Vorrei poterti toccare - Eleonora Rossetti

70ª Edizione, Minuti Contati saluta l'estate dedicandogli la Summer Edition. Guest Star è Livio Gambarini, in passato anche concorrente e ora lanciatissimo nel mondo dell'editoria. QUI potete visionare il trailer, potete trovarci anche degli indizi per il tema che vi aspetta. Ricordiamo: l'appuntamento è per lunedì 24 agosto dalle ore 21.00 all'una. Una singola sera, in contrapposizione alla Two Days appena conclusa.
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eleonora.rossetti
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Vorrei poterti toccare - Eleonora Rossetti

Messaggio#1 » martedì 25 agosto 2015, 0:06

Non so perché mi ostino a piantonare l'ospedale.
Forse perché sono curioso di vedere se altri saranno più fortunati di me.
Forse perché non riesco più a sopportare lo sguardo fisso e inespressivo di mia moglie Marta, seduta al tavolo della cucina con una mia cravatta serrata tra le mani.
Forse perché non riesco più a pensare alla piccola Livia, con gli occhi vuoti e lucidi di pianto.
Forse perché non reggo più l'idea di essere diventato un fantasma, per colpa di un fottuto virus che si è propagato a macchia d'olio in poche settimane. Non so se nel resto del mondo l'epidemia sia scoppiata con altrettanta ferocia, ma la verità è che non m'importa più niente di niente da quando ho smesso di sentire.
Il pronto soccorso trabocca di ammalati, le ambulanze non si fermano un attimo. A che pro? mi chiedo. Non c'è cura. Tanto vale schiattare a casa propria.
Se ti va bene, muori.
Cambio fronte d'osservazione e scorgo Franco, il mio socio, seduto su una panchina, intento a tormentarsi le mani. Non ci sentiamo dal giorno in cui mi sono ammalato.
D'istinto, sventolo una mano per salutarlo.
Lui non risponde. È come se mi guardasse attraverso. Infine capisco.
Non può vedermi.
Né lui, né altri.

 

 

Salgo le scale appoggiandomi al vecchio corrimano, nella speranza di percepire ancora i bordi taglienti della vernice scrostata.
Niente.
Doris, la nostra tata, è sul pianerottolo e sta armeggiando con le chiavi. Quando spalanca la porta, ne approfitto per infilarmi dietro di lei.
"Doris..."
Non mi dà retta.
"Doris!"
Diavolo, eppure ho gridato. Solo quando la abbranco per una spalla, lei sobbalza, spaventata. Con mani tremanti, quasi vergognandosi, si picchietta le orecchie.
Udito.
Cristo, no, anche lei!
Non dico nulla, annuisco soltanto e le indico la cameretta di Livia. Lei si defila.
Se ti va bene, muori.
Se va male...

Se va male, il virus si fa una bella roulette russa con i tuoi cinque sensi. Con me... bang! Addio tatto, è stato bello.
Marta è dove l'ho lasciata, con la cravatta tra le dita. Gliela porto al naso. Lei inspira a fondo e singhiozza, mentre le lacrime le scivolano fino al mento. Gliele asciugo col dito, disperandomi di non sentire il calore del suo sale.
Cosa non darei per poterti toccare, amore mio. Toccare davvero.
"Señor..."
Doris conduce Livia per mano. Vedere mia figlia in quello stato, così rigida e insicura nei movimenti come se invece di quattro anni ne avesse novantacinque, mi fa venire voglia di strapparmi il cuore a coltellate. Tanto non sentirei niente.
Con loro, e con molti altri, il virus aveva quasi svuotato il caricatore. A Marta mancavano udito, tatto e vista. E a Livia... era rimasta l'ultima cartuccia.
Da un cassetto recupero un lecca-lecca. M'inginocchio davanti a Livia e glielo infilo in bocca, mentre le carezzo i boccoli biondi della cui morbidezza ho solo il ricordo. Lei succhia avidamente e sorride, ebbra di quel sapore che, ormai, ha un solo significato.
Sono a casa, tesoro, penso. Papà è qui.
E piango.


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Fernando Nappo
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Messaggio#2 » mercoledì 26 agosto 2015, 22:25

Ciao Eleonora,
il tema del racconto è centrato, anche se l'idea del virus che fa piazza pulita del genere umano non è proprio nuovissima.
E' interessante l'effetto che il virus ha sulle persone, o almeno è la prima volta che mi capita di leggere di un virus che agisce solo sui sensi e in maniera casuale da persona a persona.
Un appunto: non ho capito qual è l'ultima cartuccia di cui parli in relazione a Livia.
Buono lo stile.

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eleonora.rossetti
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Messaggio#3 » mercoledì 26 agosto 2015, 22:30

@Fernando ciao e grazie per il commento!
Per risponderti: l'ultima cartuccia è il senso del gusto ;-)
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F.T. Hoffmann
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Messaggio#4 » giovedì 27 agosto 2015, 0:43

Ciao,

Questo è un buon racconto. lo stile è fondamentalmente ineccepibile e così la forma. Sul serio, non mi sento di dire nulla a riguardo perchè va già molto bene.

Per la trama vorrei farti notare invece che perdere la sensibilità tattile è una brutta, brutta bestia. Tipo che il personaggio si ferisce in continuo con qualsiasi cosa, non è in grado di afferrare oggetti o dosare la forza. Ad esempio non può mangiare senza masticarsi la lingua, e intendo proprio maciullarla. E non può nemmeno bere o parlare in modo comprensibile. prova a pensare quanto è difficile parlare o bere quando l'anestesia del dentista ti paralizza mezza faccia. ed è solo mezza.
Una persona così è destinata a morire di infezione nel giro di poche settimane. E nel caso di Marta non potrebbe annusare la cravatta, semplicemente perchè non saprebbe di averla in mano.

Quindi ottimo racconto ma trasforma la perdita del tatto in qualcosa di diverso.

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eleonora.rossetti
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Messaggio#5 » giovedì 27 agosto 2015, 10:31

Ciao Fabio, grazie per il commento.

Sulla tua osservazione: perdere il tatto è un casino, eccome, e infatti il protagonista dice "se ti va bene, muori". Altrimenti vivi in questa condizione di fantasma, senza avere più segnali dalla realtà, e via dicendo. Magari morirai presto, come tu giustamente suggerisci, e il guaio è che forse non te ne accorgerai.

Un dettaglio: in realtà Marta è guidata dal protagonista ad annusare la cravatta, lei non sa di averlo, ma il profumo è la cosa che la fa "comunicare" col marito (udito+tatto+vista è come non vivere praticamente), così come per la figlia il lecca-lecca (=gusto, e ho cercato di far capire che quel gesto vuol dire che è tornato papà, proprio perché nella "normalità" era un'azione abituale avere il lecca lecca quando papà tornava) è l'ultimo appiglio a una realtà per il quale loro (e soprattutto il protagonista, che è "invisibile" perché nessuno sa che esiste anche se è proprio lì) sono ormai come fantasmi, perché non la percepiscono più.
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angelo.frascella
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Messaggio#6 » venerdì 28 agosto 2015, 0:31

Ciao Eleonora

Idea davvero affascinante quella di un virus che colpisce i sensi e il racconto è scritto bene dosando le informazioni in modo da sorprendere il lettore ed emozionarlo. Lo stile è molto buono e il finale tocca le corde del sentimento. L’unico appunto da farti è quello di aver descritto in modo troppo limitativo l’effetto della mancanza di tatto (forse perché è un senso a cui pensiamo poco e diamo poco peso, in realtà, come faceva notare Fabio, la sua mancanza di farebbe sentire in modo molto più forte e potente).
Da tener conto di questo aspetto se un domani decidessi di allungare il racconto per farne qualcosa di più complesso

marina81
Messaggi: 27

Messaggio#7 » sabato 29 agosto 2015, 12:35

Ciao Eleonora
Il tuo racconto è scritto davvero molto bene. Ottimo lo stile.
Ha una drammaticità di fondo che mi ha emozionato. E' ricco di immagini, che danno forza al racconto dall'inizio alla fine senza risultare mai pesante. Se allungato, sarebbe un ottimo monologo teatrale. Non so perchè, ma l'ho subito immaginato rappresentato in un teatro per regalare al pubblico un 'esperienza sensoriale.

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chiara.rufino
Messaggi: 147

Messaggio#8 » lunedì 31 agosto 2015, 13:45

Ciao Eleonora,

non ho commenti da fare al tuo racconto, tolto che è ben scritto e che hai saputo esprimere tutto il dolore di un padre. A volte non ricordavo che lui fosse un fantasma, mea culpa; sembra quasi che gli altri possano quasi vederlo, da come racconta. Comunque complimenti!
404 Patience Not Found

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alessandra.corra
Messaggi: 280

Messaggio#9 » mercoledì 2 settembre 2015, 14:36

Ciao Eleonora,
ho trovato molto bello l'inizio del tuo brano. Essendo molto incisivo e calibrato cala subito il lettore su quest'ipotetico virus che annienta, in modo indistinto, i sensi della gente. Mi e' piaciuto il pezzo in cui il protagonista si accorge che il socio e la tata, Doris, hanno perso entrambi l'udito.
Ho apprezzato meno la seconda parte in cui viene raccontato il dolore di non riuscire piu' a comunicare in modo diretto nemmeno con la moglie e la figlia. Abbrevierei questo passaggio, per aggiungere magari qualche nozione sul virus, per esempio.

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AmbraStancampiano
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Messaggio#10 » mercoledì 2 settembre 2015, 15:54

Ciao Eleonora,
il tuo racconto è scritto molto bene, e l'idea che il virus prenda uno o più sensi a random è molto originale.
Lo stile è pulito e tocchi i tasti giusti per fare arrivare il lettore all'empatia finale. L'unico passaggio che non ho capito bene finchè sono arrivata alla tua spiegazione nei commenti è quello della cravatta; forse qualche spiegazione in più (spazio permettendo) avrebbe giovato.
Per il resto complimenti!

Alla Prossima!
Qui giace il mio cervello, che poteva fare tanto e ha deciso di fare lo stronzo.

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raffaele.marra
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Messaggio#11 » mercoledì 2 settembre 2015, 20:53

<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Sei partita da una buona intuizione, un’idea di virus che (e non era affatto semplice) mi sembra originale e potenzialmente vincente. Lo sviluppo della storia è influenzato dalla brevità imposta del testo, e questo penalizza un po’ quell’idea che meriterebbe, a mio parere, una trattazione più ampia e articolata. Comunque hai dalla tua uno stile molto ben controllato, equilibrato e perfettamente funzionale al testo narrato.</p>

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antico
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Messaggio#12 » domenica 6 settembre 2015, 13:11

Un racconto silenzioso, essere umani privati dei loro sensi e costretti a relazionarsi in un mondo che non gli permetterà più di relazionarsi secondo vecchi schemi, eppure cercano di andare avanti, come la domestica che si reca al lacoro. Molto interessante e ben narrato, colpisce l'immaginazione del lettore, lascia il segno. Un pollice su per me.

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