DELIRIO DOLCE

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il primo dicembre sveleremo il tema deciso da Flavia Imperi. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Il BOSS assegnerà la vittoria.
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wladimiro.borchi
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DELIRIO DOLCE

Messaggio#1 » domenica 13 dicembre 2020, 11:07

DELIRIO DOLCE

C’è un piccione morto sul marciapiede, il sole è coperto di nuvole e la scuola è solo a due passi.
Lo specchio parabolico sull’angolo della strada non aveva mentito. Il cadavere del volatile era proprio lì. Sabrina si fermò a osservarlo: sembrava l’avessero conficcato a forza nell’angolo tra la parete grigia del palazzo e il marciapiede. Doveva essere morto di freddo e quella posizione assurda era il ricordo del suo ultimo anelito di sopravvivenza. Voglio vivere tu tu tu tuuuuu, vado a rintanarmi dove non fa così freddo, tu tu tu tuuuu! Tac, morto! Peccato, perché aveva dei colori stupendi.
Si strinse nelle spalle. Il giubbotto pesante che mamma l’aveva costretta a indossare le nascondeva tutte le forme, ma quantomeno la teneva abbastanza calda. Così non farò la fine del sorbetto di uccello lì a terra.
L’amaro in bocca però non se ne andò.

«Mamma, ma sembro un palombaro con ‘sto coso addosso!»
«Ti prendi un mal di gola al mese e perdi settimane di scuola: ti ho comprato questo con i miei risparmi e questo di metti.» Mamma aveva sollevato lo sguardo solo per un attimo, gli occhi socchiusi quasi a sfidarla, e poi aveva ripreso a tagliare le carote. Sabrina aveva dovuto tirar fuori tutto il suo coraggio per balbettare una protesta.
«Ma mamma, quello rosa gelato che mi hanno comprato i nonni lo scorso Natale è caldo allo stesso modo e più carino…»
«È vecchio, consumato sulle maniche e puzza!»
Mamma aveva assunto quella sua espressione che non ammetteva repliche e Sabrina aveva, come sempre, tollerato il buio compresso che le si era piazzato in fondo allo stomaco.
Papà non l’avrebbe mai permesso! Lui le lasciava scegliere i vestiti più carini, non metteva mai in discussione le sue decisioni, non era per niente invadente. «Io sono felice se tu sei felice. Se poi agli altri non piaci, chi se ne frega? L’importante è piacere a se stessi.» Lo ripeteva sempre come un mantra. Era stato il padre migliore del mondo, fino a quando il cancro non glielo aveva portato via. Dopo era iniziata la tirannide matriarcale.

Sergio fuori da scuola se ne stava coi suoi amichetti a cazzeggiare. Sabrina gli lanciò solo un gesto rapido di saluto, qualcosa che voleva dire ”La tua ragazza è arrivata, se vuoi ci sono, ora tocca a te”.
È bene che non me le faccia girare oggi, che mi sono anche venute e il rischio di mettersi a piangere davanti a tutti come una scema è altissimo.
Lui si accese una Marlboro a testa bassa, rispondendo con un veloce cenno del capo. Era chiaro che il Signorino non aveva tempo da perdere con lei. Sabrina deglutì per mandare giù quel grumo che le aveva annodato la gola. Poco male, staremo un po’ assieme all’uscita. Non conta la durata, ma la qualità! Il pensiero la fece sorridere, riportandole alla memoria i tentativi maldestri fatti un paio di sere prima a casa sua.
Pensa se fossero arrivate l’altro ieri, mentre lui mi scavava negli slip non si sa bene in cerca di cosa. No! Dalla vergogna sarei morta e se mi avessero resuscitata sarei morta un’altra volta!
Oltrepassò l’ingresso e salì le scale.
Anna l’attendeva sul primo gradino: «Non ti fermi con Sergio? Neanche un bacino?»
Chissà perché tutti dovevano farsi gli affari suoi in quella classe? «Stamattina non mi sembra in vena di coccole.» Sabrina si afferrò al corrimano e si tirò su con enorme fatica. Come se la gravità volesse trattenerla, chissà perché, al pianterreno.
Anna si sbuffò via un ciuffo di capelli dagli occhi. «Mamma mia che carattere che hai! Possibile che non ti rendi conto di quanto vali? Quello dovrebbe accendere un cero alla Madonna tutti i giorni per ringraziarla di averti tutta per sé, e invece fa il prezioso! Io fossi in te andrei lì e me lo bacerei davanti a tutti. Così, tanto per mettere le cose in chiaro.»
Se la sua compagna di banco aveva un pregio era quello di riuscire sempre a farla ridere, anche quando le regalava quelle verità scomode. Le labbra le si stirarono ma non rispose, anche perché ormai erano arrivate al piano.
Vanessa occhi belli era già al posto di combattimento. Stava appoggiata di spalle alla parete accanto alla porta, mani dietro il sedere e schiena leggermente arcuata, chioma fluente lasciata libera di acchiappare pesci nella rete. Quanto mi sta sul cazzo!
Sabrina la oltrepassò senza degnarla di uno sguardo, che sarebbe servito solo ad accrescerle l’autostima.
La stilettata arrivò vigliacca quando ormai era quasi dentro. «Ciao splendore, nel guardaroba non avevi niente di meglio?»
Non lo so, vogliamo controllare? Magari ti ci potrei infilare a forza di calci nel culo! Ma fu Anna a rispondere al posto suo: «Sicuramente potrai prestarci qualcosa tu, visto che vieni a scuola tutti i giorni vestita come a un matrimonio… o a un funerale.»
Lo sguardo da killer con cui l’amica sottolineò la frase sortì l’effetto sperato: Vanessa figa di mogano sorrise isterica e volse lo sguardo altrove.
Questa scuola è più faticosa di una battuta di pesca allo squalo.

«E quindi l’asse di un segmento…»
Niente da fare, Sabrina non riusciva a capire neanche una delle parole del professor Masini, con quella sgradevole sensazione di guazzetto nelle mutande. Devo andare a cambiarmi l’assorbente, altrimenti qui finisce in tragedia.
«…è quella retta che cade perpendicolare al segmento stesso…»
Alzò la mano cercando in tutti i modi di farsi notare: sul volto l’espressione disperata di ordinanza, che di solito capiscono alla prima solo le prof femmine.
«…nel suo punto di mezzo.» Macché, non ci arriva. Come volevasi dimostrare. Uomini…
“Scusi professore, dovrei andare in bagno”. Le sarebbe bastata quella piccola frase, ma non riusciva a pronunciarla. Non voleva interrompere e farsi notare dall’intera classe. Tutti avrebbero capito e le avrebbero guardato il culo per vedere se c’erano macchie rosse e magari, almeno a giudicare dalla sensazione sgradevole che sentiva tra le gambe, ce le avrebbero pure trovate.
Per tentare di essere più esplicita possibile alzò la borsetta colorata dal contenuto inequivocabile.
Nulla, il genio continuò la propria spiegazione come se lei non esistesse.
In fondo mancavano meno di dieci minuti al suono della campanella. Ci sarebbe andata durante la ricreazione: sempre di non cominciare a sgocciolare in giro!
D’un tratto, inaspettata, arrivò la salvezza. «Devo lasciarvi dieci minuti prima, non mi fate fare brutta figura col preside.»
Sabrina quasi pianse per il sollievo: «Mi scusi professore, posso andare in bagno?»
«Certamente, vai pure! Gli altri tutti in classe, mi raccomando.»
Era quasi certa di averla scampata quando il sibilo di Vanessa arpia di satana la raggiunse: «Qualcuno ha le perdite…» Un coro di risatine sommesse la accompagnò mentre si richiudeva la porta alle spalle.

Aveva quasi finito di risistemarsi quando suonò la campanella della ricreazione. Mi devo sbrigare, tra un po’ il bagno si riempirà di svampite che fumano e se con questa nausea sento anche odore di sigaretta va a finire che vomito in faccia a qualcuno.
«E quindi ti sei fatto la Quaranta?»
Sabrina drizzò le orecchie. Notizia gustosissima, qualcuno nel bagno dei ragazzi sparla di Vanessa labbra calienti: troppo succulenta per non restare a origliare.
«Fatti i cazzi tuoi, OK?»
Chi è? Mi pare di conoscerla questa voce.
«Eh no,Sergio, non te la cavi così, sei tu che hai lanciato il sasso e ora ci racconti per filo e per segno come è avvenuta la monta.»
La testa di Sabrina cominciò a girare. No, non è il mio Sergio. Signore, fa’ che non sia lui!
«Ragazzi, se lo viene a sapere Sabrina mi mettete nei casini. Smettetela, è come se non fosse mai successo!»
Doveva essere vera quella storia che quando uno muore gli passa tutta la vita davanti, perché nel momento stesso in cui il suo amore veniva fatto a pezzi a colpi di accetta, Sabrina si vide scorrere dinanzi agli occhi tutti i momenti belli passati con Sergio: le prime uscite in gruppo; il primo bacio nella camera di Valentina il giorno del suo compleanno, in mezzo ai cappotti gettati sul letto; i pomeriggi di baci a ripetere scienze a casa sua, fino a quell’ultimo in cui aveva lasciato che le mani di lui si gettassero in esplorazioni tremanti.
Insieme al ricordo scesero le lacrime: amare come il veleno.

La campanella suonò la fine della scuola. Sabrina raccolse il libro di chimica con movimenti svogliati: si sentiva pesante, come se le avessero caricato un quintale di zavorra sulla schiena e i ganci per sostenerla fossero stati infilati a forza da qualche parte vicino al suo ombelico.
Indossò il giubbino tubolare ecclesiastico e si issò lo zaino in spalla.
Scese le scale cauta, per lo stordimento che il ciclo le regalava sempre i primi giorni.
Fuori Sergio l’aspettava con a fianco i suoi degni amici. Vanessa scopa ragazzi altrui era dall’altra parte della strada a tener d’occhio la sua conquista segreta da una distanza di sicurezza.
Scenata, due schiaffi a lei e tre a lui, o rimandiamo a domani?
«Facciamo la strada assieme?» Sergio bugiardo e assassino come il diavolo incarnato vinse il record mondiale di sorriso falso.
Rimandiamo a domani, oggi non ce la faccio.
«No, scusa amo’, ho promesso a Silvia che mi fermo da lei per portarle i compiti.»
Il ragazzo si guardò la punta delle scarpe: «OK.» Fa pure l’uomo deluso, lo stronzo!
Sabrina girò l’angolo e proseguì sul marciapiede a testa bassa.
«Ora Vanessa avrà campo libero. Ma se sei contenta così…»
Sabrina si bloccò. Prese a guardarsi attorno frenetica, a destra, poi a sinistra. Nessuno.
«Ehi, quaggiù!» Il piccione morto aveva ripreso vita e le stava parlando. Va bene essere devastata dal dolore e dalla delusione, ma essere già da ricovero mi sembra un po’ troppo.
«Ascolta, tu non stai parlando, perché sei morto.» E già le sembrò troppo rispondere. Continuò per la sua strada facendo finta che non ci fosse.
L’uccello cominciò a passeggiarle a fianco agitando leggermente le ali. «A dire il vero questa mattina mi sono solo svegliato tardi. La notte tira un vento d’inferno e l’unico posto in cui si riesce a stare un po’ temperati è l’angolo tra la parete e il marciapiede.»
«Oh, ma com’è interessante. Dai, spiegami altre gustose teorie di termodinamica da volatili.»
Lo disse senza guardarlo: non voleva certo che qualcuno si accorgesse che stava parlando da sola.
«Era per chiacchierare. In realtà volevo farti notare che se scappi - come fai sempre - dai problemi, Vanessa ti fotte il ragazzo. Ma se sei contenta così…»
Un moto di rabbia la spinse a fermarsi e a rivolgersi al suo improbabile interlocutore: «Allora, parliamoci chiaro: tu sei solo un’allucinazione. Ho visto sei volte “A Beautiful Mind” e so perfettamente come riconoscerti. E io non accetto consigli da un parto delle mia mente che, a quanto pare» e fece una smorfia indicandolo «è malata!»
Il piccione la fissò con uno sguardo che, se fosse stato umano, sarebbe stato di rimprovero. «Sei una testona. Ti chiedo solo di prendere il coraggio a due mani per una volta nella vita e tornare all’angolo della strada. Vedi, c’è lo specchio parabolico lì all’incrocio, per le auto. Dai un occhiata dentro e dimmi quello che vedi. Solo questo: dammi retta solo stavolta e ti prometto che non ti disturberò più.»
«Se serve a farti sparire lo faccio di sicuro!»
Sabrina tornò sui suoi passi pestando i piedi, con quel rompiscatole del volatile che le continuava a saltellare a fianco.
«Sto guardando nelle specchio, contento?»
«Sei sicura? Guarda davvero.»
Sabrina riportò gli occhi in alto con uno sbuffo. Quell’attrezzo le consentiva di osservare la facciata della scuola senza esser vista. La superficie convessa non rimandava immagini troppo chiare, ma si poteva intuire con un certo grado di sicurezza che Vanessa se ne stava stretta al suo Sergio davanti all’edificio e che lui stava tentando di operarle le tonsille con la lingua.
Le montò una furia degna di Wolverine quando Fenice gli si rivolta contro.
Girò l’angolo e si piazzò dinanzi agli amanti clandestini con i pugni sui fianchi: «Che c’è, Sergio, è la tua nuova ragazza o ti hanno vomitato sul giubbotto?»
I due si girarono a guardarla con espressioni impagabili: un misto di vergogna, paura, stupore e voglia di seppellirsi.
Sergio si aggiudicò subito il premio per la frase più banale: «Non è come pensi!»
BUM!
Il colpo le venne fuori come se non avesse fatto altro che studiare arti marziali per tutta la vita. Si diede la spinta, roteò su se stessa e alzò la gamba all’altezza della faccia di lui. Ahimè, il calcio arrivò preciso anche sul volto di Vanessa punching-ball di merda: ma cosa poteva pretendere il mondo da lei? Mica era una professionista!
«Ahia, ma fei impaffita?» Sergio aveva ancora la forza per parlare. A dire il vero non riusciva a esprimersi in maniera troppo chiara senza gli incisivi superiori. Vanessa pozza di piscio, invece, era a terra e si teneva le mani a coppa sotto il suo ex delicato nasino all’insù mentre il sangue le sgorgava copioso. «Aaaaaah! Mi hai rotto il naso!»
«Già, è l’effetto collaterale di quando ci si scopa il ragazzo delle altre.»
Sergio era in palese conflitto interiore: la gestualità del suo corpo alternava implorazione all’indirizzo della ormai ex ragazza e soccorso verso l’amante a terra.
Sabrina decise di aiutarlo a scegliere, lasciandogli andare una ginocchiata nelle palle sufficiente a spedirle entrambe nelle buche d’angolo di un ipotetico biliardo.
Sergio si accartocciò lentamente e si lasciò cadere sul corpo già inerme di Vanessa cadavere putrefatto.
Poteva bastare.
Sabrina gettò un’occhiata al groviglio di escrementi di cane che aveva lasciato sul marciapiede, poi si voltò e fece per riprendere la via di casa. Non percorse che un paio di metri quando, folgorata da un’impellente necessità di chiarezza, ritornò sui suoi passi. Diede un paio di calcetti al ginocchio di Sergio per attirare la sua attenzione: «Mi sembra evidente che da oggi non stiamo più insieme. Giusto?»
«Giushto.» Rispose lui con voce acutissima, quasi in falsetto.
«Bene.» Sabrina riprese la via di casa.
L’uccello era sparito. Doveva essere davvero un parto della sua mente. Una vocina dentro che, per una volta, le aveva fatto fare quello che voleva, anziché quello che deve fare una brava ragazza.
Non aveva più quel magone di prima in fondo allo stomaco, ma le tremavano le ginocchia per il calo di adrenalina e cominciava a farsi mille film in cui feroci sbirri venivano ad arrestarla per aggressione a mano libera contro coppia di stronzi. Chissà se esisteva un reato del genere?
C’era di bello che, per una volta nella vita, aveva deciso di agire, di muoversi, di far capire agli altri che non potevano farle del male impunemente. Beh, forse aveva un tantinello esagerato, ma il messaggio era passato di sicuro.
Girato l’angolo guardò ancora una volta nello specchio convesso. I due amanti clandestini stavano provando a rimettersi in piedi e Vanessa vedova sconsolata piangeva col viso appoggiato al petto del suo ragazzo. Bene, così gli sporcherà il maglione di sangue.
Certo, con tutto quel movimento atletico l’assorbente poteva essersi spostato. Sabrina si guardò tra le gambe e scorse la macchiolina rossa che non avrebbe mai voluto vedere. Sul retro la situazione doveva essere ben peggiore.
Era spuntato un bel sole e non faceva più così freddo come al mattino: tolse il giubbotto e se lo legò in vita. Fa schifo, ma almeno ha la sua porca utilità.
«È stata mamma a costringerti a mettere quell’affare, vero?» Come non detto, la sua allucinazione piccioniforme era ricomparsa al suo fianco.
Lei continuò a fingere di ignorarla, lo sguardo fisso dinanzi a sé. «Che vuoi saperne, tu? Sei solo un’invenzione dei miei neuroni che hanno fatto cilecca. Chissà se dovrò prendere dei farmaci per cancellarti?»
«Che buffa che sei diventata. Ma davvero non ti ricordi più di me?»
Sabrina fece una smorfia: l’uccellaccio stava diventando invadente. Ora magari sarebbe venuto a raccontarle una di quelle storie da narrativa per l’infanzia, in cui una creaturina passa la vita a sorvegliare il bambino a cui è stata assegnata. Erano stupidaggini che non aveva mai sopportato.
«No, non mi ricordo di aver frequentato volatili negli ultimi sedici anni, ma magari mi sbaglio.»
«Sicura?» L’uccellino andò a posarsi sulla sua mano, la guardò fissa coi suoi occhi neri e fece il gesto di beccare una briciola di pane dal suo palmo.
Un ricordo la travolse improvviso.

Aveva sei anni e stava seduta su una panchina assieme a suo padre. Ci andavano tutte le domeniche, a quel parco, e tutte le volte papà rubava da casa un pezzettino di pane da sbriciolare per gli uccelli.
«Che buffi che sono i piccioni! Sembra che camminino dando testate all’aria, non è vero papà?»
Lui aveva sorriso, il sorriso più bello del mondo sul viso dell’uomo migliore. «Già, sono davvero buffi. Lo sai che si adattano a qualsiasi clima? Si trovano in quasi tutto il mondo. Ovunque tu possa andare a finire, uno di loro ti troverà sempre.»
«Allora da grande mi voglio sposare con un piccione!» Aveva fatto la buffona come al solito, sapeva cosa sarebbe successo.
Papà infatti l’aveva riempita di solletico: «Ah, pensi già a sposarti, malandrina!»
Lei aveva riso fin quasi a farsi la pipì addosso. «Basta, papà, basta!»
Lui si era fermato a fissarla sognando a occhi aperti, come faceva spesso: «Tutte le volte che avrai bisogno di me, mi trasformerò in piccione per venirti a salvare.»
Papà…

«Papà, sei tu?» Sabrina sentì le lacrime bussarle dietro gli occhi.
L’uccello le svolazzò attorno. Si posò sulla spalla e le appoggiò il becco all’orecchio: «Io ci sarò sempre, tutte le volte in cui ci sarà bisogno di me!»
E se ne volò via, lasciando Sabrina a fissare il cielo col cuore gonfio di infinito e lacrime dolci di miele che le scorrevano sul viso.



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Re: DELIRIO DOLCE

Messaggio#2 » lunedì 14 dicembre 2020, 9:33

Tema - Nulla è come sembra. Sergio è un stronzo e il Piccione è il padre di Sabrina.
Bonus 1 - Protagonisti adolescenti (Young Adult) -3: Tutti i protagonisti (salvo il piccione) hanno 16 anni.
Bonus 2 - Almeno una scena che generi “sense of wonder” -2: Il piccione parla a Sabrina
Bonus 3 - Uso di flashback e/o flashforward -2: 2 flasback, uno all'inizio (ricordo della discussione con la madre), uno alla fine (ricordo della panchina col padre).
Bonus 4 - Uno specchio deve essere importante nella trama -2: Lo specchio convesso a margine della strada consente a Sabrina di raccogliere informazioni fondamentali per la storia, senza esser mai vista.

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Re: DELIRIO DOLCE

Messaggio#3 » lunedì 21 dicembre 2020, 22:21

A TUTTI I PARTECIPANTI:
Se volete che La Sfida diventi qualcosa di più di un esercizio di scrittura sta a voi impegnarvi. Anche nella fase dei commenti cercate di superare i vostri limiti. Fate critiche costruttive, cercate le lacune dei racconti che dovete leggere e non fatevi problemi nell’esprimere il vostro pensiero in maniera onesta.
La perfezione non passa da queste parti ma insieme potete aiutarvi a migliorare.
Ultima nota, affinché la comunità cresca, se non l’avete fatto vi consiglio di iscrivervi al gruppo Facebook de La Sfida a…
https://www.facebook.com/groups/215238252346692

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Re: DELIRIO DOLCE

Messaggio#4 » martedì 22 dicembre 2020, 2:15

Ciao Wladimiro,
Il brano è interessantissimo, i miei complimenti. Confermo l'aderenza alla traccia e la presenza di tutti e quattro i bonus, nonostante, almeno a mio avviso, sia un po' riduttivo limitare la presenza del "sense of wonder" soltanto alla figura del piccione. Detto ciò, il racconto è particolarmente scorrevole, mai pesante e sempre coinvolgente, sia nei suoi numerosi tratti umoristici che in quello più commovente presente nella rivelazione della vera natura del pennuto, ben correlata ai flashback precedenti. Da adolescente, reputo un po' stereotipati alcuni comportamenti ed a volte eccessive le coloriture pronunciate dai personaggi, però non inficiano il godimento della lettura se si compie uno sforzo maggiore nell'identificazione dei personaggi. Giudizio complessivo positivo.
Ultima modifica di Red Robin il sabato 26 dicembre 2020, 23:33, modificato 1 volta in totale.

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Alessandro -JohnDoe- Canella
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Re: DELIRIO DOLCE

Messaggio#5 » sabato 26 dicembre 2020, 23:31

Ciao Wladimiro.
Vado dritto al sodo: purtroppo non posso dire di aver apprezzato questo brano. Due le ragioni principali.
La prima è l’estrema stereotipizzazione della protagonista. Quel suo continuo usare nomignoli non la rende per nulla un personaggio credibile, quanto la caricatura di un’adolescente. Andando avanti nella lettura, mi sembrava quasi di trovarmi di fronte a una scena estrapolata da “Alba Kiara”, film aberrante di qualche anno fa dove gli sceneggiatori avevano disegnato personaggi inverosimili soltanto per ottenere un effetto – per dirla alla Yotobi – g-g-g-giovane.
La seconda ragione, forse la più importante, riguarda invece la gestione del narratore. Per tutto il testo non si capisce infatti che tipo di narratore vuoi usare. A volte si lascia andare a commenti che non appartengono alla protagonista (Sabrina aveva, come sempre, tollerato il buio compresso), altre volte si pone quale traduttore dei suoi pensieri, altre volte ancora lascia che sia la stessa Sabrina a riportare il suo esatto pensiero.
A ciò si aggiunge una gestione dell’elemento fantastico un po’ forzata (ma tieni presente che già di mio non nutro grande amore per realismo magico e affini) e una trama che non brilla certo per originalità.

Ti lascio alcune note più specifiche:

Sergio fuori da scuola se ne stava coi suoi amichetti a cazzeggiare. Sabrina gli lanciò solo un gesto rapido di saluto, qualcosa che voleva dire ”La tua ragazza è arrivata, se vuoi ci sono, ora tocca a te”.
È bene che non me le faccia girare oggi, che mi sono anche venute e il rischio di mettersi a piangere davanti a tutti come una scema è altissimo.
Lui si accese una Marlboro a testa bassa […]

In questa scena si assiste a un (involontario) ottovolante di POV. Inizi con Sergio, passi subito dopo a Sabrina (con tanto di lettura del suo pensiero), per poi tornare a Sergio. Ma attenzione: subito dopo si scopre che il POV era sempre stato quello di Sabrina! Peccato che la costruzione delle frasi tutto facesse pensare tranne che a questo. Anche perché siamo ancora alle prime battute della tu storia, quindi il lettore non può ancora sapere che tutta la storia segue un unico POV. Se infatti inizi la prima frase con “Sergio + [azione eseguita]” il lettore non può che pensare che quello sia il POV.
Questo stato confusionale è figlio anche di una scarsa costruzione della scena. Abbiamo solo dei personaggi che fanno azioni generiche senza però che siano stati posizionati con chiarezza nello spazio. Prendiamo Sabrina: che sta facendo? È già lì? Sta arrivando? Non lo sappiamo. Leggiamo solo della sua occhiata, per scoprire soltanto DOPO che “è arrivata” (ergo, la sua posizione nello spazio era in avvicinamento rispetto a Sergio). Solo che queste sono informazioni che vanno date subito, non alla terza frase, altrimenti il risultato è solo una gran confusione.

Come se la gravità volesse trattenerla, chissà perché, al pianterreno.

Come spiegavo all’inizio, quel “chissà perché” è un commento del narratore che strappa il lettore dal POV del personaggio.

Anna si sbuffò via un ciuffo di capelli dagli occhi.

Fammi indovinare: volevi dire “soffiò via” ma ti sembrava troppo banale?

Quanto mi sta sul cazzo!

Visto quanto hai scritto a commento di un altro racconto e lo stile grafico adottato fino a questo punto del testo, l’assenza del corsivo in questo passaggio è voluto o si tratta di una svista?

Per tentare di essere più esplicita possibile alzò la borsetta colorata dal contenuto inequivocabile.

C’è qualcosa che stona in questo passaggio. Fino alla riga prima la protagonista non vuole dare nell’occhio, nemmeno usando una frase banalissima come “posso andare in bagno”, poi però non si fa problemi ad alzare la borsetta contenente gli assorbenti. Ora, a meno che gli studenti di questa classe non siano dotati di vista perimetrale, anche ammettendo che Sabrina si trovi all’ultimo banco dubito seriamente che il suo gesto passerebbe molto inosservato. Insomma, questa scena mi è sembrata un inutile allungamento del brodo che come risultato ottiene solo la focalizzazione del lettore su un personaggio che prima pensa una cosa, poi fa l’esatto opposto, e infine fa esattamente quello che aveva pensato di non fare all’inizio. WTF!

Notizia gustosissima, qualcuno nel bagno dei ragazzi sparla di Vanessa labbra calienti: troppo succulenta per non restare a origliare.

Questo pensiero in presa diretta della protagonista è decisamente forzato. I pensieri che passano per la nostra testa non si sviluppano mai con le stesse modalità di un dialogo verbale. Sarebbe risultato molto più naturale esplicitare il pensiero di Sabrina facendolo esporre direttamente dal narratore. Bastava sostituire “sparla” con “sparlava”.

In realtà volevo farti notare che se scappi - come fai sempre - dai problemi, Vanessa ti fotte il ragazzo. Ma se sei contenta così…

Attenzione, che qui va usata la em dash, non la en dash. Segnalo anche che hai usato la stessa identica frase di chiusura poche righe sopra. Effetto voluto o svista?
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wladimiro.borchi
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Re: DELIRIO DOLCE

Messaggio#6 » domenica 27 dicembre 2020, 10:06

JohnDoe ha scritto:Ciao Wladimiro.
Vado dritto al sodo: purtroppo non posso dire di aver apprezzato questo brano. Due le ragioni principali.
La prima è l’estrema stereotipizzazione della protagonista. Quel suo continuo usare nomignoli non la rende per nulla un personaggio credibile, quanto la caricatura di un’adolescente. Andando avanti nella lettura, mi sembrava quasi di trovarmi di fronte a una scena estrapolata da “Alba Kiara”, film aberrante di qualche anno fa dove gli sceneggiatori avevano disegnato personaggi inverosimili soltanto per ottenere un effetto – per dirla alla Yotobi – g-g-g-giovane.

Ciao JohnDoe,
non credo di conoscerti né di aver mai letto nulla di tuo, se mi sbaglio ti chiedo scusa.
In ogni caso, prima di chiarirti alcuni punti, mi domando...
Da dove nasce questa tua spocchia da primo della classe?
L'ho notata in praticamente tutti i tuoi commenti e, pertanto, un motivo di fondo ci deve essere?
Hai pubblicato recentemente con Mondadori? Sei autore e direttore editoriale di Einaudi, o Rizzoli? Sennò, altrimenti, me lo spiego davvero male.
Venendo a noi.
Mi spiace ovviamente che non ti sia piaciuto il racconto, ma il confronto con "Alba Kiara" lo trovo gratuitamente offensivo. Non mi pare infatti che in quel film "aberrante" (ce sarai! cit.) la protagonista sfondi la faccia a calci al fidanzato lasciandolo in una pozza di sangue o che si utilizzino termini come "fica di mogano" "puching-ball di merda" o "pozza di piscio". Molto veri e al contempo grotteschi e sopra le righe, come si confà al crescendo della storia.
Ma andiamo avanti...

JohnDoe ha scritto:La seconda ragione, forse la più importante, riguarda invece la gestione del narratore. Per tutto il testo non si capisce infatti che tipo di narratore vuoi usare. A volte si lascia andare a commenti che non appartengono alla protagonista (Sabrina aveva, come sempre, tollerato il buio compresso), altre volte si pone quale traduttore dei suoi pensieri, altre volte ancora lascia che sia la stessa Sabrina a riportare il suo esatto pensiero.

Questa, invece, è proprio una gigantesca cazzata.
La scelta è chiarissima: terza persona con PDV focalizzato esclusivamente su Sabrina. Suoi i commenti, suoi i pensieri.
Ma che racconto hai letto?

JohnDoe ha scritto:A ciò si aggiunge una gestione dell’elemento fantastico un po’ forzata (ma tieni presente che già di mio non nutro grande amore per realismo magico e affini) e una trama che non brilla certo per originalità.

Su questo non so davvero cosa farci. L'idea che mi è venuta è questa e non mi è dispiaciuta ne sembrata troppo banale, altrimenti non l'avrei scritta, non credi?

JohnDoe ha scritto:Ti lascio alcune note più specifiche:
Sergio fuori da scuola se ne stava coi suoi amichetti a cazzeggiare. Sabrina gli lanciò solo un gesto rapido di saluto, qualcosa che voleva dire ”La tua ragazza è arrivata, se vuoi ci sono, ora tocca a te”.
È bene che non me le faccia girare oggi, che mi sono anche venute e il rischio di mettersi a piangere davanti a tutti come una scema è altissimo.
Lui si accese una Marlboro a testa bassa […]

In questa scena si assiste a un (involontario) ottovolante di POV. Inizi con Sergio, passi subito dopo a Sabrina (con tanto di lettura del suo pensiero), per poi tornare a Sergio. Ma attenzione: subito dopo si scopre che il POV era sempre stato quello di Sabrina! Peccato che la costruzione delle frasi tutto facesse pensare tranne che a questo. Anche perché siamo ancora alle prime battute della tu storia, quindi il lettore non può ancora sapere che tutta la storia segue un unico POV. Se infatti inizi la prima frase con “Sergio + [azione eseguita]” il lettore non può che pensare che quello sia il POV.
Questo stato confusionale è figlio anche di una scarsa costruzione della scena. Abbiamo solo dei personaggi che fanno azioni generiche senza però che siano stati posizionati con chiarezza nello spazio. Prendiamo Sabrina: che sta facendo? È già lì? Sta arrivando? Non lo sappiamo. Leggiamo solo della sua occhiata, per scoprire soltanto DOPO che “è arrivata” (ergo, la sua posizione nello spazio era in avvicinamento rispetto a Sergio). Solo che queste sono informazioni che vanno date subito, non alla terza frase, altrimenti il risultato è solo una gran confusione.

Il passaggio che citi non crea alcun problema di disorientamento per il lettore perché che il PDV sia su Sabrina è chiarissimo fin dall'inizio, come il fatto che si stia avvicinando alla scuola (chiarito fin dall'inizio del racconto).


JohnDoe ha scritto:
Come se la gravità volesse trattenerla, chissà perché, al pianterreno.

Come spiegavo all’inizio, quel “chissà perché” è un commento del narratore che strappa il lettore dal POV del personaggio.

No, ancora una volta il "chissà perché" è una constatazione di Sabrina. Una parte di lei vorrebbe proprio fermarsi col ragazzo.


JohnDoe ha scritto:
Anna si sbuffò via un ciuffo di capelli dagli occhi.

Fammi indovinare: volevi dire “soffiò via” ma ti sembrava troppo banale?

No solo una piccola licenza.
Anna sbuffa sentendo quello che le dice l'amica e, con l'occasione, usa lo sbuffare per spostarsi i capelli dal viso.
Troppo complicato? Quali terribili problemi di lettura avrò cagionato con questo gioco di parole?
Mi ricordavo che i commenti su MC servivano ad aiutare gli altri a migliorarsi, non a fare i fenomeni e a pettinarsi l'ego.
Comunque così facendo penso che starai presto simpaticissimo a tutti. A me già da morire. Vieni a casa mia che ti faccio scopare mia sorella (cit.).


JohnDoe ha scritto:
Quanto mi sta sul cazzo!

Visto quanto hai scritto a commento di un altro racconto e lo stile grafico adottato fino a questo punto del testo, l’assenza del corsivo in questo passaggio è voluto o si tratta di una svista?

Una svista.

JohnDoe ha scritto:
Per tentare di essere più esplicita possibile alzò la borsetta colorata dal contenuto inequivocabile.

C’è qualcosa che stona in questo passaggio. Fino alla riga prima la protagonista non vuole dare nell’occhio, nemmeno usando una frase banalissima come “posso andare in bagno”, poi però non si fa problemi ad alzare la borsetta contenente gli assorbenti. Ora, a meno che gli studenti di questa classe non siano dotati di vista perimetrale, anche ammettendo che Sabrina si trovi all’ultimo banco dubito seriamente che il suo gesto passerebbe molto inosservato. Insomma, questa scena mi è sembrata un inutile allungamento del brodo che come risultato ottiene solo la focalizzazione del lettore su un personaggio che prima pensa una cosa, poi fa l’esatto opposto, e infine fa esattamente quello che aveva pensato di non fare all’inizio. WTF!

Oppure, semplicemente, nel crescendo di disperazione, Sabrina alla fine è costretta a cedere da qualche parte per il terrore che la situazione diventi drammatica.

JohnDoe ha scritto:
Notizia gustosissima, qualcuno nel bagno dei ragazzi sparla di Vanessa labbra calienti: troppo succulenta per non restare a origliare.

Questo pensiero in presa diretta della protagonista è decisamente forzato. I pensieri che passano per la nostra testa non si sviluppano mai con le stesse modalità di un dialogo verbale. Sarebbe risultato molto più naturale esplicitare il pensiero di Sabrina facendolo esporre direttamente dal narratore. Bastava sostituire “sparla” con “sparlava”.

Non lo sapevo. Ci sono stati degli studi a riguardo?

JohnDoe ha scritto:
In realtà volevo farti notare che se scappi - come fai sempre - dai problemi, Vanessa ti fotte il ragazzo. Ma se sei contenta così…

Attenzione, che qui va usata la em dash, non la en dash. Segnalo anche che hai usato la stessa identica frase di chiusura poche righe sopra. Effetto voluto o svista?

E perché mai?
No, voluto.

Ciao.
W

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Giovanni Attanasio
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Re: DELIRIO DOLCE

Messaggio#7 » domenica 27 dicembre 2020, 14:39

wladimiro.borchi ha scritto:Mi ricordavo che i commenti su MC servivano ad aiutare gli altri a migliorarsi, non a fare i fenomeni e a pettinarsi l'ego.


E aggiungo, da tizio arrivato in occasione di questa sfida, che l'accoglienza è stata parecchio brusca :D. Nonostante sia una persona molto resistente alle critiche random e ai commenti, sto faticando parecchio!
Aggiungo che ho letto la tua storia e a me piace molto (ho criticato anche io qualcosa, certo, ma col rispetto e la coscenza che dietro lo schermo c'è un collega, non un mostro da macellare a colpi di spada).
"Scrivo quello che voglio e come voglio. Fatevelo piacere."

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Re: DELIRIO DOLCE

Messaggio#8 » domenica 27 dicembre 2020, 15:12

Giovanni Attanasio ha scritto:
wladimiro.borchi ha scritto:Mi ricordavo che i commenti su MC servivano ad aiutare gli altri a migliorarsi, non a fare i fenomeni e a pettinarsi l'ego.


E aggiungo, da tizio arrivato in occasione di questa sfida, che l'accoglienza è stata parecchio brusca :D. Nonostante sia una persona molto resistente alle critiche random e ai commenti, sto faticando parecchio!
Aggiungo che ho letto la tua storia e a me piace molto (ho criticato anche io qualcosa, certo, ma col rispetto e la coscenza che dietro lo schermo c'è un collega, non un mostro da macellare a colpi di spada).


Spero davvero che le mie critiche siano state costruttive, non random :) come ho già scritto i miei erano i consigli di un collega dilettante.. e comunque ho anche sottolineato cose positive nel tuo racconto ;D se vuoi passa pure a leggere il mio pezzo, e commentalo pure secondo la tua coscienza. Alla fine il confronto è l'unico modo che abbiamo di migliorare, quindi più commenti riceviamo, meglio è.
Ti consiglio, nel caso in cui qualcuno ti rivolga commenti che secondo te non stiano né in cielo né in terra, di argomentare come ha fatto il buon Wlad: usa tutto quello che puoi per difendere le tue posizioni, se ritieni di avere ragione. Non è sempre facile commentare, e chi ne ha poca dimestichezza tende a sbagliare i toni (è successo anche a me di indirizzare commenti poco pertinenti quando avevo poca dimestichezza col forum). I contro-commenti sono utili per chi è chiamato a giudicare per capire come rivedere il proprio metodo di giudizio, almeno per me lo sono :)

Chiedo scusa a Wlad per aver postato spam nello spazio che dovrebbe essere destinato ai commenti del suo racconto, ma mi sentivo chiamato in causa :)

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Giovanni Attanasio
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Re: DELIRIO DOLCE

Messaggio#9 » domenica 27 dicembre 2020, 15:35

MentisKarakorum ha scritto:
Giovanni Attanasio ha scritto:
wladimiro.borchi ha scritto:Mi ricordavo che i commenti su MC servivano ad aiutare gli altri a migliorarsi, non a fare i fenomeni e a pettinarsi l'ego.


E aggiungo, da tizio arrivato in occasione di questa sfida, che l'accoglienza è stata parecchio brusca :D. Nonostante sia una persona molto resistente alle critiche random e ai commenti, sto faticando parecchio!
Aggiungo che ho letto la tua storia e a me piace molto (ho criticato anche io qualcosa, certo, ma col rispetto e la coscenza che dietro lo schermo c'è un collega, non un mostro da macellare a colpi di spada).


Spero davvero che le mie critiche siano state costruttive, non random :) come ho già scritto i miei erano i consigli di un collega dilettante.. e comunque ho anche sottolineato cose positive nel tuo racconto ;D se vuoi passa pure a leggere il mio pezzo, e commentalo pure secondo la tua coscienza. Alla fine il confronto è l'unico modo che abbiamo di migliorare, quindi più commenti riceviamo, meglio è.
Ti consiglio, nel caso in cui qualcuno ti rivolga commenti che secondo te non stiano né in cielo né in terra, di argomentare come ha fatto il buon Wlad: usa tutto quello che puoi per difendere le tue posizioni, se ritieni di avere ragione. Non è sempre facile commentare, e chi ne ha poca dimestichezza tende a sbagliare i toni (è successo anche a me di indirizzare commenti poco pertinenti quando avevo poca dimestichezza col forum). I contro-commenti sono utili per chi è chiamato a giudicare per capire come rivedere il proprio metodo di giudizio, almeno per me lo sono :)

Chiedo scusa a Wlad per aver postato spam nello spazio che dovrebbe essere destinato ai commenti del suo racconto, ma mi sentivo chiamato in causa :)


Tranquillo, lo so. Quando "chiamo in causa" lo faccio con nome e cognome. Il mio era un "critiche random" molto generale. Se me la prendo con qualcuno lo vado a cercare in privato, non in pubblico.
Il tuo racconto forse lo devo addirittura leggere per votarlo, non ricordo. In ogni caso i miei commenti saranno semplici e oggettivi, niente di fantastico xD.
"Scrivo quello che voglio e come voglio. Fatevelo piacere."

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Re: DELIRIO DOLCE

Messaggio#10 » mercoledì 30 dicembre 2020, 15:00

Ciao!

Per me piccioniforme è parola dell'anno. Mi sono divertito molto a leggere il testo, lo stile è molto naturale e romano. Non so nemmeno se sei di Roma, giusto, ma a me ha dato proprio quell'idea di storia narrata con passione comica e mi ha davvero sollevato il morale.
Mi è piaciuta anche la trama, e l'unico appunto che voglio farti su questa parte è che, secondo me, andava rinforzata la mancanza del padre durante lo svolgimento. In questo modo, una volta letto il finale, la botta arrivava molto più prepotente e distruttiva. Io ci sono rimasto secco, ma sono sin troppo vulnerabile alle storie padre/figlia e mi sarei messo a piangere anche solo leggendo il finale e poi il resto della storia (sono super di parte).
È stata una bella esperienza.

Alla prossima lettura, ciao!
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Stefano.Moretto
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Re: DELIRIO DOLCE

Messaggio#11 » lunedì 4 gennaio 2021, 17:07

Ciao Wladimiro,
Innanzitutto devo dirti che il tuo racconto mi ha lasciato emozioni discordanti, perché si tratta in sostanza di due storie diverse: da un lato Sabrina alle prese con le vicende amorose a scuola, dall'altro Sabrina ed il suo piccio-padre. La storia scolastica non mi ha colpito particolarmente, è bella la variazione sul tema col karate e tutti giù per terra in una pozza di sangue invece della solita commedia romantica natalizia con lunghi pianti, però si è svolto tutto un po' troppo velocemente e senza che i personaggi vengano fatti conoscere abbastanza. In particolare scopriamo del tradimento quando ancora il ragazzo neanche l'abbiamo mai visto interagire con Sabrina e questo toglie molto all'impatto emotivo. E sempre a proposito del tradimento, il fatto che lei sia andata nel bagno dei maschi per cambiarsi un assorbente mi è sembrata molto una forzatura a fini di trama e non mi è piaciuto. Non è stata mostrata una ragione per cui sarebbe dovuta essere lì e il fatto stesso che quello fosse il bagno "sbagliato" viene detto con naturalezza nonostante fosse una cosa anti-intuitiva. Questo è stato, diciamo, l'unico vero problema che ho trovato con la trama.
La storia col piccione invece mi è piaciuta, soprattutto per il finale inatteso anche se seminato in modo abbastanza buono. Mi sarebbe piaciuto avere più di questa seconda parte, in realtà. Un approfondimento magari sulle vicende familiari della protagonista e della sua relazione con Anna che, con il poco spazio ricevuto, non ha avuto una vera caratterizzazione. Si conoscono da quando erano piccole o solo dalle superiori? L'amica ha conosciuto il padre prima che morisse? Ha aiutato l'amica a superare il lutto? Potevano essere spunti molto interessanti per aiutarti ad arrivare al finale aumentando l'effetto wow. Invece così sei stato "costretto" a usare il flashback sul finale per ricordare al lettore del padre di cui avevi accennato la morte all'inizio.
Questo era il mio parere riguardo la storia, che comunque ci tengo a precisare ho trovato piacevole da leggere.

Riguardo lo stile, invece, ci sono altri appunti che vorrei farti.

Prima di tutto le "spiegazioni": ce ne sono parecchie nel testo, a cominciare dalla morte del padre che è raccontata in un riassunto mentre avrebbe meritato qualcosa in più, magari una scena dedicata per aumentare il conflitto figlia-madre (esempio a caso: "tra una settimana sarebbe stato il suo compleanno/sarà l'anniversario della sua morte e la madre sembra non interessarsene"). Ci sono un po' di altre spiegazioni sparse per il testo, ma quella della morte del padre è l'unica che ho trovato davvero spiacevole da leggere, per quanto più si limita l'uso di riassunti in un testo e meglio è.

Per quanto riguarda i pensieri in corsivo, ho trovato che questa scelta stilistica cozzi molto con il tuo stile. Il narratore utilizzato nel testo è molto immerso nella mente di Sabrina, tanto che si mette a formulare domande per lei:
Chissà perché tutti dovevano farsi gli affari suoi in quella classe?

Questo è chiaramente un pensiero di Sabrina, quindi a logica sarebbe dovuto essere in corsivo.
Le montò una furia degna di Wolverine quando Fenice gli si rivolta contro.

I due si girarono a guardarla con espressioni impagabili

Anche frasi come queste sono chiaramente dal punto di vista della protagonista, sia per le citazioni che per gli aggettivi usati, e va benissimo; però sottolineano come i pensieri esplicitati in corsivo siano superflui dato che tutta la narrazione è condita di commenti impliciti come questi.
La mia impressione è che dato il tipo di narrazione adottata (narrazione stretta sul personaggio, filtro della sua visione sempre attivo) qui ci sarebbe stata benissimo una prima persona invece di una terza, scelta che avrebbe aumentato l'immersione nella lettura e ti avrebbe risolto automagicamente il problema del corsivo.

Ultimo appunto riguardo le descrizioni: in certi punti sei rimasto molto generico, ad esempio il piccione in posizione "assurda" oppure Sercio che "cazzeggia". Non c'è qualcosa di visivo che accende l'immaginazione. Il piccione sappiamo che era "incastrato" tra parete e marciapiede, mi ero immaginato un semplice corpo spinto nell'angolo con la schiena al muro e le ali aperte a terra, quel "assurdo" mi ha causato un problema perché ho passato secondi a chiedermi come dovevo immaginarmelo - seppure fosse un'informazione rilevante. Invece per quanto riguarda Sergio ho proprio avuto problemi a immaginarmi tutto, perché non avevo idea di chi fosse Sergio. Un ragazzo della sua età? Uno più grande? Un prof? Un bidello? Non sapevo neanche della sua esistenza fino a poco prima, immaginarmi qualcosa era assolutamente impossibile. Fai attenzione al fatto che chi ti legge non ha in mente le immagini che hai invece tu quando stai scrivendo, devi cercare di essere più dettagliato, ad esempio come lo sei stati quando hai descritto Vanessa alla sua prima apparizione: lì non ho avuto nessun problema.

Riguardo una tua risposta a un commento precedente:
Oppure, semplicemente, nel crescendo di disperazione, Sabrina alla fine è costretta a cedere da qualche parte per il terrore che la situazione diventi drammatica.

Capisco il tuo punto di vista, ma anch'io in quel frangente ho avuto la stessa reazione di "ma avevi appena detto che non volevi dare nell'occhio". Il problema qui, a mio parere, è che non hai dato modo al lettore di capire che l'emergenza stava crescendo sempre più e che aveva superato l'argine del "okay basta fregarsene di cosa pensano gli altri, qui è codice rosso". Spero che questo commento esterno possa essere d'aiuto.

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wladimiro.borchi
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Re: DELIRIO DOLCE

Messaggio#12 » lunedì 4 gennaio 2021, 17:45

Ciao Stefano,
appunti giustissimi, che sottoscrivo dal primo all'ultimo.
In realtà, e anche qui penso che il problema sia nel difetto di adeguata descrizione, Sabrina è nel bagno delle femmine. Mi sono immaginato i bagni come erano al mio liceo, con quelli delle femmine di fianco a quelli degli uomini e, pertanto, con solo una parete a separarli. Per quello non sono stato a sottolineare un ulteriore stato d'ansia per Sabrina per essere nel bagno sbagliato (essendo, almeno nella mia mente, in quello giusto).
Grazie dei commenti utili e non spocchiosi.
W

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Artemis Entreri
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Re: DELIRIO DOLCE

Messaggio#13 » sabato 9 gennaio 2021, 19:56

Ciao,
il tuo racconto poteva essere molto azzeccato, con la trovata del piccione e il modo colorito con cui la protagonista dipinge la sua 'rivale in amore', ma mi hai perso immediatamente appena hai toccato un tema sensibile, raccontandolo con una sfilza di stereotipi.
Magari non ti sei nemmeno reso conto di descrivere la condizione di Sabrina in modo maschilista e offensivo o almeno voglio sperare che sia così, però è quello che si percepisce leggendo. Quale che sia la ragione, hai usato informazioni vecchie di trent'anni. Il quadro che presenti poteva essere accurato (almeno in parte) nel 1980, oggi invece è un insulto all'intelligenza delle donne, pieno di luoghi comuni e considerazioni sessiste.
Pubblicato dove c'è maggiore affluenza di donne (come su wattpad) avrebbe generato un flame colossale. Le femministe sono sempre dietro l'angolo pronte a crocifiggerti, soprattutto in questo periodo. Io di solito non mi immischio in polemiche del genere, ma mi è toccato di dover commentare il tuo gruppo e non sono il tipo da mentire o indorare la pillola.
Analizziamo per punti perché quello che dici è come minimo irrealistico:
1) Nessuna donna utilizza assorbenti esterni se può evitarlo, a meno che non abbia dei problemi. Problemi anche di natura psicologica, c'è chi non sopporta l'idea di avere il tampone dentro di sé.
2) Nessuna donna indosserebbe abiti chiari dai tre giorni prima della data stimata di arrivo del ciclo e per tutta la sua durata, a meno che non debba sposarsi o sia costretta per qualche ragione.
3) Nessuna donna sceglierebbe di soffrire quando può prendersi una bella pasticca di Ibuprofene/Synflex/Moment rosa e compagnia e porre fine a tutto in una mezz'ora (e no, 'è una ragazzina' non conta come scusa, se prende l'ibuprofene per il mal di gola ha tutto il diritto di prenderlo anche per i dolori mestruali). Sabrina è uno di quei casi per i quali i medicinali fanno poco effetto a causa di un problema fisico e sta comunque malissimo? Va spiegato.
4) Nessuna donna uscirebbe mai di casa senza prima cambiarsi, in particolare sapendo di dover affrontare un lungo lasso di tempo senza poterlo fare. Anzi, in quei casi spesso si accoppia tampone più assorbente esterno, per raddoppiare l'autonomia e non doversi cambiare per niente fuori casa.
Ogni donna sa predire minuto per minuto il comportamento del proprio ciclo e sa con precisione quanto dura per lei l'assorbente/tampone preferito.
Perché quindi Sabrina si comporta come una stupida masochista? Ha sedici anni, sono come minimo tre/quattro anni che ha le mestruazioni, ormai sa come si comporta il suo corpo. Sa quante ore dura l'assorbente che mette e per andare a scuola dovrebbe scegliere quello che ne può durare almeno cinque, così sta sicura. Perché non usa il tampone? No, 'perché è vergine' non vale come scusa, è anche questa un'affermazione maschilista e qui nemmeno perdo tempo a spiegarti.
Il comportamento masochista di Sabrina va giustificato: le fa impressione usare i tamponi? Ha altri problemi? Ha una mamma pancina (questo sarebbe stato in realtà molto interessante da vedere) che non le permette di usare né i tamponi perché 'Dio non vuole' né gli antidolorifici perché 'il dolore è normale, sennò non sei donna'?
I continui riferimenti al disagio e alla sensazione di 'bagnato' sono anacronistici. Poteva essere credibile fino al 1985 massimo, già nel 1987 Nuvenia aveva messo in commercio i primi 'dry contact'. Adesso gli assorbenti sono tutti così, non sentiresti il bagnato nemmeno torcendoli come uno straccio, non ti accorgi che ci siano.
Passiamo al timore che le fossero venute mentre pomiciava. Come dicevamo, dopo tre anni sai con precisione chirurgica quando e come ti vengono, se sei irregolare non è normale e ti fai vedere da una ginecologa, che ti prescrive una bella cura per diventare regolare. A dirla tutta, in pre-ciclo nemmeno hai voglia di 'fare cose', anche questo è poco credibile, ma ammettiamo che volesse. Il ciclo non viene mica di botto rovesciando le cascate del Niagara, dal momento in cui 'senti' (perché lo riconosci al volo) che stanno arrivando hai almeno tre-cinque ore (alcune donne di più) prima che si mostri la prima, piccola perdita.
Quanto alle vertigini/nausea: non è normale, dovresti suggerire a chi ti ha detto questo di farsi vedere da una ginecologa.
Torniamo alla paura di macchiarsi: chi ha davvero questo terrore non corre mai il rischio, mai. Veste di nero sceglie assorbenti più lunghi come quelli da notte (o tampone e assorbente sempre) e indossa addirittura le cosiddette 'mutandine igieniche', che hanno il cavallo rinforzato con un velo di plastica. Sì, come le incerate.
Il fattore vergogna: ci può stare. Ci sono ragazze che sbandierano il tampone e altre che non direbbero mai di avere il ciclo a un maschio, ma resta il fatto che non hanno scritto in fronte 'ho il ciclo'.
"Tutti avrebbero capito e le avrebbero guardato il culo per vedere se c’erano macchie rosse e magari" Perché? Per la miseria, perché mai se una donna chiede di andare in bagno deve per forza essere per via del ciclo? Non potrebbe per una volta avere un normalissimo attacco di diarrea?!Assolutamente no, non c'è una sola ragione al mondo per cui la protagonista debba essere convinta che tutti sappiano che lei abbia il ciclo o debbano interpretare in tal senso la sua eventuale richiesta di andare in bagno! Per non parlare della frase successiva: se si vergogna di avere il ciclo, non esiste che sbandieri gli assorbenti! Nessuno potrebbe mai collegare il tuo comportamento al ciclo, ma se ti metti ad agitare il porta-assorbenti allora sì, ti dai la zappa sui piedi.
Avevi bisogno di farla andare in bagno e va bene, ma ci sono altri modi. Vuoi che si senta a disagio per l'assorbente, ci può stare, però non per i motivi che citi, non nel 2021. Immaginiamo un'alternativa: lei si sente a disagio per il solo dover indossare l'assorbente, che pensa la faccia apparire goffa e l'amica se ne accorge. Arriva la ricreazione e l'amica le si avvicina.
“Che hai? Sembravi seduta sui chiodi”
“Mamma non mi fa usare i tamponi, dice che le vergini non possono”
“Il cazzo, prendi qua” Anna frugò nella cartella e le porse un tampone.
“Se mamma lo scopre mi ammazza”
“E come fa, ti infila le mani su per la figa?”
Ecco, questo è uno spunto per sistemare, perché se lasci così com'è qualunque donna legga il tuo racconto s'incazza. Presentando la situazione così avresti spiegato in modo credibile il suo dramma e avrei simpatizzato subito con Sabrina.
Prima che obietti “ma figurati se l'amica può avere un tampone”: sì, le donne girano tutte con tampone/assorbente nel marsupio/borsa/quel che è, quando devono stare fuori casa per molte ore. L'ultima volta mi è successo in palestra. Una signora aveva scordato il cambio e ha chiesto: ci siamo girate in sei con assorbente o tampone in mano. No, non avevamo il ciclo. Però non si sa mai, a volte può venire a sorpresa, se sei stressata o col cambio di stagione, meglio essere preparate.

Tornando al racconto in sé: era bello l'espediente del piccione, bello lo spaccato di vita studentesca con amori e tradimenti, ma l'interpretazione sessista, stereotipata e retrograda del ciclo ha rovinato tutto. Un pochino esagerata la frequenza con cui Sabrina infilava nomignoli nelle proprie considerazioni, però ci stavano bene. Azzeccato il tema e ben usati i bonus. Davvero un peccato quell'interpretazione del ciclo.

Ti segnalo anche qualche frase che - secondo la mia sensibilità - andrebbe rivista e un typo, sperando di essere d'aiuto (sono pigra e non uso l'HTML per citare, abbi pazienza).
Tendi a usare un linguaggio forbito anche dove non ce n'è bisogno e spesso scegli termini impropri per l'utilizzo che decidi di farne.
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Re: DELIRIO DOLCE

Messaggio#14 » sabato 9 gennaio 2021, 21:00

Poi mi leggo tutto con calma.
Per ora ti dico: "Maschilista ce sarai!!!"
La mia esperienza di uomo e padre di 50 anni è totalmente diversa, dalla visione whatpadiana e tampaxcentrica che hai riportato.
Vedi, non tutte le storie sono uguali.
Peraltro ho appena fatto una piccola indagine su quello che mi hai scritto tra le donne di casa e ufficio e trovano molto di quello che hai detto incongruo (hanno usato altri aggettivi in verità).
Il racconto, peraltro, è stato letto da molte donne dai 15 ai 50 anni e nessuna ha sollevato argomenti come questi.
Ci sono ben altre battaglie a cui le "femministe" si dovrebbero dedicare.
A presto.
W

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Re: DELIRIO DOLCE

Messaggio#15 » domenica 10 gennaio 2021, 7:51

Artemis Entreri ha scritto:Ciao,
il tuo racconto poteva essere molto azzeccato, con la trovata del piccione e il modo colorito con cui la protagonista dipinge la sua 'rivale in amore', ma mi hai perso immediatamente appena hai toccato un tema sensibile, raccontandolo con una sfilza di stereotipi.
Magari non ti sei nemmeno reso conto di descrivere la condizione di Sabrina in modo maschilista e offensivo o almeno voglio sperare che sia così, però è quello che si percepisce leggendo. Quale che sia la ragione, hai usato informazioni vecchie di trent'anni. Il quadro che presenti poteva essere accurato (almeno in parte) nel 1980, oggi invece è un insulto all'intelligenza delle donne, pieno di luoghi comuni e considerazioni sessiste.


Stavo riflettendo se risponderti dettagliatamente a integrazione di quanto ho già evidenziato in relazione al tuo commento.
Purtroppo dovrei coinvolgere persone a me care per motivare ogni mia scelta e non ne ho nessuna voglia, né diritto.
Mi limito, quindi, a comunicarti solo queste cose che seguono.
1) Tutte le volte in cui scrivo di un argomento che mi è estraneo (per cause di natura fisica, sensoriale o anche solo psicologica) cerco di informarmi adeguatamente. Per cui quanto ho scritto è frutto di un approfondito confronto con le tre donne della mia famiglia (dai 15 ai 75 anni), con le mie 4 colleghe (dai 30 ai 51 anni) e con la mia editor (40 anni);
2) In conseguenza del punto 1) mi è capitato moltissime volte, in concorsi letterari in cui l'identità dell'autore doveva rimanere segreta, di essere scambiato per autrice;
3) Il tuo commento è sessista e mi ha discriminato pesantemente in questa gara perché sei partita dall'errato presupposto che io fossi "un uomo che non poteva sapere, né capire le tue verità". Se avessi scritto il racconto con lo pseudonimo di "Ornella", forse, non saremmo qui a discutere. Tu sei stata, inutilmente, sessista non io!
4) Come ripeto, le donne di cui al punto 1, a cui ho girato il tuo commento lo hanno trovato estremamente infondato e incongruo.
Ti incollo qui di seguito l'unico messaggio ricevuto in risposta che sia "ripetibile".
"A sedici anni il ciclo regolare è un miraggio e la strizza di impiastricciarsi i pantaloni è biblica. Questa dev'essere una di quelle che non hanno mai avuto le mestruazioni per davvero".
Spero che in futuro ci penserai una volta di più prima di attribuire patenti.
A rileggerci presto.
W

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Re: DELIRIO DOLCE

Messaggio#16 » domenica 10 gennaio 2021, 23:59

Ciao Wlad, scusa se arrivo comodo.

Niente da fare, hai scontentato anche me. Vedi, io odio i piccioni. Mi scagazzano sulla terrazza e sui condizionatori, e dopo una mattina passata coi guanti e il secchio leggo il tuo racconto, dove quei ratti alati li definisci “uccellini”, con “colori stupendi”.
Grrr! Ma torniamo a noi. Ho pensato che potrebbero interessarti i miei pareri alla luce di quelli degli altri commentatori.

Comprendo la perplessità di JohnDoe sul pdv: in quella parte dove si parla di Sergio, io l’avevo visto come quel che vedeva Sabrina. Ma personalmente cercherò di tenere buona la sua osservazione sui rischi di iniziare un paragrafo descrivendo un altro personaggio.

Anche a me non è passata la disperazione di Sabrina che cercava di andare in bagno, quando ha sventolato la borsetta mi sono detto anch’io “ma come? Non voleva fare le cose con discrezione?”. E ho trovato esagerato che tutti ridessero di lei. Avrei trovato più normale una sua eccessiva paranoia al riguardo, magari interpretando male una battuta (che so, magari la sfottevano perché sembrava sul punto di farsela addosso).

Mi sono invece immaginato Sabrina nel bagno delle ragazze, anche se i bagni comunicanti mi hanno lasciato perplesso. Però, diciamocelo, è lì che la storia si è fatta davvero interessante. Hai fatto bene a mettere quei bagni comunicanti? Hai tirato troppo la corda per giustificare quella svolta? È vero, qualcosa mi è suonato strano, ma non sono arrivato a storcere il naso; per me ok.

Riguardo la parte delle mestruazioni, non ho fatto sondaggi; quel che posso dirti è che l’ho trovata molto pesante, ma mi rendo conto che è stata una tua precisa scelta, non è vero?
Idem quel fraseggio interiore così gergale, molto reiterato. Elementi che mi hanno appesantito la lettura e non mi hanno trasmesso una particolarità di Sabrina. Però, tra queste, figa di mogano, è stata un’espressione dura ma originale, che fatto ben capire cosa volesse dire.

No, tutto sommato se dovessi dirti in cosa intervenire, per me la priorità non è nel come è scritto. Ripenserei ad alcuni aspetti della trama, in particolare lo specchio e il piccione. Lo specchio ha un ruolo particolare ma comunque molto piccolo in tutta la storia, non ha un vero valore di per sé. L’elemento del piccione - padre lo hai saputo trattare con una certa sensibilità, però l’aspetto soprannaturale è condensato alla fine.
Perché dico questo? Perché se tu levassi il piccione, già lo specchio non avrebbe nessun senso di esserci. E la storia starebbe in piedi lo stesso, no?
Ecco, la mia sensazione è stata quella di leggere la storia di una normale adolescente, con l’innesto di una parte fantastica che è stata un’aggiunta, non l’asse portante del racconto.
Questo la rende una brutta storia? No, assolutamente. Ma se dovessi lavorarci sopra, cercherei di dare più spazio al fantastico e di far sì che lavori maggiormente assieme agli elementi di normalità. Magari inserendo un intervento del piccione a metà racconto. Pensa ad esempio a risolvere il problema dei bagni comunicanti, col piccione che suggerisce a Sabrina di spostarsi dove riesce a sentire i discorsi di Sergio con gli amici (penso ad esempio a una finestra alta che arieggia i bagni dei maschi verso il cortile).

Ecco qua, spero di averti detto qualcosa di utile. Alla prossima!

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Re: DELIRIO DOLCE

Messaggio#17 » lunedì 11 gennaio 2021, 10:54

Artemis Entreri ha scritto:Ciao,
il tuo racconto poteva essere molto azzeccato, con la trovata del piccione e il modo colorito con cui la protagonista dipinge la sua 'rivale in amore', ma mi hai perso immediatamente appena hai toccato un tema sensibile, raccontandolo con una sfilza di stereotipi.
Magari non ti sei nemmeno reso conto di descrivere la condizione di Sabrina in modo maschilista e offensivo o almeno voglio sperare che sia così, però è quello che si percepisce leggendo. Quale che sia la ragione, hai usato informazioni vecchie di trent'anni. Il quadro che presenti poteva essere accurato (almeno in parte) nel 1980, oggi invece è un insulto all'intelligenza delle donne, pieno di luoghi comuni e considerazioni sessiste.
Pubblicato dove c'è maggiore affluenza di donne (come su wattpad) avrebbe generato un flame colossale. Le femministe sono sempre dietro l'angolo pronte a crocifiggerti, soprattutto in questo periodo. Io di solito non mi immischio in polemiche del genere, ma mi è toccato di dover commentare il tuo gruppo e non sono il tipo da mentire o indorare la pillola.
Analizziamo per punti perché quello che dici è come minimo irrealistico:
1) Nessuna donna utilizza assorbenti esterni se può evitarlo, a meno che non abbia dei problemi. Problemi anche di natura psicologica, c'è chi non sopporta l'idea di avere il tampone dentro di sé.
2) Nessuna donna indosserebbe abiti chiari dai tre giorni prima della data stimata di arrivo del ciclo e per tutta la sua durata, a meno che non debba sposarsi o sia costretta per qualche ragione.
3) Nessuna donna sceglierebbe di soffrire quando può prendersi una bella pasticca di Ibuprofene/Synflex/Moment rosa e compagnia e porre fine a tutto in una mezz'ora (e no, 'è una ragazzina' non conta come scusa, se prende l'ibuprofene per il mal di gola ha tutto il diritto di prenderlo anche per i dolori mestruali). Sabrina è uno di quei casi per i quali i medicinali fanno poco effetto a causa di un problema fisico e sta comunque malissimo? Va spiegato.
4) Nessuna donna uscirebbe mai di casa senza prima cambiarsi, in particolare sapendo di dover affrontare un lungo lasso di tempo senza poterlo fare. Anzi, in quei casi spesso si accoppia tampone più assorbente esterno, per raddoppiare l'autonomia e non doversi cambiare per niente fuori casa.
Ogni donna sa predire minuto per minuto il comportamento del proprio ciclo e sa con precisione quanto dura per lei l'assorbente/tampone preferito.
Perché quindi Sabrina si comporta come una stupida masochista? Ha sedici anni, sono come minimo tre/quattro anni che ha le mestruazioni, ormai sa come si comporta il suo corpo. Sa quante ore dura l'assorbente che mette e per andare a scuola dovrebbe scegliere quello che ne può durare almeno cinque, così sta sicura. Perché non usa il tampone? No, 'perché è vergine' non vale come scusa, è anche questa un'affermazione maschilista e qui nemmeno perdo tempo a spiegarti.
Il comportamento masochista di Sabrina va giustificato: le fa impressione usare i tamponi? Ha altri problemi? Ha una mamma pancina (questo sarebbe stato in realtà molto interessante da vedere) che non le permette di usare né i tamponi perché 'Dio non vuole' né gli antidolorifici perché 'il dolore è normale, sennò non sei donna'?
I continui riferimenti al disagio e alla sensazione di 'bagnato' sono anacronistici. Poteva essere credibile fino al 1985 massimo, già nel 1987 Nuvenia aveva messo in commercio i primi 'dry contact'. Adesso gli assorbenti sono tutti così, non sentiresti il bagnato nemmeno torcendoli come uno straccio, non ti accorgi che ci siano.
Passiamo al timore che le fossero venute mentre pomiciava. Come dicevamo, dopo tre anni sai con precisione chirurgica quando e come ti vengono, se sei irregolare non è normale e ti fai vedere da una ginecologa, che ti prescrive una bella cura per diventare regolare. A dirla tutta, in pre-ciclo nemmeno hai voglia di 'fare cose', anche questo è poco credibile, ma ammettiamo che volesse. Il ciclo non viene mica di botto rovesciando le cascate del Niagara, dal momento in cui 'senti' (perché lo riconosci al volo) che stanno arrivando hai almeno tre-cinque ore (alcune donne di più) prima che si mostri la prima, piccola perdita.
Quanto alle vertigini/nausea: non è normale, dovresti suggerire a chi ti ha detto questo di farsi vedere da una ginecologa.
Torniamo alla paura di macchiarsi: chi ha davvero questo terrore non corre mai il rischio, mai. Veste di nero sceglie assorbenti più lunghi come quelli da notte (o tampone e assorbente sempre) e indossa addirittura le cosiddette 'mutandine igieniche', che hanno il cavallo rinforzato con un velo di plastica. Sì, come le incerate.
Il fattore vergogna: ci può stare. Ci sono ragazze che sbandierano il tampone e altre che non direbbero mai di avere il ciclo a un maschio, ma resta il fatto che non hanno scritto in fronte 'ho il ciclo'.
"Tutti avrebbero capito e le avrebbero guardato il culo per vedere se c’erano macchie rosse e magari" Perché? Per la miseria, perché mai se una donna chiede di andare in bagno deve per forza essere per via del ciclo? Non potrebbe per una volta avere un normalissimo attacco di diarrea?!Assolutamente no, non c'è una sola ragione al mondo per cui la protagonista debba essere convinta che tutti sappiano che lei abbia il ciclo o debbano interpretare in tal senso la sua eventuale richiesta di andare in bagno! Per non parlare della frase successiva: se si vergogna di avere il ciclo, non esiste che sbandieri gli assorbenti! Nessuno potrebbe mai collegare il tuo comportamento al ciclo, ma se ti metti ad agitare il porta-assorbenti allora sì, ti dai la zappa sui piedi.
Avevi bisogno di farla andare in bagno e va bene, ma ci sono altri modi. Vuoi che si senta a disagio per l'assorbente, ci può stare, però non per i motivi che citi, non nel 2021. Immaginiamo un'alternativa: lei si sente a disagio per il solo dover indossare l'assorbente, che pensa la faccia apparire goffa e l'amica se ne accorge. Arriva la ricreazione e l'amica le si avvicina.
“Che hai? Sembravi seduta sui chiodi”
“Mamma non mi fa usare i tamponi, dice che le vergini non possono”
“Il cazzo, prendi qua” Anna frugò nella cartella e le porse un tampone.
“Se mamma lo scopre mi ammazza”
“E come fa, ti infila le mani su per la figa?”
Ecco, questo è uno spunto per sistemare, perché se lasci così com'è qualunque donna legga il tuo racconto s'incazza. Presentando la situazione così avresti spiegato in modo credibile il suo dramma e avrei simpatizzato subito con Sabrina.
Prima che obietti “ma figurati se l'amica può avere un tampone”: sì, le donne girano tutte con tampone/assorbente nel marsupio/borsa/quel che è, quando devono stare fuori casa per molte ore. L'ultima volta mi è successo in palestra. Una signora aveva scordato il cambio e ha chiesto: ci siamo girate in sei con assorbente o tampone in mano. No, non avevamo il ciclo. Però non si sa mai, a volte può venire a sorpresa, se sei stressata o col cambio di stagione, meglio essere preparate.

Tornando al racconto in sé: era bello l'espediente del piccione, bello lo spaccato di vita studentesca con amori e tradimenti, ma l'interpretazione sessista, stereotipata e retrograda del ciclo ha rovinato tutto. Un pochino esagerata la frequenza con cui Sabrina infilava nomignoli nelle proprie considerazioni, però ci stavano bene. Azzeccato il tema e ben usati i bonus. Davvero un peccato quell'interpretazione del ciclo.

Ti segnalo anche qualche frase che - secondo la mia sensibilità - andrebbe rivista e un typo, sperando di essere d'aiuto (sono pigra e non uso l'HTML per citare, abbi pazienza).
Tendi a usare un linguaggio forbito anche dove non ce n'è bisogno e spesso scegli termini impropri per l'utilizzo che decidi di farne.
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Ciao, chiedo scusa per l'intrusione, non ho partecipato ma seguo sempre volentieri sia la Sfida che Minuti contati e ora, a giochi fatti, quindi senza poter in alcun modo interferire con le decisioni sulla classifica, mi sento di intervenire.
Con questo non credo che a Wlad serva l'avvocato difensore, ma essendo donna, con il ciclo da vent'anni e due figlie femmine, ahimè, la mia parte polemica prende il sopravvento. Soprattutto perché perdonami, ma io non mi riconosco nemmeno in uno dei punti che hai sollevato.

Ma andiamo per ordine:
1) dire che nessuna donna SENZA PROBLEMI usa solo assorbenti interni è offensivo e discriminatorio. Io non li uso, lo faccio se sono costretta, ma preferisco quelli esterni e come me, un sacco di gente. Soprattutto non lo facevo a scuola, dove non c'era mai il sapone per lavarsi le mani e, causa probabilmente un flusso abbondante, mi sporco sia per metterlo che per toglierlo.
2)idem come sopra. I flussi non sono sempre uguali, quindi posso sentirmi sicura e poi invece accade il patatrac.
3)Ci sta, ma ci sta anche che qualcuna decida di prendere un medicinale solo quando "non ne può più" invece che farlo per cinque giorni, più volte al giorno. Non siamo tutte uguali.
4)Non è detto, perché continui a parlare di tutte le donne? Questa è una ragazzina, magari ha un flusso, di solito leggero, e ha deciso di non cambiarsi.
A sedici anni non lo sai alla perfezione come funziona il tuo corpo, io almeno non lo sapevo e non lo sa nemmeno mia figlia, che ha più o meno quell'età. Anche perché il corpo non è un orologio svizzero e alle volte fa cose che non ci aspettiamo. Altrimenti non ci sarebbe nessuna che si sporca i calzoni, che macchia le sedie a scuola (a meno che non sia capitato solo a me e in classe di mia figlia; tutto può essere), né ci sarebbero ragazzine che si legano il giaccone in vita, proprio come fa Sabrina.
La sensazione di "guazzetto" che cita Wladimiro è, a mio avviso, perfetta e rende del tutto l'idea. Vero che esistono assorbenti come quelli da te citati, ma è anche vero che costano più o meno 3,5 euro per dieci pezzi, e non tutti possono permetterseli. Sabrina indossa una giacca che le fa schifo ma è obbligata a farlo perché sua madre "l'ha comprata con sforzo e sudore", quindi non naviga nell'oro.
Per il resto dei tuoi commenti, sempre inerenti al ciclo, continui a "decidere" tu, per tutte le donne del mondo. Chi ti dice che non si ha voglia di fare sesso nel pre ciclo? Se non ne hai voglia tu, non vale per tutte. Idem per la paura di macchiarsi e l'attenzione e l'organizzazione che tu pretendi abbia ogni donna del mondo in età fertile.
Sullo sbandierare il porta assorbenti, hai ragione, non ha senso se non vuoi che si sappia cosa vai a fare.
Scusami ancora se mi sono intromessa, ma mi sono sentita chiamata in causa, sono una donna, ho il ciclo, credo di essere normale e ciò nonostante non mi ritrovo in nessuno dei punti di cui sopra.
Polly

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