Dieci anni e poi...

Appuntamento alle 21.00 di lunedì 22 giugno con il tema proposto da tre grandi donne di Minuti Contati: Linda De Santi, Eleonora Rossetti e Ambra Stancampiano!
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daniele.mammana-torrisi
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Dieci anni e poi...

Messaggio#1 » martedì 23 giugno 2020, 0:34

A notte fonda, un sussulto scuote il ventre del grande regalo. Alcune assi cadono. Il loro rimbrottare sulla terra battuta, e lo scalpiccio d’una dozzina di eroi famelici, sono l’ultimo respiro della città.
Gli attimi vanno e vengono, tallonando i respiri dell’esercito inginocchiato nel buio. A pensarci bene, è una strofa da scrivere. Le torce in cima alle Porte Scee ondeggiano. Puntolini distanti, che brillano per il loro contrasto con l’orizzonte notturno.
Il giovane cantastorie si ripromette, lì e in quel momento, di ricordare la sensazione. L’attesa e il silenzio.
Le porte si aprono.
Dieci anni di rancori e frustrazioni spingono il grande esercito. Il suo slancio è rauco, una cacofonia di sussulti bronzei e calzari che frustano la terra dell’Asia Minore. Non ci sono formazioni a dividere gli argivi dai mirmidoni, o gli spartani dai platesi.
Lo sciame umano portato su quelle sponde da mille navi s’incanala nel varco, unendosi agli eroi del cavallo nel saccheggio di Ilio. Per tanti di loro, il perché di quella guerra è un ricordo sbiadito. Per altri non ha più importanza, ammesso che ne abbia mai avuta.
Lui ricorda, invece. Alla fine, è il suo lavoro. Qualcuno dovrà pur farlo.
La città è presa dall’oblio del vino. Hanno folleggiato, entusiasti per la ritirata degli Achei. Ah, stupidi idioti willusi. Dieci anni di guerra ed ecco che un bel mattino gli invasori ritornano da dove sono venuti? Il loro massacro è dolce. Ucciderli così, passandoli a fil di spada e gettando i loro bambini dalle mura, è facile. Tutta quella fatica e poi la prima trovata di un Odysseus ubriaco gli regala la città.
La rabbia anima il cantore. Tallona la prima linea, accodandosi ai grandi capi di quell’armata persa in un’orgia di violenza. Danno l’assalto alla Rocca di Priamo. I suoi difensori sono pochi irriducibili, animati dalla disperazione. Scorge Menelao nella calca e lo segue.
Vuole esserci quando lui salverà Elena. È per quella stupida che è nato tutto. Mezza Grecia è venuta lì, a centomila stadi da casa, per lei.
Separatosi dai suoi compagni, Menelao sbatte il suo scudo contro quello di Deifobo, sbilanciando l’avversario. Lo incalza con un affondo. Trovato un varco, gli picchia il gomito sul naso e, mentre è distratto dal dolore, gli caccia la spada in mezzo ai denti. Il re di Sparta ansima.
Davanti alla casa del defunto c’è Elena. Lui stesso la chiama.
Il cantore, il solo ad averlo accompagnato fin lì, corruccia la fronte. Dovendo essere onesti, non è esattamente come se l’era immaginata. In ogni caso, è lei. Ora non resta che portarla in salvo alle navi e…
Menelao la prende per i capelli, ignora le sue grida e la sbatte contro il muro. Una, due, tre volte. Il rumore del cranio che si rompe riecheggia breve, poi la lascia stramazzare a terra.
Davvero?!
Si accorge di lui dopo un momento. “Che hai visto, ragazzo?”
“Niente.” Gli manca solo di morire lì, alla fine di tutto! Sarà come un cieco.
“Sarà meglio” dice Menelao sorpassandolo. “L’ho trovata già morta. Sono stati i Troiani.”
“Sì.” Anche se sa che doveva salvarla e non l’ha fatto, il cantore sa anche che contraddire un re non è un’idea geniale. Rimane da solo mentre la città brucia.
Temo che dovrò inventarmi un finale migliore di così…



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eleonora.rossetti
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Re: Dieci anni e poi...

Messaggio#2 » martedì 23 giugno 2020, 0:35

Ciao Daniele! Parametri ok, benvenuto nella Cerbero Edition!
Uccidi scrivendo.

alexandra.fischer
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Re: Dieci anni e poi...

Messaggio#3 » martedì 23 giugno 2020, 17:45

DIECI ANNI E POI di Daniele Mammana Torrisi Tema centrato. Omero non ha salvato Elena dall’ira omicida di Menelao (e da una parte c’è da capirlo). Trovo molto ben riscostruita l’atmosfera della guerra di Troia con il cavallo e la comparsa dei Greci guidati da Ulisse, capitati proprio al termine della festa dei troiani, illusi di averli sconfitti (e per questo indeboliti dal vino, senza contare l’attacco notturno). Buona anche la narrazione, tutta dal punto di vista di Omero, visto come un giovane cantore desideroso di riportare tutto ciò che vede, anche Elena, malgrado non sia proprio come la crede. Interessante, allora, la metamorfosi di Omero: da poeta cronista a cantastorie, desideroso di idealizzare ciò a cui ha assistito.
Attento:
stupidi idioti willusi (illusi)

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daniele.mammana-torrisi
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Re: Dieci anni e poi...

Messaggio#4 » martedì 23 giugno 2020, 19:37

Ciao, Alexandra!

L'idea era di dare ad Omero l'esperienza dell'esserci stato davvero alla guerra di Troia. Come ogni scrittore, però, i finali della vita reale sono deludenti, improvvisi o stupidi.

Willusi non è un errore. Willusa era il nome di Troia per gli ittiti.

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Sirimedho
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Re: Dieci anni e poi...

Messaggio#5 » martedì 23 giugno 2020, 20:18

Buonasera Daniele.
Sono molto contento di essere tornato a leggere un tuo racconto.

Bella ripresa dell’Iliade, dal punto di vista del cieco-per-finta che cerca di creare memorie con l’osservazione per poi poterle cantare. Il racconto è vivace, ti porta dentro l’azione, fino all’incontro con Elena, il casus belli intorno a cui tutte quelle persone hanno (apparentemente) ruotato. E qui il distacco dalla tradizione, in un modo che molti senz’altro avranno pensato sarebbe stato ben più adatto, se la povera Elena non fosse stata anche lei una pedina degli Dei.
Qualche osservazione: sembra che il cantore sappia già cosa stia succedendo, è un’impressione che ho avuto molto forte nella prima lettura e un po’ meno nella seconda, dove mi è sembrata più legata al fatto che va dietro a Menelao che cerca Elena - ma questo ci può stare quindi è forse solo una mia impressione sbagliata.
Mi stona invece l’epiteto “stupida” per Elena, che mi sembra poco congruo con tutta la storia. Ma Deifobo non venne ucciso nel letto nuziale?
Racconto davvero buono, ottima scrittura, ho apprezzato l’equilibrio fra le parti guerresche e il resto.

In bocca al lupo per l'edition, il tuo racconto senz'altro merita di andare avanti.

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Simone Cassia
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Re: Dieci anni e poi...

Messaggio#6 » mercoledì 24 giugno 2020, 18:47

Dieci anni e poi… - di Daniele Mammana Torrisi
Ciao Daniele,
credo sia la prima volta che ho il piacere di leggere un tuo racconto e devo ammettere che non è male come prima volta. Bella l’idea di Omero come cronista di guerra, che insegue i grandi per essere testimone diretto degli eventi che conteranno davvero tra 100, 1000, 10000(?) anni.
Il tema è centrato in una maniera assai intrigante che lascia trasparire la tua passione per la mitologia classica.
Dal punto di vista stilistico trovo il racconto scritto abbastanza bene, anche se alcune scelte lessicali rischiano di inceppare la lettura:
- “il ventre del regalo” nell’incipit, è alquanto spiazzante e ho subito pensato si trattasse di un racconto di Natale;
- “willusi” è un termine poco conosciuto e nel contesto in cui è inserito porta ad errori interpretativi come accaduto ad Alexandra e anche a me. Onestamente poi mi sorge qualche dubbio sulla sua correttezza (davvero gli abitanti di Wilusa si chiamano willusi?) e soprattutto se il tuo narratore è greco e non ittita perché chiamarli wil(l)usi e non troiani?
- “gli caccia la spada in mezzo ai denti” degno del peggior sceneggiatore di hollywood;
- perché Meleao non è Menelaos se Ulisse è Odysseus?
Per concludere, il finale “temo che dovrò inventarmi un finale migliore di così” che smonta immediatamente il dilemma morale della riga precedente “anche se sa che doveva salvarla...” e ci mostra un Omero assai sterile dal punto di vista emozionale.
Nel complesso un buon racconto e con un po’ più di accortezza nelle scelte lessicali potrai fare veramente bene.

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giulio.palmieri
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Re: Dieci anni e poi...

Messaggio#7 » giovedì 25 giugno 2020, 3:46

Ciao Daniele, ti faccio i complimenti per la scelta dell'ambientazione, rivivere gli ultimi istanti di Ilio è sempre costruttivo!
Il topic è centrato, e anche l'idea di base valida: Omero, tra i soldati achei, entra nella città seguendo Menelao fino all'incontro con Elena.
Però, ti faccio alcuni appunti: a mio avviso, durante la narrazione andrebbe controllata meglio la "telecamera". Nel senso: si inizia coi soldati che scendono dal cavallo (quindi siamo dentro il cavallo?), poi si passa all'esercito accalcato nel buio e alle fiaccole che sventolano sullo sfondo dell'orizzonte notturno (quindi siamo fuori dalla città, a grande distanza, e in procinto di percorrere la piana fino all'ingresso aperto). Poi "lo sciame s'incanala nel varco" (siamo un po' al di sopra, sulle mura, in grado di vedere la fiumana che entra e rumoreggia).
L'immersione nel personaggio protagonista inizia con "La rabbia anima il cantore", perché a quel punto abbiamo superato le mura e iniziamo a seguire da vicino l'assalto alla Rocca di Priamo. Assalto che si risolve in un passaggio fulmineo, fino al momento in cui agganciamo Menelao, e da lì arriviamo alla fine.
Quindi, ecco, l'immersione nel personaggio principale non cominicia dall'incipit, e nel finale non scorgiamo il personaggio di Elena (abbi pazienza, se mi porti fino a Elena, la donna più bella del mondo, dopo descrivimela, se no è una fregatura :) ).
Buona edition!

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Luca Nesler
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Re: Dieci anni e poi...

Messaggio#8 » giovedì 25 giugno 2020, 11:33

Ciao Daniele. L'idea del racconto mi è piaciuta molto, ma non l'esecuzione. Penso che si tratti di una scelta tecnica consapevole, ma, per me, il PDV è troppo nebuloso, la narrazione troppo vaga e discontinua. Ho faticato a seguire la vicenda e diverse cose mi sono rimaste oscure, senza contare che a livello di immaginazione ho faticato molto a farmi un quadro coerente fino a, praticamente, il finale. Insomma, l'idea meritava senz'altro un racconto, ma la scelta che hai fatto non mi trova entusiasta. Molte espressioni poetiche o prese a prestito dalle narrazioni epiche non sono molto utili al coinvolgimento né alla narrazione vera e propria. A mio parere muoiono là dove vengono usate e non portano avanti la storia. Un esperimento interessante, ma ancora una volta lo show vince sul tell, secondo il mio modo di godere un racconto.

Alla prossima!

P.S. Colto dal dubbio ho controllato sul dizionario dove non ho trovato significati diversi da "rimproverare" per il termine "rimbrottare".

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daniele.mammana-torrisi
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Re: Dieci anni e poi...

Messaggio#9 » giovedì 25 giugno 2020, 18:14

Salve! Rispondo un po' in generale ai punti che avete commentato finora.

Circa l'inizio, dove gli infiltrati nel cavallo escono; se il POV è di Omero, come fa a sapere cosa sta succedendo? Non trovandosi lì, non dovrebbe saperlo.
In realtà, come faccia a saperlo è abbastanza ovvio. Nel testo stesso vi mostra di conoscere questo piano tanto quanto i vari comandanti degli achei. Non è uno strappo troppo ampio vederlo come al corrente di cosa comporti il piano e cosa sta succedendo in quello stesso momento.

Circa Willusa, Willusi e perché Omero usi il nome ittita...
Ittiti ed achei si conoscevano molto, molto bene al calare della tarda età del bronzo. Il Mediterraneo Orientale di quel periodo, che vede la guerra di Troia tanto quanto l'Esodo degli ebrei dell'Egitto o la calata dei Popoli del Mare, era forse il primo mondo globalizzato di cui si sa storica memoria. Quasi nove nazioni lo abitavano e, almeno, una conosceva un'altra che ne conosceva un'altra e così via.
Inoltre, Omero è qualcuno che -almeno dal testo- si può cogliere avere studiato. E infine, gli ittiti erano i più geograficamente vicini all'area della guerra di Troia subito dopo la civiltà luwiana. E' da alcune loro lettere diplomatiche che, anzi, storicamente si ha una menzione ufficiale a questa guerra; in alcune tavolette si riporta che alcune città luwiane chiesero il loro intervento come mediatori diplomatici per frenare la guerra tra "Willusa" e gli ayywara, che era come loro conoscevano gli Achei.
Dall'ittita Willusa viene l'acheo Iliòs. Willusa viene man mano contratto, secondo degli schemi relativamente noti in glottologia, in Illùs, poi Ilòs e infine Iliòs.
In Ittita, sarebbero stati willuwara, presumo.

Circa Menelao...
Eh, lì me ne sono dimenticato io. Stavo correndo alla fine per consegnare in tempo e mi sono dimenticato di modificare Menelao in Menelaos.

-gli caccia la spada in mezzo ai denti.
Tutto tranne che il peggior sceneggiatore di Hollywood. Semmai, è una citazione ad Eschilo. Della Battaglia di Maratona, quanto di altri scontri avvenuti in quell'epoca, abbiamo pochissimi resoconti di persona dei veterani dell'evento... o almeno, così si usava pensare fino ad alcuni decenni fa. Quando la ricerca si è spostata sulla prolifica produzione teatrale che Atene fa sulla battaglia che ha vinto, ci si accorge che da molte di queste opere -come quelle di Eschilo- si possono trarre elementi e riferimenti circa come sia stata l'esperienza di Maratona e, per analogia, quella di altre battaglie dell'antichità.
E in tante di queste scritture, nella loro forma in lingua originale, gli autori sanno essere estremamente brutali. Cose come "l'occhio cola sulla lancia", "gli spinge/caccia la spada tra i venti", "gli svuota il ventre con il coltellaccio", "I suoi gambali erano diventati marroni"(Eschilo stesso lo usa in una produzione comica) abbondano, in realtà.
Ed ha pure senso che lo facciano.
Non descrivevano in maniera floreale un'esperienza che conoscevano come molto cruda e d'impatto. In più, la descrizione che facevano era asciutta e sintetica perché spesso si rivolgeva ad un pubblico che era abituato ad esse. Sono molte delle nostre traduzioni che hanno arricchito ed ingentilito dei testi che, in originale, sono abbastanza diretti nel dire come succeda X... quando, purtroppo, non lo stanno dando per scontato perché si aspettano che il pubblico colga.

Non in ultimo, Omero Protagonista sarà un ventenne-e-qualcosa che da dieci anni partecipa ad una guerra sorta per il rapimento della moglie di qualcuno da parte di un tizio che non ha praticamente mai visto di persona. In questo frangente storico, non è ancora l'autore dell'Iliade.
Deciderà di scriverla, e di scriverla come ci è nota, dopo. Rimane deluso, come penso ogni scrittore, dai finali vuoti e incomprensbili della vita normale. Dieci anni e poi Menelao uccide Elena in un momento di ira e così finisce il casus belli dell'intera guerra.
Nessuna romantica riunione, nessuna scena commovente. Omero la vede e, come autore in itinere, può solo che trovarlo un finale profondamente, irrimediabilmente stupido.
Quindi se ne inventerà uno suo.

Circa il suo non intervenire per salvare Elena... come vi dice lui stesso, nel mondo e nell'epoca non ti porta alcun bene contraddire o intralciare un re. Al meglio, è un potenziale cliente che ti fai nemico e perdi guadagno. Al peggio, può ucciderti e ha ogni diritto di farlo.
Omero, qui, non è un eroe. Non è uno dei suoi eroi. E' un cantore che dopo dieci anni di guerra vede la città nemica bruciare e il casus belli venire ucciso da uno dei comandanti. Non andrà ad impedirlo; è sopravvissuto a tanto solo per mettersi in pericolo gli ultimi cinque minuti?
Oh, no. Guarderà dall'altra parte. Tanto, quando racconterà la storia alle varie corti potrà modificarla come più gli piace e venderla nella maniera più conveniente. Per farlo, però, la deve lasciare vivo. E andare a dare fastidio al re di Sparta, uno dei maggiori comandanti, è un buon modo per assicurarsi di non restare vivo.

Deifobo è ucciso nel suo letto nuziale nell'Iliade. E' più scenografico e commerciabile, come scena. Raccontare che muore dopo due colpi contro un Menelao probabilmente pieno di vino e folle di sangue non ha lo stesso impatto.

Più in simpatia; nessuna descrizione può rendere giustizia all'idea che si ha di Elena. E' il volto che ha messo in moto mille navi, dopotutto. O almeno, così ce la racconta Omero. Magari dopo dieci anni, era sfiorita un po' oppure quella che vede non corrisponde, come nel nostro caso, all'idea enorme che si era fatta di lei.
Magari deciderà di renderla tanto bella nella sua opera.

Grazie dei commenti! ^^

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Simone Cassia
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Re: Dieci anni e poi...

Messaggio#10 » giovedì 25 giugno 2020, 19:47

Grazie a te per le dotte ed esaustive osservazioni ^^
Ne approfitto per ammettere che il "degno del peggior sceneggiatore di Hollywood" è stato un commento eccessivo, semplicemente ho notato una tendenza nelle produzioni cinematografiche recenti di indugiare in morti "spettacolari" a favore di camera come quella descritta. Tutto qui.

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maurizio.ferrero
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Re: Dieci anni e poi...

Messaggio#11 » giovedì 25 giugno 2020, 22:53

Ciao Daniele,

Ho trovato molto buona l'idea di rendere Omero un cronista di guerra intento a raccogliere informazioni per quella che sarà la sua opera futura. Lo stile del racconto, però, non mi ha convinto del tutto. Quasi metà del testo è dedicato a un tell massiccio che ha sì l'effetto di inquadrare la scena, ma risulta essere molto pesante e rischia di far scemare l'interesse prima che si arrivi alla "ciccia".
Il finale è veramente di effetto, ma si consuma in pochissime righe rispetto alla mole del resto del racconto. Mi piace molto l'insignificanza che hai dato alla morte di Elena, tanto che Omero decide che nel suo scritto la situazione si risolverà in maniera molto più eccitante.

A presto!

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Andrea Partiti
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Re: Dieci anni e poi...

Messaggio#12 » venerdì 26 giugno 2020, 10:14

Se i teorici del complotto fossero esistiti in quel periodo, si sarebbero bevuti questa versione senza fiatare.
L'idea è ottima, ma la realizzazione può ancora migliorare.

Penso che tu abbia esagerato col linguaggio aulico, che più che richiamare Omero, richiama quelle traduzioni un po' datate di Omero che ci sono state infilate in gola convincendoci che fosse qualcosa da studiare e non da leggere e apprezzare.
Ci sono così tante metafore e immagini e figure retoriche che si sovrappongono, che mi diventa molto difficile immaginarmi davvero la scena. Soprattutto con una dinamica complessa come quella di una battaglia, penso che un linguaggio semplice e diretto sarebbe molto più apprezzabile e permettere a te di mantenere il controllo su quel che ci mostri e su come ti muovi seguendo il protagonista e a me lettore di immaginare tutto coi tempi che decidi senza incontrare ostacoli.
Se seguissi ancora più da vicino il protagonista, mostrandoci i suoi pensieri, forse sarebbe più giustificato, come se il racconto epico iniziasse a formarsi nella sua mente, ma a quel punto mi aspetto più sangue e sudore e terrore, perché è in mezzo a una battaglia combattuta con spade e scudi, non sta passeggiando in un campo.

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wladimiro.borchi
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Re: Dieci anni e poi...

Messaggio#13 » mercoledì 1 luglio 2020, 7:50

Ciao Daniele,
non è il tuo primo racconto che leggo e penso di aver abbastanza elementi per evidenziare qualche elemento che ti possa essere utile nel prosieguo della tua carriera di scrittore.
La tua prosa è sempre molto ricercata e hai un modo di scrivere particolarmente aulico.
La cosa non è sbagliata in sé, ma, se il tuo scopo ultimo è quello di versi pubblicati, è opportuno, almeno per quella che è la mia (seppur minima) esperienza del mercato, cambiare completamente registro.
Agli inizi del 900 leggere era un fenomeno che interessava un numero assai poco elevato di persone, l'alfabetizzazione era cosa che riguardava pochi e quei pochi avevano un livello culturale medio alto.
Le cose sono fortunatamente cambiate, tutti hanno gli strumenti per leggere un romanzo e la lettura, seppur stenti a decollare (osteggiata da media ben più immediati) è diventato un fenomeno di massa.
Contemporaneamente la forbice tra "colto", "intellettuale" e semplice "alfabetizzato" si è molto ristretta.
Ricordo mio zio che, con la sola terza media alle spalle, usava normalmente parole quali "idiomatico" o "pleonastico", mentre ora al massimo dopo la licenza media uno studente sa a malapena mettere su un discorsetto sgrammaticato di 5 minuti.
Insomma, questo per dire che le CE, che ahimè devono vendere, cercano testi facilmente leggibili e snelli.
Il mio consiglio, in altre parole, è quello di semplificare e tanto, utilizzando il minor numero di parole possibili per esprimere un concetto e cercando le più semplici e immediate.
A parte questo difetto, il racconto è fondato su una buonissima idea e la resa non è male, ma la difficile leggibilità gli fa perdere davvero un gran numero di punti.
Spero tu non ti offenda e voglia prendere questo mio consiglio come le parole di un vecchio che c'è già passato.
Anche io all'inizio avevo lo stesso problema.
A rileggerci presto
Wladimiro

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antico
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Re: Dieci anni e poi...

Messaggio#14 » mercoledì 8 luglio 2020, 16:15

Idea molto buona, tema ben inserito, racconto che si legge volentieri una volta entrati nel contesto. Sì, in prima lettura mi sono sentito parecchio rallentato sia dal fatto di non capire subito dove fossimo sia per una certa lentezza di tutta la prima parte. Una volta identificato il quando e il dove, sono ripartito con la lettura senza neppure terminare il racconto e ho apprezzato MOOOLTO di più. Insomma, questo per dire che, a mio parere, seminare in modo più chiaro fin dall'inizio ti avrebbe permesso una partenza (con il lettore) migliore mentre invece, allo stato attuale, questi deve andare sulla fiducia e non sempre la si può pretendere da chi non ti conosce (diversamente da una community in cui invece sei ben inserito) e sarebbe un peccato perché una volta ingranato, il testo rende alla grande. Quindi: 1) entrare più a gamba tesa nel contesto e 2) dosare diversamente le parti con quella action (quando ti metti a seguire Menelao) che deve avere più peso rispetto all'intro. Allo stato attuale, un pollice tendente verso l'alto, ma se tu riuscissi a inserire più leggerezza nel tuo stile potresti davvero fare il boom. in classifica finisci davanti a Lauro e Maramonte (che hanno il tuo stesso giudizio) soprattutto per il finale più brillante e riuscito.

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