Il biglietto

Partenza: 01/07/2020
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Giacomo Puca
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Il biglietto

Messaggio#1 » mercoledì 15 luglio 2020, 16:19

Il biglietto
La piazza è invasa da una folla sterminata, siamo tutti sotto la pioggia primaverile, ognuno parlotta coi vicini. Io sto zitto.
Vecchi e vecchie abbracciati, donne e uomini con passeggini, fratelli e sorelle maggiori che tengono la mano ai più piccoli.
Le case sono deserte. Lo so perché anche casa mia è vuota. I miei genitori, mia moglie, sono da qualche parte in questo marasma di impermeabili giallo limone e blu oltremare. Ci siamo persi di vista ore fa, la cosa non mi dispiace.
Faccio scivolare le dita lungo la plastica viscida dell'impermeabile, nella tasca. Sfioro la bottiglietta.
Gli altoparlanti stridono, tutti ammutoliscono e si voltano verso il palco, verso il telo gigante retto dai tralicci.
Un proiettore inonda il lenzuolo con l'immagine sfarfallante del mezzobusto di un uomo, la proiezione si stabilizza. Appare il santo El nella sua tunica avorio, col suo caschetto biondo, gli occhi cobalto. Alle sue spalle un green screen simula una veduta posticcia della scogliera di Dover.
Teste e spalle oscillano davanti a me, ognuno vuole accaparrarsi la migliore posizione per guardare.
Il santo El fa un cenno a qualcuno non inquadrato e attacca a parlare nella lingua da iniziati che forse conosceranno in quaranta. La voce del traduttore si accoda, gli altoparlanti gracchiano "Cari esseri di luce, vi saluto." El guarda in camera, ed è come se guardasse dentro ognuno di noi.
Intorno a me si levano applausi, grida isteriche, pianti.
"Oggi, ci ricongiungeremo alle madri celesti." El chiude le palpebre, allarga le braccia con i palmi rivolti verso l'alto, come le mistiche durante l'estasi.
Tutti attorno a me imitano il gesto dell'uomo nello schermo. Da qualche parte anche mia madre, mia moglie e mio padre staranno facendo lo stesso. Frugo nella tasca, si sta riempiendo di acqua, ma la bottiglietta è al suo posto.
Il santo ha riaperto gli occhi. "Oggi cari esseri di luce, dobbiamo mostrarci alle madri con dignità, senza lacrime, senza paura." La folla si scuote dalla preghiera, mormora.
"Avete con voi il siero per la trasmigrazione?"
Intorno a me, cappucci gommati annuiscono. Esseri umani ridotti a fagotti idrorepellenti frugano nelle tasche e nei reggiseni, nelle mutande. In quante piazze e in quanti stadi in questo momento la gente fruga e annuisce? Nella mia tasca la bottiglia di siero galleggia in tre dita di acqua piovana.
"Ricordate cari esseri di luce, di aiutare prima gli anziani e i vostri cuccioli. Non vorrete abbandonarli sul piano sbagliato, all'arrivo delle dee?"
Una massa di cappucci fa cenno che no, non vorrebbe mai abbandonarli.
"E ricordate anche di usare tutto il siero, altrimenti la trasmigrazione potrebbe essere troppo lunga." Il santo El guarda ancora una volta fisso in camera, immobile. Un impermeabile accanto a me sviene, altri due lo sollevano da terra.
"Adesso miei cari esseri, siate pronti. Aspettiamo solo che le divinità si mostrino nel loro vascello celeste, allora procederemo."
La piazza risuona del rimestare in buste, tasche, biancheria intima. Nelle mani si materializzano bottigliette di plastica, barattolini di vetro, grosse fiale, tazze da caffè con coperchio filettato, siringhe extra large senza ago.
Stringo la bottiglietta nella tasca. Il vascello celeste o, come preferiscono chiamarlo i ricercatori, JK565-alpha.
El ha chiuso di nuovo gli occhi. Inizia una litania di "mmm", la parodia di una meditazione. Tutto la piazza fa "mmm." Tutto il mondo fa "mmm."
JK565-alpha o, come lo chiamano i giornalisti, "Oppy".
Ha smesso di piovere, le nuvole si stanno diradando. La folla mugghiante toglie alla cieca cappucci e impermeabili, gettandoli via. Un patchwork di gomma ricopre il suolo.
"Oppy" sta per Oppenheimer. Una citazione di una citazione.
Ognuno stringe tra le mani il proprio biglietto per il vascello celeste.
Oppy, JK565-alpha, il vascello celeste, o come piace chiamarlo a me, sasso spaziale. Un sasso grande come l’Everest, che ci corre incontro alla velocità che basterebbe a coprire New York - Londra in meno di tre minuti.
"Così sono diventato morte, il distruttore di mondi."
Come fa una setta millenarista di quaranta persone a diventare la prima religione mondiale? Usa la bibbia per calcolare la data della fine del mondo.
E indovina.
Indovina il giorno, prima della NASA.
Ho trovato la ricetta del mio siero su YouTube, non c'è star che non abbia proposto la sua versione rivisitata. Chanel vende boccette da 300 euro, con aroma di numero 5. Nello spot la modella ricorda che bisogna presentarsi alle dee facendo capire in fretta il proprio status.
Cosa se ne fa qualcuno di altri soldi, quando è l'ultimo giorno dell'umanità? Girano voci di miliardari pronti a fuggire in astronave. Voci di biglietti da mezzo miliardo di dollari per raggiungere stazioni orbitali, dove passare i decenni necessari a smaltire gli effetti dell'impatto.
Questa gente, che muggisce intorno a me, ha donato tutto ciò che aveva alla chiesa delle anime luminose. Aiuta molto il suicidio sapere che non hai più nulla. Siamo tutti pronti all'ultimo viaggio, nessun ripensamento.
Il santo El, il divino capo della chiesa delle anime di luce, dice che questo è il culmine dell’essere umano, l'apice spirituale. In confronto a lui, dice, Cristo o Buddha erano lavapiatti. Non so cosa credere, e non ha importanza. Tutti quelli che conosco sono convertiti.
Per quei pochi che non moriranno all'impatto, le ore successive sarebbero come un tuffo nelle vasche di raffreddamento a Černobyl'.
E fare il bidet con l'acqua di Fukushima.
E una corsetta a Bhopal il tre dicembre ottantaquattro.
Cosa ottieni mescolando sciroppo alla fragola, valium, cianuro, prometazina e idrato di cloro?
Il siero della rinascita.
In cielo, oltre al sole, qualcos'altro luccica. Luci di posizione del vascello celeste.
"Care anime luminose" la voce del traduttore riscuote tutti dalla trance meditativa, "mi dicono che il momento è giunto, che è ora di imbarcarci per il nostro viaggio, per liberarci di questo guscio fisico." Il santo guarda le sue braccia con sdegno. Qualcuno allunga nell'inquadratura un calice di cristallo colmo di liquido rosa. El Fa un cenno dritto in camera.
La gente svita e stappa e apre. L'odore sciropposo di fragola mi allaga le narici. Rimando indietro un conato, apro la mia bottiglia.
"Ci vediamo tra poco, anime fraterne." Il santo scola il calice, le casse rimandano il deglutire di altre persone non inquadrate. El si pulisce il bordo della bocca con un tovagliolo di seta, impassibile. "Adesso tocca a voi."
Nella piazza ogni genitore passa ai figli bottigliette, come fossimo a un picnic. Ai bambini piccoli si dà da bere col biberon. Sotto i portici ci sono una cinquantina di sedie a rotelle di un qualche circolo anziani. Le infermiere si danno un gran da fare vicino alle flebo di fisiologica che penzolano dalle aste.

Il deglutire ritmico di un milione di laringi suggerisce che vecchi e bambini sono a posto. Gli adulti possono timbrare il loro biglietto.
Dietro di me qualcosa di vetro si frantuma.
"No!"
Un tizio singhiozza, inginocchiato davanti a una pozzanghera di vetri e melma rosa. La folla dei morenti si allontana, formando un anello che circonda l'uomo. Lo additano, lo compatiscono. Non potrà raggiungerci sul vascello.
Tutti serrano le palpebre e allargano le mani in preghiera. El starà facendo lo stesso sullo schermo.
Mi avvicino all'uomo che lappa la fanghiglia vetrosa dal selciato. Gli poggio una mano sulla spalla. "Vuoi farti un'agonia di 15 ore?"
L'uomo solleva il capo e cerca il mio sguardo "Che cosa devo fare? ho perso il mio siero." Ha la lingua rosa, punteggiata da schegge di vetro insanguinate.
In alto il meteorite si è fatto più grande e luminoso. Sospiro.
Qualcuno piange. Genitori cullano tra le braccia neonati col volto blu fiordaliso. Le giacche colorate usate a mo’ di coperta funebre, al suolo, lasciano spuntare gambine grassocce. Adolescenti si contraggono a terra, schiumando rosa e porpora dalla bocca.
Devi essere veramente convinto, per voler finire così.
Gli tendo la bottiglia. "Tieni, prendi la mia." L'uomo sgrana gli occhi, mi strappa di mano il siero e l'ingolla in due sorsi. "Grazie, grazie, anima di luce!" Mi bacia i piedi.
Dagli altoparlanti arriva un gorgóglio, un tonfo, la telecamera schizza in alto, lasciando nell'inquadratura solo il volto di El. Il santo cade in avanti, e sul telone resta solo il cielo del fondale.
Intorno a me la gente barcolla, si accascia, un concerto di rantoli e singhiozzi. Vado a sedermi sugli scalini del porticato. I vecchi bluastri sulle sedie a rotelle sono morti tenendosi per mano, una collana di lapislazzuli rugosi. Ai loro piedi cinque infermiere riverse, tutte con la manica sinistra arrotolata.
Il bolide nel cielo è un piccolo sole. Anche le ultime voci si sono spente, sul manto di impermeabili giace un deserto di cadaveri bluastri con vomito rosa sulle labbra, sul petto. Gli impermeabili che abbiamo portato… abbiamo davvero pensato tutti di dover evitare il raffreddore? Fottuta speranza.

"Dai che abbiamo aspettato abbastanza." È la voce del traduttore a uscire dalle casse. Mi alzo, scendo le scale con un percorso a zig-zag, uno slalom tra cadaveri. Il telo della proiezione è perfettamente visibile, non c'è più nessuno in piedi a disturbare la visione.
Il santo El si alza, la tonaca riempie l'immagine. "Dammi un po' d'acqua, sono quaranta minuti che ho quello schifo di fragola in bocca." È la sua voce.
Nell'inquadratura, qualcuno passa a El un bicchiere d'acqua, si sente il rumore della bevuta dagli altoparlanti. Qualche goccia cade a punteggiare la tunica che gli copre il petto.
El avvicina il volto alla camera come guardasse in uno specchio. Si sistema il colletto. Con due dita divarica una palpebra e avvicina la punta dell'indice della mano libera. Il dito si allontana sormontato da una piccola lente azzurra. Ripete l'operazione tirando via anche l'altra lente. I suoi occhi porcini, nerissimi invadono l'immagine.
Infila le dita tra i capelli, nelle casse risuona un rumore di cerotti staccati. El butta via il parrucchino biondo, rivelando la pelata punteggiata di petecchie.
"Muoviti dai," dice la voce fuoricampo del traduttore "tra venti minuti dobbiamo essere a bordo della capsula." El abbandona l'immagine, restano il rumore dello statico e il cielo fasullo.
Attorno a me non c'è nessuno che possa vedere il supremo inganno.

L'autostrada è un deserto. Non guardo il contachilometri, non ci saranno multe per me. Il paesaggio è una sbavatura di colori mescolati dalla velocità. In alto, Oppy, fiammeggia. I ponti autostradali sono circondati da automobili parcheggiate sui lati, in giro però non c'è nessuno.
Mi fermo su un prato invaso da macchine, camper, moto. Scendo, anche qui è il deserto, si sente solo il frangere delle onde. Cammino sul manto erboso, fino al suo limite. Il bordo della scogliera. Mi sporgo, un abisso di roccia più in basso c’è la spiaggia, cosparsa di sagome umane. Quelli che hanno saltato più in là hanno raggiunto la battigia. Le onde rivoltano i cadaveri in una macabra danza. Sfilo l'impermeabile, lo lancio nel vuoto. Mi tolgo la maglia, i pantaloni, canottiera, mutande, calzini. Vola tutto giù.
Sotto il mio peso l'erba umida si spezza. L'aria è gonfia dell'odore di salsedine e terriccio bagnato. Il meteorite è più grande del sole.
Spingo le punte dei piedi oltre il baratro, ben piantato sui talloni. Stendo in alto le braccia. Che buffo, ho sempre avuto paura dei tuffi. Contraggo le gambe, rilascio la tensione, mi lancio in avanti.

– Giacomo Puca –
Ultima modifica di Giacomo Puca il mercoledì 15 luglio 2020, 16:31, modificato 1 volta in totale.


In narrativa non esistono regole, ma se le rispetti è meglio.

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Giacomo Puca
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Re: Il biglietto

Messaggio#2 » mercoledì 15 luglio 2020, 16:26

    –Tema: l'evento storico è la fine dell'umanità.
    –Bonus: il protagonista si tuffa (-2 pt).
In narrativa non esistono regole, ma se le rispetti è meglio.

alexandra.fischer
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Re: Il biglietto

Messaggio#3 » venerdì 17 luglio 2020, 21:50

IL BIGLIETTO di Giacomo Puca Specifiche sullo sfondo. Il racconto è di tipo catastrofista. Il meteorite Oppy (JK565-alpha), con i suoi effetti devastanti (radiazioni distruttive per la Terra) ha radunato la gente intorno a el Santo (una figura di santone molto Anni Settanta) che programma una sorta di suicidio collettivo con un veleno al sapore di fragola. Questo, dopo aver convinto gente di tutti i tipi a essere anime di luce, ad avere un destino speciale (in realtà, per potersi assicurare un posto insieme a pochi altri sulla navicella che porterà in salvo i veri eletti, lui compreso, dopo aver derubato le anime di luce dei loro averi in seguito a un plagio: con tanto di pseudo religione che implica delle dee non meglio identificate). Bella la scena di lui che si toglie il trucco (incluse le lenti a contatto colorate prima di partire). Mi è piaciuto anche l’ideatore casuale del siero: si trova ad aspettare il meteorite da solo, e lo fa esibendosi in un tuffo solitario (dopo aver superato l’ultima paura, quella di tuffarsi, appunto).
Attento:
dai che abbiamo aspettato abbastanza (dai, che abbiamo aspettato abbastanza).

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Andrea Lauro
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Re: Il biglietto

Messaggio#4 » sabato 18 luglio 2020, 8:55

Ciao Giacomo, mi è piaciuto molto il tuo racconto.
Immersivo, ben pensato, dosi sapientemente gli indizi a inizio storia per contestualizzare e creare la giusta tensione.
Non ho nulla da dire sullo stile, ben fatto.
Il tema è centrato, non sono troppo convinto per quanto riguarda la disciplina olimpica praticata, è un inserimento forse troppo forzato all'interno del testo.
Mi manca ancora un racconto: per ora sei in cima alla mia classifica, complimenti.
Andrea

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Giorgia D'Aversa
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Re: Il biglietto

Messaggio#5 » sabato 18 luglio 2020, 17:20

Ciao Giacomo!
Mi accodo alle lodi di Andrea qui sopra perché il tuo racconto è accattivante, immersivo, scorrevole e si legge tutto d'un fiato con interesse.

Il fatto di inserire uno scenario distopico da fine del mondo non ha penalizzato la comprensione del testo, anzi: sai dosare bene le informazioni da parte del punto di vista, e le spiegazioni che questo ci fornisce non stonano perché parte dei suoi pensieri e coerenti con le riflessioni che fa.
Lo scenario apocalittico mi è molto piaciuto, poi a livello personale (sono atea ma vabbè) mi affascinano le storie in cui vi è almeno un cenno a strane derive di religioni/sette/cose simili. La religione è l'oppio dei popoli, e qui si vede bene. Bravo.

Non ho trovato nulla di poco chiaro, noioso o mal gestito. È proprio un bel racconto!
Per quanto riguarda il tuffo finale, ho visto che comunque può essere anche figurato o giù di lì... Per me ci sta.

Solo un appunto da rompipalle, ma proprio un'inezia a livello di editing del testo: da quel che so, nei dialoghi è bene distinguere i capoversi battuta da quelli descrittivi.
Nel primo caso si accompagna alla battuta un'azione per definire chi sta parlando/ eventuali suoi dettagli; nel secondo caso si descrive, appunto. Quindi se una frase segue la battuta deve necessariamente (oltre a essere una sola) essere legata a quanto detto dal personaggio. Tutto il resto è descrizione va a capo, quindi due frasi descrittive attaccate alla battuta non sarebbero del tutto corrette a livello di editing.

Si tratta di inezie ovviamente, perché non inficiano affatto il gradimento della lettura.
Spero possa essere una considerazione gradita, a me hanno insegnato così! Congratulazioni ancora.

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Bennik
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Re: Il biglietto

Messaggio#6 » domenica 19 luglio 2020, 23:19

Il racconto è uno dei miei preferiti, nonostante sia quello che ha preso le consegne in modo più largo, dato che manca il riferimento a de Coubertin e l’evento storico è inventato - so che era ammessa anche questa eventualità ma appunto è un’interpretazione di “evento storico” in senso molto lato. È vero anche che il racconto ricorda l’altrettanto infausto (e storico) evento di Jonestown, a cui forse ti sei ispirato.
Comunque, la storia funziona e cattura; il senso di spaesamento iniziale dura quanto basta, non creando un’attesa snervante di vederci chiaro e, allo stesso tempo, prendendosi il tempo di creare la giusta atmosfera di mistero.
La tematica apocalittica, del suicidio di massa e del grande inganno dello pseudoprofeta, non è particolarmente originale ma è comunque ben resa. Anche il più ritrito cliché può essere d’effetto se reso con maestria, e tu l’hai fatto.
Due punti, che poi si riassumono a uno, non mi hanno particolarmente convinto, nonostante siano ben resi, ovvero: che cosa pensa il protagonista?
1) Perché decide di dare la sua pozione a quello sconosciuto? Perché non voleva morire avvelenato? Perché era curioso di vedere come tutto finiva?
2) Perché alla fine si suicida comunque?
Semplici domande, nulla di che, ma come ho avuto io questi dubbi, magari potrebbero averli altri lettori. Magari si poteva spendere qualche parola in più per esplicitare meglio il senso di quei gesti. In ogni caso resta un racconto davvero avvincente.

Complimenti e buona fortuna!
Bennik

Luca Vitali
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Re: Il biglietto

Messaggio#7 » lunedì 20 luglio 2020, 13:46

Ciao, devo dire che questo racconto per adesso per me è il migliore. Il sapore malinconico non mi piace particolarmente, ma devo dire che la costruzione drammatica è ben resa, l'ambientazione e il twist finale sono ottimi, pieni di dettagli carini e interessanti.
Purtroppo, forse per al mia avversione a questo tipo di atmosfere, devo dire di non aver sentito quasi mai il pathos e dire "Cavolo! E ora?". Non riesco a determinare se c'è qualcosa di oggettivo nel mio giudizio o no, quindi prendilo solo come una voce di corridoio a caso XD.
Per il resto, davvero complimenti, il testo è semplice ma non sciocco, lascia abbastanza spazi in ombra da far riflettere ma non è un pastrocchio di rimandi e significati da carpire. Molto bravo!

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Giacomo Puca
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Re: Il biglietto

Messaggio#8 » lunedì 20 luglio 2020, 15:17

Grazie a tutti per aver letto e commentato il mio racconto (se qualcun'altro volesse, anche senza essere tenuto dal regolamento, sarei molto grato.)

Non ho trovato un sistema per rispondere a ciascuno singolarmente, quindi farò tutto in questa risposta.

alexandra.fischer
ha radunato la gente intorno a el Santo non è "el Santo" ma "il santo El".
Mi è piaciuto anche l’ideatore casuale del siero: non ho capito cosa intendessi con questa frase.
Ammetto che sono stato parecchio sorpreso (e un pochino contrariato) nel vedere la mia posizione nella tua classifica. Non tanto perché non sia plausibile che io finisca ultimo nelle preferenze di qualcuno, ci mancherebbe, quanto per il fatto che non hai minimamente accennato a difetti nel mio racconto. Il tuo commento farebbe credere che tu abbia apprezzato molto di più il mio lavoro rispetto alla posizione in cui l'hai messo, anche considerato il singolo errore grammaticale che hai individuato.

Andrea Lauro
Grazie per i complimenti, fanno davvero piacere. Per quanto riguarda la disciplina, non è amalgamata benissimo nel testo, lo ammetto, anche se ho preso ispirazione da altri racconti in cui ho visto che trattavano la cosa in modo simile. Credo sia imputabile alla mia scarsa esperienza riguardo le dinamiche di questo forum. Grazie ancora.

Giorgia D'Aversa
Mi fa piacere che tu abbia apprezzato il mio racconto, davvero.
Per quanto riguarda la questione dei capoversi, potresti farmi un esempio, anche col mio testo; non ho ben capito il concetto (mea culpa).
Le considerazioni sono graditissime, qualsiasi cosa che permetta di migliorare è benvenuta nei commenti alle mie "opere".
Grazie ancora per il commento e le dritte.

Bennik
Sei l'utente che ha fatto più "pulci" al racconto, il che è ottimo.
Per quanto riguarda l'evento storico: se sono ammessi eventi fittizi, allora la fine dell'umanità non è un evento. È l'evento. La fine della storia per dirla con Fukuyama, ma stavolta è fine vera.
Per quanto riguarda Jonestown, sei il primo forse ad essersene accorto. Mi sono ispirato chiaramente al fattaccio. Tra l'altro c'è una citazione, perché la ricetta del siero è praticamente la stessa usata dai membri della setta di Jim Jones per togliersi la vita.
Perché decide di dare la sua pozione a quello sconosciuto? Perché non voleva morire avvelenato? Perché era curioso di vedere come tutto finiva?
Di base dovrebbe trasparire che lui è lì perché ci sono tutti. Non so se hai mai sperimentato l'essere circondato da persone che la vedono in un modo e doverti accodare, anche solo per non restare solo. Non so cosa credere, e non ha importanza. Tutti quelli che conosco sono convertiti. Questa frase dovrebbe far un po' capire il concetto, ma se non è stato chiaro è colpa mia. Quando finirà l'embargo sulle modifiche del testo, cercherò di infilare qualche dettaglio che faccia capire meglio che lui è li solo perché tutti sono lì.
Nel momento in cui vede gli effetti non proprio piacevoli del bere il siero unito al fatto che vede un disperato che si sta condannando ad una lunghissima agonia, decide d'istinto di dargli il suo. È una di quelle cose "umane" che le persone talvolta fanno, tanto più che lui non crede, e quindi, per lui, un suicidio vale l'altro (per la setta invece il siero non uccide, ma permette una fantomatica trasmigraizone).
Perché alla fine si suicida comunque? Si suicida comunque perché, come detto: Per quei pochi che non moriranno all'impatto, le ore successive sarebbero come un tuffo nelle vasche di raffreddamento a Černobyl'.
E fare il bidet con l'acqua di Fukushima.
E una corsetta a Bhopal il tre dicembre ottantaquattro.
Sopravvivere al meteorite potrebbe essere terribile, quindi il suicidio è comunque la scelta meno dolorosa.
Anche la scelta di suicidarsi dalla scogliera può sembrare casuale ma non lo è. Per tutto il tempo, ha avuto sotto gli occhi l'immagine della scogliera di Dover, così nel momento in cui sceglie di morire, inconsciamente, la prima cosa che gli viene in mente è andare a buttarsi dalla scogliera più vicina che trova.
Ancora grazie per le dritte, molto utili.

Luca Vitali.
Grazie per i complimenti, doppiamente preziosi considerato che non apprezzi questo tipo di atmosfere. Per quanto riguarda il pathos, da un certo punto di vista l'ho ridotto volontariamente. Ho cercato di creare un protagonista non passivo ma nichilista, svuotato, disilluso. Anche quando si accorge del tradimento, non fa nulla, perché non c'è nulla da fare.
Grazie ancora.
In narrativa non esistono regole, ma se le rispetti è meglio.

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Giorgia D'Aversa
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Re: Il biglietto

Messaggio#9 » lunedì 20 luglio 2020, 15:23

Ciao Giacomo! Certo, ti faccio volentieri un esempio dal testo e anzi, scusa se non l'ho fatto prima ma ho scritto il commento da cellulare e in quel momento mi trovavo scomoda a quotare il testo.

"E ricordate anche di usare tutto il siero, altrimenti la trasmigrazione potrebbe essere troppo lunga." Il santo El guarda ancora una volta fisso in camera, immobile. Un impermeabile accanto a me sviene, altri due lo sollevano da terra.

In questo caso, ciò che scrivi sul santo è perfetto, perché connota con un'azione il capoverso battuta e fa capire chi sta parlando (anche se in questo caso è già chiaro). Ciò che invece segue dovrebbe andare a capo in quanto si tratta di un capoverso descrizione :D

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Giacomo Puca
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Re: Il biglietto

Messaggio#10 » lunedì 20 luglio 2020, 16:11

Aaah, perfetto.

Quindi se ho ben capito, quando scrivo:
"Dai che abbiamo aspettato abbastanza." È la voce del traduttore a uscire dalle casse. Mi alzo, scendo le scale con un percorso a zig-zag, uno slalom tra cadaveri.

avrebbe dovuto essere:
"Dai che abbiamo aspettato abbastanza." È la voce del traduttore a uscire dalle casse.
Mi alzo, scendo le scale con un percorso a zig-zag, uno slalom tra cadaveri.


Grazie per la dritta!
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Mauro Lenzi
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Re: Il biglietto

Messaggio#11 » lunedì 20 luglio 2020, 17:14

Giacomo Puca ha scritto:Grazie a tutti per aver letto e commentato il mio racconto (se qualcun'altro volesse, anche senza essere tenuto dal regolamento, sarei molto grato.)


Segnato!
(sì, è una minaccia :D)

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Re: Il biglietto

Messaggio#12 » giovedì 23 luglio 2020, 15:32

Mauro Lenzi ha scritto:
Segnato!
(sì, è una minaccia :D)


XD
In narrativa non esistono regole, ma se le rispetti è meglio.

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Mauro Lenzi
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Re: Il biglietto

Messaggio#13 » giovedì 30 luglio 2020, 10:15

Ed eccomi qui a valutare Biglietto, un racconto che ho visto molto apprezzato, e che in effetti mi è sembrato uno dei più solidi e autosufficienti, dal punto di vista di necessità di commenti.
Mi sembra che il tema sia stato rispettato. L’elemento olimpionico è talmente sfumato che, a mia sensibilità, non lo considererei neppure tale. In ogni caso, apprezzo di più il coraggio di omettere certi aspetti, piuttosto che ficcarceli a forza in modo sgraziato.

Alcuni aspetti particolari, pur che sono finezze.

Ha la lingua rosa, punteggiata da schegge di vetro insanguinate. Purtroppo il “rosa” del liquido qui non rende, perché la lingua è già rosa di per sé. A quel punto lo avrei evitato: ha la lingua punteggiata da schegge di vetro insanguinate.


"Oppy" sta per Oppenheimer. Una citazione di una citazione.
Ognuno stringe tra le mani il proprio biglietto per il vascello celeste.
Oppy, JK565-alpha, il vascello celeste, o come piace chiamarlo a me, sasso spaziale. Un sasso grande come l’Everest, che ci corre incontro alla velocità che basterebbe a coprire New York - Londra in meno di tre minuti.
"Così sono diventato morte, il distruttore di mondi."


Qua le citazioni le ho trovate troppo ermetiche. Naturalmente non dico di metterci uno spiegone, ma sei esperto, avresti la sensibilità di trovare il giusto equilibrio.
Mi ha stonato anche l’ordine delle frasi. Come Ognuno stringe tra le mani il proprio biglietto per il vascello celeste. secondo me lì in mezzo non ci sta, e aumenta la confusione in un passaggio che chiede già una certa attenzione al lettore, poiché tratta di informazioni non esplicite.


Lo scambio di battute tra El e la voce fuori campo quando il santo getta la maschera. Sei stato abbastanza bravo da evitare un “as you know Bob” smaccato, ma secondo me non ci sei riuscito completamente, ad esempio qui. “Dammi un po' d'acqua, sono quaranta minuti che ho quello schifo di fragola in bocca."
Abbozzo un esempio… è improvvisato e rozzo, ma per capirci.
"Dai che sono passati quaranta minuti, è abbastanza." È la voce del traduttore a uscire dalle casse.
Il santo El si alza, la tonaca riempie l'immagine. Sputa per terra. "Fragola di merda!”, squittisce. “Dammi dell’acqua.”
[…]
Infila le dita tra i capelli, nelle casse risuona un rumore di cerotti staccati. “Quanto alla capsula?”
“Dobbiamo essere a bordo entro venti minuti.”
El butta via il parrucchino biondo, si passa la mano sulla la pelata punteggiata di petecchie. “Muoviamoci!” Abbandona l'immagine, restano il rumore dello statico e il cielo fasullo.


Detto questo, ci ho messo un po’ a capire cosa non mi ha convinto di Biglietto. Perché nonostante sia ben fatta, è un’opera che mi ha coinvolto poco. All’inizio ho creduto che fosse per il fatto che avevo già indovinato la farlocconata del santo El (una curiosità, perché santo El e non San El?).
Però anche questo non mi tornava, perché anche se a volte indovino la trama, se questa è ben fatta (come è questo il caso), la apprezzo lo stesso.
Ieri, credo di aver capito cosa non ha funzionato per me lettore: la mancanza di empatia col protagonista.
Certo, la sua indifferenza è voluta: lo hai detto e si vede. Eppure, ha portato me a essere indifferente verso di lui. La gente è dipinta in modo macchiettistico, come una massa di pecore idiote: dubito che anche questo non fosse voluto. Eppure tutto questo mi ha tenuto emotivamente distante dagli eventi. Ho provato pena solo per i bambini, scena che tra l’altro hai mostrato bene, sia per la scelta dei dettagli che per la gestione degli stessi.
Infine, anche nel suicidio, il fatto che non traspaia nessun pensiero dal protagonista, mi aliena la scena ancora di più. Non so, per me sarebbe stato il momento di qualche considerazione, un pensiero anche disperato. Non è detto che ci dovesse stare per forza: ho voluto porre alla tua attenzione questo aspetto, poi farai le tue valutazioni.
Una curiosità, ti sei ispirato a “Lo straniero” di Camus?

Di solito concludo con dei complimenti, ma tu ne hai davvero bisogno? ^___^
Per gli aspetti non tecnici posso comunque dire, Giacomo, che apprezzo e prenderò esempio dal tuo approccio volto al miglioramento, nonostante tu parta da basi più che solide, come testimonia questa tua opera; e dalla tua ottica di scambio costruttivo con gli altri autori.
Very good! :)
Se hai altre tue attività di scrittura da segnalarmi le terrò d'occhio molto volentieri.

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Giacomo Puca
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Re: Il biglietto

Messaggio#14 » lunedì 3 agosto 2020, 2:46

Ehilà Mauro, grazie per avermi detto la tua. Scusa se rispondo così in ritardo, ho avuto delle giornate strapiene.
Procedo punto per punto, così evito di fare casino.

Questione bonus. Effettivamente sono elementi che ho lasciato in secondo piano. Inizialmente il protagonista doveva essere un ex campione di tuffi, ma avevo la sensazione che fosse una tale forzatura che avrebbe stonato col tema cupo. Inoltre ho preso alla lettera il consiglio di badare più al testo che ai bonus. È la prima competizione a cui partecipo, devo abituarmi a seguire un tema suggerito.

Lingua rosa. Hai pienamente ragione. Sarebbe bastato fare lo sciroppo di un altro colore, blu per esempio, e avrei risolto.

Parte citazioni. Qui la questione è più spinosa. Il passaggio Ognuno stringe tra le mani il proprio biglietto per il vascello celeste aveva per me un duplice scopo.
1 Far capire a chi non l'avesse ancora capito, cosa si intendeva con biglietto.
2 Era un tentativo di creare una breve pausa nella spiegazione, per aumentare l'effetto sorpresa.
Migliorabile anche questo aspetto.

Sono d'accordo con te sulla parte del dialogo fuori campo.

Santo, nella mia idea, era una specie di titolo spirituale, tipo mahatma. Usare San, soprattutto considerato che è un racconto letto da italiani, avrebbe evocato una idea lontana da quella del santone. Una cosa alla San Francesco, ecco.

Per quanto riguarda il colpo di scena, non è tanto nel fatto che El abbia raggirato la gente, quanto nel fatto che facendo così si sia assicurato la sopravvivenza.
Tra l'altro, visto che nessuno l'ha sottolineato, c'è ben altro sotto la sua vicenda. Non è strano che abbia indovinato l'arrivo del meteorite leggendo la bibbia? Infatti nella backstory, El è in qualche modo in collegamento stretto con la NASA, ci lavora/lavorava/ha contatti. Per cui non ha indovinato la data, ha semplicemente avuto tra le mani una notizia riservata, e ha infiocchettato una storiella per gonzi, semplicemente dando la notizia prima dei governi. Il suo aspetto da sfigato, tanto che deve travestirsi, si rifà un po' al cliché dell'ingegnere nerd, intelligente ma goffo e brutto.

Capitolo interiorità.
Sicuramente l'indifferenza è materia complicata da maneggiare, ho deciso di provarci perché è sempre una buona palestra. Anche la folla che è quasi gregge era una cosa voluta.
Riflettendo sui tuoi consigli, penso sarebbe stato più potente raccontare tutta la vicenda come ho fatto, ma far crollare psicologicamente l'uomo sul finale, facendogli realizzare tutto l'orrore e l'insensatezza dell'esistenza.

Non mi sono ispirato allo Straniero, anche se è nella mia lista, interminabile, di libri da recuperare. Le fonti di ispirazione sono i fatti di Jonestown e, in misura molto lieve, Survivor di Palahniuk.

Ti ringrazio per i complimenti, sicuramente troppi, le dritte, e il tempo che mi hai dedicato.
Sul forum trovi un mio racconto in MARATONA, se avessi voglia di dare un occhiata. Ahimè, per il poco tempo che ho potuto dedicargli, credo sia uscito un testo men che mediocre.
By the way, sarò ben felice di ricambiare la tua gentilezza, dando un'occhiata ai tuoi racconti (puoi anche mandarmi un mp, senza problemi).
Grazie ancora, alla prossima!
In narrativa non esistono regole, ma se le rispetti è meglio.

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