Una vita migliore

70ª Edizione, Minuti Contati saluta l'estate dedicandogli la Summer Edition. Guest Star è Livio Gambarini, in passato anche concorrente e ora lanciatissimo nel mondo dell'editoria. QUI potete visionare il trailer, potete trovarci anche degli indizi per il tema che vi aspetta. Ricordiamo: l'appuntamento è per lunedì 24 agosto dalle ore 21.00 all'una. Una singola sera, in contrapposizione alla Two Days appena conclusa.
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Angela
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Una vita migliore

Messaggio#1 » lunedì 24 agosto 2015, 22:17

UNA VITA MIGLIORE

Fin dagli anni settanta gli emigranti centro americani provenienti dall’Honduras, dal Guatemala o da El Salvador, tentano di attraversare il Messico per arrivare negli Stati Uniti. Fuggono da sistemi corrotti, da bande di criminali, da paesi tra i più violenti del mondo. Durante la strada, che percorrono senza documenti per non essere riconosciuti e rimpatriati, sono uomini e donne senza identità in cerca di una vita migliore. Molti di loro spariscono durante il tragitto perché sono facile preda di banditi, stupratori e assassini senza scrupoli.

Tapachula è un paese che si trova al confine tra il Messico e il Guatemala. Un posto dove la criminalità è forte e se non fai parte di una banda, che siano i temuti Los Zetas o la Gang 18, la tua vita è a rischio.
Ismael lavora nell’officina meccanica del signor Zuta. È un ragazzo cresciuto in fretta, ha un ciuffo alla Elvis Presley e una passione per i motori e le ragazze. Il signor Zuta era amico di suo padre, era presente quando fu ammazzato per strada con due colpi di fucile al collo, ma non parlò mai degli esecutori. Un giorno finisce ammazzato con un colpo di machete nel giardino di casa e l’officina chiude i battenti.
Ismael ora è senza protezione, senza lavoro e senza una famiglia.
La signora Ortensia vende bibite e a volte regala consigli. Lo ha visto crescere e non vuole vederlo morire.
Gli porta una soda e si siede accanto a lui con gli occhi cerchiati di blu e i capelli raccolti a crocchio sopra la testa.
- Mio figlio ha trovato qualcuno che gli farà passare il confine - dice. - Bisogna pagare se si vuole arrivare tutti interi e io ho intenzione di affidare i miei risparmi a Santhos. Perché non parti con lui? Via da questa barbarie, via da un paese malato che ti succhia il sangue.
Ismael scuote la testa.
- Non voglio lasciare Tapachula, sono nato qui e ho seppellito prima mia madre e poi mio padre. Adesso che è morto anche il signor Zuta posso dire che tutta la mia famiglia è nel cimitero vicino alla pietraia.
Ismael non è solo, ha un cane che si chiama Lupe. Lupe era un cane del deserto, un giorno il padre lo aveva portato a casa; era ridotto pelle e ossa e tutti pensavano che non avrebbe trascorso la notte. Invece Lupe era sopravvissuta e aveva imparato a convivere con gli esseri umani e a fidarsi. Gli stampa un bacio sul muso e si addormenta insieme al suo cane.
Il giorno dopo attraversa il cimitero, la pietraia e si inoltra nella giungla. Santhos non lo sente neppure arrivare, il machete gli tronca la giugulare e il sangue si spalma sulle foglie e si mischia alla rugiada.
Ismael fruga nelle tasche di Santhos e trova il tesoro di Ortensia. Con quei soldi avrebbe rilevato l’officina del signor Zuta.
I migranti spariscono ogni giorno vittime di banditi, di trafficanti, di stupratori che li torturano, li derubano e poi li uccidono. Sono uomini e donne senza documenti e senza identità in cerca di una vita migliore.
Ma la dura realtà è che se vuoi sopravvivere, devi diventare invisibile.


Uno scrittore è un mondo intrappolato in una persona (Victor Hugo)

cristina.danini
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Messaggio#2 » martedì 25 agosto 2015, 12:07

Ciao Angela :-)
Mi piace la declinazione che hai scelto di dare al tema. L'introduzione e la conclusione (le parti in corsivo per intenderci) danno l'idea di una finestra che si apre per mostrare uno squarcio di mondo. L'egoismo di Ismael nel finale è brutale, anche se mi rendo conto che la sua situazione comporta scelte estreme.
L'unico appunto che vorrei farti è che ho fatto un po' fatica a seguire chi fa cosa. Forse è un problema mio, ma soprattutto verso la fine ho dovuto rileggere un paio di volte. Forse avrei saltato la parte sul cane, anche se contribuisce molto a trasmettere l'umanità di Ismael.
Complimenti ancora!

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Angela
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Messaggio#3 » martedì 25 agosto 2015, 12:30

Grazie per il commento, Cristina. Il cane avrebbe dovuto avere una parte più lunga nel racconto, tanto è vero che il titolo originale era "Lupe", purtroppo ho dovuto tagliare molti caratteri e modificare il finale. Non sono soddisfatta del risultato, ma bisognava rientrare nelle tremila battute a disposizione.
La parte in corsivo è reale, sto leggendo un saggio che denuncia la violenza e la sopraffazione a danno dei migranti nelle aree di frontiera. Gli invisibili in realtà sono i clandestini che tentano di affrontare il confine perché partono senza documenti, ma anche i banditi e gli approfittatori lo sono. Nascosti nell'ombra attendono le loro prede e sanno che difficilmente pagheranno per i crimini commessi.
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Veronica Cani
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Messaggio#4 » martedì 25 agosto 2015, 19:47

Ciao, Angela!
Nel preambolo sei riuscita molto bene a condensare in poche righe l’analisi su un terribile dramma umano, che poi è il tema del tuo racconto. Spiazzante il finale e molto azzeccata l’idea di convincere fino alla fine il lettore che Ismael sia animato da buoni sentimenti, soprattutto con la descrizione del gesto di tenerezza del protagonista nei confronti del suo cane. Unico appunto, a questo proposito: negli aggettivi e nei pronomi che si riferiscono al cane c’è forse qualche refuso, perché non si capisce se sia maschio o femmina. Complimenti comunque, ottimo racconto! :)

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Angela
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Messaggio#5 » mercoledì 26 agosto 2015, 14:12

Grazie per il commento, Veronica. Il finale ha spiazzato tutti perché non avrebbe dovuto essere quello. Purtroppo, dovendo tagliare 1.000 caratteri, ho avuto bisogno di un cambio di programma drastico. In fondo non sappiamo poco di Ismael, tranne che vive in un paese violento e che il padre è stato ammazzato in strada. Un personaggio di questo tipo per sopravvivere non ha molta scelta e quando perde quel poco che ha può trasformarsi in una scheggia impazzita.
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Andrea Partiti
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Messaggio#6 » venerdì 28 agosto 2015, 21:31

Il tema mi sembra molto ben interpretato, la necessità di essere invisibile per sopravvivere in un ambiente ostile come quello che descrivi.
Mi piace il piccolo ruolo di Lupe (Guadalupe?). Usi il cane per dirmi che Ismael non è solo, anche se tutta la sua famiglia è morta, quindi mi aspettavo una svolta positiva del racconto. Non è solo quindi il cane gli darà un appiglio per uno sviluppo pieno di speranze. Se è una scelta consapevole per creare contrasto (e penso di sì), ha funzionato bene, sicuramente senza il limite di caratteri avrebbe funzionato ancora meglio, ma non si può lottare contro le regole!

Forse avrei unito il paragrafo iniziale e finale in un solo pezzo di riflessione dell'autore, slegato dal racconto. Averli entrambi mi sembra troppo, soprattutto considerate espressioni molto simili ripetute ma non perfettamente identiche che fanno pensare a un caso anziché a un voler rimarcare le stesse idee.
Nel paragrafo iniziale, "Durante la strada" e "durante il tragitto" stonano un po'. Durante è temporale, la strada è fisica. Sceglierei direttamente "durante il viaggio" o "lungo la strada", in modo da non creare confusione.
"Trascorse la notte" non mi dà l'idea del sopravvivere, userei "Passare la notte".

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Angela
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Messaggio#7 » sabato 29 agosto 2015, 12:41

Grazie per il commento, Andrea. Il cane avrebbe dovuto avere un suo ruolo, purtroppo i caratteri lo hanno relegato a un apparizione fugace. Ci sono alcune persone che amano gli animali, persino feroci assassini. Ho sempre trovato questo dualismo affascinante. Presumo che un terrorista o un bandito non abbia cuore né coscienza, invece ce l'ha ma in una forma differente rispetto a quella classica. Per noi incomprensibile.
Il cappello iniziale assomiglia a un saggio e in un certo senso lo è. Ho voluto porre l'accento su una grave emergenza del centro America che Obama deve fronteggiare ogni giorno. Nel libro che sto leggendo, ci sono atrocità inimmaginabili che si consumano ogni giorno a danno dei migranti costretti ad attraversare territori pericolosi che si approfittano della condizione del clandestino per sfogare i propri istinti omicidi. L'Honduras è considerato il paese più violento al mondo, per questo i migranti fuggono anche se per farlo devono attraversare la giungla, le montagne, il deserto, rischiando continuamente la vita pur di arrivare negli Stati Uniti. Si aggrappano ai treni come zecche e viaggiano in quella condizione, con ii tetto come pavimento per ore. Alcuni cadono e finiscono per morire in qualche area remota, a meno che non vengano triturati dal treno in corsa.
Ismael non avrebbe dovuto essere un bandito, ma la carenza di caratteri mi ha impedito di sviluppare il personaggio. Ho fatto di lui un un assassino, perché chi cresce in mezzo alla violenza alla morte e alla sopraffazione, ne è in qualche modo infettato.
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Angela
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Messaggio#8 » sabato 29 agosto 2015, 12:47

Manca la parte in grassetto nel commento "...costretti ad attraversare territori pericolosi controllati da Gang che si approfittano della condizione del clandestino..."
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invernomuto
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Messaggio#9 » domenica 30 agosto 2015, 7:24

Ciao Angela, è la prima volta che ci incrociamo su Minuti Contati, piacere di fare la tua conoscenza.

La storia di Ismael mi è piaciuta, è una parabola discendente del giusto che viene forzato dalla situazione a diventare inumano.

Ho gradito molto anche la tua scelta di inserire una piccola introduzione per inserire il lettore nel mindset giusto per affrontare la storia.

Le descrizioni di personaggi e ambienti sono azzeccate e scorrevoli e sebbene anche la storia sia di facile lettura presenta qualche intoppo facilmente identificabile soprattutto da chi, come me, si è ritrovato a dover compiere le stesse scelte per il proprio racconto.

Alcune parti della storia rappresentano un vero e proprio spezzone a sé stante e sembrano quasi essere "in più", mi riferisco naturalmente allo spezzone su Lupe, a cui nonostante il taglio che hai dovuto effettuare avrei dato almeno una piccola parte nei "cinque minuti di paura" finali.

Allo stesso modo il finale, che potrebbe essere di grande impatto, arriva smorzato e indebolito, molto probabilmente per il limite imposto dai caratteri.

Nonostante tutto la considero una bella prova che ha pienamente centrato il tema e l'ha sviluppato in modo interessante e piacevole, brava!

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Angela
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Messaggio#10 » domenica 30 agosto 2015, 11:15

Concorso sulla tua analisi, Inveromuto, il mio è un testo che soffre nei tremila caratteri a disposizione, soprattutto nella parte che ho dedicato a Lupe e che non ho potuto sviluppare e il finale che è decisamente brusco (in tutti i sensi). Grazie mille per il commento e anche per i complimenti che fanno sempre piacere :)
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Vastatio
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Messaggio#11 » martedì 1 settembre 2015, 10:31

Ciao, premetto che non amo le note e/o le intromissioni del narratore atte a "spiegare" il racconto.
Questo perché sminuiscono l'opera in sé e lo stesso lettore, come se senza quella parte il lettore o lo scrittore non sarebbero in grado di capire o farsi capire.
Tanto più che nel tuo racconto tutto questo è ben chiaro e, senza troppi problemi, avresti potuto mettere quelle stesse parole in bocca a qualche personaggio "anziano" che ne ha visti passare davanti agli occhi.
Lo spazio "bruciato" dai corsivi avresti potuto usarlo per rimarcare il contrasto tra il comportamento del cane che ha imparato a fidarsi di una persona che, a conti fatti, non è meritevole di fiducia (almeno per gli umani).

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Angela
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Messaggio#12 » martedì 1 settembre 2015, 11:39

Sicuramente un preambolo per un testo così breve è stato un azzardo, diciamo che ho preferito remarmi contro pur di porre l'accento su una realtà cruenta di cui pochi sono a conoscenza. Anche se il dramma dei migranti lo viviamo ogni giorno alle porte di casa nostra, nel centro America le cose sono addirittura peggiori perché non c'è nessuna forma di assistenza e troppo spesso le forze dell'ordine sono corrotte e consenzienti. Violenze inaudite e morte si consumano nel silenzio.
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marco.roncaccia
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Messaggio#13 » mercoledì 2 settembre 2015, 11:13

Ciao Angela,
il tuo racconto, dal mio punto di vista parte da “Ismael lavora nell’officina meccanica del signor Zuta.” E finisce con “l’officina del signor Zuta.” Preso così è un buon racconto e la sua punta di diamante è proprio nel finale. Sono dell’idea che al lettore la premessa e la postfazione non servano perché quello che vuole leggere uno che approccia a un racconto è appunto il racconto. Se vuoi fare passare delle informazioni dovresti, forse, provare a metterle nel corpo del racconto (e non prima o dopo). Quando fai questa operazione, peraltro, hai una maggiore percezione di quanto le info che inserisci siano essenziali o superflue. Vale la pena di togliere 1000 caratteri su 3000 alla drammaturgia? In ogni caso complimenti. Hai scritto un buon racconto in sole 2000 battute e non è da tutti.

Zebratigrata
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Messaggio#14 » giovedì 3 settembre 2015, 12:33

Ciao Angela, metto anche qui il commento postato nella discussione con le classifiche :-)

L’introduzione e il finale in corsivo secondo me appesantiscono la lettura del racconto. In realtà non mi sembra che il tono sia molto più formale rispetto a quello della parte centrale, quindi forse vederli integrati al resto del testo lo renderebbe più leggibile (o in alternativa li avrei staccati di più rendendo più formale il linguaggio dell’introduzione).

Mi piace come sono tratteggiati i personaggi , con pochi dettagli che però evocano tutta una vita.
Mi piace anche la storia di questa cittadina in cui sotto un’apparenza di civiltà sopravvive chi è più forte e più spietato. Si capisce che per farcela qui bisogna avere i piedi per terra anche quando si parla di sogni e speranze: quelle concrete di Ismael e quelle vaghe e lontane di chi vuole fuggire.

Mi resta un dubbio sul finale: inizialmente gli invisibili sembrano essere coloro che lasciano documenti e identità per fuggire e ricominciare altrove, mentre la frase finale ci dice che per sopravvivere bisogna essere invisibili… Ismael lo è perché non è come ce lo aspettiamo, o come se lo aspetta la signora Ortensia? O sono i migranti che devono veramente essere invisibili per non farsi uccidere? Nonostante questo dubbio in un modo o nell’altro il racconto mi sembra in tema.

enrico.nottoli
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Messaggio#15 » venerdì 4 settembre 2015, 16:56

Ciao Angela,
il tuo racconto mi è proprio piaciuto. Una storia cruda, attuale e terribilmente verosimile. Mi piacciono tutte le indicazioni che dai e le piccolissime descrizioni del posto o del sangue che schizza sulle foglie. Anche lo stile che hai scelto, a tratti quasi giornalistico, mi ha coinvolto.
Un racconto molto buono senza ombra di dubbio.
Alla prossima :)

torpedocolorado
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Messaggio#16 » venerdì 4 settembre 2015, 17:20

Spietato, cinico, ma in grado di unire uno squarcio sul macro con la drammaticità umana del micro. Un effetto strano e straniante che sembra associarsi alla denuncia sociale. La crudezza è sicuramente il suo punto di forza. Lo spazio (3000 battute) necessariamente il suo limite allo sviluppo. Ma lascia il segno che deve lasciare. Complimenti Angela, spero di rileggerti presto!!

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antico
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Messaggio#17 » domenica 6 settembre 2015, 21:41

Un racconto molto potente. Dal Messico agli Stati Uniti ricorda molto quello che le nazioni europee stanno decidendo come affrontare proprio in questi giorni, pur con le dovute differenze. Si parla di gang, di ingiustizie e poi ecco il colpo di machete a troncare ogni speranza e il buono diventa colui che per sopravvivere deve imparare le regole e usarle a sua volta. Un pollice su per me.

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Angela
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Messaggio#18 » martedì 8 settembre 2015, 13:36

Grazie a tutti per i commenti :D

@Ozbo - Concordo sulla tua analisi, avrei potuto diluire nel racconto la parte in corsivo evitando l'effetto giornalistico. Diciamo che è stata una scelta voluta perché, se avessi usato ad esempio dei personaggi per spiegare cosa accade in quei paesi, non avrei potuto essere analitica. Hai trovato il finale una punta di diamante, per me invece è stato problematico perché ho dovuto tagliare un migliaio di caratteri e stravolgere ciò che avevo in mente. Il risultato è crudo, ma tutto sommato va bene così. Grazie per il commento :)

@Zebraligrafa - Mi fa piacere che ti sia piaciuto il tratteggio dei personaggi, io adoro lo stile asciutto e cerco sempre di evitare descrizioni lunghe che appesantiscono il testo. Penso che un dettaglio o due siano più che sufficienti per introdurre un nuovo elemento e/o un personaggio, anche perché mi piace molto l'idea che il lettore possa aggiungere ciò che manca (cerco da sempre l'interazione). Per quanto riguarda la parte in corsivo, vale lo stesso discorso che ho fatto per Ozbo. Grazie ancora per il commento :)

@Enrico Nottoli - Stile giornalistico lo prendo come un complimento, anche e so che in narrativa è un tratto negativo. Tuttavia, quando ho inserito la parte in corsivo, sapevo di fare un azzardo. Diciamo che ho voluto sperimentare e mi fa piacere che il racconto, nonostante la forma particolare, sia piaciuto. Grazie mille per il commento :)

@Leonardo - Ti ringrazio del tuo apprezzamento. Hai definito il testo "spietato e cinico" e purtroppo lo è, soprattutto nel finale. Mi accorgo di aver fatto una virata che il lettore non si aspettava e che di certo non era voluta. Il limite di caratteri mi ha costretta a modificare tutto. Il risultato è crudo, come lo è la vita in quelle zone. Grazie per lettura e commento :)

@L'Antico - Definire un racconto "potente" credo sia il complimento più grande che si possa fare a un testo e di conseguenza all'autore. Significa che è arrivato in profondità e ha lasciato un'impronta. Commento da incorniciare di cui ti ringrazio molto :)
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