Notte da favola

Appuntamento fissato per lunedì 16 novembre dalle 21.00 all'una con un tema di Scilla Bonfiglioli!
Charlesdexter
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Notte da favola

Messaggio#1 » martedì 17 novembre 2020, 0:52

Notte da favola

Sono in marcia da non so quanto tempo, non ho il coraggio di voltarmi. L’ultimo sopravvissuto di un villaggio maledetto, non racconterò a nessuno ciò che ho visto. Gli altri sono rimasti indietro. Provo a ricordare, non mi viene in mente niente, solo qualche immagine di quando giocavamo da bambini a nascondino con gli amichetti di un tempo, tutti insieme nella piazza davanti alla grande quercia per poi disperderci tra i campi attorno, al termine della conta.
Ho il fiato corto, la strada sterrata è piena di buche che rendono il cammino difficile, annaspo cercando di evitarle, cado.

Mi viene in mente la favola che mia madre mi raccontava ogni sera: “Non c’è mostro che non mi sia venuta voglia di accarezzare, diceva la principessa agli orchi della foresta poi gli si avvicinava e gli porgeva la mano, questi si ammansivano, poi era la volta dei leoni, poi dei lupi, infine degli uomini, ma questi la catturavano e se la portavano via.”
“Mamma perché la principessa non riesce ad ammansire gli uomini?”
“Figlio mio, ci sono uomini non buoni, stai attento a quelli del governo.”
“Perché mamma?”
“Perché ce l’hanno con noi che vogliamo restare a vivere qui dove loro vogliono costruire una strada, un giorno verranno e ce la faranno pagare.”
“Ma anche loro possono essere accarezzati e diventare buoni e farci vivere in pace?”
A queste parole mia madre mi abbracciava in silenzio.
Ho sempre pensato che un giorno avrei cambiato il finale di quella brutta storia, avrei parlato agli uomini del governo, quando sarebbero arrivati e saremmo diventati amici.

Le stelle in cielo mi sembrano così lontane, mi tocco i vestiti zuppi di sudore.
Una fitta come di una lama accompagna l’arrivo alla coscienza di un ricordo.
Io che esco dalla baracca in cui mi sono nascosto e comincio a correre.
Vedo un soldato alto, che nella sua uniforme si confonde con la notte, riconosco i suoi lineamenti per effetto della luce che divampa dai tetti delle case, attorno a lui ci sono i corpi di buona parte dei miei amici, in una pozza di sangue, lì nella piazza della grande quercia dove passavamo le nostre giornate spensierate. Ho paura e ripenso alla principessa, a tutto ciò che avrebbe voluto dire e fare, guardo gli altri che aspettano il loro turno inginocchiati, mia madre è lì con loro. Fa cenno di no con la testa, non le presto attenzione, mi lancio in avanti e grido “fermo!”
Gli altri soldati attorno si mettono a ridere. “Abbiamo trovato l’eroe della serata, avanti, proviamo a fare con lui caccia alla lepre e vediamo se riesce a scappare, Rocco!”
“Per favore non gli faccia del male, non hanno fatto niente”, mi metto davanti al plotone di esecuzione. Lui mi punta l'arma contro. Lo guardo aspettando una sua mossa, si gratta la fronte e intravedo una luce beffarda nei suoi occhi.
“Ora si comincia a giocare marmocchio”, spara a pochi centimetri dalla mia gamba e colpisce una pietra, odo un fischio. Mia madre gli si avvicina, gli cinge le gambe, piange e lo implora di risparmiarmi, l’uomo guarda i commilitoni che gli fanno un cenno, lui le assesta un calcio sul viso. Lei si rialza, incurante.
“Scappa Ettore!”, urla con una forza che ricorderò per sempre, “non finire come la principessa!”
Sento il vomito che mi sale dall’esofago, lo ributto giù, ho un attimo di corto circuito, mi ritrovo a correre senza capire come e perché, mentre odo altri spari e urla d’incitamento dei soldati.
“Cagna muori”, dice il soldato di nome Rocco, so che cosa sta avvenendo ma tengo care le parole di mia madre. Sento il ritmo del mio respiro mentre riesco a mettere tra me e quegli uomini decine di metri, che presto diventano centinaia.

Ripenso per un attimo a quando prendevamo l’acqua al pozzo, alla nostra vita tutti insieme ormai svanita, a mia madre e sospiro.
Continuo a camminare, un gattino lungo la strada mi si avvicina.
“Piccolo mostro vieni qui, ti lascerai accarezzare vero?" Mi accascio un attimo, lo gratto sotto il mento e comincia a fare le fusa.
Gli do una pacca sulla nuca e mi rimetto in piedi.

Di Alessandro Randone



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Re: Notte da favola

Messaggio#2 » martedì 17 novembre 2020, 1:00

Ciao Alessandro! Tutto ok con i parametri, buona SCILLA BONFIGLIOLI EDITION!

alexandra.fischer
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Re: Notte da favola

Messaggio#3 » martedì 17 novembre 2020, 9:12

NOTTE DA FAVOLA di Alessandro Nandrone Tema centrato. Ettore e sua madre vivono in un universo dittatoriale e stanno per essere espropriati della loro casa (da dove passerà la strada per ordine del governo). La fiaba materna, della principessa che ammansisce ogni genere di animale pericoloso, ma non gli uomini, ha un che di sinistro. Difatti, l’arrivo del drappello di militari crudeli incaricati di far sloggiare madre e figlio, conferma il finale della favola (la madre si sacrifica per salvare il figlio). Il racconto termina con la carezza di Ettore al gattino; si rialza, certo straziato e distrutto dentro, perché trova conferma delle parole della madre nella domesticità dell’animale. I mostri vengono dal governo. Forma secca, concisa, ma scorrevole nel complesso, tuttavia, c’è qualcosa da sistemare.

Attento, ti scrivo la forma corretta di alcune parti:
Perché, mamma?
Ce l’hanno con noi. Vogliamo restare qui dove loro intendono costruire una strada, un giorno verranno e ce la faranno pagare.
Fa cenno di no con la testa, non le presto attenzione, mi lancio in avanti e grido: «Fermo!»
Ora si comincia a giocare, marmocchio.
Scappa, Ettore.
Cagna, muori.
Piccolo mostro, vieni qui. Ti lascerai accarezzare, vero?

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MatteoMantoani
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Re: Notte da favola

Messaggio#4 » martedì 17 novembre 2020, 19:18

Ciao Alessandro, piacere di leggerti ancora. Ho paura che sebbene le scene che descrivi siano forti e producano molta empatia, la sensazione è quella di “già visto”. A mio avviso infatti il tuo racconto contiene un po’ di cliché, dal villaggio del protagonista distrutto e conseguente fuga fino alla mamma che implora i soldati di risparmiare il figlio. Anche il paesino distrutto per far spazio alla strada compare in numerose opere di fantasia: da “Amici Miei” a “Guida Galattica per Autostoppisti…
C’è anche il problema che non riesco a figurarmi l’epoca in cui è ambientato il racconto: da come descrivi lo stato dittatoriale, mi viene da pensare a una specie di impero medievale, però fatico a pensare a strade asfaltate nel medioevo, quindi dobbiamo essere ai giorni nostri… però fai riferimento a fiabe di principesse e orchi e soldataglia che invade i villaggi… non so.
Lo stile è di raccontato, ti direi che qui non ho nessun appunto da darti oltre a quelli che ti ho dato durante l’edizione precedente, però ci sono delle piccole stonature che vorrei farti notare: “vado in cortocircuito”, qui ho pensato che la voce narrante fosse un robot e il villaggio distrutto fosse un villaggio di automi antropomorfi (e qui ho pensato “ecco qualcosa di originale”) però poi ho capito cosa volevi dire.
Non ho capito il finale, lui uccide il gattino o no? Gli dà una “pacca”, ma è un contatto violento o una pacca affettuosa? Perché mai il gattino dovrebbe essere un mostro? Il protagonista è impazzito al punto da pensare al gattino come una minaccia?
Mi dispiace, ma sebbene abbia letto il tuo racconto con piacere, specie per le scene di forte empatia che hai creato, purtroppo non riesco ad apprezzarlo del tutto. Ad ogni modo, ricordo il racconto che avevi postato nell’edizione precedente e qui secondo me ci sono dei miglioramenti. Spero molto di rileggere ancora un tuo lavoro! A presto!

Charlesdexter
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Re: Notte da favola

Messaggio#5 » martedì 17 novembre 2020, 19:31

MentisKarakorum ha scritto:Ciao Alessandro, piacere di leggerti ancora. Ho paura che sebbene le scene che descrivi siano forti e producano molta empatia, la sensazione è quella di “già visto”. A mio avviso infatti il tuo racconto contiene un po’ di cliché, dal villaggio del protagonista distrutto e conseguente fuga fino alla mamma che implora i soldati di risparmiare il figlio. Anche il paesino distrutto per far spazio alla strada compare in numerose opere di fantasia: da “Amici Miei” a “Guida Galattica per Autostoppisti…
C’è anche il problema che non riesco a figurarmi l’epoca in cui è ambientato il racconto: da come descrivi lo stato dittatoriale, mi viene da pensare a una specie di impero medievale, però fatico a pensare a strade asfaltate nel medioevo, quindi dobbiamo essere ai giorni nostri… però fai riferimento a fiabe di principesse e orchi e soldataglia che invade i villaggi… non so.
Lo stile è di raccontato, ti direi che qui non ho nessun appunto da darti oltre a quelli che ti ho dato durante l’edizione precedente, però ci sono delle piccole stonature che vorrei farti notare: “vado in cortocircuito”, qui ho pensato che la voce narrante fosse un robot e il villaggio distrutto fosse un villaggio di automi antropomorfi (e qui ho pensato “ecco qualcosa di originale”) però poi ho capito cosa volevi dire.
Non ho capito il finale, lui uccide il gattino o no? Gli dà una “pacca”, ma è un contatto violento o una pacca affettuosa? Perché mai il gattino dovrebbe essere un mostro? Il protagonista è impazzito al punto da pensare al gattino come una minaccia?
Mi dispiace, ma sebbene abbia letto il tuo racconto con piacere, specie per le scene di forte empatia che hai creato, purtroppo non riesco ad apprezzarlo del tutto. Ad ogni modo, ricordo il racconto che avevi postato nell’edizione precedente e qui secondo me ci sono dei miglioramenti. Spero molto di rileggere ancora un tuo lavoro! A presto!

Ciao Mentis,
grazie delle tue preziose critiche.
Sono d'accordo che tutto sappia di già visto, per questa volta volevo concentrarmi su una storia che già avesse più senso rispetto alla signora Ileana e ho preferito volare basso, coi limiti che ne conseguono dal punto di vista creativo. L'ambientazione voleva essere in un villaggio rurale italiano di mezzi hippies, ma non ho avuto la forza e il tempo di caratterizzarlo.
Nel finale il protagonista chiama il gattino mostro con ironia, collegandosi alla favola della madre e confrontandolo con gli umani appena incontrati. La pacca è affettuosa e dura poco, Ettore riparte subito dopo senza riuscire a empatizzare. Questo è il mio tentativo di spiegazione.
Alla prossima!

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MatteoMantoani
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Re: Notte da favola

Messaggio#6 » mercoledì 18 novembre 2020, 9:55

Charlesdexter ha scritto:
MentisKarakorum ha scritto:Ciao Alessandro, piacere di leggerti ancora. Ho paura che sebbene le scene che descrivi siano forti e producano molta empatia, la sensazione è quella di “già visto”. A mio avviso infatti il tuo racconto contiene un po’ di cliché, dal villaggio del protagonista distrutto e conseguente fuga fino alla mamma che implora i soldati di risparmiare il figlio. Anche il paesino distrutto per far spazio alla strada compare in numerose opere di fantasia: da “Amici Miei” a “Guida Galattica per Autostoppisti…
C’è anche il problema che non riesco a figurarmi l’epoca in cui è ambientato il racconto: da come descrivi lo stato dittatoriale, mi viene da pensare a una specie di impero medievale, però fatico a pensare a strade asfaltate nel medioevo, quindi dobbiamo essere ai giorni nostri… però fai riferimento a fiabe di principesse e orchi e soldataglia che invade i villaggi… non so.
Lo stile è di raccontato, ti direi che qui non ho nessun appunto da darti oltre a quelli che ti ho dato durante l’edizione precedente, però ci sono delle piccole stonature che vorrei farti notare: “vado in cortocircuito”, qui ho pensato che la voce narrante fosse un robot e il villaggio distrutto fosse un villaggio di automi antropomorfi (e qui ho pensato “ecco qualcosa di originale”) però poi ho capito cosa volevi dire.
Non ho capito il finale, lui uccide il gattino o no? Gli dà una “pacca”, ma è un contatto violento o una pacca affettuosa? Perché mai il gattino dovrebbe essere un mostro? Il protagonista è impazzito al punto da pensare al gattino come una minaccia?
Mi dispiace, ma sebbene abbia letto il tuo racconto con piacere, specie per le scene di forte empatia che hai creato, purtroppo non riesco ad apprezzarlo del tutto. Ad ogni modo, ricordo il racconto che avevi postato nell’edizione precedente e qui secondo me ci sono dei miglioramenti. Spero molto di rileggere ancora un tuo lavoro! A presto!

Ciao Mentis,
grazie delle tue preziose critiche.
Sono d'accordo che tutto sappia di già visto, per questa volta volevo concentrarmi su una storia che già avesse più senso rispetto alla signora Ileana e ho preferito volare basso, coi limiti che ne conseguono dal punto di vista creativo. L'ambientazione voleva essere in un villaggio rurale italiano di mezzi hippies, ma non ho avuto la forza e il tempo di caratterizzarlo.
Nel finale il protagonista chiama il gattino mostro con ironia, collegandosi alla favola della madre e confrontandolo con gli umani appena incontrati. La pacca è affettuosa e dura poco, Ettore riparte subito dopo senza riuscire a empatizzare. Questo è il mio tentativo di spiegazione.
Alla prossima!


Ok ho capito. Secondo me dovresti rendere il finale più comprensibile, il protagonista (peraltro di giovane età) ha appena perso la mamma e sta scappando dal suo villaggio invaso da energumeni pronti a fare fuori tutti, dovrebbe essere a pezzi e non fermarsi ad accarezzare un gattino, oppure lo potrebbe fare ma con le lacrime che gli oscurano la vista e preso da chissà quali pensieri: odio, desiderio di rivalsa, vendetta, disperazione: invece tu lo fai addirittura ironizzare.. o meglio ripensa alla mamma ma fa un sospiro. Secondo me la reazione al ricordo della mamma è troppo debole. Cerca di calarti nel personaggio e di farlo muovere sempre in modo coerente con il suo stato d'animo e le sue possibilità.
Spero che i miei consigli ti siano utili, vedili sempre come consigli e non come bacchettate :)

Charlesdexter
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Re: Notte da favola

Messaggio#7 » mercoledì 18 novembre 2020, 12:11

MentisKarakorum ha scritto:
Charlesdexter ha scritto:
MentisKarakorum ha scritto:Ciao Alessandro, piacere di leggerti ancora. Ho paura che sebbene le scene che descrivi siano forti e producano molta empatia, la sensazione è quella di “già visto”. A mio avviso infatti il tuo racconto contiene un po’ di cliché, dal villaggio del protagonista distrutto e conseguente fuga fino alla mamma che implora i soldati di risparmiare il figlio. Anche il paesino distrutto per far spazio alla strada compare in numerose opere di fantasia: da “Amici Miei” a “Guida Galattica per Autostoppisti…
C’è anche il problema che non riesco a figurarmi l’epoca in cui è ambientato il racconto: da come descrivi lo stato dittatoriale, mi viene da pensare a una specie di impero medievale, però fatico a pensare a strade asfaltate nel medioevo, quindi dobbiamo essere ai giorni nostri… però fai riferimento a fiabe di principesse e orchi e soldataglia che invade i villaggi… non so.
Lo stile è di raccontato, ti direi che qui non ho nessun appunto da darti oltre a quelli che ti ho dato durante l’edizione precedente, però ci sono delle piccole stonature che vorrei farti notare: “vado in cortocircuito”, qui ho pensato che la voce narrante fosse un robot e il villaggio distrutto fosse un villaggio di automi antropomorfi (e qui ho pensato “ecco qualcosa di originale”) però poi ho capito cosa volevi dire.
Non ho capito il finale, lui uccide il gattino o no? Gli dà una “pacca”, ma è un contatto violento o una pacca affettuosa? Perché mai il gattino dovrebbe essere un mostro? Il protagonista è impazzito al punto da pensare al gattino come una minaccia?
Mi dispiace, ma sebbene abbia letto il tuo racconto con piacere, specie per le scene di forte empatia che hai creato, purtroppo non riesco ad apprezzarlo del tutto. Ad ogni modo, ricordo il racconto che avevi postato nell’edizione precedente e qui secondo me ci sono dei miglioramenti. Spero molto di rileggere ancora un tuo lavoro! A presto!

Ciao Mentis,
grazie delle tue preziose critiche.
Sono d'accordo che tutto sappia di già visto, per questa volta volevo concentrarmi su una storia che già avesse più senso rispetto alla signora Ileana e ho preferito volare basso, coi limiti che ne conseguono dal punto di vista creativo. L'ambientazione voleva essere in un villaggio rurale italiano di mezzi hippies, ma non ho avuto la forza e il tempo di caratterizzarlo.
Nel finale il protagonista chiama il gattino mostro con ironia, collegandosi alla favola della madre e confrontandolo con gli umani appena incontrati. La pacca è affettuosa e dura poco, Ettore riparte subito dopo senza riuscire a empatizzare. Questo è il mio tentativo di spiegazione.
Alla prossima!


Ok ho capito. Secondo me dovresti rendere il finale più comprensibile, il protagonista (peraltro di giovane età) ha appena perso la mamma e sta scappando dal suo villaggio invaso da energumeni pronti a fare fuori tutti, dovrebbe essere a pezzi e non fermarsi ad accarezzare un gattino, oppure lo potrebbe fare ma con le lacrime che gli oscurano la vista e preso da chissà quali pensieri: odio, desiderio di rivalsa, vendetta, disperazione: invece tu lo fai addirittura ironizzare.. o meglio ripensa alla mamma ma fa un sospiro. Secondo me la reazione al ricordo della mamma è troppo debole. Cerca di calarti nel personaggio e di farlo muovere sempre in modo coerente con il suo stato d'animo e le sue possibilità.
Spero che i miei consigli ti siano utili, vedili sempre come consigli e non come bacchettate :)

Hai ragione, quella del bambino una reazione debole, ho troppo pensato a costruire la scena e mi è sfuggito il momento di riflessione necessario a creare un'emotività credibile; anche la caratterizzazione di Ettore, per essere il protagonista è scarsa.
Grazie delle critiche, le prendo con la massima sportività :D

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maurizio.ferrero
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Re: Notte da favola

Messaggio#8 » venerdì 20 novembre 2020, 9:53

Ciao Alessandro, piacere di leggerti

Ho avuto qualche perplessità a leggere il tuo racconto. La prima è stata di natura temporale: non sono riuscito a capire in che epoca sia ambientato. La parte iniziale, con il villaggio e la favola raccontata dalla madre, suggerisce un'epoca passata.
Poi però parli di uomini del governo. L'arrivo dei soldati con i fucili spianati mi hanno fatto pensare alla seconda guerra mondiale, ma anche lì ho dei dubbi...
A parte questo, ho trovato il racconto tutto sommato ben scritto, a monte di qualche refuso, ma senza guizzi particolari. Il bambino ha una reazione molto blanda alla morte della madre, questi flash di ricordi gli arrivano senza una causa scatenante. Forse sono dettati dalla stato di shock, dal fatto che lui si ricordi le cose man mano che il tempo passa, ma nel caso fosse così lo avrei esplicitato con più chiarezza.
A proposito di chiarezza, non sono molto convinto dal finale. Sarebbe stato di maggiore effetto una conclusione in cui il bambino, seguendo il consiglio della madre, decide di non seguire le orme della principessa e non accarezza il gatto.

A presto!

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Alfabri
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Re: Notte da favola

Messaggio#9 » sabato 21 novembre 2020, 13:07

Ciao Alessandro, piacere di leggerti e commentarti!
Mi unisco anch'io alla "caccia al luogo ed epoca del racconto": secondo me questa ambientazione è perfetta per un villaggio di un Paese centroafricano sotto dittatura... Peccato che difficilmente lì troveremo soldati di nome Rocco :-) Quindi, sul setting si poteva fare di meglio.
Ci sono qua e là un po' di aspetti da rimaneggiare in questo racconto. In primis non scorre lineare come dovrebbe, a tratti impone di fermarsi e tornare indietro a rileggere. Questo soprattutto per un uso un po' approssimativo di lessico e punteggiatura. Ad esempio, la frase “Non c’è mostro che non mi sia venuta voglia di accarezzare, diceva la principessa agli orchi della foresta poi gli si avvicinava e gli porgeva la mano, questi si ammansivano, poi era la volta dei leoni, poi dei lupi, infine degli uomini, ma questi la catturavano e se la portavano via.” è molto caotica, manca di virgole e due punti che ne regolarizzino il ritmo ed è troppo farcita di avverbi di tempo. Lavorando di cesello sul testo su questi aspetti, la piacevolezza della lettura e di conseguenza la qualità generale del racconto ne trarrebbe parecchio giovamento.
Buon lavoro, alla prossima!

Dario17
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Re: Notte da favola

Messaggio#10 » domenica 22 novembre 2020, 19:04

Seppur dotato di una sufficiente immersività grazie alla prima persona, non ho trovato dettagli visivi che mi aiutino a delinearmi bene il dove e il quando.
Soldati e guerra, favole e mamme. Sono tutti elementi validi ma senza dei particolari vividi rimangono sfocati.
No, proprio non riesco ad unire tutti i puntini per capirne la trama.
Lo stile c'è anche se andrebbe fatta una pulizia di alcune sbavature qua e là.
"L’ultimo sopravvissuto di un villaggio maledetto, non racconterò a nessuno ciò che ho visto. Gli altri sono rimasti indietro. Provo a ricordare, non mi viene in mente niente..."
Come può un uomo giurare di non rivelare niente di quello che sa e subito dopo ammettere dentro di se di ricordare ben poco?
Questo pezzo manca di logica e messo nell'incipit mi fa dubitare dellea visione d'insieme del racconto troppo presto.
Il tema c'è, anche se messo giù un po' scolasticamente facendo una citazione parola per parola e infilandola in una fiaba.

Charlesdexter
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Re: Notte da favola

Messaggio#11 » domenica 22 novembre 2020, 19:27

maurizio.ferrero ha scritto:Ciao Alessandro, piacere di leggerti

Ho avuto qualche perplessità a leggere il tuo racconto. La prima è stata di natura temporale: non sono riuscito a capire in che epoca sia ambientato. La parte iniziale, con il villaggio e la favola raccontata dalla madre, suggerisce un'epoca passata.
Poi però parli di uomini del governo. L'arrivo dei soldati con i fucili spianati mi hanno fatto pensare alla seconda guerra mondiale, ma anche lì ho dei dubbi...
A parte questo, ho trovato il racconto tutto sommato ben scritto, a monte di qualche refuso, ma senza guizzi particolari. Il bambino ha una reazione molto blanda alla morte della madre, questi flash di ricordi gli arrivano senza una causa scatenante. Forse sono dettati dalla stato di shock, dal fatto che lui si ricordi le cose man mano che il tempo passa, ma nel caso fosse così lo avrei esplicitato con più chiarezza.
A proposito di chiarezza, non sono molto convinto dal finale. Sarebbe stato di maggiore effetto una conclusione in cui il bambino, seguendo il consiglio della madre, decide di non seguire le orme della principessa e non accarezza il gatto.

A presto!

Grazie Maurizio, le tue perplessità sono anche le mie. Hai qualche suggerimento prendendo ad esempio un passaggio e facendomi vedere come trasformarlo?
A rileggerci presto!

Charlesdexter
Messaggi: 125

Re: Notte da favola

Messaggio#12 » domenica 22 novembre 2020, 19:29

Alfabri ha scritto:Ciao Alessandro, piacere di leggerti e commentarti!
Mi unisco anch'io alla "caccia al luogo ed epoca del racconto": secondo me questa ambientazione è perfetta per un villaggio di un Paese centroafricano sotto dittatura... Peccato che difficilmente lì troveremo soldati di nome Rocco :-) Quindi, sul setting si poteva fare di meglio.
Ci sono qua e là un po' di aspetti da rimaneggiare in questo racconto. In primis non scorre lineare come dovrebbe, a tratti impone di fermarsi e tornare indietro a rileggere. Questo soprattutto per un uso un po' approssimativo di lessico e punteggiatura. Ad esempio, la frase “Non c’è mostro che non mi sia venuta voglia di accarezzare, diceva la principessa agli orchi della foresta poi gli si avvicinava e gli porgeva la mano, questi si ammansivano, poi era la volta dei leoni, poi dei lupi, infine degli uomini, ma questi la catturavano e se la portavano via.” è molto caotica, manca di virgole e due punti che ne regolarizzino il ritmo ed è troppo farcita di avverbi di tempo. Lavorando di cesello sul testo su questi aspetti, la piacevolezza della lettura e di conseguenza la qualità generale del racconto ne trarrebbe parecchio giovamento.
Buon lavoro, alla prossima!

Ciao Alfabri, presumo Fabrizio?
Piacere mio, come ho scritto su questo stesso topic era un villaggio di mezzi hippies in mezzo ai boschi italiani.
Le critiche sono giuste, questa volta ho evitato le virgole perché nella scorsa edizione mi è stato fatto notare che inserivo troppe pause.
Comunque grazie del commento e a rileggerci!

Charlesdexter
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Re: Notte da favola

Messaggio#13 » domenica 22 novembre 2020, 19:31

Dario17 ha scritto:Seppur dotato di una sufficiente immersività grazie alla prima persona, non ho trovato dettagli visivi che mi aiutino a delinearmi bene il dove e il quando.
Soldati e guerra, favole e mamme. Sono tutti elementi validi ma senza dei particolari vividi rimangono sfocati.
No, proprio non riesco ad unire tutti i puntini per capirne la trama.
Lo stile c'è anche se andrebbe fatta una pulizia di alcune sbavature qua e là.
"L’ultimo sopravvissuto di un villaggio maledetto, non racconterò a nessuno ciò che ho visto. Gli altri sono rimasti indietro. Provo a ricordare, non mi viene in mente niente..."
Come può un uomo giurare di non rivelare niente di quello che sa e subito dopo ammettere dentro di se di ricordare ben poco?
Questo pezzo manca di logica e messo nell'incipit mi fa dubitare dellea visione d'insieme del racconto troppo presto.
Il tema c'è, anche se messo giù un po' scolasticamente facendo una citazione parola per parola e infilandola in una fiaba.

Ciao Dario, sono d'accordo su tutto, che manchi di logica mi sembra eccessiva come osservazione, diciamo che l'ho scritto al termine di una giornata di lavoro faticosa e in un periodo in cui non riesco a concentrarmi e questo è quello che sono riuscito a tirar fuori.
Grazie e a rileggerci presto.

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Mauro Lenzi
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Re: Notte da favola

Messaggio#14 » lunedì 23 novembre 2020, 0:26

Eccoci qui, Alessandro. Ti ho tenuto ultimo da commentare, così da avere già i muscoletti caldi per le legnate già date e serbare per te le migliori ^___^

Vedo che ti hanno già detto molte cose utili. Nella frase della fiaba della mamma, oltre a quanto ti ha già indicato Alfabri, aggiungerei questo suggerimento di modifica: ...infine degli uomini, ma questi la catturarono e se la portarono via. L'imperfetto che hai usato suggerisce una continuità dell'azione che, se ho ben capito, non dovrebbe esserci.

Non metterei nomi di persona se poi non servono, vedi es. "Rocco". Il lettore pensa che deve tenerlo a mente perché avrà una qualche rilevanza, e invece no.
Evita anche verbi descrittivi come "vedo un soldato alto", "sento il vomito che mi sale"... mostra direttamente il soldato e l'acidità senza raccontare che vede e sente.

A livello più ampio, il racconto incentrato sul ricordo per me non funziona a dovere: rivedrei la struttura della storia con una più lineare.
Per esempio avresti potuto iniziare con la storia introduttiva (così ci si fa subito un'idea di chi è il protagonista), l'attacco al villaggio, i governativi che lo chiamano marmocchio. Magari il villaggio è stato già attaccato, loro si sono nascosti e la mamma cerca di tranquillizzarlo prima del rastrellamento.
Poi la fuga, anche se a quel punto il grosso del racconto si è già svolto, e o ti inventi qualcosa di meglio del gatto, o la storia può concludersi con la fuga disperata... eventualmente facendo vedere che sono sulle sue tracce, e lasciando il dubbio se ce la farà o no. Magari gli lanciano dietro un grosso mastino, forse una creatura orribile con evidenti modifiche genetiche e segni di maltrattamento; e lui alla fine si ritrova senza via di fuga con questa bestia infelice che gli ringhia, e si domanda se accarezzandola come nella fiaba, magari lo lascerà andare.

Valuta anche se sostituire degli elementi di pura malvagità nel comportamento dei cattivi con, diciamo, dei "cattivi ragionevoli" che tendono a risultare più credibili; es. che invece che ammazzare gli hippies, due bastonate e li portano via: ma se qualcuno fa resistenza non vanno tanto per il sottile (figura sullo sfondo, che lui non vede bene - così non ti dilunghi inutilmente nel presentare un altro personaggio -, che si divincola, la atterrano e la gonfiano di calci - poi se proprio sei str... ehm vuoi creare empatia, puoi metterle un pancione) e possono arrivare fino all'uccisione (che naturalmente ti giocherai dando un senso al dramma: es. la mamma che fino a quel momento era mite, per permettere a suo figlio di fuggire sfila una pistola dalla cintura di un governativo e la punta tremante, e grida al bambino di scappare. Lui lo fa e mentre fugge sente il crepitio dei mitra).
Naturalmente si tratta solo di esempi che ho inventato sul momento.

Nonostante ti sentissi stanco e deconcentrato, hai fatto strabene a produrre questo racconto. Bravo! Si sono visti già dei miglioramenti e ancora c'è molto da fare; ma questo per te sarà uno stimolo, vero? ^^

PS spiazzante il titolo, mi è piaciuto!

Charlesdexter
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Re: Notte da favola

Messaggio#15 » lunedì 23 novembre 2020, 8:11

Mauro Lenzi ha scritto:Eccoci qui, Alessandro. Ti ho tenuto ultimo da commentare, così da avere già i muscoletti caldi per le legnate già date e serbare per te le migliori ^___^

Vedo che ti hanno già detto molte cose utili. Nella frase della fiaba della mamma, oltre a quanto ti ha già indicato Alfabri, aggiungerei questo suggerimento di modifica: ...infine degli uomini, ma questi la catturarono e se la portarono via. L'imperfetto che hai usato suggerisce una continuità dell'azione che, se ho ben capito, non dovrebbe esserci.

Non metterei nomi di persona se poi non servono, vedi es. "Rocco". Il lettore pensa che deve tenerlo a mente perché avrà una qualche rilevanza, e invece no.
Evita anche verbi descrittivi come "vedo un soldato alto", "sento il vomito che mi sale"... mostra direttamente il soldato e l'acidità senza raccontare che vede e sente.

A livello più ampio, il racconto incentrato sul ricordo per me non funziona a dovere: rivedrei la struttura della storia con una più lineare.
Per esempio avresti potuto iniziare con la storia introduttiva (così ci si fa subito un'idea di chi è il protagonista), l'attacco al villaggio, i governativi che lo chiamano marmocchio. Magari il villaggio è stato già attaccato, loro si sono nascosti e la mamma cerca di tranquillizzarlo prima del rastrellamento.
Poi la fuga, anche se a quel punto il grosso del racconto si è già svolto, e o ti inventi qualcosa di meglio del gatto, o la storia può concludersi con la fuga disperata... eventualmente facendo vedere che sono sulle sue tracce, e lasciando il dubbio se ce la farà o no. Magari gli lanciano dietro un grosso mastino, forse una creatura orribile con evidenti modifiche genetiche e segni di maltrattamento; e lui alla fine si ritrova senza via di fuga con questa bestia infelice che gli ringhia, e si domanda se accarezzandola come nella fiaba, magari lo lascerà andare.

Valuta anche se sostituire degli elementi di pura malvagità nel comportamento dei cattivi con, diciamo, dei "cattivi ragionevoli" che tendono a risultare più credibili; es. che invece che ammazzare gli hippies, due bastonate e li portano via: ma se qualcuno fa resistenza non vanno tanto per il sottile (figura sullo sfondo, che lui non vede bene - così non ti dilunghi inutilmente nel presentare un altro personaggio -, che si divincola, la atterrano e la gonfiano di calci - poi se proprio sei str... ehm vuoi creare empatia, puoi metterle un pancione) e possono arrivare fino all'uccisione (che naturalmente ti giocherai dando un senso al dramma: es. la mamma che fino a quel momento era mite, per permettere a suo figlio di fuggire sfila una pistola dalla cintura di un governativo e la punta tremante, e grida al bambino di scappare. Lui lo fa e mentre fugge sente il crepitio dei mitra).
Naturalmente si tratta solo di esempi che ho inventato sul momento.

Nonostante ti sentissi stanco e deconcentrato, hai fatto strabene a produrre questo racconto. Bravo! Si sono visti già dei miglioramenti e ancora c'è molto da fare; ma questo per te sarà uno stimolo, vero? ^^

PS spiazzante il titolo, mi è piaciuto!

Grazie Mauro, le tue critiche sono puntuali e perfette. So che ti è costato del tempo scriverle e ti ringrazio per avermelo dedicato. Ci rimetterò mano tra qualche tempo, riscrivendolo da capo. Sempre un piacere avere a che fare con te che sai come criticare senza far mancare il rispetto umano, per me molto importante per scrivere in una comunità.

Di nuovo grazie!

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maurizio.ferrero
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Re: Notte da favola

Messaggio#16 » lunedì 23 novembre 2020, 9:34

Charlesdexter ha scritto:Grazie Maurizio, le tue perplessità sono anche le mie. Hai qualche suggerimento prendendo ad esempio un passaggio e facendomi vedere come trasformarlo?
A rileggerci presto!


Charlesdexter ha scritto:Sono in marcia da non so quanto tempo, non ho il coraggio di voltarmi. L’ultimo sopravvissuto di un villaggio maledetto, non racconterò a nessuno ciò che ho visto. Gli altri sono rimasti indietro. Provo a ricordare, non mi viene in mente niente, solo qualche immagine di quando giocavamo da bambini a nascondino con gli amichetti di un tempo, tutti insieme nella piazza davanti alla grande quercia per poi disperderci tra i campi attorno, al termine della conta.
Ho il fiato corto, la strada sterrata è piena di buche che rendono il cammino difficile, annaspo cercando di evitarle, cado.


Ti faccio un esempio su questo paragrafo.
"L'ultimo sopravvissuto di un villaggio maledetto, non racconterò a nessuno ciò che ho visto." Questa frase presenta un doppio problema. Anticipa al lettore troppo di ciò che sta per accadere nel flashback e allo stesso tempo si sta rivolgendo a qualcuno di esterno (evidentemente il lettore) anche se la cosa non ha troppo senso, perché il tutto è gestito come un flusso di pensiero interno al personaggio.
"Provo a ricordare, non mi viene in mente niente, solo qualche immagine di quando giocavamo da bambini a nascondino con gli amichetti di un tempo, tutti insieme nella piazza davanti alla grande quercia per poi disperderci tra i campi attorno, al termine della conta." La prima parte è tagliabile, prima dici che non ti viene in mente niente, poi parli di cose che accadevano da bambini. Se proprio la vuoi tenere, solo la seconda parte.
"Ho il fiato corto, la strada sterrata è piena di buche che rendono il cammino difficile, annaspo cercando di evitarle, cado." Questo va bene. Molto diretto e dice chiaramente cosa sta accadendo, senza perdersi in fronzoli.

Charlesdexter
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Re: Notte da favola

Messaggio#17 » lunedì 23 novembre 2020, 10:17

maurizio.ferrero ha scritto:
Charlesdexter ha scritto:Grazie Maurizio, le tue perplessità sono anche le mie. Hai qualche suggerimento prendendo ad esempio un passaggio e facendomi vedere come trasformarlo?
A rileggerci presto!


Charlesdexter ha scritto:Sono in marcia da non so quanto tempo, non ho il coraggio di voltarmi. L’ultimo sopravvissuto di un villaggio maledetto, non racconterò a nessuno ciò che ho visto. Gli altri sono rimasti indietro. Provo a ricordare, non mi viene in mente niente, solo qualche immagine di quando giocavamo da bambini a nascondino con gli amichetti di un tempo, tutti insieme nella piazza davanti alla grande quercia per poi disperderci tra i campi attorno, al termine della conta.
Ho il fiato corto, la strada sterrata è piena di buche che rendono il cammino difficile, annaspo cercando di evitarle, cado.


Ti faccio un esempio su questo paragrafo.
"L'ultimo sopravvissuto di un villaggio maledetto, non racconterò a nessuno ciò che ho visto." Questa frase presenta un doppio problema. Anticipa al lettore troppo di ciò che sta per accadere nel flashback e allo stesso tempo si sta rivolgendo a qualcuno di esterno (evidentemente il lettore) anche se la cosa non ha troppo senso, perché il tutto è gestito come un flusso di pensiero interno al personaggio.
"Provo a ricordare, non mi viene in mente niente, solo qualche immagine di quando giocavamo da bambini a nascondino con gli amichetti di un tempo, tutti insieme nella piazza davanti alla grande quercia per poi disperderci tra i campi attorno, al termine della conta." La prima parte è tagliabile, prima dici che non ti viene in mente niente, poi parli di cose che accadevano da bambini. Se proprio la vuoi tenere, solo la seconda parte.
"Ho il fiato corto, la strada sterrata è piena di buche che rendono il cammino difficile, annaspo cercando di evitarle, cado." Questo va bene. Molto diretto e dice chiaramente cosa sta accadendo, senza perdersi in fronzoli.


Ok, quindi qualcosa tipo: "Mi volto e vedo in fiamme la piazza deserta, quella dove da bambini giocavamo a nascondini con gli amichetti di un tempo, tutti insieme davanti alla grande quercia per poi disperderci tra i campi attorno, al termine della conta" potrebbe andare?

Altra domanda, però rispondimi se possibile con parole frutto del tuo gusto e non di un insegnamento di un guru della scrittura immersiva. Perché non va bene che un personaggio esprima i propri pensieri e le proprie riflessioni?

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maurizio.ferrero
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Re: Notte da favola

Messaggio#18 » lunedì 23 novembre 2020, 11:23

Charlesdexter ha scritto:
Ok, quindi qualcosa tipo: "Mi volto e vedo in fiamme la piazza deserta, quella dove da bambini giocavamo a nascondini con gli amichetti di un tempo, tutti insieme davanti alla grande quercia per poi disperderci tra i campi attorno, al termine della conta" potrebbe andare?

Altra domanda, però rispondimi se possibile con parole frutto del tuo gusto e non di un insegnamento di un guru della scrittura immersiva. Perché non va bene che un personaggio esprima i propri pensieri e le proprie riflessioni?



Sì, come l'hai formulata mi suona già meglio.

Per quanto riguarda la seconda domanda: va benissimo che un personaggio esprima i propri pensieri e riflessioni, non ho mai detto il contrario! Ma un pensiero deve avere una causa scatenante precisa, oppure all'esatto opposto: un pensiero deve scatenare un'azione. Deve essere tutto incatenato, consequenziale. Ad esempio: io la frase che hai preso d'esempio la riformulerei in quest'altro modo ancora.

Mi lascio alle spalle la piazza dove da bambino giocavo a nascondino con gli amichetti di un tempo, tutti insieme davanti alla grande quercia per poi disperderci nei campi attorno, al termine della conta.
Ora quella piazza è avvolta dalle fiamme.
Sono l'ultimo sopravvissuto di quel villaggio maledetto.

In questo modo crei un pensiero (la prima frase) che porta all'azione della frase successiva (il personaggio si volta e osserva la piazza) che porta al pensiero della terza frase (che comunque anticipa quanto accadrà, ma senza andare nello specifico, e porta il lettore a chiedersi cosa sia successo in quella piazza. Se lo mettevi prima creavi la domanda "cosa è successo in quella piazza?" e poi davi subito la risposta "è avvolta dalle fiamme". Che non è una risposta completa, ma comunque parziale, e il lettore perde interesse. Il succo per rendere interessante la scrittura è seminare delle domande a cui dare risposte più in là, in modo che il lettore sia invogliato a proseguire.

Spero di essere comprensibile, prendilo più come un consiglio che come un insegnamento. Non mi sono mai ritenuto un buon maestro, più che imparare le cose dallo studio ho sempre preferito sbattere la testa contro un muro finché il muro non si rompe.

Charlesdexter
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Re: Notte da favola

Messaggio#19 » lunedì 23 novembre 2020, 14:16

maurizio.ferrero ha scritto:
Charlesdexter ha scritto:
Ok, quindi qualcosa tipo: "Mi volto e vedo in fiamme la piazza deserta, quella dove da bambini giocavamo a nascondini con gli amichetti di un tempo, tutti insieme davanti alla grande quercia per poi disperderci tra i campi attorno, al termine della conta" potrebbe andare?

Altra domanda, però rispondimi se possibile con parole frutto del tuo gusto e non di un insegnamento di un guru della scrittura immersiva. Perché non va bene che un personaggio esprima i propri pensieri e le proprie riflessioni?



Sì, come l'hai formulata mi suona già meglio.

Per quanto riguarda la seconda domanda: va benissimo che un personaggio esprima i propri pensieri e riflessioni, non ho mai detto il contrario! Ma un pensiero deve avere una causa scatenante precisa, oppure all'esatto opposto: un pensiero deve scatenare un'azione. Deve essere tutto incatenato, consequenziale. Ad esempio: io la frase che hai preso d'esempio la riformulerei in quest'altro modo ancora.

Mi lascio alle spalle la piazza dove da bambino giocavo a nascondino con gli amichetti di un tempo, tutti insieme davanti alla grande quercia per poi disperderci nei campi attorno, al termine della conta.
Ora quella piazza è avvolta dalle fiamme.
Sono l'ultimo sopravvissuto di quel villaggio maledetto.

In questo modo crei un pensiero (la prima frase) che porta all'azione della frase successiva (il personaggio si volta e osserva la piazza) che porta al pensiero della terza frase (che comunque anticipa quanto accadrà, ma senza andare nello specifico, e porta il lettore a chiedersi cosa sia successo in quella piazza. Se lo mettevi prima creavi la domanda "cosa è successo in quella piazza?" e poi davi subito la risposta "è avvolta dalle fiamme". Che non è una risposta completa, ma comunque parziale, e il lettore perde interesse. Il succo per rendere interessante la scrittura è seminare delle domande a cui dare risposte più in là, in modo che il lettore sia invogliato a proseguire.

Spero di essere comprensibile, prendilo più come un consiglio che come un insegnamento. Non mi sono mai ritenuto un buon maestro, più che imparare le cose dallo studio ho sempre preferito sbattere la testa contro un muro finché il muro non si rompe.

Mi piace come hai riformulato l'intero periodo, è decisamente più interessante. I consigli sono ben accetti in questo contesto di messa in discussione collettiva. Occorre pratica e metodo, ora che mi ci fai pensare, ciò che mi hai detto sul come destare l'attenzione del lettore l'ho letto più di una volta, però non mi sono mai degnato di metterlo concretamente in pratica. Con ciò che mi hai mostrato sono passato dalla teoria all'esperienza.
Grazie e a presto!

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RobertMass
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Re: Notte da favola

Messaggio#20 » lunedì 23 novembre 2020, 23:26

Ciao, Alessandro.
Dialoghi secchi e concisi rendono magistralmente il tema dei mostri che non sono quelli che accarezza la principessa e che rende mansueti: sono i militari, decisi a far sgombrare la madre e il figlio Ettore dalla loro casa perché lì dovrà passare una strada. Il termine favola è perfetto (come lo è pure il termine fiaba riferito al racconto della madre sulla principessa) perché c'è una morale che si riferisce al sacrificio dela madre per salvare il figlio dai mostri che sono sempre gli uomini e non il "sinistro2 gattino.
A rileggerci

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wladimiro.borchi
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Re: Notte da favola

Messaggio#21 » martedì 24 novembre 2020, 10:47

Ciao Alessandro,
stile discreto. Salvo per l'incipit, che mi ha fatto temere di trovarmi davanti a un brano tutto raccontato ("Sono in marcia da non so quanto tempo, non ho il coraggio di voltarmi. L’ultimo sopravvissuto di un villaggio maledetto, non racconterò a nessuno ciò che ho visto.").
Il registro cambia subito dopo, entrando bene nella storia e mostrando il mostrabile, ancorché si tratti di ricordi del protagonista.
Venendo al tema: la favola della madre serve a chiarire l'attinenza, ma lo fa con un'evidente didascalia di cui, forse, non c'era bisogno e che avresti potuto provare a rendere altrimenti con un po' più di coraggio.
Il racconto resta assolutamente godibile, salvo per la reazione un po' troppo leggera del protagonista alla morte della madre, che, in ogni caso ti hanno già fatto notare.
Potremmo giustificarla con lo shock e il "corto circuito", ma una volta superato il trauma iniziale e giunto in un luogo sicuro, forse, il ragazzo poteva lasciarsi andare a un pianto disperato con le ginocchia che non lo reggono e lo fanno genuflettere nel fango. Sarebbe stata un'immagine di tutt'altra forza rispetto a quella del gattino.
In ogni caso una prova discreta.
A rileggerci presto.
W

Charlesdexter
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Re: Notte da favola

Messaggio#22 » martedì 24 novembre 2020, 12:57

RobertMass ha scritto:Ciao, Alessandro.
Dialoghi secchi e concisi rendono magistralmente il tema dei mostri che non sono quelli che accarezza la principessa e che rende mansueti: sono i militari, decisi a far sgombrare la madre e il figlio Ettore dalla loro casa perché lì dovrà passare una strada. Il termine favola è perfetto (come lo è pure il termine fiaba riferito al racconto della madre sulla principessa) perché c'è una morale che si riferisce al sacrificio dela madre per salvare il figlio dai mostri che sono sempre gli uomini e non il "sinistro2 gattino.
A rileggerci

Grazie Robert, troppo generoso, ti ringrazio comunque e a rileggerci presto!

Charlesdexter
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Re: Notte da favola

Messaggio#23 » martedì 24 novembre 2020, 13:04

wladimiro.borchi ha scritto:Ciao Alessandro,
stile discreto. Salvo per l'incipit, che mi ha fatto temere di trovarmi davanti a un brano tutto raccontato ("Sono in marcia da non so quanto tempo, non ho il coraggio di voltarmi. L’ultimo sopravvissuto di un villaggio maledetto, non racconterò a nessuno ciò che ho visto.").
Il registro cambia subito dopo, entrando bene nella storia e mostrando il mostrabile, ancorché si tratti di ricordi del protagonista.
Venendo al tema: la favola della madre serve a chiarire l'attinenza, ma lo fa con un'evidente didascalia di cui, forse, non c'era bisogno e che avresti potuto provare a rendere altrimenti con un po' più di coraggio.
Il racconto resta assolutamente godibile, salvo per la reazione un po' troppo leggera del protagonista alla morte della madre, che, in ogni caso ti hanno già fatto notare.
Potremmo giustificarla con lo shock e il "corto circuito", ma una volta superato il trauma iniziale e giunto in un luogo sicuro, forse, il ragazzo poteva lasciarsi andare a un pianto disperato con le ginocchia che non lo reggono e lo fanno genuflettere nel fango. Sarebbe stata un'immagine di tutt'altra forza rispetto a quella del gattino.
In ogni caso una prova discreta.
A rileggerci presto.
W

Grazie Wladimiro per le tue critiche molto puntuali,
nel momento in cui il ragazzino accarezza il gatto è sotto shock, non ha avuto il tempo di elaborare ciò che gli è successo, per questo si limita a una carezza molto superficiale per poi ripartire. Avrei potuto inserire una scena precedente, in cui il villaggio è pieno di animali e i bambini gli danno da mangiare e li tengono a dormire sul letto, o mostrare il tracollo emotivo del protagonista, solo che mi sembrava prematuro, vista l'adrenalina che ha in corpo con l'esercito alle calcagna. In ogni caso, capisco di non aver creato empatia e la metto tra le cose da sviluppare per la prossima occasione.
A rileggerci presto!

SaraPerrone91
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Re: Notte da favola

Messaggio#24 » mercoledì 25 novembre 2020, 22:33

Ciao, Alessandro!
Non ho ben inquadrato l'epoca in cui si svolge il tuo racconto, perché inizialmente ho pensato che si trattasse di un racconto storico o di un fantasy, ad ambientazione medievale, ma poi abbiamo dei riferimenti ad un governo, a delle armi da fuoco e ad un plotone di esecuzione che fanno quasi pensare ad un futuro post-apocalittico. Mi chiedo se sia voluto o meno.
Un'indicazione temporale, comunque, avrebbe potuto aiutare.
Il tema è stato inserito (anche se non l'ho colto appieno) e trovo interessante la citazione che ne fai, inserendo la frase in una fiaba della buonanotte. I veri mostri, però, in realtà sono i soldati. Ho avuto poi un moto di tenerezza quando Ettore si rivolge al gattino chiamandolo "mostro"; sebbene sia appena fuggito dal proprio villaggio e abbia visto la madre morire, ha comunque modo di dimostrare un po' di umanità nei confronti di questo esserino.
Buono anche l'espediente del flashback, che ci spiega cosa sia successo al bambino.
Attenzione a quando usi la punteggiatura nel discorso diretto, come già ti è stato fatto notare.
In sostanza, ho apprezzato il tuo racconto, ma avrei potuto coglierlo un po' meglio inquadrandolo nell'epoca corretta.
A presto,
Sara

Charlesdexter
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Re: Notte da favola

Messaggio#25 » giovedì 26 novembre 2020, 13:12

SaraPerrone91 ha scritto:Ciao, Alessandro!
Non ho ben inquadrato l'epoca in cui si svolge il tuo racconto, perché inizialmente ho pensato che si trattasse di un racconto storico o di un fantasy, ad ambientazione medievale, ma poi abbiamo dei riferimenti ad un governo, a delle armi da fuoco e ad un plotone di esecuzione che fanno quasi pensare ad un futuro post-apocalittico. Mi chiedo se sia voluto o meno.
Un'indicazione temporale, comunque, avrebbe potuto aiutare.
Il tema è stato inserito (anche se non l'ho colto appieno) e trovo interessante la citazione che ne fai, inserendo la frase in una fiaba della buonanotte. I veri mostri, però, in realtà sono i soldati. Ho avuto poi un moto di tenerezza quando Ettore si rivolge al gattino chiamandolo "mostro"; sebbene sia appena fuggito dal proprio villaggio e abbia visto la madre morire, ha comunque modo di dimostrare un po' di umanità nei confronti di questo esserino.
Buono anche l'espediente del flashback, che ci spiega cosa sia successo al bambino.
Attenzione a quando usi la punteggiatura nel discorso diretto, come già ti è stato fatto notare.
In sostanza, ho apprezzato il tuo racconto, ma avrei potuto coglierlo un po' meglio inquadrandolo nell'epoca corretta.
A presto,
Sara

Ciao Sara,
grazie per il tuo commento.
Dopo una riflessione al riguardo, pur comprendendo l'esigenza di alcuni di dare una collocazione storica a un contesto, devo dire che non m'interessava un'epoca storica precisa, ora che ci penso, ma alcuni elementi riconoscibili. L'opera è inventata e come tale non dev'essere collocabile in un genere, d'altronde non devo proporla alle case editrici, né venderla.
Sulla punteggiatura nel discorso diretto ci devo lavorare, anche se pure lì ognuno dice la sua, frutto più del gusto personale che di criteri oggettivi.
A presto,
Alessandro

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antico
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Re: Notte da favola

Messaggio#26 » mercoledì 2 dicembre 2020, 18:37

Parto dalla tua ultima risposta: ci sta che, essendo opera inventata, tu non sia interessato, anche giustamente, al dove e al quando, ma nel momento in cui fornisci al lettore un contesto italiano è normale che scatti la ricerca di un periodo storico e che, non trovandolo, il lettore stesso si ritrovi spiazzato. A inizio racconto ho pensato a un contesto cinese, ci sta anche il suggerimento di contesti africani, ma se vuoi rimanere decontestualizzato, allora dovresti ambientarlo in un fantasy facendo bene uscire dalla lettura che di fantasy si tratta e poi via a tutto ciò che vuoi. Del resto il fantasy non è solo Harry Potter e in questo periodo sto leggendo Erikson e ti assicuro che un contesto del genere sarebbe perfetto. Detto questo, passiamo al racconto e devo dire che mi è piaciuto e che ho trovato la tua conduzione molto buona. Il tema è presente e rilevo qualche problema giusto in apertura perché mi arrivava la voce di un adulto e non di un bambino. Da rivedere un poco anche la chiusa perché una volta recuperata la memoria e rientrato nella situazione, temo che la chiusa corretta sarebbe quella in cui viene raggiunto e ucciso. Tirando le somme, per me un pollice tendente verso l'alto, l'ennesimo di questo gruppo. Come piazzarti? Se più focalizzato del racconto di Lauro, ma il problema sul contesto influenza pesantemente la lettura e quindi finisci dietro a quello di Magno. L'invito e a revisionarlo perché c'è già tutto, va solo sistemato.

Charlesdexter
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Re: Notte da favola

Messaggio#27 » giovedì 3 dicembre 2020, 5:56

antico ha scritto:Parto dalla tua ultima risposta: ci sta che, essendo opera inventata, tu non sia interessato, anche giustamente, al dove e al quando, ma nel momento in cui fornisci al lettore un contesto italiano è normale che scatti la ricerca di un periodo storico e che, non trovandolo, il lettore stesso si ritrovi spiazzato. A inizio racconto ho pensato a un contesto cinese, ci sta anche il suggerimento di contesti africani, ma se vuoi rimanere decontestualizzato, allora dovresti ambientarlo in un fantasy facendo bene uscire dalla lettura che di fantasy si tratta e poi via a tutto ciò che vuoi. Del resto il fantasy non è solo Harry Potter e in questo periodo sto leggendo Erikson e ti assicuro che un contesto del genere sarebbe perfetto. Detto questo, passiamo al racconto e devo dire che mi è piaciuto e che ho trovato la tua conduzione molto buona. Il tema è presente e rilevo qualche problema giusto in apertura perché mi arrivava la voce di un adulto e non di un bambino. Da rivedere un poco anche la chiusa perché una volta recuperata la memoria e rientrato nella situazione, temo che la chiusa corretta sarebbe quella in cui viene raggiunto e ucciso. Tirando le somme, per me un pollice tendente verso l'alto, l'ennesimo di questo gruppo. Come piazzarti? Se più focalizzato del racconto di Lauro, ma il problema sul contesto influenza pesantemente la lettura e quindi finisci dietro a quello di Magno. L'invito e a revisionarlo perché c'è già tutto, va solo sistemato.

Ciao Antico, mentre scrivevo avevo immagini miste tra Sengoku e nazifascisti della Seconda Guerra Mondiale, non sono riuscito a focalizzarmi su un periodo preciso e il lettore si è accorto di questa ambiguità. Non era nemmeno fantasy, manca tutto il contesto per definirlo tale. Erikson lo sto leggendo in questo momento e dopo una prima fatica iniziale mi sta piacendo per la ricchezza di personaggi e intrecci.
Hai trovato il difetto che nessuno aveva scorto: il bambino sembra troppo maturo per comportarsi come uno della sua età. Sulla chiusa la tua idea mi sembra interessante, tradito dalla sua fanciullezza, il protagonista viene fregato dai soldati. In questo caso toglierei la madre dalla scena e ci metterei un abitante per non iperdrammatizzare la scena. Il mio problema però è tornare sui racconti già scritti, mi viene la nausea quando provo a modificarli ma devo trovare uno stratagemma per riuscirci.
Grazie e alla prossima!

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