Il Clown

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Gennibo
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Il Clown

Messaggio#1 » martedì 22 dicembre 2020, 0:58

Il Clown

Mi sono alzato che era già buio, non ho fatto il letto, non sono andato al centro per l’impiego, non ho chiamato mia madre.
I sensi di colpa, come fastidiosi granelli di sabbia si infiltrano nel cervello, inceppano gli ingranaggi dei miei pensieri.
Più passa il tempo, più si accumulano, più li odio, più mi blocco.
Se solo avessi ancora un lavoro. Odio la vita che non si ferma mai, e io devo corrergli dietro senza sapere da che parte andare.
Suona il cellulare.
È Enea.
– Pronto?
– Ciao Claudio! Va un po’ meglio?
– No.
– Non essere il solito pessimista, vieni qui che ti stiamo aspettando.
– Dove?
– Alla mia festa di Carnevale, ti ricordi?
– Non posso. Ho un impegno.
– Molla depressione e piagnistei e vieni subito qui! Anzi, passa dal Mazzuchelli, e ti noleggi un costume.
Obbedisco, Enea è il mio faro nella nebbia.
Le corsie del negozio sono striminzite. I vestiti accalcati aspettano qualcuno, come orfani in cerca di un’attenzione che illumini il loro essere. C’è il mantello del re, la tuta da Batman, quella di Superman, di Spiderman. Mi fermo davanti al costume multicolore di un clown, ha tutti i colori dei supereroi.
Voglio quello, grazie.
Mi cambio in camerino, aggiungo una parrucca policroma riccia e infilo un naso di gommapiuma rossa. Non sono più io, quel rompiscatole che mette sempre a fuoco il lato oscuro delle cose, che non sa mutare e adattarsi all’inevitabile novità.
Torno in auto, non è più la mia solita Multipla, è una Clown Mobile. Con un’auto così puoi andare dove vuoi. Schiaccio l’acceleratore e schizzo a destinazione.

Mi accoglie un Enea vestito da Diavoletto:
– Finalmente sei arrivato. – mi porge un calice con del liquido rosso, intenso.
Un boxer mi arriva da dietro abbaiando con tutti i suoi millemila denti.
– A cuccia Caro! Mannaggia, l’avevo legato!
Caro ormai mi ha puntato. Indietreggio, ma non riesco a evitare la mascella canina che si chiude sul polpaccio. Urlo di dolore e di terrore, Enea lo blocca.
Sento gridare:
– Un’ambulanza!
– Un accalappiacani!
Per fortuna non è una ferita profonda, qualche punto, un bendaggio e sto seduto sul lettino del Pronto Soccorso, in attesa della dimissione.
Un medico che passa per il corridoio mi guarda, sembra conoscermi, viene verso di me.
– Mi serve una persona come lei.
– Come me? – cosa vorrà dire?
– Un clown, ho un bambino sopra, il suo ultimo desiderio è parlare con uno come lei.
– Ultimo desiderio?
–– Non passerà la notte. – non dice altro e scuote la testa.
Ci metto un attimo, poi capisco, ma perché le persone girano intorno alle cose senza chiamarle con il loro nome, soprattutto quelle più importanti come "morire".
Ecco, l’ho pensato, l’unica verità è che prima o poi ce ne andiamo e non torniamo, è così terribile?
Annuisco, seguo il medico, il bimbo è pelato, attaccato a qualche tubo, sembra sereno.
Io compaio, lui sorride. Mi sento bene, utile.
Non so cosa dire, spiccico un: – Ciao.
Lui annuisce,
– Ho un tumore inoperabile. – Si dovrebbe parlare come i bambini: chiari, schietti, fanno subito centro.
Voglio essere schietto anche io: – Vorrei morire al tuo posto.
– Perché?
– Io e la vita, non andiamo d'accordo.
Il bimbo fa spallucce: – Prima o poi. – e si guarda in giro – Ce le hai le palle?
– No. – e mentre rispondo mi arriva un dolore inaspettato al fianco, ma non voglio ascoltarlo, voglio accontentare il ragazzino, al liceo ero bravo in giocoleria. Il pediatra scompare per tornare con un cesto di palline di plastica.
Ne scelgo un paio, le soppeso, provo a muoverle, sì, ce la posso fare. Ne prendo altre, una alla volta, sfido me stesso, quante riuscirò a farne volare?
Non ricordavo di essere mai stato così bravo. Il ragazzino mi porge la mano. Chiudo un momento gli occhi, mi sembra di volare, quando li riapro sono in volo verso l’alto. Lui sorride.
– Che succede? – Chiedo
– Ti sto portando dove volevi.

Un cellulare suona.
Sto salendo, ma faccio in tempo a sentire la risposta del medico, giù, accanto all’ambulanza.
– Mi dispiace signore, ma c’è stato un brutto incidente, il suo amico non ce l’ha fatta.



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antico
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Re: Il Clown

Messaggio#2 » martedì 22 dicembre 2020, 1:00

Ciao Isabella! Parametri ok, divertiti in questa Davide Del Popolo Riolo Edition!

alexandra.fischer
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Re: Il Clown

Messaggio#3 » mercoledì 23 dicembre 2020, 16:42

IL CLOWN di Isabella Valerio Tema centrato. Mi è piaciuta molto l’aria cupa del tuo racconto: l’orrore, ormai, è nel quotidiano. Claudio ha perso il lavoro ed è depresso (di qui la sua chiusura anche nei riguardi della madre). La sua unica luce è l’amico Enea, il quale si impegna per fargli ritrovare l’ottimismo e lo invita alla festa di Carnevale. Punti di forza: il paragone sensi di colpa-granelli di sabbia, il boxer Caro dai millemila denti. Il costume da clown e il talento di Claudio con le palline colorate. E anche il bambino malato, che non ce la farà a superare la notte (tumore infantile) e che lo porta in Cielo con sé (mi è piaciuto come hai usato l’indizio del dolore al fianco, e anche la maturità del bambino, che gli chiede se: “ha le palle” per scegliere di volare via con lui. Struggente il finale con la telefonata del medico a Enea.
Punto debole, uno, la frase che ti riscrivo qui corretta: Odio la vita, che non si ferma mai e io devo correrle dietro senza sapere da che parte andare.

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Pretorian
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Re: Il Clown

Messaggio#4 » mercoledì 23 dicembre 2020, 22:10

Ciao, Gennibo e piacere di leggerti. Dunque, un racconto con un'idea caruccia, per quanto non originale. Il modo con cui hai tratteggiato il protagonista è molto interessante e il suo interagire con il bambino, per quanto breve, è commovente. Posti questi punti di forza, il racconto ha delle grosse debolezze. Nello stile, direi che abbiamo ancora eccessivi deragliamenti sul tell. Facci caso: soprattutto la prima parte, in cui descrivi la condizione psicologia del soggetto, ci sono cose che potresti tranquillamente far trasparire tramite dialoghi o tramite le azioni del personaggio stesso. Questo infodump iniziale ti toglie caratteri che avresti potuto utilizzare altrove (ad esempio nell'incontro con Enea, che resta un personaggio molto evanescente). Anche la trama presenta delle debolezze: a parte il personaggio di Enea e la sua festa, che sono così ridotti all'osso da risultare meri pretesti di trama, ho trovato abbastanza pretestuoso il motivo che porta il protagonista ad incontrare il bambino ("Mi serve una persona come lei"... a parte che la clown therapy richiede professionisti appositi, lo prende solo perché era vestito da pagliaccio? Avrebbe potuto essere John Gacy!!). Anche la parte finale è abbastanza confusa e frettolosa: per l'importanza che riveste, penso che avresti potuto investire qualche carattere in più.

Quindi, per citare l'Antico: pollice quasi tendente verso l'alto. Un lavoro sicuramente migliorabile, ma con buoni aspetti.

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Stefano.Moretto
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Re: Il Clown

Messaggio#5 » giovedì 24 dicembre 2020, 13:07

Ciao Isabella
la storia è carina, ma l'impressione che ho avuto è che tu abbia voluto racchiudere in 4242 caratteri una storia che ne avrebbe richiesti troppi di più. La presentazione del punto di vista è abbastanza buona, anche se il passaggio da depressione a "okay vengo" è un po' troppo veloce, neanche un tentennamento: questo è uno dei motivi per cui penso che avessi in mente qualcosa da raccontare in modo più esteso.
Un altro motivo è che ci sono molti riassunti che ti fanno passare da una scena all'altra molto bruscamente: quando va al negozio e quando si ritrova al pronto soccorso non c'è uno stacco nella narrazione come hai fatto, per esempio, tra il negozio e la festa, ci sono dei riassunti che ti comprimono in una riga un viaggio che può essere durato dieci minuti o un'ora.
Il modo in cui il clown si rapporta col bambino mi è piaciuto, ma il twist finale mi ha lasciato un po' in confusione. Non sono riuscito a capire come si passa da una cosa all'altra, col bambino che diventa una specie di angelo della morte all'improvviso. Arrivati a quel punto mi sarei aspettato più una "redenzione" del clown o comunque una sua qualche evoluzione psicologica.
Piccole note sulla scelta delle parole:
Boxer: esistono tantissime razze di cani il cui nome è inequivocabile, tu hai scelto l'unico nome che in quel contesto poteva dare problemi xD. Quando è comparso il Boxer io pensavo fosse uno che si era presentato alla festa vestito da pugile, ci ho messo un po' a capire che era un cane.
Seconda cosa, quando il bambino dice "Ce le hai le palle?". So che in quel momento voleva le palle da giocoliere, ma la frase messa così mi ha confuso e fatto pensare male.
Nel complesso la storia non è male, ma potrebbe essere elaborata molto meglio.

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Jacopo Berti
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Re: Il Clown

Messaggio#6 » giovedì 24 dicembre 2020, 17:05

Nonostante le tre letture, non ho ancora capito esattamente cosa succede nel racconto. L’incidente col cane è vero? Ce n’è stato anche un altro che non viene descritto? O il morso del cane è stato davvero fatale? Perché, alla fine – questo l’ho capito – il protagonista Claudio, muore, dopo che il suo “caronte”, il bambino incurabile, gli ha chiesto se ne avesse le palle, e il medico le ha per lui.
Claudio forse avrà pensato più volte a un suicidio in passato, ma “non aveva le palle”, e ora un incidente ha fatto al posto suo. Però non è chiaro. Se entra in una specie di visione, quand’è che questo avviene? Non individuo un punto di svolta, la “soglia” del mondo fantastico di cui tanto parla la narratologia. Il cane potrebbe esserne il guardiano… ma dove sta il passaggio?
Peccato per la confusione – che mi pare di aver capito non sia soltanto mia – perché poteva essere davvero un racconto toccante, se avesse funzionato “ad orologeria”.
Qualche osservazione dal punto di vista formale e stilistico. La metafora “come orfani…” era sul punto di suonare poetica, ma “che illumini il loro essere” l’ha resa troppo pretenziosa.
Ci sono alcune insicurezze nella punteggiatura che non mi fanno pensare a un tratto stilistico: nella frase “Ci metto un attimo… […] “morire””, la punteggiatura andrebbe rivista, e forse anche in altri punti.
Apprezzo, comunque, il racconto, perché hai osato un po’ di più rispetto a quelli letti fino ad ora.
«Se avessimo anche una Fantastica, come una Logica, sarebbe scoperta l'arte di inventare» (Novalis, Frammenti)

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Gennibo
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Re: Il Clown

Messaggio#7 » giovedì 24 dicembre 2020, 18:24

Grazie a tutti per i sempre interessanti e costruttivi commenti.
Chiarisco il punto di svolta, ed è quando il protagonista prende la macchina, schiaccia l'acceleratore e schizza a destinazione.
Lì si schianta. Tutto il resto è lui che viene soccorso (medico e dolore al fianco) e del suo viaggio/sogno/avventura verso l'Aldilà.

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Pretorian
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Re: Il Clown

Messaggio#8 » giovedì 24 dicembre 2020, 18:57

Gennibo ha scritto:Grazie a tutti per i sempre interessanti e costruttivi commenti.
Chiarisco il punto di svolta, ed è quando il protagonista prende la macchina, schiaccia l'acceleratore e schizza a destinazione.
Lì si schianta. Tutto il resto è lui che viene soccorso (medico e dolore al fianco) e del suo viaggio/sogno/avventura verso l'Aldilà.


Mah, Gennibo, il problema è che dal testo non si capisce. Personalmente, l'impressione che ho avuto io era che, in qualche modo, si fosse sacrificato per salvare il bambino

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Gennibo
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Re: Il Clown

Messaggio#9 » giovedì 24 dicembre 2020, 19:26

Ciao Agostino!
Capisco la tua perplessità, quando l'ho buttato giù ho pensato a cosa avrei potuto scrivere per chiarire meglio il punto dell'incidente, però non mi è venuto in mente nulla che non risultasse troppo spiegato o che mettesse il lettore davanti a una perplessità maggiore, della serie, se si è schiantato di cosa stiamo parlando?
Così ho cercato di fare una via di mezzo, trovare un punto di stacco che però portasse avanti la narrazione con una logica continua a quella che era la logica della narrazione fino a quel momento e anche un po' simbolica con il diavoletto, il Caronte ecc.
Mi piace molto la tua interpretazione! Però quel "ti sto portando dove volevi" era il bimbo lo stava portando via dalla vita deprimente che il protagonista stava vivendo.

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Filippo Santaniello
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Re: Il Clown

Messaggio#10 » sabato 26 dicembre 2020, 13:34

Ciao Isabella,
è stato un piacere leggere il tuo racconto anche se mi ha lasciato un po’ freddino. Diciamo che ho fatto fatica a empatizzare col protagonista e in generale le sue vicende mi sono sembrate un po’ troppo strampalate. Tutto accade frettolosamente e tante azioni sembrano non avere un nesso logico. Soprattutto il momento in cui il dottore sceglie il protagonista/clown per dare conforto al bambino. Il punto dolente della storia però è il finale. L’ho letto e riletto, ma non ho capito cos’è successo e il momento in cui il protagonista sarebbe morto. Ti faccio invece i complimenti per lo stile di scrittura, hai una bella penna che darebbe il meglio di sé se riuscissi ad avere più controllo sulle idee che decidi di esprimere. Alla prossima, ciao!

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Luca Nesler
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Re: Il Clown

Messaggio#11 » sabato 26 dicembre 2020, 18:10

Ciao Isabella, quanto tempo!
L'incipit mi piace, ma ho una nota strategica: alla partenza non so che stile userai, per cui quella tripletta di "non", che è una lista mentale del protagonista, potrebbe anche essere una narrazione rivolta al lettore. Rimango sospeso su come interpretarlo finché non proseguo e non riesco a interpretare alla prima lettura come andrebbe letto. Potresti inserire prima una riga in cui definisci prima che tipo di testo sto per leggere e avresti risolto.

"Suona il cellulare.
È Enea."
Io non sarei andato a capo. Il dialogo che segue ha molte battute e risulta un po' artificiale o distante dal lettore per via della completa assenza di beat, di azioni che il protagonista fa, pensa o di cose che potrebbe notare durante lo scambio di battute. Inserire qualche gesto rende la scena più vivida.

"Obbedisco, Enea è il mio faro nella nebbia.
Le corsie del negozio sono striminzite."

Questo è un po' il problema del testo: troppo rapido. Non si riesce a seguire con coinvolgimento perché sembra di balzare da una cosa a un'altra come col teletrasporto. Si nota che hai molta esperienza e che sai gestire i pensieri e le sensazioni dei personaggi caratterizzandoli, ma il ritmo è troppo serrato. Come quando sceglie il costume, con dialogo indiretto gli fai dire "voglio quello, grazie" senza nemmeno un commesso vicino e, subito dopo, si cambia in camerino ("mi cambio in camerino" è tell)

"Mi accoglie un Enea vestito da Diavoletto"
Questo "diavoletto" sa poco da adulto.

"mi porge un calice con del liquido rosso, intenso."
Questo "intenso" è aggettivo di rosso e non di liquido, quindi non andrebbe la virgola. Ma, il problema vero è che , se parlimo di vino o di un gingerino (insomma, qualcosa che conosce e che trova normale gli venga servito), dovrebbe riconoscerlo come tale e basta e non parlare di un liquido rosso vago. Se è altro dovrebbe chiedersi che cosa gli sta servendo.

Una sciocchezza, ma siamo qui per il confronto: il nome del cane. "Caro" è troppo fraintendibile e non ti serve davvero che abbia questo nome. Se l'avessi chiamato "Roky" o "Bruto" non mi sarei fermato a chiedermi se Enea chiama caro il suo cane perché gli vuole bene o se il cane si chiama proprio Caro. Poi lo capisco e mi chiedo perché Enea gli abbia dato un nome tanto strano. Insomma, mi fermo troppo a riflettere.

Il racconto in generale non è male, esce un abbozzo dei personaggi che risulta interessante. Il finale si intuisce quando il bambino confida la sua situazione e si sposa bene con la disperazione del protagonista. Come se dicesse "meglio se vivi tu, piuttosto che un fallito come me". Solo che non mi è chiaro cosa sia successo: avviene una sorta di magia e il racconto si chiude. Questo "non spiegato" mi risulta un po' come un deus ex machina.
Comunque hai sicuramente avuto un'idea più interessante della mia!
Alla prossima!

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Re: Il Clown

Messaggio#12 » sabato 26 dicembre 2020, 19:33

@Filippo, grazie per il commento e per i complimenti riguardo la "penna", anche se il racconto ha delle criticità di cui mi rendo conto fa sempre piacere sapere che su qualcosa sto migliorando.
@Luca, che piacere leggerti, sei sempre un grande quando si tratta di analizzare i testi, grazie mille per i consigli!

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Re: Il Clown

Messaggio#13 » domenica 27 dicembre 2020, 22:01

Ciao Isabella!
Racconto assai particolare il tuo, devo dirtelo francamente: mi hai rapito con testi sviluppati meglio di questo.
Bada bene, ho detto "sviluppati". Ciò significa che l'idea di base mi è piaciuta in verità, sebbene non avessi capito minimamente che Claudio fosse già morto nel momento in cui è tornato in macchina dopo aver acquistato il vestito (e onestamente avrei preferito che si fosse sacrificato, in un qualche modo, ma questa è solo una mia preferenza). Il punto è come hai costruito il racconto; a mio avviso il problema maggiore è la troppa fretta con cui si sono svolti gli eventi, e questa è la conseguenza diretta del pretesto di trama. Hai dovuto mettere carne al fuoco per dare un senso al travestimento di Claudio in clown, ma i caratteri son quel che sono e alla fine ti sei ritrovata con pochissimo spazio a disposizione. Fossi in te avrei cercato un modo che mi avesse tolto meno caratteri per introdurre la cosa, prendendo più spazio invece sull'introspezione di Claudio e sul suo malessere, dando un senso più profondo al suo sacrificio o comunque al suo "sogno post mortem". Rivisto in questo senso avrebbe un gran bel potenziale. Messo così il tema non è neanche molto centrato, o meglio lo sarebbe ma impostato così il racconto sembra parli più di fatalità che non di cambiamento, questo perché non hai dato il giusto spazio a ciò che provava Claudio.
A presto rileggerti!

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Re: Il Clown

Messaggio#14 » martedì 29 dicembre 2020, 9:31

Ciao Isabella,
il tema mi sembra centrato. La storia però non mi convince. Il problema maggiore secondo me è che l’incidente del finale sembra uscito dal nulla. Manca una semina per far capire al lettore, anche in seconda lettura, che a un certo punto della storia è successo qualcosa.
Ho notato anche alcune espressioni di registro linguistico più elevato, che però sono fuori contesto: “orfani in cerca di un’attenzione che illumini il loro essere”, “parrucca policroma”.
Inoltre, il dialogo al telefono avrebbe bisogno di essere spezzato da qualche beat e c’è un po’ di raccontato qua e là.
Quando il bambino dice “Ce le hai le palle?”, l’ho interpretato in senso metaforico (essere coraggioso) e ho pensato che volesse chiedergli di ucciderlo (e forse mi sarebbe piaciuto di più, devo dire).
Insomma, un racconto che si regge solo fino a un certo punto e che alla fine delude un po’.
Alla prossima.

P.S.: Dopo aver letto gli altri commenti, ho afferrato la simbologia con cui volevi lasciar intendere che Claudio era morto: l’amico vestito da diavolo, il cane che si chiama Caro. Però non è abbastanza. Siamo a una festa in maschera e il fatto che ci sia qualcuno vestito da diavolo passa inosservato. Forse ci voleva qualcosa di un po’ più forte.

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Re: Il Clown

Messaggio#15 » sabato 2 gennaio 2021, 18:46

Secondo me in questo racconto hai sbagliato strategia. In prima lettura ho notato un certo tuo sottolineare il prendere la macchina e partire, come se gli stesse per succedere qualcosa, ma poi prosegui senza variare lo stile e accelerando per stare dietro agli eventi che si susseguono senza sosta e l'impressione del lettore è che tu stia faticando a starci dentro quando invece, con ogni probabilità, ti stavi concedendo qualcosa di diverso proprio in funzione di quello che stava accadendo realmente. Solo che non arriva e non colpisce. E anche il tema rimane distante, poco "lavorato" all'interno del racconto e solo suggerito in fase d'intro. Direi che questo è il tipico racconto "Polo", quelli che escono senza il buco, capita. Come valutazione devo stare su un pollice ni tendente verso il positivo.

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