Tonani Edition: 'Interferenze'

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Adry666
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Tonani Edition: 'Interferenze'

Messaggio#1 » sabato 2 maggio 2015, 23:55

20 luglio 1969, 10:56 p.m. Luna: Mare della Tranquillità.
- Houston, abbiamo un problema, - la voce di Armstrong gracchiò dall’altoparlante della sala controllo.
- Qui Houston. Che cosa sta succedendo ragazzi?
- Abbiamo una forte interferenza nella ricezione radio, una specie di martello pulsante, - disse Aldrin.
- Ragazzi noi sentiamo chiaro e forte, non dovrebbe esserci un guasto; per favore provate a cambiare canale, mettete… - furono interrotti da un urlo: - Neil, vieni a vedere, mio Dio!
Armstrong, a gran balzi, si avvicinò al compagno che, con il braccio alzato, indicava qualcosa nel cielo lunare nero e gelido.
- Oh Santo Dio! Ma non è possibile!
- Cosa succede? Buzz, Neil!?
- Vi sentiamo ancora male, ma forse abbiamo scoperto la causa del "guasto" alla nostra radio… c'è un satellite in orbita, o meglio, una specie di sonda: sta passando sopra di noi, è molto bassa!
Nella sala controllo si scatenò un putiferio: cento persone cercavano di parlare e fare domande tutte insieme. Il capo missione zittì tutti con un poderoso assolo baritonale.
- Ragazzi, non abbiamo satelliti lassù, e nemmeno la Russia e la Cina dovrebbero avere qualcosa, ma adesso chiediamo conferma. Site sicuri che sia artificiale?
- Ci sta fotografando: si è fermata sulle nostre teste per qualche secondo, ruotando su se stessa - disse Armstrong.
- State attenti, ritornate subito al LEM! - ordinò il capo missione dalla Terra.
Non fecero in tempo a eseguire il comando, che i due astronauti strinsero istintivamente le mani all'altezza delle orecchie: un suono stridulo, molto più forte di prima, risuonò nei loro caschi appannati. Urlarono all'unisono.
- Che succede? – chiesero con voce tremante da Houston.
Neil e Buzz non risposero, perché rimasero a bocca aperta osservando uno spettacolo surreale: un'enorme montagna lunare si stava aprendo come le valve di una conchiglia, lasciando scoperto un parallelepipedo di metallo di dimensioni mastodontiche.
- Che cosa sta succedendo? – riprovarono a chiedere dalla Terra.
Armstrong fu il primo a riprendersi:
- Non mi crederete mai, ma… un'enorme macchina sta emergendo da una montagna. Sembra di acciaio, luccica, e ha delle aperture circolari. Si stanno aprendo anche quelle.
- Neil, mi confermate che state vedendo un artefatto sul suolo lunare?
- Non sento bene, - rispose Armstrong, - proviamo a scattare delle foto con la Hasselblad di Buzz.
Mentre si apprestavano a sistemare il cavalletto della fotocamera, ci fu un improvviso lampo di luce che li accecò. Non sentirono esplosioni e non videro partire i raggi di energia dal manufatto, ma quando la cecità momentanea si affievolì, riuscirono a scorgere una sfera di fuoco che precipitava velocemente verso il suolo lunare schiantandosi a pochi chilometri di distanza. Contemporaneamente il problema alla radio del loro casco scomparve del tutto.
- Collins? Chiese Armstrong con un filo di voce.
- Collins! Michael, ci senti? Nessuna risposta.
- Terra? Abbiamo un altro problema: temiamo che abbiano abbattuto il nostro modulo di comando!
Dopo minuti, che sembrarono ore ai due astronauti, Houston rispose:
- Ragazzi, in effetti non abbiamo più segnali dal modulo, ci dispiace.
“Ci dispiace” si ripeté mentalmente Neil; rivolse lo sguardo alle stelle, che come non mai gli parevano fredde e insensibili, degli aghi che arrivavano direttamente fin dentro le sue sinapsi.
- Povero Collins, merda! - Esclamò Armstrong.
- E adesso? Chiese Buzz, mettendo una mano sulla spalla del compagno.
- E adesso: “Noi siamo per gli dei quel che sono le mosche per un ragazzo capriccioso: ci uccidono per divertirsi...”
- Shakespeare?
- Possiamo ritornare al LEM, - continuò Neil, ignorando la domanda, - ma senza modulo di comando... L’autonomia di ossigeno e acqua a nostra disposizione, circa 35 ore, non basta per attendere un eventuale missione di soccorso.
- Nell’improbabile eventualità che sulla Terra riescano a organizzarne una...
- Già, - aggiunse Armstrong, chiudendo il discorso insieme a ogni loro speranza.
Si sedettero spalla a spalla su una piccola roccia a contemplare la bellezza della “mezza” Terra calante che gli si stagliava davanti.
- Neil, pensi si tratti di un avvertimento, una sorta di: ”statevene a casa vostra”?
- Probabile, un sistema di difesa automatico installato chissà quando e chissà da chi.
- Sarebbe molto ironico se tale razza nel frattempo si fosse estinta, ma la loro macchina continuasse testardamente a sparaci addosso
- Gli dei burloni di Shakespeare.
- Già...
Chiusero il collegamento con Houston e rimasero in silenzio: nelle radio solo i loro respiri regolari, negli occhi il bianco accecante del suolo lunare e le stelle con una luce così vivida che faceva male allo stomaco.

Nei decenni successivi tutti i tentativi di mandare missioni con equipaggi umani sulla Luna ebbero lo stesso esito infausto: i moduli orbitali furono abbattuti dall’artefatto alieno.
Si decise di sospendere il programma lunare a tempo indeterminato.
Forse per sempre. Nessuna interferenza.



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Adry666
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Messaggio#2 » sabato 2 maggio 2015, 23:57

Ciao "Antico", grazie ancora per tutto, mi sono divertito un mondo!!  :-))

Ho corretto il racconto secondo le osservazioni dei "colleghi", e ho modifcato il finale come da tuoi consigli.

A presto

Adriano

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invernomuto
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Messaggio#3 » domenica 3 maggio 2015, 5:58

Vorrei poter commentare qualcos'altro per migliorarlo ulteriormente, ma trovo che sia migliorato così tanto che -forse senza essere obiettivo- lo trovo fantastico così com'è.
Ottimo lavoro nella riproposizione, ci ha guadagnato parecchio in pathos, complimenti.

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ceranu
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Messaggio#4 » domenica 3 maggio 2015, 10:14

Ciao Adry, ho un dubbio sul pdv. Per quasi tutto il racconto è onnisciente, poi di colpo passa a Armstrong, poi torna onniscente. Personalmente avrei tenuto il focus sull'astronauta e avrei cercato di trasmettere il senso di claustrofobia che deve provare un uomo destinato a morire in una tuta spaziale.
Alcuni dialoghi sono troppo fiacchi per essere figli di una situazione così estrema, citare qualcuno mi sembra troppo.


alexandra.fischer
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Messaggio#5 » domenica 3 maggio 2015, 17:53

Ciao Adry666,
mi è piaciuto parecchio lo spunto di base del racconto, perché parte dallo sbarco sulla Luna avvenuto nel 1969.
Trovo geniale l'idea di fondo dell'arma nascosta nella falsa montagna lunare. Certo che è diabolica, visto che ha siglato la condanna a morte degli astronauti, colpendoli nel modulo principale, non senza averli "avvertiti" prima, con l'apparizione del satellite e il disturbo alla trasmissione radio. Fa venire i brividi la scena finale di Armstrong e Neil che spengono il collegamento con Houston (raccapricciante la rivelazione del mancato soccorso dalla Terra e la sospensione del programma spaziale). Ottima l'idea della frase shakespeariana: in effetti, le armi rimaste sulla Luna danno l'idea di dei crudeli che si divertono a uccidere gli esseri umani (è molto lovecraftiana). In effetti, sono il lascito di una civiltà che non voleva essere disturbata. Quindi, a mio parere, le Interferenze del titolo hanno un doppio significato: il segnale disturbato con Houston, ma anche le interferenze causate sulla Luna dalla comparsa degli astronauti.
Attento a Site sicuri per Siete sicuri.

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Adry666
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Messaggio#6 » lunedì 4 maggio 2015, 9:08

Ciao Invernomuto,

grazie, molto gentile!

Alla prossima

Buona giornata

Adriano

 

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Adry666
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Messaggio#7 » lunedì 4 maggio 2015, 9:14

Ciao Ceranu,

in effetti è sempre difficile scegliere il punto di vista; io ho scelto la narrazione in terza persona onnisciente per dare una sensazione di "cronaca" a tutto il racconto (e anche di freddezza simile al luogo in cui si trovavano). Tuttavia ho avuto anche necessità di reprimere qualche pensiero degli astronauti che ho racchiuso tra virgolette.

I dialoghi in situazioni estremi sono spesso surreali, personalmente mi è capitato di trovarmi in una situazione di estremo pericolo e in quei frangenti mi ha fatto andare avanti (oltre la fortuna) una buon dose di ironia e di "classici" (perso in montagna nel bosco di notte, freddo, animali strani, burroni in agguato, mi sono messo a "rimirar le stelle" e a fare battute sceme...)

Grazie & a presto

Buona giornata

Adriano

 

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Adry666
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Messaggio#8 » lunedì 4 maggio 2015, 9:17

Ciao Alexandra,

grazie per tutti gli apprezzamenti! :-))

Stavo per citare Foscolo, poi mi sono detto: "Occhio, gli astronauti sono americani!" :-)

Ho corretto il refuso ma non so come fa ad editare direttamente il racconto, lo riposto

Buona giornata

Adriano
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Messaggio#9 » lunedì 4 maggio 2015, 9:19

20 luglio 1969, 10:56 p.m. Luna: Mare della Tranquillità.
- Houston, abbiamo un problema, - la voce di Armstrong gracchiò dall'altoparlante della sala controllo.
- Qui Houston. Che cosa sta succedendo ragazzi?
- Abbiamo una forte interferenza nella ricezione radio, una specie di martello pulsante, - disse Aldrin.
- Ragazzi noi sentiamo chiaro e forte, non dovrebbe esserci un guasto; per favore provate a cambiare canale, mettete… - furono interrotti da un urlo: - Neil, vieni a vedere, mio Dio!
Armstrong, a gran balzi, si avvicinò al compagno che, con il braccio alzato, indicava qualcosa nel cielo lunare nero e gelido.
- Oh Santo Dio! Ma non è possibile!
- Cosa succede? Buzz, Neil!?
- Vi sentiamo ancora male, ma forse abbiamo scoperto la causa del "guasto" alla nostra radio… c'è un satellite in orbita, o meglio, una specie di sonda: sta passando sopra di noi, è molto bassa!
Nella sala controllo si scatenò un putiferio: cento persone cercavano di parlare e fare domande tutte insieme. Il capo missione zittì tutti con un poderoso assolo baritonale.
- Ragazzi, non abbiamo satelliti lassù, e nemmeno la Russia e la Cina dovrebbero avere qualcosa, ma adesso chiediamo conferma. Siete sicuri che sia artificiale?
- Ci sta fotografando: si è fermata sulle nostre teste per qualche secondo, ruotando su se stessa - disse Armstrong.
- State attenti, ritornate subito al LEM! - ordinò il capo missione dalla Terra.
Non fecero in tempo a eseguire il comando, che i due astronauti strinsero istintivamente le mani all'altezza delle orecchie: un suono stridulo, molto più forte di prima, risuonò nei loro caschi appannati. Urlarono all'unisono.
- Che succede? – chiesero con voce tremante da Houston.
Neil e Buzz non risposero, perché rimasero a bocca aperta osservando uno spettacolo surreale: un'enorme montagna lunare si stava aprendo come le valve di una conchiglia, lasciando scoperto un parallelepipedo di metallo di dimensioni mastodontiche.
- Che cosa sta succedendo? – riprovarono a chiedere dalla Terra.
Armstrong fu il primo a riprendersi:
- Non mi crederete mai, ma… un'enorme macchina sta emergendo da una montagna. Sembra di acciaio, luccica, e ha delle aperture circolari. Si stanno aprendo anche quelle.
- Neil, mi confermate che state vedendo un artefatto sul suolo lunare?
- Non sento bene, - rispose Armstrong, - proviamo a scattare delle foto con la Hasselblad di Buzz.
Mentre si apprestavano a sistemare il cavalletto della fotocamera, ci fu un improvviso lampo di luce che li accecò. Non sentirono esplosioni e non videro partire i raggi di energia dal manufatto, ma quando la cecità momentanea si affievolì, riuscirono a scorgere una sfera di fuoco che precipitava velocemente verso il suolo lunare schiantandosi a pochi chilometri di distanza. Contemporaneamente il problema alla radio del loro casco scomparve del tutto.
- Collins? Chiese Armstrong con un filo di voce.
- Collins! Michael, ci senti? Nessuna risposta.
- Terra? Abbiamo un altro problema: temiamo che abbiano abbattuto il nostro modulo di comando!
Dopo minuti, che sembrarono ore ai due astronauti, Houston rispose:
- Ragazzi, in effetti non abbiamo più segnali dal modulo, ci dispiace.
“Ci dispiace” si ripeté mentalmente Neil; rivolse lo sguardo alle stelle, che come non mai gli parevano fredde e insensibili, degli aghi che arrivavano direttamente fin dentro le sue sinapsi.
- Povero Collins, merda! - Esclamò Armstrong.
- E adesso? Chiese Buzz, mettendo una mano sulla spalla del compagno.
- E adesso: “Noi siamo per gli dei quel che sono le mosche per un ragazzo capriccioso: ci uccidono per divertirsi...”
- Shakespeare?
- Possiamo ritornare al LEM, - continuò Neil, ignorando la domanda, - ma senza modulo di comando... L’autonomia di ossigeno e acqua a nostra disposizione, circa 35 ore, non basta per attendere un eventuale missione di soccorso.
- Nell'improbabile eventualità che sulla Terra riescano a organizzarne una...
- Già, - aggiunse Armstrong, chiudendo il discorso insieme a ogni loro speranza.
Si sedettero spalla a spalla su una piccola roccia a contemplare la bellezza della “mezza” Terra calante che gli si stagliava davanti.
- Neil, pensi si tratti di un avvertimento, una sorta di: ”statevene a casa vostra”?
- Probabile, un sistema di difesa automatico installato chissà quando e chissà da chi.
- Sarebbe molto ironico se tale razza nel frattempo si fosse estinta, ma la loro macchina continuasse testardamente a sparaci addosso.
- Gli dei burloni di Shakespeare.
- Già...
Chiusero il collegamento con Houston e rimasero in silenzio: nelle radio solo i loro respiri regolari, negli occhi il bianco accecante del suolo lunare e le stelle con una luce così vivida che faceva male allo stomaco.

Nei decenni successivi tutti i tentativi di mandare missioni con equipaggi umani sulla Luna ebbero lo stesso esito infausto: i moduli orbitali furono abbattuti dall'artefatto alieno.
Si decise di sospendere il programma lunare a tempo indeterminato.
Forse per sempre. Nessuna interferenza.

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antico
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Messaggio#10 » lunedì 4 maggio 2015, 18:54

Adriano, correggi sempre sul racconto postato in alto. Quando un autore si connette tende a leggere prima quello e non a scendere se nel frattempo hai postato una seconda versione. E quando vuoi il mio parere, non hai che da convocarmi ;)

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Linda De Santi
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Messaggio#11 » lunedì 4 maggio 2015, 19:35

Ciao Adriano,

avendo seguito il tuo racconto fin dal girone d'andata, posso dire di apprezzare molto le soluzioni che hai trovato per correggere i "difetti" emersi nella prima versione.

Hai trovato un'ottima alternativa alla distruzione della Terra, pur senza intaccare l'atmosfera del racconto e la suspense, e ti dirò di più: mi sembra che così il messaggio del racconto ne abbia guadagnato in profondità.

I dialoghi suonano un po' artefatti, adoro le citazioni da Shakespeare ma sulle labbra di un astronauta che sta andando incontro alla morte mi suonano strane.

In ogni caso complimenti! :)

 

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Adry666
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Messaggio#12 » martedì 5 maggio 2015, 10:02

Buongiorno Antico,

sì volevo correggere sul primo post ma, a differenza degli altri post, non vedo il bottone "modifica", come posso fare?

OK, tra un po' ti convoco, sto raccogliendo i consigli dei colleghi e sto "digerendo" le modifiche che ho apportato (ci metto sempre qualche giorno per capire se vanno bene).

Certo, un po' ho paura... :-)))

 

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antico
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Messaggio#13 » martedì 5 maggio 2015, 13:06

Il tasto modifica dovresti vederlo da loggato, strano. Cmq, attendo la tua convocazione, dammi poi l'indicazione della versione da leggere ;)

tina.caramanico
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Messaggio#14 » martedì 5 maggio 2015, 17:54

Ho letto qui per la prima volta il racconto (io ero in un altro girone) e devo dire che mi è piaciuto proprio. Non cambierei nulla, o più nulla, visto che hai già fatto delle modifiche dopo il contest.

L'unico elemento all'apparenza poco verosimile, il tono dei dialoghi dei due morituri, in realtà ci sta benissimo con l'atmosfera onirica che si crea: la terra che tramonta, il silenzio... Quindi per me va bene così.

 

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Messaggio#15 » martedì 5 maggio 2015, 17:58

Ciao "Antico",

no, non vedo la possibilità di modifica anche da loggato, forse dipende dalla mia tipologia di profilo?

La versione è la seconda (nella prima c'era un refuso: siti / siete).

Dai proviamo...

CONVOCO L'ANTICO!

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antico
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Messaggio#16 » martedì 5 maggio 2015, 19:26

Mmh, eccomi convocato... Dunque, domani valuterò il racconto di Tina... Da te passerò giovedì. A presto :)

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Messaggio#17 » mercoledì 6 maggio 2015, 11:01

OK, grazie Antico!

A presto

Adriano

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Messaggio#18 » mercoledì 6 maggio 2015, 11:02

Ciao Tina,

grazie per gli apprezzamenti!

A presto

Adriano

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Messaggio#19 » giovedì 7 maggio 2015, 19:17

Letto. L'ho trovato migliorato, ma forse un po' lungo. Per me è ok, lo ammetto sul sito, lo voglio su. Di seguito una versione editata, se all'autore va bene procedo con quella. Però ci sarebbe ancora un problema: come giustificare il fatto che l'artefatto lunare li ha lasciati avvicinare così tanto prima di reagire? Proviamo a pensare a un modo per inserire una chiave per risolvere la questione senza scadere in infodump e allungare.
 
20 luglio 1969, 10:56 p.m. Luna: Mare della Tranquillità.
- Houston, abbiamo un problema, - la voce di Armstrong gracchiò dall'altoparlante della sala controllo.
- Qui Houston. Che succede ragazzi?
- Abbiamo una forte interferenza nella ricezione radio, una specie di martello pulsante, - disse Aldrin.
- Noi sentiamo chiaro e forte, non dovrebbe esserci un guasto; provate a cambiare canale, mettete… - furono interrotti da un urlo: - Neil, vieni a vedere, mio Dio!
Armstrong, a gran balzi, si avvicinò al compagno che, con il braccio alzato, indicava qualcosa nel cielo lunare nero e gelido.
- Oh Santo Dio! Ma non è possibile!
- Cosa sta succedendo? Buzz, Neil!?
- Vi sentiamo ancora male, ma forse abbiamo scoperto la causa del problema alla nostra radio… c'è qualcosa in orbita, una specie di sonda: sta passando sopra di noi, è molto bassa!
Nella sala controllo si scatenò un putiferio: cento persone cercavano di parlare e fare domande tutte insieme. Il capo missione zittì tutti con un poderoso assolo baritonale.
- Ragazzi, non abbiamo satelliti lassù, e nemmeno la Russia e la Cina dovrebbero avere qualcosa. Siete sicuri che sia artificiale?
- Si è fermata sulle nostre teste per qualche secondo, sta ruotando su se stessa - disse Armstrong.
- State attenti, ritornate subito al LEM! - ordinò il capo missione dalla Terra.
Non fecero in tempo a eseguire il comando, che i due astronauti strinsero istintivamente le mani all'altezza delle orecchie: un suono stridulo, molto più forte di prima, risuonò nei loro caschi appannati. Urlarono all'unisono.
- Che succede? – chiesero ancora da Houston.
Neil e Buzz non risposero, di fronte a loro un'enorme montagna lunare si stava aprendo come le valve di una conchiglia, lasciando scoperto un parallelepipedo di metallo di dimensioni mastodontiche.
- Che cosa sta succedendo? – riprovarono a chiedere dalla Terra.
Armstrong fu il primo a riprendersi:
- Non mi crederete, ma… un'enorme macchina sta emergendo da una montagna. Sembra di acciaio, luccica, e ha delle aperture circolari. Si stanno aprendo anche quelle.
- Neil, mi confermate che state vedendo un artefatto sul suolo lunare?
- Non sento bene, - rispose Armstrong, - proviamo a scattare delle foto con la Hasselblad di Buzz.
Mentre si apprestavano a sistemare il cavalletto della fotocamera, ci fu un improvviso lampo di luce che li accecò. Non sentirono esplosioni e non videro partire raggi di energia dal manufatto, ma quando la cecità momentanea si affievolì, scorsero una sfera di fuoco che precipitava verso il suolo lunare schiantandosi a pochi chilometri di distanza. Il problema alla radio del loro casco era del tutto scomparso.
- Collins? Chiese Armstrong con un filo di voce.
- Collins! Michael, ci senti? Nessuna risposta.
- Terra? Temiamo che abbiano abbattuto il nostro modulo di comando!
Dopo minuti, che sembrarono ore ai due astronauti, Houston rispose:
- Ragazzi, abbiamo controllato, non ci sono più segnali dal modulo, ci dispiace.
“Ci dispiace” si ripeté mentalmente Neil; rivolse lo sguardo alle stelle, che come non mai gli parevano fredde e insensibili, degli aghi che arrivavano direttamente fin dentro le sue sinapsi.
- Povero Collins, merda! - Esclamò.
- E adesso? - Chiese Buzz mettendo una mano sulla spalla del compagno.
- E adesso: “Noi siamo per gli dei quel che sono le mosche per un ragazzo capriccioso: ci uccidono per divertirsi...”
- Shakespeare?
- Possiamo ritornare al LEM, - continuò Neil, ignorando la domanda, - ma senza modulo di comando... L’autonomia di ossigeno e acqua a nostra disposizione, circa 35 ore, non basta per attendere un eventuale missione di soccorso.
- Nell'improbabile eventualità che sulla Terra riescano a organizzarne una...
- Già, - aggiunse Armstrong, chiudendo il discorso insieme a ogni loro speranza.
Si sedettero spalla a spalla su una piccola roccia a contemplare la bellezza della “mezza” Terra calante che gli si stagliava davanti.
- Neil, pensi si tratti di un avvertimento, una sorta di: ”statevene a casa vostra”?
- Probabile, un sistema di difesa automatico installato chissà quando e chissà da chi.
- Sarebbe molto ironico se tale razza nel frattempo si fosse estinta, ma la loro macchina continuasse a spararci addosso.
- Gli dei burloni di Shakespeare.
- Già...
Chiusero il collegamento con Houston e rimasero in silenzio: nelle radio solo i loro respiri regolari, negli occhi il bianco accecante del suolo lunare e le stelle con una luce così vivida che faceva male allo stomaco.
 
Nei decenni successivi tutti i tentativi di mandare missioni con equipaggi umani sulla Luna ebbero lo stesso esito infausto: i moduli orbitali furono tutti abbattuti dall'artefatto alieno.
Si decise di sospendere il programma lunare a tempo indeterminato.
Forse per sempre. Nessuna interferenza.

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Messaggio#20 » venerdì 8 maggio 2015, 12:31

Ciao Antico,
grazie per tutto, e grazie per l'edit che accetto e sottoscrivo.
Di seguito la versione editata con un'aggiunta di una frase nel dialogo finale per motivare l'abbattimento del velivolo orbitale, vedi se secondo te può andare bene. Ciaoooo
 
20 luglio 1969, 10:56 p.m. Luna: Mare della Tranquillità.
- Houston, abbiamo un problema, - la voce di Armstrong gracchiò dall’altoparlante della sala controllo.
- Qui Houston. Che succede ragazzi?
- Abbiamo una forte interferenza nella ricezione radio, una specie di martello pulsante, - disse Aldrin.
- Noi sentiamo forte e chiaro, non dovrebbe esserci un guasto; provate a cambiare canale, mettete… - furono interrotti da un urlo:  - Neil, vieni a vedere, mio Dio!
Armstrong, a grandi balzi, si avvicinò al compagno che, con il braccio alzato, indicava qualcosa nel cielo lunare nero e gelido.
- Oh Santo Dio! Ma non è possibile!
- Cosa sta succedendo? Buzz, Neil!?
- Vi sentiamo ancora male, ma forse abbiamo scoperto la causa del problema alla nostra radio… c'è un satellite in orbita, o meglio, una specie di sonda: sta passando sopra di noi, è molto bassa!
Nella sala controllo si scatenò un putiferio: cento persone cercavano di parlare e fare domande tutte insieme. Il capo missione zittì tutti con un poderoso assolo baritonale.
- Ragazzi, non abbiamo satelliti lassù, e nemmeno la Russia e la Cina dovrebbero avere qualcosa. Siete sicuri che sia artificiale?
- Si è fermata sulle nostre teste per qualche secondo, ruotando su se stessa - disse Armstrong.
- State attenti, ritornate subito al LEM! - ordinò il capo missione dalla Terra.
Non fecero in tempo a eseguire il comando, che i due astronauti strinsero istintivamente le mani all'altezza delle orecchie: un suono stridulo, molto più forte di prima, risuonò nei loro caschi appannati. Urlarono all'unisono.
- Che succede? – chiesero ancora da Houston.
Neil e Buzz non risposero, di fronte a loro un’enorme montagna lunare si stava aprendo come le valve di una conchiglia, lasciando scoperto un parallelepipedo di metallo di dimensioni mastodontiche.
- Che cosa sta succedendo? – riprovarono a chiedere dalla Terra.
Armstrong fu il primo a riprendersi:
- Un'enorme macchina sta emergendo da una montagna. Sembra di acciaio, luccica, e ha delle aperture circolari. Si stanno aprendo anche quelle.
- Neil, mi confermate che state vedendo un artefatto sul suolo lunare?
- Non sento bene, - rispose Armstrong, - proviamo a scattare delle foto con l’Hasselblad di Buzz.
Mentre si apprestavano a sistemare il cavalletto della fotocamera, ci fu un improvviso lampo di luce che li accecò. Non sentirono esplosioni e non videro partire i raggi di energia dal manufatto, ma quando la cecità momentanea si affievolì, scorsero una sfera di fuoco che precipitava verso il suolo lunare schiantandosi a pochi chilometri di distanza. Il problema alla radio del loro casco era del tutto scomparso.
- Collins? - Chiese Armstrong con un filo di voce. - Michael, ci senti?
Nessuna risposta.
- Terra? Temiamo che abbiano abbattuto il nostro modulo di comando!
Dopo minuti, che sembrarono ore ai due astronauti, Houston rispose:
- Ragazzi, abbiamo controllato, non ci sono più segnali dal modulo, ci dispiace.
“Ci dispiace” si ripeté mentalmente Neil; rivolse lo sguardo alle stelle, che come non mai gli parevano fredde e insensibili, degli aghi che arrivavano direttamente fin dentro le sue sinapsi.
- Povero Collins, merda! - Esclamò.
- E adesso?  - Chiese Buzz, mettendo una mano sulla spalla del compagno.
- E adesso: “Noi siamo per gli dei quel che sono le mosche per un ragazzo capriccioso: ci uccidono per divertirsi...”
- Shakespeare?
- Possiamo ritornare al LEM, - continuò Neil, ignorando la domanda, - ma senza modulo di comando... L’autonomia di ossigeno e acqua a nostra disposizione, circa 35 ore, non basta per attendere un eventuale missione di soccorso.
- Nell’improbabile eventualità che sulla Terra riescano a organizzarne una...
- Già, - aggiunse Armstrong, chiudendo il discorso insieme a ogni loro speranza.
Si sedettero spalla a spalla su una piccola roccia a contemplare la bellezza della “mezza” Terra calante che gli si stagliava davanti.
- Neil, pensi si tratti di un avvertimento, una sorta di: ”statevene a casa vostra”?
- Probabile, un sistema di difesa automatico installato chissà quando, e chissà da chi.
- Mi chiedo perché non ci abbiano abbattuti prima di atterrare...  - disse Aldrin.
- Abbiamo trentacinque ore per pensarci... - rispose Armstrong.
- Sarebbe ironico se nel frattempo questa razza si fosse estinta, ma la loro macchina continuasse a spararci addosso.
- Gli dei burloni di Shakespeare.
- Già...
Chiusero il collegamento con Houston e rimasero in silenzio: nelle radio solo i loro respiri regolari, negli occhi il bianco accecante del suolo lunare e le stelle con una luce così vivida che faceva male allo stomaco.
 
Nei decenni successivi tutti i tentativi di mandare missioni con equipaggi umani sulla Luna ebbero lo stesso esito: i moduli orbitali furono abbattuti dall’artefatto alieno.
Si decise di sospendere il programma lunare a tempo indeterminato. Forse per sempre.
Nessuna interferenza.

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Messaggio#21 » domenica 10 maggio 2015, 12:01

Ho apportato qualche piccola correzione direttamente sulla tua ultima versione. Per quanto riguarda la motivazione del ritardo nel sparare al modulo orbitale preferirei tenermi sul vago e allora ho modificato come vedi. Gli altri interventi, come puoi notare soto tutti tesi a un'asciugatura non invasiva del testo. Dammi l'ok e procedo.

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Messaggio#22 » domenica 10 maggio 2015, 12:32

Ciao Antico, e buona domenica. Grazie, così mi sembra perfetto, mi piace, scorre bene. Approvo e sottoscrivo :-)))

A presto

Ciao

Adriano

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Messaggio#23 » lunedì 11 maggio 2015, 17:28

Racconto salvato, liberatoria inviata, chiudo il tread.

Complimenti per il lavoro svolto.

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