AMO I MIEI MOSTRI

Appuntamento fissato per lunedì 16 novembre dalle 21.00 all'una con un tema di Scilla Bonfiglioli!
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marco.roncaccia
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AMO I MIEI MOSTRI

Messaggio#1 » martedì 17 novembre 2020, 0:39

Amo i miei mostri.

Per esempio, Bruno. Cinquant'anni suonati. Occhiali spessi con montatura di tartaruga, pelle molto grassa e i pochi capelli ai lati della testa lunghi e unti
Lavorava in una libreria del centro, specializzata in testi scolastici.
A settembre era sempre molto indaffarato. Adocchiava le ragazzine che si accalcavano con la lista dei libri e quando ne trovava una di suo interesse, di solito delle medie, si appuntava su un taccuino nome della scuola, classe e sezione. Le seguiva, approfittava della calca sull’autobus o della fila al Mac per masturbarsi di nascosto sotto un pastrano beige che indossava sopra un completo marrone di flanella. Quando stava per venire tratteneva i suoi rantoli, apriva il soprabito e schizzava sui vestiti delle bimbe, senza farsi vedere.
Col telefono poi fotografava l’opera appena realizzata.
Sono rimasta impressionata dalla collezione di foto di dodicenni imbrattate di sperma.
Mi ha detto che quando ci andava lui, alle medie, le ragazzine non lo calcolavano. Dicevano che era brutto, grasso e untuoso. Da allora non era mai riuscito a rivolgere la parola a una donna che gli piacesse, senza balbettare. Solo quando si trovò al bancone della libreria iniziò a sentirsi a suo agio.
Mi emozionava la luce che vedevo nei suoi occhi quando raccontava di quelle ragazzine. Sia che volessero lasciare i libri dell’anno precedente in conto vendita, sia che dovessero acquistare i libri dell’anno scolastico in corso, Bruno si prendeva il suo tempo, faceva loro domande, ponderava le risposte e faceva le sue scelte. Di solito con il seno piccolo, magre, capelli lunghi e setosi. Quelle che gli davano del lei e che mostravano una certa deferenza nei suoi confronti. L'umanità ferita, in cerca di riscatto, ecco cosa mi piace di queste persone.
Accarezzavo la parte glabra della sua testa, lui si rilassava e si apriva con me.

E che dire di Ana?
Ci tengo molto a lei. Faceva le pulizie nella banca di Piazza Vittorio.
Tutte le mattina scavalcava i corpi dei barboni che dormono sotto i portici della piazza maledicendoli nella sua lingua. Il suo momento preferito della giornata era poco prima di staccare, quando usciva con un secchio pieno di acqua sporca e con la scusa di svuotarlo nel tombino faceva la doccia a quegli ubriaconi maledetti.
Una volta ha lasciato di proposito un bric del vino che aveva riempito per metà con della candeggina.
Mi ha detto che si è appostata al tavolino del bar a fianco ad aspettare. Non sapeva descrivere il godimento di quando ha visto quella mano nera di morchia uscire da sotto i cartoni per afferrare il contenitore.
Anche il suo patrigno, puzzava di alcol scadente e sigarette quando premeva la sua bocca contro la sua, fino a farle male.
Mentre raccontava le ravviavo i capelli biondi, visto che lei non poteva. Le dicevo che la capivo perfettamente, che non potevo assolutamente biasimarla.

Con Matteo, poi ho un debito. Ho imparato molto da lui. E poi da quando non c’è più vivo praticamente a casa sua.
Riposi in pace.
Trovatello, cresciuto dalle suore, lavorava al mattatoio e la sua esperienza professionale l’aveva messa a servizio del suo hobby.
Aveva una predilezione per gli immigrati dell’est Europa. Di solito li individuava al bar della stazione degli autobus. Gli offriva qualcosa da bere, versava un po’ di GHB nel drink e se li portava qui. A volte continuava a parlarci mentre li sezionava.
Non aveva un particolare motivo per avercela con loro. E’ che nessuno notava la scomparsa.
Poteva concentrarsi su ciò che gli piaceva veramente, il punto di vista sul corpo umano, quando lo scruti dall’interno.
Ci ho messo molto a separarmi da lui, lo tenevo sedato, legato al suo stesso tavolaccio di marmo. Mi prendevo cura di lui lavando e lenendo con cura le ferite inferte per fare esperienza con gli attrezzi.
Alla fine mi sono decisa, non vedevo l'ora di portare a compimento la mia prima opera.
Una cosa diceva sempre, quando finisco mi faccio una doccia e insapono con delicatezza tutta la superficie del corpo.
E’ quello che farò non appena avrò finito con te.
Ultima modifica di marco.roncaccia il martedì 17 novembre 2020, 0:56, modificato 1 volta in totale.



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antico
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Re: AMO I MIEI MOSTRI

Messaggio#2 » martedì 17 novembre 2020, 0:43

Ciao Marco! Tutto ok con i caratteri e il tempo, buona SCILLA BONFIGLIOLI EDITION!

alexandra.fischer
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Re: AMO I MIEI MOSTRI

Messaggio#3 » martedì 17 novembre 2020, 7:35

AMO I MIEI MOSTRI di Marco Roncaccia Tema centrato con una piccola folla di mostri. La protagonista rimane sullo sfondo, ma si capisce che è una di loro. Prima descrive Bruno, il poco attraente libraio pedofilo-voyeur fissato con le ragazzine, poi passa ad Ana (donna delle pulizie in banca) dall’impulso umanitario nei riguardi dei barboni assiepati sotto i portici della piazza (sì, lo vedo così. L’acqua sporca con la quale li lava a suo modo, e anche quell’ultimo gesto, il contenitore di vino alla candeggina offerto al barbone. Mi ha fatta pensare a “Uomini e Topi” di Steinbeck, con l’omicidio del ritardato. Un modo di far smettere di soffrire; che poi ci sia anche una ritorsione nei riguardi del patrigno stupratore, ci sta, dà una certa complessità al personaggio). Poi, si passa al serial killer Matteo, specialista nel sezionare immigrati dell’est Europa e maestro della Nostra (grazie anche all’esperienza nel mattatoio). Lei ha imparato bene la lezione (e ha messo in pratica il detto: “Uccidi il maestro”), e ora, sul finale, è alle prese con una vittima. La storia è ben scritta, ma le manca un po’ di collante (ti spiego: siccome c’è una vittima finale alla quale la Nostra si rivolge, dovresti partire con qualcosa tipo: “Non agitarti, finirà presto. Non sono poi così cattiva, ho degli amici anch’io, ad esempio, Bruno…”; oppure potresti dare un volto alla vittima: può anche essere una ragazzina che ha offeso Bruno, un barbone che vuole denunciare Ana, un immigrato che manca da una lista lasciata da Matteo). Oppure è lei stessa una vittima di abusi da parte di un patrigno alcolizzato e straniero e cerca vendetta. Prendili come umili consigli.

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marco.roncaccia
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Re: AMO I MIEI MOSTRI

Messaggio#4 » martedì 17 novembre 2020, 15:27

Ciao Alexandra, grazie per il commento e per i consigli sempre ben accetti. Due parole per spiegarti gli intenti e perché l'ultima vittima compare solo all'ultimo e il lettore non la visualizza.
Ho pensato, per questo racconto di lasciare sul vago il contesto in cui la protagonista racconta la sua storia di serial killer, anche forzando un po' le regole dello storytelling perché mi piaceva la frase finale. Ho immaginato che leggendo la frase finale il lettore potesse avere due reazioni: la prima, di capire che il racconto si svolge sul luogo del delitto e quindi realizzare solo alla fine perché e a chi sta raccontando la sua storia, ma la cosa che mi ha convinto di più è la seconda chiave di lettura che sfonda la "quarta parete". Quel "E’ quello che farò non appena avrò finito con te."allora diventa una minaccia diretta della protagonista al lettore, ieri all'una quasi di notte mi sembrava una conclusione potente che meritava il sacrificio di quello che molto bene hai individuato. Anche stamattina rileggendo sono rimasto della stessa opinione.
buon contest

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MatteoMantoani
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Re: AMO I MIEI MOSTRI

Messaggio#5 » martedì 17 novembre 2020, 19:03

Ciao Marco, piacere di leggerti. Il tuo racconto segue una traccia molto lineare, tre ricordi che vengono evocati allo scopo di descrivere la natura della voce narrante, una specie di riedizione del protagonista del telefilm di Dexter. L’impianto regge fino alla fine, i tre episodi sono cupi e ben resi. Purtroppo già dopo il primo ricordo ho capito dove volevi andare a parare, quindi leggere gli altri due non è stato così rivelatorio, ma una conferma graduale dell’idea che mi avevo fatto. Forse il difetto sta proprio in questa prevedibilità, complice anche il fatto che conosco Dexter. Per il resto non ho molti appunti da farti, la lettura procede dall’inizio alla fine senza intoppi, non sono dovuto tornare indietro a rileggere per capire meglio e questo è necessario in una narrazione scorrevole. Avrei messo i due punti al posto della virgola, qualche volta, per esempio nella primissima riga: “Amo i miei mostri, per esempio: Bruno”. Forse qui ci stava anche senza niente.
Non so se ha senso, ma forse togliere le ultime righe dei paragrafi che vanno un pochino ad anticipare il colpo di scena, ad esempio: “Accarezzavo la parte glabra della sua testa, lui si rilassava e si apriva con me.”
In generale il racconto mi è piaciuto, peccato per il fatto che mi sia mancata la sorpresa finale. A rileggerti la prossima!

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maurizio.ferrero
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Re: AMO I MIEI MOSTRI

Messaggio#6 » martedì 17 novembre 2020, 20:45

Ciao Marco, piacere di leggerti.

Sei riuscito a descrivere una serie di personaggi disgustosi, uno peggiore dell'altro. Molto più facile raccontare di personaggi belli e virtuosi. Per questo, ti faccio i miei complimenti.
Hai impostato la narrazione con il preciso intento di creare un crescendo, ma la cosa funziona solo in parte. Purtroppo ho intuito già dalla fine della descrizione del primo personaggio dove saresti andato a parare, intuizione che poi si è rivelata corretta.
L'idea e l'obiettivo che ti eri prefissato sono comunque andati in porto, non fraintendetemi. Solo, non al 100%, dato che l'intuire il finale mi ha spezzato il ritmo.
Ti rinnovo il plauso alla descrizione dei personaggi che hai fatto, vero pezzo forte del tuo racconto. Ognuno racconta una piccola storia sporca, imbastita ad arte per farli alla fine cadere nelle mani di questa Dexter al femminile.

A presto!

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wladimiro.borchi
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Re: AMO I MIEI MOSTRI

Messaggio#7 » mercoledì 18 novembre 2020, 13:42

Ciao Marco,
declinazione del tema non originalissima ma presa in pieno.
Trattandosi di un monologo della protagonista, all'atto di incidere l'ascoltatore, il racconto è tutto "tell" e poco immersivo.
Sei riuscito comunque a farci percepire chiaramente il personaggio "narrante" mediante le espressioni utilizzate.
Il crescendo funziona e, sì, concordo con gli altri, ha la pecca di svelarsi troppo presto.
C'è un twist che, comunque, a me è arrivato inatteso: il momento in cui scopriamo di essere noi lettori quelli legati al tavolo operatorio (qui secondo me recuperi in punti sorpresa).
A rileggerci presto.
W

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marco.roncaccia
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Re: AMO I MIEI MOSTRI

Messaggio#8 » giovedì 19 novembre 2020, 8:17

Salve, mentis, maurizio e Wladimiro.
vi ringrazio per i vostri commenti. Sono contento di quello che vi è arrivato del mio racconto.
Permettetemi però di dire la mia su questa cosa della "sorpresa finale". In genere rifuggo i racconti basati sulla sorpresona e sullo spiazzamento del lettore, semplicemente perché per costruire l'effetto finale l'autore è di solito costretto a sacrificare il racconto.Cioè se l'autore è concentrato a portare il lettore dal punto A al punto B, il viaggio diventa secondario.
Dopo Dexter, sono d'accordo con voi, parlare di killer di serial killer non è originale. Ma prima di lui il noir, l'hardboiled ci hanno già regalato un sacco di persecutori di mostri anche essi con la loro bella zona d'ombra.
Un gioco possibile, è anche quello di suggerire il finale e portare il lettore a verificare se quello che ha intuito è corretto o no.
In questo gioco, la lettura prosegue solo se il viaggio del racconto è piacevole.
Mi è capitato di leggere un racconto sull'inserto "Lettura" del Corriere della Sera, "Assassini in famiglia" di Cristopher Bollen in cui il gioco è questo. Si capisce presto dove si vuole andare a parare e quindi ci si concentra sulla strada che ci porta verso la destinazione conosciuta. Ecco, se il racco to vi ha intrattenuti, se le storie dei quattro personaggi sono state interessanti da indagare io penso di aver ottenuto il risultato sperato ... con buona pace della sorpresona.
Buon contest a voi e a rileggerci

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MatteoMantoani
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Re: AMO I MIEI MOSTRI

Messaggio#9 » giovedì 19 novembre 2020, 9:33

marco.roncaccia ha scritto:Salve, mentis, maurizio e Wladimiro.
vi ringrazio per i vostri commenti. Sono contento di quello che vi è arrivato del mio racconto.
Permettetemi però di dire la mia su questa cosa della "sorpresa finale". In genere rifuggo i racconti basati sulla sorpresona e sullo spiazzamento del lettore, semplicemente perché per costruire l'effetto finale l'autore è di solito costretto a sacrificare il racconto.Cioè se l'autore è concentrato a portare il lettore dal punto A al punto B, il viaggio diventa secondario.
Dopo Dexter, sono d'accordo con voi, parlare di killer di serial killer non è originale. Ma prima di lui il noir, l'hardboiled ci hanno già regalato un sacco di persecutori di mostri anche essi con la loro bella zona d'ombra.
Un gioco possibile, è anche quello di suggerire il finale e portare il lettore a verificare se quello che ha intuito è corretto o no.
In questo gioco, la lettura prosegue solo se il viaggio del racconto è piacevole.
Mi è capitato di leggere un racconto sull'inserto "Lettura" del Corriere della Sera, "Assassini in famiglia" di Cristopher Bollen in cui il gioco è questo. Si capisce presto dove si vuole andare a parare e quindi ci si concentra sulla strada che ci porta verso la destinazione conosciuta. Ecco, se il racco to vi ha intrattenuti, se le storie dei quattro personaggi sono state interessanti da indagare io penso di aver ottenuto il risultato sperato ... con buona pace della sorpresona.
Buon contest a voi e a rileggerci



Ciao Marco, capisco perfettamente. Purtroppo avendo così poco spazio uno degli espedienti per fare divertire il lettore è proprio creare un ribaltamento o un colpo di scena finale tale per cui il "viaggio" sia un gioco che fa divertire il lettore ribaltando la sua interpretazione. Personalmente trovo questo espediente il più efficace ma uno dei più difficili da ottenere, perché il twist deve comunque essere imprevedibile e il rischio è che invece non lo sia (vedi il mio tentativo nell'edizione precedente).
Il rischio di mostrare una trama con dettagli anche vividi e suggestivi ma che ricalcano un genere conosciuto è quello di scatenare il sentimento del "già visto", che purtroppo non conduce il lettore in posti nuovi, ma piuttosto lo fa divertire solo se i posti che vede nel viaggio sono cose che apprezza già per suo gusto.
Quindi: se il tuo intento era di solleticare la fantasia di un lettore già avvezzo e amante di questo tipo di storie, direi che ci sei riuscito; però se il tuo intento era invece proporre qualcosa di nuovo e creare un twist, allora no. Dal tuo commento sopra direi che devo interpretare le tue intenzioni secondo la prima ipotesi, quindi il mio giudizio sul risultato che hai ottenuto è senz'altro positivo. Hai creato una variazione sul tema di Dexter che mi è piaciuta, proprio grazie ai "casi" di serial killer che descrivi.
Se posso permettermi un consiglio: se vuoi proseguire su questa strada dovresti puntare di più sull'immersione e rendere i particolari che descrivi con la tecnica del show don't tell, in questo modo "l'esperienza" del lettore anche se "già vista" sarà ancora più vivida ed emozionante: e in un thriller questo non può che essere d'aiuto.
Buona gara!

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Alfabri
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Re: AMO I MIEI MOSTRI

Messaggio#10 » giovedì 19 novembre 2020, 16:43

Ciao Marco e piacere di leggerti.
C'è un qualcosa che non mi torna al 100% in questo racconto, ma non riesco a metterlo bene a fuoco. L'idea è che una personalità disturbata faccia da "giustiziere", segregando e uccidendo malamente alcune persone, sulla base di comportamenti ignobili che esse hanno messo in atto. Però nel contempo queste persone devono essere "un'umanità ferita, in cerca di riscatto", e nel contempo la protagonista stringe un legame che pare sincero con loro... Non so, percepisco un cortocircuito di fondo ma non riesco a scioglierlo chiaramente. Forse mi viene difficile collegare l'affinità elettiva tra killer e vittima con l'omicidio... Si può uccidere perchè ci si rivede in qualcuno?
Vabbè sto diventando tedioso e pignolo, per il resto di posso dire che la lettura scorre con piacere e attira parecchia curiosità fino alla fine, dove comunque riesci con la chiusa a seminare un po' di inatteso (la protagonista svela che noi siamo la prossima vittima).
Avrei tagliato solo questa frase, veramente superflua: "Sia che volessero lasciare i libri dell’anno precedente in conto vendita, sia che dovessero acquistare i libri dell’anno scolastico in corso". Il discorso poteva ripartire direttamente da Bruno.
Alla prossima!

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Mauro Lenzi
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Re: AMO I MIEI MOSTRI

Messaggio#11 » giovedì 19 novembre 2020, 22:46

Ciao Marco,
se ti può interessare come feedback statistico, anche io avevo intuito presto la situazione. Il rivolgersi al lettore è un espediente che non incontra i miei gusti, ma ho apprezzato l’idea. Non mi ha spiazzato perché, essendo tutto in tell, mi sentivo implicitamente già l’interlocutore. E qui volevo arrivare: questa scelta stilistica porta comunque a un monologo sospeso, e per arrivare al twist finale si è sacrificata l’immersione sensoriale del lettore / vittima. A mio giudizio questa è il principale problema di questa tua scelta. Ma l’hai fatta consapevolmente e con un certo coraggio. E direi che l’hai anche gestita bene, pur che ho qualcosa da farti notare, che spero ti sarà utile.

Bruno per me rappresenta il pezzo forte del racconto, e lo prendo a paragone degli altri. Nota: è definito: “brutto, grasso e untuoso”; ho avuto il dubbio che per untuoso intendessi rimarcare il fatto che fosse unto, quando in realtà untuoso vuol dire viscido. Però, untuoso come viscido non lo vedrei bene, perché si sta associando una aspetto caratteriale ad altri estetici. Nulla di grave, però in questa fase si sta spingendo sul creare una sorta di empatia per il “mostro”, e se può essere visto come ingiusta la sua sofferenza per motivi estetici, se viene invece allontanato in quanto persona viscida, l’empatia viene a cadere.
Per cui, io leverei untuoso. Non lo sostituirei neppure con unto, perché si è capito e comunque due aggettivi sono già sufficienti. Oppure, meglio ancora, dì come lo soprannominavano. Che so, lumaca. Rende l’idea e suona più concreto di un elenco di aggettivi.

Ana non ha dettagli altrettanto approfonditi e vividi. Eviterei che la voce narrante commenti: “quegli ubriaconi maledetti” perché sembra che sia una considerazione dell’assassina, e non di Ana. In questa fase si sta creando disgusto per Ana, per cui meglio togliere questo genere di dubbi. In più, per quanto possa aver fatto cose peggiori di quelle fatte da Bruno, non risultano altrettanto forti. In parte perché sono delineate meno, in parte perché ai sensi del lettore non arrivano le conseguenze dirette di quel che ha fatto: vede una mano che prende il vino, poi sta a lui ipotizzare cosa sarebbe successo. Per esempio, fai contorcere il barbone nell’indifferenza dei passanti, fagli sputare muco e sangue mentre i soccorsi in ritardo lo portano via. E magari poi Ana non l’ha più visto, o lo ha rivisto rovinato e tremante per sempre, e ne ha goduto. Così è veramente peggio di un Bruno.

Per Matteo la situazione è ancora in calare, per quanto sia il peggiore di tutti, manca un elemento importante. Il perché lo fa. È l’elemento disturbante, il fatto che ognuno di quei “mostri” sia così per un motivo. Su Matteo non è stata costruita nessuna empatia. Il “e alla fine mi sono decisa” è chiaro, però molto vago. Può darsi che per te sia un bene lasciare il lettore nel dubbio, ma io invece avrei preferito un dettaglio più chiaro sulla sua fine, che aumentasse il mio disagio.


Alcune note.

“E’ che nessuno” , giusto per farti notare che ci andrebbe una E accentata e non apostrofata.

Alla tua sensibilità:
“Bric” è una parola che, seppur ho capito, ho avuto difficoltà a trovare. Credo che il termine più corretto sia “Brick” che comunque è straniero. Io lo sostituirei con qualcosa di più chiaro a tutti, il cartone del vino ad esempio.
“…insapono con delicatezza tutta la superficie del corpo.” Ho trovato il termine “superficie” un po’ scientifico, non proprio adatto al contesto, dove avrei sentito un più diretto, e sensoriale, “pelle”, per esempio.

Uso improprio delle virgole, quando mettono una pausa dove non serve:
non era mai riuscito a rivolgere la parola a una donna che gli piacesse, senza balbettare.
Anche il suo patrigno, puzzava di alcol scadente

…E dove la pausa dovrebbe essere più lunga, con esempi di come farei io
Ci ho messo molto a separarmi da lui, (punto, o punto e virgola) lo tenevo sedato, legato al suo stesso tavolaccio di marmo
Una cosa diceva sempre, (due punti) quando finisco mi faccio una doccia e insapono con delicatezza tutta la superficie del corpo.


Fatico a dare un giudizio complessivo dell’opera; da un lato la tua scelta non rappresenta quello che mi piace leggere. Ciò nondimeno ne hai avuto un buon controllo, e questo è per me apprezzabile. Nel bilanciamento positivo / negativo la vedo comunque bene. Tra l’altro ha una centratura della traccia che mi pare sopra la media delle opere qui mostrate, e non era facile.
Ultima modifica di Mauro Lenzi il lunedì 23 novembre 2020, 15:00, modificato 1 volta in totale.

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marco.roncaccia
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Re: AMO I MIEI MOSTRI

Messaggio#12 » sabato 21 novembre 2020, 11:27

Buon fine settimana a voi!
@Mentis ti ringrazio ancora del commento e dello scambio di vedute, oltre l'aspetto competitivo della gara. Se ti fa piacere e se non lo conosci già ti consiglio "senza trama e senza finale" di Anton Cechov, un compendio di 99 consigli di scrittura dal titolo eloquente (rispetto all'impostazione teorica).
@Alfabri Ti ringrazio perché mi dai l'opportunità di chiarire un aspetto importante del mio racconto. Hai colto esattamente l'aspetto che mi ha portato a scrivere questo racconto... il "What if" e cioè: "cosa succederebbe se ci fosse un serial killer che seleziona le sue vittime in base alla loro mostruosità e alla possibilità di creare una forte empatia con esse?" La mia protagonista imprigiona, interroga e coccola (accarezza) le sue vittime. È il suo rituale. Il motivo? Ce ne possono essere tanti a livello psicologico, dalla ricerca (senza successo) di una accettazione della propria mostruosità al voler sgomberare il campo dai propri simili per essere unica, solo per citarne due.
@Mauro Lenzi ... ti vorrei come editor quando mi capita di pubblicare! Per fortuna mi sembrano tutti peccati veniali.

Dario17
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Re: AMO I MIEI MOSTRI

Messaggio#13 » domenica 22 novembre 2020, 19:00

Il monologo da psicologo-serial killer che si rovescia improvvisamente col twist finale è un classico, ma devo dire che il tuo stile senza sbavature opera una discreta esecuzione del tutto.
Qualche piccolo dubbio sulla sospensione dell'incredulità per quanto riguarda il maniaco sessuale protagonista della prima trance; d'accordo la compulsività del gesto e la tecnica del soprabito, ma che riesca sistematicamente a "scaricarsi" addosso alla gente con comprendente foto ricordo senza farsi beccare da una delle ragazzine sembra poco plausibile. La seconda e la terza vittima sono già più realistiche e forse anche più banalotte.
Cominciare con "per esempio, Bruno", oltre a far trapelare un monologo orale, è una scelta opinabile e anche un po' goffa. Partire con nome ed età l'avrei preferito.
Il racconto l'ho bevuto dall'inizio alla fine tutto di un fiato e l'ho gradito, ma non mi ha lasciato particolari segni o anche particolari nitidi su cui far stagnare i miei pensieri una volta finito.
Tema al 100%

SaraPerrone91
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Re: AMO I MIEI MOSTRI

Messaggio#14 » domenica 22 novembre 2020, 22:28

Ciao, Marco!
Ho letto il tuo racconto con piacere, anche se devo ammettere che ho dovuto rileggere la frase finale un paio di volte prima di capire bene il senso. Mi riferisco in particolar modo alla penultima frase: “ Una cosa diceva sempre, quando finisco mi faccio una doccia e insapono con delicatezza tutta la superficie del corpo.”
È stata pronunciata da Matteo, giusto? Se è così, sarebbe stato meglio segnalarlo tramite delle virgolette o con l’uso del corsivo, così da rendere più agevole la lettura.
Passando alla descrizione dei personaggi, devo dire che nella loro “mostruosità” li ho trovati ben tratteggiati: ti confesso che ho avuto un moto di ribrezzo per Bruno, una simpatia per Ana e un sentimento contrastante per Matteo.
Un po’ meno ho inquadrato la protagonista: non capisco quale sia il suo movente. Matteo le ha fatto da maestro, ma mi sarebbe piaciuto avere qualche informazione in più su di lei, non solo sui suoi mostri, anche se comprendo bene che il numero dei caratteri possa aver influito.
Il tema, comunque, è stato ben rispettato.
A presto!
Sara

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RobertMass
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Re: AMO I MIEI MOSTRI

Messaggio#15 » lunedì 23 novembre 2020, 23:30

Ciao Marco.
Come diceva Nietzsche: "Quando guardi a lungo nell'abisso, l'abisso ti guarda dentro". La protagonista che rende striscianti i mostri che combatte, è lei stessa un mostro, per sua stessa ammissione, quando dice di aver imparato dal sezionatore d'immigrati dell'Est Europa. La storia è ben scritta. Non ci sono dialoghi ma questo, secondo me, non appesantisce affatto la narrazione che sembra appunto la lunga confessione della vendicatrice. E il mito dell'acqua purificatrice sappiamo già che non funzionerà!
A rileggerci.

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marco.roncaccia
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Re: AMO I MIEI MOSTRI

Messaggio#16 » martedì 24 novembre 2020, 14:32

Grazie per i commenti e per le osservazioni
@RobertMass Beh la citazione di Nietzsche è molto gradita
@Dario17 Su "Per esempio" hai ragione ... peraltro 11 caratteri preziosi da spendere altrove!
@SaraPerrone91 Ciao Sara, a parlare è sempre la misteriosa protagonista, anche quando riporta quello che dice Matteo, sul virgolettato forse hai ragione, anche se non lo amo e preferisco forzare un po' la mano e non appesantire il testo.

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antico
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Re: AMO I MIEI MOSTRI

Messaggio#17 » mercoledì 2 dicembre 2020, 15:37

Molto bello, davvero. Mi fermo al pollice quasi su solo perché, come ha evidenziato anche Lenzi, presenti situazioni di qualità calante quando invece non dico che dovrebbe essere a salire, ma perlomento mantenere il livello. Si legge tutto benissimo e con gran gusto, ma la mia percezione è stata quella sin dal racconto di Ana. Sono consapevole che così rischio di perdere il racconto per la Vetrina, ma aggiungo anche un altro aspetto che andrebbe migliorato: i riferimenti al lettore. Molto bene farlo sul finale, ma credo che se tu dedicassi qualche semina qua e la nel testo non potrebbe che giovarne. In ogni caso: complimenti.

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