La Devota Vichy, l'Ultima delle Aragoniti

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Eugene Fitzherbert
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La Devota Vichy, l'Ultima delle Aragoniti

Messaggio#1 » mercoledì 15 luglio 2020, 21:03

La Devota Vichy, L'Ultima delle Aragoniti
Di Eugene Fitzherbert


Decade I, Duodi di Piovoso dell'Anno I della Rivoluzione (21 gennaio 1793)
H 19 30 Istituto per Malati Mentali Charenton

La ragazza prona era inchiodata al tavolo per le mani e tenuta bloccata con dei ceppi alle caviglie. Mugolava attraverso lo straccio sporco calcato in bocca.
Maximilien de Robespierre, zuppo di pioggia, non riusciva a distogliere lo sguardo dagli occhi terrorizzati della poveretta. «Facciamo presto, non c’è tempo da perdere.»
Accanto a lui, il suo braccio destro Fabien deglutiva saliva per stemperare la sensazione di disgusto. Per trovare un po’ di conforto, posò la mano sulla spalla della Devota Vichy, la guida spirituale di Robespierre, l’ultima delle Aragoniti, un ordine di suore cieche ormai in declino. La donna tremava sotto il suo saio tirato fin sulla bocca e gli occhi coperti da una benda nera.
«Suvvia, Robespierre, mi hai chiamato qui questa sera, non vorrai mettermi fretta!» La voce cavernosa e sarcastica apparteneva al Marchese De Sade. «Non puoi scaricare sul mio operato l’inettitudine dei tuoi aiutanti.» E sorrise maligno a Fabien.
L’altro fece per rispondere, ma Robespierre lo bloccò.
«Abbiamo bisogno di sapere che fine ha fatto la testa di Luigi XVI. E dobbiamo saperlo subito.»
Il Marchese ridacchiò come era suo solito. «Quando si dice perdere la testa…» Prese un bel respiro. «E va bene, diamoci una mossa!»
Fabien, rosso in viso, sussurrò all’orecchio di Robespierre: «Signore, mi spiace di questo disguido. Non so come abbia fatto a farmi fregare…»
«Smettila, Fabien. Se siamo qui è per la tua inettitudine. Come si fa a non riconoscere la testa di un Nobile? E quella di Luigi XVI era importantissima per la nostra Devota Vichy.» Robespierre serrò la mandibola. «Speriamo almeno che De Sade ci dia la risposta.»
Come se il Marchese si fosse sentito chiamare in causa, tutto intento a trafficare intorno alla ragazza inchiodata al tavolo, chiese: «Cosa ne vuoi fare di questa testa, Maximilien?»
«Non sono affari tuoi!» Rispose con durezza Robespierre. «Fa’ la tua magia, così ce ne potremmo andare.»
«Voi, forse. Io stanotte rimarrò qui.»
«Ti ho tirato fuori da questo Istituto e ora vuoi ritornarci?»
De Sade ridacchiò. «Solo per questa notte. I Frati della Carità mi lasciano la mia vecchia stanza.»
Robespierre non rispose.
La ragazza sul tavolo, ormai allo stremo, si stava agitando.
De Sade indossò un paio di guanti che gli coprivano solo le prime tre dita della mano e terminavano con degli spuntoni di metallo affilati. Si sgranchì le dita, si inginocchiò di fronte alla ragazza inchiodata al tavolo e le poggiò le mani ai lati del volto, i pollici guantati appoggiati sulla fronte. Con un movimento deciso, incise nella pelle due cerchi tangenti. Il sangue sprizzò dal taglio e la ragazza mugolò di dolore. De Sade proseguì scavando la carne lungo le guance e il sangue colò lungo il mento sul tavolaccio.
«Et voilà!» Esclamò De Sade. Rovesciò la testa all’indietro, si puntò gli artigli sugli occhi e lasciò che una goccia di sangue cadesse sulla cornea. Saltò a cavalcioni sulla ragazza e le afferrò la testa da dietro, le dita poggiate sulle palpebre. «Ora ho bisogno di te per vedere, mia cara. Dammi il tuo sguardo, che il tuo sangue illumini la mia ricerca.» E affondò i due indici negli occhi della ragazza.
Il plop del globo oculare che si spappolava fu soffocato dal sospiro di orrore che salì dalla gola di Fabien mentre la ragazza si dimenava impazzita, in preda al dolore.
«Sì, c’è connessione! Portami dove voglio andare, mia cara, con la tua mente semplice, la tua anima pura di piccola pazza. Devo scrivere! Quello che vedo va segnato, istoriato, inciso per sempre.»
De Sade, in preda a una trance mistica e rivoltante, staccò le mani dalla testa della pazza e affondò gli artigli nella carne della schiena incidendo segni esoterici e rune sconosciute, in una composizione scellerata.
L’orrore della sua divinazione durò per qualche minuto ancora, la ragazza sempre più remissiva, il tavolo ricoperto del sangue schizzato dalle mani di De Sade che si muovevano fulminee.
Con un ultimo gemito, il Marchese sudato e sporco si accasciò sulla schiena della ragazza. «Piaciuto lo spettacolo?» E scoppiò a ridere. «Non smette mai di farmi godere.»
Fabien non riusciva a distogliere gli occhi dal fagotto di pelle insanguinata che respirava rumorosamente attraverso la pezza calcata in gola.
«Per fortuna la Devota Vichy non ha visto questo scempio.» Rispose Robespierre con sdegno. «Con il tuo rito selvaggio, hai ottenuto la risposta?»
«Maximilien, perché ti serve questa informazione?»
«Dammi la risposta, De Sade. Non tirarla troppo per le lunghe.»
De Sade strinse gli occhi arrossati. «Va bene. La testa di Luigi XVI è stata portata a Versailles, in una stanza dove niente è come sembra.»
«Da chi?» Si intromise Fabien.
«Accontentatevi di ciò che vi dico.»
«Non mi mentire, De Sade, non sei nella posizione per farlo. Ti ho liberato dalla tua prigionia in cambio di questi servizi e c’è sempre una stanza speciale qui a Charenton pronta per quelli come te.»
«Non c’è bisogno di minacciarmi, Robespierre. Hai avuto la tua informazione, ora vai. Io resto ancora un po’ a divertirmi con la mia nuova amica.»
Fabien sputò a terra e uscì dietro Robespierre e la Devota Vichy.
De Sade scoppiò a ridere, e si avvicinò lascivo alla ragazza martoriata.

H 20:48 Versailles
Robespierre correva per la reggia vuota di Versailles, simbolo distrutto di una classe nobile che era molto di più che il frutto di una ricchezza spropositata e di una strafottenza senza precedenti. Sapeva che scagliarsi contro gli alti lignaggi della Francia significava combattere una guerra molto più che terrena.
«Dove andiamo, Signore?» Chiese Fabien, che lo seguiva tenendo per mano la Devota Vichy.
«Il Marchese ha menzionato una stanza dove niente è come sembra. Ma niente a Versailles è come sembra: ci sono porte segrete, corridoi nascosti, cunicoli celati.»
«Quindi stiamo girando a casaccio?»
«Io non giro mai a casaccio, Fabien. De Sade poteva riferirsi a una sola cosa.» Robespierre si concesse il lusso di sorridere. «Alla Sala Degli Specchi.»
L’enorme stanza da ballo, adornata da specchi altissimi, candelabri sontuosi e statue spettrali, li attendeva al di là di una porta altissima, mentre fuori dalle finestre, la pioggia scrosciante si abbatteva sui vetri squassati da tuoni.
«E ora vediamo cosa non è come sembra.»
Fabien si mise in cerca di qualcosa fuori posto, un segno del passaggio di qualcuno, ma tutto sembrava abbandonato e spento.
La Devota Vichy alzò il mento, come se stesse fiutando qualcosa. Liberò il volto dal saio e mosse le labbra deturpate. Poi tirò la manica di Fabien, indicando verso uno specchio alla sua destra.
«Robespierre, la Devota ha trovato qualcosa.»
«Cosa vuoi dirci, mia cara?» Sussurrò Robespierre. E poi lo sentì anche lui, un alito sulla guancia: uno spiraglio! Si avvicinò alla parete e la tastò alla ricerca di un meccanismo, quando Fabien gli disse di allontanarsi.
Robespierre si scansò appena in tempo prima che il suo braccio destro scagliasse il basamento di una statua direttamente contro la parete. Lo specchio andò in frantumi, rivelando una scala a chiocciola che scendeva nell’oscurità.
Si avventurarono nelle tenebre.

Un chiarore tremolante fece capire loro di essere arrivati a destinazione: c’era una sala nascosta, grande come tutte le stanze di Verasailles, ma spoglia, se non per una teca di vetro delle dimensioni di una bara e un trono di legno nero dalle forme inestricabili. A terra giaceva una mezza dozzina di fucili con baionetta, risalenti ai primi tafferugli.
«Fermo!» Una voce femminile li accolse. «Robespierre, che tu possa bruciare all’inferno.»
Quella voce… «Ah, la Contessa du Barry!»
«Sta zitto, zotico farneticante.» La donna emerse dalle ombre dall’altra parte della stanza, muovendosi piano verso la teca di vetro. «Quello che volete fare è un’offesa al pudore!»
«Chi sei tu per parlare di pudore?» Scattò Robespierre. «Sei una prostituta ingioiellata che ha lavorato sotto i tavoli di Versailles per anni. E per cosa? Cosa ti avevano promesso per trovarvi qui?»
«Vai all'inferno, Robespierre. Io dovevo diventare come loro, Luigi me lo aveva promesso. Avrei raggiunto lo status di vera Nobile.»
«Come hai potuto credere alle parole di quel mostro del nostro sovrano? Non capisci che non si può diventare come loro? Vedilo tu stesso, perdio! Guarda dentro quella teca.»
Attraverso il vetro, Fabien vide la testa di Luigi XVI: giaceva con gli occhi chiusi, la pelle bianca, i capelli pettinati. Là dove la ghigliottina aveva tagliato di netto le carni, iniziava l’orrore: dalla ferita emergevano dei filamenti brunastri che serpeggiavano lungo la teca.
«Questo sono i Nobili di Francia» continuò Robespierre, avvicinandosi di qualche passo. «Dei mostri immondi, in grado di rigenerarsi, in queste teche di cristallo. Il loro lignaggio non è solo ereditario: sono esseri diversi da noi umani, sono loro un’offesa, Contessa. E ora, dacci la testa. Ci serve per dare a questa Nazione quel che le serve per rinascere.»
«No!» Gridò la Contessa e imbracciò un fucile puntandolo verso di loro. «Andate via, pezzenti!» E premette il grilletto. La detonazione fu assordante: Robespierre si gettò a terra, portandosi dietro la Devota Vichy, e Fabien fece lo stesso lanciandosi lontano. Un rumore di vetri infranti li informò che la Contessa aveva rotto la teca e stava scappando con la testa di Luigi XVI.
«L’ho portato qui per curare il mio Luigi XVI…» La Contessa era in lacrime. «Mio caro Luigi!»
Fabien si rimise in piedi in tempo per vedere la donna allontanarsi veloce. Il braccio destro di Robespierre raccolse uno dei fucili da terra, lo sollevò sulla spalla e dopo aver fatto un passo lo scagliò come un giavellotto verso la donna.
L’arma improvvisata percorse la traiettoria e con un rumore secco di carni lacerate la baionetta si conficcò nel fianco della Contessa. La donna cadde a terra gemente, la testa ancora stretta al petto.
Fabien si avvicinò veloce. «È ora di darci quello che è nostro.» Disse mentre le prendeva la testa.
«NO! Lasciatelo!»
Robespierre si avvicinò in silenzio e strappò la baionetta dalle carni.
«Volevo diventare come loro! Come…»
Senza aggiungere una parola, Maximilien la trafisse al collo e al torace. «Stai sanguinando: non sarai mai una Nobile». Poi si rivolse a Fabien. «Andiamo a Notre Dame. Devota Vichy, siete pronta? Questa sarà la grande notte.»

H 21:10 Ospizio per Malati Mentali di Chermont
Il marchese De Sade si appoggiò al muro di pietra della stanza nel seminterrato. Aveva gli occhi spiritati e un sorriso folle sul volto: «Robespierre, vecchio pazzo! Alla fine, sono riuscito a capire cosa vuoi fare!»
Pian piano, De Sade scivolò lungo il muro, fino a rimanere seduto. Trasse due profondi respiri, mentre si sfilava i guanti uncinati. La ragazza era stata molto utile, anche se avrebbe potuto evitare di farle certe cose: ma che vita era se non ci si poteva spingere un po’ più in là, ogni tanto? La stanza era un mattatoio, con schizzi di sangue che arrivavano fino al soffitto, sbavature che coprivano le pareti illuminate di azzurro dai lampi che esplodevano in cielo. Il lucernario in fondo alla stanza era aperto, e da lì De Sade poteva vedere le tracce di sangue sul telaio della finestrella.
Una brezza fredda e umida gli scompigliò i capelli.
Sorrise, mentre allungava le dita come un pianista che inizia la sua performance più difficile, poi con la mano destra cominciò a spremersi le punte della sinistra. Uno strano icore denso e brunastro emerse da sotto le unghie, allungandosi in un filamento lungo una ventina di centimetri. Fece la stessa cosa per ciascun dito delle mani, fin quando non si trovò con dieci fili pendenti.
Si mise in piedi a barcollò fino al tavolo, insanguinato e vuoto.
«Non mi tradire proprio ora, piccola mia. Siamo stati intimi fino a poco fa!»
E dopo quelle parole, contrasse le dita e le rilasciò, più e più volte.

Ore 23: 34 Catacombe sotto Notre Dame
Freddi e intirizziti, Robespierre, Fabien e la Devota Vichy percorrevano i cunicoli tra centinaia di teschi illuminati dalla lampada a olio.
Robespierre era in fibrillazione: «Finalmente, Fabien, da quando ho trovato la reliquia, tre anni fa, il nostro progetto sta per giungere a compimento.» Sospirò mentre sceglieva la direzione giusta. «Devota Vichy, stanotte diventerai integra e potremo presentarti al mondo. Domani, il popolo si sveglierà e la Francia non sarà più la stessa.»
Fabien era nervoso: quel posto era un labirinto quasi impossibile da tenere sotto controllo, ma cercò comunque di rilassarsi: ormai erano finalmente giunti alla fine della storia.
«Eccoci alla Sala delle Abluzioni!» Esclamò Robespierre, entrando in una stanza ampia, circolare, con al centro una vasca di pietra piena di acqua santa.
«Iniziamo.» Robespierre si liberò del mantello. «Fabien, accendi qualche torcia in giro, per piacere.» Ma prima che l’altro si avviasse, lo attirò a sé. «Alla fine del rito, la Devota sarà fragilissima, tienila lontano dal fuoco.»
«Certo Signore.»
Robespierre annuì.
«Devota, si prepari. Da quando è iniziato tutto, tre anni fa, tante cose sono cambiate. La Rivoluzione è esplosa, portando le sue idee di Libertà, Uguaglianza e Fratellanza lungo le strade della Francia. Il Popolo ha alzato la testa contro i Nobili.» E a quelle parole estrasse da una sacca la testa di Luigi XVI. «Con la ghigliottina abbiamo annientato questi mostri, ma anche i Nobili possono anche tornare utili, la loro essenza può essere usata per scopi più elevati.» Voltò la testa verso di sé tenendola per la nuca e ne aprì le palpebre: gli occhi di Luigi XVI, prima di un luminoso azzurro screziato di grigio che tanto avevano ammaliato le cortigiane della sua Reggia, ora erano una poltiglia brunastra, come malta di terra rossa. «La loro vera natura travalica il normale ordine delle cose, ma siamo riusciti a sfruttarla a nostro vantaggio, grazie al Rito di Ricostituzione.»
Ma quanto gli piace parlare! Pensò Fabien. Aveva acceso tre torce lungo il perimetro della stanza e tutto sembrava in ordine, nonostante i rumori: per essere un ossario, quel posto era tutto uno scricchiolio. Volse l’attenzione a Robespierre e alla Devota Vichy.
«Una fonte di energia incommensurabile si nasconde in questa materia informe e noi la sfrutteremo per dare alla Francia quello che si merita.» Robespierre, trionfante, infilò il pugno nel collo di Luigi XVI e premette in profondità all’interno della testa, come un torchio. Dalle palpebre socchiuse del Re cominciò a sgorgare la materia rossastra in due rivoli densi e pastosi. «Che l’Essenza Nobile sia piegata al nostro volere!»
Robespierre si avvicinò alla vasca di pietra: l’Essenza Nobile a contatto con l’acqua santa sfrigolò e ribollì e trasformando l’acqua in una melma rosata densa come cera sciolta. «Devota Vichy, è il momento.»
Fabien era emozionato: era tutto iniziato con un cuore fossilizzato, trovato a Rouen, una reliquia inestimabile vecchia di trecento anni. Anno dopo anno, avevano usato quella vasca e l’Essenza Nobile per riportare un pugno di carne fossile alle fattezze di un essere umano ribattezzato Devota Vichy.
Ora la Devota era nuda, il corpo deforme, deturpato dalle ustioni, la pelle sciolta in rivoli rossastri, come un panno troppo largo appeso su un mucchio di ossa fragili. I seni cascanti pendevano sull’addome molle e le gambe rinsecchite tremavano mentre si issava oltre il bordo della vasca. Si liberò della benda che le copriva gli occhi, mostrando le pupille spente, distrutte dalle fiamme oltre trecento anni prima.
«Devota Vichy, immergiti in questo brodo rinvigorente» e la ragazza si accovacciò in acqua e prese a stendersi del tutto. «Rinasci a nuova vita!»
Mentre la Devota affondava nel sego ribollente, Fabien ebbe l’impressione che ci fosse qualcuno alle sue spalle. Si voltò: solo le catacombe. Gli era sembrato di aver udito come dei tonfi, ma erano solo echi.
«Riemergi, Devota Vichy, e lasciati indietro anche il tuo nome falso.» Robespierre era in estasi.
Fabien rimase impietrito alla vista della Devota Vichy: la pelle era di un candido colorito latteo, liscia, delicata come quella di un infante, luccicante per il liquido rosato che le colava addosso. I seni sodi e piccoli spiccarono netti quando li coprì con le braccia. Ormai non c’era più traccia della donna dalla pelle ustionata, e gli occhi erano di un azzurro cristallino e vivido, brillanti alla luce tremolate delle torce.
«La Devota Vichy non esiste più!» Esclamò Robespierre. «Vi presento il simbolo di cui la Francia aveva bisogno, il vessillo sotto cui la Rivoluzione diventerà globale. Fabien! Inchinati al cospetto dell’immortale Jeanne D’Arc!»
Fabien si abbassò su un ginocchio, e sentì un rumore di passi. Si girò, e vide che era tutto in ordine: le quattro torce erano accese come prima.
Bene, pensò, mentre prendeva i vestiti per Jeanne. Si bloccò. Quattro torce? Sgranò gli occhi, proprio quando il suono che l’aveva distratto divenne una corsa di due piedi nudi e bagnati.
«Chi è?» Urlò Robespierre, mentre una figura umana correva verso Jeanne gocciolante fuori dalla vasca. Era una ragazza dalla pelle ricoperta di tagli e ferite, con una torcia sollevata sulla testa che illuminava i grumi sanguinolenti che aveva al posto degli occhi.
«Robespierre, quello che fai è empio!» gridò la donna con la voce roca di un uomo. E seguì una risata sarcastica.

Decade I, Tridì di Piovoso dell'Anno I della Rivoluzione (22 gennaio 1793)
H 00:15 Chermont

De Sade era in piedi, mentre muoveva le dita spasmodicamente, cercando di controllare il corpo della ragazza che aveva trasformato in un pupazzo di carne. Gli continuava a sfuggire perché ormai era in fin di vita.
«Quello che fai è empio!» gridò, ridendo. Nonostante tutto, poteva avvertire la presenza di Jeanne D’Arc, tutta la sua potenza divina racchiusa in un involucro ancora non del tutto solidificato. Maximilien era stato bravo, ma aveva commesso un errore: fidarsi di un Nobile come il Marchese, per quanto fosse pazzo e libertino e dissoluto. De Sade ne aveva approfittato e aveva guadagnato la fiducia di questi rivoluzionari solo per arrivare ora a distruggere il loro piano.
Con una torsione decisa delle mani, mise fine a quella storia.
Fanculo la rivoluzione!

H 00:22 Catacombe sotto Notre Dame
La ragazza fece un balzo, mentre Fabien si riaveva dallo stupore e correva verso di lei per fermarne la corsa. Jeanne D’arc, il simbolo che avrebbe riunito la Francia in un sol Popolo, rimase impietrita dal terrore per la ragazza sfigurata che le correva incontro con la torcia levata al cielo.
Quella voce! Pensò Robespierre. Non poteva essere… «De Sade! Ci sei tu dietro tutto questo? Come hai potuto! Avevamo un patto e avevi giurato onestà! Maledetto!» Robespierre cercò di placare la ragazza che avanzava a grandi balzi. Riuscì ad afferrarla per un polso, ma perse la presa sulla pelle viscida di sangue e acqua.
Fabien vide che sulle braccia della donna c’erano dei tagli longitudinali e da quelle ferite si levavano dei tentacoli rossastri tesi verso il soffitto della stanza, come i fili di una marionetta. Con orrore, si lanciò sulla donna, ma i dendriti rossi delle braccia si tesero e l’altra spiccò un balzo e lo superò prima che lui potesse afferrarla.
La ragazza deturpata raggiunse Jeanne e l’abbracciò. La voce di De Sade, divertita e sarcastica, esplose nella Sala delle Abluzioni. «L’onestà è un lusso che i ricchi non possono permettersi, Robespierre!» E ancora una volta arrivò la risata folle. «Fanculo la Rivoluzione!»
«No!» Gridò Robespierre.
La ragazza ferita abbassò la torcia sulla neonata Jeanne: le fiamme avvamparono sulla sua pelle, alimentate dal liquido a base di Essenza Nobile, avvolgendole tutte e due.
La ragazza continuò a ridere con quella risata da pazzo fin quando le ferite e i tagli non cominciarono a raggrinzirsi e ad annerirsi. Poi quando De Sade interruppe la connessione, le risa si trasformarono in urla di dolore, che si unirono a quelle di Jeanne D’Arc, condannata a essere bruciata per la seconda volta nella sua vita.
Ultima modifica di Eugene Fitzherbert il mercoledì 15 luglio 2020, 21:52, modificato 1 volta in totale.



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Eugene Fitzherbert
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Re: La Devota Vichy, l'Ultima delle Aragoniti

Messaggio#2 » mercoledì 15 luglio 2020, 21:13

Come è buona norma:
Il tema è un evento storico: nel mio caso, è la Rivoluzione Francese, il Terrore e la decapitazione di Luigi XVI nel 1793 (mi sarebbe piaciuto postare il 14 luglio, ma non c'è stato verso).
Il bonus 1: Una qualsiasi disciplina olimpica. In un passaggio, il buon Fabien prende un fucile con baionetta e lo scaglia come se fosse un giavellotto (il lancio del giavellotto dovrebbe essere una disciplina olimpica); come se non bastasse, la Ragazza Pupazzo di Carne si lancia verso la Devota alzando al cielo la una torcia, come se fosse il più inquietante tedoforo del mondo.
Bonus 2: la citazione di De Coubertin non è 'Limportante non è vincere ma partecipare' soprattutto perché questa frase è una grandissima cazzata. La citazione è messa in bocca a De Sade che dice: I ricchi non posso permettersi il lusso di essere onesti, ed è una massima ben più vera.

Il contesto storico del racconto è accurato per quanto possa esserlo un lavoro fatto con un ricerca di pochi giorni. De Sade era stato davvero ospite di Charenton dopo essere stato alla bastiglia ed era stato davvero liberato dai Rivoluzionari con cui aveva collaborato. Poi nel 1793, poco dopo i fatti narrati nella mia storia, è stato reimprigionato a Charenton perché antirivoluzionario (e già...)
Robespierre è andato forte fino a poco dopo i fatti narrati nel mio racconto, poi è stato accusato di essere filo-nobile, come se avesse complottato o fatto accordi con i ricchi (e già...) e per questo sarebbe finito in cattiva luce, tanto da essere imprigionato.
La Contessa Du Barry si trovava davvero a Parigi nel gennaio del 1793, di ritorno dall'Inghilterra per evitare che mettessero i sigilli al suo castello. E poco dopo i fatti narrati nel mio racconto sarebbe morta (e già...).
Fabien non esiste, ma se fosse esistito ora sarebbe l'unico ancora vivo ai giorni nostri per aver usato su se stesso i poteri dell'Essenza Nobile, e magari avrebbe cambiato nome, usando uno pseudonimo più anglofono, che fa tanto fico. E sarebbe l'unico a poter raccontare questa storia, anzi questa Storia.

alexandra.fischer
Messaggi: 2862

Re: La Devota Vichy, l'Ultima delle Aragoniti

Messaggio#3 » venerdì 17 luglio 2020, 22:47

Il tema è centrato. La rivoluzione francese e l’avvento di Robespierre sono veri. La parte romanzata, che riguarda un De Sade negromante e in grado di usare rituali di magia nera usando torture terribili sulla rigenerata Devota Vichy per cercare la testa di Luigi XVI allo scopo di ricavarne l’Essenza Nobile e dare un nuovo corso al nuovo governo è originalissima. Notevole il personaggio della Contessa Du Barry che cerca di difendere la testa (conservata in una versione tenebrosa della Sala degli Specchi) e la scena di lotta che ne consegue (con tanto di baionetta) è davvero ben resa. Ci sono molti dettagli interessanti: che la Devota Vichy derivi da un esperimento andato a buon fine (vedi l’esperimento con il cuore essiccato), e il fallito esperimento di usarla e con essa le lacrime della testa del re deposto per far resuscitare Giovanna d’Arco. Peccato che il Marchese De Sade abbia sabotato l’esperimento. Storia aperta: perché lo ha fatto? Ha forse visto un mondo peggiore di quello che sarebbe venuto dopo? Dovresti sviluppare il tutto in un romanzo (horror e fanta storia sono un genere che può avere successo).

Attento:
Fanculo la rivoluzione (‘Fanculo la rivoluzione)

Giulio_Marchese
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Re: La Devota Vichy, l'Ultima delle Aragoniti

Messaggio#4 » sabato 18 luglio 2020, 16:40

La Devota Vichy, l'Ultima delle Aragoniti, di Eugene Fitzherbert

Questo racconto mi è piaciuto, misteri e svelamenti si susseguono senza sosta, le scene d'azione, per me, sono rese alla grande e ammatto di aver provato una forma di ribrezzo negli atti del marchese.

Punti di forza: ambientazione resa alla grande, tutti i dialoghi sono credibili e la trama è coerente malgrado la sua complessità. L'elemento fantastico è inserito con classe e la sospensione dell'incredulità rimane salda per tutta la lettura. Sicuramente è il pezzo più originale del gruppo.

Punti deboli: Sostanzialmente è uno. La presenza di tanti personaggi, seppur ben caratterizzati, appesantisce la lettura. La brevità dettata dal contest di costringe a quei cartelloni con su scritto dove siamo e a che ora in stile Law and Order. La lettura risulta un po' pesante anche a causa dei troppi eventi sparati di seguito, senza il tempo di riprendere fiato. La scelta del narratore esterno non aiuta, non si riesce a provare empatia per i personaggi. In più il finale sembra un po' frettoloso.

Cosa cambierei: qui è semplice. Imposterei il narratore interno a un personaggio in favore dell'immedesimazione. Secondo me la "misura" giusta per questa storia è il racconto lungo o il romanzo breve. Ci farei un pensierino fossi in te. In questo modo i personaggi, già buoni, potrebbero ottenere lo spazio che meritano. Potresti evitare i cartelloni di cui sopra ed evitare che le scene che avvengono contemporaneamente (sul finale) risultino un po' frettolose. Insomma più spazio per una storia buona e interessante che lo merita.

Conclusioni: Un ottima prova che porta chi la legge a volerne di più, poco condivisibile la scelta del narratore e degli inserti temporali. Comunque i complimenti sono d'obbligo. Non ho appunti da fare (e questo malgrado mi sia imposto la massima pignoleria).
Complimenti!

Nota di classifica:Il tuo pezzo sta un capello sotto quello di Polly Russell, che mi ha coinvolto di più emotivamente, probabilmente la mia preferenza per il narratore interno è stato l'ago della bilancia. De gustibus insomma. Sta sopra quello di Teoz perché più originale, a parità di coinvolgimento (circa).
La mia classifica è comunque in divenire, aspetterò le repliche, gli altrui commenti e rileggerò i racconti prima di convincermi del tutto. Quindi niente stupore se alla fine risultasse diversa ;)

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Eugene Fitzherbert
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Re: La Devota Vichy, l'Ultima delle Aragoniti

Messaggio#5 » sabato 18 luglio 2020, 17:47

Ciao, Giulio,
grazie per il commento elaborato e approfondito.
Mi prendo i complimenti e ti ringrazio, ma preferisco venire al sodo.

Il punto debole è il gran numero di personaggi. È vero, non posso negare che ce ne sono tanti. È la mia fottuta maledizione. Odio le persone e quelle mi perseguitano presentandosi nei miei racconti. Questo mi ha incasinato la vita, come hai giustamente rilevato tu: poco spazio a dispoosizone e il risultato è un racconto compresso. Non è la prima volta che mi càpita e questo vuol dire solo che sono stronzo. Va da sé che ho stralciato un pacco e mezzo di caratteri e tutto risulta ipervelocizzato come se fosse un videoclip con la musica dei Rondò Veneziano.
La scelta del narratore 'esterno', con cambi di punti di vista, è dettata dal fatto che dovevo far 'vedere' al lettore alcuni retroscena, che altrimenti non sarebbero emersi in altra maniera (o meglio, sarebbero emersi, ma per farlo avrei avuto bisogno di miliardi di caratteri in più). In fase di progettazione del racconto (sì, sono uno di quelli che prendono gli appunti, li guardano, li rigirano, fanno le prove, scrivono la scansione delle scene, insomma sono uno di quelli noiosi che non ama troppo fare il salto nel buio per non sprecare tempo, ché la vita è breve), ho anche pensato di affidarmi solo al punto di vista di Fabien, che essendo inventato di sana pianta mi dava più spazio, rispetto a personaggi famosi come il Buon Robespierre, solo che mi sarebbero mancati dei pezzi in fase finale.
A proposito di finale: non è frettoloso, è proprio una mezza merda, un po' troppo sospeso e che alla fine prelude alla fine di Robespierre e del suo progetto di unire la Francia. Avrei potuto fare di meglio, e credo che prenderò per buono il tuo consiglio e ci metterò mano ancora. Magari davvero ne esce qualcosa di buono.
I titoli con i riferimenti geografici servivano a guadagnare spazio e tu mi hai sgamato alla grande. My Bad.

Se poi vogliamo parlarne un po', il racconto è solo un divertissement per rileggere la storia in chiave fantastica: tutti i riferimenti storici sono veri, io mi sono limitato ad aggiungere degli elementi che ne alterassero il significato rispetto a quello che ci hanno insegnato. È stato interessante trovare una serie di connessioni soprannaturali e rimetterle in scena: questa è stata la mia interpretazione dell'Evento Storico. Pensa che un'altra idea che mi era frullata per la testa era la riscrittura del rapimento di Moro, in chiave fantascientifica vintage (NO ALIENI, giuro!), ma era troppo complicato per le ricerche.
Poi altra cosa, ho cercato di blendare i bonus nel testo, come se fossero del tutto plausibili, perché spesso in altri racconti in questo contest, mi sono ritrovato ad aggiungere elementi assurdi a cazzo di cane, del tutto fuori luogo se non per avere il bonus. Insomma, me la sono pensata fino alla fine.

Detto questo, apprezzo il tempo che hai speso dietro alle mie elucubrazioni, e davvero mi fa piacere discuterne qui con te, ma mi raccomando: NON DIVENTIAMO AMICI, MAI!

Giulio_Marchese
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Re: La Devota Vichy, l'Ultima delle Aragoniti

Messaggio#6 » sabato 18 luglio 2020, 18:31

Ciao, Giulio,
grazie per il commento elaborato e approfondito.
Mi prendo i complimenti e ti ringrazio, ma preferisco venire al sodo.


Seppur con ironia non devi buttare giù il racconto; è molto buono! Capisco le tue scelte. Io sono un amante delle trame elaborate.
Il problema è prendere la misura, almeno per me, abituato a 3333 caratteri quando ne hai 20k pensi siano tantissimi. Inizialmente anche io avevo ideato una trama complessa, ma nel giro di due giorni avevo superato il limite con ancora 3 scene da scrivere e pochissimo margine di taglia e cuci. Alla fine ho deciso di tenermi largo perché non si sa mai XD
Per quanto riguarda i bonus sono inseriti bene, ma non mi tocca valutarli (già ti tolgono due punti, ancora premi vuoi =P). Io non sono uno storico, ma l'ambientazione è riuscita, per gli eventi specifici mi fido delle tue ricerche visto che ho solo la preparazione del liceo per quanto riguarda la rivoluzione.
In realtà la storia rivista in chiave fantasy è molto affascinante, in generale proprio, vedi "Eternal War" di Livio Gambarini. Ribadisco l'invito a scriverci qualcosa di più lungo, cos'hai da perdere? Quella dei nobili magici e "diversi" è un idea che non viene tutti i giorni, apre scenari di riflessione MOLTO interessanti.
(Probabilmente l'idea di Moro mi sarebbe sembrata di cattivo gusto... Anche se chissà, dipende come la buttavi giù)
Ultima modifica di Giulio_Marchese il sabato 18 luglio 2020, 19:04, modificato 1 volta in totale.

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Mauro Lenzi
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Re: La Devota Vichy, l'Ultima delle Aragoniti

Messaggio#7 » sabato 18 luglio 2020, 18:46

Giulio Marchese, stai facendo delle analisi molto interessanti da cui imparo assai, e con gusto.
Come atto di gratitudine, ti do un consiglio:

correggi quel Gamberini prima che dalle Lande qualche entità spirituale se ne accorga... meglio non attirarsene le ire ;)
(scherzo)
(forse)
Ultima modifica di Mauro Lenzi il sabato 18 luglio 2020, 19:08, modificato 2 volte in totale.

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Polly Russell
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Re: La Devota Vichy, l'Ultima delle Aragoniti

Messaggio#8 » sabato 18 luglio 2020, 19:03

Gamberini è bello! Secondo me avrebbe anche l’approvazione del Duca di Baionette.
Polly

Giulio_Marchese
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Re: La Devota Vichy, l'Ultima delle Aragoniti

Messaggio#9 » sabato 18 luglio 2020, 19:05

correggi quel Gamberini prima che dalle Lande qualche entità spirituale se ne accorga... meglio non attirarsene le ire ;)
(scherzo)
(forse)


Ora mi sgama, ahaha, correggo subito =P

Giulio_Marchese
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Re: La Devota Vichy, l'Ultima delle Aragoniti

Messaggio#10 » sabato 18 luglio 2020, 19:08

Gamberini è bello! Secondo me avrebbe anche l’approvazione del Duca di Baionette.


Potremmo metter su un duo, io faccio il Marchese di Carabina (non fa ridere mai nella vita questa battuta, però stiamo intasando il racconto di Eugene, nuovo top trend!)

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Mauro Lenzi
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Re: La Devota Vichy, l'Ultima delle Aragoniti

Messaggio#11 » sabato 18 luglio 2020, 19:09

Ahaha stavo editando il mio suggerimento in un tripudio di omertà :D
allora ri-edito alla versione originale!

(le mie scuse a Eugene...)

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Eugene Fitzherbert
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Re: La Devota Vichy, l'Ultima delle Aragoniti

Messaggio#12 » domenica 19 luglio 2020, 13:48

Mi piace quando la gente viene nel mio thread a fare caciara, mi fa pensare ai party in cui si ubriacano tutti e alla fine qualcuno di butta in piscina, anche se è vuota. Le risate, proprio!

Continuate, please!

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wladimiro.borchi
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Re: La Devota Vichy, l'Ultima delle Aragoniti

Messaggio#13 » lunedì 20 luglio 2020, 9:50

Boia Eugene quanta fantasia.
Ti invidio davvero il cervello, mi basterebbe un decimo della tua ispirazione per poter scrivere qualcosa di decente anche io.
La trama è davvero ben congegnata e i personaggi che hai scelto sono messi in posizione tale da essere assolutamente credibili.
L'ho trovato un fantasy storico assolutamente geniale e ben scritto (con un ma).
Il ma è che (oltre ad avermi rinnegato come amico nei post sotto "Frine") non hai focalizzato nessun PDV.
Ci godiamo la storia ma non proviamo l'ansia che ci tiene incollati. Secondo me avresti dovuto scegliere due PDV (Robespierre o Fabien nelle scene corali e De Sade in quelle in cui lui è da solo), alternando la distribuzione delle loro sensazioni). Il narratore onnisciente, invece, se da un lato non ci nega niente, dall'altro non ci fa empatizzare fino in fondo con la vicenda e, alle volte, disorienta.
Un buon lavoro, in ogni caso, che si piazza subito dopo quello di Polly nella mia classifica personale.
Un abbraccio
Wladimiro

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Eugene Fitzherbert
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Re: La Devota Vichy, l'Ultima delle Aragoniti

Messaggio#14 » lunedì 20 luglio 2020, 12:54

Ciao, Wlad,
il realtà, non ti ho rinnegato: non sono stato inserito nei tuoi tag... :D (scherzo ovviamente! il vero motivo è che ancora non ci siamo presi neanche un caffè qua in puglia...)

Per quel che riguarda il PDV: è un racconto corale, come i vecchi feuilleton francesi dei tempi che furono, che segue due nuclei narrativi. Il primo è il gruppo di Robespierre e Fabien con la loro impresa; il secondo è De Sade che li ostacola. Non c'è mancanza di PDV ma una gestione più articolata dello stesso. E questo approccio è l'unico, a mio avviso, che renda meglio l'idea di quello che sta accadendo.
Ho provato a mettermi nei panni di un SOLO personaggio (inevitabilemente o Robespierre o Fabien), ma la storia non camminava allo stesso ritmo.
Per chi ha fatto riferimento al narratore onnisciente: beh, è un po' stiracchiata come cosa. Quando emerge la contess Du Barry, la scopriamo solo perché la conosce Robespierre, e mai entriamo nella sua testa, se non quando si permette di parlare.
Ripeto, il punto di vista è legato ai due gruppi di persone che portano avanti la storia, come già accade in altri esempi più famosi del mio (devo davvero citare IT, Il signore degli anelli?), dove il punto di vista passa da personaggio a personaggio da un paragrafo all'altro.

Dario17
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Re: La Devota Vichy, l'Ultima delle Aragoniti

Messaggio#15 » martedì 21 luglio 2020, 18:25

Non mi abituerò mai a commentare il racconto di chi magari nel contest precedente ha coomentato il tuo.

Chiarisco subito che come tecnica e stile, questo racconto è il migliore del gruppo.
C'è proprietà di linguaggio, hai in mano il controllo del POV, i dialoghi sono ben allineati e ben scritti, seppur in un paio di frangenti iniziali mi sono perso chi dicesse cosa a chi.
Il ritmo serrato e la sequenza di avvenimenti che accadono uno dopo l'altro con brevi intervalli di tempo, alla Dan Brown per capirci, fanno il loro dovere e si arriva alla fine della lettura con discreta facilità.
Cosa non mi ha convinto del tutto?
I personaggi.
Certo sono descritti bene, certo sono personaggi storici anche piuttosto noti e quindi conosciuti da quasi tutti.
Certo quindi che ormai non danno quel brivido di curiosità a cui mi sarebbe piaciuto avvicinarmi leggendone le frasi dette e i fatti compiuti da essi.
Robespierre è austero e ligio alla causa.
De Sade è perverso e sadico ( per l'appunto...)
La Contessa Du Barry è nobile e devota alla corona fino al midollo.
Giovanna D'arco è giovane e sacra.
Mi hanno ricordato un po' i personaggi del Cluedo: puoi farci centinaia di partite ma quando muovi la pedina alla fin fine sono sempre loro: Scarlet la donna rossa, Plum il professore viola, Green il prete verde...
E se la storia avesse avuto personaggi perlopiù inventati da zero e quelli storici fossero stati solo comprimari a distanza? Lo avrei gradito di più.
In parte anche le ambientazioni subiscono lo stesso clichè: Versailles è scintillante e barocca, le segrete sono buie e umide, i dungeon pieni di torce, i passaggi sono segreti...

Riassumerei il mio giudizio in questa maniera: Una bellissima e regolare partita a Cluedo.

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Eugene Fitzherbert
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Re: La Devota Vichy, l'Ultima delle Aragoniti

Messaggio#16 » mercoledì 22 luglio 2020, 10:55

Dario17 (e credo che il numero alla fine sia un riferimento alla tua età), non so quanti chilometri di fibra ottica ci separano, ma se fossimo uno di fronte all'altro, ti avrei detto, con la calma e la pacatezza che mi contraddistingue: 'Ma che cazzo stai dicendo?'
In questa sede, mi limito a consigliarti di soppesare bene le parole, soprattutto quando le usi per denigrare e offendere e non per criticare e consigliare. Tutta la tua sparata sul Cluedo (gioco per altro divertente), è una vaccata epocale, che semplicemente dimostra come ancora debba ben capire come impostare un racconto con personaggi storici. Venendo al sodo, prima di 'commentare' il mio racconto e di scrivere quello che hai scritto, ti sei chiesto se cambiando la psicologia dei personaggi, la storia avrebbe funzionato lo stesso? Hai pensato che mostrare Robespierre per quello che è è FUNZIONALE al racconto? E soprattutto serve a dare alla storia l'aspetto di veridicità? Se stravolgo Robespierre, la prima cosa che chiunque mi direbbe è: Questo non è Robespierre! E avrebbe ragione, perdio. Anche in Abramo Lincoln Cacciatore di Vampiri (non proprio una pietra miliare del cinema in costuma) il buon Abe fa il suo fottuto discorso sulla schiavitù, e poi va a combattere in equilibrio su una mandria di cavalli.

Analizzando in dettaglio quanto ti ho detto:
Se Robespierre non fosse così preso dai suioi ideali, avrebbe per caso la voglia di fare tutto questo casino per una cazzo di testa tagliata? Avrebbe corso su è giù per Parigi per performare un rito esoterico? Avrebbe sopportato le torture che De Sade perpetra ai danni di una ragazzina pazza? No, non l'avrebbe fatto.

E la cara Jeanna D'Arc: se non fosse stata così santa e devota, che senso avrebbe avuto resuscitarla da una reliquia? Che significato avrebbe avuto per la Francia? E soprattutto Robespierre si sarebbe sprecato per qualcosa di diverso?

Venendo a De Sade: Le torture alla ragazza altro non sono che un rimando allegorico al romanzo che aveva terminato in quel periodo (la seconda versione, almeno), ovvero Justine o le Disavventure della Virtù, per cui chiaramente non era possibile descriverlo diversamente.

La Contessa Du barry voleva salvare Luigi XVI per essere poi come lui, perché avrei dovuto aggiungere altro?

Il vero gioco in questo racconto non è stravolgere i personaggi, ma alterare gli eventi storici per dar loro un nuovo significato, cosa che tu evidentemente non hai colto. Pazienza.

Sull'ambientazione: ho deciso di seguire il tuo consiglio! Riscrivo tutto da capo: nella catacombe, ci organizzo un rave party pieno di luci coloratissime, Jeanne D'arc sul cubo, De Sade che smercia pasticche di ecstasy, Fabien che si occupa delle bibite e il buon vecchio Robespierre alla console a girare dischi di Denace Medievale! Che ne dici?
Poi, lasciamo stare che sotto notre dame non ci sono catacombe, ma l'ambientazione è talmente posticcia che ha funzionato alla perfezione.
Versailles non è affatto scintillante, ma è lugubre e abbandonata, visto che in quel periodo i Rivoluzionari l'avevano completamente svuotata e trasportato tutte le opere d'arte al Louvre, ed è per questo che non incontrano nessuno per i corridoi.

Che dire: mi hai offeso con tutta la tua tiritera sul Cluedo, davvero, e hai anche dimostrato nello stesso tempo di non aver letto con attenzione il racconto e di non aver capito del tutto quello che c'era scritto tra le righe. Grazie per il contributo.

Dario17
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Re: La Devota Vichy, l'Ultima delle Aragoniti

Messaggio#17 » mercoledì 22 luglio 2020, 13:42

Ehi ehi, che energia! E magari avessi 17 anni!

First of all, io non ho denigrato nè offeso proprio nessuno. Il paragone col gioco del Cluedo è una metafora che ho fatto per farti capire meglio il mio giudizio, non una perculata gratuita.
Rileggi meglio il post, con tutta la calma del mondo: più della metà del commento sono elogi sullo stile.
Quando controbattei io a delle critiche fatte ai miei racconti mi hanno ripetuto in coro, in questa sede, che quì si sta per ricevere critiche o giudizi contrari per imparare, rielaborare e migliorare, altrimenti a che pro tutto questo santo lavoro che gli admin fanno gratis? Su su...Non pensavo di dover puntualizzare questo ad un autore che ha in cascina già 390 post, 7 volte i miei...

Torniamo al tuo racconto.
Vuoi mantenere intatte certe figure storiche cosicchè puoi rimanere in una "confort zone personaggistica" quando le fai correre qua e la per cunicoli e segrete tipo gioco dell'oca? Fallo pure!
Vuoi limitarti ad applicare la solita patina di magia sulle vicende storiche europee tanto in voga negli ultimi anni dall'editoria italiana e non? Non è mica vietato, dacci dentro!
Vuoi che mi spelli le mani applaudendo per l'accuratezza storica di sfondo in cui sicuramente ci hai speso tempo ed energie? Hai il mio rispetto ed il mio apprezzamento.
Ma le mani no, quelle non me le spello.

Nel tuo turbinio di sarcasmo gratuito, hai elaborato involontariamente una chicca originale che, nonostante il palese non-sense,
mi sarebbe piaciuto di più.

E se Robespierre avesse voluto resuscitare Giovanna D'Arco perchè pentito di una Rivoluzione che gli è sfuggita tra le mani, squartando sulla piazza del Mercato Vecchio di Rouen una Du Barry in schiavitù che l'ex rivoluzionario ha vinto in una gara di tiro a segno (così avresti pure il bonus in maniera più netta, senza baionette lanciate cone un giavellotto) con un De Sade dolorante per un cilicio che indossa di nascosto, pentito di tutte le sue porcate?
E se la Pulzella D'orleans, a rito compiuto, si fosse palesata come una vera e propria potenza demoniaca di cui la Storia ha cercato di coprirne orrori ed errori?
Non è coerente alle tue "Disavventure della Virtù"? Eh no. Però ti avrebbe messo alla prova, avresti dovuto sudare di più per sparigliare le carte nella tua mano e stendere un racconto più complicato, originale, sovversivo e provocatorio verso un lettore X che conosce Robespierre e De Sade solo per le 3 pagine sui libri di Storia e qualche partitina ad Assassin's Creed: Unity.
Ed io lo avrei apprezzato moooolto di più, anche fosse stato scritto peggio di quello proposto qua.
Ma ehi, alla fin fine chi sono io per dare il mio giudizio? Beh, sono uno del gruppo Stoccolma 1912 a cui è toccato commentare e classificare i racconti del tuo gruppo. Sono un incompetente? Può darsi di sì, può darsi di no, chi lo sa?

Pace e amore, Ad maiora!

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el_tom
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Re: La Devota Vichy, l'Ultima delle Aragoniti

Messaggio#18 » mercoledì 22 luglio 2020, 17:29

Ciao Eugene e piacere di leggerti.
Il tuo racconto mi è piaciuto e divertito, la trama è senza dubbio insolita e ti muovi nell’ambientazione storica con passo sicuro.
Se proprio devo trargli un difetto sta proprio nella trama, sono piccolezze ma a qualcosa dovrò pur aggrapparmi per giustificare la classificazione.
Il ruolo di De Sade mi ha destabilizzato fin da subito, non tanto per le sue simpaticissime manie ma più per il fatto che un marchese, quindi nobile, aiuta Robespierre in un’impresa parallela alla rivoluzione, per eliminare la nobiltà colpevole di essere inumana oltre che per eliminarla perché nobile e basta. In teoria, e pure in pratica a quanto pare, pure il marchese è un mostro, un po’ in tutti i sensi. Ora, i traditori nella storia ci sono sempre stati, i doppiogiochisti pure, nella rivoluzione francese poi… quindi di per sé non è che ci sia un errore, solo che mi è balzato all’occhio e mi ha rovinato un po' il finale.
Secondariamente il ruolo della Giovannona transalpina, come simbolo di una Francia moderna non l’avrei vista molto adatta, come minimo avrebbe portato a una sorta di potere teocratico, ma sono mie speculazioni fine a se stesse in quanto il ruolo più attivo che ha nella storia è dire “Oh cazzo, ho lasciato aperto il gas!” e finire come carbonella assieme alla giovane compagna di giochi di De Sade.
Per questo e per il potere conferitomi dal forum ti ho piazzato al secondo posto.
A presto 
La frase più pericolosa in assoluto è: Abbiamo sempre fatto così.

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