Col sorriso sulle labbra (di Francesco Nucera)

La 65ª Edizione di Minuti Contati è una DEMO EDITON. La prima parte si è svolta come un contest parallelo alla Special 64ª Edizione, il Contest Live! Due scrittori, Marra e Marchese, hanno partecipato sul tema: Il passato è una bestia feroce, il titolo del primo thriller di Massimo Polidoro, Edizioni Piemme, il 28 febbraio 2015. E poi hanno lanciato la loro sfida agli altri partecipanti per il 4 marzo 2015.
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ceranu
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Col sorriso sulle labbra (di Francesco Nucera)

Messaggio#1 » giovedì 5 marzo 2015, 0:51

Col sorriso sulle labbra
 
Franco fissava il rettangolo chiaro sulla parete ingiallita dal tempo. Tra le mani stringeva un bicchiere pieno.
«Non credo che quella sia la soluzione» disse Rocco, suo fratello maggiore.
«Già!» Franco si poggiò il palmo sulla fronte, immerse le unghie tra i capelli e provò a grattare via i brutti ricordi.
«Sai, ci sarebbe una persona...»
«Non ho voglia di parlarne con nessuno. Passerà anche questa» disse Franco.
«Guardami. Mi vedi cambiato?»
Le mani di Rocco lo afferrarono per il mento costringendolo a spostare lo sguardo.
«Non ci vengo» Protestò.
«Mi vedi diverso, più rilassato?»
«Sì, ma non voglio parlare con uno psicologo.»
Rocco rise. «Chi ha parlato di psicologi?»
«Ieri ho sentito la mamma.»
«Fidati di me. Vieni una volta sola. Niente strizzacervelli.»
I fratelli si fissarono. Le sicurezze di Franco vacillarono. Rocco c'era da sempre. L'aveva aiutato in mille occasioni senza mai chiedere un solo perché.
«Forse...»
«Passo a prenderti domani sera.»
Il fratello maggiore si alzò, gli diede una pacca sulla spalla e uscì anche lui da quella porta.
 
 
«Perché lo incontriamo di sera?» chiese Franco cercando di evitare gli escrementi a terra.
«Perché è la sera che ci ritroviamo.»
«Certo che poteva trovare un posto migliore per il suo studio.»
Attorno a loro c'erano solo grossi palazzoni grigi. Avevano l'intonaco cascante e molte finestre erano sprangate.
«Non andiamo in uno studio.» Rocco gli sorrise. «Seguimi.» Allungò il passo e si infilò attraverso una cancellata arrugginita.
Franco faticò a stare dietro al fratello, che scomparve in un portone. Quando lo raggiunse era fermo davanti a una porta.
«Sei pronto?» chiese Rocco.
«Lo sarei di più se sapessi cosa stiamo facendo.»
«Fidati di me.» girò la maniglia e varcò la soglia.
Franco si trovò in una stanza piena di gente. Decine di sedie erano indirizzate verso una parete davanti alla quale c'era un piccolo divano. Le sedute erano quasi tutte occupate, faticarono per trovare posto a sedere. Il ragazzo più giovane si guardò attorno e notò che erano quasi tutti nella stessa situazione. Per ogni coppia c'era uno che sorrideva e l'altro con gli occhi gonfi.
«Dove cazzo mi hai portato?» sussurrò a Rocco.
«Tra poco lo capirai e smetterai di fare domande.»
Le luci si spensero. Il vociare soffuso si interruppe di colpo. Si aprì una porta. Una bagliore traballante proiettò un cerchio luminoso. Un uomo, con in mano una candela, avanzò piano. Indossava una tunica bianca, dei sandali scuri sbucavano dall'orlo che strisciava a terra. Una corda gli cingeva la vita. Era calvo, la pelle olivastra e una barba folta che ispirava fiducia. Sembrava uscito da un icona rubata in chiesa.
«Ma chi cazzo...» provò a dire Franco, ma gli occhi dell'uomo si alzarono nella sua direzione. In quell'istante si sentì uno stupido. Tacque.
«Fratelli, benvenuti.»
«Grazie per averci accolto» risposero all'unisono gli uomini che sorridevano.
«Vedo che siamo molti, e questo mi compiace. Ricordatevi che le cose non capitano mai per caso. Perché, anche se vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti.»
Franco non disse più una parola e ascoltò quell'uomo che sembrava conoscerlo nell'intimo.
 
 
Piazza Duomo brulicava di turisti. La gente accalcata formava dei serpentoni che puntavano in direzioni diverse. Per spostarsi bisognava entrare in uno di quelli e farsi trascinare.
Franco, che li osservava in disparte, chiuse gli occhi e si fece scaldare dal sole di maggio. Inspirò, sperando di sentire il profumo della primavera, ma nell'aria c'era solo l'odore di sudore acre di quella gente venuta da ogni parte del mondo.
«Odio l'Expo» disse rivolto a Marco, un confratello. Questo rispose sorridendo, lui fece lo stesso. Da mesi aveva ripreso a farlo, e ogni volta era una sensazione unica, piacevole.
«Siamo qui per loro, per indicargli la via.» Marco estrasse dalla tasca un plico di volantini.
«Io vado in chiesa, tu sotto il cavallo. Buona fortuna.» disse Franco.
Attorno a lui c'era aria di festa. Gli adulti ridevano, i bambini giocavano.
Franco abbassò lo sguardo e si infilò nella fiumana. Guardandosi i piedi assecondò ogni strappo della folla. Portò la mano alla tasca e sfiorò il cellulare. Quanto avrebbe voluto chiamare Rocco, ma lui era impegnato in fiera.
Una mano sulla spalla lo bloccò. Franco alzò gli occhi e si trovò davanti un poliziotto.
«Vi ho detto mille volte di non stare qui.»
«Non facciamo nulla di male» provò a difendersi.
«Il prefetto ha dato ordini precisi. Né barboni né quelli come voi.» Lo sguardo schifato del poliziotto risvegliò il passato di Franco. Anche lei lo guardava così prima di andarsene.
«Va bene» rispose mestamente.
Le campane si misero a suonare, era mezzogiorno. Franco portò la mano alla tasca. Estrasse il cellulare, compose un numero di telefono e sospirò. Non importava se l'ingresso del duomo fosse ancora lontano.
Portò il pollice sul tasto verde, e attese un secondo.
«Sto facendo la cosa giusta» disse.
Sentì un boato dall'altra parte della piazza. Toccava a lui. Schiaccio invio.



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angelo.frascella
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Messaggio#2 » martedì 10 marzo 2015, 22:29

Ciao Francesco.

Inizio col dire che, la prima parte in cui il lettore gusta l’attesa di capire dove Franco sta portando Rocco è gestita bene: crei la giusta curiosità. Anche la seconda parte funziona, anche se, a quel punto, si intuisce dove si andrà a parare (probabilmente, perché, visti i fatti di attualità, un po’ ci si aspetta che dei fanatici religiosi si facciano saltare…)
Quello che non mi ha convinto molto è l’uscita del santone e la conversione di Rocco. Cosa può trasformare un uomo comune in una bomba umana? Dal racconto non si capisce e così il tutto perde un po’ di senso. Capisco che era difficile far stare in così poco spazio una scena convincente che spiegasse il cambio avvenuto in Rocco, ma se ne sente fortemente la mancanza. Aggiungo che il tema messo in bocca al Santone è un po’ forzato.
Insomma non è un racconto da buttare via, ma bisogna lavorare sulla scena centrale che da momento quasi di passaggio dovrebbe diventare la “pietra angolare” del racconto

Buona scrittura
Angelo

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ceranu
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Messaggio#3 » martedì 10 marzo 2015, 23:16

Ciao Angelo, grazie per il commento. Capisco il tuo punto di vista, ma non credo che dietro a ogni attentato ci sia un vero dramma. Però hai ragione, ai fini di un racconto avrei dovuto motivare la scelta di Rocco. Ma ormai è andata così.
Ciao

luca.pagnini
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Messaggio#4 » mercoledì 11 marzo 2015, 22:19

Ciao Francesco!
Racconto scritto molto bene. Sul piano dello svolgimento della trama, ottima la prima parte, dove si crea l’aspettativa, molto meno la chiusura. Non nel finale in sé, che, nella miglior tradizione MC, per sorprendere sorprende, ma nella motivazione (mancante) che porta a tale conclusione: hai lanciato una bomba, ma apparentemente senza un movente. Per esagerare, allo stesso modo avresti potuto far atterrare gli alieni sul sagrato schiacciando tutti e l’effetto sarebbe stato lo stesso: “accidenti! Ma questi da dove sbucano?” Al di là della provenienza astrale… Probabilmente anche questo racconto soffre il limite dei caratteri, però al partecipante di MC è richiesto anche questo: saper dosare il racconto in modo che in esso, per quanto breve possa essere, ci siano tutti gli ingredienti o, quanto meno, ci siano almeno degli accenni che possano aiutare il lettore a capire. Qui, purtroppo, a mio parere non mancano due ingredienti, ma proprio due portate intere: 1. il motivo per cui i due fratelli si votino a una causa kamikaze (non dico entrambi, ma almeno per Franco sì, troppo poco l’accenno a una donna con quel “Anche lei lo guardava così prima di andarsene”); 2. chi sono questi che riescono a convincere così tanta gente al martirio, gente che, da quanto si legge, sembra normalissima senza alcuna caratterizzazione e nemmeno un indizio su come possa essere stata “convertita” (che ne so: i classici arabi, oppure degli alieni, o dei possessori di una droga potentissima, ecc. ecc.). Il tema c’è, però, proprio perché mancano gli indizi fondamentali, non ho capito “i fratelli” da che cosa si sentano assolti, né in cosa siano coinvolti (tranne l’esplosione, ovvio).

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erika.adale
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Messaggio#5 » domenica 15 marzo 2015, 22:09

Ciao Francesco. Alla fine della prima lettura mi sono detta "Accidenti!" perché racconti un pensiero su cui ho riflettuto anch'io...soprattutto a gennaio, in occasione degli attentati francesi: immolarsi a una causa non può essere uno straordinario anestetico nei confronti del dolore quotidiano? Indipendentemente dalla promessa di un paradiso con 40 vergini da deflorare, gli attentatori non cercano disperatamente di dare un senso a una vita altrimenti grigia e banale? Non so quali siano le ragioni del tuo protagonista, ma le immagino semplici, tipo una ragazza che se n'è andata, un lavoro che non si trova. Insomma un destino che non prende forma. E il "santone" regala proprio questo: un fato ineluttabile, prima ancora che eroico. Il senso del tuo racconto dunque mi piace molto. Ho sbirciato però i commenti altrui e mi sono resa conto di un particolare: se non fossi stata nel mezzo di analoghe riflessioni, forse non avrei colto quello che, credo, sia il senso della storia. Forse servono davvero dei particolari in più per cogliere l'epifania di Franco, il cammino da depresso a bomba. Insomma, la struttura del racconto manca di qualche pezzo per arrivare al lettore nella sua interezza e non dare l'impressione che il finale sia un colpo di scena come un'altro. ( P.S. Il mio accento di troppo te lo lascio qui...fanne buon uso ;-))

 

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ceranu
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Messaggio#6 » domenica 15 marzo 2015, 23:56

Ciao Erika, grazie per il commento.
Non ho calcato la mano, ma credo si capisca che il malessere di Franco è dovuto a una separazione. La mia idea è che centinaia di pazzi sfoga la propria inutilità sulle donne, cosa vieta a uno più pazzo di loro di canalizzare questa follia? Chi si fa esplodere non si può considerare lucido, quindi non serve una vera e propria motivazione. Pensiamo alle stragi negli Usa, lì spesso sono ragazzi con problemi comuni a impugnare il fucile.

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marco.roncaccia
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Messaggio#7 » lunedì 16 marzo 2015, 14:22

Ciao Francesco,
sei stato molto bravo nell’incuriosire il lettore e nel generare in lui domande, che problema ha Franco? Dove lo starà portando Rocco? Il testo, poi, l’ho trovato ben strutturato, ti aggancia e non hai tempo per fare ipotesi (sulle domande di cui sopra) perché vuoi arrivare alla fine. Peccato però che poi le risposte arrivino in maniera non esaustiva, come ti hanno fatto notare anche sopra. La frase della canzone di De Andrè messa in bocca al santone mi è sembrata poco credibile. Comunque una prova positiva. Complimenti.

Giulio_Marchese
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Messaggio#8 » lunedì 16 marzo 2015, 17:50

Ciao Francesco,

La prima parte del racconto è gestita molto bene, anche l'uscita del santone mi è piaciuta. Il fatto che tu gli abbia fatto dire il tema in maniera cosi estemporanea invece non mi è piaciuto come non mi è piaciuto il finale un po scontato. In più non lasci spazio tra un paragrafo e l'altro (forse è il mio PC che non me lo fa vedere non so..)  questa cosa mi ha dato qualche problema alla prima lettura perché non capivo bene dove i personaggi si trovassero. Una buona prova che però non mi ha colpito particolarmente. (P.S. Non so perché ma tra il santone e l'expo mi ha ricordato 20th century boy)

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ceranu
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Messaggio#9 » lunedì 16 marzo 2015, 22:17

Ciao Giulio, grazie per il commento.
In più non lasci spazio tra un paragrafo e l’altro (forse è il mio PC che non me lo fa vedere non so..) questa cosa mi ha dato qualche problema alla prima lettura perché non capivo bene dove i personaggi si trovassero

Non so, gli spazi li ho messi e riesco anche a vederli. Come avrai intuito siamo in fase di studio, speriamo di risolvere tutti i problemi per la prossima edizione.
Ciao

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beppe.roncari
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Messaggio#10 » martedì 17 marzo 2015, 20:28

Ciao Francesco,
Hai abilmente eluso la parte centrale della storia che tradizionalmente è la più difficile e quindi deve essere la più convincente. Ci hai dato solo il Natale e la Pasqua senza tutto quello che c’è nel mezzo. Se prendessimo per “Vangelo” una storia del genere non riusciremmo a capire, no, senza la parte nel mezzo?
Le due parti che ci racconti, sono scritte bene e con una buona prosa.
So che non siamo d’accordo sulla punteggiatura dei dialoghi, ma per me è sbagliato mettere il punto e poi continuare con la minuscola: “«Fidati di me.» girò”.
Attenzione: “Una bagliore traballante proiettò” al posto di “Un bagliore” – inoltre il “bagliore” è un effetto e non una fonte di luce. Licenza poetica o distrazione?
Alla prossima!

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Peter7413
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Messaggio#11 » mercoledì 18 marzo 2015, 1:11

Punto diversamente il dito: non manca la parte centrale, non è vero che avresti dovuto argomentare il cambiamento e la conversione di Franco. O per meglio dire, non era da fare nella parte centrale. Gli interventi vanno fatti prima, devi rendere più manifesta la noia e la mancanza di voglia di vivere del protagonista, devi enfatizzare il suo non avere ragioni di vita, il suo vivere passivo. Il tutto va ottenuto in una diversa strutturazione del rapporto con il fratello, i caratteri vanno specificati di più, le diversità fra i due uscire con forza dalle linee di dialogo. Deve essere infine esplicito, anche se ancora implicito, che Franco vuole diventare come il fratello e allora l'ingresso nel suo mondo, l'arrivo del santone, non è altro che il classico evento che fa scattare il click in un meccanismo già caldo. Il racconto c'è, il senso pure, è solo da sviluppare dando voce alle sue potenzialità e intervenendo laddove è necessario. Ribadisco: non serve una parte centrale, qui c'è da lavorare in quella iniziale. Detto questo: è evidente che il racconto è condotto ordinatamente, ma senza il giusto osare e in tal modo procede un pelo passivo. Intervenendo nei punti giusti può migliorare e non poco.

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