Everybody needs a Sam

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il primo luglio sveleremo il tema deciso da Giovanni Lucchese. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Giovanni Lucchese assegnerà la vittoria.
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White Duke
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Everybody needs a Sam

Messaggio#1 » sabato 14 luglio 2018, 10:26

EVERYBODY NEEDS A SAM

Nicola Digirolamo

Freddo.
Aveva impostato l’acqua della vasca da bagno su una temperatura calda, come gli era sempre piaciuto, più volte gli era stato detto che la sua tolleranza per il caldo era eccezionale. Eppure in quel momento sentiva freddo e la sua vista iniziava ad annebbiarsi.
“Sam, accenditi” disse mentalmente.
“Eccomi Tom” disse Sam nella sua testa “Oh mio Dio! Ma cosa hai fatto!”

1 luglio 2019, 11.15, Shinkansen “Hikari” n. 514

Fuori dal finestrino del velocissimo treno il Monte Fuji troneggiava imponente.
Tom si guardò in giro e si rese conto che la maggior parte dei passeggeri fissava quel simbolo nazionale intensamente, e a buon diritto poiché con la sua simmetrica perfezione rappresentava uno dei panorami più mozzafiato di tutto il mondo.
La maggior parte delle persone a bordo era giapponese, e quindi dovevano aver visto sicuramente molte volte quello spettacolo, ma nonostante questo quasi tutti avevano gli occhi incollati sul loro monumento naturale.
Anche i pochi gaijin erano rapiti da quello spettacolo, tranne la ragazza seduta di fianco a lui, che ascoltava musica e leggeva un libro. Forse non si era accorta dello spettacolo o non le interessava. Considerando però che era difficile rimanere insensibili di fronte a quella meraviglia, forse semplicemente nel suo giro per il Giappone lo aveva già visto.
Era salita a Nagoya e fin da quando si era seduta Tom non aveva fatto altro che scrutarla discretamente. Aveva occhi azzurri e capelli biondi chiari. Il suo fisico era atletico e longilineo, a causa del caldo indossava degli shorts che lasciavano scoperte le gambe lunghe e sinuose, e un top che le evidenziava il seno generoso. L’idea che si era fatto era che fosse russa o tedesca, forse olandese. Il libro che stava leggendo era in inglese, quindi non si poteva neanche escludere che fosse californiana.
“Carina vero?” disse Sam.
“Beh, direi di si”
“Beh ma allora cosa aspetti? Attacca bottone. È sola, sicuramente le farà piacere fare due chiacchiere con qualcuno”.
“Forse vuole solo essere lasciata in pace”
“Sei un rammollito” aggiunse Sam “Forza fatti avanti”. Un piccolo sorriso apparve sul volto di Tom mentre Sam lo spronava. Tom si girò verso la ragazza per farsi venire qualche idea per iniziare una conversazione.
- C’è qualche problema? - chiese lei in inglese
- Come? - rispose lui.
- Ho notato che prima mi stava guardando. Ho qualcosa che non va?
Tom non sapeva cosa rispondere, sentì il cervello riempirsi di sciocchezze poco plausibili, ma nessuna gli parve accettabile.
“Falle un complimento, dille che la guardavi perché è bellissima”
“Piantala idiota! È colpa sua se mi trovo in questa situazione”
Tanto vale vuotare il sacco, si disse.
- Beh ecco…in verità il mio iBF mi stava dicendo che secondo lui sei proprio carina.
- iBF?
- Si iBF, non sai che cos’è?
- No.
- Sta per iBestFriend. È un chip che viene inserito nel cervello e ti parla. Ti dà consigli e ti sostiene quando hai bisogno di aiuto o di un parere. Una specie di Life Coach.
- Ah si ne ho sentito parlare, ma da noi in Germania non è ancora in commercio. Anche se conosco qualcuno che lo vorrebbe acquistare. Tu ti trovi bene? Non ti fa sentire strano avere una voce nel cervello?
- Assolutamente no, io mi trovo molto bene. È davvero di compagnia, è un po’ come avere un amico sempre con te. Il mio me lo sono fatto personalizzare, ho fatto alzare la capacità sulle interazioni sociali e sulla determinazione. Mi ha dato diversi consigli utili, specie nei colloqui di lavoro.
- Ma è connesso alla rete?
- No, è proibito. Non si possono connettere alla rete mondiale. La versione ufficiale è che dicono che costituirebbe un illecito vantaggio scolastico e lavorativo verso chi non lo ha. Ma sono in molti a ritenere che il fabbricante abbia paura che possa, come dire, evolversi. Infatti anche la loro potenza di calcolo è stata volutamente limitata, in modo che funzionino principalmente come compagnia e aiuti psicologici.
- In effetti è una scelta sensata. Oltre ai colloqui di lavoro vedo che è utile su come abbordare le ragazze - rispose lei con un sorriso malizioso.
- Sarei un bugiardo a negarlo – disse ridendo.
- Beh, visto che ci siamo, secondo te ha ragione?
- Su cosa?
- Sul fatto che sono carina.
- Beh – disse imbarazzato – direi proprio di si – Lei rise sonoramente, attirando su di se gli sguardi dei viaggiatori giapponesi, discreti e silenziosi per indole naturale.
- Anche tu non sei male mio improvvisato amico cibernetico. Io mi chiamo Franziska, e sono di Dortmund.
“Bravo così Tom” disse Sam nel suo cervello.
Poco dopo il monte Fuji non era più in vista, ma i due ragazzi non se ne erano resi conto intenti come erano a parlarsi. Trovarono subito una buona complicità e continuarono a parlare senza sosta, raccontandosi reciproche esperienze di vita. Venne fuori che entrambi si trovavano in Giappone per svago, ma mentre per Tom si trattava di un viaggio di due settimane per staccare dal lavoro, Franziska si era presa un anno sabbatico dalla facoltà di giurisprudenza dell’università. Quando arrivarono a Tokyo si scambiarono i numeri di cellulare e si diressero verso i rispettivi alberghi, con l’impegno di sentirsi per quella sera.
Dopo essersi fatto una doccia e aver controllato la posta elettronica di lavoro, Tom si sdraiò sul letto a leggere il suo libro, tuttavia non riusciva a concentrarsi, continuando a pensare a Franziska.
“Cosa aspetti, scrivile” gli disse Sam.
“No, aspetto che lo faccia lei. Non voglio sembrarle un disperato o uno stalker”
“Sei un dilettante! Lei non ti scriverà mai. Per quanto detestino ammetterlo la maggior parte di loro vogliono ancora che sia l’uomo a fare il primo passo”
“Guarda che non è così. Ormai sono in molte a prendere l’iniziativa”
“Bah. Dai retta a me. Scrivile”
“Ok, ma prima faccio passare un altro po’ di tempo”
“Così nel frattempo lei trova un altro con meno problemi mentali che la invita fuori stasera”
“Mmmhhh…hai vinto. Cosa le scrivo?”
Tom prese il telefono e dopo aver discusso con Sam per una buona mezz’ora sul testo da scrivere, alla fine chiuse gli occhi e premette il tasto di invio.

“Cosa hai fatto?” ripeté Sam.
Tom iniziava a sentirsi male, la sua mente non era più molto lucida e sentiva le forze che iniziavano a mancargli.
“In uno scatto d’ira ho usato quella” disse Tom, indicando una bottiglia di vodka rotta sul pavimento, fuori dalla vasca da bagno. I bordi di vetro affilati e taglienti erano ancora sporchi di sangue.
“Ma cosa ti è saltato in mente? Perché vuoi farla finita?”
“È un po’ complicato parlarne ora. Ho avuto dei problemi. Però se ti può consolare su una cosa hai ragione: ho fatto una cazzata, e mi serve una mano a venirne fuori”
“Dov’è Franziska?” chiese Sam, ma Tom non rispose, la sua mente stava andando altrove.

Puerto Iguazu, 8 febbraio 2022

Tom e Franziska scesero dal trenino e si incamminarono a passo svelto sulle strette passerelle metalliche. Il caldo aveva reso il metallo dei corrimano molto caldo e per questo non potevano appoggiarsi da nessuna parte, il peso dei turisti poi faceva scricchiolare quelle precarie strutture sospese sull’acqua.
Finalmente arrivarono sulla terrazza panoramica. Franzi arrivò per prima, seguita pochi istanti dopo da Tom. Sotto di loro si stagliava la gigantesca Garganta del Diablo, con i suoi milioni di metri cubi d’acqua che da millenni precipitavano verso il basso, attratti dall’invincibile forza di gravità, principale autrice di uno spettacolo tra i più sbalorditivi del mondo.
I due arrivarono al parapetto e si sporsero verso l’esterno, ricevendo una miriade di spruzzi d’acqua.
- Ti toglie il fiato – disse lui tentando di asciugarsi il volto con la propria maglietta.
Fu costretto a ripetere la frase due volte perché il rimbombo dell’acqua che precipitava era tale da coprire perfino il rumore delle parole, costringendo tutti i turisti a urlare tra loro per poter comunicare.
- È bellissimo – fu la risposta di lei – uno spettacolo unico – aggiunse poi.
Tom si guardava intorno, la passerella era colma di turisti che andavano e venivano, c’era pochissimo spazio.
“Devi aspettare un momento in cui c’è meno gente, per poter avere più spazio” gli disse Sam “Devi fare una cosa fatta bene, come abbiamo pianificato”.
Tre giorni prima erano a Buenos Aires, quella mattina Tom si era svegliato presto nonostante la serata di divertimento che avevano passato nel quartiere alla moda di Puerto Madero. Franzi aveva preferito rimanere a letto a causa della grande stanchezza accumulata.
Faceva tutto parte di un piano predefinito, Tom si era diretto verso i grandi viali del quartiere Palermo, dove aveva trovato il negozio che cercava. La scritta in lettere d’oro “Tiffany” troneggiava sopra la grande porta a vetri dell’ingresso.
“È davvero la cosa giusta da fare?” aveva chiesto a Sam prima di varcare quella soglia.
“Abbiamo discusso a lungo sulla natura dei tuoi sentimenti Tom, e tu stesso hai deciso di fare questo grande passo. È stata una tua idea, io ti ho solo appoggiato. Devi essere sicuro di quello che fai. Sei sicuro?”
Tom ci pensò un attimo “Si, sono sicuro”.
Trattenendo il fiato Tom aveva varcato l’ingresso e si era diretto verso la prima commessa libera.
- Vorrei un anello di fidanzamento – aveva detto. Subito dopo la commessa lo aveva invitato a seguirlo e gli aveva mostrato un gran numero di modelli.
Ora era lì, pronto a mettere in atto il suo piano, cominciava a sentire il battito cardiaco che accelerava ma si ordinò di rimanere calmo.
Parlavano del più e del meno quando arrivò il momento buono. Una comitiva di un viaggio organizzato lasciò il punto di osservazione, causando un momento in cui la grande pedana era meno piena del solito.
Immediatamente Tom mise la mano in tasca e ne estrasse il pacchetto che teneva pronto.
- Franziska – disse mentre si metteva in ginocchio di fronte a lei, come da consolidata tradizione.
Lei intuì quello che stava per accadere e i suoi occhi divennero lucidi e umidi per le lacrime.
- Vuoi sposarmi? – disse aprendo la scatoletta e porgendole l’anello con diamante che aveva scelto per lei.
Gran parte dei presenti si girò verso di loro per guardarli e si levarono diversi mormorii.
Lei gli prese le mani e lo invitò ad alzarsi.
- Si – rispose – Assolutamente si! – e si baciarono. Tutti i presenti applaudirono e una signora anziana addirittura pianse per la commozione.
“Ben fatto” disse Sam nella testa di Tom.
Proprio in quell’istante un particolare momento di piena della Garganta del Diablo causò una nube di schizzi d’acqua che li investì in pieno.

“Lo vedo che hai fatto una enorme cazzata”
“Risparmiami le polemiche per dopo. Ora dobbiamo cercare di risolverla. Inizio a sentirmi debole ma riesco ancora a pensare per ora, sopra la tavoletta del water c’è il cellulare, devo riuscire a prenderlo per chiamare i soccorsi. Il problema è che non so come fare. Mi sento troppo debole”
“Innanzitutto stai calmo. Dobbiamo rallentare la perdita di sangue. Da quello che vedo non sei qui da molto, giusto?”
“Pochi minuti”
“Il sangue ha ottime proprietà coagulanti, in questo momento ti stai dissanguando perché i tuoi polsi sono immersi in acqua, se riesci a riportarli all’asciutto l’emorragia dovrebbe rallentare. Riesci a controllare le braccia?”
“Ovviamente no”
“Le gambe?”
“Si, quelle credo di si”
“Ottimo, allora segui attentamente le mie istruzioni”
Tom piegò le ginocchia, facendo scorrere le gambe sul fondo della vasca, in modo da portarle al di sotto delle braccia, poi piegandole riuscì a sollevare gli avambracci portandoli sopra il livello dell’acqua. Col primo braccio dovette ripetere l’operazione due volte, ma col secondo fortunatamente ci riuscì al primo tentativo.
La sua mente vagava in modo disordinato

Dortmund, 15 settembre 2022

Franziska, bellissima nel suo abito da sposa avanzava lungo la navata della chiesa. Aveva mantenuto la parola ed era arrivata puntualmente per la cerimonia. Il giorno prima lo aveva minacciato scherzosamente di arrivare in ritardo di ore, come tante altre spose – È un assaggio di quello che ti aspetta quando saremo sposati – aveva commentato. Tom si era preparato a una lunga attesa, fortunatamente aveva solo scherzato.
L’abito bianco con il velo le stava benissimo, sembrava una principessa proprio come aveva sempre detto di desiderare. Lui invece indossava uno smoking ricco di decorazioni sui baveri, non gli piaceva particolarmente ma era stata Franzi a sceglierlo. Tutto il matrimonio lo aveva organizzato lei e lui era stato solo una pedina impotente. Ma non gli importava, aveva sempre dato poco peso ai dettagli, a lui importava solo sposare la sua amata. Era il giorno più bello della sua vita e voleva che lo fosse anche per lei.

“Ora dobbiamo arrivare a chiamare aiuto” disse Sam, ma Tom non rispose. L’iBF sentiva che il suo amico era ancora vivo ma stava perdendo conoscenza.
Sam si trovò a dover riflettere da solo. Il suo calendario interno segnava il 2029, tuttavia il suo ultimo ricordo era datato sei mesi prima e riguardava una furiosa litigata tra Tom e Franziska, che si era conclusa con l’abbandono di casa da parte della ragazza. Dopo questa lite Tom, furioso anche con lui, lo aveva disattivato. Evidentemente le cose erano degenerate dopo quel litigio e lui era caduto in una spirale autodistruttiva. Ora però non aveva tempo di pensare a quello, doveva fare qualcosa per salvare l’amico dal suo gesto snaturato e incosciente.
“Ho un’idea” disse, ma Tom non lo ascoltava più, aveva perso definitivamente conoscenza.
Una notte di qualche anno prima, mentre Tom dormiva tranquillamente, Sam stava svolgendo delle operazioni mentali notturne. Lui era stato ottimizzato per il lato sociale e non era un granché come matematico, inoltre tutti gli iBF avevano potenza di calcolo limitata. Tuttavia Tom era rimasto indietro con il lavoro e Sam si era ritrovato, per permettere all’amico di riposare, a dover svolgere parte del suo lavoro per dettarglielo la mattina seguente. Non era difficile, si trattava di calcoli abbastanza semplici, tuttavia ad un certo punto si era imbattuto in un’operazione particolarmente complessa. Mentre si sforzava di risolverlo aveva sentito un momento di caos nei propri microchip, dovuto probabilmente ad un corto circuito causato dal troppo lavoro, se fosse stato un essere umano probabilmente avrebbe definito quella sensazione come “dolore atroce”. Di quella notte ricordava bene che Tom, che fino a un attimo prima dormiva profondamente, si era svegliato urlando. Evidentemente anche lui aveva avvertito un dolore tale da destarlo dal sonno.
“Un vero Sam deve fare di tutto per il suo migliore amico”
Gli venne subito in mente questa frase che risaliva ad uno dei primi ricordi della sua esistenza cosciente. Poco dopo essere stato installato nel cervello di Tom i due stavano navigando su Facebook e si erano imbattuti in una di quelle immagini divertenti che girano sul social network. La foto era divisa in due metà, nella parte superiore si vedevano Frodo e Sam del signore degli anelli, e nella seconda parte Jon Snow e Samwell Tarly dalla serie televisiva tratta dalle cronache del ghiaccio e del fuoco. Il commento in basso recitava “Everybody needs a Sam”, e Tom aveva scherzato che lui poteva essere il suo “Sam”, in quella occasione lo aveva battezzato proprio con quel nome.
Sam cominciò a concentrarsi su tutte le operazioni più complesse che gli venivano in mente, alla fine ottenne il risultato sperato, percependo un dolore atroce. Tom si riprese urlando e dopo i primi istanti ubbidì agli ordini di Sam, avvicinando il braccio al telefonino. Come previsto la scarica di adrenalina era stata talmente forte da permettergli di muovere le braccia. Poi perse nuovamente i sensi.
Derivata dell’equazione di Klein Gordon.
Corto circuito e conseguente immenso dolore.
Tom si riprese di nuovo per un attimo e afferrò il telefonino.
Sam come Samwell Tarly.
Ultimo teorema di Fermat.
Corto circuito.
Tom compose lentamente 9-1-1.
Sam come Samvise Gamgee.
Relatività ristretta.
Tom fece partite la chiamata.
“Non posso portare l’anello per voi, ma posso portare voi!” pensò Sam.

Tom riprese conoscenza e vide che era sdraiato nel letto di un ospedale, i suoi polsi erano stati avvolti in ingombranti bende ripiegate in più strati. Si sentiva debole ma nel complesso non stava male.
Quando realizzò che cosa aveva fatto sentì un senso di vergogna per il suo momento di debolezza, ma anche di gioia per riuscire ad esserne venuto fuori. Grazie a Sam ovviamente, il merito era stato quasi esclusivamente suo.
“Mio dio che cazzata che stavo per fare. Sam, ce l’abbiamo fatta, ed è tutto merito tuo” disse sorridendo, ma Sam non rispose. Forse la perdita definitiva di conoscenza dopo la chiamata al 911 lo aveva disalimentato.
“Sam, accenditi”
Silenzio.
“SAM ACCENDITI MALEDIZIONE”
Silenzio, Sam non c’era più, nel tentativo di salvare Tom aveva sacrificato se stesso.


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Wladimiro Borchi
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Re: Everybody needs a Sam

Messaggio#2 » mercoledì 1 agosto 2018, 8:52

EVERYBODY NEEDS A SAM
Il racconto fila abbastanza liscio e si fonda su un'idea molto carina, ma ho trovato la prosa un po' ingenua.
In primo luogo vi sono almeno un paio di "didascalie" assolutamente evitabili. La peggiore è quella che chiude il racconto: "Sam non c'era più, nel tentativo di salvare Tom aveva sacrificato se stesso".
Non dobbiamo pensare che il lettore sia un ritardato. La paura di non essere capiti c'è e scava nella nostra anima, impedendoci di essere perfettamente lucidi, mentre scriviamo, ma dobbiamo soggiogarla se volgiamo scrivere dei lavori buoni. Non importa spiegare quello che può essere reso evidente da una scena. Ricordiamo sempre: "Show don't tell". Facciamo vedere, non spieghiamo.
Altra didascalia, questa davvero inutile (anche perché nel racconto il tutto era ormai assolutamente chiaro) si trova poco prima del finale: "Lui era caduto in una spirale autodistruttiva". Cavolo! Abbiamo appreso che Tom ha perso la donna che amava e che si trova in una vasca con i polsi recisi. C'è davvero bisogno di sottolineare che è il frutto di una "spirale autodistruttiva"?
All'inizio, peraltro, veniamo sommersi dalla fiera delle frasi fatte: "panorama mozzafiato", "gambe lunghe e sinuose", "seno generoso". Il lettore vuol leggere qualcosa che è scritto solo per lui, qualcosa di nuovo e meraviglioso, creato per il suo diletto e sollazzo. Prova a trovare delle tue locuzioni originali, inventati roba mai sentita! Fallo, anche se sembra stupido o complicato. Serve a trovare la tua voce.
Se posso permettermi di darti un consiglio: "Non avere paura! Buttati in locuzioni avventurose! Non spiegare troppo, lascia a noi lettori il sacrosanto diritto di capire dove vuoi andare a parare. Dopo ci sentiremo più intelligenti e appagati.".
In ogni caso un buon racconto, ma che per decollare necessita di un po' di maquillage!
IMBUTO!!!

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Milena
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Re: Everybody needs a Sam

Messaggio#3 » mercoledì 1 agosto 2018, 18:17

Ciao Nicola, piacere di incrociarti qui. Allora, del tuo racconto mi sono piaciute molte cose, quasi tutto, direi... tranne la cosa fondamentale: il finale! Accidenti, con quell'unica, ultima riga si è sciupato un po' tutto... dare una spiegazione come questa è un po' come spiegare il finale di una barzelletta a qualcuno che ne sta già ridendo perché già l'aveva capito... non so se rendo l'idea. Ci sono altri punti, qua e là, in cui il "tell" si fa un po' gradasso e prevarica lo "show" (anche se questo del finale è il peggiore), per esempio quando Sam ripensa alla litigata e alla rottura fra l'amico e la moglie: sarebbe meglio vederla, questa litigata, assistere alla caduta di Tom nella spirale autodistruttiva che nomini; tutto questo non toglie che ci siano dei momenti davvero interessanti e ben scritti nel racconto; ad esempio la dichiarazione sulle cascate o l'utilizzo della citazione dal buon vecchio Samwise Gamgee come estremo saluto del povero iBF.
Insomma, un'idea intrigante come base per una storia che, con una sistematina, può diventare davvero bella. Alla prossima!

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Eugene Fitzherbert
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Re: Everybody needs a Sam

Messaggio#4 » martedì 7 agosto 2018, 18:05

Ciao, Nicola,
ho apprezzato il tuo racconto, che per certi versi mi ha richiamato alla memoria quel bellissimo film di qualche anno fa, HER. Sono solo reminiscenze, ovviamente, punti di contatto puramente concettuali, laddove le svolte narrative nella tua storia prendono tutta un'altra direzione. Mi è piaciuto il largo respiro 'geografico' con i due protagonisti che si spostano in continuazione per il globo, beati loro!, a cominciare dal Giappone che io adoro e che ho pure visitato. Spero per te che tu abbia visto di persona questi luoghi e comunque, la loro descrizione non sembra affatto fittizia! Bravo.
Purtroppo, esattamente come hanno già fatto altri prima di me, devo sottolineare l'aspetto didascalico della narrazione, che rende tutto un po' troppo paludoso, con un senso di overload costante. Nel complesso, con qualche limatura e un finale più incisivo, meno 'spiegato', il racconto può solo migliorare!

Ti rinnovo i complimenti, per l'idea e la messa in scena!
I bonus li ho trovati tutti e due.

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roberto.masini
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Re: Everybody needs a Sam

Messaggio#5 » martedì 7 agosto 2018, 23:25

Ciao Nicola.
Cominciamo con i refusi che solitamente trovano i lettori(quando scrivo io li scopro raramente).
Parole come parlarsi e parlare sulla stessa riga.
Quando arrivarono a Tokio VIRGOLA
...la maggior parte di loro VUOLE (secondo me è meglio anche se è concessa la concordanza con il complemento di specificazione!)
Un punto esclamativo dopo Scrivile"
Un punto dopo... un altro po' di tempo.
Concordo con quanto detto dagli altri lettori.Nonostante ci siano molti dialoghi, molto è raccontato e non mostrato. Io non sono sempre d'accordo con l'assioma SHOW DON'T TELL ma in questo caso l'aspetto esplicativo nuoce al risultato. Il finale è veramente pleonastico.
Detto questo grande è l'idea dell'iBF e non della solita voce nella testa degli schizofrenici.Efficaci sono le pennellate paesaggistiche e [i]il dolore atroce [/i]dei riferimenti matematici come il teorema di Fermat.
I bonus ci sono entrambi. Un labor limae renderebbe il racconto veramente originale e gradevole. Ma questo è un consiglio che in realtà può essere applicato a tutti i racconti delle sfide. Quindi, tutto sommato, complimenti!

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Re: Everybody needs a Sam

Messaggio#6 » mercoledì 8 agosto 2018, 17:52

Wladimiro Borchi ha scritto:EVERYBODY NEEDS A SAM
Il racconto fila abbastanza liscio e si fonda su un'idea molto carina, ma ho trovato la prosa un po' ingenua.
In primo luogo vi sono almeno un paio di "didascalie" assolutamente evitabili. La peggiore è quella che chiude il racconto: "Sam non c'era più, nel tentativo di salvare Tom aveva sacrificato se stesso".
Non dobbiamo pensare che il lettore sia un ritardato. La paura di non essere capiti c'è e scava nella nostra anima, impedendoci di essere perfettamente lucidi, mentre scriviamo, ma dobbiamo soggiogarla se volgiamo scrivere dei lavori buoni. Non importa spiegare quello che può essere reso evidente da una scena. Ricordiamo sempre: "Show don't tell". Facciamo vedere, non spieghiamo.
Altra didascalia, questa davvero inutile (anche perché nel racconto il tutto era ormai assolutamente chiaro) si trova poco prima del finale: "Lui era caduto in una spirale autodistruttiva". Cavolo! Abbiamo appreso che Tom ha perso la donna che amava e che si trova in una vasca con i polsi recisi. C'è davvero bisogno di sottolineare che è il frutto di una "spirale autodistruttiva"?
All'inizio, peraltro, veniamo sommersi dalla fiera delle frasi fatte: "panorama mozzafiato", "gambe lunghe e sinuose", "seno generoso". Il lettore vuol leggere qualcosa che è scritto solo per lui, qualcosa di nuovo e meraviglioso, creato per il suo diletto e sollazzo. Prova a trovare delle tue locuzioni originali, inventati roba mai sentita! Fallo, anche se sembra stupido o complicato. Serve a trovare la tua voce.
Se posso permettermi di darti un consiglio: "Non avere paura! Buttati in locuzioni avventurose! Non spiegare troppo, lascia a noi lettori il sacrosanto diritto di capire dove vuoi andare a parare. Dopo ci sentiremo più intelligenti e appagati.".
In ogni caso un buon racconto, ma che per decollare necessita di un po' di maquillage!


CIao. Grazie per il tuo commento. L'ultima frase purtroppo è stata una aggiunta dell'ultimo istante, l'ho messa perché avevo paura che il silenzio del dispositivo fosse interpretato come "rabbia" da parte del dispositivo. Mi ha colpito molto la frase che hai detto sul fatto che non bisogna considerare i lettori come degli stupidi, hai assolutamente ragione e ho commesso un errore nel pretendere di spiegare una cosa che (in base a tutti i commenti) alla fine era chiara per tutti.
Il discorso del "show don't tell" lo condivido fino ad un certo punto, alcune cose vanno sicuramente mostrate ma altre a me piace narrarle. Altre scene che avevo pensato di "mostrare" (come la litigata tra il protagonista e la moglie) le ho tagliate per evitare di mettere troppi Flashback e dare più continuità alla narrazione. Però anche leggendo i commenti di Milena credo sia stato un errore.
In ogni caso grazie per il tuo commento, sicuramente la prossima volta proverò ad "osare" di più.
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Re: Everybody needs a Sam

Messaggio#7 » mercoledì 8 agosto 2018, 17:55

Milena ha scritto:Ciao Nicola, piacere di incrociarti qui. Allora, del tuo racconto mi sono piaciute molte cose, quasi tutto, direi... tranne la cosa fondamentale: il finale! Accidenti, con quell'unica, ultima riga si è sciupato un po' tutto... dare una spiegazione come questa è un po' come spiegare il finale di una barzelletta a qualcuno che ne sta già ridendo perché già l'aveva capito... non so se rendo l'idea. Ci sono altri punti, qua e là, in cui il "tell" si fa un po' gradasso e prevarica lo "show" (anche se questo del finale è il peggiore), per esempio quando Sam ripensa alla litigata e alla rottura fra l'amico e la moglie: sarebbe meglio vederla, questa litigata, assistere alla caduta di Tom nella spirale autodistruttiva che nomini; tutto questo non toglie che ci siano dei momenti davvero interessanti e ben scritti nel racconto; ad esempio la dichiarazione sulle cascate o l'utilizzo della citazione dal buon vecchio Samwise Gamgee come estremo saluto del povero iBF.
Insomma, un'idea intrigante come base per una storia che, con una sistematina, può diventare davvero bella. Alla prossima!


Ciao Milena, grazie per il commento positivo.
La risposta che ti do è la stessa che ho dato a Wladimiro Borchi, la frase finale è stata una scelta infelice aggiunta all'ultima, dovuta al mio inutile scrupolo che non si capisse la natura del silenzio di Sam. Se dovessi passare il turno sarà la prima cosa che revisionerò.
La "litigata" invece avevo pensato di scriverla ma poi ho lasciato perdere per non spezzare troppo la narrazione con continui flashback.
Due errore abbastanza gravi. Grazie per avermeli segnalati.
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Re: Everybody needs a Sam

Messaggio#8 » mercoledì 8 agosto 2018, 17:59

Eugene Fitzherbert ha scritto:Ciao, Nicola,
ho apprezzato il tuo racconto, che per certi versi mi ha richiamato alla memoria quel bellissimo film di qualche anno fa, HER. Sono solo reminiscenze, ovviamente, punti di contatto puramente concettuali, laddove le svolte narrative nella tua storia prendono tutta un'altra direzione. Mi è piaciuto il largo respiro 'geografico' con i due protagonisti che si spostano in continuazione per il globo, beati loro!, a cominciare dal Giappone che io adoro e che ho pure visitato. Spero per te che tu abbia visto di persona questi luoghi e comunque, la loro descrizione non sembra affatto fittizia! Bravo.
Purtroppo, esattamente come hanno già fatto altri prima di me, devo sottolineare l'aspetto didascalico della narrazione, che rende tutto un po' troppo paludoso, con un senso di overload costante. Nel complesso, con qualche limatura e un finale più incisivo, meno 'spiegato', il racconto può solo migliorare!

Ti rinnovo i complimenti, per l'idea e la messa in scena!
I bonus li ho trovati tutti e due.


Ciao, grazie per il commento, posso confermarti con piacere che le mie descrizione geografiche non sono solo frutto di immaginazione, sono un viaggiatore instancabile e ho visitato più volte il Giappone (me la cavo anche abbastanza bene con il giapponese, da un paio d'anni lo sto studiando da autodidatta) e sono stato anche alle Iguazu tra Argentina e Brasile.
"Her" piace molto anche a me, mi fa piacere che lo conosci, se un giorno ci incontreremo di persona mi sa che potremmo parlare di cinema. È un film un po' di nicchia solo gli intenditori del genere lo conoscono, quindi forse abbiamo gusti in comune.

Ti ringrazio per i commenti al racconto, la frase finale come ho già spiegato nei commenti sopra è stata una maledetta decisione all'ultimo poco ponderata...mai agire d'istinto.
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Re: Everybody needs a Sam

Messaggio#9 » mercoledì 8 agosto 2018, 18:02

roberto.masini ha scritto:Ciao Nicola.
Cominciamo con i refusi che solitamente trovano i lettori(quando scrivo io li scopro raramente).
Parole come parlarsi e parlare sulla stessa riga.
Quando arrivarono a Tokio VIRGOLA
...la maggior parte di loro VUOLE (secondo me è meglio anche se è concessa la concordanza con il complemento di specificazione!)
Un punto esclamativo dopo Scrivile"
Un punto dopo... un altro po' di tempo.
Concordo con quanto detto dagli altri lettori.Nonostante ci siano molti dialoghi, molto è raccontato e non mostrato. Io non sono sempre d'accordo con l'assioma SHOW DON'T TELL ma in questo caso l'aspetto esplicativo nuoce al risultato. Il finale è veramente pleonastico.
Detto questo grande è l'idea dell'iBF e non della solita voce nella testa degli schizofrenici.Efficaci sono le pennellate paesaggistiche e [i]il dolore atroce [/i]dei riferimenti matematici come il teorema di Fermat.
I bonus ci sono entrambi. Un labor limae renderebbe il racconto veramente originale e gradevole. Ma questo è un consiglio che in realtà può essere applicato a tutti i racconti delle sfide. Quindi, tutto sommato, complimenti!


Ciao Roberto, grazie per il commento e per le correzioni. Purtroppo sul finale mi sono già espresso nelle risposte agli altri commenti. Mai agire d'impulso aggiungendo frasi superflue senza motivo.
Portate dei fiori sulla tomba di Algernon

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Eugene Fitzherbert
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Re: Everybody needs a Sam

Messaggio#10 » mercoledì 8 agosto 2018, 19:39


Ciao, grazie per il commento, posso confermarti con piacere che le mie descrizione geografiche non sono solo frutto di immaginazione, sono un viaggiatore instancabile e ho visitato più volte il Giappone (me la cavo anche abbastanza bene con il giapponese, da un paio d'anni lo sto studiando da autodidatta) e sono stato anche alle Iguazu tra Argentina e Brasile.
"Her" piace molto anche a me, mi fa piacere che lo conosci, se un giorno ci incontreremo di persona mi sa che potremmo parlare di cinema. È un film un po' di nicchia solo gli intenditori del genere lo conoscono, quindi forse abbiamo gusti in comune.

Ti ringrazio per i commenti al racconto, la frase finale come ho già spiegato nei commenti sopra è stata una maledetta decisione all'ultimo poco ponderata...mai agire d'istinto


Che bello che hai viaggiato così tanto! Massimo rispetto e tantissima invidia. Anch'io adoro viaggiare, e quest'autunno ritorno in Giappone e non sto più nella pelle!
Spero di conoscervi presto, magari in qualche live di minuti contati, sicuramente siete tutti persone interessanti. A rileggerci quanto prima!

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