Il mestiere del chiamato

Appuntamento fissato per lunedì 16 novembre dalle 21.00 all'una con un tema di Scilla Bonfiglioli!
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wladimiro.borchi
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Il mestiere del chiamato

Messaggio#1 » martedì 17 novembre 2020, 0:16

Il mestiere del chiamato

Un trillo lo strappò al sogno. Si mise seduto con la testa ancora annebbiata. Sentiva le mutande impiastricciate e l’erezione sugli attenti. Cazzo, ancora! Lo schermo dello smartphone brillava sulla cassapanca in fondo ai piedi. Ruotò il busto fino a capovolgersi e si lasciò cadere di nuovo sul letto, allungando le braccia dietro alla testa.
Agguantò il telefono e l’appoggiò all’orecchio.
«Pronto, vaffanculo chiunque tu sia!»
La linea pareva disturbata.

«Quando il male si manifesta si forma come un campo elettrico.
Alcuni strumenti possono registrarne la vibrazione nell’aria.»


«Marco, sono io: Sergio. Lei è qui, è tornata, lo sento!»
Le parole erano interrotte dal gracchiare della corrente. Inutile chiedere altre spiegazioni.
«Dove sei?»
«Sono da me. L’ho sentita strisciare fuori dalla porta. Sento raschiare sul pavimento del corridoio. È qua fuori, non ci metterà troppo a entrare. Stavolta è finita!»
Marcò saltò dal letto e iniziò a indossare i calzoni «Metti qualcosa davanti alla porta, volo!»

«Quando un modello V1R viene attaccato da un Mantis avete meno di mezz’ora per intervenire.
Nella maggior parte dei casi arriverete tardi.
Questo è il motivo per cui un “chiamato” non deve mai affezionarsi...»


Indossò la camicia scendendo le scale due a due. Perse l’equilibrio sull’ultima rampa. Per poco non si spaccò la testa contro la corsia dell’alveare. La cella di Sergio era la sesta a sinistra.
Con un balzo era di nuovo in piedi. Iniziò a correre, con le vene che gli scoppiavano nelle tempie e i polmoni che sembravano esplodere.
Una, due, tre...
Ce la poteva fare: lo avrebbe salvato, contro ogni statistica, con o senza il benestare del Prof. Arona e le sue lagne sull’etica del “chiamato”.
Quattro, cinque...

«Ricordate sempre che il mantis è traditore, bugiardo e assassino.
Userà qualsiasi stratagemma per soggiogarvi!»


Sei…
La porta della cella era spalancata.
Il pavimento era rosso, come se qualcuno ci avesse fatto cadere un intero secchio di vernice.
Il mantis era in piedi davanti alla cuccetta: nudo, con i seni rotondi e gonfi coperti di sangue, il bacino di Sergio ancora stretto tra le cosce. Del ragazzo restava solo la parte inferiore, con brandelli di intestino che cadevano lungo le natiche come bruchi vermigli.
Il demone fissò Marco con occhi smeraldo e gli lanciò contro una sfera bitorzoluta.
«Cercavi questa?»
La voce era una melodia di fate.

Il mantis ha l’aspetto di una donna di una bellezza inimmaginabile e
un corpo che è lussuria fatta carne.
I suoi pensieri sono perversi e dalla sua bocca stillano parole di desiderio.


Marco l’afferrò al volo: era la testa di Sergio, che lo fissava con espressione beata.
Un groppo gli salì alla gola. Si impose di non piangere.
«Che cosa gli hai fatto, puttana?»
La donna si accarezzò dolcemente i capezzoli, allargando le gambe e lasciando cadere a terra il pasto lasciato a metà: «Nulla che lui non abbia voluto, dall’inizio alla fine.»
Fiutò l’aria dinanzi a sé, come una cagna in calore.
«Hai le mutande bagnate, ne sento l’odore. Vieni,» Allungò le braccia «c’è posto anche per te, quaggiù» e ammiccò al proprio sesso lucido di umori.
Marco estrasse il pugnale rituale dalla cintola e glielo puntò alla gola.
«Sto per mandare altra di merda all’inferno. C’è un sacco di posto anche lì!»
Gli occhi della donna cambiarono espressione e si tinsero di un velo grigio. Due lacrime pesanti le rigarono le guance: «Hai vinto, Uccidimi! Serviamo solo a questo io e te: ad ammazzare. Io almeno lo faccio per vivere, per nutrirmi. Tu uccidi per vendetta. Chi è il vero malvagio?»
Marco si sentì stordito.
Il matis può scegliere? O lo puniamo per peccati che non può rinnegare? Per un bene che non può preferire, per essersi discostato da una via che non può percorrere?
Le sue riflessioni furono interrotte dalla mano artigliata della donne che sin infilava a forza nella sua pancia. Era come se i denti di cento topi lo divorassero dall’interno.
Urlò, mentre altro sangue bagnava il pavimento, scorrendogli caldo fra le gambe.
«Peccato, ci potevamo divertire.»
Il demone appoggiò le labbra sulle sue e iniziò a succhiare via il rosso che gli gorgogliava dalla bocca.

«Non perdonate mai!
È solo colpa del perdono, della nostra umanità, se i malvagi controllano la terra!»
Ultima modifica di wladimiro.borchi il martedì 17 novembre 2020, 0:18, modificato 1 volta in totale.



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antico
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Re: Il mestiere del chiamato

Messaggio#2 » martedì 17 novembre 2020, 0:18

Ed ecco il Campione d'Era in carica! Caratteri e tempo ok, buona SCILLA BONFIGLIOLI EDITION, Wladimiro!

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Fagiolo17
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Re: Il mestiere del chiamato

Messaggio#3 » martedì 17 novembre 2020, 19:27

Ciao Wlad e piacere di leggerti.
Il racconto mi è piaciuto, mi è piaciuta la gestione "particolare" delle informazioni con il doppio piano di scrittura. Credo avrebbe meritato più battute, come molti racconti scritti per Minuti Contati, ma questo in particolare.
Hai suscitato la mia curiosità, ma molte informazioni mi sono rimaste occluse, purtroppo.
In questo dialogo: "«Sto per mandare altra di merda all’inferno. C’è un sacco di posto anche lì!»" non ho capito il significato, anche se credo ti sia scappata una parola.
Comunque davvero un'ottima prova, ma dal campione in carica non mi aspettavo niente di meno.

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MatteoMantoani
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Re: Il mestiere del chiamato

Messaggio#4 » martedì 17 novembre 2020, 23:05

Ciao Wladimiro. Non devo commentare il tuo pezzo, però ho pensato comunque di scriverti due righe per dirti che mi è piaciuto molto. Manca un po' di contesto in più, è vero, non si riescono a cogliere molti dettagli, come il V1R e il mestiere da cui il titolo, però trovo l'idea molto buona. Penso che con più tempo e più spazio verrebbe fuori proprio un racconto coi fiocchi. Buona gara!

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Emiliano Maramonte
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Re: Il mestiere del chiamato

Messaggio#5 » mercoledì 18 novembre 2020, 12:07

Ciao Wlad! Sono proprio contento che tu sia capitato nel girone che devo commentare... ma ti avrei letto comunque... ;-)
Come racconto horror è eccezionale! Scritto con mano attenta, col giusto livello di gore, e capace di suscitare brividi di inquietudine e ribrezzo... e se lo dico io che sono un grande appassionato di horror!
Mi è piaciuto molto anche per l'atmosfera "esoterica" che ti precipita in un mondo corrotto, malefico e sporco. Bravo, proprio quello che cerco in una storia horror.
Qualche inconveniente c'è. Ad esempio la tendenza che hai a inserire citazioni e riferimenti "esterni" durante la narrazione. Questi inserti creano un duplice problema: interrompono bruscamente la tensione narrativa e danno al lettore la scomoda sensazione che tu, come autore, esprima l'impellente necessità di dover spiegare a tutti i costi punti della trama che, per forza di cose (limiti di spazio e di caratteri) sai di non poter sviluppare al meglio, allora cerchi una scorciatoia. Oltretutto, in un paio di occasioni, le citazioni contribuiscono a creare più confusione, soprattutto l'ultima. Detto sinceramente, avrei preferito, chessò, qualche flashback col professore o un paio di righe in più, ma con info ben disseminate. Insomma, ormai sei un autore esperto, inutile aggiungere altro.
Per il resto, credo il tema sia centrato non proprio pienamente ma sei dentro.
Tutto sommato, prova apprezzabile, su livelli più che buoni, ma non al top.

In bocca al lupo!
Emiliano.

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gianmariageneroso
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Re: Il mestiere del chiamato

Messaggio#6 » giovedì 19 novembre 2020, 21:11

Ciao Wlad, che dire, la differenza di qualità tra i nostri racconti è abissale, complimenti! Si vede che sei un autore esperto.
Il mio unico appunto riguarda questa linea di dialogo:
«Che cosa gli hai fatto, puttana?»
Questa frase mi ha fatto leggermente storcere il naso. Il mostro gli ha appena lanciato una testa mozzata e hai descritto accuratamente com'è ridotto il cadavere, rendendo evidente cosa gli abbia fatto. Probabilmente ci sarebbero modi più efficaci di scrivere questa riga, anche se ora non mi vengono in mente :)
Nulla da dire sul resto, racconto fantastico!

Kiljedayn
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Re: Il mestiere del chiamato

Messaggio#7 » venerdì 20 novembre 2020, 11:30

Ciao, Wladimiro, piacere di rileggerti!

Il tuo brano mi trasmette delle fortissime vibrazioni warhammeresche: il Mantis richiama i demoni di Slaanesh, le citazioni che sembrano provenire da un qualche manuale o tomo riportano alla mente il Codex Astartes che guida gli Space Marine e se alla fine ci fosse stato un "per l'Imperatore e il Trono Dorato!" non avrebbero affatto sifgurato.
Tutto questo è un problema? Niente affatto. Hai imbastito una scena ambientata in un tetro futuro cyberpunk disseminando pochi elementi efficacissimi, che potrebbero ricordare altro a chi come me ha una particolare reference in mente, ma che funzionano benissimo anche da soli.
Qualche dubbio che mi è sorto: i "chiamati" sono angeli custodi che proteggono i V1R, giusto? E c'è un professore di mezzo, quindi i chiamati o i V1R (suppongo questi ultimi, visto che li definisci "modelli") siano esseri sintetici. Quando il mantis fa a pezzi Sergio, però, il suo interno è esattamente quello di un uomo; se posso, non sarebbe stato meglio dare al suo sangue un colore diverso o mostrare degli impianti? Il mio dubbio è che i "chiamati" non siano sufficientemente distinti dai V1R da renderli chiaramente distinti, tanto più che il mantis può nutrirsi da entrambi.
Altro piccolo problema che mi ha leggermente rotto l'immersione: i nomi. Abbiamo il Mantis, abbiamo i V1R... Marco e Sergio stonano, avrei optato per dei nomi latineggianti, magari (e ricadiamo in Warhammer).
Nel complesso, ottima prova come sempre.
A presto!

Danilo

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wladimiro.borchi
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Re: Il mestiere del chiamato

Messaggio#8 » venerdì 20 novembre 2020, 12:37

Allora, innanzi tutto grazie abbestia per i complimenti!
Non li merito e siete troppo buoni, ma fanno tanto per la mia autostima, spesso sotto i piedi nell'ultimo periodo.
Venendo al non detto (solo per scelte tragiche dovute ai caratteri a disposizione).
Di fondo al racconto c'è il mio vorticoso giramento di cazzo, avendo appreso, nella mattinata del contest, che un caro amico, affetto da grave depressione, si era tolto la vita.
Di questo incolpavo puerilmente una donna che (nella mia ottica deviata) gli aveva fatto del male e non avevo nessuna voglia di conferirle il mio "perdono". Poi, come sempre nella vita, tutto ha assunto caratteri sfumati e ho chiarito nella mia testa la verità. Il mio amico è morto di una malattia terribile che si chiama depressione. Punto!
Anche MC è servito per arrivare a questa catarsi e l'ho sfruttato per creare un racconto in cui il "perdono" ti ammazza: accarezzare il mostro ti aiuta a farti fottere! (Cosa che aveva nella testa prima della catarsi emotiva di cui sopra)
Per far passare questo messaggio mi sono inventato una società in cui gli uomini sono riprodotti per clonazione (non esistendo più maschi fertili). E', infatti, scesa sulla terra una stirpe aliena (le mantis) che, proprio come gli insettacci da cui prende il nome, se ne nutre dopo essersi fatta ingravidare. Di recente, però, sono venuti fuori dei cloni in grado di mettere incinta una femmina (i V1R - qualcuno ha colto il vir latino sotteso). Ovviamente sono preziosi come l'oro, se volgiamo ritornare a una vita normale, e le mantis sono sempre pronte a divorarseli. Gli altri cloni, pertanto, addestrano ragazzetti giovani e forti (con inutili polluzioni notturne) a diventare dei "chiamati" assegnando ad ognuno un gruppetto di V1R da proteggere, in una struttura chiamata "alveare". Qualcosa è passato, altro no, ma per chiarire ogni punto mi occorreva un romanzo (o quantomeno un racconto da 20.000 battute). Per cui ho sfrondato tutto quello che non fosse strettamente utile a far comprendere il messaggio.
Mi fa piacere che vi sia piaciuto.
Quanto a Wharammer, non c'ho mai giocato e giuro che, di conseguenza, non cercavo alcun riferimento.
Un grazie ancora a tutti.
W

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MatteoMantoani
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Re: Il mestiere del chiamato

Messaggio#9 » venerdì 20 novembre 2020, 12:51

wladimiro.borchi ha scritto:Allora, innanzi tutto grazie abbestia per i complimenti!
Non li merito e siete troppo buoni, ma fanno tanto per la mia autostima, spesso sotto i piedi nell'ultimo periodo.
Venendo al non detto (solo per scelte tragiche dovute ai caratteri a disposizione).
Di fondo al racconto c'è il mio vorticoso giramento di cazzo, avendo appreso, nella mattinata del contest, che un caro amico, affetto da grave depressione, si era tolto la vita.
Di questo incolpavo puerilmente una donna che (nella mia ottica deviata) gli aveva fatto del male e non avevo nessuna voglia di conferirle il mio "perdono". Poi, come sempre nella vita, tutto ha assunto caratteri sfumati e ho chiarito nella mia testa la verità. Il mio amico è morto di una malattia terribile che si chiama depressione. Punto!
Anche MC è servito per arrivare a questa catarsi e l'ho sfruttato per creare un racconto in cui il "perdono" ti ammazza: accarezzare il mostro ti aiuta a farti fottere! (Cosa che aveva nella testa prima della catarsi emotiva di cui sopra)
Per far passare questo messaggio mi sono inventato una società in cui gli uomini sono riprodotti per clonazione (non esistendo più maschi fertili). E', infatti, scesa sulla terra una stirpe aliena (le mantis) che, proprio come gli insettacci da cui prende il nome, se ne nutre dopo essersi fatta ingravidare. Di recente, però, sono venuti fuori dei cloni in grado di mettere incinta una femmina (i V1R - qualcuno ha colto il vir latino sotteso). Ovviamente sono preziosi come l'oro, se volgiamo ritornare a una vita normale, e le mantis sono sempre pronte a divorarseli. Gli altri cloni, pertanto, addestrano ragazzetti giovani e forti (con inutili polluzioni notturne) a diventare dei "chiamati" assegnando ad ognuno un gruppetto di V1R da proteggere, in una struttura chiamata "alveare". Qualcosa è passato, altro no, ma per chiarire ogni punto mi occorreva un romanzo (o quantomeno un racconto da 20.000 battute). Per cui ho sfrondato tutto quello che non fosse strettamente utile a far comprendere il messaggio.
Mi fa piacere che vi sia piaciuto.
Quanto a Wharammer, non c'ho mai giocato e giuro che, di conseguenza, non cercavo alcun riferimento.
Un grazie ancora a tutti.
W


Spesso le idee migliori ci vengono in momenti di profonda crisi. Quest'ambientazione è degna di un romanzo (o addirittura una saga) a parte; in così poco spazio ha veramente poco respiro. Se la sviluppassi di sicuro correrei a leggerla.
Comprendo il tuo stato d'animo e mi dispiace per il tuo lutto (due settimane fa anche io ho perso un grande amico).
Buona gara!

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wladimiro.borchi
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Re: Il mestiere del chiamato

Messaggio#10 » venerdì 20 novembre 2020, 19:15

MentisKarakorum ha scritto:
wladimiro.borchi ha scritto:Allora, innanzi tutto grazie abbestia per i complimenti!
Non li merito e siete troppo buoni, ma fanno tanto per la mia autostima, spesso sotto i piedi nell'ultimo periodo.
Venendo al non detto (solo per scelte tragiche dovute ai caratteri a disposizione).
Di fondo al racconto c'è il mio vorticoso giramento di cazzo, avendo appreso, nella mattinata del contest, che un caro amico, affetto da grave depressione, si era tolto la vita.
Di questo incolpavo puerilmente una donna che (nella mia ottica deviata) gli aveva fatto del male e non avevo nessuna voglia di conferirle il mio "perdono". Poi, come sempre nella vita, tutto ha assunto caratteri sfumati e ho chiarito nella mia testa la verità. Il mio amico è morto di una malattia terribile che si chiama depressione. Punto!
Anche MC è servito per arrivare a questa catarsi e l'ho sfruttato per creare un racconto in cui il "perdono" ti ammazza: accarezzare il mostro ti aiuta a farti fottere! (Cosa che aveva nella testa prima della catarsi emotiva di cui sopra)
Per far passare questo messaggio mi sono inventato una società in cui gli uomini sono riprodotti per clonazione (non esistendo più maschi fertili). E', infatti, scesa sulla terra una stirpe aliena (le mantis) che, proprio come gli insettacci da cui prende il nome, se ne nutre dopo essersi fatta ingravidare. Di recente, però, sono venuti fuori dei cloni in grado di mettere incinta una femmina (i V1R - qualcuno ha colto il vir latino sotteso). Ovviamente sono preziosi come l'oro, se volgiamo ritornare a una vita normale, e le mantis sono sempre pronte a divorarseli. Gli altri cloni, pertanto, addestrano ragazzetti giovani e forti (con inutili polluzioni notturne) a diventare dei "chiamati" assegnando ad ognuno un gruppetto di V1R da proteggere, in una struttura chiamata "alveare". Qualcosa è passato, altro no, ma per chiarire ogni punto mi occorreva un romanzo (o quantomeno un racconto da 20.000 battute). Per cui ho sfrondato tutto quello che non fosse strettamente utile a far comprendere il messaggio.
Mi fa piacere che vi sia piaciuto.
Quanto a Wharammer, non c'ho mai giocato e giuro che, di conseguenza, non cercavo alcun riferimento.
Un grazie ancora a tutti.
W


Spesso le idee migliori ci vengono in momenti di profonda crisi. Quest'ambientazione è degna di un romanzo (o addirittura una saga) a parte; in così poco spazio ha veramente poco respiro. Se la sviluppassi di sicuro correrei a leggerla.
Comprendo il tuo stato d'animo e mi dispiace per il tuo lutto (due settimane fa anche io ho perso un grande amico).
Buona gara!


Ho cominciato a scriverlo, se trovo l'editore che me lo pubblica si fa a mezzo.
W

Andrea J. Leonardi
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Re: Il mestiere del chiamato

Messaggio#11 » sabato 21 novembre 2020, 13:50

Tema. “non c’è mostro che non mi sia venuta voglia di accarezzare”; potrebbe forse essere che ognuno di questi mostri mantis riesca a ingannare gli umani, con la sessualità o la pietà, portando le vittime a fidarsi di loro, “accarezzarli”. Forse sto forzando il tema, o forse non riesco a spiegarmi, ma dentro di me sento che sei riuscito a rispettarlo in maniera molto originale e sottile.

Trama. La linea principale è semplice, ma ho amato il contesto e l’idea futuristica distopica. Mancano molte informazioni di cui non si sente la mancanza. Credo che sia un ottimo lavoro, una delle migliori trame.

Stile. Qua forse ho qualche problema, qualche traccia di raccontato che non rovina molto la lettura, ma la rallenta come piccoli dossi in una lunga e bella strada liscia appena asfaltata. Porto qualche esempio:
• Eviterei i verbi di percezione (sentire, ) o espressioni un po’ vaghe (“la linea pareva disturbata”, perché? A causa del gracchiare della corrente, come hai spiegato benissimo dopo. Potresti metterlo prima quindi; “per poco non si spacco la testa”, anche qui non mi stai dicendo come accade, mi viene difficile immaginarlo e quindi salto come se non l’avessi letto.)
• Alcune parole di troppo che forse rendono la narrazione più elegante, ma meno diretta. Un esempio è: “Iniziò a correre, con le vene che gli scoppiavano nelle tempie e i polmoni che sembravano esplodere”, magari sostituendo il “sembravano” con un verbo più tattile, che trasmetta la sensazione del petto gonfio. Allo stesso modo, “con brandelli di intestino che cadevano lungo le natiche”
• Troppe espressioni diverse per il mostro, mantis, demone, donna…
• “al proprio sesso lucido di umori” concordo con il volere alludere in maniera indiretta, però lo sento stonare con la narrazione e mi ha quasi bloccato. Qualcosa di più semplice come “al proprio sesso ancora umido”?
Ho invece apprezzato tantissimo le frasi allineate sulla destra, come ricordi di una voce lontana e fuori campo che non spiega cosa accade, ma arricchisce tutta la narrazione.

Giudizio parziale. L’ho apprezzato di più ad ogni lettura. Un ottimo lavoro. Ho letto solo dopo come è nata la storia, la tua capacità di trasformare in arte un'esperienza negativa del genere è lodevole.

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Gabriele Dolzadelli
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Re: Il mestiere del chiamato

Messaggio#12 » domenica 22 novembre 2020, 15:41

Ciao Wladimiro, piacere di ritrovarti.
Il tuo racconto è sicuramente ben scritto e ormai sul tuo stile c'è ben poco da dire.
Quello che mi ha lasciato perplesso è un po' tutto il resto.
Mi spiego: usi lo stratagemma della doppia voce per poter dare informazioni al lettore, facendolo in modo graduale per non scivolare nell'infodump. Però non spieghi di chi sia questa voce. Si tratta del narratore? Di una sorta di istruttore che aveva addestrato il protagonista? Perché lasciando la questione sospesa, la frase finale perde molto mordente e sembra quasi un'invasione di campo da parte dello scrittore che vuole "moralizzare" il lettore.
Lo stesso problema di vaghezza l'ho avuto su tutto il racconto. Ho dovuto leggerlo due volte per capirne bene i passaggi. Perché i due protagonisti vivono in una struttura chiamata alveare? Perché dormono in queste celle? Come mai per loro è naturale che esista questo "mantis" tanto da conoscerne per filo e per segno le caratteristiche? Sembra che il contesto sia appena tratteggiato per focalizzarsi su una scena che, seppur ricca di dettagli e tensione, non ha dei pilastri solidi su cui appoggiarsi.
In conclusione, bella diapositiva ma troppo fragile. Mi sarebbe piaciuto maggior contesto. Alla prossima.

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Debora D
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Re: Il mestiere del chiamato

Messaggio#13 » domenica 22 novembre 2020, 15:47

Ciao Wladimiro, questa volta sono io a commentarti e ne sono felice.
Credo che tu sia uno fra quelli che nell’arena hanno già trovato una loro voce da accompagnare alla padronanza tecnica, me ne sono accorta prima di sapere che sei campione in carica.
Tema: Il mostro accarezza sé stesso, il protagonista viene confuso dal desiderio… ci si arriva riflettendoci un po' su, ma c’è.

TRAMA Il punto di forza del racconto è la sua ambientazione e finisce per essere anche il suo tallone d'Achille. Infatti i dettagli che dai sono gustosissimi, leggerei un racconto lungo o romanzo con la stessa ambientazione. Mi immagino quella sorta di guida che inserisci a lato come citazione iniziale dei capitoli in una storia più lunga.
All'interno di un testo tanto breve mi ha spiazzato un po'. Quando è comparsa la prima volta non ho capito cosa fosse. Visto che lui prende in mano il telefono e la linea è disturbata ho immaginato si trattasse della voce all’altro capo.
Il binomio narrazione / citazione riesce comunque ad avere una sua forza e funzionalità, contribuendo alla tensione e all’ineluttabilità del finale.

STILE Hai scelto come persona narrativa la terza al passato che è la mia preferita e la più difficile se si vuole mantenere la focalizzazione sul personaggio punto di vista.
Di seguito elenco i momenti in cui la focalizzazione secondo me si perde.
1. Il verbo di percezione sentire:
Sentiva le mutande impiastricciate e l’erezione sugli attenti.
Se siamo focalizzati, cioè siamo dentro Marco, non c’è bisogno di dirci che lui sente, noi sentiamo con lui. Le mutande erano impiastricciate e l’erezione sugli attenti funziona meglio ed è più d’impatto.
2. Per poco non si spaccò la testa contro la corsia dell’alveare.
Per poco è un pensiero a posteriori. Solo qualcuno che abbia vissuto o osservato l’evento può rendersi conto che per poco non si è spaccato la testa. Mentre uno corre, se vede un muro, è più preso a mettere le mani in avanti o a derapare. Un pensiero diretto del personaggio poteva essere meno stonato.
3. Le sue riflessioni furono interrotte dalla mano artigliata della donne che sin infilava a forza nella sua pancia.
La mano artigliata della donna dovrebbe essere il primo elemento della frase perché un’azione del genere è in grado di conquistare appieno l’attenzione del personaggio e quindi la nostra. Lui sta riflettendo, la mano artigliata lo trafigge. Le riflessioni si interrompono per forza e non c’è bisogno di dircelo, lo capiamo e lo viviamo con lui. Invece una frase così ci distacca dal momento e brucia la forza del colpo di scena.
4.mentre altro sangue bagnava il pavimento, scorrendogli caldo fra le gambe.
Come fa lui a rendersi conto del pavimento? Cosa gli importa? Qui è per forza il narratore che vede il sangue sul pavimento, non il personaggio pdv. Lui sente il dolore, poi può sentire il sangue fra le gambe, ma non avere pensieri sulla pulizia del pavimento in un momento del genere? (perdona la battuta)

Infine minuzie da aggiustare.
1. In poche righe usi due volte il fraseologico iniziare a...
 Iniziò a indossare
Iniziò a correre

Il primo potrebbe essere sostituito con Infilò un piede nei calzoni e ...
2.Refusi:
Sto per mandare altra di merda all’inferno
Il matis può scegliere?


Conclusione: ambientazione, dettagli e idea di gran livello. Ci sono un paio di elementi stilistici che fanno partire l’allarme del mio cervello da pignola, ma non tolgono l’effetto complessivo del racconto: piacevole, flusso che scorre limpido fino alla fine.
Filtra tutte le mie osservazioni con la tua maggiore esperienza, in questo momento sto vivendo una fase di studio intensissimo tra corsi e manuali di scrittura e la modalità pignoleria è proprio ON. Ma sono ancora lontana da avere una visione completa.

A rileggerci e spero di esserti stata utile.
Debora

Giulio_Marchese
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Re: Il mestiere del chiamato

Messaggio#14 » mercoledì 25 novembre 2020, 19:25

Ciao Wladimiro,
Ottimo racconto, hai centrato il tema in modo originale e molto fantasioso.

Punti di forza
In pochissime battute hai delineato un mondo fantascientifico/fantasy molto affascinante, si riesce facilmente a comprendere tutto alla perfezione. L'ambientazione scarna in questo caso non la ritengo un difetto, c'è tutto quello che serve per comprendere la storia, tutto è funzionale. Gli "inserti informativi" fanno il loro lavoro, sono un'ottima tecnica da adottare in racconti così brevi, non infastidiscono come farebbe un infodump nel mezzo dell'azione ma allo stesso tempo danno al lettore tutte le informazioni di cui a necessità. Si vede proprio che sei a tuo agio con i limiti imposti dal contest, sai che questi inserti funzionano e li utilizzi. Fai bene.

Punti deboli
Sono pochi, l'unica cosa che mi ha un po' dato noia è l'utilizzo, a mio avviso eccessivo, dei verbi al gerundio. Questo da l'idea di contemporaneità ma le parole io le leggo una per volta: il risultato e che sono costretto a ri-immaginare le azioni che ho letto in sequenza come contemporanee, e mi perdo un po' il flusso della narrazione. Questo non vuol dire che il gerundio vada abolito, però andrebbe limitato ai casi in cui le cose avvengono davvero in contemporanea. Ad esempio quando scrivi: "scese gli scalini a due a due indossando la camicia", scese gli scalini a due a due è un'azione già conclusa, quindi io l'ho già immaginata e sono costretto ad immaginarla nuovamente perché c'è un'altra azione (un altro verbo) che è avvenuta contemporaneamente (gerundio). Probabilmente l'effetto sarebbe stato meno marcato invertendo i verbi: indossando la camicia (mi chiedo cosa fece in contemporanea quindi so che non devo immaginare solo questo) scese... Anche se la soluzione migliore resta quella di togliere il gerundio e narrare le azioni in sequenza. (Questo esempio forse è estremo ma mi è sembrato il più semplice da fare XD)

In conclusione il racconto mi è molto piaciuto. Il tuo stile è riconoscibile e ben consolidato, spero di averti dato un, seppur minimo, spunto. A rileggerci!

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antico
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Re: Il mestiere del chiamato

Messaggio#15 » lunedì 30 novembre 2020, 12:17

Sì, l'operazione di compressione non è riuscita al 100% e stona soprattutto il modus che hai utilizzato per trasmettere le informazioni (la sfida sarebbe quella di trovare un modo funzionale che non sembri forzatura), ma il racconto funziona e lo aiuta parecchio lo stile maturo e consapevole che metti in campo. In più, c'è calore, un'anima probabilmente frutto della particolare situazione in cui lo hai partorito. Per me un pollice tendente verso l'alto in modo brillante.

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wladimiro.borchi
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Re: Il mestiere del chiamato

Messaggio#16 » martedì 1 dicembre 2020, 10:10

Grazie Antico,
Sono sempre entusiasta quando ti piaccio.
W

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