratto però la parete si allargò e la tecnica di discesa di Paolo perse di efficacia e precipitò.“ – togliamo di mezzo l’assonanza tra le o accentate che causano maldipancia. Il “però” stesso è piuttosto inelegante. Mi racconti che la parete si allarga. Mi racconti che la tecnica di discesa perde d’efficacia: ma giuro che nemmeno nei manuali del CAI trovi una cosa simile. L’ultimo verbo è messo lì, a chiudere una frase costruita non bene.
Riproviamo: “Si puntellava a fatica. Le spalle, premute sulle scabre pareti del pozzo, iniziavano a dolergli. Gli tremavano le gambe nello sforzo spasmodico di tenersi in precario equilibrio sull’apertura nera, dalla quale saliva una corrente d’aria fetida. Si accorse, con orrore, che le sue gambe erano ormai completamente distese: guardò verso l’alto, verso il cielo azzurro, lontano, che poteva osservare dall’apertura del pozzo, come in fondo a un cannocchiale tenuto al contrario. Con un ultimo spasmo le gambe cedettero, e cadde nel buio.” Questa frase, buttata giù alla cazzo di cane (è ampiamente migliorabile) contiene elementi narrativi che calano il lettore nell’azione, a fianco del protagonista). Raccontare, come spesso fai tu, crea un forte distacco e conseguentemente rischia di annoiare il lettore.
Quanto allo stile di Gaiman: hai colto gli aspetti fondamentali dell’insoddisfazione, della scelta di rottura e del sentimento che oscilla tra desiderio di cambiamento e resistenza allo stesso. Anche il mondo di sotto – parallelo e coesistente con quello normale – è piuttosto funzionale, anche se può essere costruito meglio. Carina la scelta delle armi – del mocio – congrua con il lavoro precedente del protagonista. Manca la ferocia e lo humor, ma – se non altro – hai centrato alcuni aspetti importanti.

Ponti tibetani tra palazzi di città
di Maurizio Bertino


LORD MAX
Molto divertente. La scelta degli occhiali alla google glass come strumento di passaggio fra le realtà, la compenetrazione delle stesse e i pericoli nel passaggio sono tutti elementi ben presenti nell’opera di Gaiman.
Il tono leggero e veloce del racconto è perfetto. Non sento l’acida ironia e la cattiveria di fondo tipica delle opere di Gaiman, è un racconto molto solare e anche il finale contribuisce a questo mood di base.
Ottima l’idea dell’inversione finale dove si capisce che i pericoli non erano reali ma studiati a tavolino e il mostro in realtà è un cucciolone. Non molto in linea con lo stile di Gaiman dove i pericoli sono sempre maggiori di quanto sembrano però per il racconto è perfetto.
Il mondo immaginifico che hai costruito sembra molto interessante, tratteggiato con dovizia e senza dilungarsi. Mi piacerebbe leggere altre avventure della coppia.
Diciamo che il tema è centrato in pieno mancano solo alcuni elementi di contorno quali la denuncia sociale, l’accidia del protagonista e simili.

SMILODONTE
Mi hai stupito. Perché – e il tuo è stato l’ultimo racconto letto – iniziavo a chiedermi se fossi io ad avere delle pretese assurde, o se mi stesse sfuggendo qualcosa, o se non ci fosse altro modo per rappresentare la compenetrazione delle due realtà che scrivere una fan fiction di Nessun Dove. Mi hai dimostrato il contrario, e ne sono ben contento. Il racconto mi è piaciuto molto, è interessante, ironico e ho apprezzato anche il meta-dump, molto ben gestito. L’ironia è leggera, le descrizioni ben fatte.
Il lavoro di mimesi è riuscito, almeno a te?
No. Come e meglio di altri sei riuscito a cogliere alcuni aspetti fondamentali, sei riuscito a rielaborare bene i temi, e sono presenti diversi elementi stilistici di Gaiman. Il risultato però è tanto, tanto Bertiniano. La tua voce narrativa supera di gran lunga quella d’imitazione e si sente che il tuo stile prende il sopravvento. E questo è forse a tutti gli effetti un complimento ma, a livello del contest, non è tra i desiderata.

Classifica LordMax
1) ALTROVE di Beppe Roncari
2) Ponti tibetani tra palazzi di città Di Maurizio Bertino
3) Il moschettiere del Nessun dove di giuseppe.gangemi
4) Prima il dovere di Valter Carignano
5) La Scuola Nascosta Di Linda De Santi
6) Liber liber di Jacopo Berti
7) Qui niente è come sembra Di Leonardo Marconi
8) Monsieur Armand di Fernando Nappo


Classifica LO SMILODONTE:
1) Ponti tibetani tra palazzi di città, di Maurizio Bertino
2) La scuola nascosta, di Linda De Santi
3) Qui niente è come sembra, di Leonardo Marconi
4) Monsieur Armand, di Fernando Nappo
5) Prima il dovere, di Valter Carignano
6) Liber Liber, di Jacopo Berti
7) Altrove, di Beppe Roncari
8) Il moschettiere del Nessun dove, di Giuseppe Gangemi


CLASSIFICA PONDERATA MAX+SMILODONTE:
1) Ponti tibetani tra palazzi di città, di Maurizio Bertino
2) La Scuola Nascosta, di Linda De Santi
3) ALTROVE, di Beppe Roncari
4) Prima il dovere, di Valter Carignano
5) Qui niente è come sembra, di Leonardo Marconi
6) Il moschettiere del Nessun dove, di giuseppe.gangemi
7 EX AEQUO) Liber liber, di Jacopo Berti & Monsieur Armand, di Fernando Nappo

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