Il Gambero di Aquileia

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il primo dicembre sveleremo il tema deciso da Flavia Imperi. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Il BOSS assegnerà la vittoria.
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MatteoMantoani
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Il Gambero di Aquileia

Messaggio#1 » sabato 12 dicembre 2020, 18:23

Il Gambero di Aquileia
di Matteo Mantoani


Aquileia. Anno Domini 1247

Gotfrid si voltò a cercare suo fratello. Ulrich era impegnato a parlare con un cavaliere vestito con la cappa dell’Ordine di San Giovanni. Gotfrid si strinse nelle spalle e volse lo sguardo verso il pavimento decorato della basilica. Il mosaico raffigurava un crostaceo che somigliava a un gambero arancione, o a un astice, le cui lunghe antenne puntavano dritte verso il suo stivale. Che animale misterioso, col suo camminare all’indietro. Il motivo per cui era degno di decorare una basilica poi, era un dilemma ben maggiore. Più in là i piedi della folla calpestavano motivi di pesci, persino un mostro marino simile a un drago era carezzato dalla gonna ricamata in oro di una donna sconosciuta.
Il ragazzo si raddrizzò e fissò l’entrata della chiesa. Le sue mani erano umide, le asciugò sulla cappa tracciando delle strisce untuose sul tessuto immacolato. Non era l’unico a sudare, i vapori degli unguenti oleosi dei nobili vicino a lui si innalzavano in nebbioline sopra le loro teste. Alzò lo sguardo, il lungo incensiere legato al soffitto oscillava con lunghi passaggi e diffondeva i vapori degli aromi d’oriente.
Ulrich gli si avvicinò, gli posò una mano sulla spalla e sorrise, i suoi baffi biondi si piegarono all’insù. «Sta arrivando.»
La notizia dell’arrivo del Patriarca si era ormai diffusa, la folla taceva e decine di occhi puntavano l’ingresso. Il coro vicino all’altare iniziò a intonare un inno in latino.
Gotfrid si liberò dalla stretta di Ulrich. «Spero che la cerimonia finisca presto. Ne ho abbastanza di tutti questi leccapiedi.»
La voce del fratello era minacciosa. «Mantieni un contegno onorevole o sarà peggio per te.»
Gotfrid sbuffò. «In nome dell’onore ho fatto cose per cui merito già di ricevere il peggio, tu sai a cosa alludo»
«Non ne posso più dei tuoi piagnistei, sono fastidiosi oltre che peccaminosi. Non torniamo più sull’argomento.»
Il ragazzo fece spallucce. La cosa che desiderava in quel momento era saltare in sella e andarsene lontano: quella calca e la presenza di Ulrich lo mettevano a disagio. Si palpò l’abito all’altezza del petto e trovò il rilevo del piccolo specchio d’argento che si portava sempre appresso, sotto ai vestiti. Rincuorato, sospirò e diresse la sua attenzione al portale.
Una donna con un lungo abito broccato d'oro fece il suo ingresso in chiesa, teneva a braccetto un vecchio basso e tozzo. Alle loro spalle un uomo slanciato reggeva il vessillo recante l’aquila su sfondo azzurro, la sua guarnacca era decorata con le sagome di tre cani dorati.
«Quelli davanti sono i conti di Gorizia.» Gli sussurrò Ulrich all’orecchio. «Quello con la bandiera del Patriarca è il signore di Tricano. I mastini sulla sua veste sono il simbolo del suo casato.»
Il ragazzo annuì. Si diceva che la contessa fosse la donna più avvenente del Patriarcato, ma era solo una donna di mezza età con la vita stretta e il seno troppo prosperoso. Quanto ai Tricano, il loro blasone rifletteva la loro fama: oltre a essere feroci soldati erano fedeli al principe vescovo come cani ammaestrati.
Ulrich gli diede una pacca sulla schiena. «Ecco il Patriarca!»
Berthold, conte di Andechs, duca di Merania, marchese d'Istria e principe vescovo di Aquileia, solcò il portale. Lo stemma d'oro dell'aquila riluceva sulla cappa cremisi. Il suo viso era paonazzo, trascinava le lunghe vesti con evidente fatica. Quando inciampò, Gotfrid non ne fu sorpreso.
Il clangore del pastorale placcato in argento che si schiantava al suolo sovrastò il coro liturgico. La folla cominciò a bisbigliare, anche i coristi avevano interrotto la loro melodia. Tricano poggiò il vessillo a una colonna e si precipitò ad aiutare il vescovo a rialzarsi.
Gotfrid trattenne una risata. Con tutti quegli ori addosso, il vestito del vecchio era una vera zavorra. Patriarca o principe che fosse, alla fine era tutta apparenza.

Il sole stava per tramontare, il campo era inondato di luce dorata e le spighe formavano un tappeto biondo. Maddalena allungò la mano e carezzò la segale, le irte reste le solleticarono il palmo. Sorrise e con l’unghia staccò un chicco. Lo rigirò tra il pollice e l’indice e notò il grumo nero che vi era avvinghiato: aveva una forma strana, appuntita come un corno. Lo ignorò e portò tutto in bocca. Masticò la crusca con gli incisivi, assaporò il tenero germe e inghiottì. Il paesaggio si fece di colpo più scuro, i sensi le si annebbiarono. Chiuse gli occhi, si massaggiò le tempie e fece un respiro profondo.
«Seguimi.»
A quella voce spalancò gli occhi: Jacopo era di fronte a lei, i suoi capelli dorati ondeggiavano al vento, come le spighe. Lo stomaco le si contrasse dallo spavento: suo fratello Jacopo era morto da un anno. Il giovane si voltò e si incamminò verso il sole morente.
Le lacrime solcarono il viso di Maddalena. «Non andartene.»
Lo seguì tra le spighe, allungò il passo e lo raggiunse. Col volto corrucciato fissava un punto ai loro piedi. La fanciulla abbassò lo sguardo e irrigidì tutti i muscoli dallo spavento. Una tremenda voragine a imbuto si apriva davanti a loro, al suo interno grovigli di corpi sanguinanti strisciavano nella melma incandescente, orrendi diavoli armati di spada ne falciavano le carni martoriate. Jacopo riprese a camminare e si portò sul bordo del pozzo infuocato.
«No! Fermati.» Maddalena lo seguì e gli afferrò un polso.
Il giovane si liberò dalla stretta e la guardò stizzito. «Non ostacolerai il Signore Dio tuo.»
Lei sul momento non comprese, poi si inginocchiò. Quello che le stava di fronte non era suo fratello, ma il Cristo risorto a giudicare i morti.
Gesù alzò le braccia, la sua voce sovrastò le grida dei dannati. «Il perdono e l’amore del Figlio sono su di voi. Abbandonate l’Inferno e salite tutti al Paradiso.»
Le fiamme si spensero, una ad una le anime si incamminarono verso l’alto in una lenta processione. Maddalena contemplò inorridita i corpi macellati che le passavano accanto.
Una voce cavernosa si alzò dal fondo più oscuro della voragine. «E io?»
Le parole erano cariche di una grande tristezza.
Gesù sorrise. «Anche tu avrai il perdono e l’amore di Dio, ma il Padre mio non ti vuole al suo cospetto. Trasformati allora in acqua, così che le radici delle piante ti sorbiscano. Sulle foglie diventerai rugiada, poi sarai nebbia, e allora sotto forma di vapore salirai anche tu in cielo e siederai alla mia destra.»
Maddalena scosse la testa. «No. Lui no! Mio Signore, lui no.»
La voragine si riempì di liquido nero. La ragazza si dimenò, ma gli acquitrini erano come mani malefiche che la trattenevano. Stremata, si accasciò nella melma mefitica. Il suo sguardo disperato supplicava il cielo.

Il sole era basso all’orizzonte. Gotfrid scese dal cavallo e contemplò il paesaggio desolato. La palude era disseminata di orride erbacce che spuntavano dal suolo come i peli luridi di un lebbroso. Nubi di moscerini e zanzare danzavano sopra alle pozze d’acqua stagnante. Il tanfo era pestilenziale.
Il ragazzo sospirò. Bella idea scappare dal banchetto del Patriarca per una cavalcata in campagna. Ora era tardi ed era stanco.
Aprì la bisaccia e ne estrasse il suo specchio, lo soppesò e lo portò di fronte al viso. Senza badare al suo riflesso, alitò sulla superficie metallica. L'immagine del suo volto si appannò. Trasse un respiro di sollievo: se il metallo si appannava significava che il suo corpo era caldo e lui era ancora vivo. Scosse la testa e ripose l’oggetto. Si sentiva stupido, come ogni volta in cui usava lo specchio, ma era un modo come un altro per controllare di non essere morto e di trovarsi già all'inferno, e questo lo aiutava ad alleviare i suoi timori.
Fece per tornare in sella, ma alla vista della ragazza si arrestò. Era stesa a terra con le gambe immerse negli acquitrini, i suoi lunghi capelli neri erano invasi dalle erbacce secche e i suoi occhi verdissimi fissavano il cielo.
Aveva già visto quello sguardo: i ricordi gli riaffiorarono.


Palestina. Anno Domini 1244

La giovane è accasciata a terra con gli occhi che puntano dritti al cielo, sulle iridi verde chiaro divampano i riflessi delle fiamme che ardono il villaggio in riva al mare. Gotfrid contempla quel viso, ne ammira le labbra carnose e i capelli scuri che scivolano sugli zigomi pronunciati.
Un cavaliere si avvicina, il ragazzo prende mano alla spada, poi si accorge che si tratta di suo fratello. Ulrich si toglie l’elmo e dalla sella lo guarda dall’alto in basso coi denti scoperti in un ghigno.
«Dio è con noi, fratellino. Compi la sua volontà.»
Gotfrid impugna la lancia e fissa la fanciulla: ha lo sguardo allucinato, le sue labbra si muovono a sussurrare una frase nella sua lingua moresca.
Il giovane scuote la testa. «Non posso infierire su una povera sventurata.»
«Provi pietà per gli infedeli?» Ulrich ringhia e sputa a terra. «Compi il tuo dovere con onore, dimostrami che sei un uomo e non un poppante.»
«Che onore c’è in questo?»
«Se hai le palle farai quello che devi. Ma bada bene: se non disseterai quella lancia col suo sangue, provvederò io col tuo.»
Un colpo di speroni e si accoda all’esercito dell’Ordine Teutonico. Gotfrid rabbrividisce alla vista delle bandiere con la croce nera che si allontanano dal villaggio in fiamme, e trema nell’udire le centinaia di voci che cantano la medesima strofa del Palästinalied:

Solo adesso son degno di vivere,
ora che il mio occhio peccatore ammira
la nobile landa, e anche la Terra
a cui viene data tanta gloria.


Quando si volta ha un colpo al cuore, la giovane non ha più lo sguardo perso nel vuoto, ma lo fissa con occhi tristi che lo bruciano nell’anima come una spada infuocata.
Gotfrid stringe i denti e le colpisce la gola con la lama della lancia, dallo squarcio della ferita sprizzano fiotti vermigli. La bella fanciulla stramazza al suolo senza un gemito. Gotfrid ansima, le lacrime gli annebbiano la vista. Raddrizza la lancia impregnata di sangue con entrambe le mani, le gocce cremisi gli colano sulle guance.
Corre veloce verso i confratelli. Molti di loro reggono un’asta che trafigge un bambino o una testa mozzata. La sabbia della spiaggia immacolata è striata di rosso.
Se Dio è con loro, allora non è con me.
Si asciuga il viso per nascondere le lacrime insanguinate.
Gli occhi verdissimi della ragazza lo scrutano dal profondo del cuore.


Campagna aquileiese. Anno Domini 1247

Maddalena riprese conoscenza e notò gli occhi azzurri che la fissavano. Si alzò aiutata dalle braccia forti del giovane e riconobbe il simbolo della croce nera sulla cappa bianca. Aveva visto altre volte i cavalieri teutonici solcare il fiume con le loro barche, ma non aveva mai sperato di incontrarne uno.
Il cavaliere sospirò. «Siete tutta bagnata.»
Si allontanò di qualche passo e si slacciò il mantello. Quando glielo offrì, lei, incredula, si avvolse col morbido tessuto e ne avvertì subito il tepore.
Il giovane sorrise. «Venite. Salite a cavallo.» Le parole avevano un accento che sapeva di terra lontana.
«Non l’ho mai fatto prima d'ora, messere.»
«Non temete, non vi accadrà nulla. Voglio solo riportarvi a casa. Si sta facendo buio, e non c’è da scherzare coi lupi.»
«I lupi?» Si avvicinò al cavallo, l’animale scosse il muso per scacciare un tafano e fece tintinnare le briglie. La gualdrappa era decorata con la croce nera e un fagotto penzolava attaccato alla sella. Il ragazzo la sollevò con delicatezza, l’aiutò a salire e a sedersi sulla sella, poi si portò di fronte al cavallo e afferrò le redini. Appena iniziarono ad avanzare, Maddalena si aggrappò al collo del destriero.
Il ragazzo si voltò a guardarla. «Posso conoscere il vostro nome, madama?»
Nessuno l’aveva mai chiamata a quel modo. Si drizzò sulla sella e scostò una ciocca di capelli neri dal viso. «Maddalena.»
«Onorato di conoscervi. Io sono Gotfrid.»
La ragazza ripeté una ad una le sillabe di quel nome difficile.
Il cavaliere si schiarì la gola: «Chiamatemi Goffredo, se preferite.»
«Goffredo è meglio.»
Il giovane le sorrise. Aveva un bel viso, denti regolari e capelli chiari, somigliava molto a Jacopo. «Il vostro villaggio dovrebbe essere quello.» Indicò delle casupole non troppo lontane. «Venite da lì, vero?»
«Potrebbe essere. Non sono mai stata così lontana da casa e mi sono persa.» Tirò su col naso. «Non è troppo distante per voi, vero?»
Gotfrid trattenne una risata. «Ho percorso distanze molto maggiori in vita mia.»
La ragazza si sporse dalla cavalcatura. «Da dove venite?»
«Da lontano: dalla Vestfalia.»
La fanciulla scandì tra sé quella parola complicata. «Siete qui da molto?»
«Da poco. Prima ero in Palestina.»
Maddalena spalancò gli occhi trasognata. «Avete visto la terra che ha avuto l'onore di ospitare Cristo, e avete combattuto i diavoli che la infestano. Siete un eroe, messere.»
Lui strinse i denti. «No, affatto. Sono solo un ragazzo.»
«Quanti anni avete?»
«Sedici, e voi?»
Una lunga pausa. «Sono nata il giorno di Ognissanti e mio padre dice che da quando sono nata ho visto tredici primavere.»
Lui annuì. «Cosa ci facevate sola in questa palude?»
Maddalena si strinse nelle spalle. «Se ve lo dico mi promettete di non farmi del male?»
Gotfrid la guardò accigliato. «Non vi farei mai del male. Lo giuro. Raccontate tutto.»
Lei fece un respiro profondo: il giuramento per un cavaliere era sacro, così le diceva sempre suo padre. «Posso fidarmi allora.» Strinse le braccia attorno al collo del cavallo. «Camminavo per i campi, ho masticato un chicco di segale con un grumo nero a forma di corno e ho avuto una visione, poi mi sono trovata qui.»
Lui mugugnò. «Di cose simili ne ho sentite parecchie: conosco l’effetto dei funghi allucinogeni. Cosa avete visto?»
La ragazza tremò. «Ho visto il diavolo trasformarsi in acqua e salire al cielo come nebbia. Poi il Signore l’ha perdonato e gli ha permesso di entrare in Paradiso. Perdonatemi, sto bestemmiando, lo so, ma non è mia la colpa.»
«Non direi che si tratta di bestemmie. Il culto patriarchino ammette una tale situazione, si chiama apocatastasi.»
Lei ripeté tra sé quella parola, ma stavolta senza riuscirci. «Dite che non è un male?»
Gotfrid rise. «L’avrete sentita raccontare dal prete e poi l’avete sognata ad occhi aperti. Non temete. Come vi ho detto ho già udito storie del genere dai contadini del feudo di famiglia.»
La ragazza sorrise. «Dio è buono a perdonarmi. Grazie per avermelo detto, mio signore.» Il suo cuore si liberò da un grande peso.
Giunsero a un ammasso di casupole, non c’era nessuno per strada.
La fanciulla indicò una casetta uguale alle altre. «Ecco dove abitiamo!»
La poca luce del tramonto faceva divampare il tetto paglierino come in un incendio. Gotfrid l'aiutò a scendere da cavallo. Maddalena si tolse il mantello e glielo porse, ma lui lo rifiutò. «Tenetelo per la vostra famiglia, usatelo per farne delle vesti.»
La fanciulla si prostrò in una riverenza. «Siete un vero cavaliere, come San Martino. Dio vi benedica e vi protegga, mio signore.»
Lui si inchinò a sua volta. «Che protegga voi. Meglio che non facciate menzione alla vostra famiglia di quello che ci siamo detti e che taciate la vostra visione. Qualcuno potrebbe fraintendere.»
Maddalena si morse il labbro e annuì. «Ve lo prometto, messere.» Sorrise. «Non avrei mai immaginato di venire salvata da un cavaliere teutonico. Pensavo che foste dei bruti, ma niente è come sembra.»
Gli si avvicinò, si alzò sulle punte dei piedi e gli diede un bacio sulla guancia. Gotfrid rimase imbambolato ad ammirare il suo viso. Aveva gli zigomi alti, la pelle bronzea e il suo sguardo era una pugnalata allo stomaco. Una vera bellezza, altro che la contessa di Gorizia!
Tossicchiò e si allontanò a raccogliere lo specchietto dalla bisaccia appesa alla sella. «Questo è d’argento: un oggetto di valore. Vendetelo, io non ne ho più bisogno.»
Lei l’afferrò e lo soppesò. «Questo lo terrò solo per me, se me ne date licenza. Non lo venderò, ma lo serberò in vostra memoria.»
«Sia il mio dono per voi.»
Gli occhi le si inumidirono. «Mi avete salvata e riverita, messere, come avrebbe fatto un fratello. Sarete sempre il mio cavaliere e io la vostra dama. Mane diu e andate con Dio.»

Gotfrid cavalcava verso il monastero, il cuore gli batteva forte. Dio gli aveva dato un segno e lui non poteva ignorarlo. Quella ragazza, i suoi occhi verdi. Qualcosa si era mosso dentro di lui. Il rimorso per quello che aveva fatto alle crociate c’era ancora, ma la speranza aveva preso il sopravvento. L’incontro con Maddalena era stato voluto da Dio: il suo sguardo triste, identico a quello della giovane in Terra Santa, lo aveva toccato nel profondo. Il passato lo tormentava, ma le cose sarebbero cambiate.
Non c’era disonore a tornare sui propri passi; d’altronde, anche il gambero decorava la basilica di Aquileia e persino Lucifero veniva perdonato, secondo quanto recitato nel Credo patriarchino.
Avrebbe combattuto per i bisognosi e gli ultimi come un vero cavaliere, quelli di cui narravano i menestrelli. L’avrebbe fatto per lei, per la semplice Maddalena, la più bella e nobile fanciulla del Patriarcato. Solo così avrebbe potuto riscattare l'onore.
Dio è con me.
Diede di speroni e portò il cavallo al galoppo sotto la luce dorata del crepuscolo. Sorrise, non avrebbe più avuto bisogno di usare il suo specchietto, il suo cuore era saldo e ogni timore svanito. Si sentiva finalmente vivo al di fuori di ogni dubbio.
Dio è con me.
Ultima modifica di MatteoMantoani il lunedì 14 dicembre 2020, 17:29, modificato 10 volte in totale.



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MatteoMantoani
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Re: Il Gambero di Aquileia

Messaggio#2 » sabato 12 dicembre 2020, 18:37

Tema: Nulla è come sembra. Il tema si trova in ogni pezzo: il vecchio vescovo, le contadine dall'apparenza nobile, fino alle guerre sante, che non sono proprio combattute da dei santi..
Bonus 1: Protagonisti adolescenti (Young Adult) -3: I due protagonisti sono dei ragazzi di 16 e 13 anni
Bonus 2: Almeno una scena che generi “sense of wonder” -2: la visione di Maddalena e il flashback di Gotfrid (almeno spero)
Bonus 3: Uso di flashback e/o flashforward -2: il flasback di Gotfrid è un ricordo chiave per la comprensione della trama
Bonus 4: Uno specchio deve essere importante nella trama -2: lo specchio c'è e simboleggia il senso di colpa di Gotfrid e la perdita della sua voglia di vivere.

Nota sullo stile: chi mi conosce sa che sono un sostenitore dello show don't tell, tuttavia questa volta ho voluto osare e mescolare sia parti di raccontato che di mostrato. Gradirei molto un parere su come questa mia scelta peggiori/migliori la resa del racconto. Grazie.

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Spartaco
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Re: Il Gambero di Aquileia

Messaggio#3 » lunedì 21 dicembre 2020, 22:21

A TUTTI I PARTECIPANTI:
Se volete che La Sfida diventi qualcosa di più di un esercizio di scrittura sta a voi impegnarvi. Anche nella fase dei commenti cercate di superare i vostri limiti. Fate critiche costruttive, cercate le lacune dei racconti che dovete leggere e non fatevi problemi nell’esprimere il vostro pensiero in maniera onesta.
La perfezione non passa da queste parti ma insieme potete aiutarvi a migliorare.
Ultima nota, affinché la comunità cresca, se non l’avete fatto vi consiglio di iscrivervi al gruppo Facebook de La Sfida a…
https://www.facebook.com/groups/215238252346692

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Re: Il Gambero di Aquileia

Messaggio#4 » lunedì 21 dicembre 2020, 23:03

La valutazione complessiva è molto positiva. Primo racconto che leggo per questa Sfida, e sono già colpito dalla qualità. Non mi capita spesso, non così chiaramente almeno. Leggerti è stato un autentico piacere.

Sullo stile: la scelta di "dire" qui e là non rovina il racconto, specie data la sua atmosfera, ma lo rallenta di quando in quando.

Punti deboli: certi dialoghi, come lo scambio iniziale tra i fratelli, sono didascalici e rischiano di cadere dal d'atmosfera alla soap opera. Anche fuori dal parlato alcuni passaggi pesano (rimarchiamo a lungo la falsità del potere del patriarca, tutto di fila; Aveva già visto quello sguardo: i ricordi gli riaffiorarono rischia, di nuovo, di passare dallo storico/drammatico al melodramma).
La ragazza ripeté una ad una le sillabe di quel nome difficile e La fanciulla scandì tra sé quella par ola complicata sono troppo simili e troppo vicine per non risultare ridondanti.
L'enunciazione del tema, spiegatissima parola per parola, strappa un po' dalla storia per un attimo.
Punti di forza: nella visione di Maddalena, l'irrealtà e il sense of wonder mi hanno beccato in pieno, con l'inquietudine di un incubo lento.
Avrei tolto l'allora da Se Dio è con loro, allora non è con me, ma resta una frase forte.
Certi dettagli, come la descrizione del cavallo, sono estremamente evocativi.
L'intera vicenda è ben strutturata, è un piacere leggerla.
Non c’era disonore a tornare sui propri passi; d’altronde, anche il gambero decorava la basilica di Aquileia e persino Lucifero veniva perdonato, secondo quanto recitato nel Credo patriarchino.
Oh, questa è un'esplorazione di tema fatta come si deve, ben scritta, preparata, colpisce al cuore.
Complimenti.
Il Crocicchio è un punto tra le cose. Qui si incontrano Dei e Diavoli e si stringono patti. Qui, dopo aver trapassato i vampiri e averli inchiodati a terra, decapitati, bruciati, si gettano al vento le loro ceneri.
Il Crocicchio è un luogo di possibilità.

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Re: Il Gambero di Aquileia

Messaggio#5 » martedì 22 dicembre 2020, 9:11

Daniel Travis ha scritto:La valutazione complessiva è molto positiva. Primo racconto che leggo per questa Sfida, e sono già colpito dalla qualità. Non mi capita spesso, non così chiaramente almeno. Leggerti è stato un autentico piacere.

Punti deboli: certi dialoghi, come lo scambio iniziale tra i fratelli, sono didascalici e rischiano di cadere dal d'atmosfera alla soap opera. Anche fuori dal parlato alcuni passaggi pesano (rimarchiamo a lungo la falsità del potere del patriarca, tutto di fila; Aveva già visto quello sguardo: i ricordi gli riaffiorarono rischia, di nuovo, di passare dallo storico/drammatico al melodramma).
La ragazza ripeté una ad una le sillabe di quel nome difficile e La fanciulla scandì tra sé quella par ola complicata sono troppo simili e troppo vicine per non risultare ridondanti.
L'enunciazione del tema, spiegatissima parola per parola, strappa un po' dalla storia per un attimo.


Ciao Riccardo.
Svegliarsi e leggere un commento così positivo non può che farmi iniziare la giornata col piede giusto! Grazie davvero, sono molto contento che il pezzo ti sia piaciuto e che riesci a trovare l'aderenza al tema (ero un pochino nel panico per essere andato troppo fuori, da qui la spiegazione parola per parola in quella battuta di dialogo. Mannaggia!).
Sui dialoghi mi hai fatto riflettere, in realtà la mia intenzione era evocare un modo di parlare antico, o per lo meno ampolloso, e dal tuo appunto credo di esserci riuscito. Lo scopo era quello di evocare una parlata in disuso, per dare quel tocco di atmosfera in più.
Il melodramma! Ah! Ci sta, spero che non sia troppo fastidioso.
Le frasi che si ripetono quando Maddalena non riesce a pronunciare i nomi, sono anche effetti voluti. Ho cercato di creare una specie di schema, per caratterizzare il personaggio e renderne più facile l'immedesimazione (repetita iuvant). Però se me lo hai segnato forse devo ripensarci un momento e capire se ne vale la pena.
Sulle altre cose ti ringrazio ancora, ho sudato parecchio per scrivere il pezzo e sono contento che ti sia arrivato. Grazie ancora.

Dario17
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Re: Il Gambero di Aquileia

Messaggio#6 » mercoledì 23 dicembre 2020, 11:04

L'attinenza al tema c'è, anche se non vado pazzo quando lo trovo esplicitato nel tema parola per parola nel testo, men che meno se nella bocca di uno dei personaggi; da l'idea di una soluzione sbrigativa e al tempo stessa messa lì per fugare ogni dubbio.
I bonus li vedo tutti tranne quello dello specchio: sebbene sia importante per Gotfrid tenerlo con se per soddisfare una sua turba mentale, di fatto lo specchio non ha nessuna importanza per la trama. Se venisse cancellato dal racconto, i fatti si svolgerebbero alla stessa identica maniera.
L'idea non è il massimo dell'originalità e i personaggi ricalcano sentieri già battuti: il crociato coi dubbi, la contadinella bellina e ignorante, il fratello deviato. Non è assolutamente facile costruire qualcosa di originale su questo segmento storico, lo comprendo, ma qualche caratteristica particolare avrebbe giovato se messa nella costruzione dei personaggi.
Come hai scritto nella risposta, hai fatto uso sovente di raccontato. Io non ne sono un oppositore ultraortodosso, di sicuro meno di altri, però soddisfo la tua richiesta di un parere volentieri: ce n'è effettivamente troppo di raccontato e questo rende un po' a scossoni la lettura, sopratutto nella parte iniziale che non scorre bene a mio avviso.
Veniamo al pezzo forte del tuo scritto: le descrizioni.
Sai il fatto tuo quando c'è da descrivere un ambiente o scendere in particolari. Nessun dubbio su questo, si vede che hai dimestichezza. Al netto del raccontato, piuttosto pulsante anche qui, ci si immerge con facilità nell'ambientazione. Anche qua però sento di farti una leggera sottolineatura: esageri un po' troppo. Te lo dico perchè anche io sono uno che si regola con difficoltà con l'uso di aggettivi e non perdo occasione di sovrabbondare. Si nota sopratutto quando siamo nella cattedrale all'inizio e nella parte sense-of-wonder della visione di Maddalena.
Questa frase ne è l'esempio:

Una tremenda voragine a imbuto si apriva davanti a loro, al suo interno grovigli di corpi sanguinanti strisciavano nella melma incandescente, orrendi diavoli armati di spada ne falciavano le carni martoriate

Gli aggettivi servono a caricare l'immagine certo, ma era proprio necessario dire che la melma era incandescente (presumo un gioco di parole per intendere della lava) e che i diavoli fossero orrendi?
La trama è piuttosto lineare e fa il suo dovere, senza infamia e senza lode.
I dialoghi ok, ricalcano la pomposità tipica del tempo della storia, possono far storcere il naso ma ci si fa il callo piuttosto velocemente e in maniera indolore.

C'è qualche passo che mi risulta oscuro.
Come fa Maddalena a trovarsi da un campo di grano fino ai confini di una palude? Mi risulta difficile che campi coltivabili e paludi siano copribili nei pochi minuti in cui Maddalena è preda delle allucinazioni, anche perchè scrivi che seguì suo fratello "tra le spighe" e quindi non dai l'idea al lettore che si lasci il campo di grano alle spalle.
Maddalena è una ragazzina ingenua di 13 anni con poca esperienza, confessa a Gotfrid che prima di incontrarlo li considerasse dei bruti. Allora perchè a inizio capitolo "non aveva mai sperato di incontrarne uno"? Se tale era il suo pensiero, doveva sperare di non incontrarli mai.
Forse durante la stesura hai cambiato idea sui soggetti e non hai adattato il testo al cambiamento.
In conclusione la mia valutazione complessiva è più che positiva per quanto riguarda descrizioni e ambientazioni e un pelino sotto la sufficienza per quanto riguarda originalità, caratterizzazione dei personaggi e trama.
Discorso a parte per l'abbondanza di raccontato da cui non mi sono fatto influenzare nel giudizio; sai bene che in questi lidi si tende a castigare le "tellate" in maniera piuttosto repentina ma io, per quanto riguarda i contest di Minuti Contati che sono molto particolari nelle modalità, sono di manica piuttosto larga.
E perchè io di corsi speciali sono a secco :)

Pace!

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MatteoMantoani
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Re: Il Gambero di Aquileia

Messaggio#7 » mercoledì 23 dicembre 2020, 13:16

Ciao Dario. Grazie mille per il tuo commento. Vedi i miei contro-commenti sotto:

Dario17 ha scritto:L'attinenza al tema c'è, anche se non vado pazzo quando lo trovo esplicitato nel tema parola per parola nel testo, men che meno se nella bocca di uno dei personaggi; da l'idea di una soluzione sbrigativa e al tempo stessa messa lì per fugare ogni dubbio.

Mannaggia! Era dettato dalla paura che il riferimento al tema non si capiss e ho fatto questa scelta. Di certo la frase si può rimuovere senza cambiare nulla del succo del discorso.

I bonus li vedo tutti tranne quello dello specchio: sebbene sia importante per Gotfrid tenerlo con se per soddisfare una sua turba mentale, di fatto lo specchio non ha nessuna importanza per la trama. Se venisse cancellato dal racconto, i fatti si svolgerebbero alla stessa identica maniera.

Mmm ok. Può darsi che la trama funzioni anche senza lo specchio.. però lo specchio c'è e ha una sua importanza ;) forse la tua osservazione si può applicare proprio al concetto di bonus.. ma non voglio fare l'avvocato del diavolo, decideranno i giudici se assegnarmelo e accetterò la loro decisione.

L'idea non è il massimo dell'originalità e i personaggi ricalcano sentieri già battuti: il crociato coi dubbi, la contadinella bellina e ignorante, il fratello deviato. Non è assolutamente facile costruire qualcosa di originale su questo segmento storico, lo comprendo, ma qualche caratteristica particolare avrebbe giovato se messa nella costruzione dei personaggi.

Il tuo commento ci sta. Stavolta ho dato più peso all'ambientazione e ai temi di fondo, più che alla trama in sé. Speravo che si applicasse il solito discorso che le storie più belle da raccontare parlano sempre delle stesse cose, solo con una forma diversa.
Certamente ho un forte interesse per gli ordini cavallereschi nel medioevo e, andando a declinare questo tema, parlare delle crociate e dell'impatto che possono avere su un ragazzo che ha appena ricevuto l'investitura mi è parsa quasi una scelta obbligata. Ho cercato di essere più originale nella parte di Maddalena, la sua visione che ricalca una credenza perduta e a mio avviso molto particolare. L'importante è comunque che la trama abbia avuto il suo impatto emotivo e che comunque ti abbia lasciato qualcosa, se hai voglia di lasciarmi un commento su questo mi piacerebbe sapere cosa ne pensi.

Come hai scritto nella risposta, hai fatto uso sovente di raccontato. Io non ne sono un oppositore ultraortodosso, di sicuro meno di altri, però soddisfo la tua richiesta di un parere volentieri: ce n'è effettivamente troppo di raccontato e questo rende un po' a scossoni la lettura, sopratutto nella parte iniziale che non scorre bene a mio avviso.

Ahia. Allora devo lavorarci su. Ok.

Veniamo al pezzo forte del tuo scritto: le descrizioni.
Sai il fatto tuo quando c'è da descrivere un ambiente o scendere in particolari. Nessun dubbio su questo, si vede che hai dimestichezza. Al netto del raccontato, piuttosto pulsante anche qui, ci si immerge con facilità nell'ambientazione. Anche qua però sento di farti una leggera sottolineatura: esageri un po' troppo. Te lo dico perchè anche io sono uno che si regola con difficoltà con l'uso di aggettivi e non perdo occasione di sovrabbondare. Si nota sopratutto quando siamo nella cattedrale all'inizio e nella parte sense-of-wonder della visione di Maddalena.

Molte grazie per questo commento. In effetti io di solito uso gli aggettivi molto poco e qui invece ho cercato di sovrabbondare per vedere che effetto faceva.

C'è qualche passo che mi risulta oscuro.
Come fa Maddalena a trovarsi da un campo di grano fino ai confini di una palude? Mi risulta difficile che campi coltivabili e paludi siano copribili nei pochi minuti in cui Maddalena è preda delle allucinazioni, anche perchè scrivi che seguì suo fratello "tra le spighe" e quindi non dai l'idea al lettore che si lasci il campo di grano alle spalle.

Ottima osservazione che in realtà mi fa piacere ricevere. La pianura friulana, specie nella zona di Aquileia, è solcata da fiumi di risorgive e quindi, anche oggi, è costellata di paludi, piccoli corsi d'acqua e boschetti. Ho estremizzato questo tratto in quanto è noto che nel medioevo le terre coltivabili in Friuli erano letteralmente strappate dalla giungla (diciamo così) e quindi zone abitate e bonificate potevano essere oasi negli acquitrini: il paese di Maddalena ne è un esempio.

Maddalena è una ragazzina ingenua di 13 anni con poca esperienza, confessa a Gotfrid che prima di incontrarlo li considerasse dei bruti. Allora perchè a inizio capitolo "non aveva mai sperato di incontrarne uno"? Se tale era il suo pensiero, doveva sperare di non incontrarli mai.

Qua volevo rendere una certa curiosità, tipica dell'età adolescenziale, però se lo vedi come una nota stridente probabilmente si può tranquillamente tagliare.

In conclusione la mia valutazione complessiva è più che positiva per quanto riguarda descrizioni e ambientazioni e un pelino sotto la sufficienza per quanto riguarda originalità, caratterizzazione dei personaggi e trama.

Rispetto il tuo giudizio. Dato che ultimamente sto dando particolare attenzione al tema della caratterizzazione dei personaggi (che tu qui hai giudicato carente), vorrei chiederti, se hai voglia e tempo, di argomentare il tuo commento, per capire bene in cosa potrei migliorare.

Grazie ancora!

Dario17
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Re: Il Gambero di Aquileia

Messaggio#8 » mercoledì 23 dicembre 2020, 17:44

Dato che ultimamente sto dando particolare attenzione al tema della caratterizzazione dei personaggi (che tu qui hai giudicato carente), vorrei chiederti, se hai voglia e tempo, di argomentare il tuo commento, per capire bene in cosa potrei migliorare.


Volentieri.
Prendi il tutto come opinioni, però: non sono uno scrittore, ne un editor, ne un consulente ne un insegnante di narratologia.
I pg del tuo racconto sono troppo bianco o troppo nero.
Gotfrid è davvero una versione teutonica di San Martino, puro lindo e pieno di dubbi come si confà a qualcuno munito di coscienza.
Ulrich è un bulletto ben lieto di ammazzare perchè ci crede troppo o perchè gli piace.
Inserire del bianco/nero in questi due li renderebbe "grigi" e di conseguenza più reali e vividi.

Gotfrid ammazza la donna dopo mille elucubrazioni ma ehi! Spegnere una vita lo ha fatto godere, lo ha esaltato. Sente già che rifarlo non gli dispiacerebbe. Da lì il dubbio: È giusto divertirsi dell'omicidio (più che perdonato dalle parole dei Papi) di un nemico?

Ulrich parla di avere le palle ma ehi! Gotfrid lo becca a piangere e vomitare dietro un angolo dopo la battaglia. Forse non è poi così integerrimo come vuol far credere al fratello.

E Maddalena?

Maddalena è casta e pia e ha trovato in Gotfrid un appiglio per salvarsi e l'ha rincuorata sulle visioni ma ehi! E se riuscisse a sedurlo, farlo cacciare dall'ordine e sposarselo così da salvarsi dalla miseria e da eventuali altre brutte visioni? Di sicuro la vita sarebbe migliore.

Immettere della dualità da spessore ai pg, ovviamente sempre rispettando la trama.
Spero di esserti stato utile!

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MatteoMantoani
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Re: Il Gambero di Aquileia

Messaggio#9 » mercoledì 23 dicembre 2020, 20:45

Dario17 ha scritto:Volentieri.
Prendi il tutto come opinioni, però: non sono uno scrittore, ne un editor, ne un consulente ne un insegnante di narratologia.
I pg del tuo racconto sono troppo bianco o troppo nero.
Gotfrid è davvero una versione teutonica di San Martino, puro lindo e pieno di dubbi come si confà a qualcuno munito di coscienza.
Ulrich è un bulletto ben lieto di ammazzare perchè ci crede troppo o perchè gli piace.
Inserire del bianco/nero in questi due li renderebbe "grigi" e di conseguenza più reali e vividi.

Gotfrid ammazza la donna dopo mille elucubrazioni ma ehi! Spegnere una vita lo ha fatto godere, lo ha esaltato. Sente già che rifarlo non gli dispiacerebbe. Da lì il dubbio: È giusto divertirsi dell'omicidio (più che perdonato dalle parole dei Papi) di un nemico?

Ulrich parla di avere le palle ma ehi! Gotfrid lo becca a piangere e vomitare dietro un angolo dopo la battaglia. Forse non è poi così integerrimo come vuol far credere al fratello.

E Maddalena?

Maddalena è casta e pia e ha trovato in Gotfrid un appiglio per salvarsi e l'ha rincuorata sulle visioni ma ehi! E se riuscisse a sedurlo, farlo cacciare dall'ordine e sposarselo così da salvarsi dalla miseria e da eventuali altre brutte visioni? Di sicuro la vita sarebbe migliore.

Immettere della dualità da spessore ai pg, ovviamente sempre rispettando la trama.
Spero di esserti stato utile!


Più che modi di approfondire la caratterizzazione dei personaggi sono degli sviluppi degni di un romanzo. In effetti alcune cose (specie la parte su Maddalena) le avevo pensate ;) però avevo limato al massimo questi approfondimenti per questioni di semplicità e spazio.
Ho dato più peso all'ambientazione storica e alla morale della trama.
Se opererò un ampliamento certamente approfondirò anche la personalità dei personaggi inserendone le giuste sfaccettature. Grazie mille :)

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wladimiro.borchi
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Re: Il Gambero di Aquileia

Messaggio#10 » martedì 29 dicembre 2020, 11:05

Ciao Riccardo, tema centrato e bonus tutti meritati.
Non ho assaporato lo "young/adult" se non sul finale, quando Maddalena si solleva sulle punte per dare il bacetto a Godfrid. Per il resto l'ho trovato un bel racconto epico, molto divertente e scorrevole. Peraltro non era richiesta la ricerca di atmosfere di quel tipo, sono io ad aver frainteso e esserci entrato a gamba tesa col mio racconto.
La parte più suggestiva, secondo me, è quella che si svolge in Palestina. Personalmente mi sarei giocato molto di più il conflitto interiore del protagonista e le atmosfere "gore" dei cavalieri teutonici con le picche insanguinate. Anche se i bimbi e le teste in cima alle lance mi hanno ricordato il finale di "Delvilman" e le ho trovate davvero un buon inizio. Ma la colpa è mia che sono un inguaribile "splatterone".
Provo a raccogliere l'invito di Francesco a essere il più dettagliato possibile, non so se riuscirò a fare lo stesso con tutti, ma finché ho tempo ci provo.
Il racconto fila alla perfezione e il risultato finale è molto buono, esaminandolo attentamente le uniche pecche si trovano nell'incipit, leggermente più faticoso del resto.
Qui di seguito ti incollo quello che secondo me potrebbe essere migliorato, senza alcuna presunzione di esser depositario di verità assolute, ma solo nell'ottica di migliorarci tutti a vicenda evidenziata dal Nucerone nazionale. Tra l'altro io non sono corsista di nessuno, ho imparato tutto qui o studiando manuali da autodidatta, per cui sono l'ultimo a poter insegnare.

Gotfrid si voltò a cercare suo fratello. Ulrich era impegnato a parlare con un cavaliere vestito con la cappa dell’Ordine di San Giovanni. Gotfrid si strinse nelle spalle e volse lo sguardo verso il pavimento decorato della basilica.

Hai ripetuto il soggetto due volte senza alcuna necessità. Con un piccolo accorgimento di punteggiatura, secondo me, puoi evitare la ridondanza data dalla ripetizione.

Gotfrid si voltò a cercare suo fratello: Ulrich era impegnato a parlare con un cavaliere vestito con la cappa dell’Ordine di San Giovanni.
Si strinse nelle spalle e volse lo sguardo verso il pavimento decorato della basilica.


Il mosaico raffigurava un crostaceo che somigliava a un gambero arancione, o a un astice, le cui lunghe antenne puntavano dritte verso il suo stivale.

Qui la ridondanza è data dall'utilizzo di “raffigurava” seguito da “somigliava”. Anche in questo caso si può togliere roba per rendere lo stile più snello.

Il mosaico raffigurava un crostaceo, una specie di gambero arancione, o a un astice, le cui lunghe antenne puntavano dritte verso il suo stivale.

Che animale misterioso, col suo camminare all’indietro.

Se è un pensiero di Gotfrid meglio utilizzare un corsivo.

Il ragazzo si raddrizzò e fissò l’entrata della chiesa. Le sue mani erano umide, le asciugò sulla cappa tracciando delle strisce untuose sul tessuto immacolato.

Se vuoi rendere questo passaggio più immersivo, siccome il PDV è quello di Gotfird, non lo farei autedefinire ragazzo. Ancora una volta userei il soggetto sottinteso e giocherei di più sulla percezione di umido nelle mani.

Si raddrizzò e fissò l’entrata della chiesa. Aveva le mani umide e le asciugò sulla cappa, tracciando delle strisce untuose sul tessuto immacolato.

Non era l’unico a sudare, i vapori degli unguenti oleosi dei nobili vicino a lui si innalzavano in nebbioline sopra le loro teste. Alzò lo sguardo, il lungo incensiere legato al soffitto oscillava con lunghi passaggi e diffondeva i vapori degli aromi d’oriente.

Qui c'è una ripetizione involontaria “vapori”, una delle due la puoi sostituire con un sinonimo.

Il ragazzo fece spallucce.

Qui sei andato su un registro molto moderno. Troverei un sinonimo più in linea con la trama che si sta dipanando.

solcò il portale

Forse un banale “attraversò” sarebbe più chiaro, ma è gusto personale.

Dopo, non ho trovato altro da segnalare fin qui.

La fanciulla indicò una casetta uguale alle altre.

In questa ultima sezione del racconto il PDV è quello di Maddalena. Qui però pecchi di narratore esterno, perché la ragazza non percepirebbe la sua come “Una casetta uguale alle altre”

Spero di essere stato utile e di non aver detto boiate.
A rileggerci presto.
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Re: Il Gambero di Aquileia

Messaggio#11 » martedì 29 dicembre 2020, 11:47

wladimiro.borchi ha scritto:Ciao Riccardo, tema centrato e bonus tutti meritati.
Non ho assaporato lo "young/adult" se non sul finale, quando Maddalena si solleva sulle punte per dare il bacetto a Godfrid. Per il resto l'ho trovato un bel racconto epico, molto divertente e scorrevole. Peraltro non era richiesta la ricerca di atmosfere di quel tipo, sono io ad aver frainteso e esserci entrato a gamba tesa col mio racconto.
La parte più suggestiva, secondo me, è quella che si svolge in Palestina. Personalmente mi sarei giocato molto di più il conflitto interiore del protagonista e le atmosfere "gore" dei cavalieri teutonici con le picche insanguinate. Anche se i bimbi e le teste in cima alle lance mi hanno ricordato il finale di "Delvilman" e le ho trovate davvero un buon inizio. Ma la colpa è mia che sono un inguaribile "splatterone".
Provo a raccogliere l'invito di Francesco a essere il più dettagliato possibile, non so se riuscirò a fare lo stesso con tutti, ma finché ho tempo ci provo.
Il racconto fila alla perfezione e il risultato finale è molto buono, esaminandolo attentamente le uniche pecche si trovano nell'incipit, leggermente più faticoso del resto.
Qui di seguito ti incollo quello che secondo me potrebbe essere migliorato, senza alcuna presunzione di esser depositario di verità assolute, ma solo nell'ottica di migliorarci tutti a vicenda evidenziata dal Nucerone nazionale. Tra l'altro io non sono corsista di nessuno, ho imparato tutto qui o studiando manuali da autodidatta, per cui sono l'ultimo a poter insegnare.

Gotfrid si voltò a cercare suo fratello. Ulrich era impegnato a parlare con un cavaliere vestito con la cappa dell’Ordine di San Giovanni. Gotfrid si strinse nelle spalle e volse lo sguardo verso il pavimento decorato della basilica.

Hai ripetuto il soggetto due volte senza alcuna necessità. Con un piccolo accorgimento di punteggiatura, secondo me, puoi evitare la ridondanza data dalla ripetizione.

Gotfrid si voltò a cercare suo fratello: Ulrich era impegnato a parlare con un cavaliere vestito con la cappa dell’Ordine di San Giovanni.
Si strinse nelle spalle e volse lo sguardo verso il pavimento decorato della basilica.


Il mosaico raffigurava un crostaceo che somigliava a un gambero arancione, o a un astice, le cui lunghe antenne puntavano dritte verso il suo stivale.

Qui la ridondanza è data dall'utilizzo di “raffigurava” seguito da “somigliava”. Anche in questo caso si può togliere roba per rendere lo stile più snello.

Il mosaico raffigurava un crostaceo, una specie di gambero arancione, o a un astice, le cui lunghe antenne puntavano dritte verso il suo stivale.

Che animale misterioso, col suo camminare all’indietro.

Se è un pensiero di Gotfrid meglio utilizzare un corsivo.

Il ragazzo si raddrizzò e fissò l’entrata della chiesa. Le sue mani erano umide, le asciugò sulla cappa tracciando delle strisce untuose sul tessuto immacolato.

Se vuoi rendere questo passaggio più immersivo, siccome il PDV è quello di Gotfird, non lo farei autedefinire ragazzo. Ancora una volta userei il soggetto sottinteso e giocherei di più sulla percezione di umido nelle mani.

Si raddrizzò e fissò l’entrata della chiesa. Aveva le mani umide e le asciugò sulla cappa, tracciando delle strisce untuose sul tessuto immacolato.

Non era l’unico a sudare, i vapori degli unguenti oleosi dei nobili vicino a lui si innalzavano in nebbioline sopra le loro teste. Alzò lo sguardo, il lungo incensiere legato al soffitto oscillava con lunghi passaggi e diffondeva i vapori degli aromi d’oriente.

Qui c'è una ripetizione involontaria “vapori”, una delle due la puoi sostituire con un sinonimo.

Il ragazzo fece spallucce.

Qui sei andato su un registro molto moderno. Troverei un sinonimo più in linea con la trama che si sta dipanando.

solcò il portale

Forse un banale “attraversò” sarebbe più chiaro, ma è gusto personale.

Dopo, non ho trovato altro da segnalare fin qui.

La fanciulla indicò una casetta uguale alle altre.

In questa ultima sezione del racconto il PDV è quello di Maddalena. Qui però pecchi di narratore esterno, perché la ragazza non percepirebbe la sua come “Una casetta uguale alle altre”

Spero di essere stato utile e di non aver detto boiate.
A rileggerci presto.
W


Ciao Wladimiro, grazie mille per il commento molto dettagliato. Nemmeno io ho seguito corsi e cerco appunto di imparare dai vostri suggerimenti, e quindi ogni volta che ricevo un'analisi come la tua per me è oro.
Sono assolutamente d'accordo sulle tue correzioni, anzi, hai sottolineato proprio le frasi che mi hanno convinto meno anche in fase di rilettura (e che ho cambiato mille volte proprio perché non riuscivo a eliminare quella ripetizione del soggetto).
Il modo in cui le hai corrette le migliora di molto.
Sulla parte in Palestina, ti confido che è anche la mia preferita. In effetti volevo calcare molto più la mano, ma ho trovato un compromesso per soddisfare tutti i palati e non cadere troppo nello splatter (un po' va bene, ma se è troppo rischia di far ridere anziché inorridire, e avrei ottenuto l'effetto opposto).
Se hai tempo o voglia, vorrei chiederti se anche tu, come altri che hanno commentato il pezzo, hai sentito la necessità di un approfondimento della caratterizzazione dei personaggi, perché troppo stereotipati. Alla fine quello che desideravo era scrivere una storia che coinvolgesse dal punto di vista emotivo, però se i personaggi non sono ben delineati, questo viene a cadere. Se non è di troppo disturbo, vorrei anche chiederti se anche tu hai sentito la storia come un po' banale, perché il cavaliere alle crociate è il cliché del genere.
Grazie ancora
Matteo

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wladimiro.borchi
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Re: Il Gambero di Aquileia

Messaggio#12 » martedì 29 dicembre 2020, 13:29

No.
No.

Non mi sembra affatto stereotipato il tuo protagonista, anzi. Se vuoi evitare ogni rischio dacci dentro di travaglio interiore in Palestina.

No, altro che banale, mi sono divertito molto nel leggerlo.

W

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Hayà
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Re: Il Gambero di Aquileia

Messaggio#13 » mercoledì 30 dicembre 2020, 11:26

Ciao MentisKarakorum, è un piacere leggerti.

Ottimo racconto, strutturato molto bene. Ammetto che non sono particolarmente avvezza al genere storico, ma questo mi è piaciuto molto.
A mio avviso, anche se lascio l'ultima parola ai giudici, confermo il tema e i bonus, anche se ammetto che la presenza dello specchio l'ho trovata un po' debole. Non mento dicendo che in un primo momento ho pensato che fosse un elemento inutile, ma arrivata alla fine mi sono ricreduta. Eppure, continuo a pensare che fosse un elemento "debole", e forse inserire più riferimenti ai sensi di colpa di Gotfrid avrebbe aiutato a rendere lo specchio più presente e la sua separazione finale più significativa di quanto non lo sia già.

L'incipit l'ho trovato molto buono, con un buon ritmo e un'atmosfera "aulica" che ho trovato molto azzeccata. Quando il Patriarca è inciampato, ho soffocato una risata anche io.
Unica frase dove vorrei esprimere un'opinione:
Quando inciampò, Gotfrid non ne fu sorpreso.
Il clangore del pastorale placcato in argento che si schiantava al suolo sovrastò il coro liturgico.

Puramente personale, ma "il clangore del pastorale placcato in argento" mi ha rallentato troppo la scena. Si è già visto che il Patriarca è inciampato, e ora volevi mostrare la reazione del "pubblico", ma quella frase secondo me rallenta troppo e fa perdere il filo.

Un'altra parte che mi ha fatto un po' storcere il naso è stata quando il tema viene esplicitamente nominato da Maddalena. L'ho trovato un po' forzato e piuttosto... stonante.
Riguardo il resto, non ho altro da dire: ho particolarmente apprezzato il tema elaborato su più livelli (il diavolo che viene perdonato, Gotfrid che trova il perdono nonostante le barbarie, "anche i nobili inciampano").
La trama l'ho trovata semplice ma d'effetto, che non reputo mai un problema, anzi.
Lo stile l'ho trovato pulito e non troppo pesante, a parte per quella frase che ho menzionato prima.
Veramente ottimo lavoro! Complimenti.

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MatteoMantoani
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Re: Il Gambero di Aquileia

Messaggio#14 » mercoledì 30 dicembre 2020, 12:06

Hayà ha scritto:Ciao MentisKarakorum, è un piacere leggerti.

Ottimo racconto, strutturato molto bene. Ammetto che non sono particolarmente avvezza al genere storico, ma questo mi è piaciuto molto.
A mio avviso, anche se lascio l'ultima parola ai giudici, confermo il tema e i bonus, anche se ammetto che la presenza dello specchio l'ho trovata un po' debole. Non mento dicendo che in un primo momento ho pensato che fosse un elemento inutile, ma arrivata alla fine mi sono ricreduta. Eppure, continuo a pensare che fosse un elemento "debole", e forse inserire più riferimenti ai sensi di colpa di Gotfrid avrebbe aiutato a rendere lo specchio più presente e la sua separazione finale più significativa di quanto non lo sia già.

L'incipit l'ho trovato molto buono, con un buon ritmo e un'atmosfera "aulica" che ho trovato molto azzeccata. Quando il Patriarca è inciampato, ho soffocato una risata anche io.
Unica frase dove vorrei esprimere un'opinione:
Quando inciampò, Gotfrid non ne fu sorpreso.
Il clangore del pastorale placcato in argento che si schiantava al suolo sovrastò il coro liturgico.

Puramente personale, ma "il clangore del pastorale placcato in argento" mi ha rallentato troppo la scena. Si è già visto che il Patriarca è inciampato, e ora volevi mostrare la reazione del "pubblico", ma quella frase secondo me rallenta troppo e fa perdere il filo.

Un'altra parte che mi ha fatto un po' storcere il naso è stata quando il tema viene esplicitamente nominato da Maddalena. L'ho trovato un po' forzato e piuttosto... stonante.
Riguardo il resto, non ho altro da dire: ho particolarmente apprezzato il tema elaborato su più livelli (il diavolo che viene perdonato, Gotfrid che trova il perdono nonostante le barbarie, "anche i nobili inciampano").
La trama l'ho trovata semplice ma d'effetto, che non reputo mai un problema, anzi.
Lo stile l'ho trovato pulito e non troppo pesante, a parte per quella frase che ho menzionato prima.
Veramente ottimo lavoro! Complimenti.

Ciao Soraia.
Far leggere i propri lavori è sempre un salto nel buio, e quando qualcuno li apprezza fa sempre piacere. Quindi grazie mille. Sulla frase che mi hai segnalato hai ragione, il clangore del pastorale che soffoca i canti è forse un concetto un pochino difficile da immaginare e probabilmente stacca l'immersione. Posso lavorarci un poco per rivederla.
Sul fatto che il Patriarca sia caduto, sono contento che ti abbia divertito. È un fatto storico che si tramanda che quel particolare Patriarca (Bertoldo di Andechs) fosse veramente caduto in basilica in occasione della messa di incoronazione. Ho ripreso quell'avvenimento, realmente accaduto e ci ho ricamato un po'.
A rileggerci a presto!

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Puch89
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Re: Il Gambero di Aquileia

Messaggio#15 » sabato 2 gennaio 2021, 20:15

Il tuo racconto è davvero ben scritto, possiedi una proprietà di linguaggio di un certo livello e si nota; non è semplice far immergere il lettore in un contesto del genere, occorre conoscere certi termini e saperli dosare per creare l'atmosfera desiderata e rendere il tutto molto evocativo, in questo caso mantenendo un giusto equilibrio tra epica e crudezza. In questo sei stato davvero molto, molto bravo. L'ambientazione è molto particolare, tra i vari racconti partoriti in questa Sfida, e in un certo senso parecchio azzardata, non è facile gestire lo "young adult" in un periodo storico in cui i tredicenni venivano mandati a massacrare gente, proprio per questo mi sembra tu abbia avuto un po' di difficolta a far emergere il genere, anche se non capisco se sia voluto o perché hai in parte frainteso il senso del genere. Ora mi spiego.
Abbiamo degli elementi molto interessanti che vanno ad evidenziare il tema più volte, come l'entrata in scena del Patriarca (anche se un po' forzato), ma ben gestito come incipit; abbiamo il flashback e la sua crudezza (scena che ho preferito tra tutte) ad evidenziare anche qui come tutto non è come sembra; infine l'ultimo paragrafo, dove il tema viene rimarcato in modo più forte, un cavaliere teutonico che ha a cuore la vita di una perfetta sconosciuta nemica del suo popolo. Questo è ben gestito.
Lo young adult però è appena sfiorato, non basta avere dei protagonisti adolescenti, occorre rimarcare almeno alcune tra le numerose tematiche che caratterizzano l'adolescenza. Oltre al bacio alla fine, l'unico momento in cui lo si percepisce è durante il flashback, poiché Gotfried è pur sempre un ragazzino dal carattere sensibile, quindi trova difficoltà nell'uccidere una bella ragazza indifesa, già sul punto di morte. Oltre a questo però, il nulla, ed è un peccato. Come dicevo prima, il contesto storico per quanto affascinante e ben reso non ha aiutato, l'adolescenza era praticamente inesistente al tempo, quindi trattarla è davvero molto difficile.
Lo specchio a mio avviso è un bonus che hai mancato del tutto. Gotfried lo usa per capire se è ancora tra i vivi o meno, probabilmente per via dei sensi di colpa che lo tormentano dai tempi delle Crociate, è molto poetico e mi è piaciuto ma ahimè non è importante per la trama. Non ha nessun rilievo per la storia e viene nominato un paio di volte quasi di sfuggita.
Il sense of wonder c'è e non c'è, io l'avevo identificato nel momento della visione di Maddalena, ma poi viene spiegato che è frutto di un'allucinazione per via dell'ingestione di un fungo che parassitava il grano. Ora, la visione non mi è dispiaciuta, molto evocativa e ben confezionata, ma il sense of wonder, secondo me, prevede che non vi sia una spiegazione, l'incredulità va sospesa in funzione della trama, mentre qui accade l'opposto: la giustifichi. Sarebbe stato meglio dare un connotato interamente religioso alla causa della visione, che avrebbe abbracciato anche il tema perfettamente, ad esempio.
Veniamo alla tecnica.
Lo stile mi è piaciuto, io non sono un purista dello show don't tell, sono dell'idea che ogni racconto ha un suo modo d'essere, che sia prettamente show, che sia più tell o che sia bilanciato tra le cose. Qui vedo ben gestite le due cose, ma il PdV in certi punti è un po' incerto. Hai usato una terza persona limitata soggettiva, ma più volte nomini "il ragazzo" quando ti riferisci ad un'azione compiuta da Gotfried stesso, il che ti fa uscire fuori dal PdV. L'hai fatto almeno tre o quattro volte, quindi più che un errore del momento forse è una svista vera e propria nel momento in cui hai costruito il racconto.
Interessante come tu abbia deciso di utilizzare il presente nel flashback, ha avuto la funzione di far immergere ancor di più il lettore, difatti la scena ha funzionato particolarmente. Strano, ma efficace.
In conclusione, il racconto è molto apprezzabile, il tuo modo di scrivere mi piace ed è sicuramente un piccolo gioiellino in questo contest, ma a mio parere il tema e i bonus non sono ben centrati, soprattutto lo young adult e lo specchio, il che è un gran peccato a mio avviso, qualche cambiamento qua e là e sarebbe stato primo o secondo nella mia classifica.
Alla prossima lettura!

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MatteoMantoani
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Re: Il Gambero di Aquileia

Messaggio#16 » domenica 3 gennaio 2021, 0:03

Puch89 ha scritto:Il tuo racconto è davvero ben scritto, possiedi una proprietà di linguaggio di un certo livello e si nota; non è semplice far immergere il lettore in un contesto del genere, occorre conoscere certi termini e saperli dosare per creare l'atmosfera desiderata e rendere il tutto molto evocativo, in questo caso mantenendo un giusto equilibrio tra epica e crudezza. In questo sei stato davvero molto, molto bravo. L'ambientazione è molto particolare, tra i vari racconti partoriti in questa Sfida, e in un certo senso parecchio azzardata, non è facile gestire lo "young adult" in un periodo storico in cui i tredicenni venivano mandati a massacrare gente, proprio per questo mi sembra tu abbia avuto un po' di difficolta a far emergere il genere, anche se non capisco se sia voluto o perché hai in parte frainteso il senso del genere. Ora mi spiego.
Abbiamo degli elementi molto interessanti che vanno ad evidenziare il tema più volte, come l'entrata in scena del Patriarca (anche se un po' forzato), ma ben gestito come incipit; abbiamo il flashback e la sua crudezza (scena che ho preferito tra tutte) ad evidenziare anche qui come tutto non è come sembra; infine l'ultimo paragrafo, dove il tema viene rimarcato in modo più forte, un cavaliere teutonico che ha a cuore la vita di una perfetta sconosciuta nemica del suo popolo. Questo è ben gestito.
Lo young adult però è appena sfiorato, non basta avere dei protagonisti adolescenti, occorre rimarcare almeno alcune tra le numerose tematiche che caratterizzano l'adolescenza. Oltre al bacio alla fine, l'unico momento in cui lo si percepisce è durante il flashback, poiché Gotfried è pur sempre un ragazzino dal carattere sensibile, quindi trova difficoltà nell'uccidere una bella ragazza indifesa, già sul punto di morte. Oltre a questo però, il nulla, ed è un peccato. Come dicevo prima, il contesto storico per quanto affascinante e ben reso non ha aiutato, l'adolescenza era praticamente inesistente al tempo, quindi trattarla è davvero molto difficile.
Lo specchio a mio avviso è un bonus che hai mancato del tutto. Gotfried lo usa per capire se è ancora tra i vivi o meno, probabilmente per via dei sensi di colpa che lo tormentano dai tempi delle Crociate, è molto poetico e mi è piaciuto ma ahimè non è importante per la trama. Non ha nessun rilievo per la storia e viene nominato un paio di volte quasi di sfuggita.
Il sense of wonder c'è e non c'è, io l'avevo identificato nel momento della visione di Maddalena, ma poi viene spiegato che è frutto di un'allucinazione per via dell'ingestione di un fungo che parassitava il grano. Ora, la visione non mi è dispiaciuta, molto evocativa e ben confezionata, ma il sense of wonder, secondo me, prevede che non vi sia una spiegazione, l'incredulità va sospesa in funzione della trama, mentre qui accade l'opposto: la giustifichi. Sarebbe stato meglio dare un connotato interamente religioso alla causa della visione, che avrebbe abbracciato anche il tema perfettamente, ad esempio.
Veniamo alla tecnica.
Lo stile mi è piaciuto, io non sono un purista dello show don't tell, sono dell'idea che ogni racconto ha un suo modo d'essere, che sia prettamente show, che sia più tell o che sia bilanciato tra le cose. Qui vedo ben gestite le due cose, ma il PdV in certi punti è un po' incerto. Hai usato una terza persona limitata soggettiva, ma più volte nomini "il ragazzo" quando ti riferisci ad un'azione compiuta da Gotfried stesso, il che ti fa uscire fuori dal PdV. L'hai fatto almeno tre o quattro volte, quindi più che un errore del momento forse è una svista vera e propria nel momento in cui hai costruito il racconto.
Interessante come tu abbia deciso di utilizzare il presente nel flashback, ha avuto la funzione di far immergere ancor di più il lettore, difatti la scena ha funzionato particolarmente. Strano, ma efficace.
In conclusione, il racconto è molto apprezzabile, il tuo modo di scrivere mi piace ed è sicuramente un piccolo gioiellino in questo contest, ma a mio parere il tema e i bonus non sono ben centrati, soprattutto lo young adult e lo specchio, il che è un gran peccato a mio avviso, qualche cambiamento qua e là e sarebbe stato primo o secondo nella mia classifica.
Alla prossima lettura!

Ciao Alessio. Grazie mille per i complimenti :)
Riguardo ai tuoi commenti sui bonus, sono d'accordo con te sul fatto che il genere young adult ambientato nel medioevo era un rischio, infatti la mia idea era proprio osare descrivere questa età nel periodo storico in cui praticamente si diventava adulti molto prima, e l'essere un ragazzo non era contemplato, ma si diventa subito da bambini a uomini (anche quando Gotfrid esprime questo concetto dicendo di sé stesso che è un ragazzo, esprime il disagio di non essere ancora uomo)
Per questo puntavo a fare emergere uno dei temi adolescenziali più forti, a parte l'amore, anche il desiderio di essere riconosciuto come persona matura, anche quando non se ne hanno le qualità.
Sul sense of wonder prendo atto della tua spiegazione, in realtà non sono sicuro che per essere tale debba mancare di spiegazione, ho letto diversi racconti di fantascienza in cui il sense of wonder c'è di sicuro, ma tutto è spiegato... Però su questo lascio decidere ai Giudici.
Sullo specchio sono d'accordo con te, non è proprio questione di vita o di morte per la comprensione della trama, ma come hai detto tu aggiunge un elemento buono a delineare la personalità di Gotfrid.. anche qui lascio decidere ai Giudici.
I tuoi suggerimenti sullo stile mi sono molto utili, non mi ero accorto che riferirsi spesso al "ragazzo" potesse fare cadere l'immersione (pensandoci ammetto che questa osservazione è sensata). Purtroppo scrivendo in terza persona, si ha la maledizione della ripetizione del soggetto. Se riferirsi come a Gotfrid col termine ragazzo rompe l'immersione, forse dovrei proprio riscrivere certe frasi in modo da non necessitare di soggetto.
Insomma, grazie del tuo commento, e alla prossima :)

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MatteoMantoani
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Re: Il Gambero di Aquileia

Messaggio#17 » domenica 3 gennaio 2021, 10:24

Puch89 ha scritto:Hai usato una terza persona limitata soggettiva, ma più volte nomini "il ragazzo" quando ti riferisci ad un'azione compiuta da Gotfried stesso, il che ti fa uscire fuori dal PdV. L'hai fatto almeno tre o quattro volte, quindi più che un errore del momento forse è una svista vera e propria nel momento in cui hai costruito il racconto.

Ciao Alessio, già che ci sono ti faccio una domanda: a volte uso anche il sinonimo di ragazzo (giovane), per riferirmi a Gotfrid. Anche in quelle occasioni il pdv si stacca secondo te?
Grazie mille
Matteo

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Eugene Fitzherbert
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Re: Il Gambero di Aquileia

Messaggio#18 » domenica 3 gennaio 2021, 12:51

Ciao, Mentis,
bentrovato.
Il racconto è un buon lavoro. È interessante leggere le tue sperimentazioni in ambito stilistico, quindi non starò qui a indicarti là dove sei scivolato nel raccontato tralasciando il mostrato. Lo sai benissimo! L'uso della terza persona focalizzata non è facile per niente e infatti talvolta scivoli fuori dal punto di vista e tendi a essere un po' onnisciente. Non è un male, non è un bene: è un dato di fatto. Questo porta ad alcune sbavature che staccano dalla narrazione: in un contesto di più ampio respiro potrebbero anche essere coperte dal resto dello scritto, ma in una storia di così breve respiro emergono un po' di più.
Divido per semplicità il racconto in quattro fasi distinte: la Prima è l'arrivo del patriarca; la Seconda è l'allucinazione di Maddalena; la Terza è il flashback; la Quarta è il finale. Di tutt'e quattro la più interessante è la terza, come tutti finora abbiamo rilevato. E il motivo, secondo me, è che in questa scena in particolare emerge prepotente un CONFLITTO che manca del tutto nelle precedenti. Questo è l'aspetto che più di ogni altro devi curare nell'arco della narrazione.
La Prima fase non porta a niente, non c'è vera azione (intesa come qualcosa che fa il protagonista per ottenere qualcosa). Il patriarca arriva e scivola. E in mezzo a questa sequenza c'è tutta una fase alla As You Know, Bob, quando il fratello spietga a Gotfrid le caste e le casate. MA: se erano due soldati dell'ordine dei Teutonici, non avrebbero dovuto conoscere i nobili in pompa magna? (evidentemente no, ma mi sfugge il motivo). La domanda che più mi assilla è: a che serve questa prima fase? A farci conoscere i due fratelli? Beh, non ci hai detto granché di loro, perché non sappiamo quello che fanno. Forse avresti dovuto dare un ruolo più attivo.

La Seconda fase, dove compare Maddalena, è leggermente meglio. C'è l'idea che lei insegua il fratello morto tra le spighe, ed è qui che si palesa il tema in modo più concreto (finora,, come hai tu stesso specificato è solo un'interpretazione più metaforica che altro) con l'allucinazione da funghetti allucinogeni. In realtà, quello a cui fai riferimento è il cosiddetto ERGOT (da cui si estrae la Dietilamide di Acido Lisergico). In questo caso ti sei preso una bella licenza poetica nel descrivere gli effetti dell'Ergot grezzo come un semplice caso di allucinazioni, considerando che gli effetti sistemici sono decisamente più dolorosi e lasciano il malcapitato prostrato. Tra l'altro, l'ergot era utilizzato per indurre aborto e fermare i sanguinamenti uterini e il fatto che lo faccia prendere alla ragazza con questa libertà mi ha un po' spaventato! :D
Questa fase, analogamente alla prima fase , non mostra un livello di conflitto abbastanza chiaro. Di Maddalena non sappiamo niente e quello che fa non è finalizzato a nulla, a parte avere la visione.

La terza fase è quella più attiva, dove Gotfried in qualche modo prende vita per davvero e viene mostrata un po' di azione. Prendi tesoro da questa parte del racconto (che è bella!) e cerca di ripetere l'alchimia anche nelle successive. L'unica cosa, attento ai dialoghi. Non so se al tempo dell ecrociate si usasse la locuzione Avere le Palle. NON LO SO, davvero. Magari è giusta e sto imparando una cosa nuova, quello che voglio intendere è che è giusto verificare sempre quando si scrive un dialogo ambientato in un periodo antecedente al nostro. Si rischia di inquinarlo con il nostro modo i parlare da moderni.

Il finale (la scena tra Gotfrid e Maddalena, per intenderci) è solo una passeggiata, in cui ancora una volta, non accade veramente granché. In questa fase, tutto sommato, Gotfrid cerca la redenzione per i crimini commessi in guerra. Ma sarebbe stato meglio se per trovarla (o non trovarla) ci fosse di mezzo qualcosa di concreto e fattivo, qualcosa di più interessante di due linee di dialogo.

A mio avviso: avresti dovuto sfruttare il primo paragrafo per creare il personaggio, mettendo dentro un conflitto con il fratello, visto che è da sempre il suo termine di paragone (come si esplicita in palestina). Nella seconda fase, far mettere nei guai Maddalena, e lasciarla soffrire. Far partire il flashback, che porta alla rilettura del presente da parte di Gotffrid. Si trova davanti a una prova per salvare (in senso lato) la donna e riportare il suo karma a un livello accettabile.
Che te ne pare?

Considera sempre che sono consigli, aggiustamenti, commenti e che non c'è NIENTE DI PERSONALE in questo wall of text e il dialogo che ne potrebbe scaturire, serve a tutti e due per crescere, perché c'è la concreta possibilità che io stai scrivendo una valanga di stronzate! :D

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Puch89
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Re: Il Gambero di Aquileia

Messaggio#19 » domenica 3 gennaio 2021, 17:16

MentisKarakorum ha scritto:
Puch89 ha scritto:Hai usato una terza persona limitata soggettiva, ma più volte nomini "il ragazzo" quando ti riferisci ad un'azione compiuta da Gotfried stesso, il che ti fa uscire fuori dal PdV. L'hai fatto almeno tre o quattro volte, quindi più che un errore del momento forse è una svista vera e propria nel momento in cui hai costruito il racconto.

Ciao Alessio, già che ci sono ti faccio una domanda: a volte uso anche il sinonimo di ragazzo (giovane), per riferirmi a Gotfrid. Anche in quelle occasioni il pdv si stacca secondo te?
Grazie mille
Matteo

Se quando lo usi il narratore sta riportando un'azione compiuta direttamente da Gotfried si, esci dal pdv. E' come se si riferisse a sé stesso come "il ragazzo" o "il giovane". La terza persona focalizzata è difficile da maneggiare proprio perché va fatto un lavoro minuzioso e di fino sull'impostazione della voce narrante, che viaggia costantemente sul filo del rasoio rischiando di divenire onnisciente alla prima sbavatura. Il che non significa che sia necessariamente sbagliato se voluto, ma lo diventa quando non è un effetto voluto e ben orchestrato dallo scrittore.

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MatteoMantoani
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Re: Il Gambero di Aquileia

Messaggio#20 » domenica 3 gennaio 2021, 17:52

Ciao Eugene,
innanzitutto grazie per il commento così approfondito. Prendo la palla al balzo e sfrutto i punti aperti per sviluppare una discussione:

Eugene Fitzherbert ha scritto:Ciao, Mentis,
bentrovato.
Il racconto è un buon lavoro. È interessante leggere le tue sperimentazioni in ambito stilistico, quindi non starò qui a indicarti là dove sei scivolato nel raccontato tralasciando il mostrato. Lo sai benissimo! L'uso della terza persona focalizzata non è facile per niente e infatti talvolta scivoli fuori dal punto di vista e tendi a essere un po' onnisciente. Non è un male, non è un bene: è un dato di fatto. Questo porta ad alcune sbavature che staccano dalla narrazione: in un contesto di più ampio respiro potrebbero anche essere coperte dal resto dello scritto, ma in una storia di così breve respiro emergono un po' di più.

Siete le mie cavie :) al di là della garetta (che crea quel brio in più) cerco di sperimentare con voi, perché ogni volta che ricevo un commento articolato come il tuo per me è un tesoro.
Sto cercando di creare il mio stile, al di là del mostrato (di cui certamente NON sono un maestro) sto lavorando per aggiungere quel quid che rende la lettura un'esperienza unica.

La Prima fase non porta a niente, non c'è vera azione (intesa come qualcosa che fa il protagonista per ottenere qualcosa). Il patriarca arriva e scivola. E in mezzo a questa sequenza c'è tutta una fase alla As You Know, Bob, quando il fratello spietga a Gotfrid le caste e le casate. MA: se erano due soldati dell'ordine dei Teutonici, non avrebbero dovuto conoscere i nobili in pompa magna? (evidentemente no, ma mi sfugge il motivo). La domanda che più mi assilla è: a che serve questa prima fase? A farci conoscere i due fratelli? Beh, non ci hai detto granché di loro, perché non sappiamo quello che fanno. Forse avresti dovuto dare un ruolo più attivo.

Questo pezzo serve a introdurre il tema del gambero, mosaico che realmente esiste e che ha un significato astrologico, ma che si può anche interpretare come ha fatto Gotfrid. Per rendere il primo pezzo più utile anche dal punto di vista narrativo, ho introdotto l'elemento divertente del Patriarca che inciampa nei suoi stessi ori (cosa storicamente successa, proprio al Patriarca Bertoldo di Andechs) e ho anche introdotto le basi del conflitto tra i due fratelli.
Sul tuo commento sull'as you know Bob, non sono molto d'accordo. Gotfrid è ad Aquileia da poco (lo dice nell'ultimo pezzo del racconto) ed è poco pratico del posto: mi sembra quindi naturale che qualcuno gli spieghi chi sono i signori del posto. Ho usato questo espediente proprio per evitare lo spiegone... sarebbe quindi un as you Should know Bob.. dimmi che ne pensi.

La Seconda fase, dove compare Maddalena, è leggermente meglio. C'è l'idea che lei insegua il fratello morto tra le spighe, ed è qui che si palesa il tema in modo più concreto (finora,, come hai tu stesso specificato è solo un'interpretazione più metaforica che altro) con l'allucinazione da funghetti allucinogeni. In realtà, quello a cui fai riferimento è il cosiddetto ERGOT (da cui si estrae la Dietilamide di Acido Lisergico). In questo caso ti sei preso una bella licenza poetica nel descrivere gli effetti dell'Ergot grezzo come un semplice caso di allucinazioni, considerando che gli effetti sistemici sono decisamente più dolorosi e lasciano il malcapitato prostrato. Tra l'altro, l'ergot era utilizzato per indurre aborto e fermare i sanguinamenti uterini e il fatto che lo faccia prendere alla ragazza con questa libertà mi ha un po' spaventato! :D


Quando ho visto che saresti stato uno dei commentatori del pezzo, ho subito pensato che data la tua professione (se non sbaglio lavori nella sanità) mi avresti sgamato (touché). Ho recentemente letto il saggio sull'LSD di Hofmann, e l'idea di causare la visione di Maddalena in questo modo mi è venuta da lì. In prima stesura Maddalena mangiava appunto dei funghi (un pezzo della conversazione tra Gotfrid e lei fa ancora riferimento ai funghi allucinogeni), però ho preferito osare e inserire l'elemento dell'ergot, poiché mi pareva più suggestivo.
Se non sbaglio, l'ergotismo causa eruzioni cutanee, malessere, eccetera, ma anche le allucinazioni: naturalmente, mangiare uno sclerozio di segale cornuta non ha gli effetti dell'LSD (la mia licenza poetica sta qui), ma potrei fare l'avvocato del diavolo e dire che Maddalena è a uno stadio dell'ergotismo tale da subirne gli effetti in modo accentuato... ma evito e ti do ragione :) se mai amplierò questo racconto in qualcosa di più inserirò i giusti elementi.

Questa fase, analogamente alla prima fase , non mostra un livello di conflitto abbastanza chiaro. Di Maddalena non sappiamo niente e quello che fa non è finalizzato a nulla, a parte avere la visione.

Ho cercato di far capire che a Maddalena mancava il fratello scomparso e creare un conflitto in questo modo. Infatti la cosa si sistema col bacetto, quando lei identifica in Gotfrid la figura fraterna scomparsa. Ma se è poco chiaro e lo devo spiegare, di sicuro andava accentuato di più. Sulla visione, ha lo scopo di introdurre il concetto dell'apocatastasi (cioè che anche il diavolo può venire perdonato) e preparare la redenzione di Gotfrid.

La terza fase è quella più attiva, dove Gotfried in qualche modo prende vita per davvero e viene mostrata un po' di azione. Prendi tesoro da questa parte del racconto (che è bella!) e cerca di ripetere l'alchimia anche nelle successive. L'unica cosa, attento ai dialoghi. Non so se al tempo dell ecrociate si usasse la locuzione Avere le Palle. NON LO SO, davvero. Magari è giusta e sto imparando una cosa nuova, quello che voglio intendere è che è giusto verificare sempre quando si scrive un dialogo ambientato in un periodo antecedente al nostro. Si rischia di inquinarlo con il nostro modo i parlare da moderni.

Ti dirò che il numero delle volte che ho riscritto questo pezzo ha due cifre, quindi mi fa particolarmente piacere se viene apprezzato. L'esclamazione "se hai le palle lo fai", forse è fuori luogo (certamente nel medioevo è poco probabile che venisse usata) però volevo rendere l'idea del conflitto di Gotfrid, cioè dimostrare a suo fratello di essere abbastanza uomo e di essere un duro.

Il finale (la scena tra Gotfrid e Maddalena, per intenderci) è solo una passeggiata, in cui ancora una volta, non accade veramente granché. In questa fase, tutto sommato, Gotfrid cerca la redenzione per i crimini commessi in guerra. Ma sarebbe stato meglio se per trovarla (o non trovarla) ci fosse di mezzo qualcosa di concreto e fattivo, qualcosa di più interessante di due linee di dialogo.

Mmm, Ok! Porto a mia difesa i pochi caratteri a disposizione. Ho cercato di rendere il raggiungimento degli scopi di entrambi i personaggi: Gotfrid ottiene la redenzione, Maddalena ritrova la figura fraterna perduta. Chiaro che andrebbe ampliato, spero che comunque qualcosa arrivi.

A mio avviso: avresti dovuto sfruttare il primo paragrafo per creare il personaggio, mettendo dentro un conflitto con il fratello, visto che è da sempre il suo termine di paragone (come si esplicita in palestina). Nella seconda fase, far mettere nei guai Maddalena, e lasciarla soffrire. Far partire il flashback, che porta alla rilettura del presente da parte di Gotffrid. Si trova davanti a una prova per salvare (in senso lato) la donna e riportare il suo karma a un livello accettabile.
Che te ne pare?

In definitiva, le correzioni maggiori sarebbero da fare nel primo pezzo. Diciamo che tutti i commenti che mi avete dato vanno a consigliarmi qualche miglioramento per il primo pezzo (e l'incipit). Se me lo segnalate in così tanti, allora deve essere vero :) Magari avrei potuto esaltare il rapporto conflittuale col fratello, renderlo ancora più palese. Ci sta. Più i personaggi soffrono più la storia è interessante, regola di ferro da non dimenticare mai.

Considera sempre che sono consigli, aggiustamenti, commenti e che non c'è NIENTE DI PERSONALE in questo wall of text e il dialogo che ne potrebbe scaturire, serve a tutti e due per crescere, perché c'è la concreta possibilità che io stai scrivendo una valanga di stronzate! :D

Come ho già detto, ogni volta che qualcuno fa un'analisi come la tua per me è un tesoro. Quando qualcuno legge i miei pezzi e non mi fa altro che complimenti (anche se ho scritto qualcosa che ha lo stesso spessore delle istruzioni delle sorprese degli ovetti Kinder), non mi insegna un cazzo.
Cerco anche io di commentare come fai tu, e mi pongo gli stessi scrupoli... cioè ho paura di sparare qualche stronzata. Per questo cerco anche di rispondere ai commenti, come ho fatto: quando qualcuno articola un discorso e mi indica se dico stronzate comunque mi insegna molto.
Quindi grazie davvero. Massacrami sempre così. Farò altrettanto, se non ti dispiace.
Matteo

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Fagiolo17
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Re: Il Gambero di Aquileia

Messaggio#21 » martedì 5 gennaio 2021, 12:44

Ciao Matteo, piacere di leggerti.
Il racconto è scritto bene, anche se succede davvero poco. Abbiamo Goffredo al Banchetto, incontra Maddalena che gli stimola una riflessione e poi la riporta a casa. Il conflitto è molto debole.
Per la domanda che hai posto su mostrato e raccontato… io cancellerei del tutto la parte raccontata. Butta fuori dall’immersione. Cambia punto di vista, prima e terza persona, tempo verbale, ma il mostrato ha una marcia in più ti tiene incollato anche quando non si parla di niente mentre il raccontato ti sputa fuori anche se la parte è interessantissima.
Complessivamente un buon racconto.

Passo ad una analisi più puntuale sperando di fare cosa gradita.

“Il ragazzo si raddrizzò e fissò l’entrata della chiesa. Le sue mani erano umide, le asciugò sulla cappa tracciando delle strisce untuose sul tessuto immacolato.”

In alcune frasi hai usato fin troppi aggettivi, ad esempio questa che ho riportato. La frase rischia di diventare troppo pesante.

“«In nome dell’onore ho fatto cose per cui merito già di ricevere il peggio, tu sai a cosa alludo»”

Quel tu sai a cosa alludo serve a poco. Se lo sa non c’è motivo per farglielo sottolineare.

Il pezzo iniziale e ricco di nomi, titoli e araldiche. All’inizio del secondo pezzo avevo già dimenticato metà delle informazioni che mi avevi dato. Questo per dire che forse avrei gestito diversamente il flusso di informazioni.

“Lo rigirò tra il pollice e l’indice e notò il grumo nero che vi era avvinghiato: aveva una forma strana, appuntita come un corno.”

In questa frase puoi comodamente togliere il verbo percettivo notò: Lo rigiro tra il pollice e l’indice: il grumo nero che vi era avvinghiato aveva una forma strana, appuntita come un corno.

“Aprì la bisaccia e ne estrasse il suo specchio, lo soppesò e lo portò di fronte al viso.
Si palpò l’abito all’altezza del petto e trovò il rilevo del piccolo specchio d’argento che si portava sempre appresso, sotto ai vestiti."

È lo stesso specchio che porta sotto ai vestiti? Me lo ero immaginato come una collana appesa al collo dalla prima descrizione e mi ha stranito ora trovarlo nella bisaccia. Anche perché se è sotto ai vestiti… la bisaccia di solito si porta sopra agli abiti.

“il ragazzo prende mano alla spada”

Non si dice METTERE mano alla spada? Oppure prende IN mano la spada.

“«Se hai le palle farai quello che devi. Ma bada bene: se non disseterai quella lancia col suo sangue, provvederò io col tuo.»”

Ma si diceva avere le palle nel medioevo? E se anche si diceva, in questa frase così forbita suona male.

Nella parte di flashback mi sono sentito buttato fuori dal personaggio. Avrei usato un punto di vista ancora più interno sfruttando il passaggio alla prima persona al presente. Con queste frasi più raccontate ho perso di immersione.

“Maddalena riprese conoscenza e notò gli occhi azzurri che la fissavano.”

Anche qui il notò è un po’ goffo.

“La ragazza ripeté una ad una le sillabe di quel nome difficile.
La fanciulla scandì tra sé quella parola complicata. «Siete qui da molto?»
Lei ripeté tra sé quella parola, ma stavolta senza riuscirci."

Occhio che queste sono praticamente identiche e troppo ripetute.

“«Sono nata il giorno di Ognissanti e mio padre dice che da quando sono nata ho visto tredici primavere.»”

Ripetizione di NATA che si poteva evitare: Sono nata il giorno di ognissanti, mio padre dice che sono passate tredici primavere da allora.

“ma non aveva mai sperato di incontrarne uno.
Pensavo che foste dei bruti, ma niente è come sembra.”

Queste due frasi stridono, se sono bruti non dovrebbe sperare di incontrarne uno. Poi l’esplicitazione del tema così mi sembra un po’ una forzatura.

“Gli si avvicinò, si alzò sulle punte dei piedi e gli diede un bacio sulla guancia. Gotfrid rimase imbambolato ad ammirare il suo viso. Aveva gli zigomi alti, la pelle bronzea e il suo sguardo era una pugnalata allo stomaco. Una vera bellezza, altro che la contessa di Gorizia!”

Qui cambi improvvisamente punto di vista. Eravamo nella testa di Maddalena e veniamo sbalzati in quella di Gotfrid.

Tema:
Rispettato, ma potevi evitare quella frase detta da Maddalena che suona molto forzata. :P
Bonus:
Allora, di young adult c’è poco, come tematiche per lo meno. I protagonisti sono adolescenti, ma un sedicenne del medioevo ha poco a che fare con quello che intendiamo oggi con adolescenti, era un uomo fatto e finito.
Sense of wonder e flashback ben integrati.
Invece sullo specchio… non ci ho visto questa grandissima importanza. Ma è presente e fa la sua parte.

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MatteoMantoani
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Re: Il Gambero di Aquileia

Messaggio#22 » martedì 5 gennaio 2021, 13:47

Ciao Luca!
Come al solito grazie mille per il commento così approfondito!
Mi prendo la libertà di contro-commentare qualcosa.

Fagiolo17 ha scritto:Passo ad una analisi più puntuale sperando di fare cosa gradita.

Sempre iper-gradita, grazie mille! Massacrami sempre più che puoi!

Fagiolo17 ha scritto:Il conflitto è molto debole.

Mi sorprendi un poco... riflettendoci è il conflitto generato dai rimorsi di coscienza di un ragazzo costretto ad amazzare gente anche della sua stessa età... non è abbastanza forte? Forse alludi al conflitto col fratello? O al modo in cui ho mostrato i conflitti? Avrei dovuto calcare la mano da qualche parte? Mi piacerebbe capire come poter migliorare quest'aspetto...

“«In nome dell’onore ho fatto cose per cui merito già di ricevere il peggio, tu sai a cosa alludo»”

Quel tu sai a cosa alludo serve a poco. Se lo sa non c’è motivo per farglielo sottolineare.

Osservazione legittima. L'ho scritta più per il lettore che per Ulrich, per rimarcare che è questa cosa che è di interesse per capire il conflitto.

Il pezzo iniziale e ricco di nomi, titoli e araldiche. All’inizio del secondo pezzo avevo già dimenticato metà delle informazioni che mi avevi dato. Questo per dire che forse avrei gestito diversamente il flusso di informazioni.

Ma infatti fanno un po' da sfondo, non hanno importanza per la storia. Di solito è meglio togliere le cose inutili, però forse nei racconti storici di questo tipo i dettagli sono le cose che rendono più piacevole la lettura... che dici?

“Aprì la bisaccia e ne estrasse il suo specchio, lo soppesò e lo portò di fronte al viso.
Si palpò l’abito all’altezza del petto e trovò il rilevo del piccolo specchio d’argento che si portava sempre appresso, sotto ai vestiti."

È lo stesso specchio che porta sotto ai vestiti? Me lo ero immaginato come una collana appesa al collo dalla prima descrizione e mi ha stranito ora trovarlo nella bisaccia. Anche perché se è sotto ai vestiti… la bisaccia di solito si porta sopra agli abiti.

Buona osservazione, direi che è meglio specificare già all'inizio che lo portava in tasca.

“il ragazzo prende mano alla spada”

Non si dice METTERE mano alla spada? Oppure prende IN mano la spada.

Yes, piccolo refuso.

“«Se hai le palle farai quello che devi. Ma bada bene: se non disseterai quella lancia col suo sangue, provvederò io col tuo.»”

Ma si diceva avere le palle nel medioevo? E se anche si diceva, in questa frase così forbita suona male.

Me l'ha fatto notare anche Eugene, mi sono un po' pentito di averlo scritto, mannaggia!

Nella parte di flashback mi sono sentito buttato fuori dal personaggio. Avrei usato un punto di vista ancora più interno sfruttando il passaggio alla prima persona al presente. Con queste frasi più raccontate ho perso di immersione.

mmm, ok! Avevo paura già solo che stonasse passare al presente.. magari allora avrei potuto usare direttamente anche la prima persona del pdv... d'altro canto si tratta di un ricordo!

“La ragazza ripeté una ad una le sillabe di quel nome difficile.
La fanciulla scandì tra sé quella parola complicata. «Siete qui da molto?»
Lei ripeté tra sé quella parola, ma stavolta senza riuscirci."

Occhio che queste sono praticamente identiche e troppo ripetute.

La ripetizione è fatta apposta, il mio intento era mostrare una situazione un po' comica. Ma se stona ci ripenso: non sei l'unico ad avermelo fatto notare.

“ma non aveva mai sperato di incontrarne uno.
Pensavo che foste dei bruti, ma niente è come sembra.”

Queste due frasi stridono, se sono bruti non dovrebbe sperare di incontrarne uno. Poi l’esplicitazione del tema così mi sembra un po’ una forzatura.

La prossima volta evito! Era più per paura che per altro che ho esplicitato tutto.

Tutte le tue altre osservazioni ci stanno assolutamente.
Sull'uso del mostrato e del raccontato, questo pezzo è un po' un esperimento, direi che tutti quei verbi sensoriali si possono togliere a prescindere dalla ricerca dello stile.

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Fagiolo17
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Re: Il Gambero di Aquileia

Messaggio#23 » martedì 5 gennaio 2021, 14:50

Eccomi qua!

il conflitto principale del racconto è appunto quello interiore del rimorso, ma non è esplicitato con sufficiente forza.
un po' probabilmente a causa del punto di vista che hai utilizzato nel flashback. Se avessi utilizzato una formula più immersiva come una prima persona singolare con un buon flusso di coscienza forse avresti reso più forte il suo rimorso per quello che aveva fatto e quanto il piccolo gesto di riportare a casa Matilde gli faccia sentire che la strada per redimersi è dietro l'angolo.
Inoltre la sequenza iniziale allontana un po' dal tema del rimorso e del suo conflitto interiore. avrei cominciato con qualcosa che mi avesse spinto con più forza nel fulcro della vicenda.
Ecco potevi tagliare la parte iniziale e farlo già a cavallo che incontra Maddalena e spingere per un terzo abbondante sul flashback per dargli il giusto peso!

A tale proposito l'inizio crea sì un fondo di storicità, ma distoglie dalla narrazione. qualche accenno al periodo storico e all'ambientazione è sempre giusto inserirla, ma tieni ben presente il principio dell'iceberg di Hemingway. Tu da scrittore devi sapere tutte queste cose, ma inserire solo quelle che sono davvero interessanti.
Nel caso del tuo racconto il gambero era importante per la metafora del tornare indietro. tutto il resto meno.
Chiaro, se fossimo in un libro potresti mettere tutte queste nozioni pagina dopo pagina, ma in un racconto da 20.000 battute diventano un di più.

Se hai voglia di altro confronto o hai altre domande sono sempre qui!

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