Un incontro. (5991)

Richieste di Grazia

Sondaggio concluso il mercoledì 31 agosto 2016, 15:32

Merita la grazia
3
75%
Il racconto andrebbe revisionato
1
25%
 
Voti totali: 4

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alessandra.corra
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Un incontro. (5991)

Messaggio#1 » mercoledì 3 agosto 2016, 14:05

UN INCONTRO


Quel pomeriggio, non appena le prime gocce di pioggia iniziarono a colpire con prepotenza l'asfalto della città, pensai che sarebbe stato meglio trovare subito un riparo.
Detto e fatto, scivolai dentro il primo negozio che incrociai nel mio cammino. Peccato che si trattasse di un negozio di arazzi e tappeti orientali. Non che avessi qualche cosa contro quel tipo di merce, anzi; ma non erano certo oggetti appetibili per una turista giunta da pochi giorni a Firenze.
Una donna molto bella, dall'aria spettrale, mi accolse all'ingresso.
- Sono entrata per ripararmi dalla pioggia – le dissi subito, sincera, quasi intimorita - di solito d'estate i temporali non durano a lungo, potrei stare un momento qui?
La donna, forse ben disposta per la mia franchezza, assentì sorridendo e tornò a sedersi dietro la cassa. Iniziai allora ad aggirarmi per il locale cercando di mostrare curiosità per le stoffe appese ai muri.
Quei tappeti, dai colori seducenti e caldi, infondevano uno strano torpore ammaliante ed erano così belli che mi dispiaceva di non avere molti soldi per comprarne uno.
Stavo gironzolando già da un po', quando improvvisamente mi sfuggì uno sternuto.
- Devi aver preso freddo - disse la donna ridendo, spuntando all'improvviso alle mie spalle - Rispetto a stamani la temperatura è scesa di diversi gradi. Qui nel retro ho delle stoviglie e un fornello, se vuoi posso offrirti un tè.
Senza aspettare risposta, andò a chiudere la porta d'ingresso e si diresse verso il retro del locale. Notai allora che zoppicava leggermente.
Fuori il vento continuava a soffiare come un gatto prima di un litigio. Le strade erano completamente deserte e buie. E la pioggia cadeva sempre più copiosa mischiata alla grandine. Di certo, l'idea di uscire non era molto invitante, così seguii la donna.
La stanza, nel retro del locale, era piena di cianfrusaglie e fotografie in bianco e nero appese alle pareti. L'aria era opprimente, stagnante, e questa sensazione era esasperata da un profumo dolciastro.
- Non ti piace questo odore, vero? - chiese lei, leggendomi nel pensiero. - E' incenso al sandalo. Io ci sono abituata, ma immagino possa dar fastidio. Nei mercati del mio Paese, c'è sempre odore di fiori, incenso e sporcizia. Di solito è uno degli aspetti che affascina tanto i turisti.
Finito di preparare la bevanda, mi porse una tazza fumante.
- Siediti pure dove vuoi.
Sprofondai su una sedia accanto al tavolo e guardai, sempre più incuriosita, la figura snella della donna aggirarsi al fornello. In quel momento, nella luce riflessa della finestra, mi sembrò un essere irreale. Prima non ci avevo fatto caso, ma con quella luce crepuscolare, era come se quella donna fosse uscita da qualche fiaba, per essere imprigionata in quel luogo opprimente.
La donna, con il suo passo claudicante, venne poi a sedersi accanto a me.
Come fossimo buone amiche, e non due sconosciute come in fondo eravamo, iniziò a raccontarmi molte cose del suo Paese e di lei stessa. La sua disposizione nei miei confronti mi stupiva, ma ero anche affascinata dal suo racconto. Mi disse che era scappata dal Marocco perché non sopportava di vedere come i suoi compaesani mischiassero in modo indiscriminato la crudeltà alla dolcezza. Così, non appena aveva incontrato un italiano, che si era innamorato di lei, lo aveva seguito nella sua terra. Non sapeva se la sua fuga fosse stata una conseguenza dell’amore o se avesse ascoltato solo il desiderio di andarsene per cercare la libertà.
Nonostante tutte le cose che mi disse, mi accorsi però ben presto che una grossa verità continuava a rimanere celata nel silenzio. I suoi occhi, scuri e malinconici, sembravano nascondere un'infelicità esasperata, anche se in profondità si scorgeva una piccola scintilla brillare.
- E la libertà alla fine l’hai trovata? - mi arrischiai a chiederle, fissando attentamente le sue ciglia spesse, color ruggine.
Lei non rispose, ma una piega nascosta tra le labbra mi fece intendere tutt’altro.
- Si è fatto tardi. Tra poco devo chiudere il negozio e rientrare a casa. Carlo doveva fare delle commissioni fuori città, per questo mi ha chiesto oggi di stare in negozio al posto suo. E’ molto geloso, non tollera che io passi molto tempo fuori casa, nè ritardi di alcun genere. Peraltro, anche se sei una donna, potrebbe offendersi mi vedesse con te.
Poi, guardando fuori da una piccola finestra, aggiunse:
- Ha smesso di piovere.Tu, quando tornerai nella tua città?
- La vacanza è quasi finita. Domani andrò ancora a visitare San Gimignano, e poi a casa, a Torino.
- Che bello poter viaggiare soli, decidere per sè.
Mi alzai a malincuore dalla poltrona, mi dispiaceva dover lasciare quella donna, avrei voluto conoscere il suo segreto, poter far qualcosa per lei, anche se non sapevo cosa. Prima di andarmene, pero', decisi di regalarle il braccialetto che portavo al polso. Mi era stato donato il giorno della mia laurea come portafortuna.
- Che bello! Dirò a Carlo che l'ho comprato al mercato stamani, così potrò ricordarmi di te. Ho passato un pomeriggio piacevole, spesso mi sento sola. – disse contenta, poi sollevò una manica della maglia per far spazio sul polso.
Diversi ematomi neri e blu, e cicatrici rossastre, segnavano la sua pelle.
- Non mi hai detto come ti chiami...” sussurrai debolmente, cercando di distogliere lo sguardo dal suo braccio.
“Farida” disse lei.
Notando il mio imbarazzo, mi fece una carezza sul volto, come volesse rassicurarmi. L’orologio segnava ormai le otto.
“E’ un nome bellissimo”.

Due giorni dopo partii per Torino. Non rividi mai più Farida, ma per lungo tempo ripensai a quella piccola luce che avevo intravisto in fondo ai suoi occhi. Ed ero certa che proprio quella luce un giorno le avrebbe mostrato la strada giusta da intraprendere per andarsene da sola e trovare quella libertà che desiderava e meritava da sempre.
Ultima modifica di alessandra.corra il martedì 23 agosto 2016, 8:33, modificato 5 volte in totale.



alexandra.fischer
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Re: Un incontro. (5991)

Messaggio#2 » sabato 6 agosto 2016, 22:07

La tua storia è di tipo realistico. Mi ha spiazzata. Però l'ho trovata ben scritta (mi è piaciuta l'ambientazione nel negozio, durante il temporale estivo e anche la scena del tè; ci ho visto qualcosa di magico, alla Zafòn). L'incontro fra due donne così diverse è coinvolgente (l'italiana laureata in vacanza e la venditrice marocchina di tappeti in fuga da una cultura oppressiva). Il tentativo di Farida è riuscito a metà (Carlo la picchia). Di qui il dono incoraggiante del braccialetto da parte della turista. Manca il finale. Non bastano le congetture della ragazza. E' il paradosso della pistola di Checov, se la introduci in una scena deve sparare. Quindi, meglio che Farida ricompaia, magari con il braccialetto al polso.
Mi è piaciuto il paragone temporale-gatto che soffia.

Correggerei stoffe (inesatto, visto che si tratta di un negozio di tappeti) con preghiere (tappeti che si appendono ai muri).
Attenta a pò si scrive: po'.
Refuso: sfuggii, per sfuggì.

valter_carignano
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Re: Un incontro. (5991)

Messaggio#3 » lunedì 8 agosto 2016, 19:40

Ciao

Credo sia un buon racconto, il tuo ritmo narrativo è avvolgente e intimo, complimenti.
Se posso dire, personalmente lo trovo un poco dispersivo. Mi pare che il cuore sia la violenza, ma questa arriva molto tardi e rimane accennata, sospesa. Questa persona è così sola e disperata da mettersi a raccontare la sua vita a una sconosciuta, ma non abbastanza disperata da denunciare il marito.
Ci sta, senza dubbio, anche perché la mente e la psiche sono un coacervo di pulsioni, paure, veti spesso non del tutto consci. Ma tutto questo lo trovo, sempre personalmente, poco evidente.
Di fatto, non capisco nemmeno come un uomo che prova piacere nel sottomettere una donna le lasci la gestione di un'attività. Ci puó stare anche questo, nel senso che lui ha bisogno psicologicamente di un pretesto per picchiarla, e se lei stesse chiusa in casa forse non lo troverebbe, o non così forte come vorrebbe...
Insomma, mi sembra che i mondi interiori potrebbero essere resi più reali. Magari cambiando punto di vista durante la narrazione (per esempio, inserendo i pensieri della donna) oppure usando un narratore onnisciente.
Vedi se queste considerazioni ti sono utili.

Di seguito, qualche piccolo appunto.:
- Fra queste due frasi non metterei il punto, descrivono entrambe lo stesso momento e lo stesso fenomeno: 'deserte e buie. E la pioggia'
- Poco dopo, mi sembra singolare che la protagonista non abbia mai sentito odore d'incenso, tanto da definirlo 'strano'. Non dico che sia impossibile, ma in fondo è un'esperienza abbastanza comune, c'è in tutti i mercatini anche da noi.
- Piccolo refuso: cimentata, credo volessi dire cementata.
- Subito dopo: 'anche' ripetuto due volte in due righe.
- 'Mi osai' qui in Piemonte si usa, ma è più corretto senza il 'mi'.

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ceranu
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Re: Un incontro. (5991)

Messaggio#4 » mercoledì 10 agosto 2016, 17:13

Ciao Alessandra, la storia è interessante e ben scritta, eppure arrivo alla fine è rimango con l'amaro in bocca. È come se mancasse qualcosa. C'è rassegnazione da parte di tutti. La donna si accontenta di vivere da schiava e la ragazza torna a casa sperando che qualcosa possa cambiare.
Il messaggio c'è, ma, a mio parere, dev'essere più deciso.
So che cambierebbe il tono del racconto, ma potresti inserire una scena finale in cui la ragazza legge la notizia della morte della donna sul giornale e si ripromette che in lei quella luce vista negli occhi della marocchina non rimarrà mai nascosta.
Insomma: racconto interessante, ma per l'argomento trattato merita un finale più incisivo.

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Jacopo Berti
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Re: Un incontro. (5991)

Messaggio#5 » giovedì 11 agosto 2016, 21:12

Ciao Alessandra. Il tuo racconto mi è piaciuto: è realistico, umano e abbastanza ben scritto. Mi piace l'attenzione ai particolari, il tono e la presa sulla realtà che dura dall'inizio alla fine.
A differenza di Valter, credo che non sia necessario un approfondimento psicologico: quel che c'è, secondo me, è nella giusta misura. Mi piace la descrizione di una situazione non disperata ma comunque infelice, in evoluzione: quell'alzare la manica senza ricordare che c'è qualcosa da nascondere. Mi piace l'accenno che hai fatto alle speranze deluse di una donna che viene da un paese dove le donne subiscono ingiustizie e arriva in un paese dove non è escluso che le subiscano; e a lei è andata male.

Sono propenso a chiedere la grazia, ma prima vorrei vedere corrette alcune cose.
Inizia dagli accenti, se possibile, che si fanno coi caratteri appositi e non con l'apostrofo.
Poi credo tu possa correggere quello che ti hanno segnalato gli altri.
Infine, qualche segnalazione da parte mia.

Non che avessi qualche cosa contro quel tipo di merce; anzi, ma non potevano trattarsi di oggetti molto appetibili per una turista giunta da pochi giorni a Firenze.

Credo che tra 'merce' e 'anzi' ci vada la virgola e a seguire il punto e virgola (o un'altra virgola). Inoltre "non potevano trattarsi di oggetti..." ecc. è un po' pesante, forse c'è qualche parola di troppo. Qualcosa del tipo "ma non erano certo oggetti appetibili" andrebbe meglio.

asserì sorridendo

Il verbo giusto è assentire, credo.

L'aria era opprimente, come se non fosse stata cambiata da tanto, e questa sensazione era esasperata da uno strano profumo dolciastro.

"come se non fosse stata cambiata da tanto" anche qui forse potresti trovare qualcosa di più agile.

mi osai

Non è correttissimo, credo. Usa "osai" oppure "mi arrischiai" o "mi permisi" o qualcosa del genere.
«Se avessimo anche una Fantastica, come una Logica, sarebbe scoperta l'arte di inventare» (Novalis, Frammenti)

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alessandra.corra
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Re: Un incontro. (5991)

Messaggio#6 » martedì 16 agosto 2016, 15:53

Grazie a tutti per i commenti e i suggerimenti. Ho provveduto a correggere qualche refuso e imprecisione che avete segnalato.

Per quanto riguarda il finale, invece, vorrei provare a lasciarlo aperto, senza arrivare a una conclusione definitiva. Ma suggerendo solo (attraverso la luce che la protagonista intravede negli occhi della marocchina) che la donna, pur subendo per anni ingiustizie, aveva una gran forza da permetterle, prima o poi, di riuscire a trovare la sua strada.

alexandra.fischer
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Re: Un incontro. (5991)

Messaggio#7 » mercoledì 17 agosto 2016, 9:35

Questa nuova versione del racconto è molto dettagliata. L'atmosfera magico realistica c'è (a tinte dark, visto l'aspetto spettrale e claudicante di Farida che dona un alone inquietante al negozio di tappeti e arazzi).Mi è piaciuta anche la tecnica descrittiva basata sui sensi (l'odore di incenso). L'elemento interessante del racconto è la contrapposizione fra donna emancipata (la turista laureata e in viaggio, libera) e la sottomessa Farida (passata dall'oppressione degli uomini del Marocco a quella di Carlo, italiano ma violento). Il braccialetto che passa dalla turista a Farida è un simbolo di speranza (unito alla luce negli occhi di Farida). E' un racconto profondo, che acquisterà spessore con il tempo. Lo immagino letto da un pubblico femminile fra dieci anni...farà riflettere come oggi.

CHIEDO LA GRAZIA

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Jacopo Berti
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Re: Un incontro. (5991)

Messaggio#8 » giovedì 18 agosto 2016, 11:22

Ciao Alessandra,
ho visto che hai corretto gran parte delle cose segnalate, e ora non vedo più nessun ostacolo, quindi

CHIEDO LA GRAZIA

Tra l'altro, questo è un tipo di racconto che secondo me starà bene in vetrina perché non ce ne sono molti di tipo "realistico" come questo.
«Se avessimo anche una Fantastica, come una Logica, sarebbe scoperta l'arte di inventare» (Novalis, Frammenti)

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ceranu
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Re: Un incontro. (5991)

Messaggio#9 » giovedì 18 agosto 2016, 11:28

Ciao Alessandra vista la tua scelta di lasciare il finale aperto, posso solo prenderne atto e quindi:
CHIEDO LA GRAZIA.

valter_carignano
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Re: Un incontro. (5991)

Messaggio#10 » giovedì 18 agosto 2016, 16:58

Ciao
secondo me, in un ambito totalmente realistico come quello del tuo racconto, rimane in me un grande dubbio sulla possibilità che un uomo che picchia regolarmente la moglie - cioè che la considera una proprietà e la tratta come e peggio di un oggetto – le lasci completa libertà di movimento e anche la gestione di un'attività commerciale. Ma evidentemente abbiamo opinioni diverse, e va benissimo così.
Ora, con le correzioni, il racconto in tutti i casi scorre meglio e ha uno stile più definito, quasi una lettera a un'amica parlando di un ricordo lontano.
Ti segnalo ancora una cosa
- Sono entrata per ripararmi dalla pioggia – le dissi subito sincera, e forse un po' intimorita - di solito d'estate i temporali non durano a lungo, potrei stare un momento qui?
metterei la virgola prima di sincera. Subito dopo, nella frase seguente, c'è di nuovo la parola 'forse'. Potresti sostituirla per evitare la ripetizione.
Detto questo
CHIEDO LA GRAZIA

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alessandra.corra
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Re: Un incontro. (5991)

Messaggio#11 » venerdì 19 agosto 2016, 9:19

Grazie a tutti per le varie richeste di grazia!

@Valter: in effetti, avevo trovato giusto il tuo consiglio, è vero che può risultare strano che un uomo geloso della moglie le lasci la gestione di un'attività commerciale. Proprio per questo, in quest'ultima versione, ho sottolineato (nelle ultime battute di Farida) che lei quel giorno era lì, poichè il marito aveva dovuto andare a fare delle commissioni fuori città. Una volta ogni tanto la lasciava in negozio sola, ma raramente. Grazie per le tue ultime segnalazioni, ho corretto.

valter_carignano
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Re: Un incontro. (5991)

Messaggio#12 » venerdì 19 agosto 2016, 18:51

Porca miseria hai ragione, non l'avevo colto... devo smetterla di leggere senza lenti a contatto. Scusa ancora e ciao.

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Linda De Santi
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Re: Un incontro. (5991)

Messaggio#13 » lunedì 22 agosto 2016, 15:48

Ciao Alessandra!
Lo stile del tuo racconto è piacevole e scorrevole e riesci ad affrontare il tema della violenza sulle donne con delicatezza.
L'avevo letto la scorsa settimana ma poi non ho avuto il tempo di commentare; meglio così: adesso ho letto entrambe le versioni e posso dire che, rispetto a prima, il racconto funziona meglio. Il fatto che l’incontro si concludesse con la rassegnazione generale alla situazione di Farida mi lasciava insoddisfatta, questo finale aperto mi piace di più.
Ho solo una piccola segnalazione da fare:

Ed ero certa, che proprio quella luce un giorno


Io qui toglierei la virgola.

A parte questo, per me il racconto è molto buono.

CHIEDO LA GRAZIA.

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Peter7413
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Re: Un incontro. (5991)

Messaggio#14 » domenica 28 agosto 2016, 11:34

Un racconto che rispecchia in pieno il tuo stile. Il ritmo è pacato, avvolgente, determinato. Non ho segnalazioni da fare, ci sarebbero alcune forme che in un primo momento mi hanno convinto meno, ma sono coerenti con il tutto, quindi ci stanno. Il messaggio finale è agrodolce, molto intimo, realista, giusto.

Chiedo la grazia.

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alessandra.corra
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Re: Un incontro. (5991)

Messaggio#15 » mercoledì 31 agosto 2016, 9:47

Grazie a tutti per i commenti!

A questo punto,

SFIDO SPARTACO!

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Spartaco
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Re: Un incontro. (5991)

Messaggio#16 » mercoledì 31 agosto 2016, 10:42

SFIDA accolta. Avrai preso il responso.

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