Frank - Giulio Marchese

Partenza: 01/07/2020
Giulio_Marchese
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Frank - Giulio Marchese

Messaggio#1 » lunedì 13 luglio 2020, 15:38

Frank
di Giulio Marchese


“È ora che quando incontriamo un albero diciamo – buongiorno signor albero!” Tonino Guerra

«Venga signor Mullins, vede? Questo terreno è perfetto per piantare i pomodori.»
Anderson Mullins osservava con attenzione ogni cosa che l’agente immobiliare gli indicasse, fu attratto da un albero poco distante, «E quello?»
Il venditore alzò le spalle, «Un melo selvatico, le consiglio di farlo abbattere o, se vuole, lo fa espiantare e spostare. Non ha ancora dato frutti, potrebbero anche non essere commestibili.»
Anderson osservò l’albero per qualche istante, «Non saprei, mi sa che lo lascerò dov’è.»

Anderson stava potando il suo giovane melo, chissà se avrebbe mai dato frutti commestibili, «Sai? Comprare questo appezzamento è stata una scommessa, tutti stanno vendendo per andare a fare i cercatori d’oro.» accarezzò il tronco, «Sai cosa? Ti chiamerò Frank, almeno mi farai compagnia in questa impresa. Piacere Frank, io sono Andy.»

L’acqua sgorgava piano dall’annaffiatore, «Dicono che gli alberi non vanno annaffiati, ma con questo caldo un po' d’acqua male non fa. Vero Frank? Devo sbrigarmi però, domani ho la corsa campestre. Quest’anno mi sento in forma, ce la posso fare.»

Andy appoggiò la scala in legno al melo, vi si arrampicò sopra e cominciò a tagliare i rami più secchi con la cesoia. Ad ogni
CRACK stringeva i denti. «Lo so che fa male, ma si deve fare.» I rametti secchi cadevano sbattendo sulle sue braccia, «Sai? Ho conosciuto una ragazza: si chiama Mary.»

Stava seduto accanto a Frank, sbirciava il cielo attraverso le sue fronde; una macchia gialla attirò la sua attenzione. Si tirò su per guardare meglio, «La tua prima mela! Vediamo un po' se si può mangiare.» Si arrampicò per riuscire ad afferrarla, saltò a terra con il frutto in mano, poi lo portò alla bocca. «Oh cazzo! È squisita!»

«Quest’anno la corsa salta, ho troppo da fare qui.»

«Le cose non vanno tanto bene, ma sono sicuro che ce la faremo. Mary sembra un po' distante. Meno male che ci sei tu, Frank»

«Anche quest’anno niente corsa, penso che pesi più a Mary che a me.»

«Forse ho sbagliato il momento, ma l’idea è buona, dobbiamo solo resistere qualche anno e poi…»


***
Uscito dal bagno si avviò giù per le scale, ad ogni passo il legno emetteva un sonoro scricchiolio sotto il suo peso.
Sceso l’ultimo scalino entrò in cucina, evitò il grande tavolo in quercia e, in punta di piedi, camminò in direzione della porta.
Una volta sul portico avrebbe messo gli scarponi e via a lavoro.
«Buongiorno, Andy.» La voce alle sue spalle lo bloccò con la mano sulla maniglia, «Vuoi del caffè?»
Calcolò che sarebbe bastato un minuto di meno al cesso, forse anche meno, per evitarsi quella seccatura.
Chiuse e riaprì gli occhi, guardò ancora la porta davanti a sé sbuffando.
Si voltò e vide Mary nella sua vestaglia da notte ingiallita, sorrideva.
«Buongiorno, anche a te.» Le disse sfoggiando il suo miglior sorriso, «Grazie lo stesso, ma oggi ho da potare il Pero, ci metterò un po’, prima comincio meglio è.»
«Tanto non avrei potuto preparartelo, visto che è finito.»
«La prossima volta che vado in città lo prendo.»
«Il giorno della corsa campestre, immagino.»
Andy sospirò, poi disse: «Te l’ho già detto: quest’anno non gareggio.»
«Come l’anno scorso... e quello prima!»
«Che vuoi che ti dica, Mary? Non mi interessa più.»
«Già» la donna fece una pausa che ad Andy parve lunghissima, «Pensavo d’aver sposato il campione del Clay West, il ragazzo più desiderato della Virginia. Invece mi sono ritrovata un omino che parla con le piante. Hai sentito chi è tornato per la corsa?»
Andy le voltò le spalle e uscì sul portico sbattendo la porta, si sedette sulla panchina di legno e cominciò ad infilare gli scarponi.
«E no, caro mio!» Mary lo aveva seguito fuori, «Non te la cavi così facilmente. Siamo rimasti senza un soldo, e sai cosa dicono? Lo sai? Che ho sposato lo scemo del villaggio! Ecco cosa dicono.»
«Spiegami cosa c’entra la corsa campestre, forza?» Andy la guardò fisso, sentiva la fronte pulsare.
«Bill Murray è tornato apposta dall’Alaska per partecipare.»
«Io mi sveglio tutti i giorni per lavorare la terra...»
«E con che risultati!» lo interruppe Mary, «Ti sto dicendo che c’è chi rinuncia a lavorare davvero per questa corsa. Quant’è che non ti fai vedere in giro? Vuoi che nella tua tomba ci sia scritto “qui giace il matto Andy”?»
«Ma perché diavolo ti sto ancora a sentire?»
«Eri una persona rispettabile. Correvi, vincevi e ti davi da fare.» Fece una pausa, «Ho mandato una cassetta delle tue mele ai Vivai Stark, in Louisiana...»
«Cosa hai fatto?» La interruppe, «E si può sapere quando?»
«Un paio di settimane fa.»
«Regali i semi delle nostre mele a quei tizi senza scrupoli, ma come...»
Mary non gli permise di finire la frase, «Non se ne fanno niente dei semi, devono innestare i rami se vogliono le stesse mele. Me lo hai detto tu.»
«Ah! Allora quando vuoi mi ascolti!»
Si alzò in piedi e, senza attendere la replica, si avviò a passo spedito nel vialetto antistante la casa.
Sentiva il bisogno di parlare con Frank.

***
Stava seduto sotto la chioma di Frank, la schiena nuda appoggiata alla corteccia ruvida.
«Visto che bella giornata, Frank? Mary può fare baccano quanto vuole, non me la rovinerà.»
Appoggiò l’orecchio al tronco, come se attendesse una risposta. Niente. Così proseguì: «Anch’io, come te, ho delle radici robuste. Non sono come quei ragazzotti che si avventurano al freddo in cerca d’oro. L’Alaska. Puah! Il mio oro è sui tuoi rami. Questo credo. Lo capiranno tutti un giorno o l’altro.»
Si tirò su, guardò attentamente in cerca d’una mela matura e, individuato l’obiettivo, si issò su un ramo basso per afferrarlo.
Rigirò il frutto tra le dita, alla luce del sole estivo sembrava d’oro massiccio, non fosse stato per la guancia rossa.
L’addentò e sentì le papille gustative danzare dalla gioia. Era dolce, con un retro gusto acidulo, e succosa come nessun’altra.
Andy sorrise, «Ottima, Frank, come sempre del resto. Sei un artista amico mio. Altro che freddo, neve e piccone.» Si grattò l’orecchio, «Quella pazza di Mary ha mandato i tuoi lavori in Lousiana. Il signor Stark potrà dire quello che vuole. Le tue mele sono meglio delle sue Red Delicius
Sentì l’erba frusciare oltre l’albero, si sporse e vide un bambino correre a più non posso verso la staccionata delimitante la sua proprietà. «Ehi, tu!» Ma il bambino era già fuggito via. Probabilmente era quel demonio del figlio dei Renston, sempre a rubacchiare frutta; prima o poi lo avrebbe beccato quel maledetto.
Frank stava zitto, così Andy addentò ancora la mela.
«Ah, dimenticavo,» disse con la bocca ancora piena, «Mary si è anche fissata che devo fare la corsa campestre. Come se fossi ancora un giovincello. Sarò sincero con te, amico mio, non c’è alcuna possibilità che vinca. Almeno quel ricordo potrebbe lasciarmelo.» Sbuffò, «Stamane voleva proprio farmi perdere le staffe.
«Ora vado a potare il pero, a domani amico.»

***
Gli scarponi grattavano sul terreno inaridito, una leggera brezza gli rinfrescava il viso sudato, la camicia gli si era appiccicata addosso e pregustava il calore della vasca da bagno.
Vide Mary sul portico, agitava entrambe le mani in aria, alzò un braccio in segno di saluto. La bocca della donna mimava parole che Andy non riusciva a sentire.
Salì il primo scalino, poi Mary gli fu addosso, lo afferrò per un braccio e gli sussurrò: «Dove diavolo sei stato tutto il giorno? Hai visto che ora è? C’è un uomo dentro, sembra un riccone, pensò sia dei Vivai Stark! Ha detto di avere un offerta da farti. Non rovinare tutto come tuo solito!»
Si mise la mano sulla bocca ed emise un “uhm”.
Andy entrò in casa per primo, Mary gli stava attaccata, con le mani che gli stringevano le spalle.
L’uomo seduto in cucina sembrava effettivamente benestante, indossava un abito blu nuovissimo, una camicia bianchissima e un papillon a righe rosse e bianche. Vedendoli entrare si alzò in piedi, porgendo la mano ad Andy, che la strinse. La mano dell’uomo era morbida, come quelle di chi non ha mai lavorato in vita sua.
«Piacere, Paul Stark. Lei deve essere Anderson Millers, ho ricevuto il pacco che mi ha spedito»
«Piacere, mi chiami Andy. A cosa devo la sua visita?»
Andy tirò a se una sedia e vi si lasciò cadere sopra. Il signor Stark si sedette a sua volta.
Mary invece era rimasta in piedi, «Oddio! Il signor Stark in persona. Cosa posso offrirle? Un tè, un caffè?»
Andy sperò che scegliesse il caffè.
«Va bene un bicchiere d’acqua, grazie mille, signora.» l’ospite tamburellò sul tavolo, poi proseguì: «Allora, parliamo d’affari. Ho provato le sue mele, non avevo mai mangiato niente di simile, ed io me ne intendo. Le offro tremila dollari per l’albero.»
«No» rispose Andy, guardò Mary: aveva gli occhi spalancati in modo quasi innaturale, «Lo scusi signore, evidentemente non ha capito.» Guardò il marito con i denti serrati in un sorriso. Gli occhi non sorridevano affatto.
«Tremilacinquecento» ribatté Paul Stark con lo sguardo fisso su Andy.
«No. Mi dispiace averle fatto perdere tempo. Frank non è in vendita. Mia moglie ha sbagliato a spedirle quelle mele. Mi dispiace, davvero.»
«È pazzo,» Mary si chinò sul tavolo per ridurre la distanza tra sé e l’ospite, «ha dato un nome all’albero, e ci parla pure!»
Paul Stark rimase serio, e, senza distogliere lo sguardo da Andy, disse: «Si vede che ha allevato questa pianta con amore, ma trova giusto che solo voi possiate godere dei suoi frutti? Ho capito come si sente, teme che vendere l’albero sia come tirare i remi in barca. Ma non è così.»
Andy sospirò.
«Per questo le farò un’ultima offerta: cinquemila dollari
Andy vide l’uomo che gli stava davanti andare fuori fuoco, sbatté le palpebre; erano davvero un sacco di soldi.
Mary lo guardò come a dirgli: ti prego, non rovinare tutto come sempre.
«Ci devo pensare.»
«Non chiedo di meglio,» il signor Stark si alzò in piedi e gli porse la mano, «mi fermerò in città fino a domani sera, prima di andar via passerò per la risposta.»
Andy gli strinse la mano e resto lì, a fissare il vuoto. Sentì Mary accompagnare l’ospite alla porta, «Arrivederci, signore, è stato un piacere.»
Poi sentì una mano sulla spalla.
«È più di quanto hai pagato la terra.» disse Mary.
«Lo so.»

***
Andy uscì di casa in silenzio, Mary non fece alcun commento mentre lasciava il portico, ma l’uomo si sentì il suo sguardo addosso per tutto il vialetto.
Il sole era appena sorto e le nuvole all’orizzonte avevano un colore bluastro. Superò il pero ben potato, buttò un occhio sul campo di pomodori, alcuni erano ancora giallognoli mentre altri avevano già assunto un colore rosso intenso. Non si fermò a raccoglierli, proseguì in direzione del melo; una nuvoletta verde con pois dorati.
Accarezzò il tronco, «Ciao, Frank», come sempre l’albero non rispose, «ti ricordi quello che ti ho detto ieri? Che Mary ha spedito le tue opere a Paul Stark, quello dei vivai Stark?»
Silenzio.
«Beh, è venuto personalmente ad elogiare le tue opere. Mi ha chiesto di poterti acquistare, quell’idiota, ci pensi?»
Frank non rispose.
«Però ci ha offerto un sacco di soldi, sai che non siamo messi bene in quel senso.» Guardò la luce filtrare tra i rami, sentì il canto ossessivo delle cicale, «Che si fotta! Tu resti con me, amico mio. Abbiamo iniziato questa impresa insieme, e la finiremo insieme.»
Sentì frusciare dell’erba alle spalle di Frank, si sporse e vide un bambino biondo, immobile a pochi passi dall’albero. Stavolta l’aveva beccato, il piccolo diavolo.
«Ehi tu! Fermo lì! I tuoi genitori non ti hanno insegnato che è peccato rubare?»
Il bambino rimase immobile, poi balbettò: «Non volevo rubare, è che le mele di questo albero sono così buone...»
«E con ciò? Prendere una cosa che non ti appartiene senza chiedere il permesso è l’esatta definizione di rubare, non importa che siano buone.»
Il bambino deglutì, lì fermo non sembrava poi questo demonio. Andy afferrò una mela da un ramo sopra di sé e gliela lanciò.
«Tieni, ma non ti far trovare più qui in giro senza permesso.»
Il ragazzo annuì freneticamente e disse: «Sissignore! Grazie, signore.» Si voltò e corse via.
Andy sorrise, guardò ancora Frank, «Ha ragione il signor Stark, non è giusto che le tue opere restino relegate al mio giardino. Con lui in molti potranno goderne, e tu, amico mio, sarai ricordato come l’albero dalle mele d’oro. Ne sono certo»
Si asciugò gli occhi con un braccio. Appoggiò la testa sulla corteccia ruvida, allargò le braccia come per cingere il suo amico, «Un uomo grande e grosso dovrebbe poter vendere uno stupido albero senza piangere.
«Dopotutto non ho sbagliato a comprare questa terra, vero?» Rise tra i singhiozzi, «Un altro ti avrebbe fatto abbattere, anche l’agente immobiliare me lo aveva consigliato. Ma io non mi sono fatto fregare.» Sentì il volto umido, come quando c’è nebbia e il tempo non ha ancora deciso se pioverà, sentì salato sulle labbra.
Guardò ancora una volta il melo.
Stava davanti a lui, silenzioso e immobile.
Come la prima volta che lo aveva potato, come la prima volta che aveva raccolto una mela, come quando gli aveva detto che avrebbe sposato Mary.
«Sai una cosa? Magari farò anche quella dannata corsa. L’importante è partecipare, no?»
Lo osservò, e pianse, come un uomo adulto non dovrebbe mai fare.
Poi pronunciò quelle due semplici parole, che sapeva di dover dire da quando si era alzato, ma che aveva rimandato il più possibile.
«Addio, Frank.»

***
Frank era stato zitto, cosa altro ci si poteva aspettare da un albero? Non una parola di conforto quando il suo amico si confidava con lui, non un fiato mentre gli diceva addio. Non disse niente nemmeno quando quel Paul Stark fece erigere attorno a lui una grande gabbia metallica, con tanto di antifurto.
Quando gli operai del Vivaio Stark tagliarono i suoi rami più verdi, per innestarli in altri meli, nessuno sentì il suo dolore.


***
Quando morì, nel 1958, chi era presente disse di averlo sentito sospirare, e, in seguito, giurò d’aver sentito, in quell’ultimo respiro di un albero morente, qualcosa di simile a delle parole:

Addio, Andy.
Ultima modifica di Giulio_Marchese il mercoledì 15 luglio 2020, 19:40, modificato 4 volte in totale.



Giulio_Marchese
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Re: Frank - Giulio Marchese

Messaggio#2 » lunedì 13 luglio 2020, 15:39

Evento storico: Scoperta, e successiva vendita ai Vivai Stark nel 1914, dell'albero madre delle Golden Delicius (pensate a una mela gialla: molto probabilmente avete immaginato una Golden, una delle varietà di mele più diffuse e apprezzate al mondo)
BONUS:
1) un personaggio deve fare/provare una disciplina olimpica (anche virtualmente) (-2 PUNTI)
Il protagonista è stato campione del Clay West di corsa campestre, sport olimpico dal 1904 al 1924 [Fonte: Wikipedia], e "virtualmente" è un partecipante alla gara del 1914.
2) citare almeno una vota De Coubertin (nome o motto) (-2 PUNTI)
Sul finale Andy cita il motto olimpico: "L'importante non è vincere, ma partecipare".

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Re: Frank - Giulio Marchese

Messaggio#3 » domenica 19 luglio 2020, 0:37

Ciao Andrew e piacere di leggerti.

Dunque, questo racconto ha diversi problemi. Il principale è sicuramente il protagonista, Andrew Mills. Ora, non ho ricavato molte informazioni cercando online, ma il ritratto che ne dai mi lascia basito. Se il tuo scopo era quello di ritrarre un contadinotto semplice e ingenuo, direi che hai fallito in pieno: Andrew sembra uno "scemo" alla Forrest Gump maniera, ma senza alcuna traccia del suo lato umoristico e con in più l'abitudine malsana di parlare con un albero. Insomma, avrei potuto accettare qualche parola a mezza bocca, magari scambiata in un momento di turbamento interiore, quasi a sottolineare il fatto che l'albero avesse un posto importante nella sua vita, ma il fatto che fin dall'inizio gli dia un nome e lo tratti a tutti gli effetti come un essere umano no, è troppo anormale e non ha alcuna giustificazione. Oltre a questo, ci sono diversi altri problemi: in primis, l'uso dei "dialoghi" con Frank per descrivere il trascorrere della vita di Andrew non era male, ma forse sarebbe stato meglio inserire dei segni che rendessero più netta la cesura tra un passaggio e l'altro, come degli asterischi. Anche la parte finale, con le emozioni di Frank e la sua successiva morte, funzionano decisamente poco: insomma... è un albero e per tutto il racconto non abbiamo percepito niente di diverso da lui. Il tentativo di dargli una umanizzazione nelle ultime righe, senza che ci sia stato niente in questo senso nel resto della storia (a parte i soliloqui di Andrew) suona estremamente forzato.

Peccato.

Alla prossima!

Giulio_Marchese
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Re: Frank - Giulio Marchese

Messaggio#4 » domenica 19 luglio 2020, 1:20

Ciao Andrew e piacere di leggerti.

Dunque, questo racconto ha diversi problemi. Il principale è sicuramente il protagonista, Andrew Mills. Ora, non ho ricavato molte informazioni cercando online, ma il ritratto che ne dai mi lascia basito. Se il tuo scopo era quello di ritrarre un contadinotto semplice e ingenuo, direi che hai fallito in pieno: Andrew sembra uno "scemo" alla Forrest Gump maniera, ma senza alcuna traccia del suo lato umoristico e con in più l'abitudine malsana di parlare con un albero. Insomma, avrei potuto accettare qualche parola a mezza bocca, magari scambiata in un momento di turbamento interiore, quasi a sottolineare il fatto che l'albero avesse un posto importante nella sua vita, ma il fatto che fin dall'inizio gli dia un nome e lo tratti a tutti gli effetti come un essere umano no, è troppo anormale e non ha alcuna giustificazione. Oltre a questo, ci sono diversi altri problemi: in primis, l'uso dei "dialoghi" con Frank per descrivere il trascorrere della vita di Andrew non era male, ma forse sarebbe stato meglio inserire dei segni che rendessero più netta la cesura tra un passaggio e l'altro, come degli asterischi. Anche la parte finale, con le emozioni di Frank e la sua successiva morte, funzionano decisamente poco: insomma... è un albero e per tutto il racconto non abbiamo percepito niente di diverso da lui. Il tentativo di dargli una umanizzazione nelle ultime righe, senza che ci sia stato niente in questo senso nel resto della storia (a parte i soliloqui di Andrew) suona estremamente forzato.

Peccato.
Alla prossima!


Ciao Mary,
Grazie per il commento. Il racconto non ha incontrato il tuo gusto insomma. Ti chiedo scusa per il tempo perso.
Comunque hai sbagliato la ricerca online, mi sa, il personaggio storico non è Andy, è l'albero:
https://www.fondazionenavarra.it/index. ... -delicious
Ha pure una targa commemorativa.
Mea culpa per la cattiva gestione della sospensione dell'incredulità.
Alla prossima!

Simone Marzola
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Re: Frank - Giulio Marchese

Messaggio#5 » domenica 19 luglio 2020, 10:31

Ciao Giulio,

Il tuo racconto mi è piaciuto molto. Il rapporto silente (o a una via) tra Andrew e l'albero l'ho trovato molto ben tratteggiato e scorre bene.
Mi piacciono molto i salti e i cambi di punto di vista, quando l'albero diventa in un certo senso protagonista.
Ho solo un paio di cose che, per gusto personale, non mi tornano molto.
In primis, il fatto che il protagonista sia un corridore di corsa campestre non lo trovo così ben legato al resto della trama: contribuisce certamente a creare conflitto tra il protagonista e la compagna, ma sembra una cosa di sfondo rispetto al rapporto a tre tra lui, lei e l'albero. Poteva anche non esserci e il conflitto ci sarebbe stato comunque nel racconto.
La seconda cosa che mi ha fatto un pochino storcere il naso è il finale, con l'umanizzazione dell'albero, che mi è sembrata un pochino superflua. Credo sia una pennellata che, per quanto emotiva, non aggiunga niente alla frase di prima (quella dei rami potati e del dolore di Frank) che poteva già essere una chiusa sufficiente e forte del racconto.
In ogni caso, complimenti per la prova.
A rileggerci,
Simone

Giulio_Marchese
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Re: Frank - Giulio Marchese

Messaggio#6 » domenica 19 luglio 2020, 11:25

Ciao Giulio,

Il tuo racconto mi è piaciuto molto. Il rapporto silente (o a una via) tra Andrew e l'albero l'ho trovato molto ben tratteggiato e scorre bene.
Mi piacciono molto i salti e i cambi di punto di vista, quando l'albero diventa in un certo senso protagonista.
Ho solo un paio di cose che, per gusto personale, non mi tornano molto.
In primis, il fatto che il protagonista sia un corridore di corsa campestre non lo trovo così ben legato al resto della trama: contribuisce certamente a creare conflitto tra il protagonista e la compagna, ma sembra una cosa di sfondo rispetto al rapporto a tre tra lui, lei e l'albero. Poteva anche non esserci e il conflitto ci sarebbe stato comunque nel racconto.
La seconda cosa che mi ha fatto un pochino storcere il naso è il finale, con l'umanizzazione dell'albero, che mi è sembrata un pochino superflua. Credo sia una pennellata che, per quanto emotiva, non aggiunga niente alla frase di prima (quella dei rami potati e del dolore di Frank) che poteva già essere una chiusa sufficiente e forte del racconto.
In ogni caso, complimenti per la prova.
A rileggerci,


Ciao Simone,
Grazie mille per i complimenti! Premesso che i gusti non si discutono provo a spiegarti le mie scelte, vediamo che ne esce.
La corsa campestre ha sicuramente un ruolo di conflitto, però in realtà ha diverse altre funzioni nel racconto (almeno nella mia testa), provò ad elencarne alcune: 1) è l'elemento terzo nei dialoghi, cioè l'elemento che mi consente di creare due livelli di dialogo, quello che si legge e il sotto-testo (alcuni parlano di dialoghi obliqui, il senso è circa lo stesso), quando Mary e Andy parlano della corsa non stanno "davvero" parlando della corsa, la corsa è un pretesto per dire le cose implicitamente. 2) Nella prima parte del racconto rappresenta una delle rinunzie di Andy che via via si allontana dalla realtà schiacciato dalla sua ossessione, perde gli amici, la sua passione in cui per altro era bravo e, in parte, Mary. 3) Nella seconda parte la non partecipazione alla corsa voleva rappresentare la paura del cambiamento, la paura di ammettere che quella intrapresa era la strada sbagliata, che non è più il campione di una volta ne l'uomo di una volta. 4) Nel finale rappresenta l'avvenuto cambiamento, Andy rinuncia alla sua ossessione e sente scemare la pressione che aveva addosso, adesso può correrla, non ha più niente da dimostrare, l'importante non è più vincere per dimostrare che non è un pazzo fissato ma è ancora il campione, adesso, l'importante, è partecipare.
Ovviamente queste sono le funzioni che le avevo attribuito io, e per le quali l'ho messa. Se ritieni che effettivamente non ci siano e sia superflua ne terrò conto e ci penserò su.
Per quanto riguarda la frase finale è la prima che ho scritto, il fatto che l'albero sia un vero e proprio personaggio storico è la cosa che mi ha affascinato al punto da scrivere il racconto, per questo volevo batterci molto sopra. Inoltre nel contest mi è stato detto che spesso mi trattengo, stavolta ho voluto spingere fino in fondo, forse ho esagerato? Non lo so, per ora quella chiosa a me piace, ma magari dopo essermi distaccato di più del testo la taglierò.
Grazie mille per gli spunti di riflessione, cercherò di farne tesoro.
A presto!

Giulio_Marchese
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Re: Frank - Giulio Marchese

Messaggio#7 » domenica 19 luglio 2020, 11:41

PS. potevo scegliere qualsiasi altra cosa per quelle funzioni, ovviamente, la scelta proprio della corsa campestre è per il bonus XD

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Re: Frank - Giulio Marchese

Messaggio#8 » domenica 19 luglio 2020, 11:53

Giulio_Marchese ha scritto:
Ciao Andrew e piacere di leggerti.

Dunque, questo racconto ha diversi problemi. Il principale è sicuramente il protagonista, Andrew Mills. Ora, non ho ricavato molte informazioni cercando online, ma il ritratto che ne dai mi lascia basito. Se il tuo scopo era quello di ritrarre un contadinotto semplice e ingenuo, direi che hai fallito in pieno: Andrew sembra uno "scemo" alla Forrest Gump maniera, ma senza alcuna traccia del suo lato umoristico e con in più l'abitudine malsana di parlare con un albero. Insomma, avrei potuto accettare qualche parola a mezza bocca, magari scambiata in un momento di turbamento interiore, quasi a sottolineare il fatto che l'albero avesse un posto importante nella sua vita, ma il fatto che fin dall'inizio gli dia un nome e lo tratti a tutti gli effetti come un essere umano no, è troppo anormale e non ha alcuna giustificazione. Oltre a questo, ci sono diversi altri problemi: in primis, l'uso dei "dialoghi" con Frank per descrivere il trascorrere della vita di Andrew non era male, ma forse sarebbe stato meglio inserire dei segni che rendessero più netta la cesura tra un passaggio e l'altro, come degli asterischi. Anche la parte finale, con le emozioni di Frank e la sua successiva morte, funzionano decisamente poco: insomma... è un albero e per tutto il racconto non abbiamo percepito niente di diverso da lui. Il tentativo di dargli una umanizzazione nelle ultime righe, senza che ci sia stato niente in questo senso nel resto della storia (a parte i soliloqui di Andrew) suona estremamente forzato.

Peccato.
Alla prossima!


Ciao Mary,
Grazie per il commento. Il racconto non ha incontrato il tuo gusto insomma. Ti chiedo scusa per il tempo perso.
Comunque hai sbagliato la ricerca online, mi sa, il personaggio storico non è Andy, è l'albero:
https://www.fondazionenavarra.it/index. ... -delicious
Ha pure una targa commemorativa.
Mea culpa per la cattiva gestione della sospensione dell'incredulità.
Alla prossima!



Oooops, errore mio nei omi. Stavo scrivendo all'una di notte, scusami XDXD.
Per quanto riguarda la "storicità" dei personaggi, entrambi sono realmente esistiti. Quello che intendevo è che non è saltato fuori da nessuna parte che A.M. parlasse con gli alberi, quindi si tratta di una tua scelta narrativa, che secondo me ha funzionato poco.

Simone Marzola
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Re: Frank - Giulio Marchese

Messaggio#9 » domenica 19 luglio 2020, 11:56

Ciao Giulio,
grazie delle spiegazioni!
In effetti, come dici, poteva essere qualsiasi altro elemento ad avere le funzionalità che descrivi per tratteggiare il rapporto tra marito e moglie e il conflitto interiore del protagonista.
Secondo me la trama era già scorrevole di suo e ho trovato la questione della corse campestre (nonostante tutti gli elementi che dici e che contribuiscono alla rotondità dei personaggi) troppo legata al bonus e poco all'effettivo svolgimento.

In ogni caso, l'idea dell'albero è davvero bella e l'ho davvero apprezzata.
Ancora bravo e a presto!

Giulio_Marchese
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Re: Frank - Giulio Marchese

Messaggio#10 » domenica 19 luglio 2020, 12:16

Oooops, errore mio nei omi. Stavo scrivendo all'una di notte, scusami XDXD.
Per quanto riguarda la "storicità" dei personaggi, entrambi sono realmente esistiti. Quello che intendevo è che non è saltato fuori da nessuna parte che A.M. parlasse con gli alberi, quindi si tratta di una tua scelta narrativa, che secondo me ha funzionato poco.


Francamente me la sono anche presa, visto che non è la prima volta che ci incontriamo e hai reiterato l'errore nella classifica (in cui svetta di GIULIO MARCHESE). L'ho preso per un insulto gratuito, due righe sotto dici che Andy è un deficiente... Però credo alla tua buona fede, hai fatto bene a scriverlo.
Ovviamente quello del parlare con l'albero è un dettaglio che ho aggiunto io, evidentemente non sono riuscito a creare un atmosfera tale da renderlo accettabile. La mia frecciatina riguardava il fatto che il personaggio storico fosse l'albero, di cui è noto quasi tutto, quindi il mio elevarlo a Personaggio vero e proprio, umanizzandolo, è qualcosa che è già accaduto nella storia. L'albero ha una lapide in pratica, più umano di così...

Giulio_Marchese
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Re: Frank - Giulio Marchese

Messaggio#11 » domenica 19 luglio 2020, 12:34

Ciao Giulio,
grazie delle spiegazioni!
In effetti, come dici, poteva essere qualsiasi altro elemento ad avere le funzionalità che descrivi per tratteggiare il rapporto tra marito e moglie e il conflitto interiore del protagonista.
Secondo me la trama era già scorrevole di suo e ho trovato la questione della corse campestre (nonostante tutti gli elementi che dici e che contribuiscono alla rotondità dei personaggi) troppo legata al bonus e poco all'effettivo svolgimento.

In ogni caso, l'idea dell'albero è davvero bella e l'ho davvero apprezzata.
Ancora bravo e a presto!


Ci sta, valuterò, al volo non mi viene in mente un sostituto "degno". Ancora grazie mille :)

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Re: Frank - Giulio Marchese

Messaggio#12 » lunedì 20 luglio 2020, 17:23

Ho trovato il personaggio di Andy molto piatto e anonimo. L'umanizzazone dell'albero è troppo forzata. Ci sta che un contadino, mentre lavora nei campi rifletta ad alta voce e per "scherzare con stesso" parla con l'albero. Invece ho avuto l'impressione che Andy si siede li davanti e gli fa i monologhi. È una bella idea la tua, ma purtroppo devi svilupparla di più. Ho notato un paio di salti tra show e tell.
La frase finale è cringissima.
Ho apprezzato il conflitto con la moglie che lo vede come un rinunciatario, e la storia della corsa secondo me è inserita bene, è forse l'unica cosa che sappiamo del protagonista.

Giulio_Marchese
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Re: Frank - Giulio Marchese

Messaggio#13 » lunedì 20 luglio 2020, 19:32

Ho trovato il personaggio di Andy molto piatto e anonimo. L'umanizzazone dell'albero è troppo forzata. Ci sta che un contadino, mentre lavora nei campi rifletta ad alta voce e per "scherzare con stesso" parla con l'albero. Invece ho avuto l'impressione che Andy si siede li davanti e gli fa i monologhi. È una bella idea la tua, ma purtroppo devi svilupparla di più. Ho notato un paio di salti tra show e tell.
La frase finale è cringissima.
Ho apprezzato il conflitto con la moglie che lo vede come un rinunciatario, e la storia della corsa secondo me è inserita bene, è forse l'unica cosa che sappiamo del protagonista.


Ciao Michael,
Il cringe certe volte funziona XD Vedi Harry Potter salvato dall'amore di sua madre, o l'amore come bussola interspaziale di interstellar =P
Scherzi a parte, ti ringrazio del commento, e ti chiedo, se puoi di dedicarmi qualche minuto del tuo tempo. Che il racconto non ti sia piaciuto è evidente, ma la tua frase sulla corsa "è l'unica cosa che sappiamo di lui" mi lascia un po' interdetto. Credevo di aver dato molte altre caratteristiche al personaggio, alcune esplicite altre meno. Quindi ti chiedo di confermare che le caratteristiche esplicite, che è elenco velocissimamente, effettivamente sono rimaste nella mia testa.
Mi servirebbe a migliorare, ma ovviamente non sei obbligato.
Andy è:

Anticonformista: Mentre tutti vanno in cerca d'oro lui sceglie di avviare una coltivazione di pomodori. Pensa addirittura che siano degli stupidi, gli altri, e lui è più furbo e il suo oro è la terra (esemplificata dall'albero in modo esplicito).

Testardo: In effetti questo è il suo più grande difetto, malgrado le cose, come coltivatore/contadino, non gli vadano affatto bene si impunta fino a far diventare la sua impresa un ossessione che lo allontana da tutto il resto.

Orgoglioso: Non accetta di poter perdere, rinuncia addirittura alla corsa per paura di non vincerla, e la sua sconfitta più grande, ovviamente, è la sua impresa. Tanto che si estranea via via dalla realtà per non ammettere (neanche con se stesso) che le cose vanno male ed è il momento di rinunciare.

Queste tre sono le sue caratteristiche più esplicite, quelle implicite ci sta che non saltano fuori se il racconto non ti è piaciuto, come anche il ruolo simbolico dell'albero.

Quindi sta roba è rimasta nella mia testa?

Grazie ancora, spero mi risponderai, a presto!

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Michael Dag
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Re: Frank - Giulio Marchese

Messaggio#14 » lunedì 20 luglio 2020, 20:16

sono tutte cose che, ora che me le fai notare, hanno un senso, ma non mi sono arrivate. prova a accennare alle condizioni economiche non proprio comode di andy magari.
Orgoglioso che rinuncia alla corsa per paura di perdere? mi è sembrato svogliato invece, uno talmente innamorato della sua fattoria da non avere più passione per le altre cose.
testardo si, quello si!

se hai voglia passa dal mio racconto, capodanno 1968...e ti prego, si più crudele possibile!

Valerio Amadei
Messaggi: 8

Re: Frank - Giulio Marchese

Messaggio#15 » sabato 25 luglio 2020, 22:59

Ciao Giulio, è stato un piacere leggerti.
Ho trovato il tuo racconto delicato e a tratti poetico (tanto che mi hanno un po’ stonato quel “cazzo” e quel “cesso” infilati là per dare un po’ di senso di campagna ma che fanno a pugni con tutto il resto della prosa).
Purtroppo, però, l’ho anche trovato mutilato, incompleto forse, o non del tutto consapevole e convinto di quel che voleva essere.
La carrellata iniziale non è una brutta idea, ma le scene sono troppo rapide e troppo poco separate tra loro ed è uno stile che poi sparisce del tutto nel resto del racconto quindi ha il pro di darti rapidamente le informazioni che ti occorrono e di portarti al punto in cui il racconto inizia davvero senza perdite di tempo, ma ha il contro di creare un certo effetto straniante che può maldisporti come lettore.
La storia vera e propria è forse un po’ troppo esile. Il soggetto, secondo me, è molto valido, ma avrei apprezzato che venisse romanzato un po’ di più. In pratica, non succede niente a parte la fortuna/buon fiuto di curare l’albero e il venderlo per una bella somma. Tutto il resto, i conflitti esteriori con Mary, quelli interiori con l’asocialità e la paura del fallimento, vengono lasciati un po’ cadere, appena imbeccati nel caso il lettore li colga al volo ma mai raccontati davvero.
Arrivo al punto più dolente, perché è quello che, se adeguatamente seminato, avrebbe sicuramente retto tutto il racconto (per lo meno in base al mio gusto e sensibilità, è bene ripeterlo a costo di tediare): l’umanizzazione dell’albero. Io personalmente non la trovo né inaccettabile né ridicola, anzi la comprendo, la condivido e la apprezzo, e non trovo nulla di strano in un uomo che parla con una pianta (o con un trattore o un pallone, se è per questo). Il problema è che non è stata seminata. Io parlo con la mia auto, ad esempio, se l’ho guidata per anni, l’ho sottoposta alle peggiori violenze ma non mi ha mai tradito, o al contrario me ne sono sempre preso cura, ci ho vissuto insieme incredibili avventure o cari ricordi ecc… Qui Andy inizia a parlare con Frank dal primo minuto in cui lo vede e se ne “innamora” senza nessun perché. È un colpo di fulmine, e il colpo di fulmine è debole. Il loro rapporto non è stato seminato, ed è questo che lo rende stonato, un po’ da “scemo del villaggio”. Altra cosa non seminata è l’aspetto soprannaturale della vicenda, che emerge sono nel finale, rendendolo così alienante e imbarazzante. Anche qui, non sono affatto contrario alla scelta, per niente. Però anche questa andrebbe seminata.
Tu hai insistito molto sul fatto che, ogni volta che Andy gli parlava, Frank se ne restasse zitto. E questo non farebbe che rafforzare e avvalorare una semina, una qualunque, con la quale lasci intendere in maniera esplicita che Frank è vivo, che “sente”. Non occorre che lo sappia Andy, ma dovresti farlo sapere al lettore, o almeno fargli venire un legittimo dubbio. Solo così potrai raccoglierlo nel finale senza strappare una risata imbarazzata. Oppure lo elimini del tutto e il racconto sta in piedi da sé lo stesso senza problemi.
I bonus mi sembrano entrambi presenti.

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